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Significato dei termini utilizzati nei libri
Persiana, scrittura i persiani adottarono la scrittura araba dopo la conquista islamica (650 d.C.), Ma essendo il persiano una lingua indoeuropea, la scrittura araba fu adattata per esprimere dei suoni non presenti, operazione effettuata mediante l’aggiunta di segni diacritici (puntini o trattino) posti sopra o sotto alcune lettere, portando il numero dei segni a 32, quattro più dell’alfabeto arabo. I segni aggiunti furono: <پﭖ> (pe), <چﭺ> (ce) <ڏ> (že), <گﮒ>(gāf). Inoltre la <یﯼ> araba è scritta senza i due puntini sotto e va letta . L’utilizzo della scrittura araba, ha comportato anche che alcune lettere avessero lo stesso suono ma alcune di loro possono essere trovate solo nelle parole di origine araba. A esempio, la consonante <زﺯ> (ze), soprattutto per le parole provenienti dall’arabo, è scritta con le lettere: <ظﻅ ضﺽ ذﺫ> (zāl, zād, zā), ecc. Il persiano, inoltre, ha sei vocali (a, æ, e, i, o, u) di cui due (i, u) sono indicate con le lettere <ىﻯ> (ye) e <وﻭ> (vāv). La a è regolarmente indicata con < اﺍ > (alif) nel mezzo o alla fine della parola. All’inizio della parola, s’indica invece con l’alif madda araba, in altre parole un’alif con sopra coricata un’altra alif, le rimanenti tre vocali non sono normalmente rappresentate nella scrittura. Con l’adozione della scrittura araba per scrivere la lingua persiana, si svilupparono degli stili grafici derivati dalla scrittura araba naskhi: 1. Ta‘liq o sospesa, per il suo andamento obliquo dall’alto in basso (e da destra a sinistra), creata intorno all’xi secolo, secondo gli specialisti sarebbe una combinazione delle scritture tawki e della riq‘ā. La forma dei suoi caratteri risente, comunque, delle scritture avestica e pahlavi. 2. Nasta‘liq, nata dopo la conquista mongola intorno al xiii secolo, questa scrittura è una combinazione della naskhi e della ta‘liq, la quale è anche detta naskh-e ta‘liq, la tradizione attribuisce la sua invenzione a mir ali sultan al-tabrizi (morto nel 1446 d.C.-850 Dell’ègira). Nata per scrivere la lingua turca e quella persiana, essa è utilizzata anche per scrivere la lingua urdu, e influenza anche la scrittura araba di altre nazioni, dove è chiamata fārsi. Si distingue per la rotondità delle sue forme, la purezza e la delicatezza dei segni, inizialmente utilizzata nelle opere letterarie, dal xvi secolo d.C. È utilizzata nella quasi totalità dei manoscritti miniati e decorati. Nel corso del tempo, subì un’evoluzione, trasformandosi nella scrittura detta shekasta-ye ta‘liq. 3. Shekasta-ye ta‘liq o rotta, scrittura corsiva di difficile lettura, utilizzata nella corrispondenza ordinaria e ufficiale, rappresenta un’evoluzione della scrittura nasta‘liq. Infatti, quando alla fine del xv secolo è abbandonata, durante il regno di shah ‘abbas ii (1633-1666 d.C.) I caratteri della nasta‘liq sono notevolmente cambiati, rappresentando una rottura con la scrittura precedente. In particolare la forma di molte lettere si riduce in grandezza, mentre altre assumono una forma totalmente nuova. Questa scrittura è chiamata shafi‘a’i e shafi‘a ma nel tardo sedicesimo secolo, essa assume il nome di shekasta-ye ta‘liq, o più semplicemente di shekasta. Bibliografia: hanaway 2007, pastena 2009a, lambton 1967, piemontese 1980.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
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Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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