Libro coreano

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Libro coreano

Libro coreano la corea ha sempre avuto stretti rapporti culturali con la cina, tanto che la stessa scrittura deriva direttamente da quella cinese. Fin dal vii secolo d.C. Era conosciuta l’arte della xilografia, proveniente dalla cina, e risale al 751 il più antico documento xilografato ritrovato in corea, scritto in cinese, e probabilmente impresso in quella nazione. Non deve quindi sorprendere che in corea fosse conosciuta la stampa a caratteri mobili fin dal xii secolo. La prima notizia che ci è giunta si ritrova nella prefazione del li sankuk jip, xi volume del li kuibo (1168-1241) dove un passaggio precisa che il libro è stato stampato con caratteri mobili metallici, quindi un’evoluzione tecnica rispetto a quelli d’argilla utilizzati in cina. Purtroppo di questo libro ci sono giunte solo delle copie posteriori. Sicuramente la tipografia con caratteri mobili metallici si sviluppò in corea a metà del xiii secolo ad opera di yang gu, discepolo di un consigliere del mongolo qubilai khān, per stampare alcune opere, come attestato dal libro paik oun hoa syang tchyo rok poul tjo tjik sim htyei yo tjiel (trattato edificante dei patriarchi raccolto per il bonzo paek-oun), che alla fine reca questo colophon: «nel 1377, presso la bronzeria di heung-tek, del distretto di tcyeng-tjyou, stampata per mezzo di caratteri fusi». Quest’opera, conosciuta come identificazione dello spirito del buddha per la pratica dello zen, è il primo libro stampato con i caratteri mobili in bronzo al mondo che ci è pervenuto. È composto da 38 fogli, che misurano 24,6 cm per 17 cm. Lo specchio di stampa è di 20,2 cm d’altezza per 14,3 cm di larghezza. L’unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’umanità. Un notevole impulso alla tipografia coreana, fu dato indubbiamente dalla riforma grafica decisa dal re seycong (1419-1450) che ideò una nuova scrittura diversa da quella cinese, chiamata in coreano han’gŭl, creando un alfabeto oggi composto di 40 lettere (19 consonanti e 21 vocali), che pur essendo un alfabeto, compone una parola raggruppandone i suoni in un blocco sillabico. Questa semplificazione grafica consentì una migliore gestione dei caratteri mobili, ridotti di numero rispetto alla precedente scrittura cinese. La produzione tipografica coreana fu comunque modesta, sottoposta al rigido controllo statale, che nel rispetto dei principi buddhisti, incoraggiava l’austerità e deplorava il commercio. La produzione editoriale si concentrò così sui manuali tecnici, libri per ragazzi, mappe, collezioni di lettere, ecc., Ma con uno scarso incremento della produzione letteraria. Delle innovazioni tecniche nella stampa furono introdotte intorno al 1880, con l’avvento degli interessi giapponesi in quella regione e con l’introduzione di nuove tecnologie. Con l’annessione della corea al giappone nel 1910, si assistette a un declino della stampa coreana, che ebbe una ripresa solo dopo il 1945. Dopo il 1950 con la divisione della nazione in due stati (corea del nord e corea del sud), la stampa nella corea del nord, è stata posta sotto il rigido controllo governativo, dominata dal partito comunista al potere e al culto della persona di kim il sŏng, mentre nella corea del sud si è assistito a un notevole incremento della produzione editoriale. (V. Anche libro giapponese). Bibliografia: kornicki 2001, mckillop 2010, park 2002, yirong ma 2009.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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