Leggi fondamentali dell'amore

Leggi fondamentali dell'amore

 

 

 

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Leggi fondamentali dell'amore

3. Leggi fondamentali dell'amore. Responsabilità, tenerezza, desatellizzazione.

 

3.1 Domande previe e principi di fondo.

Nel momento in cui si ha di fronte un ragazzo o una ragazza che si ritiene interessante, è importante porsi una serie di domande.

Primo, è possibile?
Giovanni Paolo II ha scritto un libro bellissimo, "La bottega dell’orefice", in cui si narra di un orefice da cui vanno tanti ragazzi e ragazze per acquistare l'anello di fidanzamento. Quest'uomo aveva un occhio molto abile a discernere la qualità dei rapporti. La protagonista, Teresa, ad un certo punto dice: "non mi sono mai permessa di coltivare un sentimento destinato a rimanere senza risposta, non è stato semplice". Vale a dire che se ti innamori di un prete o di un uomo sposato, è inutile che tu alimenti i sentimenti.
Alcune volte, in questo, si vede la stupidità di una persona. Ma che cosa vuoi fare, la ruota di scorta di questo uomo che ti ha detto chiaramente che con te ci viene solo per i rapporti sessuali? Del resto non gli importa niente, perché lui sta con la famiglia, con i figli. Ma che cosa stai a fare, ma cosa tenti di muoverlo a pietà? "Non mi sono mai permessa di coltivare un sentimento destinato a rimanere senza risposta, non è stato semplice".

Secondo, è onesto?
Mai intromettersi in una storia d'amore, anche se i due fanno fatica ad andare avanti. Un principio biblico dice di non fare ad altri quello che vorresti gli altri non facessero a te. E c'è una nemesi nella storia: tu ti sei inserita in quel rapporto, hai cercato di rubare quel ragazzo, stai attenta che succederà anche a te.

Terzo, chi più ama, prende l'iniziativa.
Vi sono pregiudizi culturali, molte stupidità che si dicono a riguardo, quale per esempio: "Ma è l'uomo che deve corteggiare!". "Dove sta scritto? Chi lo dice?" "Lo dice la nonna". "E tu vivi con i criteri della nonna?". Chi più ama prende l'iniziativa. Parte da te: se qualcosa ti si è mosso dentro, rimboccati le maniche, rileggiti tutti gli appunti.

Quarto, rendersi presente, senza essere invadente.
Qui ci vuole arte. Vi sono due polarità e ci si deve collocare nel modo giusto, e in questo ci vuole arte.
Quando sono stato a Milano, ho fatto il corso e una ragazza è venuta da me e mi ha detto: "Giovanni, dopo aver fatto il corso ho capito: il mio fidanzato è stato un artista. Proprio tutto quello che adesso mi hai spiegato, lui l'ha messo in pratica. Io, inizialmente, non ci pensavo per niente, anzi, ma è stato un artista e mi ha conquistata". E si capisce, è un uomo intelligente!
Un'altra ragazza, che aveva fatto il corso, mi ha detto: "Io so già tutte le mosse, perché l'ho fatto anch'io". Ci vuole arte. Per muoversi fra questi due poli ci vuole maestria: l'altro è una libertà, mai forzarla, ma intanto lavorare per creare un tessuto di amicizia caldo e tenero. Sai cosa significa forzare la libertà umana? Crea reazione. La libertà umana è come il gas: più lo premi, più crea reazione.

Quinto, utilizzare prima il linguaggio simbolico, poi quello numerico.
Usi il linguaggio simbolico se, nel momento in cui un ragazzo ti interessa, cominci a tessere un rapporto di amicizia. E' in un'altra città, gli scrivi! Se c'è un momento libero, lo incontri. Gli regali un libro, una penna, di modo che, se deve scrivere, deve per forza anche usare la penna che gli ho regalato, ogni volta che la vede, mi deve pensare. Tessere, tessere, tessere, fino al punto (e lo devi individuare, perché questa è arte) in cui arriva il momento di passare, quando le condizioni sono favorevoli, al linguaggio numerico: "Vogliamo fare insieme un cammino per verificare la possibilità di una fedeltà?". Quando c'è un rapporto di amicizia questo viene facile, facendo attenzione a non trasformare l'altro nell'amicone o nell'amicona!

Sesto, tenere presente che, superati i 20 anni, ci si innamora via via in maniera diversa, secondo criteri nuovi rispetto alle prime esperienze adolescenziali, caratterizzate da incandescenti sentimenti.
Quando si è bambini, quando si è piccoli, si viaggia tra il sogno e la fantasia, tra i 15 e i 20 anni si viaggia tra le emozioni e i sentimenti, a 20 anni si comincia a usare la ragione e via via si procede nella fede.
Quando una persona si trova tra i 15 e i 20 anni, nascono sentimenti travolgenti e si arriva a dire: "tu mi piaci, mi fai impazzire, tu non mi piaci". In questa fase sono i sentimenti che predominano. Questo criterio, generalmente, rimane fisso e la persona, anche se è arrivata a 20 anni o addirittura a 30 anni, aspetta questo. Campa cavallo! Un uomo di 30 anni ancora sta aspettando che le emozioni lo accompagnino. Non succederà più. Ci vogliono altri criteri, la ragione e la fede. Io dico alle persone che si devono innamorare come mi innamoro io. Quando guardo e sto davanti a una ragazza, la fede mi dice che questa ragazza è un mistero, è l'immagine di Dio, è una profondità, è una ricchezza alla quale io ancora non ho accesso, io non so quanta ricchezza c'è, ma so che c'è n'è un'infinità. Poi ci parlo e, a mano a mano che parliamo, lei mi nasce dentro, nella misura in cui mi affida il suo mistero, mi affida il suo mondo, io curo la relazione e subito sereni mi nascono i sentimenti. Allora, quando si è adolescenti, si parte con un sentimento fortissimo, parlo con la persona e ringrazio Dio per quanto l'ha fatta bella. Invece, quando si sono superati i 20 anni si invertono le cose, prima si guarda alla persona con fede (tutte le persone sono bellissime, tutte le persone sono una ricchezza, tutte le persone hanno qualità stupende. Per questo motivo, io non devo avere pregiudizi di nessun genere, questa persona potrebbe essere una splendida samaritana, per cui io non avrò pregiudizi neanche sul suo passato. Questa è la prima forma d'amore, la prima forma di rispetto). Poi dopo parlo, penetro il mistero profondo, nascono i sentimenti, si può sognare l'amore. Pertanto, superati i 20 anni, i criteri di innamoramento devono essere diversi.

Settimo, l'amore e' un'arte, come tale va appresa.
La presunzione di sapere è un ostacolo invalicabile che produce amari frutti di morte. "Io sono una persona umana, e per il fatto che sono una persona umana io so che cosa è l'amore". Non è vero! Guarda che sei una persona umana, ma se vuoi leggere e scrivere lo devi apprendere col sudore, se vuoi guidare una macchina lo devi apprendere, se vuoi essere medico lo devi apprendere e devi studiare, e così è nell'amore. Non puoi partire da quell'equipaggiamento minimo che hai. E da qui il principio che dice "nessuno valichi la soglia dell'amore che non sia un iniziato". Ma adesso su di te cala il peso di iniziare altre persone; perché pure tu diventi mamma, ma non solo; tu starai in un gruppo, ma non solo; tu avrai amici, ma non solo; nei confronti di qualunque persona tu sei debitore e debitrice di amore.

Ottavo, dopo una prima esperienza amorosa fallimentare, non intraprenderne un'altra se prima non hai capito perché la precedente è finita, altrimenti si è condannati a ripetere l'errore, o gli errori.
Tra i 15 e i 20 anni le cose vanno come vanno, non ha molta importanza. Ma superati i 20 anni, è necessario porsi seriamente questa domanda: "se è fallita questa storia d'amore, dove io ce l'ho messa tutta, dove pure all'inizio c'era l'amore, perché i sentimenti mi accompagnavano, se è morta, perché è morta?". Mica muore per una fatalità, ma perché hai calpestato qualche legge essenziale dell'amore. E allora bisogna scoprirlo, verificarlo, e dopo può ancora essere possibile ricucire quella relazione, oppure può anche darsi che tu decida di voltare pagina, ma non farai ulteriori sbagli.
In amore non ci si può bruciare tante volte, si rischia la paralisi e se ne perde il sapore, si finisce per non sapere più che cosa sia e si equivoca.

Nono, tenere fermamente presente che l'uomo e la donna sono due mondi simili e differenziati.
Perché nasca l'amore, ci vuole la maturità di abbandonare ognuno la propria terra per approdare nel pianeta del partner, pianeta uomo, pianeta donna. Non è facile! Se io mi misuro con Laura, per esempio, però i criteri di giudizio e di valutazione partono da me, io le faccio una grande violenza. Mi è indispensabile, allora, avere una certa maturità, che significa che io, prima di tutto, devo aver fatto un viaggio dentro di me, poi devo conoscere il mondo psichico femminile, le sue reazioni, le sue aspettative, la sua sensibilità, il suo modo di vedere, il suo modo di sentire, ed è lì che mi devo innestare, allora la incanto, allora si sprigiona l'amore, altrimenti lei tende a chiudersi.

Decimo, dare giusto peso alla realtà corporea.
Essa, in gioventù, ha un'importanza notevole e spesso è determinante per lo sbocciare di una storia d'amore. I sentimenti, invece, assumono valenza diversa a seconda dell'età e della maturità delle persone. I sentimenti, comunque, tendono a farla da padroni e questo non va bene. Mi spiego. Noi siamo strutturati in un modo ben preciso. Abbiamo un io corporeo, periferico, un io psichico, che è il corpo, che vela e svela (io non conosco i sentimenti di Laura, perché il mondo psichico è costituito dalla sua intelligenza e dai suoi sentimenti, il corpo me li vela, ma quando lei parla me li svela, per cui il corpo vela e svela). Poi abbiamo il mondo spirituale, in quanto dentro ognuno di noi abita Dio, che io ci creda o non ci creda.
Molte persone tendono a dare molta importanza al mondo psichico e a quello spirituale, trascurando l’io corporeo. Si dice che in giovane età queste tre realtà siano equivalenti, più tardi il mondo psichico tende ad emergere e a diventare importante, e poi ancora tende a diventare importante il mondo spirituale, mentre il corpo va in declino. Nella realtà dell'amore, il corpo ha un valore notevole, perché è da lì che deve partire tutto. Questo è un punto molto delicato, che in passato ha attirato su di me molte ire, soprattutto da parte delle donne, quando io dico che la donna deve assolvere il compito che Dio le ha assegnato, e cioè deve incantare un uomo. Per far questo, però, deve vestire bene, perché l'aspetto fisico deve proprio parlare. La donna non può permettersi di essere quotidiana un giorno. Lei è come in un campo, e in un campo verde c'è un fiore, e del fiore è il profumo, cioè è donna.
Tempo fa, in Emilia, è venuta una ragazza che mi faceva cenno mostrandomi un ragazzo che lavorava con lei in parrocchia, di cui era innamoratissima. Erano due anni che lei si struggeva e lui non se ne accorgeva, era distratto. Allora io le ho detto: "ma ti rendi conto di come sei vestita? Con quei blue-jeans, con quel seno piatto, lui non si sveglia, il maschietto lo conosco io! Vestiti bene! Vestiti bene che all'uomo piace il seno; che il seno sia grande o sia piccolo non importa, basta che esprima femminilità.  Il seno e il volto di una donna costituiscono insieme il 50% dell'impatto emotivo nell'uomo. Poi, togliti questi pantaloni, mettiti una bella gonna, insomma, perché all'uomo hai accesso attraverso gli occhi, perché è uomo, è maschio, dammi retta che me ne intendo". Nel parlarle, sono stato fervoroso, ho cercato di dire tutto quello che ho potuto, le ho portato esempi, ma non fece quello che le avevo detto. Sono ripassato lì dopo quattro mesi e questa ragazza era inferocita, era letteralmente inferocita perché questo ragazzo si era fidanzato con la Maddalena del paese, una ragazzetta così, semplicemente perché gli aveva mostrato le gambe. Brutta stupida, mostragliele tu, no?! Non l'ha fatto.
Durante uno dei corsi, una ragazza rinfacciava ancora al ragazzo che lei era di sentimenti fortissimi e lui dormiva, non se ne accorgeva di tutto il fuoco le bruciava dentro. Questo è un cliché che ritorna sempre, perché la donna continua a dire: "mi devi voler bene per i miei sentimenti, per quella che sono dentro!", questa è la stupidità di chi non conosce il mondo psichico maschile. E gli stava facendo la solita ramanzina perché lei si era bruciacchiata per due anni e lui non se ne era accorto. A un certo punto il ragazzo se n'è venuto fuori e con quattro pennellate l'ha dipinta dicendo: "ricordati, Laura, che tu mi hai conquistato quella sera quando abbiamo fatto quella festicciola in famiglia, sei arrivata alla festa con quella bella gonna verde, quelle belle gambe, quelle belle cosce". Quello era stato il giorno in cui la ragazza gli era entrata dentro, in cui si era innamorato. Questo bisogna capirlo, bisogna saperlo.
Una volta, alla Verna, c'era una ragazza che diceva di volersi fare suora, ma lo diceva da cinque anni. Ad un certo momento mi sono scocciato e le ho detto: "senti, la prima condizione per farsi suora è quella di dar prova di saper gestire un rapporto sponsale, perché sei arrivata a 25 anni e non hai incontrato mai un ragazzo". "Eh, ma non ci sono". "Come non ci sono! Guardali qua!". C'erano una sessantina di giovani, eravamo al corso "Marta e Maria". "Come non ci sono!". E diceva: "non ci sono". "Certo che non ci sono: guarda come sei vestita. Quei soliti blue-jeans, petto piatto che a un uomo... capito?!, non gli dice niente! Incomincia a obbedirmi, ce l'hai una bella gonna?". "Sì". "Vatti a mettere la gonna, preparati". E' venuta giù con una gonna,  "ma questa è da frate, questa la porto io! Tira su! Ne hai un'altra?", "...ma è un po' mini". "E dai, va’". E' venuta. "Beh, ci siamo. Adesso, non facciamo che ti vai a mettere sempre vicino alle suore. E che è?! Vai dove stanno i ragazzi. Ti metti là, cominci oggi, mica devi aspettare domani". Erano passate 24 ore di orologio, dietro a questa ragazza c'era un codazzo di ragazzi. Potete chiedere conferma anche a suor Armanda, dato che lei sperava molto che si facesse suora.
Quando ha visto l'accaduto è andata da lei e l'ha arringata: "come mai ci sono tutti questi ragazzi che ti vengono dietro?". E lei dice: "Eh, ma me lo ha detto Giovanni!". E' venuta da me dicendo: "Tu, che vai dando i consigli diabolici!". Consigli diabolici, è già sposata ed è nato Andrea.

Undicesimo, nulla anteporre all'amore.

Dodicesimo, corteggiare è un modo formidabile per imparare la socializzazione.
Il corteggiamento è lo spazio adeguato dove tu veramente sperimenti se sei vivo o se sei spento, è lo spazio dove capisci se e in quale misura tu sei una persona capace di fascino. Corteggiare è un'arte, perché è solo per un grande fascino che l'uomo si muove.

 

3.2 Una lettera
"Carissimo Padre Giovanni, pace.
Ti scrivo a distanza di circa un mese dalla mia venuta in Assisi. Molte cose sono cambiate in questo mese, ma prima di andare oltre ti consiglio di sederti, insomma di metterti comodo, perché ho molte cose da comunicarti. Sono da anni che cerco la mia strada e non mi ero mai accorta che Gesù da cinque anni me l'aveva messa davanti. Sono tornata ad Assisi in aprile, appunto, perché avevo qualcosa in sospeso da chiarire faccia a faccia, cuore a cuore con Gesù, e potevo farlo solo allontanandomi dalla quotidianità e dalle conoscenze. E' stato un incontro diverso da quello fatto due anni prima: ero diversa, cresciuta, cambiata, maturata, volevo vedere chiaro e volevo che mi cadessero definitivamente le scaglie dagli occhi. Ho insistito tanto con Dio che Lui, nella sua immensa bontà, mi ha esaudito. Ho trovato la mia strada. La mia strada non è la consacrazione, dissi tornando dall'ultima esperienza di Assisi sul treno. Ed era vero, avevo questa certezza nel cuore. Ma allora mi sono trovata peggio di prima: prima non sapevo quale delle due scelte era la mia, ero nel dubbio, dopo sapevo che non era la consacrazione ed ero nell'angoscia. Io non sono mai stata fidanzata, un po' perché non sapevo se quella doveva essere la mia vita, un po' perché mi ritenevo troppo giovane, un po' perché nessuno aveva suscitato interesse nel mio cuoricino. E allora mi chiedevo: "Ok, Gesù. Non è la consacrazione, ma io non sono fidanzata, né saprei quale persona è la mia. Pregai. Il Signore mi infuse la sua grazia e mi aprì gli occhi, iniziai a rileggere gli appunti presi durante il corso e mi soffermai sul punto "non devi aspettare di vederlo scendere dal cielo, perché Gesù te l'ha messo accanto, ma tu non lo vedi, non lo consideri. Guardati intorno!".

(Nel corso vocazionale che io avevo fatto in aprile, questa ragazza pensava di consacrarsi. Poi dopo era passato un anno, è tornata ed ha fatto il corso per fidanzati. Dopo il corso per fidanzati incominciò a rileggere gli appunti presi. Si soffermò su questa idea, tra le tante cose che avevo detto, lei si era appuntato questa).

Presi quanto scritto alla lettera e il giorno dopo iniziai a valutare le persone che mi circondavano con un altro occhio. La mia attenzione si soffermò su un ragazzo, amico mio carissimo ed amico di famiglia, che conoscevo da ben cinque anni, insomma dal liceo.
Con questo giovane, credimi, ho avuto un rapporto di vera e sincera amicizia e non l'avevo mai considerato come un qualcosa in più. Era un caro amico e basta. Ed anche per lui era la stessa cosa. Per farla breve iniziai a porre la mia attenzione su questa persona e... incredibile! Scoprii d'amarla. Ora, però, il problema era se anche per lui le cose erano cambiate, oppure se per lui ero l'amica di sempre, che da 5 anni divideva con lui le angosce, le pene, le gioie, le paure, i sabati, le domeniche, la pizza, il gelato, le passeggiate in comitiva, la passeggiata con le famiglie. Iniziai a metterlo alla prova secondo i consigli delle tue conferenze. Ora te lo racconto ma, credimi, sembra impossibile anche a me. Nel giro di una settimana il suo atteggiamento cambiò.
Una sera, mentre, come spesso facevamo, passeggiavamo, mi disse che aveva un problema. Mentre mi parlava non mi guardava in faccia. Il mio cuore sembrava che volesse cambiare posto per quanto mi batteva forte. Mi dissi: "Melania, vai piano. Aspetta. Senti cosa ha da dirti". E lui mi disse le fatidiche tre parole: ti voglio bene. Per un attimo mi sono sentita smarrita come nel vuoto. Che gioia, siamo fidanzati da solo una settimana, mi sembra ancora impossibile...”.

 

3.3 L'uomo abbandonerà il padre e la madre.

Genesi 2, 24. L'uomo abbandonerà il padre e la madre, si unirà a sua moglie, saranno una sola carne.
Tre parole. Abbandonerà, unirà, sola carne. Non è facile, di queste tre parole, penetrarne la portata, il significato, l'incidenza nella vita. Sulla realtà dell'amore, l'umanità, da sempre, ha detto molto, ma è proprio su questa realtà che è nata la babele, la confusione delle lingue. La parola amore è come se fosse un'etichetta, la trovi ovunque, sulle bottiglie, sulle scatole, ovunque. Una volta, viaggiavo con un giovane su un pullman e ad un certo momento mi ha detto "no, non ho fatto un furto, ma una rapina", perché era stato in carcere. Gli chiesi di spiegarsi meglio, perché non capivo bene la distinzione. La rapina è un evento in cui si prevede la morte di una persona. "Ma tu hai ammazzato?". "Sì". "E perché?". "Perché noi venivamo dalla Sardegna, eravamo sette figli, ci trovavamo in una cittadina dove c'era la possibilità di acquistare un appezzamento di terreno alla periferia della città che sarebbe diventato fabbricabile. A noi servivano 30 milioni, che in un breve spazio di tempo sarebbero diventati 300, perché avrebbero fruttato molto". "Sì, va bene, ma adesso tu hai ammazzato?". "Beh, Certo!". "Ma come?!". "Avremmo risolto il problema di tutti gli altri fratelli, eravamo sette e saremmo stati tutti sistemati". Dico: "ma pensa, uccidi una persona...". "Eh, che c'è? Ne muoiono tante negli incidenti stradali?!". Insomma, mi voleva far credere che lo aveva fatto per amore dei suoi fratelli. Di fronte a un fatto nefando come questo, lui ci vedeva una logica, ci vedeva una giustificazione. E non sono riuscito a convincerlo, ci siamo lasciati che lui era ancora convinto delle sue idee.
Un altro uomo, un protettore, un giorno mi disse: "Giovanni, io custodisco sette donne. Io voglio bene a queste donne, perché le faccio lavorare, le proteggo dagli uomini violenti che certe volte si possono avvicinare, loro poi tanto stupidamente guadagnano i soldi e altrettanto stupidamente li spendono, per cui io glieli tolgo". Lui lo faceva come una missione… "ora ti posso dare anche l'abito, ti faccio un monumento!".
Per cui non c'è parola più abusata, più babele, della parola amore, fintanto che Dio, nel suo evento di rivelazione, intorno all'anno 1000, ha incominciato a porre dei paletti all'interno di questa babele, a dire alcune cose essenziali.
Un primo nucleo di rivelazione, affinché gli uomini non si sperdessero, affinché non si distruggessero nella babele, è stato di porre queste tre parole, abbandonerà, unirà, una sola carne. Ti misuri con la realtà più essenziale della vita, la realtà dell'amore? Bene, incomincia a mettere questi tre pilastri.

Abbandonare. Che cosa deve abbandonare la persona? Abbandonare un amore, quello della famiglia, per un amore più grande, perché le cose non si fanno a perdere.
Si unirà. E' la realtà dell'amore, non c'è al mondo nulla di più unificante, di più stringente, della realtà dell'amore.
Saranno una sola carne. E' il sesso. Quando è finito lo spazio dell'amicizia, l'identità cambia, non si è più semplicemente amici. Lo chiamiamo "fidanzamento" o "stare insieme", ma, al di là della terminologia, oramai l'identità è cambiata e allora bisogna sapere che, quando si entra nell'ambito del fidanzamento, cambiano le coordinate del tempo e dello spazio. Quando due persone sono amiche, vivono nelle coordinate di tempo e spazio proprie dell'amicizia, per cui se si vedono domani, benissimo, se si vedono tra un mese, benissimo ugualmente, fra un anno, bene, perché le coordinate del tempo non implicano nessuna responsabilità. Così anche lo spazio. Se sono vicini, bene, ma se uno dei due parte e va a fare un corso di lingue in America, l'evento non ha nessuna implicanza, non deve rendere conto a nessuno della sua scelta.
Ma quando l'identità è cambiata, è diverso! Se la mia fidanzata deve andare in Inghilterra e deve stare via sei mesi per imparare la lingua, io posso dire: "come, sei mesi?!". Il tempo e lo spazio hanno un incidenza notevole.
"Sono stato al corso in Assisi, io abito a Milano e lei abita a Palermo". Benissimo, ma se questa dinamica deve partire, tieni presente che non siete ad un passo l'uno dall'altra, considera che se vi vedete adesso e poi tra cinque mesi, stai fresco! All'amore gli mancano proprio gli elementi, per cui ci devi pensare bene. Non dico che in assoluto non si possa e non debba partire niente, che non tu non debba alimentare questo sentimento, ma fai bene i tuoi calcoli, perché se entrate nella dinamica di fidanzati, avete bisogno di stare vicino e vedervi spesso. La lontananza la si può in parte abolire con l'aereo o con il treno, con il telefono, ma è bene mettere in conto tutte questi aspetti.
Alcuni, poi, fanno i furbastri. Essere furbastri significa che si danno i bacetti da fidanzati, però sono semplicemente amici. C'è un'ambivalenza, un qualcosa di oscuro fin dall'inizio. Bisogna definire subito quello che si è. Se si è amici, nell'ambito dell'amicizia, certi gesti e certi toccamenti non sono ammessi; la persona ne rimane sorpresa, talvolta sconvolta, vede subito che il contesto non dà chiarezza e significato a quel gesto, perché i gesti sono sempre determinati dal contesto. Questo è un concetto elementare della psicologia, ossia è il contesto che dà significato alle cose. La prima cosa che fanno le persone serie è definire l'identità. Chi sono io? Cosa c'è tra me e te? Siamo amici o siamo fidanzati?

Abbandonerà il padre e la madre. Esistono molte differenti modalità con cui questo può accadere, in genere in base alle diverse culture. Per alcune è previsto che questo accada con il matrimonio, ci si sposa.
Noi abbiamo un frate che arriva dallo Sri Lanka, un frate di colore, e mi diceva, un giorno in cui mangiavamo insieme, che doveva andare in Germania perché si sposava una sua nipote. Io gli chiesi: "ma dove sta tua nipote?". "Mia nipote è nello Sri Lanka, ma il fidanzato è in Germania". Rimasi un po' perplesso e gli dissi: "ma è emigrato o altro?". "No, no. Loro non si conoscono".
"Ma come? Si sposano e non si conoscono?". A mano a mano che andava avanti io rimanevo più sbalordito e più scandalizzato. Secondo i miei criteri gli dissi: "ma tu vai a fare ..., ma tu ti rendi responsabile ..., ma quella è vissuta laggiù..., ma neanche si conoscono ...!". "Ma si conoscono per fotografia". "Beh, ho capito… ma una persona mica è la fotografia?".
Tanto io ero sbalordito, tanto lui era tranquillo, sereno. Anche il ragazzo era dello Sri Lanka, ma era di una famiglia emigrata. Io cascavo dalle nuvole, cercavo di dire: "Ma non renderti responsabile!". Ma lui era tranquillissimo e mi diceva: "da noi si fa così".
L'età era buona perché lei aveva 23 anni, lui ne aveva 27, e tutto era stato combinato dalle famiglie. Nonostante io avessi detto tutto quello che avevo potuto, con la mia sensibilità, i miei criteri, la mia esperienza, lui era tranquillissimo. Infatti è andato in Germania, ha celebrato il matrimonio ed è andato tutto bene. E' passato un anno, è arrivato un bambino e si volevano bene. Io continuavo a rimanere sbalordito. Questa è la cultura.
Anche qui da noi, nei tempi passati, le cose andavano più o meno così. Nella nostra cultura, quella che viviamo oggi, sarebbe una cosa orrenda: quale ragazzo o quale ragazza si sposerebbe con qualcuno visto in fotografia.
Questa è un'area sacra. Oggi, qui da noi, come del resto in molte altre culture, si entra in quest'area per la porta del sesso, per cui, quando le persone si incontrano, dopo un po'..., beh, insomma! Dopo un mese dall'inizio della storia, un ragazzo aveva detto a una ragazza: "ma ci pensi? E' passato un mese!".
Un'altra volta era venuta una ragazza, aveva 19 anni, e si parlava dell'affettività: "l'aspetto affettivo come va? L'hai trovato un ragazzo?". "Beh, sotto questo aspetto ho un problema". "E che problema hai?". "Sono ancora vergine!". Era un problema perché era ancora vergine, perché il contesto culturale dal quale veniva la faceva sentire la colpa di questo suo stato.
Una ragazza mi chiedeva: "tutti mi dicono, tutti mi dicono, però io sembro una mosca bianca. Ma ho ragione io o hanno ragione gli altri?". La persona si confonde. La cultura è come la pelle, noi siamo estremamente condizionati, anzi, l'essere dell'uomo è la sua cultura. Quello che ti viene detto, quello che tu recepisci, così come l'aria che respiri, la ritieni la cosa più normale di questo mondo, per cui la cultura ti avvolge, ti plasma.
Dio ci dice che appena messo piede dentro l'area affettiva, è indispensabile risalire il versante della responsabilità, che è la stessa cosa della maturità ("la ragazza che darà da bere a me e ai miei cammelli"). La responsabilità, poi, conduce al matrimonio, dove l'impegno tra lui e lei diventa definitivo davanti a tutti gli altri e davanti a Dio. In seguito, bisogna risalire anche l'altro versante, quello della tenerezza. La tenerezza è la capacità di viaggiare nel mondo psichico dell'altro, dell'altra. La tenerezza significa intesa profonda, significa amore.

 

3.4 La tenerezza e la responsabilità

In realtà, sul versante della responsabilità c'è una preminenza della razionalità.
Dio ha messo l'uomo in mano al suo consiglio, cioè l'ha equipaggiato di cervello, altro discorso è se lo fa o no funzionare, se è maturato. Poi ci sono i sentimenti. Se vai a vedere, trovi emergere la tenerezza prevalentemente nell'uomo, mentre la razionalità prevalentemente nella donna, ma in realtà sono complementari.
Quando un uomo ama, subito si deve porre una domanda: "sono responsabile di questa donna, questa donna ha l'età, la maturità per essere responsabile di me? E la mia e sua responsabilità è un qualcosa che io affermo d'acchito o è un qualcosa che io devo verificare nel tempo?", perché, in realtà, la responsabilità è anche una meta. Poi mi devo domandare: "questa ragazza che ho davanti, oltre ad essere responsabile nei miei confronti, è responsabile anche in ogni realtà, in ogni situazione che lei vive?". Se, per esempio, sta studiando all'università, là è uno spazio in cui verifico se lei è responsabile o non lo è. Oppure è in famiglia, anche quello è uno spazio dove posso verificare. Questa verifica è complessa, richiede tempo, ma dà il taglio della maturità di una persona. Quando io vado a fare un campeggio, vedo subito la qualità dei ragazzi, se ad un certo momento escono lasciando tutte le luci accese e a nessuno viene in mente di spegnerle. Se incontri una famiglia, distingui subito la persona responsabile da quella che non lo è. La non responsabilità significa non maturità, e tu te ne accorgi subito se una persona è matura da come spende, da quanto spende, dalle scelte che fa, da dove è arrivato il gusto delle sue cose. E' un campo amplissimo ed è da verificare. Non si dice: "oh, che bello! E' arrivato l'amore! Adesso ci mettiamo giù..., e la torta ce la mangiamo!". No, è una responsabilità, è un compito, è una fatica, perché queste cose che verifichi nell'altro, le devi domandare e verificare anche su di te, e il partner dovrebbe fare la stessa cosa nei tuoi confronti.

Dopo la responsabilità c'è la tenerezza.
Una volta, avevo di fronte un ragazzo e una ragazza, lei di 20 anni mentre lui di 21. Questa ragazza era piena di vita, si dedicava al volontariato, frequentava la parrocchia, andava di qua e di là, protesa ai bisogni degli altri. Era una donna piena di vita. E mi raccontava tutto il contesto in cui si muoveva, i suoi spazi di vita, il suo entusiasmo e lui, il giovin signore (conoscete il "giovin signore" del Parini?), diceva: "ah, tu non mi ami, tu non mi comprendi, tu devi capire le mie esigenze, tu...!". E a ogni frase era come se le avesse inferto una pugnalata. Ma tu che cosa puoi pretendere? Quella è donna, non deve corrispondere ai tuoi bisogni infantili. Qui il dislivello era notevole, una era un gigante e lui era un bambinone che chiedeva nient'altro a quella ragazza che fargli da mamma, di accudirlo, di pulirlo.  Però non se ne accorgevano, poverini! Lui parlava come se dicesse le cose più sacrosante di questo mondo, mentre la ragazza non aveva la capacità di dirsi: "questo non mi sta facendo delle richieste sponsali, ma vuole da me che io gli faccia da mamma". Tutte le richieste sono infantili, cioè non appartengono a una dinamica sponsale, perché lui non era maturo.
Per essere maturi bisogna aver fatto un viaggio dentro al proprio mondo interiore, bisogna conoscere la propria essenza di uomo. Una persona dimostra di essere  immatura, nella misura in cui esige qualcosa da te. Iniziare ad amare è come partire per un viaggio, prima di tutto mi devo collocare dentro alle aspettative dell'altro, ai suoi sentimenti, poi devo verificare che siano di natura matura, allora potrò accedere all'altro, andargli incontro, allora avrò la capacità della tenerezza, quella tenerezza che poi troverà la sua massima espressione nel rapporto sessuale. Ma questo è il termine di un cammino. Si unirà a sua moglie e saranno una sola carne, allora sì che il rapporto sessuale acquista il significato di alimento dell’amore, altrimenti il rapporto sessuale è un veleno che uccide l’amore.
Tanta è cresciuta la responsabilità, tanto si può esprimere, con la corporeità, la tenerezza, fino al punto in cui lo sposalizio coincide con il linguaggio del sesso. Queste linee devono essere parallele tra di loro nell'uomo e nella donna, perché tutte le relazioni umane sono governate dal principio paritario. Il rapporto umano, tra le persone,  deve essere paritario. Gesù lo affermava molto chiaramente dicendo: “voi non chiamate nessuno Padre su questa terra perché il Padre è uno solo, quello del cielo. Voi non chiamate Maestro nessuno sulla terra, il Maestro è uno solo, il Cristo. Voi siete tutti fratelli”. Con questo si afferma il principio fondamentale che deve regolare le relazioni umane, il principio paritario.
Quando un figlio nasce all’interno di una famiglia, inizialmente il rapporto non risulta paritario, perché il bambino è dipendente, però crescendo, il rapporto deve diventare paritario. E quando avrà 20 anni, tu non hai davanti un figlio o una figlia, ma un uomo con una sua personalità. Se non hai fatto opera devastante prima, hai di fronte una persona che è maturata, e il rapporto con lei è paritario.
Tanto è cresciuta la responsabilità, che hai verificato nel tempo, e tanto si esprime nella tenerezza, nella corporeità, nell’emozione e nei sentimenti.
Facciamo l’ipotesi che un ragazzo e una ragazza si sono messi insieme quando erano molto giovani, ad esempio a 15 anni. Che cosa accade? L’adolescenza è un periodo della vita in cui un ragazzo e una ragazza devono conoscere tanti amici, in quanto questo insegna loro ad aprirsi e consente loro di fare una fondamentale esperienza di umanità. Ma alla fine una ragazza si fissa con un ragazzo, che chiameremo Andrea, e di conseguenza tutti gli altri spariscono, rimangono sullo sfondo. Questa ragazza, però, non avrà vissuto, in qualche modo, a livello emotivo, l’adolescenza, ma avrà fatto la persona matura, quello che avrebbe dovuto fare a 20 anni.
Dato che la natura non sopporta balzi, come non si può prendere un bambino e stirarlo, perché soggetto a una legge di crescita naturale, così quello che non è avvenuto prima provvede la natura a farlo avvenire comunque, a tempo debito, lo fa recuperare. Supponiamo che i due si siano messi insieme a 15 anni, per cui, arrivati intorno ai 20 anni, magari succede che ad Andrea, che anche si era fissato con quella ragazza, per esempio Luciana, si dilatano gli occhi e si accorge che anche Laura non è niente male! Lui pensava che il mondo finisse lì, nella sua Luciana, e invece... Oh, ma anche Giorgia è un bel pezzo di donna, e che intelligenza! Per cui inizia ad allargare gli orizzonti, cosa che avrebbe dovuto fare nell’adolescenza, e inizia così a sfarfallare e si deresponsabilizza, torna indietro. Questo fenomeno può accadere indistintamente sia nel ragazzo che nella ragazza. Generalmente, succede che il partner, per mantenere il legame, cresce nella tenerezza, fino al punto in cui, supponendo che si tratti di una ragazza, decide di dare tutta se stessa: "quando ti ho dato la verginità, non puoi dubitare del mio amore per te". Si pensa in questo modo di salvare la relazione, ma è il modo classico per fare il funerale ad una storia d’amore.
Una ragazza una volta mi disse: “Giovanni, ma quando una è cotta, cosa deve fare?”. Quando una è cotta, molto spesso agisce in questo modo, perdendosi, perché così l’amore è prostituito.
L’amore sponsale ha un’esigenza tale che, dando amore, si deve ricevere amore. Non lo si può svendere. Tu non puoi avere un amore di tipo materno, l’amore materno è gratuito, ma l’amore sponsale vuole una reciprocità. Questo va tenuto ben presente. L'amore non si deve mai prostituire! Se, ad esempio, tu mi dai amore, io non ti posso dare in cambio un viaggio in Africa, una pelliccia o una macchina. L'amore con amor si paga.
Che cosa avrebbe dovuto fare, a questo punto, la ragazza? La ragazza, se governata dal cervello, conoscendo quanto si è detto, avrebbe dovuto conservare il rapporto paritario tornando indietro, con la tenerezza, fin dove era tornato indietro il ragazzo. Quando c’è questa luce, in una percentuale alta il rapporto si recupera, ma quando non c’è questa luce, si dà il colpo finale al rapporto, che finisce.
Esiste un detto: “Dio perdona sempre, l’uomo perdona qualche volta, la natura mai”. Se trasgredisci qualcuna delle leggi fisiche o psichiche, la natura ti si rivolta contro. Io posso essere assolutamente convinto che volo, volo, volo. Vado in cima a questo stabile e mi butto di sotto. Il risultato è che crepo. La natura non perdona.
Il mondo psichico è uguale, se si trasgrediscono alcune leggi di fondo, l’amore sfuma, o non c’è, o non cresce.
Anche per il mondo morale è lo stesso. Dio ha dato dei comandamenti, tu li puoi anche trasgredire, ma stai attento che il tutto ti si rivolta contro. Questo perché tutti noi viviamo sottoposti a leggi che ci governano. È inutile che cerco di uscire attraverso a una parete, non ho ancora il corpo spiritualizzato che mi sarà dato! Ora come ora, se voglio uscire, devo passare attraverso la porta.  Allo stesso modo, anche per ciò che concerne il mondo psichico se tu vai contro determinate leggi, queste ti si rivoltano contro.
Quindi io devo accertare due cose:
- la responsabilità, che si vede strada facendo, mentre trascorrono i giorni, mentre si susseguono gli eventi, i fatti. Va verificata su un campo ampio, vastissimo, e la persona deve essere vista nel suo contesto totale e non soltanto nel rapporto con il partner;
- la tenerezza, che implica, invece, un rapporto più personalizzato, ma anch'essa si muove in un ambito ampio. Bisogna osservare come la persona si relaziona all’interno della famiglia (vi ricordate? “Sono figlia di Betuel”, cioè mi colloco in questo contesto). E vedere come si relazionano con lei i famigliari, che tipo di relazione ha con i fratelli, con la mamma e il papà, la sorella, la nonna, i parenti, gli amici, i cugini, se è una persona che sa creare un tessuto di amicizia. Però, qui, la verifica è molto personale, perché, ad un certo momento, mi interessa capire se questa donna ha le capacità di viaggiare nel pianeta uomo, e in particolare nel mio essere uomo. Questo lo verifico volta per volta. Ci incontriamo, discutiamo, parliamo, verifichiamo.
Se, ad esempio, la invito a uscire con i nostri amici e andare in quel locale, in quel contesto, che io so di gradire molto, ma che potrebbe non piacere altrettanto a lei, anzi potrebbe anche crearle un po’ di disagio, posso vedere se mi viene incontro, se fa tutto il possibile per adeguarsi, perché sa che a me piacerebbe. Viceversa, si vede se anche io ho la capacità di rinunciare, qualche volta, alle mie aspettative,  se anche io so sacrificarmi per lei. E così via, fino a quando la persona si chiede se l’altro viaggia nel suo mondo interiore. L'altro è capace di anticipare le mie parole, di verbalizzare, di cogliere, di far emergere quel che si crea in me nel profondo? Questa è la tenerezza.
Quando in amore le cose non funzionano, quasi sempre è perché a monte non c'è stato questo cammino di conoscenza reciproca e di verifica. Consideriamo, ad esempio, il caso in cui ci sia stato un matrimonio riparatore a causa di una gravidanza inaspettata. Questo matrimonio non è frutto di una decisione maturata, ma piuttosto un evento piombato addosso. Quando si va a toccare la libertà umana, prima o poi la si paga. Bisogna stare attenti. Il criterio dice che è meglio un figlio fuori dal matrimonio che un matrimonio forzato.
Una volta una ragazza era rimasta incinta. Sono andato a parlare con lei e il suo ragazzo, erano due bambini immaturi! “Ma perché vi sposate?”. I famigliari facevano una pressione... Io mi sono messo in mezzo dicendo che non si dovevano affatto sposare. Loro erano preoccupati per le reazioni dei rispettivi genitori che li volevano vedere sposati. Alla fine, i parenti sono partiti da casa con l'intenzione di picchiarmi e dicevano: “ti fanno perdere pure la fede, questi, guarda!”. “Non ti preoccupare che la fede non ce l’hai, non perdi niente!”. Loro sono venuti ed io mi sono nascosto, ma alla fine non li ho fatti sposare. Ero riuscito ad acquisire una certa capacità di entrare nell’animo di questi due ragazzi, gli ho spiegato alcune cose e loro le hanno capite. Se si fossero sposati, c’era il rischio che dopo due anni si sarebbero separati. Si sono sposati dopo tre anni, adesso sono una famiglia felice e contenta. Altre volte, però, capita che in futuro nascano dei dissidi.
Quando c’è qualcosa nel rapporto che non va, essa va prima ad intaccare, poi a far ammalare, infine a far morire l’amore e il suo linguaggio specialissimo che è il linguaggio del sesso.
Questo dev'essere espresso in un contesto adeguato, perché diventi vero e perché assolva al suo compito, che è quello di alimentare l’amore, ma se non lo si mette nel contesto giusto, non da questi risultati. E se è usato male, va ad incrinare l’amore, il matrimonio. Se ho faticato tanto per conquistare una ragazza e poi, una volta conquistata, dico basta e comincio a dedicarmi all’università, al lavoro, agli hobby, tanto lei è là, il rapporto non funzionerà. L'amore deve essere alimentato, ci vuole impegno, ci vuole energia, altrimenti si spegne.

 

 

Fonte: http://www.grado1.org/file/Corzo%20fidanzati%20-%20Assisi/3.%20leggi%20fondamentali%20dell'amore.doc

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