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Significato dei termini utilizzati nei libri
Tono [tono, dal lat. Tonus, gr. Tónos, propr. «Tensione»]. 1. Nella terminologia musicale, indica l’intervallo della scala (seconda maggiore), costituente la distanza più grande intercorrente fra due gradi congiunti di essa (per esempio, do-re, re-mi). La distanza più breve, contenuta per esempio nel grado congiunto mi-fa, prende il nome di semitono. Nel sistema musicale tonale, le scale diatoniche comprendono una successione di cinque toni e due semitoni, diversamente distribuiti a seconda che la scala sia maggiore o minore. 2. Nome dato, nel sistema medievale, alle forme melodiche sulle quali si cantavano, per norma rituale, le varie parti dell’ufficio. 3. Nella pittura, indica l'intensità di un colore all’interno della propria scala cromatica. Si dice pittura tonale - in contrapposizione alla pittura cromatica che si fonda su zone di colore nettamente distinte le une dalle altre e delimitate da rigidi contorni - quella pittura fondata su accordi anziché su contrasti coloristici, che tende ad armonizzare i vari toni a seconda del loro valore luminoso (valore tonale) per ottenere una morbida fusione delle forme con l’atmosfera. Come esempio canonico di pittura tonale si suole indicare quella di giorgione e in genere quella veneta del cinquecento, ma in realtà ne esistono vari esempi anche in secoli precedenti. I toni caldi sono vicini al rosso e i toni freddi all’azzurro. 4. Nella fotografia, indica il livello di saturazione di un colore o della scala dei grigi. In particolare è definita immagine a toni alti, quella costituita da bianchi e grigi molto chiari o da sfumature di colore poco sature immagine a toni bassi, quella costituita da neri e grigi scuri o da colori densi separazione dei toni, tecnica che consente di ottenere da una singola immagine più immagini, ciascuna delle quali riporta toni di uguale densità: sovrapponendo due o più di tali immagini, si possono ottenere particolari effetti grafici. 5. In lessico tipografico è detto talora tono, il grado di maggiore o minore chiarezza dei caratteri che essi acquistano in relazione allo spessore delle aste che ne costituiscono l’occhio, per cui si parla di caratteri di tono chiaro, chiarissimo, neretto o grassetto, nero, nerissimo, e anche di tono positivo o negativo, secondo che essi appaiano scuri su fondo chiaro o viceversa.
Fonte: http://www.cricd.it/pages.php?idpagina=13&idContenuto=6151
Sito web da visitare: http://www.cricd.it/
Autore del testo: Carlo Pastena C.R.I.C.D.
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