Astrologia libri di

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Astrologia libri di

Astrologia, libri di [astrologia, dal lat. Astrologĭa, gr. Astrología, comp. Di ástron, «astro» e -logía, «discorso»]. Genere di testi assai complesso e diffuso fin dall’antichità. La sua origine è da ricercare nelle tavolette babilonesi del iii-ii millennio a.C., E in alcuni testi dell’antico egitto faraonico. Nel mondo greco-latino, particolarmente famoso era il tetrabiblos o quadripartito di tolomeo, dalla tradizione attribuito al ermete trismegisto. Gli astrologi arabi commentarono i fondamenti dell’astrologia tolemaica, ma la rielaborarono e riordinarono in forma originale insieme a numerosi e importanti dotti ebrei e astrologi latini a partire dal ix secolo fino alla fine del xvi secolo. Il più importante libro di astrologia latino-medievale è il lucidator dubitalum astronomiae (chiarimento dei dubbi dell’astrologia) redatto tra il 1303 e il1310 dal medico e filosofo padovano, di formazione parigina, pietro d’abano. I manoscritti di astrologia, in genere sontuosamente illustrati e miniati, sono tramandati in modo dimostrativo e matematico nell’almagesto di tolomeo, nei commenti a quest’opera qual è quello di geber ibn aflat (sec. Xii, morto intorno al 1145) noto con il titolo di elementa astronomica nella traduzione di gherardo da cremona (basilea 1534), oppure intitolati compendi di introduzione come l’epitome totius astrologiae di giovanni di siviglia (1142), e theoretica planetarum per i moti dei pianeti. Famosi quello di campano da novara (secolo xiii), di taddeo da parma (bologna 1318) e da ricordare anche le varie compilazioni de spaera. Famosa l’esposizione attribuita con qualche incertezza a michele scoto (fine secolo xii inizi del secolo xiii) e soprattutto il commento de spaera di giovanni holiwood (detto il sacrobosco, secolo xiii) fino al commento sulla sfera (bologna 1324-1327) di cecco d’ascoli che procurò all’autore la condanna a morte per eresia (firenze 1327). I libri di introduzione all’astrologia a loro volta si dividono in due tipi: introduzione lunga o maggiore (liber introductoris maius) e introduzione breve (isagoge minor). Tra i più importanti, che costituirono la base di tutte le altre introduzioni all’astrologia (lunghe o brevi) è il liber introductoris maius dell’arabo albumasar (abu-mashr, sec. Ix) tradotto nel secolo xii da giovanni di siviglia e da ermanno di carinzia. Tra i libri di introduzione lunga all’astrologia dei dotti latini medievali deve essere ricordato il liber introductoris maius in astrologiam di michele scoto (fine sec. Xii-inizi xiii) tutt’ora inedito, che deve essere considerato un’enciclopedia di tutto il sapere filosofico, astronomico, astrologico e magico del medioevo. Nel secolo xiv il libro di introduzione breve di alkabizio con il titolo di libellus ysagogicus ha costituito il manuale d’insegnamento dell’astrologia presso la facoltà di arti, filosofia e medicina dell’università di bologna negli anni 1322-1324 quando cecco d’ascoli lo leggeva ai suoi studenti. I pronostici astrologici erano stabiliti sula base delle tavole astronomiche, donde tutta la letteratura dei libri delle tavole e delle effemeridi (luca gaurico, ephemerides, 1534-1551, venezia 1553). Famoso nel medioevo è stato l’almanach di guillaume de saint cloud per il movimento dell’ottava sfera e quindi di tutti i calendari che derivarono dai primi almanacchi. Questi, da tabelle indicanti i gradi dei transiti celesti, dopo l’invenzione della stampa si trasformarono: compilati anno per anno in un misto di previsioni del tempo, festività religiose e profezie astrologiche, erano destinati anche alla gente di campagna (celebre il barbanera). Essi si arricchirono via via di elementi sempre più vari e disparati: riassunti degli avvenimenti degli anni precedenti, ritratti di personaggi celebri consigli di agricoltura e di medicina, interpretazione dei sogni. Si ricordano fra gli altri l’almanacco di nostradamus (1554), trasformatosi poi nelle centurie (1555) e l’almanacco di gotha (1763). L’almanacco approdò poi in campo letterario dando origine, fra gli altri, all’almanach des muses (1765-1833). La persecuzione delle arti divinatorie e in particolare dell’astrologia, già in qualche misura intrapresa in epoca romana, fu abbastanza precoce anche nell’era cristiana, nonostante alcuni autori (fra i tanti ruggero bacone e raimondo lullo) cercassero di dimostrare come l’astrologia fosse compatibile col cristianesimo. Fu condannata da onorio iii nel 1225, da giovanni xii nel 1326 e da innocenzo viii nel 1485, per ricordare solo i principali interventi. Con la diffusione della stampa, il problema fu amplificato: le opere astrologiche comparvero nei vari index librorum prohibitorum, sia singolarmente nel caso di autori riconosciuti come cecco d’ascoli o pietro d’abano, sia sotto proibizioni generali che consentivano di colpire tutta la vasta e inclassificabile produzione di almanacchi e pronostici, che godeva di ampia circolazione manoscritta. L’apice fu raggiunto con la bolla coeli et terrae di sisto v nel 1586. Non erano condannate solo le predizioni che necessitavano la volontà, ma anche quelle che la inclinavano, nonché quei libri professionali che riguardavano l’influsso degli astri sull’agricoltura, la medicina e la navigazione, fino ad allora consentiti. La successiva bolla inscrutabilis iudiciorum dei attitudo di urbano viii, nel 1631, ripropose e rinnovò una condanna che fino alla fine del secolo, non avrebbe ben distinto fra astrologia e astronomia. In seguito la discussione si sarebbe spostata sull’astrologia come credenza da estirpare in quanto superstizione. L’astrologia fu combattuta dall’inquisizione spagnola e allo stesso modo nei paesi protestanti sulla base del principio che, se si fossero ammessi i fenomeni astrali come cause, questi avrebbero costituito un’alternativa alla provvidenza divina, e quindi di fatto un’altra religione. Nonostante le proibizioni una certa ambiguità contrassegnò comunque l’atteggiamento delle istituzioni ecclesiastiche: pubblicamente condannata, l’astrologia fu coltivata dal clero anche ai più alti gradi della gerarchia, e fu una delle grandi passioni dell’europa moderna, avvertita a tutti i livelli sociali. Una condanna dell’astrologia si trova ancora oggi nel nuovo catechismo della chiesa cattolica, emanato nel 1993, nella ii parte riguardante i dieci comandamenti, al cap. I ai nr. 2115-2117 Dove si afferma: «tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che svelino l’avvenire, la consultazione degli oroscopi, dell’astrologia». Bibliografia: barbierato 2002, s.V.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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