Libro cinese

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Libro cinese

Libro cinese i supporti scrittori in cina furono molteplici: metallo, argilla, pietra, giada, ossa, conchiglie, e gusci di tartaruga, bambù, tavolette di legno e matrici xilografiche, seta e carta. Ulteriori informazioni sui più antichi supporti scrittori, provengono dall’opera hou han shu (libro degli han posteriori), redatto da fan yeh intorno al 450 d.C., Dove è scritto (tschudin 2012, 77-78, n. 20): «Nei tempi antichi i libri e i documenti generalmente erano realizzati in tavolette di bambù legate assieme, mentre il libro denominato chi era realizzato in seta cruda. La seta però era molto cara e le tavolette di bambù erano difficili da utilizzare. Per queste ragioni entrambi questi materiali erano poco pratici». Il carattere «ce», che rappresenta l’immagine di due listelli legati da una cordicella, o il carattere «dian», che rappresenta un «ce» posto su un tavolo, indicano in primo luogo i documenti ufficiali e se ne trova traccia nelle iscrizioni su bronzo e ossa. Le listarelle di bambù sembrano essere preferite per i testi lunghi, mentre il legno era riservato agli scritti più brevi, agli inventari, alle lettere, agli annali e così via. Si trovano dunque su legno testi di astrologia di varie dimensioni e anche manuali scolastici come il manuale per un rapido apprendimento (jijiu pian). Questo testo è scritto su listelli separati a forma di prisma, adatti agli esercizi pedagogici di apprendimento della lettura e della scrittura grazie alla ripartizione del testo in sequenze. Inoltre mentre il legno era semplicemente seccato e levigato, il bambù richiedeva un trattamento particolare prima di essere inciso. Anzitutto, lo si privava della pellicola esterna, poi lo si tagliava nella lunghezza della voluta e lo si spezzava in modo da ottenere listelli larghi circa un centimetro, questi ultimi erano essiccati al fuoco con un procedimento detto shaqiong (uccidere il verde) per impedire eventuali attacchi d’insetti. Anche in questo caso le dimensioni non sono uniformi, secondo le fonti storiche esse obbedirebbero a regole stabilite, ma i libri che ci sono pervenuti fanno pensare che la realtà fosse più complessa. Durante gli han posteriori (25-220), i listelli su cui si copiavano i classici dovevano avere un formato superiore a quelli usati per altre opere, ossia ai commentari o ai lavori storici. Sappiamo inoltre da zheng xuan (127-200) che la lunghezza dei listelli di bambù era pari a 2 chi e 4 cin (55,5 cm ca.) Per i classici confuciani, 1 chi e 2 cin (28 cm ca.) Per il classico della pietà filiale (xiaojing) e 8 cin (19 cm ca.) Per i dialoghi (lunyu) di confucio, all’epoca ancora inseriti nel canone confuciano. Le dimensioni dei libri ritrovati nel xx secolo si adeguano solo in parte a queste regole poiché in realtà solamente le copie ufficiali dei classici, come quelle dei sūtra buddhisti dovevano seguire regole relativamente rigide. L’uso del legno e delle strisce di bambù come supporti scrittori, sono attestati in cina dalle origini della scrittura (ii millennio a.C.) Fino al iii-iv secolo d.C., Dopo la dinastia han (206 a.C.-220 D.C.) Erano sicuramente utilizzati, ma non erano più il materiale scrittorio predominante, a favore dell’uso del rotolo di seta prima, e in seguito di quello di carta. Inoltre le ricerche condotte hanno portato a ritenere che i testi fossero prima scritti su strisce di bambù e solo dopo passati in bella copia su rotoli di seta (martinique 1983, 5-6). La seta rispetto agli altri supporti aveva il vantaggio di essere più leggera e di più facile uso. Nel periodo han si sottolinea spesso la difficoltà di maneggiare rotoli composti da dozzine di listelli per giustificare il ricorso a supporti più comodi. Pur essendo maneggevole, il libro di seta, a causa della sua complessa fabbricazione, e di conseguenza del suo prezzo, era di uso meno corrente rispetto a quello di bambù. La lunghezza del rotolo di seta dipendeva da quella del testo, e un pezzo di seta poteva dunque essere tagliato secondo la misura necessaria. La sua larghezza corrispondeva all’altezza del tessuto, definita dai maestri tessitori dell’epoca, ossia circa 50 cm, o alla sua metà. Il libro di seta era dunque conservato piegato nel caso di opere brevi, scritte sul pezzo di seta di massima altezza, o arrotolato per le opere molto lunghe, scritte sulla seta di altezza minima. Il passaggio dal rotolo al libro, si ritiene sia dovuto all’influenza del libro indiano. Infatti, nel periodo dei monarchi gupta (320-470) l’uso del libro costituito da foglie era diffuso in tutta l’india. Durante l’era tang (618-917), questo tipo di libro si diffuse in cina, recando le sūtre buddhiste, e determinando il passaggio dal rotolo di seta o di carta al libro di carta. A questo proposito non si può fare a meno di notare che se in occidente i polittici di tavolette di legno furono all’origine della nascita del codex, in cina questo passaggio, dal rotolo al libro, fu determinato dall’influenza del libro indiano costituito da foglie (libro pothī) (martinique 1983, 15-18, tsien 1987, 230-231). Oltre i testi su legno o listelli di bambù, le principali forme del libro cinese sono: a) rotolo di seta o di carta, largamente utilizzato in tutta la cina, il suo utilizzo è attestato dal vii secolo a.C al ix secolo d.C. Fino al v secolo d.C. Era di seta, ma dal iii secolo d.C. La seta fu gradualmente sostituita dalla carta, un materiale più adatto a essere arrotolato. La lunghezza del rotolo di carta dipendeva da quella del testo, ma in genere non superava i 40 fogli, le dimensioni del foglio di base erano da 266 a 300 mm di altezza e da 370 a 520 mm di larghezza (tsien 2004, 228). Alla base di ogni colonna di scrittura, era riportato il numero di colonna (edgren 2009, 98). Alla fine dei rotoli più importanti vi era un colophon, che recava il nome del copista, il numero dei fogli di carta utilizzati e il numero dei caratteri. Il rotolo recava unito all’ultimo foglio, un prolungamento di carta o di seta, il quale era utilizzato per avvolgere il rotolo, come la paenula greco-romana, ed era quindi stretto e legato con un nastro, unito all’ultimo foglio, il cui colore spesso indicava la natura del testo che il rotolo conteneva e lo stesso colore era impiegato per un’etichetta fissata alla fine che identificava il testo contenuto: una simile striscia, s’incontra anche nel rotolo greco-latino, chiamato in greco síllybos e in latino titŭlus. Il rotolo era poi protetto da una coperta (cinese: shu i o chih), fatta di seta o di una stuoia di bambù la quale aveva i bordi bianchi o di seta colorata. Un drappo copriva una decina di rotoli posti uno sopra l’altro, con le etichette identificative alla fine di ognuno. Particolarmente importanti alcuni rotoli di carta sino-tibetani, i quali sono scritti al recto in cinese e al verso, riutilizzati scrivendo in tibetano (drège 1985, 497-499). B) a soffietto, la cui struttura discende dal libro pothī indiano. Questa forma di libro, che nasce dalla necessità di dover leggere le sutre buddhiste senza interruzione, era costituito da una lunga striscia di carta piegata alternativamente in un senso e nell’altro, con dei piatti per proteggere il testo. Questa legatura fu in seguito definita rilegatura al modo delle tavole indiane (fanjia zhuang) o rilegatura in forma di sūtra (jingzhe zhuang). C) libro a vortice o a pieghe, caratterizzato da un montaggio molto complesso, in cui i fogli erano assemblati uno dietro l’altro, ma uniti da bordo a bordo, dopo essere stati impilati senza piegatura (un foglio supplementare incollava la prima carta e l’ultima). La sua esistenza ebbe una breve durata. D) libro a farfalla: nato intorno al x secolo su influenza del libro indiano, questa forma era costituita da un insieme di fogli piegati in due e incollati gli uni agli altri lungo il bordo piegato. In cina questo tipo di libro era costituito da una carta molto sottile, che consentiva la scrittura solo su una facciata della pagina a differenza del libro giapponese che utilizzava una carta più spessa, ed era scritto su ambedue le facciate del foglio. E) libro a creste: nel xiii o xiv secolo durante la dinastia yüan, la forma del libro cambiò ancora, assumendo la forma del così detto libro a creste (pao pei chuang). Questo era formato da un insieme di fogli piegati in due incollati gli uni agli altri lungo i bordi laterali, in modo che la serie delle piegature venisse a coincidere con il taglio esterno del volume. In questo tipo di libro, era stampata solo la facciata esterna, lasciando bianche quelle interne. All’interno del libro cinese, la pagina era divisa in colonne, dentro una cornice xilografata, la scrittura ideografica cinese andava dall’alto in basso, da destra verso sinistra.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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