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Significato dei termini utilizzati nei libri
Private press [it. Stamperia privata]. Piccola officina tipografica, guidata generalmente da un’unica persona, dove le attività di editore, grafico e stampatore si fondono e le tecniche utilizzate per la realizzazione dei libri sono esclusivamente manuali, antiche e considerate spesso superate. Il risultato sono libri a tiratura limitata o talvolta fuori commercio, estremamente curati in ogni minimo dettaglio, caratterizzati da un lavoro artigianale minuzioso e realizzati con materiali pregiati. Dal xvii secolo, un espediente diffuso per sfuggire alla censura fu di istituire tipografie clandestine in abitazioni private, ritenute meno soggette a controllo, oggi definite stamperie domestiche. Erano gestite da stampatori di professione, che affiancavano la pubblicazione irregolare all’attività lecita, sia da individui estranei al mondo del libro, che imprimevano «pel solo genio delle lettere» o con la speranza di un tornaconto economico. In quest’ultimo caso i caratteri erano spesso usati e dismessi da tipografie professionali e l’inchiostro poteva essere ottenuto con mezzi di fortuna utilizzando, fra gli altri componenti, olio d’oliva, terra e pece. Nel corso del xviii secolo il loro numero divenne considerevole. Secondo malesherbes, alla metà del secolo a parigi c’erano non meno di 100 torchi facilmente trasportabili «che possono stare in in un mobile e con i quali ognuno può stampare da solo e senza problemi». Molto diffusi erano i torchi all’interno delle ambasciate, in cui erano impressi libelli e fogli di controversia politica su iniziativa degli stessi diplomatici, i quali almeno all’inizio del xvii secolo avevano cominciato ad adottare sistematicamente l’arma della pubblicazione come essenziale strumento di lotta politica che andava sempre più condotta a colpi di gazzette, libelli e pubblicazioni di vario genere. Verso la fine xix secolo il concetto di private press, cambia, assumendo il significato non più di stamperia clandestina, ma di officina tipografica privata, condotta da una sola persona, utilizzata per il puro piacere di stampare artigianalmente. Questo rinnovamento ebbe origine in inghilterra, verso la fine del 1880, sotto l’impulso del poeta ruskin e di william morris, che diedero vita al movimento arts and craft. Con l’eccezione della tipografia fondata nel 1872 a orpington da ruskin per pubblicare le proprie opere, la kelmott press, creata da william morris, fu la prima di un gruppo di private press inglesi funzionanti tutte più o meno alla stessa maniera per produrre manualmente delle opere a tiratura limitata. Ciascuna di queste stamperie creò, per il proprio uso esclusivo, anche propri caratteri. L’eragny press di lucien e esther pisarro, nata nel 1894, creò il carattere brook. La vale press di charles ricketts e charles haslewood shannon nata nel 1894, crearono tre diversi caratteri, il vale, l’avon, e il king’s type. L’ahendene press di sir charles henry st. John hornby, nata nel 1895, creò il subiaco e il ptolemy. L’essex house press di charles robert ashbee, nata nel 1898, creò l’endeavour e il prayer book. La doves press di thomas james cobden-sanderson, nata nel 1900, creò il doves type. Oltre ad avere funzioni identiche, le private press inglesi avevano anche un altro elemento in comune: tutti i punzoni dei loro caratteri furono incisi da edward prince. (V. Anche kelmott press). Bibliografia: cave 1983, manuale enciclopedico 2005, s.V., Perrousseaux 2005-2013.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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