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Significato dei termini utilizzati nei libri
Stereotipia [fr. Stéréotypie, comp. Distereo-, dal gr. Stereós, «spaziale, tridimensionale», e tipia, dal lat. Typus, gr. Týpos, «impronta, carattere»]. In tipografia, operazione con la quale si ottiene la riproduzione in blocco fuso in lega di piombo, successivamente nichelato e cromato, o anche in materiale plastico, detta plastotipìa di forme composte con caratteri mobili o clichés al fine, sia di disporre di parecchie forme uguali per lunghe tirature, sia eventualmente, per ottenere forme curve originali per le rotative tipografiche, disimpegnando in ogni caso il materiale tipografico di composizione. È una lastra di materiale ottenuta per mezzo della fusione su impronte o matrici (modelli o flans) prese dalle pagine della composizione. Scopo della stereotipia è di evitare che usando sempre i caratteri per forti tirature di determinate composizioni, essi si debbano troppo logorare, o di evitare di rifare una composizione quando si supponga la ristampa di una data opera, o evitare di caricarsi di troppo carattere, e di aver la possibilità di moltiplicare una determinata composizione allo scopo di accelerarne la tiratura. In alcuni tipi di macchine, come a esempio nelle rotative cilindriche, la stereotipia si rende assolutamente indispensabile, non potendosi adoperare i tipi mobili. Per eseguire una stereotipia si opera come segue: un foglio di carta assorbente è abbondantemente inumidito e disteso sopra un piano, ponendovi sui due lati paralleli un piccolo regolo di composizione largo circa 2 cm. E dello spessore di circa 1,5 punti. Si stempera nell'acqua della scagliola di gesso, portandola alla consistenza voluta, e si versa questa pasta sul foglio di carta, in modo uniforme, togliendo poi con una stecca il gesso superfluo e uguagliando la superficie. Il foglio di carta così ricoperto di gesso si sovrappone alla composizione, in modo che il gesso venga a contatto con questa. Coperto il tutto con un foglio di carta assorbente, si passa sotto un apposito bilanciere. Occorre curare che la composizione sia ben chiusa e sia pure bene in piano: attorno a essa andranno posti dei margini di materiale tipografico quasi della medesima altezza dei caratteri, affinché la pressione del torchio non abbia a risultare eccessiva inoltre la forma va diligentemente pulita con petrolio o benzina e poi leggermente oliata. Tutto questo s'intende va fatto prima di applicarvi sopra la carta spalmata di gesso. Trascorso qualche minuto si ritira la composizione dal torchio, e si pone ad asciugare sopra un piano moderatamente scaldato, oppure all'aria libera, sempre con l'impronta sovrapposta, fino a che non sia avvenuta l'essiccazione completa. Si pone allora la composizione sopra una balestra, e battendo leggermente col martello al disotto di questa si distacca l'impronta dalla composizione. Cosparsa l'impronta con polvere di talco e postala nella forma, sovrapponendovi delle squadrette di ferro di qualche millimetro di spessore per dare lo spessore voluto alla lastra che risulterà dalla fusione, si cola la lega fusa alla temperatura di circa 280° nel vano della forma, avendo cura, prima d'immettere l'impronta, di riscaldarla versandovi ripetutamente del materiale liquido. La colatura del metallo nella forma si fa con una speciale cucchiaia, che deve potere contenere la quantità di metallo fuso sufficiente a riempire il vano della forma. Il metallo va versato rapidamente, e quando si è indurito si apre la forma e si capovolge la lastra fusa per staccarne l'impronta. Allora la si pialla, si pulisce col bulino dalle eventuali asperità e si monta. Così preparata, è pronta per l’uso. Altro sistema di stereotipia è quello alla carta. In luogo del gesso si adopera una mescolanza di pasta ben cotta e di bianco di spagna, stendendola con una pennellessa in leggero strato su di un foglio di carta assorbente e sovrapponendovi un foglio di carta velina, poi un altro strato di pasta e un altro foglio della stessa carta, e così via fino a raggiungere 4 o 5 strati. Il foglio così formato viene sovrapposto alla composizione e sottoposto alla pressione di un bilanciere o battuto a mano con uno spazzolone piuttosto duro. Poi, dopo aver cosparso tutto il resto dell'impronta con pasta, lo si ricopre con un sottile foglio di carta collata e lo si lascia asciugare sotto il bilanciere, avendo cura di sovrapporre all'impronta parecchi fogli di carta assorbente e un feltro, e di lasciarla sotto pressione da 5 a 20 minuti. Per ottenere l'impronta si può anche ricorrere a speciali cartoni matrici per stereotipia che vengono prodotti anche in italia. Per le macchine rotative cilindriche occorrono in luogo delle composizioni con tipi mobili, delle stereotipie curve, che vengono fuse in forme speciali, dovendo esattamente adattarsi sui cilindri della macchina. L'impronta è necessario prenderla col metodo alla carta, dovendo adattarsi alla curvatura della forma. Le operazioni di fusione e di finitura sono pressoché uguali a quelle per le stereotipie piane, solo che si deve ricorrere a appositi congegni meccanici. Le stesse finalità della stereotipia sono raggiunte con la galvanotipia, con la differenza che le lastre si ottengono dall'impronta non per via meccanica, come nella stereotipia, ma per via elettrolitica. Si hanno con tale sistema parecchi vantaggi. Prima di tutto, il nessun deterioramento della composizione, la maggiore durata della lastra, in quanto questa anzi che di lega è generalmente di rame, depositato per via galvanica in secondo luogo la fedelissima e accuratissima riproduzione, necessaria specie per le incisioni. (V. Anche poliamatipia).
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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