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Significato dei termini utilizzati nei libri
Porosità della carta [porosità, der. Di poro, dal lat. Tardo porus, gr. Porós, propr. «Passaggio», affine a peírō, «passare attraverso», carta, lat. Charta, dal gr. Chártēs, che indicava dapprima il rotolo di papiro, poi la pergamena, e infine, dal medioevo, la carta di stracci]. Quantità volumetrica dei pori e degli interstizi presenti su un foglio di carta o di cartone, soggetti a riempirsi di un fluido qualsiasi (a esempio di inchiostro). Esiste una distinzione sostanziale tra i pori del contesto fibroso, di dimensioni relativamente grandi, e quelli della patina in una carta patinata, molto più piccoli. Si parla perciò rispettivamente di macroporosità e microporosità. La porosità è una variabile importante nel processo di stampa, in quanto influenza fortemente il comportamento degli inchiostri. Porpora [lat. Purpŭra, dal gr. Porphýra]. Sostanza colorante che deriva dal secreto dalla ghiandola del mantello di taluni molluschi marini del genere murex e purpura, che sotto l’azione di un fermento dà per ossidazione il prodotto colorato. Sin dalla tarda antichità è però attestato il ricorso a succedanei più economici di origine animale (come il chermes o la cocciniglia) o piuttosto vegetale (come l’oricello o tornasole), ottenuto da un lichene del gruppo delle roccellacee e assai simile nella composizione al folium, estratto dalla chrozophora tintoria, anch’essa nota come tornasole comune. Il colore rosso estratto dalla porpora era particolarmente preferito dai copisti per la connotazione simbolica che aveva in quanto il rosso era espressione del potere religioso e civile, soprattutto imperiale. (V. Anche purpureo).
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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