Tecnologia e lavoro mentale
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Tecnologia e lavoro mentale
IL LAVORO MENTALE
Chmiel, Tecnologia e lavoro, 1998, Bologna, Il Mulino
L’avvento delle tecnologie informatiche hanno accresciuto l’importanza del lavoro mentale rispetto a quello fisico.
Quali sono i limiti cognitivi e i loro effetti nel gestire le informazioni?
Come dovrebbero essere distribuite le funzioni tra la tecnologia e la persona per migliorare l’efficienza della prestazione?
Quali sono gli effetti psicologici della scelta di privilegiare l’una o l’altra delle due componenti?
Come cambia la performance mentale sotto l’influenza di elementi ambientali stressanti?
Tradizionalmente l’ergonomia si è occupata dell’ambiente di lavoro fisico e di come si comportano le persone viste come componenti del sistema uomo-macchina. Con l’informatizzazioe si sono precisati altri aspetti del “fattori umani”. Nasce l’ergonomia cognitiva.
La finalità è la progettazione di un posto di lavoro che permetta di ottenere una performance efficiente rispettando, nello stesso tempo, un buon livello di confort per il lavoratore.
Le tecnologie complesse costringono i lavoratori a maneggiare spesso in tempi ristretti considerevoli quantità di informazioni.
Lo Human information processing approach si occupa dei limiti cognitive e, più in generale, del carico di lavoro mentale, considerando la richiesta cognitive derivante da un dato compito e dalla capacità mentale disponibile per soddisfare le richieste, tenendo conto delle intime connessioni fra le due caratteristiche.
Fra gli scopi della tecnologia che automatizza le attività prima eseguite dalle persone occorre considerare quello di togliere il bisogno della presenza dell’operatore.
Lo sviluppo di questo tipo di ricerche ha ricevuto un impulso dagli studi per migliorare l’affidabilità delle operazioni aeronautiche.
Per studiare il carico di lavoro mentale si adottano due tipi di approccio:
- teorico, basato sulle indagini di laboratorio relative ai meccanismi di attenzione, sulla memoria. Si studia la performance percettivo-motoria, cognitiva e mestica.
- pratico, basato sulle risposte soggettive e fisiologiche alle difficoltà di un certo compito.
È importante tener presente che il carico di lavoro mentale non è semplicemente una conseguenza della difficoltà del compito, ma è funzione dell’ammontare della richiesta cognitiva in rapporto alle risorse mentali ovvero alla capacità mentale disponibile (pg. 93).
Il concetto di “capacità limitata” suggerisce che quando la capacità è sovraccaricata la performance tenderà a subire effetti negativi.
L’interferenza nella performance quando si attuano due compiti dipende anche dalla natura dei compiti stessi: i compiti simili producono maggior interferenza di quelli diversi. Le dimensioni di somiglianza si riferiscono alla modalità percettiva (p.es. uditiva o visiva), alla modalità di trattamento centrale (p.es. linguistica o visuale), alla modalità di uscita dell’informazione (p.es. verbale o manuale).
Sulla base dell’approccio alle risorse, si ritiene che specializzarsi in un dato compito attraverso la pratica richieda un minor utilizzo di risorse cognitive. I processi diventano automatici (specializzazione).
Per la misura del carico di lavoro mentale si fa riferimento a tre classici orientamenti:
- comportamentale, diviso a sua volta in misure del compito primario e secondario. Le misure della performance nel compito primario sono un mezzo diretto per stimare l’impatto della richiesta: se un compito diventa difficile o la persona è stanca è ragionevole aspettarsi più errori o la necessità di maggior tempo per svolgere lo steso compito. Tuttavia queste misure non sono sufficienti per valutare il carico di lavoro mentale. Le tecniche di misura del compito secondario tentano di fornire un’indicazione sull’entità della richiesta mentale derivante dal compito primario in termini di capacità residua disponibile.
- soggettivo. Sono misure che appaiono non molto fondate sul paino concettuale, tuttavia continuano ad essere un’alternativa pratica alle tecniche comportamentali. Esse consistono di chiedere ai lavoratori di riferire verbalmente cosa pensano durante la prestazione lavorativa. Si usano scale di rilevazione che mostrano una buona sensibilità ai cambiamenti neller ichjieste del compito e in pratica rappresentano gli strumenti più largamente usati per la valutazione del carico mentale.
- fisiologico: si misurano i potenziali cerebrali evocati, la dilatazione dell apupilla, i cambiamenti dei livelli ormonali e le variazioni del battito cardiaco. Oltre alla difficoltà pratica nel realizzare queste misurazioni ci sono comunque dei problemi nell’interpretare le misure fisiologiche.
Risulta molto interessante e assai utile cercare di capire se e come le prestazioni mentali cambino in funzione delle caratteristiche dell’ambiente e dell’individuo (fattori di variabilità nella prestazione).
Ambiente di lavoro
- Illuminazione. Un ambiente di lavoro correttamente illuminato è un fattore fondamentale per il benessere globale del lavoratore. Già Mayo nei famosi esperimenti a Hawthorne negli anni ‘20 dimostrò un miglioramento della performance lavorativa in concomitanza con gli incrementi della luminosità degli ambienti di lavoro. Una sovra illuminazione o una illuminazione scarsa sono fattori di notevole disagio fisico e psicologico in gradi di determinare distrazioni dovute ad affaticamento visivo, come pure disturbi nell’accettazione e nella qualità del lavoro.
- Temperatura. L’eccessivo calore o il freddo sono percepiti disagevoli e, in certi casi, possono produrre effetti debilitanti. Lavorare in ambienti sia a basse (intorno a = °C) sia a elevate temperature (circa 32°C) determina un decremento nella performance fisica e mentale. Anche l’umidità tende a far percepire come disagevole la stessa temperatura di 26°C:
- Rumore. È un fattore di rischio in gran parte degli ambienti lavorativi. Il rumore è un fenomeno vibratorio definito da alcuni parametri: l’ampiezza, cioè il valore assunto dalla pressione e la frequenza, ovvero il numero di oscillazioni compiute dalle vibrazioni in un secondo. Per i compiti di tipo strettamente cognitivo si è constatato che la capacità di risolvere problemi risulta compromessa dal rumore, poiché viene coinvolta la memoria di lavoro; anche il tempo di risoluzione risulta allungato; se però alle persone viene offerto un incentivo economico tale decremento tende a non verificarsi. Il rumore ha un’influenza negativa anche negli open-space, per il chiacchiericcio di sottofondo o per il sovrapporsi dei discorsi. Il canto ha un effetto più dirompente che la musica strumentale.
Fattori individuali
- Fatica. E’ definita come la stanchezza provocata da un’attività prolungata nel tempo e non corretta da pause di ristoro. Risulta piuttosto difficile dimostrare gli effetti diretti della fatica sulla prestazione; in generale si presenta un’alta variabilità della risposta, risposte rallentate ed aumento degli errori. Queste scoperte suggeriscono che il sistema cognitivo, quando è affaticato, subisce come dei microsonni o piccoli colpi di sonno. Quando alla fatic si associa la mancanza di sonno la performance viene danneggiata..le persone, quando sono affaticate, sceglieranno le strategie per compiere un compito che richieda minore sforzo mentale, anche se è meno probabile che tali strategie conducano al successo.
- La perdita del sonno. Può essere catalogata come totale, parziale e selettiva. In riferimento ai tracciati dell’EEG si è scoperto che rimane svegli fino a tardi tende a disturbare il sonno a onde lente (sonno profondo, più riposante), mentre svegliarsi presto tende a disturbare il sonno REM. C’è un effetto opposto a quello prodotto dal rumore nella riduzione dell’attenzione selettiva quando si ha una perdita di sonno. L’esecuzione di compiti interesanti ovviamente contrasta gli effetti della perdita di sonno.
- Malattie da raffreddamento. Sia il raffreddore che l’influenza sembrano non danneggiare direttamente la performance in compiti cognitivi e complessi come il ragionamento logico. I diversi effetti della prestazione comunque andrebbero collegati alla sequela di disagi soggettivi di ordine fisico e psicologico derivanti da uno stato febbrile o dal malessere generale che spesso si accompagna a queste patologie.
- Alcol. L’assunzione a dosi elevate danneggia i compiti di eseguimento, aumenta la possibilità di perdita dell’equilibrio, riduce la capacità di memoria, rallenta la capacità di prendere decisioni e può lasciare danni residui che si prolungano per almeno 14 ore.
- Caffeina. Dosi elevate (più di 200 mg., 2/3 tazzine di caffè) tendono ad influenzare la performance su una varietà di compiti. Aumenta la velocità psicomotoria, riduce i tempi di reazione semplici e quelli in compiti discriminativi, migliora l’abilità di mantenere a lungo l’attenzione, aumenta la velocità di rievocazione mestica degli eventi e quella di ragionamento logico.
- Alimentazione. Il calo di efficienza postprandiale corrisponde ad una sensazione di rilassamento e riposo che in genere segue il pasto di mezzogiorno. L’entità del decremento dipende dal tipo di compito e dalla qualità e quantità di cibo assunto. Il calo fisiologico del dopo pranzo può essere ridotto assumendo del caffè a fine pasto. La prima colazione non ha alcun effetto sull’attenzione ma influenza la memoria e il ragionamento: un’adeguata colazione migliora la capacità di rievocazione di una lista di parole ma peggiora il ragionamento logico. La cena migliora la capacità di ragionamento logico.
- Variazioni circadiane. Si riferiscono ai cambiamenti giornalieri. Si sa che alcune funzioni dell’organismo variano in relazione al tempo (bioritmi e ciclo mestruale). Per la performance lavorativa è di particolare interesse il ritmo della temperatura corporea. La performance sui compiti percettivo-motori e su quelli cognitivi varia nell’arco della giornata: ad esempio la velocità delle operazioni della memoria di lavoro aumenta nel corso della mattinata ma poi tende a declinare. In generale i compiti che riguardano la memoria a breve termine sono eseguiti meglio nella prima mattinata; i compiti che riguardano la memoria di lavoro sono svolti con maggior efficacia a metà giornata; il recupero egli eventi dalla memoria semantica è più rapido verso la fine della giornata; l’attenzione selettiva cambia durante il giorno, con una selettività che diminuisce verso sera.
- Il lavoro a turni. Si pensa che gli effetti ritmici siano dovuti a due tipi principali di cause: quelle dovute al ritmo circadiano e quelle conseguenti alla interruzione o alla perdita del sonno. Importante è l’alterazione del ciclo sonno-veglia. Oltre al malessere psicofisico, con venature depressive, vi è nei turnisti un’incidenza dei disturbi gastrici e un costo sociale dovuto al rischio di emarginazione rispetto alle relazioni interpersonali e al tempo libero, anche se sono segnalati vantaggi circa la possibilità di fare un lavoro aggiuntivo o intraprendere nuovi cicli formativi.
Una delle più importanti decisioni da prendere nella progettazione di sistemi tecnologici riguarda l’allocazione del compito, cioè quali funzioni dovrà svolgere la tecnologia e quali l’operatore. In molti sistemi ad elevata complessità tecnologica, come quelli che usano sistemi computerizzati, si adotta il supervisory control, in cui i comandi sono automatizzati e l’operatore svolge un ruolo di controllo e monitoraggio, con la responsabilità di intervenire in caso di variazioni o di situazioni a rischio.
Le conseguenze di questo genere di automazione sono duplici:
- la progettazione tecnica fissa in anticipo l’allocazione dei compiti e dei ruoli tra l’operatore e la macchina; in questo modo non si subiscono gli effetti delle variazioni del carico di lavoro, dei cambiamenti ambientali e dei cambiamenti dello stato individuale.
- rimovendo però l’operator dal controllo attivo dell’intero sistema, si ha un effetto collaterale non desiderato di ridurre la sua comprensione del funzionamento del sistema e delle relazioni di causa ed effetto tra le differenti componenti o variabili che caratterizzano il processo lavorativo.
Fonte: http://crema.di.unimi.it/~finazzi/Lezioni/9/Il%20lavoro%20mentale.doc
Sito web da visitare: http://crema.di.unimi.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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