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Significato dei termini utilizzati nei libri
Corteccia d’albero [lat. Cortĭcea, femm. Di corticeus, agg. Di cortex -tĭcis, «corteccia»]. 1. Strato superficiale che protegge il tronco o il fusto dei vegetali superiori, utilizzato nell’antichità, e in alcune regioni orientali ancora oggi, come supporto scrittorio. 2. Supporto scrittorio diffuso in area greco-latina, dove era chiamato in latino liber, e in tutto l’oriente. Nel nord-est dell’india era utilizzata, e in parte lo è ancora oggi, la corteccia di betulla (baetula bhojpattr) albero largamente diffuso nella regione himalayana, nel nord-est dell’india, il materiale scrittorio più diffuso, era invece l’interno della corteccia dell’aguru o albero di aloe (aquilaria agatlocha), chiamato in assamese sāci, su cui si scriveva con l’inchiostro, mentre in asia centrale prevaleva l’utilizzo del legno di pioppo, impiegato anche questo per scrivere con l’inchiostro. Con la parola sanscrita bhūrja-patra, letteralmente foglia (patra) di betulla (bhūrja), si indica un foglio fatto con l’interno della corteccia della betulla cresciuta nella zona dell’himalaya, nell’xi secolo al-bīrunī scrive: «nel centro e nel nord dell’india, la popolazione utilizza la corteccia dell’albero tūz, chiamato bhūrja. Essi prendono un pezzo lungo e largo un metro circa e spesso un dito della mano o meno, e lo lavorano in varie maniere. Lo ungono e lo levigano fino a renderlo duro e piano, quindi vi scrivono sopra. Per le loro lettere e qualunque altra cosa loro devono scrivere, essi utilizzano la corteccia dell’albero di tūz». Dalle notizie riportate da q. Curzio, apprendiamo poi che al tempo dell’invasione di alessandro magno (327 a.C.), Questa corteccia era largamente utilizzata in india e si trova spesso citata nei documenti buddhisti e brahminici scritti in sanscrito. I fogli scritti su corteccia di betulla, in genere avevano uno o due fori per far passare una stringa e chiuderli (libro pothi), ma questa poteva anche essere utilizzata in rotoli come quelli di pergamena e di papiro, forma quest’ultima che risalirebbe all’epoca dell’invasione di alessandro. La corteccia di betulla era chiamata anche lekhana, che significa scrivere o scrivere un documento, nome che deriva dal suo utilizzo, quest’uso della corteccia si suppone abbia avuto inizio nel nord-ovest dell’india, sebbene alcuni ritrovamenti nel resto del paese suggeriscano un utilizzo molto antico. La difficile arte di preparare questo supporto scrittorio andò presto perduta nel kashmire, dove l’introduzione della carta durante l’impero dei moghul (1526-1857), fornì un materiale più economico, ma esso continuò a essere utilizzato per scrivere formule magiche all’interno dei talismani. I più antichi manoscritti su corteccia conosciuti risalgono al ii-iii secolo d.C., Ma la maggioranza di loro è del xv secolo d.C. (V. Anche liber, libro, tapa). Bibliografia: bühler 1962, pastena 2009c, shivaganesha murthy 1966.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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