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Significato dei termini utilizzati nei libri
Signacula il termine latino signare (marchiare, contrassegnare), indica un’ampia gamma di strumenti di materiale vario (ceramica, legno, metallo) impiegati per contrassegnare, con l’indicazione relativa al proprietario o al produttore o al venditore, merci e prodotti di ogni genere, nonché animali e uomini. I più conosciuti sono quelli definiti signacula aenea oppure ex aere nel corpus e nella letteratura specialistica: sono utilizzati per imprimere a freddo un nome o una frase su materiali molli o semiduri, argilla, pani di cera, di calce o di colore, nonché sui prodotti alimentari, tra cui sicuramente, il pane, come ricorda plinio (nat. Xxxiii, 26) e come è forse confermato da una pagnotta rinvenuta a ercolano e recante il marchio, di cui è stato ritrovato il timbro metallico nell’antiquarium capitolino di roma. Fabbricati a fusione in matrice, hanno la forma di una piccola targa rettangolare, o, più raramente, circolare, oppure conformata a delfino, a planta pedis, a foglia, a croce o a cuore. Sulla targa è saldato un anello digitale, con castone piano, su cui compaiono elementi ornamentali o simbolici, oppure le iniziali degli elementi onomastici del proprietario o ancora il nome di uno schiavo o di un liberto. L’iscrizione presenta lettere rilevate retrograde, più raramente incavate, spesso unite in nesso e separate da segni d’interpunzione, rilevati anch’essi, di forma triangolare, oppure a forma di edera, di caduceo, di palma, di croce. Più rari i signacula impiegati per marchiare a caldo oggetti in legno come le botti, le pelli, i generi alimentari, gli animali e gli uomini. Sono per lo più in ferro, presentano un manico abbastanza lungo, che inserito in una impugnatura di legno ne consentiva un impiego sicuro, innestato in un cartiglio rettangolare dove compaiono elementi onomastici completi oppure limitati alle sole iniziali, oppure in ambito militare, il nome di un’unità o di un reparto. Un tipo particolare di signacula è rappresentato dai sigilli per collirio, comunemente chiamati sigilli da oculista, con una definizione non del tutto esatta, perché nessun elemento assicura che i personaggi ivi ricordati fossero dei medici e non piuttosto, i preparatori del medicamento. Normalmente sono due tavolette parallelepipedi di moderato spessore in steatite, scisto, ardesia e serpentino, un solo esemplare è noto in bronzo, che riportano su ognuno dei quattro lati un’iscrizione a lettere retrograde incavate, che era impressa sui bastoncini di collirio. (V. Anche sigillo). Bibliografia: buonopane 2009.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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