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Presentazione de: Gli Strumenti del Comunicare di M. McLuhan
Marshall McLuhan, (Edmonton, Alberta 1911 - Toronto 1980), studioso delle comunicazioni di massa e dei loro effetti sul comportamento umano. Le sue teorie sulla comunicazione si basano sulla convinzione che i media elettronici, in particolare la televisione, abbiano sull'individuo un impatto di portata molto maggiore rispetto a quello prodotto dal contenuto dei messaggi che trasmettono; di qui la sua conclusione che "il medium è il messaggio". Su questa base egli mise in rilievo la necessità di acquistare consapevolezza dei mutamenti indotti dai mass media nella civiltà contemporanea. Tra le sue opere più note: La sposa meccanica (1951), La galassia Gutenberg (1962), Gli strumenti del comunicare (1964), Il medium è il messaggio (1967), Dal cliché all’archetipo (1970).
Secondo l’autore le società occidentali dopo un periodo di sviluppo esplosivo durato circa 3000 anni (la rivoluzione neolitica) sono entrate in una fase di implosione. Nell’era della tecnologia meccanica si era operata un’estensione del corpo umano in senso spaziale, oggi, dopo un secolo di impiego dell’elettricità, l’uomo ha esteso il suo sistema nervoso centrale, abolendo il tempo e lo spazio. Questo processo tecnologico avvicina l’umanità alla fase finale della sua estensione sensoriale, quella in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo della conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana. Operando un confronto con “L’Intelligenza Collettiva” di P. Levy, tale fase evolutiva antropologica e sociale, comporta una specifica necessità adattiva delle organizzazioni umane, identificabile in un nuovo spazio antropologico, quello del sapere. Oggetto dell’opera è l’analisi di alcune estensioni (tecnologie) considerate nel loro insieme per le implicazioni sociologiche e psicologiche che comportano. In particolare, secondo l’autore oggi nell’era elettrica, gli uomini sono tornati, psichicamente e socialmente, alla condizione di nomadi. Solo che adesso si parla di raccolta di informazioni e di elaborazione di dati. Ma è un fatto universale, che ignora e supera la forma della città che appare di conseguenza parecchio antiquata. Con la tecnologia elettrica istantanea, il mondo non può più essere altro che un villaggio, e la città stessa, come forma di dimensioni maggiori, deve inevitabilmente svanire come in una dissolvenza cinematografica.
Secondo l’autore, tutti i media dalla parola al calcolatore elettronico, derivano da un meccanismo di auto-amputazione della sensorialità umana.
McLuhan fornisce una spiegazione neuro-fisiologica di questo processo. H. Selye e A. Jonas sostengono che l’organismo umano ricorra alla strategia (o potere) auto-amputativa quando le sue strutture percettive non riescono ad individuare o ad evitare alcuni effetti irritanti causati dal rapporto con l’ambiente circostante. Nella tensione fisica dovuta ad un sovra stimolo di qualsiasi tipo, il sistema nervoso centrale, al fine di proteggersi, provvede strategicamente ad amputare o isolare l’organo, il senso o la funzione fonte di molestia. Ciò determina che ogni stimolo provocato da una nuova invenzione sia sorgente di stress, dovuto all’accelerazione del ritmo e agli aumenti di carico (lavoro-dispendio fisico) Ad esempio, nel caso della ruota come estensione del piede, la pressione di nuovi carichi causati dall’aumento degli scambi indotti dal media denaro e dalla scrittura, fu la ragione immediata di questa estensione, ossia dell’amputazione di questa funzione dei nostri corpi.
Fisiologicamente la parte più importante di questo processo incombe sul sistema nervoso centrale, questa specie di rete elettrica che coordina i vari media dei nostri sensi contiene, isola ed asporta tutto ciò che minaccia le sue funzioni, anche a costo di ricorrere all’auto-amputazione.
La funzione del corpo, considerato come l’insieme degli organi deputati a rafforzare e proteggere il sistema nervoso centrale, è di fare da cuscinetto contro le improvvise variazioni degli stimoli provenienti dall’ambiente fisico e sociale.
La terapia, fisica o sociale, è un revulsivo utile al raggiungimento dell’equilibrio fra gli organi fisici che proteggono il sistema nervoso centrale. Con l’avvento della tecnologia elettrica l’uomo ha esteso e creato al di fuori di se stesso, un modello vivente del sistema nervoso centrale. Nella misura in cui questo è vero, significa che gli organi fisici non sono più in grado di svolgere una funzione di cuscinetto per il sistema nervoso centrale per difenderlo dalla violenza dei meccanismi innescati dall’adattamento ambientale fisico e sociale.
Il principio del torpore dell’auto-amputazione è nella tecnologia elettrica come in qualsiasi altra della storia umana. Dobbiamo intorpidire il nostro sistema nervoso centrale ogni volta che viene esteso e scoperto, altrimenti moriremmo. Perciò l’era dell’angoscia e dei media elettrici è anche l’era dell’inconscio e dell’apatia. Ma è anche palesemente l’era della consapevolezza dell’inconscio. Una volta intorpidito strategicamente il nostro sistema nervoso centrale, i compiti della consapevolezza e dell’ordine sono affidati alla vita fisica dell’uomo, che di conseguenza per la prima volta nella storia si pone in condizione di poter comprendere che ogni tecnologia è un’estensione del proprio corpo.
Secondo l’autore l’era elettrica disvela l’identità fra medium e messaggio. In altri termini, il contenuto di un medium è sempre un altro medium. L’esempio della luce elettrica è in questo senso illuminante, essa infatti è informazione allo stato puro, è un medium senza messaggio. Ma tutti i medium soggiacciono a questa intrinseca caratteristica. Il contenuto della scrittura è il discorso, così come la parola scritta è il contenuto della stampa e la stampa quello del telegrafo. Alla domanda “quale è il contenuto del discorso?” si deve rispondere “E’ un processo mentale, in se stesso non verbale”. Il messaggio di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmi o di schemi che introduce nei rapporti umani. La ferrovia non ha introdotto nella società né il movimento, né il trasporto, né la ruota, né la strada ma ha accelerato ed allargato le proporzioni di funzioni umane già esistenti creando città di tipo totalmente nuovo e nuove forme di lavoro e di svago. L’aereoplano dal canto suo, accelerando la velocità dei trasporti, tende a dissolvere le città, le organizzazioni politiche e le forme associative proposte dalla ferrovia, indipendentemente dall’uso che se ne può fare. E’ tipico l’equivoco in virtù del quale il contenuto di un medium ci impedisce di comprendere le caratteristiche del medium stesso. Quando l’IBM ha scoperto che il suo lavoro non consisteva nel fabbricare apparecchiature per ufficio o macchine per l’industria, ma nel produrre informazioni, ha cominciato ad avere chiare prospettive sul suo avvenire.
Tornando alla luce elettrica, essa non appare a prima vista un medium di comunicazione proprio perché non ha un contenuto. Soltanto quando viene utilizzata per diffondere la marca di un bene, ci si accorge che la luce elettrica è un medium. Ci si accorge, cioè, non della luce ma del suo contenuto, in altri termini di quello che è un altro medium. Luce ed energia sono due cose diverse per gli usi che se ne fanno, ma nella società umana eliminano fattori di tempo e di spazio esattamente come la radio, il telegrafo, il telefono, la TV, creando una partecipazione in profondità.
Per McLuhan esiste un principio base che distingue un medium caldo come la radio o il cinema da un medium freddo come il telefono o la TV. E’ caldo il medium che estende un unico senso fino a un’alta definizione: fino allo stato, cioè, in cui si è abbondantemente colmi di dati. Da un punto di vista visivo una fotografia è un fattore di alta definizione, mentre un cartoon comporta una bassa definizione, in quanto contiene una quantità limitata di informazioni visive.
Il telefono è un medium freddo o a bassa definizione poiché attraverso l’orecchio si riceve una scarsa quantità di informazioni, e altrettanto dicasi per ogni espressione orale rientrante nel discorso in genere perché offre poco ed esige un grosso contributo da parte dell’ascoltatore. Viceversa i media caldi non lasciano molto spazio che il pubblico debba colmare o completare; comportano quindi una limitata partecipazione, mentre i media freddi implicano un alto grado di partecipazione o completamento da parte del pubblico. I media freddi includono, quelli caldi escludono, i primi integrano, congiungono, favoriscono partecipazione attiva; i secondi disgiungono, separano, serializzano, differenziano funzionalmente l’attività umana che in questo modo viene resa passiva, dipendente dal perseguimento di obiettivi non immanenti ma trascendenti.
La tecnologia in quanto medium, influenza i modelli culturali e organizzativi di una società fino a determinarli nella loro struttura. Un medium freddo quale il geroglifico o l’ideogramma, ha effetti ben diversi da quelli di un medium caldo ed esplosivo come l’alfabeto fonetico, che, portato ad un livello di astratta intensità visiva, sviluppò la tipografia.
La parola stampata, con la sua intensità specialistica, spezzò i legami delle corporazioni e dei monasteri medioevali, creando modelli intensamente individualistici di iniziativa e di monopolio.
In a “Study of History”, Toybee cita numerosi esempi di capovolgimento delle componenti formali e della dinamica storica, rilevando, ad esempio, come verso la metà del IV secolo dopo Cristo i Germani a servizio dei Romani incominciassero improvvisamente ad essere fieri dei loro nomi tribali e a farne sfoggio. Quel momento segnava l’inizio di una nuova sicurezza che nasceva dalla saturazione dei valori romani; e si accompagnava ad un contemporaneo orientarsi della cultura romana verso valori primitivi. Allo stesso modo gli americani saturi di valori europei, hanno incominciato, specialmente dopo l’avvento della TV a considerare oggetti culturali i fanali delle carrozze americane, i pali cui venivano legati i cavalli, o le batterie da cucina del periodo coloniale.
Un tempo l’intensificazione del traffico dovuta all’avvento del denaro e delle strade aveva posto fine alla condizione tribale “statica” (come Toybee definisce la cultura nomade dei cacciatori raccoglitori). E’ tipico del capovolgimento che si verifica al limite di rottura il paradosso secondo il quale il mobilissimo nomade cacciatore e raccoglitore, è socialmente statico, mentre la cultura dell’uomo sedentario e specializzato è dinamica, esplosiva e progressiva. La nuova civiltà magnetica, o “città mondiale”, sarà statica e iconica, vale a dire onnicomprensiva.
Il riscaldamento del medium scrittura, mediante l’intensità ripetibile della stampa portò al nazionalismo e alle guerre religiose del 500’. I media pesanti ed ingombranti, come la pietra, hanno sul tempo un potere frenante. Usati per la scrittura sono effettivamente freddissimi e servono ad unificare le epoche, mentre la carta è un medium caldo che serve ad unificare orizzontalmente gli spazi, sia nel regno della politica sia in quello dello svago.
Un medium caldo permette meno partecipazione di un medium freddo; una conferenza meno di un seminario, un libro meno di un dialogo. Con la stampa molte forme precedenti vennero escluse dalla vita e dall’arte e molte altre acquistarono una nuova intensità. Ma la nostra epoca è piena di casi che confermano il principio secondo il quale la forma calda esclude e quella fredda include.
Un esempio dell’impatto distruttivo di una tecnologia calda che fa seguito ad una fredda ci è dato da Robert Theobald in “The Rich and the Poor”. Quando i missionari diedero scuri d’acciaio agli aborigeni australiani, la loro cultura, basata sulle scuri di pietra, si dissolse. Questi utensili non soltanto erano pochi ,ma erano sempre stati un simbolo di fondamentale importanza, dello status virile. I missionari si procurarono grandi quantità di affilate scuri d’acciaio e le diedero anche alle donne e ai bambini. Gli uomini dovettero farsele prestare dalle donne, con conseguente crollo della loro dignità. Una gerarchia tribale e feudale di tipo tradizionale si sfalda rapidamente al contatto con qualunque medium caldo di tipo meccanico, uniforme e ripetitivo.
Il denaro, la ruota, la scrittura, o qualsiasi altra forma di accelerazione specialistica, degli scambi e delle informazioni, finiranno per frammentare la struttura tribale. Analogamente un’accelerazione molto intensa, come quella che si verifica con l’elettricità, può servire a ristabilire uno schema tribale di intenso coinvolgimento, come è avvenuto in Europa con l’avvento della radio e come sembra stia per accadere in America con la TV. Le tecnologie specialistiche de-tribalizzano. La tecnologia elettrica non specialistica ri-tribalizza.
L’analisi che McLuhan propone della tecnologia e dei media comunicativi, implica una complessa molteplicità di approcci scientifici. In questo senso, l’ambito sociologico e della comunicazione è posto in diretto contatto con temi antropologici, filosofici, storici, psicologici, semiotici e biologici, tracciando un percorso di ricerca che prova ad affrontare nel suo complesso le dinamiche di evoluzione storica delle organizzazioni sociali, dando conto della relazione dialettica fra rappresentazioni individuali (soggettive) della realtà e formazione sociale dell’immaginario collettivo.
Come accennato in precedenza, secondo l’autore la tecnologia consiste nell’insieme degli strumenti che gli uomini hanno utilizzato nel corso della loro evoluzione per “sottomettere” la natura e ridurre i vincoli esterni al loro sviluppo ontologico, provenienti dall’ambiente. Quindi, la tecnologia è un’estensione sensoriale, un’oggettivazione, attraverso la quale la “soggettività sociale” si posiziona nel mondo, determinando la sua realtà. Posizionamento esistenziale e determinazione del mondo, sono elementi dell’attività cosciente, azioni intenzionali umane di cui la tecnologia è nello stesso tempo prodotto e strumento di adattamento. Ogni nuova estensione sensoriale segna l’avvento di una nuova tecnologia che a sua volta, si traduce in un nuovo processo di auto-amputazione umana, ovvero in un revulsivo sociale; un riduttore della complessità innescata dal rapporto umanità/ambiente che permette di affrontare un nuovo “carico di stress” dovuto alla crescente discrepanza fra mondo immaginato (rappresentazioni soggettive) e mondo compreso intellettualmente (spazi dell’azione intenzionale).
Il processo circolare fra estensioni sensoriale ed auto-amputazioni, di cui le tecnologie rappresentano il revulsivo sociale, risponde alla necessità dell’uomo di compensare la sua “non specializzazione costitutiva”(Gehlen). In questo senso, le tecnologie intese nella loro dimensione di medium comunicativi, rappresentano sia un veicolo di socializzazione che un mezzo atropo-sociale di specializzazione evolutiva. In altri termini, le tecnologie permettono all’umanità di colmare la propria “sotto-istintualità”. Le stesse, in quanto strumento costitutivo della struttura sociale, permettono di selezionare le alternative di specializzazione (diversificazione sociale), in modo da attenuare la pressione del possibile e lo stress decisionale dei soggetti. Ne deriva che ogni mutamento di paradigma tecnologico (Khunn) determina profonde trasformazioni negli assetti delle organizzazioni sociali ed in particolare nella loro funzione di produttori di senso, di significati culturali e simbolici, in altri termini di costruzione degli immaginari collettivi.
Nuove forme di organizzazione dsociale sociale
I punti di contatto significativi (confini funzionali della conoscenza) fra l’opera discussa e l’e-learning
Estensione ed esteriorizzazione del sistema nervoso centrale, i media elettrici come induttori di nuovi spazi antropologici
L’apprendimento, rappresenta la principale modalità di adattamento dell’uomo. Secondo Ajello: “con il termine apprendimento identifichiamo un insieme molto variegato di fenomeni, anche piuttosto diversi tra loro, la cui natura potrebbe sembrare per molti versi scarsamente accomunabile. Volendo perciò darne qui una definizione comprensiva, potremmo dire che intendiamo come apprendimento l’insieme dei processi di adattamento che l’essere umano pone in atto per far fronte alle richieste dell’ambiente circostante”. Nell’ottica di Mcluhan, l’apprendimento è un processo tecnologicamente veicolato, in primis dal medium linguaggio. Oggi, con l’avvento delle tecnologie di interconnessione è possibile prefigurare un ampio processo di trasformazione antropologica nelle modalità dell’apprendere. L’abbattimento dei vincoli spaziali e temporali permessi dal web, modifica i concetti di spazio e tempo, poiché cambia sostanzialmente il nostro rapporto con l’ambiente esterno. Secondo Levy, muoversi non è più spostarsi da un punto all’altro della superficie terrestre, ma attraversare universi di problemi, mondi vissuti, paesaggi di senso. L’invenzione della scrittura (estensione sensoriale della vista) ha dato storicamente vita alle organizzazioni burocratiche, Roma con il suo impero ha dimostrato la forza della scrittura nei codici, nelle leggi, nella costituzione dello stato romano, l’avvento della stampa mobile (la rivoluzione guttemberghiana) è culminato nel nazionalismo e nello stato nazionale monopolista fondato sulla produzione serializzata di massa e su un modus operandi della scienza di cui l’armonioso sistema di Newton (l’orologio dell’universo) rappresenta il paradigma interpretativo.
Come in precedenza sottolineato, per McLuhan i media sono frammenti di noi stessi estesi alla sfera pubblica, l’azione che ognuno di essi svolge sull’uomo tende a stabilire un nuovo rapporto tra gli altri sensi. La comparsa dell’alfabeto fonetico significò potere, autorità e controllo a distanza delle strutture militari. Supportato dal veicolo comunicativo papiro (media) segnò la fine delle burocrazie immobili del tempio e del monopolio sacerdotale della conoscenza (passaggio del potere dalle burocrazie sacerdotali a quelle militari). Parallelamente si assiste ad un profondo mutamento nell’organizzazione sociale. Le società da tribali diventano alfabete. In questo modo, l’uomo elimina (quasi del tutto) la partecipazione emozionale collettiva - (i sentimenti condivisi di appartenenza e riaffermazione identitaria) - dai rapporti che lo legano al gruppo sociale di appartenenza. Egli diviene emotivamente libero, può così staccarsi dalla propria tribù e divenire un individuo civilizzato, un uomo organizzato visivamente con atteggiamenti, abitudini e diritti conformi a quelli di tutti gli altri individui civilizzati. Con la tecnologia dell’alfabeto fonetico per la prima volta l’uomo riesce ad abbinare a delle lettere semanticamente prive di significato delle corrispondenze di suono semanticamente prive di significato. Si realizza una spartizione ed un parallelismo tra mondo visivo e mondo auditivo. Certo questa sintesi sacrifica mondi di significato e di percezione presenti in altre forme di rappresentazione sintetica ed astratta del senso connettivo, ad esempio gli ideogrammi e i geroglifici (tali alfabeti non fonetici danno vita a lingue polisintetiche). Però, come acutamente sottolineato dall’autore, queste forme di scrittura più ricche, non potevano favorire l’improvviso passaggio dal mondo discontinuo e tradizionale della parola tribale al medium visivo, freddo ed uniforme. L’alfabeto fonetico servì a creare nelle organizzazioni sociali degli individui separati ma uguali di fronte ad un codice scritto di leggi.
La separazione degli individui, la continuità dello spazio e del tempo e l’uniformità dei codici sono le principali caratteristiche delle società alfabete e civilizzate. Di converso, le culture tribali non ammettono la possibilità dell’individuo o del cittadino separato. I concetti di spazio e di tempo non sono né continui né uniformi, ma “compassionali” e compressi nella loro intensità. “E’ perché l’alfabeto è in grado di estendere i modelli di uniformità visiva e di continuità che le culture risentono del suo messaggio”. Come intensificazione e estensione della funzione visiva, l’alfabeto fonetico diminuisce in ogni cultura soggetta alla sua egemonia l’importanza degli altri sensi, udito, gusto e tatto. L’ideogramma è infatti una Gestalt sintetica e non, come la scrittura fonetica, una dissociazione analitica dei sensi e delle funzioni.
Nelle società tribali la trasmissione del senso, i veicoli connettivi dei significati che formano la realtà sociale si basano sull’oralità. Invece, nelle società civilizzate si basano sulla fonetica.
L’oralità è una struttura significazionale diretta e percettivamente situata (localizzata). Il ricevente del messaggio comunicativo utilizza suoni ed immagini; immagina, riflettendo sulla percezione di senso derivata dallo stimolo combinato della parola con l’ambiente di emissione significazionale.
La fonetica è una struttura significazionale mediata e rappresentata (formale, simbolica e ricostruttiva). Essa è logico-deduttiva, analiticamente capace di dissociare sensi e funzioni, in questo modo si rende universale, globalizzata, omogeneizzante. Il ricevente della comunicazione interpreta i significati del messaggio, a loro volta compressi in categorie sintetiche le cui procedure di traduzione (dei significati percepiti) diventano parte stessa dell’attività di comprensione.
Le organizzazioni sociali evolvono tramite una concatenazione circolare di esplosioni ed implosioni indotte dal sopraggiungere di nuove tecnologie
Prima dell’avvento delle tecnologie elettriche l’uomo occidentale non aveva mai considerato una nuova invenzione come una minaccia al suo sistema di vita. Dall’alfabeto all’automobile, egli è stato continuamente riplasmato in una lunga esplosione tecnologica prolungatasi per oltre 25 secoli (rivoluzione neolitica). Ma dall’avvento del telegrafo in poi, l’uomo ha cominciato a vivere una fase d’implosione. In quest’epoca, (1844) Soren Kierkegaard scriveva “Il concetto dell’ angoscia”. Iniziava così l’età dell’ansia. Con il telegrafo, infatti, l’uomo aveva dato inizio a quell’estensione o esteriorizzazione (antropologica) del proprio sistema nervoso centrale che sta ora per diventare un’estensione della coscienza con Internet e con i sistemi satellitari. Secondo Mcluhan: “asportare dal sistema nervoso i propri nervi per metterci dentro i propri organi significa dare inizio a una situazione- se non a un concetto di angoscia-”.
I media elettrici tendono a creare una sorta di interdipendenza organica tra tutte le istituzioni della società, confermando la tesi di De Chardin secondo la quale la scoperta dell’elettromagnetismo doveva essere considerata “un prodigioso avvenimento biologico”. Ma, mentre con le comunicazioni elettriche le istituzioni politiche e commerciali assumono un carattere biologico, oggi sono anche molti i biologi che, come Hans Selye, considerano l’organismo fisico una rete di comunicazioni: “l’ormone è un particolare meccanismo-sostanza chimica, prodotto dalla ghiandola endocrina e secreto nel sangue per regolare e coordinare le funzioni di organi distanti”. Questa particolarità della forma elettrica che pone fine all’era meccanica dei passi individuali e delle funzioni specialistiche, ha una spiegazione diretta. Mentre tutte le tecnologie precedenti (salvo la parola) avevano infatti esteso parti del nostro corpo, si può dire che l’elettricità abbia esteriorizzato il sistema nervoso centrale, cervello compreso. E il sistema nervoso centrale è un campo unificato praticamente senza segmenti.
L’incapacità di comprendere il carattere organico della tecnologia elettrica appare evidente nelle nostre continue preoccupazioni per i rischi della meccanizzazione del mondo. L’essenza di un meccanismo è nella separazione e nell’estensione di singole parti del nostro corpo come la mano, il braccio e il piede nella penna, nel martello e nella ruota. E la meccanizzazione di una funzione avviene mediante la segmentazione di ogni parte dell’azione in una serie di parti uniformi, mobili e ripetibili.
La cibernetica (o automazione), che è stata definita un modo di pensare anziché un modo di agire, è esattamente il contrario. Invece di occuparsi di macchine separate, considera il problema della produzione un sistema integrato per il trattamento dell’informazione. E’ per il fatto stesso che permettono un’azione reciproca che i media elettrici ci costringono oggi a reagire al mondo nella sua totalità. Ma è soprattutto la velocità del coinvolgimento elettrico a creare l’unità integrale della consapevolezza pubblica e privata. Noi viviamo oggi nell’era dell’informazione e della comunicazione perché i media elettrici creano istantaneamente e costantemente un campo totale di eventi interdipendenti ai quali partecipano tutti gli uomini. Ora questo modo di azioni reciproche pubbliche ha la stessa interdipendenza onnicomprensiva ed integrale che aveva sino ad ora caratterizzato soltanto i nostri sistemi nervosi individuali. Questo perché l’elettricità ha carattere organico e rafforza il legame sociale organico mediante il suo impiego tecnologico nel telegrafo, nel telefono, nella radio, nella televisione, in Internet. La simultaneità della comunicazione elettrica, tipica anche del nostro sistema nervoso, rende ognuno di noi presente ed accessibile a ogni altra persona esistente al mondo.
Nell’era elettrica sparisce la catena di montaggio che si serve delle mani umane, mentre l’automazione elettrica determina un ritiro di maestranze dall’industria. “Invece di essere automatizzati loro - cioè frammentati nei compiti e nelle funzioni - come nell’epoca della meccanizzazione, gli uomini dell’era elettrica si avviano in misura sempre maggiore a un coinvolgimento simultaneo in diversi compiti, dal lavoro dell’apprendere alla programmazione dei cervelli elettronici”.
Questa logica rivoluzionaria insita nell’era elettrica apparve con sufficiente evidenza nelle forme elettriche del telegrafo e del telefono che ispirarono la “macchina parlante”. Tali nuove forme, che tanto fecero per recuperare il mondo vocale, auditivo e mimetico represso dalla parola stampata, ispirarono anche i nuovi strani ritmi dell’età del jazz, le varie forme di sincope e di discontinuità simbolica che, come la Relatività e la Fisica dei quanti, salutarono la fine dell’era di Guttemberg e di Newton con le linee regolari e uniformi dei loro caratteri distintivi, della loro organizzazione e sistematicità
Il medium è il messaggio: le conseguenze individuali e sociali di ogni medium, cioè di ogni estensione di noi stessi, derivano dalle nuove proporzioni indotte nelle nostre questioni personali da ognuna di tali estensioni o da ogni nuova tecnologia. In seguito all’automazione, la nuova organizzazione della società umana tende ad eliminare posti di lavoro, questa è la sua conseguenza negativa. In senso positivo però, l’automazione stessa crea dei ruoli e ricostruisce così una profondità di partecipazione nel lavoro e nella società che la precedente tecnologia meccanica aveva distrutto. Il medium è il messaggio, perché è il medium che controlla e plasma le proporzioni e la forma dell’associazione e dell’azione umana. I contenuti, invece, cioè le utilizzazioni, di questi media possono essere diversi, ma non hanno alcuna influenza sulle forme dell’associazione umana. Il contenuto di un media è sempre un altro media: il contenuto della scrittura è il discorso, il contenuto della stampa è la parola scritta così come il contenuto del discorso è un processo mentale, in se non verbale.
Fonte: http://www.univpm.it/Entra/download/P004311/allegati_doc/mcluhan.DOC
Sito web da visitare: http://www.univpm.it
Autore del testo: sopra indicato nel documento di origine
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