Radiografia a bassa intensità

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Significato dei termini utilizzati nei libri

 

Radiografia a bassa intensità

Radiografia a bassa intensità nelle applicazioni in campo storico-artistico, ovvero nella riproduzione di filigrane di opere grafiche o di disegni, la radiografia a bassa intensità si deve sicuramente considerare uno dei metodi più appropriati. Gli apparecchi per questo scopo si possono trasportare senza grandi difficoltà e possono essere installati direttamente nei singoli musei o collezioni, le precauzioni per proteggersi dai raggi sono poche, poiché si lavora con un valore di irraggiamento tra i 7 e i 10 kv, e i tempi brevi di esposizione della pellicola rendono possibile un lavoro continuato. La pellicola destinata a essere esposta è collocata direttamente sotto la carta che contiene la filigrana da riprodurre. A paragone con la radiografie a raggi beta ed elettronica, la ripresa a raggi di bassa intensità potrebbe a volte presentare nella pellicola irregolarità nell’intensità dell’esposizione. La ragione di questo è da cercarsi nell’aria che si trova tra l’oggetto e la sorgente dei raggi, che frena il flusso della radiazione. Poiché il percorso compiuto dal raggio è talora più lungo del 22%, l’intensità dell’esposizione della pellicola si abbatte ai margini, in parte diminuendo sensibilmente. Da alcuni anni sono venuti perciò in uso apparecchi radiografici a bassa intensità appositamente modificati. A esempio, l’aria che disturba è sostituita da un cilindro pieno di elio, con cui, a causa della diversa densità, e dunque della diversa resistenza all’irraggiamento, la differenza diviene trascurabile. (V. Anche filigrana). Bibliografia: tschudin 2012.

 

Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151

Sito web da visitare: http://www.cricd.it/

Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.

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