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Significato dei termini utilizzati nei libri
Neri sostanza estratta dalle radici della pianta di hibiscus manihot (in giapponese: tororo-aoi), impiegata nella manifattura della carta. Questa pianta, da cui si estrae il neri, è coltivata annualmente solo per la manifattura della carta. Si pianta in primavera, generalmente a maggio o durante l’estate, quando comincia la fioritura, foglie e fori si recidono per rinforzare la sottostante radice. Dopo la raccolta, le radici subiscono un trattamento di pulitura, conservandole immerse in acqua e disinfettante per evitare che asciughino o che ammuffiscano. È possibile conservare le radici essiccandole, tuttavia si preferisce la conservazione in acqua perché, una volta reidratato, il materiale vegetale ha una resa sensibilmente più scarsa e possiede una consistenza leggermente gelatinosa. Il neri si prepara percuotendo la radice di tororo-aoi la quale è quindi nuovamente immersa in acqua. In poche ore dalla radice sfibrata e battuta fuoriesce una mucillagine trasparente non adesiva che rende l’acqua leggermente più densa. Una delle caratteristiche più tipiche di questa dispersione acquosa consiste nella vischiosità del preparato per cui sollevando un pezzo di radice dal contenitore in cui è immersa, l’acqua che ne discende forma un’unica continua colatura. Il cartaio versa il neri nell’impasto filtrandolo attraverso un sacchetto di cotone dov’è contenuta la radice battuta e imbibita: questo per evitare che corpuscoli estranei contaminino l’impasto in tina. La quantità utilizzata può variare a seconda delle condizioni climatiche, del tipo di fibra impiegata e infine a seconda del tipo di carta che si desidera ottenere. (V. Anche carta, carta giapponese). Bibliografia: sotgiu 2009, 51-52.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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