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Significato dei termini utilizzati nei libri
Azteca, scrittura la scrittura azteca è una delle scritture autoctone dell’america centrale. Nel periodo precolombiano gli aztechi, che erano all’apice del loro potere all’arrivo degli spagnoli nel 1519, avevano prodotto un ricco corpus letterario e amministrativo, ma purtroppo molto di questo materiale è stato distrutto dagli spagnoli e dai sacerdoti al loro seguito come opere diaboliche. Testimonianze di questa civiltà e della scrittura ci vengono, oltre che da alcuni manoscritti sopravvissuti alla distruzione, dagli stessi conquistadores che tennero delle cronache di quanto venivano scoprendo. Un esempio è dato dal codex mendoza, dal nome di antonio de mendoza, primo viceré della nuova spagna dal 1535 al 1550: è un ampio commentario scritto in spagnolo da un sacerdote che aveva qualche conoscenza del nahuatl classico, l’idioma utilizzato nella scrittura azteca, detta anche lingua azteca classica, ormai estinta ma di cui si mantengono tracce in alcune lingue del messico. Gli geroglifici aztechi, chiamati dagli studiosi glifi, perché prevalentemente scolpiti, sono particolarmente curati dal punto di vista grafico, sia quelli scolpiti nella pietra sia quelli dipinti, la loro origine è chiaramente iconica, ma nonostante questo presentano un alto livello di standardizzazione. I glifi possono avere sia valore fonetico sia logografico, ma nella scrittura azteca non si conosce un numero standard di glifi e non si è ancora identificata con assoluta certezza la direzione della scrittura. Dal punto di vista linguistico gli aztechi, dopo essere passati per una fase puramente ideografica, raggiunsero la più alta forma di sviluppo, quell’iconofonica: la lettura delle iscrizioni è quindi a rebus, come nell’egiziano geroglifico e nelle antiche scritture cuneiformi della mesopotama. Per quanto riguarda i manoscritti che ci sono pervenuti, questi possono essere divisi in quattro categorie: 1. Aztechi propriamente detti, dell’altipiano del messico, 2. Xilanchi, della parte settentrionale nell’oajaca, 3. Mixtechi, della parte centrale dell’oajaca, 4. Zapotechi, cuitatechi, mixi e cinantechi, dell’oajaca e delle chiapas. Dei manoscritti aztechi precolombiani oggi ne sono conosciuti solo quattordici. Tra i più importanti si ricordano: le mappe tlotzin e quinatzin, il codice borgia conservato presso la biblioteca vaticana, il codice cospi o cospiano, conservato in italia nella biblioteca universitaria di bologna. La maggior parte dei manoscritti è in ogni modo posteriore alla conquista spagnola. Bibliografia: pastena 2009a.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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