Italia repubblicana

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LA  SCELTA  REPUBBLICANA  E  L’ETA’ DEL CENTRISMO

La scelta repubblicana e la costituente

Dopo la liberazione i partiti politici antifascisti presenti nel Cnl , governarono l’Italia fino al maggio del 1947. Durante questo periodo vennero abbandonate le diversità ideologiche e politiche dei due schieramenti: Democrazie cristiana e Comunisti e Socialisti. La Dc era guidata da De Gasperi, era di orientamento cattolico, rifiutava la lotta di classe e aveva consenso nella borghesia industriale finanziaria. I partiti della sinistra formavano un blocco che contrastava il programma della Dc ed erano formati dal Partito socialista di Nenni, dal Partito comunista di Togliatti che voleva creare una democrazia progressiva per promuovere riforme aventi come obiettivo la riduzione delle ingiustizie sociali e del potere dei grandi monopoli industriali. Accanto a questi gruppi politici si era creato nel 1942 il Partito d’azione con Parri. Essi proponevano riforme economiche, una riforma agraria e la nascita di uno stato Repubblicano con ampie autonomie locali. Un altro partito: Partito liberale voleva una continuità con l’Italia prefascista col favore di gruppi dirigenti dell’economia. Le figure più importati furono Benedetto Croce ed Einaudi l’economista. Il primo governo dell’Italia liberata fu presieduto da Parri (giugno- novembre 45). Ma trovò ostacoli nelle forze conservatrici e dagli alleati. Gli succede De Gasperi novembre 45 luglio 46, con la presenza dei comunisti ( Togliatti Ministro della giustizia concede l’amnistia). Rimane da risolvere la questione istituzionale dopo che nel giugno del 44 il re Vittorio Emanuele III aveva abdicato in favore del figlio Umberto I. La scelta della forma istituzionale dello stato spetterà al referendum istituzionale che deciderà tra repubblica e monarchia il 2 giugno del 1946. Sempre il 2 giugno i cittadini votarono per eleggere i deputati dell’Assemblea costituente con il compito di redigere la Costituzione in sostituzione dello Stato Albertino. I risultati delle elezioni confermano la Democrazia cristiana con il 35, 2% i socialisti con il 20,7%, i comunisti con il 19%. I risultati del referendum istituzionale portarono alla scelta repubblicana con una maggioranza schiacciante nell’Italia settentrionale e centrale (oltre il 60%).
Il 22 dicembre 1947 venne approvato dall’Assemblea costituente il testo della nuova Costituente che entrò in vigore il 1° gennaio 1948. i dirigenti più prestigiosi dei partiti antifascisti, da Togliatti a De Gasperi, da Nenni a Terracini, Parri, parteciparono attivamente ai lavori dell’Assemblea costituente. La Costituzione è dunque il risultato del confronto fra i tre grandi orientamenti ideali:  quello liberaldemocratico, cattolico, socialista e comunista.

Le elezioni del 1948 e il centrismo
Nelle elezioni politiche dell’aprile 1948 la campagna elettorale raggiunse un clima di “guerra ideologica”, la democrazie cristiana  si presentò come il partito dell’ordine, come difensore della libertà, del cattolicesimo e dei suoi valori contro l’ateismo. La democrazia era appoggiata da potenti alleati, soprattutto dagli Stati Uniti che considerava la sconfitta delle sinistre durante la guerra fredda necessario per integrare l’Italia nel blocco politico- militare occidentale; dalla chiesa che sostenne la campagna elettorale con l’intervento di parroci e di associazioni cattoliche. La democrazia cristiana ebbe un ampio schieramento di forze sociali   intorno al suo programma: ceti medi urbani, piccola proprietà contadina e tutti coloro che temevano di perdere gli aiuti americani. All’opposizione c’era il fronte democratico popolare con i partiti di sinistra che proponevano: nazionalizzazione dei monopoli programmazione economica nei settori importati del paese, riforma agraria. Per la politica estera dichiarava una neutralità ma si opponeva all’adesione alla alleanza Atlantica. Questo programma non fece presa sull’elettorato perché si vedevano forti legami ideologici con il modello sovietico.  Per tanto le elezioni del 18aprile del 1948 si presentarono non solo come alternativa politica tra le due forze, ma anche come scelta di civiltà e di ideali. La DC ottenne uno straordinario successo il 48,5% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento; il fronte democratico solo il 31%. Il governo post elettorale di De Gasperi dal 48 al 53 attuò importanti strategie in politica estera con l’adesione alla NATO nel 1949; in politica interna con la creazione del centrismo ( PSD partito social democratico, PRI partito repubblicano italiano, PLI  partito liberale). Inoltra De Gasperi cercò di mediare le diverse correnti del suo partito ( clericale conservatrice, cattolico liberare, cattolico democratica). Durante i governi di  De Gasperi ci furono scissioni sindacali: dalla Cgl uscì  la corrente democristiana che diede origine ad un nuovo sindacato Cisl e successivamente nel 1948 esponenti repubblicani e socialdemocratici fondarono la Uil. Importanti furono anche i provvedimenti in campo sociale: nel 1949 il piano casa (con cui si diede sviluppo alle case popolari). Nel 50 nasce la cassa per il mezzogiorno (con fondi per finanziamenti nel sud). Infine viene varata la riforma agraria con espropri di vasti latifondi e distribuzioni di appezzamenti però di 6 o sette etti.    

Il piano Marshall: ricadute politiche ed economiche
Washington consapevole che la ripresa delle economie europee serviva per la crescita dei commerci mondiali,occorreva che gli Stati Uniti mettessero in campo un intervento complessivo e di grande portata, il Piano Marshall, il piano concedeva fondi a titoli gratuito o a tasse d’interesse bassissimi per finanziare l’acquisto di macchinari, attrezzature, materie prime dagli USA o da altri paesi. Esso giocò un ruolo molto importante per la ricostruzione economica dell’Europa: dal 1951 fino al 1973-75 il Prodotto interno lordo dell’Europa occidentale crebbe.
 CONSEGUENZE ECONOMICHE
La creazione di un ordine economico e monetario stabile nel luglio 1944 con gli accordi di Bretton Woods nacque dalla necessità di avere i rapporti di cambio tra le monete. Era necessario che i rapporti di cambio fossero fissati: si stabilì la convertibilità di tutte le monete determinando il valore di ciascuna in rapporto a dollaro. Il dollaro acquisiva il ruolo di moneta-base per il cambio di tutte le altre monete e diventava il mezzo di pagamento privilegiato per gli scambi internazionali. Il dollaro rifletteva sul piano monetario, il primato economico e politico degli Stati Uniti. Questo permise la stabilità e lo sviluppo dei commerci internazionali tra il 1950-1974. Altre condizioni che resero possibile lo sviluppo economico alla fine della guerra: il basso costo delle materie prime l’abbondanza di risorse energetiche, le innovazioni tecnologiche di materie prime (plastica, plexiglas, fibre artificiali e sintetiche), l’aumento della produttività industriale e la diffusione di beni di consumo, l’esplosione dei consumi di massa, lo sviluppo dei trasporti.
CONSEGUENZE POLITCHE
Sia nell’economia che nella politica si ebbe l’intervento dello stato, che portarono alla generalizzazione delle politiche economiche keynesiane (dell’economista Keynes) che già nel New Deal garantì notevole stabilità fino al 1973 non ci furono vere crisi economiche ma solo rallentamenti.
CONSEGUENZE SOCIALI
La società non dovette solo affrontare problemi economici ma anche sociali, tra cui la garanzia di una giustizia sociale equa. La risposta politica fu la costruzione del welfare state ( stato del benessere) o  stato sociale, questo è il ruolo dello stato che attua interventi  per il benessere di massa. I compiti istituzionali dello stato sono: l’istruzione , l’assistenza sanitaria, la sopravvivenza in caso di povertà o bisogno( sussidi alle famiglie), l’assistenza di invalidità ( pensioni, servizi sociali), l’accesso alle risorse culturali, la difesa ambientale. Per realizzare tutto questo servirono risorse finanziarie con prelievo fiscale, con la tassazione progressivo, questo vuol dire che i soldi vengono presi dai ceti più ricchi e ne trasferiscono una parte.

Le elezioni del ’53 e la crisi del centrismo
Il governo aveva perso il consenso per le difficoltà economiche e per la disoccupazione. Per dare stabilità alla coalizione centrista per le elezioni politiche del 1953, De Gasperi propose una modifica in senso maggioritario della legge elettorale proporzionale ( si ottengono seggi al parlamento in proporzione ai voti). La nuova proposta prevedeva per la coalizione di partiti di aver superato il 50% dei voti ottenendo il  65% dei seggi. Dopo una campagna elettorale che riguardava il nuovo meccanismo elettorale che dalle opposizioni era vista come la legge truffa,  nelle elezioni del ’53 lo schieramento centrista mancò per pochi voti il 50%, mentre l’opposizione si  vedeva premiata per aver contrastato la legge tra cui il Pci ottenne il 22,6% . La sconfitta della legge maggioritaria rappresentò la fine della politica De Gasperi e insieme a una trasformazione che riguardava tutta la società italiana, portò anche alla ricerca di una nuova maggioranza politica, che crebbero negli anni cinquanta ed a una trasformazione economica e sociale del paese.

 

Fonte: http://www.mlbianchi.altervista.org/l_italia_repubblicana.doc

Sito web da visitare: http://www.mlbianchi.altervista.org

Autore del testo: S.Cento

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