Tossicodipendenze

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Tossicodipendenze

 

Tossicodipendenze: stili di consumo e nuove dipendenze (addiction).
                    
A cura dell’associazione “a braccia aperte” 

 

Contributi di:
Felice Leonardo Ziparo, Rosanna Lanatà, Rocco Sestito, Stefano Ziparo, Benito Serratore, Maria Lanzellotti, Alessandro Stranieri.


 

1. EVOLUZIONE DEL FENOMENO DELLA TOSSICODIPENDENZA

1.1 LETTURA DEL FENOMENO DAGLI ANNI 50 AL  2000
Negli anni 50 il consumo di droghe illegali riguardava una cerchia ristretta di popolazione che, nella maggior parte dei casi, appartenevano ad un ceto sociale di alto livello.
Il fenomeno della tossicodipendenza non era molto diffuso e soprattutto l’uso di sostanze illecite non riguardava necessariamente persone di giovane età.
In questi anni l’uso o l’abuso di sostanze illegali non costituiva un problema sociale da risolvere con emergenza, ma semplicemente il tossicodipendente era visto come un trasgressore dei valori morali dominanti in quell’epoca e di conseguenza veniva emarginato dal resto della popolazione.”
Negli anni 60 si verificò una svolta soprattutto riguardo alle abitudini di consumo ossia cambia l’età, la tipologia di assunzione e aumenta il numero dei consumatori.
Le droghe più diffuse erano l’hashish e la marijuana.
”Il principio attivo di questi cannabinoidi sul cervello è chiamato THC ossia tetraidrocannabinolo che può variare da sostanza a sostanza in maniera rilevante, a seconda dei luoghi di coltivazione.
I cannabinoidi vengono principalmente fumati e il gergo giovanile li definisce “spinelli”, ma si possono anche ingerire sotto forma di infuso. Con lo spinello si cerca l'aumento delle percezioni interne ed esterne e una maggiore socializzazione con gli altri; il rituale di assunzione in gruppo prevede, infatti, che lo stesso spinello passi da una mano all'altra.
La cannabis produce  un’intensificazione della percezione che si vive in certe situazioni, ad esempio sensazioni di  maggiore solidarietà ed empatia nel caso in cui ci si trovi bene in un gruppo oppure paranoia e frustrazione se lo stare in gruppo non è gradevole.
Gli effetti di questa sostanza variano da persona a persona e a seconda del contesto in cui si realizza l'assunzione.”
“Gli anni tra il  1965 e il 1970 rappresentano un periodo di grande cambiamento chiamato “era degli psicofarmaci”, in cui si assiste al passaggio dall’uso d’elite di droga cioè ristretto ad una cerchia di persone all’utilizzo giovanile di massa.”
Negli stessi anni, prima negli Stati Uniti poi in tutta Europa, le sostanze più diffuse erano quelle “psichedeliche” o dilatatori della coscienza, soprattutto derivati della cannabis, mescalina, LSD. I consumatori appartenevano alla controcultura hippy e post hippy e a partire dalla fine degli anni 80 ha prevalso un uso indifferenziato di droghe al di fuori di un contesto “ideologico” ben definito.
Mentre una trentina di anni fa le motivazioni della sperimentazione di certe droghe erano soprattutto esistenziali e di ricerca, in questi ultimi vent’anni le ragioni che hanno prevalso sono semplicemente edonistiche e spesso autodistruttive.
Cambia non solo la tipologia del consumatore di droghe, ma anche il tipo di droghe consumate, la modalità di assunzione e il setting in cui vengono assunte.
Negli anni 70 i farmaci, soprattutto amfetamine, analgesici e ipnotici vengono utilizzati in modo abbondante da una larga cerchia di popolazione e nello stesso periodo, a causa della debolezza delle politiche, le industrie farmaceutiche non ne sospendono la produzione, nemmeno di fronte alle prime intossicazioni.
“Per la prima volta, a partire dalla metà degli anni 70, la stampa comincia ad allarmare la società riguardo la diffusione della droga e l’aumento del numero di consumatori, attuando campagne di informazione dirette ai cittadini riguardo gli effetti negativi derivati dall’uso di queste sostanze.
Si diffonde l’idea che anche le droghe leggere, oltre a quelle pesanti, sono da considerarsi pericolose e dannose per il consumatore e precondizione dell’uso di quelle pesanti.”
Sempre in questi anni arriva in Italia l’eroina e la prima morte per overdose risale al 1973.
“L'eroina è una sostanza semisintetica ottenuta dall'alcaloide morfina per reazione con l'anidride acetica.
La dipendenza da questa sostanza è identica a quella da morfina, ma si instaura più velocemente e con quantitativi di sostanza più bassi. Anche le dosi letali sono più basse, per cui il rischio di overdose è maggiore. L'eroina è un derivato della morfina ed ha gli stessi effetti. Elaborata originariamente per curare le crisi d'astinenza della morfina, ha un effetto sedativo.
L'eroina, tra le droghe di strada, è la più mortale. L'intossicazione fisica sopraggiunge dopo pochi mesi, se l'approccio è saltuario.
La dose letale è di circa 100 mg endovena nei soggetti non assuefatti; una dose per consumo voluttuario ne contiene da 3 a 10 mg. Nei tossicodipendenti si sviluppa sia tolleranza che dipendenza, per cui aumentano sia la dose letale che quella necessaria per ottenere l'effetto cercato: molti dipendenti da eroina ne assumono dai 2,5 ai 3 grammi al giorno.
A differenza della morfina, quando iniettata endovena, l'eroina provoca un caratteristico flash euforico della durata di circa 30-60 secondi. L'eroina può essere inoltre fumata o sniffata.
Alcuni consumatori definiscono il flash euforico da somministrazione endovenosa simile a una serie multipla di orgasmi disseminati in tutto il corpo.
Il cocktail di eroina e cocaina o anfetamine sia endovena che fumate o sniffate, viene comunemente chiamato "speedball".
Una persona che ha assunto un oppiato quale l'eroina o la morfina avrà le pupille contratte, dalle dimensioni di un punto minuscolo tracciato con una penna.
Per effetto del prurito causato dall'oppiato, la si vedrà grattarsi spesso e leggermente. Se l'oppiato è stato fiutato, le narici potranno apparire rosse ed escoriate; se è stato iniettato noterete dei segni di ago nelle braccia, dietro le ginocchia o nelle caviglie. Alcuni eroinomani si iniettano la sostanza sotto la lingua o direttamente nelle ferite aperte dove è più difficile individuare il segno.”
Verso la fine degli anni 70 si forma il primo nucleo di eroinomani e il più delle volte sono gli stessi consumatori a spacciare la sostanza.
Nei primi anni 80 si assiste ad un ulteriore cambiamento ovvero l’immissione nel mercato di una nuova droga chiamata cocaina, una sostanza che non prevede l’uso della siringa.
“La cocaina è uno stupefacente che agisce sul sistema nervoso, bloccando il recupero di dopamina nel terminale presinaptico, una volta che questa è stata rilasciata dal terminale del neurone, nella fessura sinaptica. È un alcaloide che si ottiene dalle foglie della coca, pianta originaria del Sud America, principalmente del Perù e della Bolivia.”
“Nella seconda metà degli anni 80 si assise ad una massiccia diffusione dell’ HIV e la maggioranza delle persone ne ha sentito parlare per la prima volta tra il 1983 e il 1987, in particolare il 1985 è stato l’anno in cui si è diffusa l’informazione pubblica, soprattutto tramite mezzi di comunicazione di massa e amici tossicodipendenti.
Di fronte a tale diffusione i servizi per le tossicodipendenze si sono attrezzati maggiormente nell’attività di prevenzione educativa e informativa rispetto ai comportamenti a rischio d’infezione del virus.”
In altri termini, i servizi ripropongono di aumentare l’attività dello scambio d’informazioni, diversificando gli strumenti di comunicazione, mentre dal punto di vista del trattamento di questa cerchia allargata di persone tossicodipendenti affette da HIV, gli interventi non saranno più esclusivamente di stampo psicologico, bensì dovranno includere un trattamento a livello sanitario del soggetto e ciò implica da parte dell’operatore una conoscenza approfondita in materia.
Oltre a questi cambiamenti riguardo la consapevolezza della malattia e il trattamento di essa, è avvenuta una trasformazione anche nel mercato delle sostanze che, di fronte alla diffusione della malattia in conseguenza al consumo di sostanze utilizzate per via endovena, risponde con una produzione e diffusione di sostanze diverse.
Queste nuove droghe  comportano la creazione di nuovi target di consumatori, tra loro differenti, che non hanno eliminato il consumo di eroina, considerata la droga prevalente degli anni 80, ma la utilizzano insieme ad altre sostanze.
“L'ecstasy è stata, e forse continua ad essere, la droga degli anni Novanta. Questa sostanza nasce come pillola del divertimento, non dà dipendenza fisica, non provoca l’astinenza e sembra l’anti eroina.”
“È una droga sintetica che fa sentire attivi, euforici e favorisce il contatto umano. I nomi delle pasticche di ecstasy rimandano ad un universo simbolico che è quello dei cartoni animati.
La nuova droga soppianta l'eroina ed è sintomatica del cambiamento sociale degli anni 90. I ragazzi che oggi hanno vent'anni, hanno paura di bucarsi una parte del proprio corpo con una siringa e sono consapevoli che l'eroina riduce e consuma il corpo, fa perdere i denti, invecchia chi ne fa uso ed è una droga a tutti gli effetti.
L'eroina non soddisfa più l'universo simbolico; i valori della società post-contemporanea e le tendenze simboliche della società attuale sono l’ iperattività, cura dell'aspetto fisico, successo, entusiasmo, apparenza.
Se chi prendeva l'eroina voleva contrapporsi alla società in un atteggiamento di sfida, chi prende ecstasy vuole all'opposto integrarsi con gli altri, comunicare, far parte a tutti gli effetti di un gruppo.
L'ecstasy è una droga che apparentemente non fa sentire drogati chi la usa, anche se in realtà è esattamente il contrario. Viene consumata preferibilmente nelle discoteche o nei “rave parties” sia legali che illegali, ascoltando musica techno a volumi esagerati. Il mercato illegale della droga ha costruito questa droga in laboratorio. L'ecstasy è sintetica al 100%, progettata a tavolino dai 'drugs designers' e modifica i neurotrasmettitori, che nel nostro cervello favoriscono il trasporto di messaggi da neurone e neurone.
Il risultato è che nei casi di uso continuativo (6-10 pasticche al weekend, 50 in tutto l'anno) l'ecstasy può portare ad un danneggiamento cerebrale permanente.”
“Secondo i risultati dell’OEDT ( Osservatorio europeo delle tossicodipendenze) oltre il 60% delle persone intervistate in alcuni locali in Italia, Francia e Regno Unito dichiara di aver provato cocaina almeno in un’occasione, mentre oltre la metà dei clienti intervistati in Repubblica Cieca, Francia, Ungheria, Paesi Bassi e Regno Unito afferma di aver provato ecstasy, considerata la sostanza stupefacente più diffusa nei locali rispetto alle altre anfetamine.”
Negli anni 90 si parlava di lotta alla droga. La gente capiva che c'era un nemico da affrontare. La mobilitazione era collettiva: si scendeva in piazza manifestando per un maggiore impegno da parte delle Istituzioni.
“Oggi le cose sono cambiate. Paesi che, per ragioni climatiche, non erano nella condizione di produrre, oggi lo possono fare perché le droghe sintetiche fanno diretta concorrenza a quelle che necessitano di coltivazioni.
La "new economy" della droga si è adeguata ai nuovi mercati. La distribuzione è sempre più attenta al cliente ed è più capillare.
Lo spaccio trova nuove dimensioni. Nel 2000 tutto peggiora in questo campo perché il fenomeno è più invisibile.
A chi consuma eroina offrono le siringhe disinfettate, la cocaina costa sempre meno ed è facilmente reperibile. Di fronte all’ondata dei cocainomani e dei poliabusatori il sistema d’intervento deve essere riorganizzato.”

 

1.2 IL MUTAMENTO DELLA FIGURA DEL TOSSICOMANE
“I tossicodipendenti della prima generazione avevano pagato caro per la loro scelta, in quanto la loro emarginazione li aveva portati a vivere fuori casa e il più delle volte per strada,  in condizioni pessime.”
“La droga preferita e più diffusa era l’eroina e queste persone amavano parlare, esprimersi anche se le loro idee erano opposte a quelle del resto della società, si riunivano e s’identificavano in piccoli gruppi.
Per differenziarsi dalla gente normale e per avere un simbolo che li contraddistinguesse, spesso, si tatuavano un simbolo su una parte del corpo.
Oggi assistiamo ad una nuovo stereotipo del tossicomane che vede il consumatore come una figura che assume svariate sostanze, così definito poliassuntore e ciò consente di non vivere più ai margini della società, ma al suo interno senza difficoltà.
Oltre alle varie tipologie di consumatore possiamo fare una distinzione netta tra i poliassuntori: l’eroinomane che in mancanza della sostanza da cui è dipendente ne assume altre e il giovane sperimentatore che si trova in una fase di curiosità.”
“Il tossicodipendente degli anni 60, considerato come un malato mentale, era isolato nel carcere senza essere soggetto a nessun tipo di trattamento.
Negli anni 70 questa concezione si è trasformata, in quanto l’uso di droga non riguardava più una cerchia ristretta di soli adulti ma anche di giovani , diventando così fenomeno di massa.”
“L’uso di droga negli anni 60 è stato un fenomeno di ribellione culturale, simbolo di una serie di bisogni emergenti e i tossicodipendenti erano repressi, attraverso l’emarginazione.”
“Il consumatore odierno non è disposto a sconvolgimenti esistenziali per procurarsi la droga, in quanto è diventata di largo consumo e di conseguenza si evitano azioni criminali per procurarsela.
Inoltre ha un comportamento accettabile ed è in grado di convivere con la propria dipendenza senza trasgredire alle regole sociali, quindi può vivere nella struttura sociale, nella famiglia, senza perdere il proprio posto di lavoro.
Contemporaneamente la famiglia si presenta più tollerabile rispetto alla tossicodipendenza del figlio e solo quando il problema è evidente si rivolge a servizi d’aiuto.
Un ulteriore differenza rispetto agli anni 70 è la presenza del “drogato del week-end” e dell’uso di sostanze non più in gruppo in cui identificarsi, ma anche da soli.
Spesso i consumatori odierni cercano di nascondere la propria dipendenza continuando a stare nel gruppo d’amici, in famiglia, nell’ambiente di lavoro e continuano gli studi.
Oggi il tossicomane presenta più attenzione per la propria salute, tanto che effettua periodici controlli per verificare la condizione epatica e di conseguenza la diffusione dell’ HIV è meno presente.
É ampiamente diffusa la concezione che considera la tossicodipendenza come una malattia e di conseguenza si considera il tossicomane come una vittima della propria predisposizione personale o di condizioni esterne e viene meno colpevolizzato.”

 

1.3 LE DIVERSE POLITICHE DEI SERVIZI DEGLI ANNI 90
“Negli ultimi decenni il welfare state e il lavoro sociale, ovvero il benessere e i servizi sociali vengono considerati delle merci e posti sul mercato in modo poco controllato.
Questo processo globale di mercificazione è anche il risultato di due orientamenti, chiamati lib-lab, un compromesso fra mercato e Stato, ossia fra liberalismo e socialismo.
Ciò che accomuna le due politiche è una visione di tipo utilitaristico della vita sociale tra chi vuole mitigare il liberismo di mercato con maggiore intervento statale e chi vuole mitigare l’interventismo statale con un po’ più di libertà del mercato.
La maggior parte dei governi ha adottato il modello lib-lab, oscillando da un polo all’altro, spesso cambiandoli in vari modi. Oggi il compromesso tra mercato e Stato non è più in grado di risolvere i problemi crescenti dei regimi di welfare ereditati dal novecento. L’assetto lib-lab non offre più soluzioni soddisfacenti di fronte alle nuove esigenze di qualità sociale nei servizi di welfare; non ci potrà essere de-mercificazione del welfare finché i sistemi di governo non usciranno decisamente dal modello lib-lab.
L’assetto lib-lab, infatti, utilizza due forme di riflessività: quella autonoma che è tipica del mercato e quella comunicativa di tipo dipendente che è tipica dello stato.
La modernizzazione, per rispondere alle nuove esigenze e per una de-mercificazione del welfare necessita di riflessività, infatti si parla di welfare riflessivo e  il problema cruciale del lib-lab è la mancanza di meta-riflessività.
È necessario ricorrere ad una forma di trascendenza per attivare quella meta-riflessività, la quale può far si che gli attori realizzino qualcosa in grado di andare oltre il compromesso lib-lab. Significa puntare sull’emergenza di un bene relazionale e in questo si nota la trascendenza del welfare. Solo così le politiche sociali possono attingere a quella riflessività relazionale che è necessaria per attivare un progetto di de-mercificazione del welfare. La novità consiste nell’esigenza di rendere riflessive le relazioni sociali, oltre che gli individui in sé  stessi, perché sono le relazioni a fare la qualità sociale del welfare.”
La legislazione europea nel campo delle sostanze stupefacenti presenta un vero e proprio Melting Pot. Ogni paese dell’Europa ha seguito la propria strada sia a livello legislativo sia a quello della gestione quotidiana del fenomeno della tossicodipendenza.

 

La situazione italiana
Per quanto concerne la situazione italiana, non si sono ancora visti dei risultati soddisfacenti in materia di droga.
Le politiche sulla droga vengono rappresentate con un unico nominativo: il proibizionismo.
Questo movimento politico non ha impedito né l’enorme crescita dei consumatori né gli enormi guadagni delle mafie, bensì ha prodotto problematiche riguardo al traffico di stupefacenti e alla criminalità che, ora, sono oggetti di studio per affrontare ed esaminare il complesso mondo della tossicodipendenza.
É il proibizionismo che rende cari i prezzi delle droghe e porta di conseguenza i tossicomani verso la criminalità e al progressivo allontanamento dai luoghi di cura.
I prezzi alti e la criminalità anche a livello internazionale non fanno altro che arricchire i trafficanti.
É ribadito un fermo NO ad ogni possibilità di legalizzazione o liberalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti e droghe leggere, proponendo così la libera scelta di smettere di drogarsi e di reinserirsi nella società.
Per quanto riguarda le risposte concrete a questa tipologia di problema è interessante notare che negli ultimi anni è avvenuta una crescita delle comunità terapeutiche, dove gli operatori lavorano soprattutto per favorire un reinserimento nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, nella società, in quanto si è registrato che l’utilizzo di sostanze illegali s’insinua nei normali stili di vita quotidiana. Sta cambiando l’approccio alle sostanze da parte dei consumatori, lo stile di consumo e lo stesso tossicodipendente che non è più il duro degli anni 70 legato al contesto culturale.
In conseguenza a ciò devono cambiare le risposte d’intervento, ovvero devono adeguarsi alle nuove esigenze.

è stata la seconda sostanza d’uso/abuso tra gli utenti dei SerT dell’Emilia-Romagna e in Italia in generale, nel 2002, vi è stata un inversione di tendenza: per la prima volta la cocaina è divenuta la seconda sostanza d’abuso dopo l’eroina. Tutti i SerT hanno registrato nel 2004 un aumento della quota dei cocainomani in carico; ma il fenomeno si è concentrato maggiormente in alcune aree territoriali rispetto ad altre, in particolare troviamo Forlì (17,44%), Rimini(15.15%), Ravenna (14.14%) e Cesena (13.97%). Sulle motivazioni di tali valori in questa area geografica possiamo

1.4 LA TOSSICODIPENDENZA OGGI
Oggi si assiste alla presenza di vari stili di consumo di sostanze e all’uso o abuso di nuove droghe. Nonostante ciò il mercato, rispetto al passato, oltre ad offrire un’ampia gamma di sostanze di vario tipo, propone droghe più sicure con principio attivo controllato e minore rischio di overdose.
L’Europa rischia di non riuscire a raggiungere l’obiettivo di ridurre le morti legate al consumo di droghe.
“Ogni anno, infatti, si registrano tra i 7.000 e gli 8.000 decessi per overdose, associati perlopiù all’assunzione di oppiacei, e i dati più recenti non mostrano segni di una tendenza al ribasso.
A rivelarlo è la relazione del 2007 da parte dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze. Secondo l’Oedt l’overdose rappresenta una delle principali cause di decesso che si può prevenire tra i giovani europei; eppure, gli ultimi dati, mostrano che i livelli di decesso hanno raggiunto valori storicamente alti e non sono più in diminuzione.
É in aumento il numero di persone che fanno uso di cocaina: dallo scorso anno, quando sono stati registrati 3,5 milioni di consumatori, si è arrivati a 4,5 milioni nel 2007.
A confermare la crescita dei consumi di cocaina, ci sono poi degli altri numeri: in Europa, tra il 2000 e il 2005, sono aumentati sia il numero dei sequestri sia i quantitativi di sostanza intercettati. Si calcola che nel 2005 siano stati effettuati 70 000 sequestri di cocaina, per un quantitativo record di 107 tonnellate. Il principale punto di ingresso della cocaina in Europa rimane la penisola iberica. Alla Spagna si deve circa la metà del totale dei sequestri e il maggior volume di sostanza intercettato.
Le forme di dipendenza sono progressive e protratte nel tempo ed in questo modo non suscitano grande allarme sociale. Il consumo può produrre effetti indiretti e pesanti a medio e lungo termine come per esempio la cronicizzazione e conseguenti problemi come il disturbo mentale.

“Le stime presentate di seguito si riferiscono alla popolazione
adulta tra i 15 e i 64 anni e si basano sui più recenti dati disponibili.

  • Cannabis:

Prevalenza una tantum: almeno 71 milioni (il 22% dei cittadini europei adulti).
Consumo nell’ultimo anno: circa 23 milioni di europei adulti o un terzo dei consumatori una tantum.
Consumo nell’ultimo mese: più di 12 milioni di europei.

  • Cocaina:

Prevalenza una tantum: almeno 12 milioni (il 3,6% dei cittadini europei adulti).
Consumo nell’ultimo anno: 4 milioni di europei adulti un terzo dei consumatori una tantum.
Consumo nell’ultimo mese: circa 2 milioni.

  • Ecstasy:

Prevalenza una tantum: circa 9,5 milioni (il 2,8% dei cittadini europei adulti).
Consumo nell’ultimo anno: più di 2,6 milioni o un terzo dei consumatori una tantum.
Consumo nell’ultimo mese: più di 1 milione.

  • Anfetamine:

Prevalenza una tantum: circa 11 milioni (il 3,3% dei cittadini europei adulti).
Consumo nell’ultimo anno: circa 2 milioni o un quinto dei consumatori una tantum.
Consumo nell’ultimo mese: meno di 1 milione.

  • Oppiacei:

Consumo problematico di oppiacei: tra uno e sei casi ogni 1 000 cittadini adulti.
Nel 2005-2006 i decessi indotti dagli stupefacenti sono stati responsabili del 3,5% del totale dei decessi dei cittadini europei della fascia di età 15-39 anni, con la presenza di oppiacei in circa il 70% dei casi. Principale sostanza usata da circa il 50% dei soggetti che chiedono di entrare in terapia per consumo di stupefacenti.
Più di 600 000 consumatori di oppiacei sono stati sottoposti, nel 2006, a trattamento con terapia sostitutiva.
La scena del consumo di sostanze è cambiata prevalentemente dagli anni ’90 con il passaggio a tossicodipendenti multiproblematici, poliassuntori e un decisivo calo di mortalità correlato all’uso di droghe. Negli ultimi cinque anni il prezzo degli stupefacenti al dettaglio in Europa è diminuito a livelli record, sino a toccare punte del 50% in meno nella maggior parte dei paesi. Nel complesso i prezzi in Europa sono scesi del 19% per la resina di cannabis, del 12% per le foglie di cannabis, del 22% per la cocaina e del sociale  e dal gruppo dei pari.
Sebbene non siano ancora disponibili i dati relativi ai prezzi degli stupefacenti sul lungo periodo, le informazioni esistenti suggeriscono una tendenza all’abbassamento dei prezzi nel corso dell’ultimo decennio: vi sono segni, per esempio, che in alcuni paesi ecstasy e cocaina sono oggi più economiche rispetto alla fine degli anni Ottanta o all’inizio degli anni Novanta.”
“L’uso di sostanze stupefacenti e alcol è ormai un fenomeno diffuso e trasversale rispetto al ceto, alla professione e al sesso. Il percorso tossicomanico mostra evidenti differenze di genere: gli uomini cominciano ad usare sostanze piuttosto precocemente e presentano una certa regolarità d’uso che consente loro anche lunghi anni di dipendenza, senza mostrare apparenti danni; le donne iniziano più tardi e sembrano essere più influenzate dal contesto e presentano in particolare disturbi depressivi e ansia. L’esame del legame fra abuso di sostanze e una patologia correlata è molto suggestivo, ma è reso possibile dal fatto che spesso le sostanze utilizzate sono molteplici e variano nel tempo.”

1.5 IL SIGNIFICATO DI DROGA

 “ Droga : agente dotato di effetti psichici piacevoli, desiderabili e talvolta perfino utili, ma associati a rischi di abuso, di tossicodipendenza di tolleranza e di altre conseguenze negative sul piano individuale e sociale “ .
“Si chiama droga ogni sostanza o farmaco inclusa in uno speciale elenco redatto dal Ministero della Sanità in aderenza alle Convenzioni Internazionali la cui detenzione , uso , o smercio è punibile con sanzioni di ordine penale cui conseguono sanzioni Etico-Sociale,  di costume, inerenti all’idea che della droga l’opinione pubblica s’è fatta .L’uso prolungato con dosi non terapeutiche produce intossicazione cronica,dipendenza fisica,dipendenza psichica,tolleranza,stato di bisogno,sindrome da astinenza”.

Va precisato che il termine “ droga “ ha anche altri significati, e negli ultimi due/tre anni ha subito molte variazioni . In farmacognosia ,la scienza che si occupa del riconoscimento e degli effetti biologici delle sostanze di origine naturale, esso designa “ prodotti complessi animali e vegetali, usati quali farmaci in quanto dotati di una particolare attività biologica “ (Fassina, 1965 ) .
Nel linguaggio comune è invece sinonimo di spezie, cioè di sostanza aromatica d’uso alimentare per condire cibi e bevande e conferire a loro un sapore gradevole: il pepe , la cannella, la vaniglia, la noce moscata , la salvia , i chiodi di garofano, lo zafferano, tutte “droghe” ad azione eupeptica, cioè stimolanti l’appetito e quindi i processi digestivi, e stimolanti in senso generale del sistema nervoso celebrale. Una volta era anche nota quella particolare figura, quel tipico personaggio, tra il commerciante al minuto e il sotto-professionista conosciuto con il nome “speziale”, più tardi droghiere, infine farmacista .Successivamente o quasi contemporaneamente al significato droghe come spezie, e fino a venti-trenta anni or sono, per droghe con riferimento ad alcune sostanze stupefacenti si intendevano generalmente l’oppio e i suoi derivati, come la morfina e l’eroina, e la cocaina estratta dalle foglie di coca .
Oggi, invece, la parola “droga”, nel accezione corrente, è termine carico di funesti presagi, che fa scattare specialmente i genitori e le autorità costituite anche se intorno ad essa si è instaurato, come vogliono alcuni, un processo di mitizzazione, cioè di esagerazione e di fama non corrispondente alla realtà delle cose .
Oggi l’oppio, la morfina, l’eroina, la cocaina, vanno cadendo in disuso, o meglio sono stupefacenti per adulti o per coloro che hanno percorso tutte le tappe delle intossicazioni, dall’uso di droghe leggere a quello delle pesanti; mentre gli allucinogeni e le anfetamine diventano di uso abituale tra i giovani .

1.6 LE DROGHE: UNA DIFFICILE CLASSIFICAZIONE
Classificare le droghe è difficile. E’ difficile per i profani,non per i farmacologi, i quali tuttavia utilizzano criteri diversi per presentarle. O si parte da una classificazione di tipo botanico dei prodotti che costituiscono le materie prime delle droghe, o si parte da una classificazione secondo gli effetti che producono. Il primo quadro è come una messa a punto “a freddo”, può essere interessante, ma non è vivo; il secondo quadro è più vicino alla realtà, dato che le droghe si usano e si condannano per i loro effetti. Siamo  stati travolti da un’ondata del fenomeno, quando non eravamo ancora ben preparati rispetto al discorso droga anche sul piano scientifico, e nella fretta di alzare delle palizzate a difesa abbiamo magari fatto d’ogni erba un fascio, mettendo insieme sullo stesso piano le droghe più diverse, o segnando con un dito quelle che in realtà oggi non costituiscono forse più un problema . Perché c’è  da tenere conto anche di questo: l’universo sociale è cambiato. I trattati sulle droghe di dieci,venti e cinquant’anni fa sono semplicemente da mettersi in archivio, perché non risolvono la problematica di oggi. Droga e tossicomania(è uno stato di intossicazione periodica o cronica prodotto dalle ripetute assunzioni di una sostanza naturale o sintetica) non sono più termini inseparabili, come non è più il morfinomane la figura tipica del consumatore di droga. Sono cambiati i consumatori e i prodotti, anche se restano gli strascichi delle vecchie droghe e gli usi tradizionali di molti prodotti. Oggi insomma c’è una ridda di farmaci per la quale sarebbe necessaria una regolamentazione seria che purtroppo non esiste; numerosi surrogati hanno preso il posto della classica morfina, vi sono altri prodotti tossici ad azione analgesica che sono capaci di dare assuefazione, che vengono immessi senza ritegno sul mercato e offerti al pubblico anche senza prescrizione medica. Basti pensare ai sonniferi, a tutta la schiera dei tonificanti e degli stimolanti. Esiste anche una tossicomania da tranquillanti, infatti ci sono individui che non possono fare a meno delle tre compresse o capsule quotidiane. Occorre però precisare un importante aspetto, ovvero che c’è molta differenza tra la tossicomania e la dipendenza dal farmaco. Infatti la tossicomania non può essere troncata che con cure particolarissime, mentre la dipendenza dal farmaco può essere troncata solamente se l’azione medica e sociale riesce  ad inserirsi in questa fase. Il recupero è totale e la possibilità che poi si sviluppi una vera e propria tossicomania è piuttosto limitata. E’ anche importante, quando si parla delle classificazioni delle droghe, precisare che queste non possono essere effettuate al di fuori del contesto culturale di cui fanno parte le droghe stesse, perché il loro significato cambia a seconda del tipo di “cultura” e di “società”. Infatti ad esempio in America settentrionale i vari movimenti letterari, musicali, artistici, filosofici, si innestarono sull’uso di sostanze psichedeliche e si configurarono, per tale motivo, come modi di concepire la vita, come fatti sociologici e di costume. Nella società di tipo occidentale la droga è intesa invece come condizionamento, come limitatrice della libera espansione della coscienza, come restrizione, e quindi non è entrata nel modo di pensare, non è diventata una “cultura”. Nel 1972 l’OMS propose la seguente classificazione delle droghe :

  • ANALGESICI NARCOTICI, distinti in oppiacei, comprendenti i derivati naturali e sintetici della morfina(oppio,eroina,metadone,petidina) e oppiodi ,comprendenti tutti gli analgesici narcotici,inclusi quelli non morfinici ed endogeni.
  • COCAINICI, tipo coca e cocaina.
  • AMFETAMINICI, tipo amfetamina, destro- amfetamina.
  • PSICHEDELICI, tipo L.S.D.
  • DEPRIMENTI, del sistema nervoso centrale, tipo alcool etilico, barbiturici, tranquillanti minori.
  • CANNABIS SATIVA e relative preparazioni, tipo marijuana, hashish, ganja.
  • CATHA EDULIS  e relative preparazioni,tipo khat.
  • SOLVENTI VOLATILI tipo acetone, toluene.

E’ inoltre possibile considerare anche una diversa classificazione delle droghe,vista dalla parte di che le usa e le cerca,che le suddivide in tre grandi gruppi:

  • INEBRIANTI: ad azione prevalentemente stupefacente, deprimente, sedativa. Vi si possono includere le grandi droghe come l’oppio, la morfina, l’eroina, la cocaina, gli ipnotici, i tranquillanti, i barbiturici
  • STIMOLANTI: ad azione prevalentemente eccitante, tonica. Vi sono comprese le amfetamine.
  • ALLUCINOGENE: ad azione prevalentemente modificatrice dell’attività percettiva e alternatrice dell’attività psichica in genere. Vi sono comprese la marijuana, l’haschish, l’ L.S.D.

Quest’ultima classificazione, diversa da quella convenzionale, risulta essere importante al fine di porre l’attenzione sull’altro aspetto del problema, ovvero quello delle motivazioni psicologiche di che ricorre alla droga.

1.7 FARMACOLOGIA DELLE PRINCIPALI SOSTANZE D’ABUSO
Le sostanze d'abuso vengono raggruppate in cinque gruppi:
DEPRESSIVI
Oppio - morfina-eroina-metadone-alcool:

Oppiacei e oppioidi
In questa classe d’analgesici sono compresi i derivati del Papaver sonniferum (come l'oppio, la morfina, la codeina), derivati semisintetici come l'eroina (dietilmorfina), e prodotti di sintesi quali metadone, meperidina. Il meccanismo d'azione di queste sostanze è legato all'interazione con almeno 4 classi di recettori specifici (mu, kappa, delta e sigma), diffusi nel SNC e in altri organi bersaglio (tra cui il sistema immunitario) ciascuno dei quali sembra mediare un particolare tipo di effetti.  L'individuazione dei recettori degli oppiacei ha permesso la sintesi e l'utilizzo clinico di farmaci ad effetto agonista parziale e/o agonista-antagonista, quali la buprenorfina e la pentazocina e d’antagonisti puri quali il naloxone e il naltrexone.
Attualmente il più importante oppiaceo d'abuso è l'eroina, che può essere assunta sia per via inalatoria (sniffo) sia per via endovenosa.
I principali effetti degli oppiacei comprendono analgesia, euforia, sedazione, stato onirico, spasmo della muscolatura liscia. Alla depressione respiratoria che si verifica a dosi tossiche sono attribuibili la maggioranza dei decessi per overdose. Gli oppiacei interagiscono in maniera complessa con il sistema immunitario, verso il quale sembrano comportarsi da immunomodulatori con effetti potenzialmente immunodepressori. L'interferenza con il sistema endocrino può produrre temporanea impotenza nell'uomo, amenorrea nella donna e diminuzione della libido in entrambi i sessi. E’ importante tenere presente che tutti questi effetti sono reversibili e che alla maggior parte di essi si instaura tolleranza.
La sindrome d'astinenza da oppiacei si manifesta in persone dipendenti da eroina dopo 8-12 ore dall'ultima assunzione e in persone dipendenti da metadone dopo 24-48 ore. Può presentarsi con quadri di diversa gravità caratterizzati da ansia, irritabilità, craving (smania di assumere la sostanza), sonnolenza associata ad insonnia, midriasi, lacrimazione, rinorrea, sudorazione profusa, scialorrea, orripilazione, nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, artralgie. In soggetti predisposti possono verificarsi crisi comiziali e aritmie cardiache. La maggior parte dei sintomi della sindrome d'astinenza regrediscono nel giro di alcuni giorni, mentre insonnia ed alterazioni dell'umore possono persistere per settimane. La sindrome d'astinenza da oppiacei può essere scatenata in soggetti con dipendenza fisica anche dall'assunzione d’antagonisti, come naloxone e naltrexone, ed agonisti/antagonisti, quali buprenorfina o pentazocina.

 

Alcool
Le bevande contenenti alcool etilico rappresentano la droga più diffusa nel mondo occidentale. L'etanolo è un depressore del sistema nervoso centrale (SNC) che interagisce con le membrane neuronali sia aspecificamente, attraverso un processo di fluidificazione, sia selettivamente, interferendo con alcuni canali ionici associati a proteine-recettori. L'effetto finale complessivo dell'alcool sul SNC può essere descritto come una disinibizione dose dipendente dei meccanismi di controllo cerebrale. Gli effetti comportamentali dell'ebbrezza alcolica quindi dipendono parzialmente dalla personalità sottostante. A bassi dosaggi prevalgono in genere gli effetti euforizzanti, mentre con l'aumento dell'alcolemia si possono manifestare labilità emotiva, turbe della memoria e dell'attenzione, confusione mentale, agitazione e aggressività, sonnolenza, incoordinazione motoria e, per concentrazioni plasmatiche superiori a 300 mg/100 ml, depressione respiratoria e coma. L'alcolismo cronico può associarsi ad una serie di patologie neurologiche, psichiatriche, gastroenteriche, metaboliche, neoplastiche. La sindrome d'astinenza da alcol può essere estremamente grave. Il quadro più frequente è costituito da tremori, turbe neurovegetative (sudorazione, tachicardia), digestive, (nausea, vomito, diarrea), irritabilità e iperemotività. In casi più rari possono comparire allucinazioni ed epilessia fino al delirium tremens caratterizzato da agitazione psicomotoria, psicosi, sintomi neurologici, febbre, squilibri metabolici.

IPNOTICI
Gli ipnotici producono effetti sedativi sul sistema nervoso centrale.

Barbiturici e benzodiazepine
I barbiturici e le benzodiazepine appartengono al gruppo dei sedativi ipnotici cioè agenti che deprimono il SNC producendo, a dosi crescenti, sedazione, sonnolenza, sonno, perdita di coscienza, anestesia, coma, depressione respiratoria. I barbiturici sono utilizzati quasi esclusivamente come antiepilettici e in anestesia.  Il loro meccanismo d'azione è ricondotto all'interferenza facilitatoria con il recettore dell'acido gammaminobutirrico (GABA), un neurotrasmettitore di tipo inibitorio.
Le benzodiazepine sono attualmente i farmaci più prescritti come ansiolitici, ipnotici, anticonvulsionanti e miorilassanti. Il loro meccanismo d'azione dipende dall'interazione con almeno tre tipi di specifici recettori che modulano allostericamente i recettori GABAergici. Rispetto ad altri sedativi le benzodiazepine sono farmaci relativamente sicuri: i loro effetti depressori sul sistema respiratorio e cardiovascolare, infatti, sono solo parzialmente dose dipendenti. Anche dosi elevate perciò portano raramente al decesso a meno che non siano in causa effetti additivi di altre sostanze quali alcool e oppiacei. Poiché le benzodiazepine sono farmaci sintomatici e non eliminano eventuali disturbi cronici psichiatrici o neurologici sottesi, la loro sospensione può essere associata a una ripresa dalla sintomatologia di base (ansia, insonnia, crisi comiziali).
E' stata tuttavia descritta una sindrome "rebound", caratterizzata da ansia, insonnia, irritabilità, depressione che insorge anche per sospensione di dosi terapeutiche, dura alcuni giorni o alcune settimane ed è interamante dovuta all'effetto del farmaco e non a problemi psicologici preesistenti.
L'uso di sedativi-ipnotici in assenza di precisa diagnosi è molto frequente sia nella popolazione generale sia tra alcolisti e dipendenti da altre droghe come sostituto della sostanza d'abuso primaria o come terapia dei sintomi astinenziali. Le benzodiazepine tuttavia possono dare anche quadri di dipendenza primaria in genere associati a tolleranza farmacologica e grave sindrome d'astinenza. Gli effetti comportamentali dell'intossicazione cronica da sedativi sono molto simili a quelli dell'alcolismo: torpore, turbe della memoria e dell'attenzione, labilità emozionale, rallentamento e impaccio dell'eloquio, incoordinazione motoria. Aggressività e idee paranoidi sono frequenti.
La sindrome d'astinenza da sedativi può rappresentare un'emergenza medica: si manifesta da uno a dieci giorni dopo la sospensione del farmaco con ansia, insonnia, turbe neurovegetative, crisi comiziali, delirio, allucinazioni. L'astinenza da barbiturici può comportare anche ipertermia, collasso cardiocircolatorio ed esito fatale.

STIMOLANTI
Cocaina-amfetamine-ecstasy-nicotina: agiscono principalmente sull'attività cerebrale e su quella fisica, provocandone una stimolazione dell'attività.

Cocaina e Amfetamine
La cocaina è un estere dell'acido benzoico contenente una base azotata presente in natura nelle foglie delle piante di coca (Erithroxylon coca). La sua struttura chimica è analoga a quella di altri anestetici locali quali lidocaina e procaina. La forma più diffusa della sostanza è il sale cloridrato, che è assunto per via nasale o, più raramente, per via parenterale o per via orale.
La conversione alla base libera dà origine ad un prodotto ("crack"), che può essere fumato e che raggiunge quasi immediatamente il cervello inducendo effetti di particolare intensità.
Gli effetti farmacologici principali della cocaina sono quello anestetico locale, quello simpaticomimetico e quello stimolante del SNC. Ha inoltre effetti anoressizzanti, analgesici (n’è stato recentemente proposto l'uso per la terapia degli attacchi d’emicrania) e antifatica.
Il principale meccanismo d'azione sembra essere l'inibizione della ricaptazione delle amine simpaticomimetiche, in particolare della dopamina.
L'assunzione acuta di cocaina induce, con intensità e frequenza dipendenti dalla via di somministrazione e dalle condizioni psicofisiche del soggetto, senso di benessere, ipervigilanza, miglioramento delle abilità cognitive e motorie, insonnia, anoressia, aumento della libido, grandiosità, compromissione del giudizio, idee paranoidi. Gli effetti cardiovascolari consistono in tachicardia, ipertensione, vasocostrizione. Sono stati segnalati incidenti vascolari acuti quali infarto del miocardio ed emorragia cerebrale.
L'overdose da cocaina è caratterizzata da stato d’agitazione psicomotoria, delirio, allucinazioni, crisi convulsive, ipertensione, aritmie cardiache.
Con somministrazioni ravvicinate la tolleranza ad alcuni effetti acuti può svilupparsi rapidamente.
Dopo assunzione prolungata la sospensione della sostanza può dare luogo ad una sindrome d'astinenza caratterizzata da un quadro clinico complesso che si manifesta in prevalenza con gravi sintomi depressivi, sonnolenza, iperfagia.
La cocaina può dare origine a quadri molto gravi di dipendenza. L'abuso o la dipendenza da cocaina peggiorano la prognosi a lungo termine di tutte le patologie psichiatriche comprese le sindromi depressive. Il consumo cronico di cocaina è associato a maggior prevalenza di comportamenti aggressivi o antisociali e di sindromi psichiatriche maggiori. La cocaina interferisce negativamente con l'esito della gravidanza ed è considerata teratogena.
L'amfetamina, la metamfetamina e i loro derivati, classificate come amine ad attività simpaticomimetica, hanno effetti in gran parte sovrapponibili a quelli della cocaina. Sono state utilizzate inizialmente come broncodilatatori, anoressizzanti e antidepressivi ma attualmente non hanno alcuna indicazione clinica. Come la cocaina, sebbene attraverso un diverso meccanismo, agiscono sui sistemi dopaminergici e noradrenergici.

"Designer drugs"
Sono stati inizialmente indicati con questo termine composti sintetici chimicamente eterogenei, che non essendo ancora inclusi nelle tabelle delle sostanze d'abuso, potevano essere commercializzati senza rischi legali nonostante il potenziale tossicomanico. Il primo caso di questo genere è stato il fentanil ("China White") potente analgesico con proprietà simili a quelle dell'eroina.
Si indicano come "designer drugs" prevalentemente derivati amfetaminici.
Fra questi i più noti sono: la metamfetamina commercializzata nella sua forma cristallina ("ice"), la metilendiossiamfetamina (MDA) o "love drug" per l'umore "benevolo" che produce, le pastiglie thai e la metilendiossimetamfetamina (MDMA), nota come "ecstasy". Quest'ultimo composto ha avuto grande diffusione in Italia come droga socializzante e ricreativa. L'ecstasy è assunta per via orale sotto forma di compresse. Induce un aumento dell'attività fisica, un miglioramento dell'umore e della capacità d'interazione sociale, una diminuita percezione della fatica, della fame e della sete.
Tra gli effetti indesiderati sono stati riportati secchezza delle fauci, tachicardia, insonnia, termolabilità. Non sono segnalate dipendenza, assunzione compulsiva, tolleranza, sindrome d'astinenza. Sono state invece riportate reazioni acute anche mortali caratterizzate da ipertermia, turbe respiratorie e cardiovascolari, rabdomiolisi, coagulazione intravasale disseminata. Relativamente frequente è una grave disidratazione favorita dalla contemporanea assunzione d’alcolici come uniche bevande. In modelli animali inoltre la MDA si è dimostrata selettivamente neurotossica sui neuroni serotoninergici.

Speed
Lo speed contiene amfetamine e psicostimolanti sintetici dall'aspetto di una polvere bianca (a volte anche rosa o gialla), di cristalli o simile ad un gel. Il modo più diffuso dell'assunzione di speed è l'inalazione nasale con il rischio di trasmissione di malattie quali il virus dell'hiv e l'epatite in caso d’uso comune di cannucce per sniffare.  Lo speed si può anche mangiare (sotto forma di gel o polvere avvolti in una cartina per evitare danni alle gengive e ai denti); si può fumare o iniettare. L'iniezione è il metodo più rischioso d’assunzione di speed: aumenta in modo esponenziale il rischio d’overdose e di trasmissione d’aids.
Lo speed stimola l'attività fisica, la vigilanza, rende inappetenti e provoca una certa euforia, libera la dopamina nel cervello provocando la sensazione d’onnipotenza. In un secondo tempo può avere un effetto allucinogeno. Effetti collaterali sono stanchezza, apatia, depressione, nervosismo, aggressività, secchezza delle fauci, crisi psicotiche.
In casi d’assunzione intravenosa, sono stati riscontrati decessi provocati da problemi insorti al sistema cardio-circolatorio, emorragie cerebrali e ipertermie fulminanti. Inoltre, ad alti dosaggi, le anfetamine contenute nello speed possono causare psicosi e crisi paranoiche acute, anche in individui non aventi predisposizioni. In alcuni casi, consumatori di speed hanno sviluppato malattie psichiatriche incurabili. Alla lunga, l'assunzione di speed, porta a debilitare considerevolmente l'organismo fino al punto d'intaccare la salute fisica, determinando insonnia, ritmo cardiaco alterato, instabilità dell'umore, irritabilità ingiustificata e depressione. Un altro rischio legato all'assunzione di speed è la tolleranza. Un consumatore assiduo, per risentire gli stessi effetti della prima volta, può necessitare di una dose 20 volte maggiore rispetto a quella iniziale. Cosa che aumenta il rischio di abuso e dipendenza. Come per la cocaina, lo stato di spossatezza che lascia, porta il consumatore a riassumerne al più presto. L'assunzione di speed diventa particolarmente pericolosa nei casi in cui il consumatore soffre di problemi cardio-vascolari, ipertensione, epilessia, asma, problemi psicologici e depressioni.

Tabacco
La nicotina è un alcaloide estraibile dalle foglie della Nicotiana tabacum ed è il principale responsabile della dipendenza da tabacco. Recentemente è stata ipotizzata l'esistenza di un altro agente psicotropo contenuto nel tabacco che innalzerebbe i livelli di dopamina attraverso un effetto I.M.A.O. il cui ruolo nello sviluppo della dipendenza resta da chiarire. Nel fumo di tabacco sono stati inoltre identificati 4865 costituenti chimici alla cui azione sono attribuite gran parte delle complicanze del tabagismo. Il relativo rischio di morte per i fumatori rispetto a chi non fuma è di 1,7 e al tabacco sono attribuiti 35.000 decessi l’anno per neoplasie e 25.000 decessi per malattie cardiovascolari. Il fumo è inoltre il principale fattore di rischio noto per malattie respiratorie e per disfunzioni della sfera riproduttiva. Gli effetti farmacologici della nicotina si manifestano attraverso una complessa relazione dose/risposta sui sistemi nervoso, cardiovascolare, metabolico, endocrino, neuromuscolare. Gli effetti psicotropi consistono in aumento della vigilanza, miglioramento delle capacità di concentrazione, dei tempi di reazione, delle capacità di risolvere i problemi, riduzione dei sintomi depressivi e dell'irritabilità.  La somministrazione di nicotina ha effetto autorinforzante anche in non fumatori trattati per via orale, probabilmente mediato, come per le altre droghe, dall'attivazione del sistema dopaminergico mesolimbico. Agli effetti farmacologici della nicotina si sviluppano rapidamente tolleranza farmacodinamica. Il DSM-IV definisce per la dipendenza da nicotina gli stessi criteri diagnostici utilizzati per le altre droghe. La sindrome d'astinenza da nicotina è caratterizzata da: umore disforico, insonnia, irritabilità, ansia, irrequietezza, bradicardia, aumento dell'appetito e/o del peso.

PSICHEDELICI
L.S.D- canapa indiana- marijuana - inalanti: il significato etimologico delle termine psichedelici con significa " rivelatore della mente". L'effetto sull'organismo delle sostanze appartenenti a questo gruppo è caratterizzato dall'alterazione delle percezioni sensoriali.

Cannabinoidi
I cannabinoidi sono composti derivati dalla Cannabis sativa il cui principio attivo è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC). La Cannabis sativa è usata sotto forma di marijuana ( erba ) e hashish. La prima è costituita da foglie ed infiorescenze essiccate, mentre l'hashish è la resina ottenuta attraverso procedimenti diversi. Questi composti sono assunti per via respiratoria o, più raramente, per via orale.
Gli effetti psicotropi dei cannabinoidi possono variare in base a fattori ambientali e individuali. Consistono in euforia, analgesia, alterata percezione del tempo, depersonalizzazione. Ad alte dosi possono comparire allucinazioni, ansia, attacchi di panico e ideazione paranoide. Altri effetti comprendono tachicardia, iperemia congiuntivale, alterazioni della pressione arteriosa. I cannabinoidi possiedono inoltre proprietà antiemetiche e riducono la pressione oculare. Per questi ultimi effetti in alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, è stato approvato l'uso a scopi terapeutici di uno di questi composti, per l'anoressia e la cachessia associate ad AIDS e come antiemetico in pazienti sottoposti a chemioterapia antineoplastica.
Il DSM-IV ha introdotto la diagnosi di dipendenza da cannabinoidi, anche se l'esistenza di un tale quadro clinico non è universalmente accettata. L'uso cronico è stato associato ad una sindrome amotivazionale che insorgerebbe in soggetti predisposti e che sarebbe caratterizzata da perdita d’interessi, difficoltà di concentrazione, turbe della memoria, apatia.

Allucinogeni
Anche se molti farmaci sono in grado, in determinate condizioni, di indurre allucinazioni, il termine allucinogeni viene generalmente utilizzato per indicare una serie di sostanze del tipo della dietilamide dell'acido lisergico (LSD). Tutte queste sostanze, chimicamente eterogenee, sono accomunate dalla proprietà di produrre alterazioni della percezione, del pensiero e dell'emotività simili a quelli che si verificano negli stati onirici o negli stati di trance o di estasi mistiche. Più che veri e propri stati allucinatori, questi effetti possono considerarsi distorsioni dell'attività mentale e della percezione, per cui parrebbe più appropriato per questi composti il termine "psichedelici".
L'azione psichedelica sarebbe mediata dall'interazione con il recettore 5-HT2 della serotonina. Altri effetti comuni a queste sostanze sono quelli di tipo simpaticomimetico quali midriasi, ipertensione, tachicardia, piloerezione, iperflessia.
Tolleranza comportamentale agli effetti dell'LSD si instaura dopo alcune dosi. Non è stata tuttavia rilevata una sindrome d'astinenza né sono noti casi di assunzione compulsiva cronica. Il principale effetto avverso dovuto all'assunzione d’allucinogeni è il cosiddetto "bad trip", descrivibile come un episodio di panico della durata di varie ore. Il 15% dei consumatori riferisce inoltre il ripresentarsi d’effetti allucinogeni in assenza dell'assunzione della sostanza ("flashback"), anche dopo anni d’astinenza. In individui predisposti gli psichedelici possono precipitare la manifestazione di stati psicotici latenti o dare origine a psicosi tossiche persistenti.

ALTRE SOSTANZE D'ABUSO
La fenciclidina (PCP, polvere degli angeli) è un'arilcicloexilamina inizialmente utilizzata come anestetico dissociativo con minimi effetti deprimenti cardiorespiratori. Produce allucinazioni, eccitazione, senso di benessere. Può indurre, anche a basse dosi, comportamento aggressivo e una sindrome psichiatrica sovrapponibile alla schizofrenia. La PCP interagisce sia con il recettore sigma degli oppiacei sia con un recettore per gli aminoacidi eccitatori chiamato NMDA. Gli studi in corso sul suo meccanismo d'azione promettono di chiarire alcuni aspetti della patogenesi degli stati psicotici e dell'attività di farmaci come l'aloperidolo ( neurolettico ). La PCP può essere assunta per via orale, nasale, respiratoria e parenterale.
Un analogo della PCP, la Ketamina è tuttavia impiegata come anestetico ed è soggetta ad abuso anche nel nostro Paese.
Gli anestetici (es. ossido nitroso, etiletere, cloroformio), e i solventi o colle (tricloretilene, toluene, acetone) sono gruppi di sostanze facilmente assunti allo scopo di alterare lo stato psichico. Più che una droga, lo sniffing è un fenomeno. Dall'inglese "to snif", annusare. Lo sniffing è il termine usato per indicare l'inalazione di sostanze chimiche particolarmente volatili presenti, ad esempio, in prodotti per la pulizia, in colle, in carburanti, in diluenti, in solventi, tutti prodotti che si trovano normalmente sul mercato a prezzi accessibili e che sono inalati al fine di stordirsi. Tra i prodotti compresi nello sniffing c'è anche il popper. Quest'ultimo è la sola sostanza illecita presente tra le sostanze dello sniffing. I prodotti da sniffing sono dunque di facile reperibilità, di basso costo e non sono soggetti ad alcuna forma di controllo. Tutto ciò spiega perché questo fenomeno sia particolarmente propagato tra gli adolescenti di bassa estrazione socio/economica. Lo sniffing è praticato in svariati modi secondo le caratteristiche del prodotto usato. Spesso, per aumentare l'efficacia dell'inalazione dei prodotti liquidi, un panno è imbevuto e inseguito premuto su bocca e naso. Le colle sono riscaldate affinché i solventi contenuti evaporino. I prodotti gassosi, invece, sono spruzzati in un sacchetto che è portato alla bocca o, addirittura, in cui si entra con la testa. Questa pratica, oltre ad essere estremamente tossica, può causare morte per soffocamento. Inoltre, le sostanze da sniffing sono altamente infiammabili ed esplosive. Un uso poco prudente può avere conseguenze drammatiche.
A basse dosi, l'inalazione di sostanze volatili produce euforia e disinibizione (simile a quella provocata dall'alcol) e stati allucinogeni. Un sovradosaggio di sostanze da sniffing può provocare sintomi d'intossicazione acuta quali disturbi visivi, tremori, stati confusionali, cefalea, crampi addominali, nausea e vomito.  Per alcune sostanze da sniffing, quali la trielina, è stata provata la possibilità di indurre dipendenza. L'interruzione dell'assunzione di questa sostanza, infatti, produce una sindrome astinenziale con convulsioni.  L'interruzione dell'assunzione cronica di solventi provoca disturbi che possono durare dai 2 ai 5 giorni. Essi comprendono: disturbi del sonno, un aumento della sudorazione, irritabilità, tremori, crampi allo stomaco, nausea e tic facciali. La trielina, come anche il propano (il gas degli accendini), genera tolleranza. L'assunzione d’alcol, farmaci e droghe parallelamente alle sostanze da sniffing, ne aumenta gli effetti tossici. Il soggetto che fa uso di sostanze da sniffing, oltre ad emanare odore di solvente, produce tutta una serie di sintomi cronici quali la rinite, ulcerazione a naso e a bocca con frequenti perdite di sangue, arrossamento degli occhi, aumento dell'espettorazione bronchiale ed alitosi, anoressia con conseguente perdita di peso, affaticamento e problemi a livello di fegato, reni e polmoni (si possono riscontrare enfisemi polmonari). Inoltre, il soggetto può accusare alterazioni neurologiche gravi quali atrofia cerebrale e demielinizzazione diffusa, ovvero degenerazione della guaina che riveste le cellule nervose, con conseguenze quali alterazioni al sistema cognitivo con disturbi visivi, psicosi, epilessia temporale, parkinsonismo e demenza. La morte da sniffing può sopravvenire a causa di ustioni, arresti cardiaci, asfissia.
Il GHB, gamma-idrossibutirrato, (o scoop) é un metabolita del neurotrasmettitore GABA, é presente naturalmente nell'organismo dei mammiferi, soprattutto nel cervello. Viene anche chiamata "ecstasy liquida" pur essendo costituita da una molecola diversa dall'ecstasy. Si trova sul mercato illecito sotto forma di polvere bianca o di liquido. Prima che se ne scoprissero gli effetti collaterali, il GHB era una sostanza utilizzata come regolatore del metabolismo energetico, come anabolizzante poichè stimola la produzione di GH, come anestetico, sonnifero, afrodisiaco e allucinogeno.
La sua assunzione agisce variando il livello di dopamina e acetilcolina, molecole responsabili del trasporto degli impulsi nervosi alla base del funzionamento cerebrale. Il GHB induce un intenso stato di rilassamento accompagnato da una lieve euforia, da un aumento della sensualità ( rape drug = droga dello stupro ) e della loquacità.  Gli effetti del GHB iniziano a manifestarsi circa 20 minuti/mezz'ora dopo l'assunzione e durano fino a 2, 3 ore dopo. Nelle confezioni di GHB spacciate, l'acquirente non ha modo di controllare la quantità di principio attivo presente, cosa che rende la sostanza estremamente pericolosa. Basta, infatti, un lieve aumento del principio attivo, per rendere il preparato altamente tossico, portando chi l'assume da un semplice stordimento ad uno stato d'incoscienza seguito da convulsioni, vomito, depressione respiratoria fino al coma e, nel peggiore dei casi, fino alla morte. Uno dei fattori che aumenta il grado di tossicità del GHB, è l'assunzione abbinata ad altre sostanze neurodeprimenti quali l'alcol, l'eroina e farmaci antiepilettici. Il GHB provoca dipendenza. La sospensione dell'uso di GHB in un soggetto che ne assume abitualmente porta a sindromi d'astinenza caratterizzate da ansia, tremori, crampi muscolari e insonnia.
Gli steroidi anabolizzanti rappresentano un altro gruppo di farmaci per i quali sono segnalati fenomeni d'abuso e di dipendenza. Oltre ai possibili danni a carico di vari organi e apparati queste sostanze sembrano in grado di indurre una vera e propria sindrome tossicomanica mediata da effetti psicotropi quali euforia, aumento della libido, dell'autostima, dell'aggressività e riduzione del sonno e della percezione della fatica. Sono state inoltre segnalate sindromi psichiatriche.

 

1.8 LE DIPENDENZE SENZA DROGHE
“Tradizionalmente il concetto di dipendenza o addiction è stato limitato all’alcool e alle droghe, mentre negli ultimi decenni si è allargato fino a comprendere tutti quei comportamenti di dipendenza che si traducono in rituali compulsivi.
Abiti, internet, gioco d’azzardo, sesso, rischio, lavoro possono divenire oggetto di dipendenza, con un conseguente indebolimento del legame autentico con la realtà.
Il termine shopping compulsivo può essere tradotto con mania del comprare o per gli acquisti e chi ne soffre vive basandosi su un’idea costante e ossessionante, ovvero quella che mette sullo stesso piano il possedere e l’essere di una persona, facendo diventare il vestito più importante della persona stessa.
Questa dipendenza è caratterizzata dal desiderio ossessivo di comprare con conseguente e improvvisa perdita di controllo del proprio comportamento e da una tendenza ad aumentare il consumo di un certo prodotto o l’attuazione di un dato comportamento.
Il dipendente da shopping compulsivo difficilmente riconosce il proprio problema , in quanto lo definisce come un sollievo immediato da stress, ansia, come fonte di gratificazione personale e come un comportamento umanamente normale.
Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi e costanti che hanno come fine quello di prevenire o alleviare l’ansia o disagio, fornendo piacere e gratificazione.
Si tende a considerare lo shopping compulsivo come una problematica prevalentemente femminile e si ritiene che i consumatori compulsivi siano più giovani rispetto a quelli normali. Le donne sono più esposte alle informazioni sui prodotti di consumo attraverso articoli su riviste, trasmissioni televisive e più inclini per natura a chiedere aiuto per problemi personali.
Inoltre le donne tendono a sviluppare strategie di coping più passive ed emotive per affrontare situazioni difficili rispetto agli uomini.
I generi maggiormente comprati dal genere femminile sono scarpe, gioielli, oggetti per il make-up, articoli per la casa, mentre per gli uomini sono interessanti articoli sportivi, oggetti per l’automobile, telefoni cellulari, computer.
L’impulso a comprare è spesso accompagnato da stati emotivi contradditori tra cui l’eccitazione, la soddisfazione, sensi di colpa per la mancanza di autocontrollo sul comportamento, solitudine.
Un’altra dipendenza senza droga è il gioco d’azzardo qualora venga diagnosticato come patologico o compulsivo, rientrando così nell’area dei disturbi di controllo degli impulsi.
Il giocatore patologico mostra una dipendenza patologica nei confronti del gioco al fine di un benessere psicologico, quando aumenta il numero delle giocate, il tempo trascorso nell’attività, investimenti al di sopra delle proprie possibilità economiche, trascurando così i normali impegni della vita quotidiana. Inoltre il soggetto tende ad identificarsi non tanto nell’azione che sta compiendo, bensì nel divertimento che trae da essa. Il soggetto può arrivare a mentire ai familiari riguardo al proprio grado di coinvolgimento nel gioco, rischiando di perdere relazioni significative e per finanziarsi il gioco, in casi di disperazione assoluta, commette truffe, appropriazioni indebite o furti.
“Tra i fattori predisponenti per un giocatore patologico ci sono:

  • Perdita di un genitore prima dei 15 anni d’età;
  • Inappropriata disciplina imposta dai genitori: assenza affettiva, incongruenza delle norme, eccessiva durezza;
  • Enfasi da parte della famiglia su simboli materiali, mancanza di attenzione al risparmio, alla pianificazione e al bilancio familiare;
  • Esposizione o disponibilità di attività di gioco d’azzardo per adolescenti in famiglia.”

In Italia sono circa 30 milioni gli scommettitori nelle varie categorie di giochi, senza contare le attività dei casinò e dei circoli privati, nonché il gioco clandestino il cui valore di denaro investito è stimabile, secondo l’Eurispes, ente senza fini di lucro che opera dal 1982 nel campo della ricerca politica, economica, sociale, in circa un terzo di quanto sborsato nel gioco legale.
Un volume di spesa che ha raggiunto oggi la ragguardevole cifra di quasi 34.000 miliardi di lire con un aumento negli ultimi 3 anni di ben 12,5 miliardi e che fruttano allo Stato altri 11.000 miliardi. Una vera e propria febbre da gioco, una nuova droga che secondo alcuni recenti studi provocherebbe in 700.000 persone a rischio gravi patologie psichiche. “Ad arricchire, per così dire, il nuovo vizio degli italiani avrebbe contribuito anche la diffusione, nei locali pubblici, di centinaia di migliaia di apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici da trattenimento e da gioco di abilità di cui la legge n. 425 del 1995 ne ha legittimato la produzione e la diffusione, più comunemente conosciute dai mass-media come “slot-machine” o “videopoker”oppure "fun-games". Oggi operano sul mercato circa 200.000 apparecchi di questo tipo, distribuiti in circa 84.000 punti tra bar, sale da gioco, circoli privati e altri luoghi.” Per la maggior parte dei giocatori patologici, il percorso che porta alla dipendenza è graduale tanto che un soggetto può praticare per anni attività di gioco senza mostrare dipendenza.
In passato ci sono sempre stati aspetti problematici e preoccupanti riguardo la sessualità definiti in termini di sterilità e impotenza, mentre l’eccesso di attività sessuale non veniva mai considerato. Oggi è considerata patologia la dipendenza sessuale e può essere descritta in quattro fasi:

  1. fase ossessiva: il pensiero del soggetto è centrato su argomenti sessuali e ciò provoca la ricerca ossessiva di stimolazioni sessuali;
  2. fase di ritualizzazione: il soggetto compie certi atti che anticipano il comportamento sessuale;
  3. comportamento sessuale compulsivo: il soggetto compie l’atto sessuale che rispecchia le ossessioni e la ritualizzazione ed è incapace di controllare o interrompere il proprio comportamento;
  4. fase di disperazione: il soggetto si sente totalmente impotente di fronte al suo comportamento.

Nell’epoca attuale il rischio riveste una molteplicità di forme e significati, che tuttavia mantengono fra loro un legame di parentela. Tutti i “nuovi avventurieri”, indipendentemente dal tipo di prodezza messa in atto, sono spinti dalla ricerca dei limiti che abbiano un valore di garanzia per l’esistenza. “Andare all’estremo di se stessi”, “oltrepassare i propri limiti”, ecc., sono tutti comportamenti di sfida necessari per affrontare se stessi, sotto gli occhi degli altri che conferiscono un valore ancora maggiore a una posta in gioco che pure rimane intima.
Attraverso la ricerca dei limiti, l’individuo indaga le proprie caratteristiche, esamina ciò che è, impara a riconoscersi, a restaurare un valore alla sua esistenza.
L’affrontare un rischio mira a incantare simbolicamente la morte. Affrontare la morte,tracciando i limiti della sua potenza, rafforza il senso di identità di colui che accetta la sfida. Dal successo dell’impresa nascono un entusiasmo, una boccata di significato capaci di restituire all’esistenza, almeno per qualche tempo, delle basi più favorevoli. Ma ogni limite presenta sempre un’ambiguità che sta nel fatto che può essere sempre posposta, spinta più oltre in una spirale senza fine. Affrontare i limiti, è un modo di avvicinare la morte e talvolta di cozzarvi frontalmente, cioè di stare simbolicamente sul crinale tra vivere e morire.
Nel corso degli ultimi dieci anni, si è riscontrato un aumento vertiginoso dei comportamenti rischiosi soprattutto tra gli adolescenti: bruciare uno stop a occhi chiusi, non fermarsi a un semaforo rosso, guidare contromano in autostrada, saccheggiare un negozio, lanciarsi nel vuoto appesi ad un elastico, ecc. Tutti questi comportamenti permettono al giovane di stabilire un contatto con la morte simbolizzando la sua incertezza e ciò lo rassicura sul fatto che egli esiste e gli permette di adottare una sottile posizione di dominio. In questo modo la morte cessa di essere una potenza temibile e imprevedibile per trasformarsi in una forza con la quale è possibile, fino a un certo punto, negoziare e stipulare un patto, come se morire, da quel momento in poi, non dipendesse che da una decisione dell’individuo.
Per i neo-avventurieri il tempo del pericolo è un tempo sacro, perché procura l’esaltazione, l’ebbrezza interiore di osare un’impresa in cui la vita è appesa a un filo. Proprio perché c’è la possibilità di perdere tutto, c’è quella di vincere tutto.
In una società in cui tutto diventa indifferente, occorre misurare il valore dell’esistenza rischiando di perderla. Paradossalmente, sfiorare deliberatamente la morte conferisce un prezzo alla vita, quando manca un sistema di significati e di valori collettivamente condiviso.
Le due forme più emblematiche delle condotte considerate a rischio sono la cleptomania e la piromania.
La caratteristica principale della prima condotta è l’incapacità ricorrente di resistere all’impulso di rubare oggetti che non sono di utilità personale e non hanno valore commerciale.
“La cleptomania è un sintomo nevrotico, un bisogno patologico di rubare, irrefrenabile e immotivato impulso coatto al furto di oggetti anche privi di valore e non necessariamente legato ad un bisogno. Il cleptomane prova piacere nell'atto del rubare. La cleptomania è considerata una malattia, una strana sorta di feticismo. In etnologia si definisce feticismo una forma di religiosità primitiva che prevede l'adorazione di feticci, ovvero di oggetti, spesso manufatti antropomorfi o zoomorfi, ritenuti dotati di poteri magici.”
Gli oggetti sono gettati o messi da parte e nelle maggior parte delle volte chi ruba possiede abbastanza denaro per comprare gli stessi oggetti. Prima di compiere l’atto il soggetto prova molta tensione e subito dopo aver compiuto l’azione entra in uno stato di gratificazione intensa. Il cleptomane non ruba per rabbia o vendetta, bensì per il gusto del piacere.
La piromania è caratterizzata dalla tendenza a provocare incendi e il conseguente interesse per il fuoco e i suoi effetti.
L’incendio non rappresenta una forma di vendetta, né per esprimere un’ideologia, né per coprire un’attività criminale, bensì rappresenta un’incapacità di resistere ad un impulso.
I soggetti aventi questo disturbo presentano forte interesse per l’attrezzatura per spegnere il fuoco durante un incendio e sono spettatori regolari d’ incendi che si verificano nei paraggi.
La dipendenza dal lavoro è diversa tra i soggetti in base al proprio ruolo sociale. Si evidenzia maggiormente nei fine settimana quando il soggetto non riesce a beneficiare del periodo di riposo, risultando ansioso, nervoso e pieno di rabbia.
“A volte tale legame patologico viene definito “Cefalea del sabato” che sarebbe espressione non tanto dallo stress della consistente quantità di lavoro ma sarebbe determinata dalla sensazione di vuoto esistenziale che i soggetti provano nei periodi in cui non viene richiesto un impegno lavorativo.
Il dipendente da lavoro si presenta:

  • iperambizioso perché cerca di imporre continuamente i propri progetti col fine di far esaltare sempre di più la propria personalità;
  • ipercompetitivo perché sente il bisogno di confrontarsi con gli altri in modo egocentrico, cercando di sconfiggerli a pieni voti, esaltando la propria superiorità;
  • colpevolizzato nel senso che convive in modo gratificante con il proprio lavoro anche nei casi di sovraccarico;
  • insicuro perché mostra il bisogno di trovare sempre l’approvazione degli altri per sentirsi sicuro;
  • isolato in quanto il lavoro occupa tutti gli spazi della propria esistenza di conseguenza il soggetto si trova senza legami familiari o sociali importanti.”

I soggetti con questo disturbo additivo non hanno la capacità di rilassarsi lontano dal lavoro, mostrando a livello psichico l’invasività del contesto lavorativo, abbassando così la qualità della propria vita.
Parlando di un’altra dipendenza senza sostanze prendiamo in considerazione internet che è ormai il mezzo più utilizzato per comunicare, tanto che la posta elettronica è considerata il tramite di comunicazione più importante dopo il telefono.
Essere collegati alla rete influisce sui processi relazionali, significa condensare spazio, tempo, setting comunicativi e il computer può veicolare aspetti parziali dell’interazione, tralasciando gli aspetti metacognitivi che arricchiscono l’atto comunicativo. Si realizza così una nuova dimensione dell’esperienza umana chiamata cyberspazio, che rappresenta l’oggetto di studio per quelle discipline come la psicologia, la sociologia, l’antropologia che studiano la vita come si presenta quando siamo connessi a internet.
Il cyberspazio può essere considerato un supplemento significativo alla vita reale in quanto per esempio supera i vincoli spazio-temporali imposti da essa, eliminando anche la frustrazione dell’attesa, ma quando funziona da sostituto all’esistenza quotidiana si può parlare di dipendenza patologica.
“Esistono tre disturbi del sé correlati all’abuso di internet:

  • la dipendenza caratterizzata dal bisogno coatto di utilizzare l’esperienza virtuale con modalità ossessive, dove il ritiro rappresenta una difesa dalle relazioni con il mondo esterno con lo sviluppo di tendenze fobiche nei confronti della vita reale. Si assiste ad un ipercoinvolgimento di tipo ritualistico con computer e affini;
  • la regressione caratterizzata da un autoassorbimento reiterato dove il computer rappresenta un rifugio della mente e si avverte un bisogno incontrollabile di esperienze virtuali, di ripeterle, di prolungarle di rimanervi. Si assiste ad una sovrapposizione di esperienze virtuali alla vita reale;
  • la dissociazione caratterizzata da un indebolimento progressivo dei confini dell’Io con restringimento della percezione del mondo esterno per l’espansione del senso del sé. Si assiste ad un’alterazione del senso del tempo, e ad una de-personalizzazione fino ad arrivare a possedere un’identità virtuale che prende il posto di quella reale.”

La teledipendenza è sempre il frutto di un consumo eccessivo di televisione o di una fissazione anomala nei suoi confronti. Con il termine “consumo eccessivo” si intende la contemplazione regolare di una quantità eccessiva di televisione, mentre “fissazione anomala” sta ad indicare l’abitudine di guardare la televisione in condizioni del tutto sconsigliabili, per esempio in un atteggiamento silenzioso ed immobile, da soli o ignorando la compagnia di possibili persona presenti, ecc. Quindi, le due fonti principali della teledipendenza sono:
- Teleabuso: contemplazione regolare di una quantità eccessiva di televisione;
- Telefissazione: contemplazione della televisione da soli, in atteggiamento silenzioso ed immobile;
La diffusione della teledipendenza assume proporzioni assai vaste e ciò è dovuto al fatto che si abusa nel consumo di televisione e perché non si è ancora imparato a guardarla in maniera corretta.
Esistono teleabusi a tutte le età, da quando si nasce fino a quando si muore. I capricci fatti dai bambini per vedere la TV cominciano già all’età di 3 anni. La complicità degli adulti si riflette nell’uso che essi ne fanno per tranquillizzare il bambino, come se la televisione fosse una baby-sitter. La gran parte dei bambini occidentali in età scolare guardano più di tre ore di televisione la giorno. Secondo alcuni studi condotti dall’UNESCO, la popolazione in età scolare di molti paesi sviluppati rimane davanti alla TV per un numero di ore quasi corrispondente alla durata dell’intera giornata scolastica. La televisione ruba così il tempo dedicato alla lettura, al gioco e alla socializzazione con i coetanei. La raccomandazione preventiva per i bambini di questa età è quella di non superare un consumo giornaliero maggiore ai 60-90 minuti. Qui sta il confine tra uso e abuso.
La passione eccessiva per la televisione coinvolge però anche gli adolescenti e gli adulti, creando non pochi disagi.
Il teleabuso provoca una specie di intossicazione cronica che trasforma gradualmente la mentalità del telespettatore che diventa passivo (con perdita di iniziativa, impulso e senso critico) ed apatico (con indifferenza e mancanza di motivazione), come se si trovasse al livello del nirvana di Buddha, dal quale esce ogni tanto con un’ondata di impulsività spesso interpretata come un comportamento violento. Il teleabusante si ritrova immerso in un mondo di profonda apatia con scoppi di violenza improvvisa .
La caratteristica principale della telefissazione è l’assoluta immersione della mente del telespettatore nello schermo, in modo ripetuto o prolungato. Il suo effetto è un’intossicazione televisiva acuta che si riflette in uno stato mentale che oscilla tra l’ebbrezza o il trance estatico ricco di fantasie ed il vuoto tipico di una semiparalisi mentale. I fine settimana sono il momento privilegiato per combinare la telefissazione con una scorpacciata televisiva. Gli effetti di questa combinazione si fanno sentire il lunedì e il martedì manifestandosi in un’incapacità di fissare l’attenzione.
Nel caso dei bambini di qualunque età, la telefissazione provoca uno stato di trance semipnotico. L’immagine televisiva si sdoppia e divora la mente infantile, se durante questo processo non intervengono i commenti di un adulto presente.
Quasi lo stesso accade negli adulti dotati di scarsa energia psichica, ipersensibili, ultraricettivi o molto suggestionabili.
Il quadro complessivo della teledipendenza si sviluppa progressivamente andando a scapito del rendimento scolastico o dell’efficienza sul posto di lavoro, della comunicazione sociofamiliare e perfino del livello intellettuale ed affettivo del soggetto, sempre più caratterizzato dall’apatia, da un atteggiamento passivo e dalla mancanza di senso critico.
Relativamente alla dipendenza da computer e da Internet, bisogna precisare che non tutte le persone che li usano ne diventano poi dipendenti. Nelle case, sul posto di lavoro e a scuola, milioni di persone ogni giorno spediscono le loro e-mail, ricercano dati per i loro studi e affari, si tengono aggiornati, ecc. Questo tipo di utente non resta alzato tutta la notte per colloquiare nelle chat line, né va a trucidare draghi nei giochi interattivi bensì continua a prestare attenzione alle relazioni che ha nella vita reale e non si sottrae ai suoi obblighi e alla sua responsabilità quotidiane.
Eppure, ogni giorno un numero sempre maggiore di utenti e di loro familiari viene fuori con racconti angosciosi di vite sfuggite a ogni controllo. Per queste persone, il solo fatto di digitare la propria password ha dato origine a una serie di grossi problemi nel momento in cui sono arrivati a considerare Internet non come uno strumento tecnologico, ma come una tentazione tecnologica.
La maggior parte degli studi condotti sull’argomento hanno dimostrato che:
· molti Internet-dipendenti avevano già significativi problemi emotivi o psichiatrici ancora prima di essersi mai collegati alla rete;
· molti Internet-dipendenti sono ex alcolisti o ex tossicodipendenti;
· gli uomini e donne fanno uso del mondo on line in modo molto diverso: i primi sono più orientati verso le fonti di informazione, giochi interattivi di tipo aggressivo, spazi chat sessualmente espliciti e cyberpornografia, le seconde prediligono le chat room per allacciare amicizie che diano qualche tipo di sostegno, per cercare un’avventura romantica o per lamentarsi dei mariti. Le donne, inoltre, vivono con sollievo il fatto che nessuna persona incontrata in Rete possa conoscere il loro aspetto fisico;
· molti Internet-dipendenti adottano in Rete personalità diverse;
· è sbagliato credere che tutti gli Internet-dipendenti siano timidi, molti di loro sono infatti estroversi e sicuri di sé;
· tra gli Internet-dipendenti la negazione del problema è molto diffusa, come peraltro lo è per qualunque tipo di dipendenza.
I danni più frequenti provocati da tale tipo di dipendenza sono:
1. obesità, legata non solo al poco movimento, ma anche all’abitudine di “spiluccare” snack e merendine davanti al monitor; oppure perdita di appetito, legata all’estraniazione del mondo reale;
2. dolori articolari;
3. danni alla vista;
4. vertigini e senso di nausea;
5. alienazione;
6. difficoltà familiari, conseguenti all’acuirsi delle carenze comunicative che si registrano tra i dipendenti della rete.
Infine vorrei aggiungere un’altra tipologia di dipendenza senza droghe che si chiama tricotillomania, da sempre considerata una manifestazione autolesionista o un equivalente masturbatorio e oggi rappresenta un vero processo additivo. La caratteristica principale di questo disturbo è l’incapacità ricorrente di resistere all’impulso di strapparsi i capelli. Prima di agire, il soggetto prova alta tensione, poi strappandosi i capelli entra in uno stato di sollievo e gratificazione. Altre aree comunemente interessate sono: la barba, le sopracciglia e le ciglia. Possono essere correlati a questo disturbo atti di automutilazione, lo sbattere violentemente la testa, il mordersi le unghie ed altri ancora.

 

1.9 SIGNIFICATO DEL TERMINE DROGATO
In corrispondenza al significato di “droga” si è venuto a formare anche un concetto di “drogato”;  attorno a questo termine si sono costruite due grandi correnti che conducono a due diverse qualificazioni dell’individuo indicato come “drogato”: quella della grossa opinione,generalizzante e alquanto semplicistica e sbrigativa, e quella scientifica che opera delle distinzioni e delle critiche precisazioni su constatazioni obiettive e cliniche. In sostanza, il quesito è questo: chi è il “drogato”, quale individuo è da definire tale? Fino a poco tempo fa per “drogato” s’intendeva colui che era giunto a uno stato irreversibile di disfacimento fisico e morale per uso di grandi droghe(eroina,cocaina,morfina); oggi invece per “drogato” s’intende prevalentemente colui che si dà all’uso di allucinogeni, marijuana, LSD. In ambedue vi casi si tende a confondere, o meglio a far coincidere, il drogato con il tossicomane, che implicano invece significati e concetti diversi. E allora chi è che deve definirsi “drogato”? E’ di fondamentale importanza capire questa distinzione per comprendere pienamente chi è il “drogato”. Coloro che usano droga sporadicamente e in un insieme di circostanze eccezionali a intervalli di tempo ben distribuiti, non sono da qualificarsi come drogati. Altri assumono droghe con sistematicità e periodicità, per abitudine, però con dosi ben misurate ed equilibratamente frazionate nel tempo, in maniera da esercitare su sé stessi ancora un efficace autocontrollo e in maniera che siano in grado di interrompere la somministrazione sempre in qualsiasi momento senza provocare fenomeni da bisogno o da astinenza. Queste tipologie di persone non possono essere considerate come drogati, alcuni li chiamano consumatori. Altri individui, invece, assumono le droghe abitualmente, in maniera sistematica e periodica, con una frequenza piuttosto intensa e a dosi molto elevate; essi nonostante ciò riesco a coltivare degli interessi nell’ambito del gruppo sociale in cui vivono e a mantenere dei vincoli e a istituire dei rapporti abbastanza efficienti con gli altri, e a condurre una vita non molto dissimile da tutti gli altri individui:questi individui sono da qualificare drogati o “farmaco-dipendenti” .Vi sono, infine, degli altri individui che si sono ridotti a un tale stato di abbrutimento per assunzione di ogni specie di droghe e in proporzioni sempre più crescenti che hanno raggiunto un livello di intossicazione irreversibile. Costoro hanno perduto ogni senso del limite, spinti soltanto dal bisogno di procurarsi la droga ad ogni costo, con qualunque mezzo, finiscono poi per assumere un particolare tipo di ruolo sociale che si manifesta con comportamento aggressivo; questi sono i veri e propri drogati, i tossicomani irrecuperabili, che possono diventare pericolosi per sé e per gli altri.

1.10 TRASFORMAZIONE DEL MERCATO E DELLE TIPOLOGIE DI CONSUMATORI
1.10.1  Il Cambiamento del Mercato delle Sostanze e dei Comportamenti
“In tutte le popolazioni antiche l’uso di sostanze stupefacenti è parte integrante della cultura e dei rituali sacri della popolazione.
I testi religiosi parlano di usi magici e religiosi delle piante, da cui provengono le sostanze per trascendere lo stato normale della mente in vista della comunicazione con gli esseri sovrannaturali o con gli dei. Presso alcuni popoli antichi il consumo di stupefacenti rivestiva un significato religioso, mentre in Europa, dal 1800, cocaina e simili servivano sia a scopo terapeutico sia come simbolo di distinzione dal conformismo sociale.
La coca, per esempio, era masticata in Messico dai sacerdoti per tollerare la fatica del lavoro.”
“Inoltre questa sostanza ebbe molto successo nell’ambiente medico scientifico per proprietà curative.
Fu ben conosciuta anche dallo psicanalista Sigmund Freud che ne faceva uso nelle sue sedute anche se successivamente ne abbandonò l’uso perché ne intuì i pericoli.”
“Agli inizi degli anni 80 si assiste ad un cambiamento importante: l’uso delle droghe si diffonde in tutti i contesti sociali, diventa reperibile facilmente e l’età della prima assunzione si abbassa notevolmente.
Il mercato tende a spostarsi dall’eroina alla cocaina e agli psicostimolanti perché si pensa consentano di perseguire scopi come successo, carriera e competizione.
Si è consolidato il passaggio dal tossicomane di eroina considerato come ultimo anello di una catena controllata da grandi organizzazioni criminali presenti sul territorio, al poliassuntore che non ha difficoltà a trovare nel mercato la sostanza di cui è dipendente. Lo spaccio si trova soprattutto nelle città più vicine geograficamente a quelle che erano un tempo le frontiere tra i paesi dell’est e dell’ovest europeo.”
La droga diventa un fenomeno di massa e non più ristretto ad una piccola cerchia di persone e al mercato possono accedere facilmente molte persone. Si passa da target ben specifici che utilizzavano un solo tipo di droga e in luoghi ben precisi, a consumatori di molteplici sostanze offerte dal mercato, trovabili facilmente e consumate in vari setting tra cui a casa da soli o in compagnia e in luoghi ricreativi.

1.10.2 Il Consumo e il Consumatore
I consumatori di sostanze stupefacenti non costituiscono una categoria omogenea, anzi essi si differenziano in base al tipo e alla quantità di droga assunta, alle modalità di assunzione, alle circostanze in cui avviene il consumo, al grado di coinvolgimento dell’esperienza ovvero se si parla di uso saltuario in occasioni speciali, abituale, dipendente.
Per queste ragioni e per il fatto che molti consumatori oggigiorno abusano di molteplici sostanze contemporaneamente i tossicodipendenti necessitano di trattamenti mirati e specifici.
Il legame droga-drogato è rappresentato dall’intensità e impegno con cui cerca la propria sostanza da cui è dipendente, al fine di soddisfare i propri bisogni.
“A tale proposito i fruitori di droga sono stati classificati in:

  • Il consumatore strumentale: la sostanza illecita non viene assunta solo con gli amici, ma anche da soli, con colleghi di lavoro e in altri tipi di contesto. Le motivazioni dell’uso non si concentrano soltanto nella ricerca del piacere e del benessere psico-fisico, bensì nell’incremento di prestazioni lavorative, sportive, sessuali, distinguendosi dalla massa. Questo consumatore, nel momento in cui sperimenta effetti negativi derivati dalle sostanze ne sospende temporaneamente l’utilizzo. Si presenta integrato nella società e il suo reddito proviene da attività sia legali che illegali;
  • Sperimentatore: colui che ha utilizzato la droga sporadicamente o in conseguenza della pressione del gruppo;
  • Consumatore occasionale: colui che assume droga occasionalmente, sottoforma di consumo sperimentale o socio-ricreativo con l’opportunità di sospenderne l’uso, senza che ciò modifichi la propria personalità e il proprio modo di interagire;
  • Consumatore abituale: colui che pur avendo sviluppato una certa tolleranza alla droga che si sviluppa dopo un periodo più o meno lungo di somministrazione in cui il soggetto non avverte più o molto meno gli effetti iniziali di una stessa dose e pur accentuando una dipendenza psico-fisica, riesce ad essere integrato nella società e ad avere rapporti interpersonali significativi;
  • Farmacodipendente: si tratta di un fruitore di psicofarmaci in stato di intossicazione che mostra una tendenza a continuare ad assumere le sostanze nonostante la dipendenza psico-fisica;
  • Il cocainomane: il suo stile di vita è centrato sul consumo di consistenti dosi di cocaina sia in gruppo che da soli, sia in situazioni quotidiane che in occasioni speciali. Questa tipologia di consumatore non è in grado di uscire dalla propria dipendenza senza rivolgersi a strutture di aiuto;
  • Tossicodipendente: soggetto in stato di intossicazione in seguito all’assunzione di sostanze stupefacenti che mostra un bisogno costante di continuare ad assumere la sostanza, di procurarsela con ogni mezzo, un forte interesse solo per la sostanza di cui è dipendente e conseguentemente presenta uno scarso interesse per la vita sociale e relazionale.”

Nella maggior parte dei casi le persone dipendenti che si rivolgono ai servizi assumono più di una sostanza. Il loro numero è in aumento, e ad adottare tale comportamento sono essenzialmente i soggetti che fanno uso di cocaina.
La sostanza primaria assunta è quella che genera maggiori problemi alla persona che ne è dipendente.

 

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Fonte: http://www.slide-show.net/sites/default/files/images/news/dispensa.doc

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