I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
PALICI
Divinità ctoniche, protettrici della zona vulcanica della piana di Catania furono ritenuti due figli gemelli di Zeus o del dio locale Adrano e della ninfa Talìa. Per sottrarsi alla persecuzione della gelosissima Era, Talìa si era fatta nascondere da Zeus sotto terra; ed, un giorno, poco lontano dal fiume Simmète (che scorreva nella Sicilia) si videro uscire dalla terra i due bambini che la ninfa aveva partoriti e che furono chiamati Palici dalle parole greche: pàlin ikèsthai, che vogliono dire nati due volte: cioè da Talìa e dalla terra. Essi professavano l'arte degli indovini; e, nei pressi del tempio dove rendevano i loro oracoli, sgorgava una sorgente di acqua bollente e sulfurea, che la superstizione credeva fosse stata culla dei due gemelli, sùbito assunti nel novero degli déi. Sulla sponda del laghetto, si usava, quando sorgeva qualche lite fra gli abitanti del luogo, di asseverare con giuramento i termini della controversia; e lo spergiuro era perseguitato dal castigo degli déi. Nel tempio dei Palici si rifugiavano pure gli schiavi maltrattati dai padroni; e a questi era proibito di andarli a riprendere, se non dopo aver prestato giuramento, in nome dei fratelli Palici, di trattare con umanità e dolcezza i propri dipendenti. Per questo motivo il tempio dei fratelli Palici divenne centro di ribellioni di schiavi.
PALLADE Altro nome di Atena PALLADIO
Era una scultura raffigurante Atena che alza in alto uno scudo e la lancia. PALLANTE
PAN
Dio dei pastori e dei greggi. Di Pan ne esistevano diversi, infatti ogni generazione di dèi aveva il suo Pan. I Greci per distinguerli li chiamarono in modo diverso in base al loro padre, Ermopan da Ermes, Diopan da Zeus, Titanopan dai Titani. Il più famoso rimane Ermopan, quando Ermes fece il pastore per conto di Driope e innamoratosi di una delle ragazze di questi, la mise incinta.
Certamente il nome viene da Paian Pascolare. Pan vagava per monti, valli e boschi, zufolando e seguito da tanti Paniskoi e dalle ninfe. Grande amante del sesso ebbe numerose avventure con diverse ninfe tra le quali Eco ed Eufeme con la quale generò il Sagittario dello zodiaco. Si vantava di avere fatto l'amore con tutte le Menadi. Il suo più grande amore fu rivolto a Selene ma la dea non gradiva quel dio sporco e peloso, allora Pan nascose la sua figura sotto delle pelli bianche e profumate, Selene non riconoscendolo accettò di cavalcarlo e si fece fare tutto quello che a Pan piacque. Pan era un dio bonario che aiutava chiunque avesse bisogno di lui. Insegnò ad Apollo l'arte del vaticinio. Il dio non sopportava di essere disturbato durante il riposo pomeridiano, se ciò avveniva Pan si alzava in piedi ed emetteva degli urli terrificanti tanto da creare il timore panico.
PANATENEE
Una delle principali feste del calendario liturgico ateniese. Si distinguevano in Piccole Panatenee (annuali) e Grandi Panatenee (quadriennali). Il momento culminante della festa era la solenne processione che si snodava attraverso la città fino all'acropoli, dove veniva offerto un peplo ricamato alla statua di Atena. Contemporaneamente alla processione si svolgevano giochi e gare ginniche.
PANDORA
Fu la prima donna creata da Efesto per ordine di Zeus che volendo punire gli uomini per avere ricevuto da Prometeo il fuoco sacro. Gli dèi si misero all'opera e crearono la donna che Ermes chiamò Pandòra, gli diedero un vaso chiuso e la mandarono come dono a Epimeteo fratello di Prometeo. Pandòra aveva avuto l'ordine di non aprire mai il vaso ma la curiosità di vedere cosa c'era dentro era così grande che la donna aprì il vaso facendo così uscire tutti i mali, soltanto Elpis la Speranza restò dentro perché Pandora riuscì a mettere nuovamente il coperchio sul vaso.
PARIDE
Secondo figlio di Priamo e di Ecuba (pure detto Alessandro), strumento degli dèi per la distruzione di Troia. Già prima che nascesse la madre sognò di partorire una torcia la quale avrebbe bruciato l'Asia. Esaco altro figlio di Priamo che aveva la facoltà di dare oracoli rivelò che sarebbe nato in quel giorno il bimbo che avrebbe causato la distruzione di Troia e che perciò bisognava ucciderlo assieme alla madre. Ma quel giorno partorirono due donne nel palazzo di Priamo la sorella Cilla (che partorì Munippo) ed Ecuba (partorì Paride), perciò Priamo fece uccidere la sorella ed il nipote, mentre per precauzione considerando che Paride era suo figlio ordinò venisse esposto sul monte Ida. Agelao fu incaricato di questo compito, e così egli fece dopo qualche giorno ritornando sul posto vide che un'orsa allattava il bimbo, allora Agelao lo portò con sè crescendolo come figlio suo. Paride cresceva forte, bello ed intelligente, però essendo considerato schiavo pascolava le mandrie sul monte Ida. Amò la ninfa Enone che gli diede un figlio Corito. Intanto Eris per vendicarsi del fatto di non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Teti, gettò fra le dee il pomo aureo con la scritta alla più bella il pomo fu violentemente conteso da Era, Atena e Afrodite. E siccome il destino aveva così deciso al fine che si compisse la distruzione di Troia. Per ordine di Zeus, Ermes portò le tre dee di fronte a Paride perché facesse da arbitro. Paride in questa situazione trovò molte difficoltà perché ognuna delle dee meritava il premio ed ognuna offriva doni immensi ma alla fine decretò la vincita di Afrodite che gli diede il proprio amore e le promise la bella Elena. A causa di questo difficoltoso verdetto Era ed Atena che non accettarono la sconfitta parteggiarono per i greci. Un giorno Priamo mandò a chiedere un toro dalla mandria di Agelao e Paride per il desiderio di vedere Troia si prestò a portarlo in città e partecipando ad una festa alla corte di Priamo superò tutti in tutte le gare e visto che tutti lo consideravano uno schiavo stava per nascere una lite generale quando Agelao rivelò la vera identità del giovane, allora Priamo felice di avere ritrovato il figlio e ritenendo che la profezia ormai non si sarebbe più avverata lo accolse a corte. Presto gli affidò la missione di riportare a Troia Esione. Paride che non aveva dimenticato la promessa di Afrodite fece
76
rotta su Sparta dove vi abitava la bella Elena e facendola innamorare fuggì con lei. Menelao offeso da questa azione col fratello Agamennone e tutti i greci mosse contro Troia. Fallite le trattative, scoppiò la guerra, ma Paride non diede prova di coraggio e non per essere un vile ma per godersi Elena, solo il rimprovero di Ettore lo costrinse a battersi a duello con Menelao e mentre questi stava per ucciderlo Afrodite lo salvò. Per puro caso toccò proprio a lui uccidere Achille, ma non potè vantarsene a lungo, perché poco dopo fu ferito a morte da Filottete e solo allora si ricordò di Enone che con le sue erbe avrebbe potuto guarirlo e che invece a causa del tradimento con Elena si rifiutò. Da Elena ebbe tre figli maschi Bunomo, Agano, Ideo (morirono tutti e tre bambini per il crollo di una casa) e una figlia che si chiamò come la madre. Leggi cosa il sommo Ovidio gli fa scrivere per la sua amata Elena.
PARTENOPE
Nome di una sirena vergine che innamoratasi e respinta da Ulisse per il dolore si gettò nell'Egeo. Le onde del mare portarono il corpo della sventurata sulla costa della Campania dove gli abitanti del luogo gli fecero una tomba dove nelle vicinanze sorse la città di Partenope che fu poi distrutta dai Cumani. I Greci ricostruirono la città dandole il nome di Neapolis, l'attuale Napoli. Ecco perché Napoli è chiamata città partenopea.
PATROCLO
amico di Achille. Lo seguì a Troia e combatté al suo posto quando Achille, sdegnato contro Agamennone, si rifiutava di aiutare i Greci. Scambiato dai Troiani per Achille, capovolse le sorti della battaglia ma rimase ucciso da Ettore
PASIFAE
moglie di Minosse, re di Creta. Afrodite, adirata per i mancati sacrifici di lei, le inspirò un mostruoso amore per un toro. Dall'unione, che Pasifae poté realizzare chiudendosi in una vacca di legno costruita da Dedalo, nacque il Minotauro. L'episodio venne trattato da Euripide e ricordato da Dante (Inf. XII e Purg. XXI).
PEANA
canto lirico di origine greca in onore di Apollo, accompagnato dalla lira. Il peana servì anche per celebrare vittorie e, in un secondo tempo, per esaltare uomini illustri.
PEANTE
Assieme al figlio Filottète esaudì la preghiera di Eracle, appiccando il fuoco al rogo che l'eroe si era fatto costruire per sottrarsi alle sofferenze causategli dalla veste intrisa del sangue di Nesso che Deianira gli aveva fatto indossare.
PEGASO
cavallo alato nato dal sangue di Medusa, uccisa da Perseo. Portava sul mondo i lampi e i tuoni di Zeus finchè venne domato da Bellerofonte che, cavalcandolo, uccise la Chimera e lottò contro le Amazzoni. Quando però l'eroe volle farsi trasportare fino all'Olimpo, il cavallo lo disarcionò.
Secondo una credenza ellenistica, dopo la morte di Bellerofonte, Pegaso scese sull'Elicona e, mentre le Muse cantavano, battè lo zoccolo sul monte producendo una fessura dalla quale sgorgò una fonte le cui acque donavano l'estro poetico.
PEGEE
Con questo nome erano designate le ninfe delle fonti. PEITO
dea greca della persuasione. PELEO
Figlio di Eaco signore di Egina. Cacciato dal fratello Teseo, si era rifugiato in Tessaglia, dove però aveva ucciso accidentalmente il re Eurizione. Andò allora a Iolco e si unì agli Argonauti nella spedizione per la conquista del vello d'oro. Aveva sposato la divina Teti, concessagli da Zeus perché nessuno degli dei era disposto a unirsi alei a causa di una profezia che la indicava come madre di un figlio che avrebbe superato la potenza del padre. Quel figlio, che Tedi ebbe da Peleo, fu Achille.
PELIA
77
Figlio di Poseidone, era fratellastro di Esone al quale strappò il trono di Iolco. Quando il nipote Giasone si presentò a reclamare i suoi diritti, Pelia lo spedì in Colchide alla conquista del vello d'oro. Fu ucciso dalle figlie, ingannate da Medea che le aveva convinte a tagliare a pezzi il corpo del padre e a bollirlo in un calderone per rendergli la giovinezza.
PENELOPE
Originaria di Sparta, era la moglie di Ulisse di cui per venti anni (dieci di guerra e dieci per il ritorno) attese il ritorno. Assediata da una schiera di pretendenti, seppe tenerli astutamente a bada con la scusa di voler prima terminare di tessere il sudario per il suocero Laerte. La tela richiese un lavoro infinito, perché Penelope, nella segreta speranza che intanto il marito facesse ritorno a Itaca, di giorno tesseva e di notte disfaceva il lavoro della giornata. Vuoi leggere la sua tenerissima lettera d'amore che Ovidio le fa inviare al suo amato Ulisse? Si?! E allora clicca qui.
PENEO
Fiume dell'Elide, nel Peloponneso. Con le sue acque e con quelle dell'Alfeo Eracle ripulì le stalle di re Augia.
PENIA
Dea della povertà e sposa di Pòro dio dell'abbondanza, madre di Amore. PENTEO
Figlio di Agave e di Echione, che era uno degli Sparti nati dai denti del drago ucciso da Cadmo. Poiché la madre era sorella di Semele, Penteo era cugino di Dioniso, del quale però disprezzava il culto. Proprio questo determinò la sua morte. La tragica storia di Penteo ebbe inizio quando suo cugino Dioniso, conquistata l'Asia, decise di tornare nella natia Tebe per imporvi il suo culto.
Malgrado i cauti consigli del nonno Cadmo e gli ammonimenti dell'indovino Tiresia, Penteo volle opporsi ai riti orgiastici che giudicava sconvenienti, trattando Dioniso alla stregua di un impostore e di un ciarlatano. Tentò persino di farlo incatenare ma il dio si liberò dai lacci e provocò l'incendio del palazzo reale. Per porre fine alla situazione, Penteo si recò di persona sul monte Citerone con lo scopo di sorprendere le donne di Tebe che partecipavano ai riti, ma esse lo scorsero nascosto tra le fronde di un pino e, in preda alla furia dell'estasi bacchica, si avventarono su di lui dilaniandolo a mani nude. La prima a infierire fu la madre Agave che, scambiandolo per un leone di montagna, gli staccò la testa che poi portò fieramente a Tebe conficcata in cima a un tirso.
PENTESILEA
Figlia di Ares e di Otrèra, fu regina delle Amazzoni. Nella guerra di Troia parteggiò per i Troiani e fu uccisa da Achille che si innamorò del suo corpo senza vita.
PEONE
Era il medico degli dei, fu egli a curare le ferite di Marte e di Venere, feriti sotto le porte di Troia, da mani di comuni mortali.
PERSA
Chiamata anche Perseide fu la ninfa amata da Elio, fu madre di Circe e Pasifae. PERSEFONE
o Core, nei poemi omerici è la terribile moglie di Ade, il re dell'Tartaro, dall'aspetto spaventoso e dal volto simile a quello di Medusa; a lei, regina dei morti, si rivolgono gli uomini perchè le loro imprecazioni abbiano efficacia. Ma in un secondo tempo Persefone venne anche immaginata sotto aspetto ben diverso, cioè come figlia (Core) di Demetra, dea della terra apportatrice di vita, e di Zeus o, Poseidone o, secondo altri, di Stige. A questa seconda personalità di Persefone è legato il celebre mito: era la dea una dolce fanciulla che amava giocare con le Ninfe e cogliere fiori presso Enna in Sicilia, o presso Eleusi o Nizza, o Cnosso, ecc. Senonchè un giorno, mentre la vergine si diletta nei suoi svaghi, ecco venir fuori dalla terra Ade che la rapisce su un cocchio tirato da 4 cavalli e la conduce negli abissi terrestri. Demetra, per sfogare il suo dolore, impedisce alla terra di dare frutti e così tutti gli uomini rischiano di perire. Ma Zeus riesce a placare la dea facendo sì che Persefone possa rimanere con la madre per alcuni mesi dell'anno. Feste in onore di Persefone venivano celebrate in Sicilia e in Grecia. Nella mitologia Romana Persefone prese il nome di Proserpina.
78
PERSEO
Figlio di Danae e di Zeus e nipote di Acrisio re di Argo. Dato che Polidette considerava d'impaccio per le sue intenzione poco oneste nei confronti di Danae pensò di toglirselo dai piedi spingendo il giovane ad imprese impossibili. Perseo con l'incoscienza della gioventù dichiarò che era capace di portare la testa della Medusa a Polidette e questi lo prese in parola. Perseo si avviò dunque senza nemmeno sapere dove trovare la Gorgone, ma Atena ed Ermes lo misero sotto la loro protezione e il dio gli regalò una scimitarra seghettata dei calzari alati che lo facevano volare, un'elmo che rendeva invisibili chi lo indossava e gli disse di chiedere alle Graie, abitanti a nord e che potevano dargli notizie utili. Perseo si impossessò dello unico occhio delle tre Graie e con quello si fece dire dove trovare le Gorgoni ed ottenne pure una bisaccia dove mettere la testa della Medusa. Poco lontano dal giardino delle Esperidi oltre l'Oceano Perseo trovò le Gorgoni addormentate e per evitare l'effetto pietrificante della loro vista si avvicinò voltato guardando attraverso lo scudo che Atena le reggeva come uno specchio e gli guidò la mano quando con la scimitarra tagliò la testa a Medusa. Dal collo assieme al sangue uscirono Pegaso e Crisaore. Senza guardare la terribile testa la mise nella bisaccia e grazie ai calzari alati fece ritorno a casa sorvolando le coste libiche, dalla bisaccia cadevano delle gocce di sangue , quelle che cadevano nel deserto diventavano vipere e in corallo quelle che finivano in mare. Le altre Gorgoni al risveglio vedendo la sorella decapitata si precipitarono a inseguire Perseo che grazie all'elmo dell'invisibilità riuscì a scappare alla vendetta delle Ninfe dello Stige. Per riposare chiese ospitalità ad Atlante che rifiutò, allora presa la testa di Medusa lo mutò nella montagna che anche oggi ne porta il nome. La mattina dopo Perseo riprese il volo verso casa ma non giunse tanto presto a causa della sua avventura con Andromeda. Pur non avendo colpa della morte del nonno Perseo non volle succedergli sul trono di Trezene e lo scambiò con quello di Tirinto e nei pressi fondò Micene. Le mura della città furono edificate dai Ciclopi.
Dopo moltissimi anni di regno sereno gli toccò affrontare l'invasione di Bacco con i suoi Satiri e menadi, che volevano introdurre il culto orgiastico del dio, ma nè Perseo nè i suoi sudditi volevano saperne allora Bacco colpì le loro donne con la pazzia ed esse incominciarono ad uccidere i loro figli. Perseo allora incoraggiato da Era che detestava Bacco (figlio bastardo di Zeus) incontrò l'orda in battaglia campale e là mutò in pietra Arianna, Bacco infuriato per la perdita della sposa distrusse Micene, allora intervenne Zeus inviando Ermes a ricordargli di essere entrambi figli suoi e placò l'animo di Bacco dicendogli che Arianna sarebbe stata posta fra le stelle.
PIGMALIONE (C1-FSC)
PIRAMO (C1-AB)
Piramo e Tisbe erano due giovani follemente innamorati, ma non potevano coronare il loro sogno per via delle famiglie che erano nemiche, così decidono di fuggire. Datosi appuntamento sotto una pianta di gelso, la prima a giungere fu Tisbe che vedendo avvicinare un leone con le fauci insanguinate per avere da poco ucciso una preda, presa da paura scappa via, nella fuga le cade il velo con la quale si copriva la testa, allora la belva sfoga la sua rabbia con quel velo macchiandolo di sangue e quindi perso ogni interesse il leone se ne và. Intanto arriva Piramo che vedendo il velo insanguinato lo riconosce per quello della sua amata e credendo che l'abbia sbranata il leone, disperato impugna la spada e se la conficca nel petto uccidendosi. Tisbe che intanto si era rasserenata va nuovamente all'appuntamento ma trova l'amato Piramo immerso nel sangue che stringe il velo di lei, allora Tisbe si sdraia accanto al giovane e impugnata la spada si uccide anche lei. Il sangue dei due amanti fece fiorire un gelso bianco che da quel giorno produsse more nere in segno di lutto.
PIROO
Uno dei cavalli del carro solare.
PIRRA
Figlia di Epimeteo e di Pandora e moglie di Deucalione. Dopo il diluvio mandato da Zeus, divenne la madre del genere umano ripopolando la terra con le pietre che, insieme al marito, si gettò alle spalle per ordine di Temi.
PIRRO
Più conosciuto dai Greci col nome di Neottolemo, era figlio di Achille e di Deidamia, principessa dell'isola di Sciro. Dopo la morte del padre fu chiamato a combattere a Troia dove si distinse per eroismo e valore. Fu uno dei guerrieri nascosti nel ventre del cavallo di legno introdotto dentro le mura della città e l'uccisore di re Priamo. Nella spartizione del bottino gli fu assegnata Andromaca, la moglie di Ettore, che sposò, ma che poi abbandonò per Ermione, la figlia di Elena e di Menelao. La sua morte fu dovuta ad Apollo che non gli aveva perdonato di avere ucciso Priamo sull'altare del suo tempio.
PITIA
o Pitia o Pitonessa, sacerdotessa di Delfi che, posseduta dal nume, pronunciava l'oracolo di Apollo. Prendeva il nome dal serpente Pitone, ucciso dal dio, che si credeva sepolto sotto il tempio.
Rendeva i responsi sedendo presso un sacro tripode posto sulla bocca di una voragine naturale dalla quale uscivano vapori e li comunicava a un sacerdote assistente detto profeta, che a sua volta li trasmetteva al postulante. La Pitia veniva scelta fra giovanette della più alta nobiltà e doveva conservare castità perpetua.
PITONE
Mostruoso e gigantesco serpente che Era mandò contro Latona quando seppe della nuova infedeltà di Zeus. Il serpente che non le dava tregua fu ucciso da Apollo appena nato con una delle sue infallibili frecce.
PLEIADI
Figlie di Atlante e della Oceanina Pleione. Per salvare la loro verginità dalle voglie di Orione che da anni le inseguiva, Artemide le mutò nell'omonima costellazione. Ma c'è un'altra leggenda che ci dice che le Plèiadi erano tuttaltro che vergini. Zeus si era accoppiato con tre di esse: Maia che fu madre di Ermes, Elettra che gli diede Dardano, e Taigete; Sterope si concesse ad Ares; Merope si accoppiò con Sisifo ed infine Alcione e Celeno che furono impalmate da Poseidone.
PLUTO
Dio della ricchezza, originariamente era una divinità agricola a cui era affidata la fertilità dei campi. Simboleggiava la ricchezza agraria e quindi il raccolto abbondante. Era figurato come bambino in braccio a Tiche la Fortuna o in braccio a Irene la Pace, a volte invece era figurato come vecchio cieco che distribuisce a caso la prosperità.
PODARGE
Nome dell'Arpia amata da Zefiro col quale generò Xanto e Bàlio. POLIFEMO
ciclope figlio di Nettuno e della Ninfa Toosa. Nel IX libro dell'Odissea Omero lo descrive rozzo e violento, quasi incarnazione della forza bruta, in contrasto col sottile ingegno dell'astuto Ulisse che con furbizia si prende gioco di Polifemo Il gigante infatti aveva fatto prigioniero Ulisse con i suoi compagni, divorando alcuni di questi. Dopo averlo ubriacato ed accecato con un palo
arroventato, Ulisse fugge con i superstiti nascosto in mezzo al gregge. POLISSENA
Figlia di Priamo e di Ecuba, amata da Achille fu involontaria causa della morte dell'eroe, ucciso a tradimento da Paride mentre festeggiava le nozze con Polissèna. Pirro figlio di Achille uccise Polissèna sulla tomba del padre (dopo che l'ombra d'Achille stesso l'ebbe domandata)..
POLITE
Figlio di Priamo e di Ecuba, venne ucciso sotto i loro occhi da Pirro, il feroce figlio di Achille. PONTO
Gea senza accoppiarsi partorì questo mare.
PONTO EUSINO, nome (in greco: Mare Inospitale) con cui i Romani e i Greci chiamarono il Mar Nero in riferimento alla presenza di popolazioni selvagge lungo le coste. I Greci vi penetrarono dall'VIII sec. fondando, nelle zone costiere, colonie da dove intrapresero intensi rapporti commerciali. Venivano esportati olio, vino, manufatti, mentre pesce, grano, metalli e ambra erano importati dalle coste baltiche. L'abbondante produzione di frumento dei territori circostanti fu importante per le vicende politiche della Grecia. Le colonie greche continuarono a prosperare e, sotto il dominio romano, furono lasciate nella completa autonomia. Il loro declino iniziò nel III sec.
d.C. con le invasioni barbariche. PORFIRIONE
Uno dei Giganti che combatterono contro gli Olimpi. Zeus lo confuse accendendo in lui un'improvvisa brama per Era, e poi lo uccise con l'aiuto di Eracle.
PORO
Dio dell'abbondanza e sposo di Pènia. POSEIDONE
Figlio di Crono e di Gea, fratello di Zeus e di Ade. A lui toccò la signoria del mare, comprese le coste e le isole ed essendo la terra territorio franco non disdegnava prendere qualche proprietà. Abitava in un palazzo in fondo agli abissi marini. Instabile di umore come il mare, ora era sorridente e benevolo, ora burrascoso e violento. Gli antichi attribuivano a Poseidone le scosse di terremoto che provocava sbattendo il suo tridente. Avendo cospirato con Era e Apollo contro Zeus, viene punito ed esiliato nella Troade al servizio di Laomedonte. Questi gli nega il compenso pattuito per avere egli costruito le mura della città. Poseidone fa scaturire dal mare un mostruoso drago. Per placare il dio, il re deve esporre la figlia Esione per essere divorata dal mostro, ma la giovane è liberata da Eracle che uccide il mostro. Innamoratosi di Anfitrite la chiede in sposa, la fanciulla intimorita fugge, ma un delfino la ritrova e convince Anfitrite a sposare il dio. La novella sposa gelosa di Scilla, la muta in un mostro dai dodici piedi e dalle sei bocche che divoranoi marinai che attraversano lo Stretto di Messina. Un figlio di Poseidone, il ciclòpe Polifemo si invaghisce di Galatea, già fidanzata di Aci. Polifemo scaglia contro il rivale un macigno che lo schiaccia. Aci viene mutato in fiume siculo. Poseidone può cambiare forma a suo piacimento: simbolo dell'incostanza del mare. Le sue contese con altre divinità si spiegano col fatto che egli era anche dio delle acque terrestri, prima che il suo regno fosse ridotto al solo mare. Egli era anche il dio tutelare delle corse dei cavalli. I Romani lo identificarono con Nettuno.
PRIAMO
Il celebre re di Troia vissuto all'epoca dell'assedio acheo. Era figlio di Laomedonte e fratello di Esione, unico maschio lasciato in vita da Eracle quando il padre si rifiutò di pagare i servigi dell'eroe. La sua casata era composta da cinquanta figlie e da cinquanta figli, nati dalle sue concubine e dalla moglie Ecuba. Tra i figli di Priamo erano Ettore, Paride, Eleno e Deifobo; tra le figlie, Creusa e l'indovina Cassandra. Quando Troia cadde, fu ucciso da Pirro, figlio di Achille, sull'altare del tempio di Apollo.
PRIAPO
Figlio di Afrodite e di Dioniso. Nato deforme con pancia enorme, lingua lunga e membro mostruosamente smisurato. Nascendo così brutto Afrodite lo rinnegò e lo abbandonò. Lo allevarono dei pastori che dalla sua mostrusità fallica ne avevano tratto dei buoni auspici per la fertilità dei campi e dei greggi. Così Priapo divenne il dio dell'amore pratico e della fertilità delle campagne. Gli era sacro l'asino ed era figurato come vecchio barbuto seminudo con un enorme membro eretto e munito di falce. Proteggeva inoltre gli orti e le vigne dai ladri, dai golosi e dagli uccelli. Ispirò la poesia Priapea dai versi e dai contenuti alquanto sconci. A noi sono giunti all'incirca 80 carmi priapei.
PRITANEO
Ogni città greca aveva il suo Pritaneo sede del fuoco sacro e in seguito divenne centro politico. PRÒCRI
figlia di Eretteo, re dell'Attica. Moglie di Cefalo. Numerose versioni del mito: sedotta da Cefalo sotto mentite spoglie, fuggì a Creta, divenendo seguace di Artemide; amante di Pteleo, fu inseguita dal marito; fu bramata da Minosse, che le donò un cane e una lancia magica; uccisa erroneamente da Cefalo, sorpreso con Eos (Aurora).
PROCUSTE
mitico ladrone dell'Attica, il cui vero nome era Damaste o Polifemone. Assaliva i viandanti e li costringeva a distendersi su un letto. Se le membra dei malcapitati sporgevano, le mutilava. Se invece erano troppo corte, le stirava fino a far raggiungere l'esatta lunghezza del letto. Venne ucciso da Teseo, che gli inflisse il medesimo supplizio.
PROMETEO
Titano figlio di Giapeto e di Climene figlia di Oceano. In origine era solamente un Titano intelligente che riuscì ad ingannare Zeus, ma successivamente fu trasformato nel creatore e salvatore del genere umano mentre Zeus appare come un crudele tiranno. Quando i Titani sfidarono Zeus e vennero da lui imprigionati nel Tartaro, Prometeo che aveva il dono di vedere il futuro, suggerì loro di usare l'astuzia ma i Titani ignorarono il suo consiglio e allora passò dalla parte di Zeus. Dopo la battaglia Prometeo si trovò a scontrarsi con Zeus sul problema del genere umano.
Per Esiodo fu Prometeo a creare l'uomo con la creta trovata a Panopea, modellando le figure in cui Atena poi soffiava la vita. Essendo Zeus irato col genere umano aveva deciso di distruggerlo e sostituirlo con delle creature migliori e cominciò a togliere loro il fuoco e ad affamarli chiedendo loro le parti migliori di cibo nei sacrifici. Nella disputa sorta per stabilire quali parti di toro sacrificare agli dèi e quali tenere per sé, Prometeo fu chiamato a fare da arbitro, per cui smembrò un toro e ricucì la pelle formando due sacche che riempì con le varie parti dell'animale. Una sacca conteneva la carne ben nascosta sotto lo stomaco e l'altra conteneva invece le ossa nascoste sotto un grosso strato di grasso e presentate le sacche a Zeus gli chiese di scegliere quale volesse e il dio tratto in inganno scelse la sacca col grasso e le ossa che da quel giorno divennero le parti da sacrificare agli dèi. Zeus irato per l'inganno privò gli uomini del fuoco ma Prometeo andò di nascosto sull'Olimpo e rubò una brace che nascose nel cavo di un fusto di finocchio e che donò agli uommini. Sempre incurante dei castighi di Zeus, Prometeo insegnò agli uomini molte arti, fra le quali la metallurgia e tolse agli uomini il potere di vedere il futuro pensando che tale potere avrebbe spezzato il cuore degli uomini. Zeus durante la notte vide la terra coperta da tantissime luci e arrabbiato più che mai mandò i suoi servi Bia e Crato assieme a Efesto a catturare Prometeo e a incatenarlo sul monte Caucaso, dove ogni giorno un avvoltoio gli mangiava il fegato, ma considerando che Prometeo era un Titano e perciò immortale, la notte il fegato gli rinasceva per essere rimangiato il giorno successivo. Prometeo anche se incatenato e costretto a subire l'orribile supplizio, scherniva Zeus perché era conoscenza di un terribile segreto sulla sorte del dio supremo. Dopo tanto tempo ottenne la liberta in cambio del segreto che impedì al dio di sposare Teti, perché gli avrebbe dato un figlio che sarebbe diventato più potente del padre e l'avrebbe spodestato proprio come fece Zeus col padre Crono. Prometeo era venerato nell'Attica come dio delle arti.
PROSCINEMA
Presso i Greci era la preghiera rivolta agli dèi per ottenere protezione, salute e aiuto per sè o per gli altri.
PROTEO
Dio marino che per incarico di Poseidone custodiva le foche e i vitelli marini. Come tutte le divinità marine aveva il dono della divinazione, ma era molto difficoltoso avere i suoi vaticini e per questo bisognava sorprenderlo nel sonno e legarlo ben stretto e non avere paura delle sembianze di leone, pantera, drago, cinghiale, di fuoco ardente o di albero che assumeva per sfuggire alle domande che gli venivano rivolte. Solo se non riusciva a liberarsi concedeva di svelare il futuro.
PROTOGENIA
Nome che significa La prima generata, era stata la prima figlia che ebbero Deucalione e Pirra dopo il Diluvio Universale.
PSICHE
rappresentata da Apuleio (nella favola "L'asino d'oro" libro IV, XXXII) come una fanciulla di rara bellezza ("Metamorfosi", IV-VI). Rapita da Zefiro, visse in un palazzo d'oro. Fu amante di Eros, da cui ebbe una figlia (Voluttà). L'amore durò fino a quando Psiche, contravvenendo ad un patto sacro, cercò di scorgere il volto di Eros (invisibile amante). Abbandonata, fu sottoposta a una serie di dure prove da Afrodite, (che invidiava la sua bellezza). Resa immortale da Zeus, mosso a compassione, si unì nuovamente ad Eros. Il mito di Psiche ha ispirato artisti di ogni epoca (Raffaello, Van Dyck, Gèrard, Canova, Gibson, ecc.). Dal significato di Soffio, è l'equivalente del concetto di anima.
Secondo gli antichi l'anima si distingue in anima sensitiva e anima intellettuale; l'anima sensitiva è prerogativa dell'uomo vivo mentre la seconda si forma in punto di morte a somiglianza del defunto dalla cui bocca o ferita mortale esce ed abbandona il corpo. Anche le arti figurative rappresentano l'anima umana sotto forma di un'essere alato o di un'uccello col volto umano. Da queste astrazioni nacque la favola di Psiche e Amore.
PSICOPÒMPO
epiteto di Ermes. Designava la funzione di guida per le anime dei trapassati nel regno delle tenebre. Detto anche di Caronte e, in alcuni casi, di Apollo.
PTERELAO
Figlio di Tafo e nipote di Poseidone dal quale aveva avuto in dono l'immortalità affidata alla cura di un capello d'oro al quale era legata la sua immortalità. La figlia di Pterelao, Cometo innamoratasi di Anfitrione per aiutarlo nella conquista della città di Tafo, da costui assediata, strappò al padre il fatale capello facendolo così morire
Fonte: http://www.storicodiocre.altervista.org/LIBRI/mitigreciaantica.pdf
Sito web da visitare: http://www.storicodiocre.altervista.org
Autore del testo: Patrizio Sanasi
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve