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Significato dei termini utilizzati nei libri
Polaroid marchio di fabbrica della polaroid corp. L’interesse della polaroid per i procedimenti fotografici a diffusione ha inizio nel 1944, grazie agli studi di e. H. Land. Questi nel 1984, lanciò il suo procedimento fotografico, frutto dei perfezionamenti dei metodi di weyde e rott, la cui attività era stata bloccata nel periodo bellico. Il procedimento polaroid land utilizza una macchina fotografica a soffietto di medio formato, munita di un dorso speciale entro il quale si sviluppa l’immagine in un minuto circa. Il materiale sensibile è costituito da due rulli: uno di pellicola negativa e uno di carta per l’immagine positiva, lungo al quale sono collocate, una per ogni fotogramma, delle vescichette contenenti lo sviluppo-solvente sotto forma di gelatina. I due rotoli sono uniti con una striscia di carta che dopo l’esposizione è estratta dal dorso della macchina all’esterno, facendola passare entro due rulli di pressione. I rulli rompono la vescichetta di sviluppo, stendendolo uniformemente fra i due materiali, per un minuto sono lasciati riposare, dopo di che si può staccare la positiva sviluppata dalla negativa, la quale è gettata. Un tamponcino contenente una vernice acida è stesa sulla positiva per neutralizzare l’alcali dello sviluppo e proteggere l’immagine. Nel 1952 fu brevettato il primo materiale polaroid a colori, fu lanciato nel 1963 con il nome polacolor. Tale materiale era dovuto al lavoro di un numeroso gruppo di ricercatori coordinati da h.G. Rogers, e.R. Blout ed e.H. Land. Il procedimento si basa sul principio del trasferimento per diffusione già utilizzato per i materiali in bianco e nero e sfrutta un ingegnoso sistema per fissare i tre colori giallo, porpora e bluverde alle rispettive emulsioni sensibili alle luci primarie, blu, verde e rossa. Nei tre strati di emulsione sono introdotti dei coloranti preformati, legati chimicamente a una molecola riducente avente funzione di rilevatore. La vescichetta di reagente quindi non contiene il rilevatore, già inglobato nei singoli strati di emulsione, né il solvente dell’alogenuro, che non deve più diffondere, ma solo una sostanza fortemente alcalina che attiva il rilevatore. Il colorante-rilevatore si ossida e riduce i cristalli di alogenuro esposti diventando insolubile e perdendo la propria mobilità, mentre le molecole non esposte alla luce si diffondono nella gelatina rammollita dall’alcali e raggiungono il supporto dell’immagine che contiene un mordente, che rende i coloranti insolubili e li lega al supporto. Sotto tale strato si trova uno strato di un polimero contenente gruppi acidi che neutralizzano l’alcali dell’attivatore, rendendo stabile l’immagine. Il numero delle molecole di colorante-rilevatore che diffondono è inversamente proporzionale alla quantità di alogenuro esposto e ridotto, quindi l’immagine (positiva) finale ha colori più densi in corrispondenza delle parti meno luminose del soggetto. Il processo si completa in circa 60 secondi e la negativa è gettata via. Nel 1972 fu introdotto il procedimento polaroid a colori sx-70 nel quale il negativo e il positivo si trovano su un solo supporto. La caratteristica principale consiste nel fatto che lo strato destinato a ricevere l’immagine è posto sopra il negativo ed è trasparente, consentendo l’esposizione. Dopo l’esposizione un motore spinge la pellicola attraverso i rulli fuori dalla macchina fotografica e lo sviluppo procede in piena luce, senza dover tener conto del tempo per separare negativo e positivo, come nei processi precedenti. Il filmpack, oltre ai fogli di pellicola, contiene anche una pila al mercurio che fornisce l’energia necessaria a tutte le funzioni dell’apparecchio. Quando una pellicola passa attraverso i rulli pressori, sopra il negativo si stende l’attivatore contenente dei coloranti che si sbiancano in ambiente acido e biossido di titanio, una sostanza bianca opaca che, insieme ai coloranti, impedisce alla luce di impressionare ulteriormente il negativo e costituisce una base ideale per l’immagine. Le pellicole tipo 600, immesse sul mercato nel 1980, sono simili alla sx-70, ma di maggiore sensibilità e migliorate caratteristiche. Lo sviluppo si completa in 5-8 minuti quando l’alcali è completamente neutralizzato e i coloranti di protezione diventano trasparenti e il biossido di titanio maschera l’immagine negativa sottostante. Nel 1983 la polaroid mise in commercio pellicole diapositive 35 mm a trasferimento per diffusione. La nascita e lo sviluppo delle fotocamere digitali, con la possibilità di vedere subito il risultato della fotografia e la possibilità di poterle stampare con una normale stampante, ha portato la la polaroid a interrompere la produzione di qualsiasi tipo di pellicola analogica, anche se sono tuttora reperibili, a prezzi non proprio modici, online. Nuove pellicole sia di tipo sx-70 sia 600 sono prodotte da the impossible project: un team di appassionati che ha deciso di continuare la produzione di questo tipo di pellicole. Bibliografia: calvenzi 1985, residori 2002.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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