Forma
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Significato dei termini utilizzati nei libri
Forma
Forma [dal lat. Fōrma, «modello»]. 1. Elemento della descrizione paleografica basato sulla struttura dei segni grafici. Identifica l’aspetto figurale delle singole lettere e dei singoli segni, così come appaiono. All’interno di una stessa scrittura ciascuna lettera può avere diverse forme, come ad esempio la duplice forma di (dritta e tonda). 2. L’espressione «in una forma (duas formas)» è utilizzato negli inventari medievali spagnoli con lo stesso significato di «in uno corpore». 3. Sulle macchine per la composizione meccanica, si chiama forma, o con termine inglese più comune, mould, la cavità racchiusa su quattro lati da pareti regolabili e sul quinto dalla matrice o linea di matrici, libera sul sesto lato per l’immissione della lega fusa, in cui sono prodotti il carattere o la linea di caratteri. 4. Nella manifattura della carta, stampo costituito da una serie di fili accostati (colonnelli e vergelle) o da una tela metallica sottile, tesi su un telaio, su cui la pasta di carta estratta dalla tina si libera dell’acqua superflua, assumendo la forma di un foglio rettangolare. La forma può essere di diversi tipi: flessibile, galleggiante, muta, parlante, rigida. Si ritiene che in origine in cina esistessero due diversi metodi per fare la carta. Nel primo, la forma era costituita da un quadrato di legno, al cui interno era stesa una tela su cui veniva colata la pasta di carta, costituita da cascami di lino e canapa lasciati a macerare, facendo filtrare molto lentamente l’acqua attraverso la stoffa in modo da formare sulla tela un foglio di spessore molto irregolare. La forma era quindi esposta all’aria e al sole e quando il foglio aveva raggiunto un certo grado di secchezza, si distaccava agevolmente dalla forma. Un secondo metodo consisteva nel far galleggiare la forma costituita da un rettangolo di legno al cui interno era stesa una tela, sulla superficie dell’acqua, fino alla deposizione delle fibre della carta, che costituivano il foglio. Questo tipo di telaio, è detto forma galleggiante. In epoca han (206 a.C.-220 D.C.), Intorno al iii-iv secolo d.C., Vi fu un’evoluzione con l’utilizzo di un telaio rigido, costituito da un rettangolo al cui interno vi erano delle strisce di bambù. Questo telaio era sorretto da uno o due operai che lo impugnavano utilizzando le due assi che servivano a bloccare la stuoia sopra la struttura fissa, scuotendolo sopra una vasca per distribuire l’impasto e drenare l’acqua. Questa tecnica è ancora utilizzata nelle cartiere cinesi tradizionali. Questo telaio, chiamato wove mould, dopo poco tempo fu sostituito dal telaio mobile e flessibile, detto laid mould, che sostituì quello rigido, per soddisfare l’esigenza di una sempre maggiore produzione di carta. Quest’ultimo nella sua forma più evoluta era costituita da tre parti: una struttura lignea rettangolare, una stuoia di bambù, mobile e flessibile e due assicelle di legno con la sezione quadrata. Il telaio mobile rappresentò un notevole progresso. Infatti il telaio rigido di bambù, sebbene fosse sicuramente più stabile, presentava lo svantaggio di produrre un basso numero di carte, mentre il telaio galleggiante, detto velino, era soggetto alla forte usura determinata dal peso dell’impasto (hunter 1974, yrong ma 2009). Secondo hunter (1974, 119) quando la carta fu introdotta in europa dalla spagna intorno al 1150, è probabile che fosse utilizzato il telaio mobile simile a quello cinese fatto con strisce di bambù. Comunque in breve gli artigiani europei, anche in considerazione della difficoltà di trovare il bambù in europa, portarono delle modifiche, utilizzando un telaio fisso, ma sostituendo la stuoia di bambù con una fitta rete di fili di ottone (vergelle), disposti in senso longitudinale a distanza di circa 2 mm l’uno dall’altro e sostenuti in senso trasversale dai colonnelli, bastoncini di legno tagliati a spigolo, su cui le vergelle erano serrate da altri fili d’ottone trasversali più grossi chiamati filoni o catenella. Il cartaio immergeva la forma nel tino con la pasta di carta, e lo scuoteva per far drenare l’acqua. Quindi estratta la forma dalla vasca, lasciava scolare l’acqua lasciando sul telaio uno strato denso e sottile composto dalla pasta di carta. Il telaio era quindi preso dal levatore, che staccava il cascio e poneva il foglio appena formato sulla posta tra due strati di feltro per drenare tutta l’acqua residua (iannuccelli 2010). (V. Anche carta).
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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