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LA CORNOVAGLIA: DAI SITI MEGALITICI ALLE LEGGENDE DI RE ARTÙ.
29.05 - 06.06.2003 - Viaggio organizzato da PALLADIO (Arch. G.Ametrano).
Il viaggio in Cornovaglia è un viaggio nel passato per trovare l’impronta di civiltà megalitiche e dei culti delle prime popolazioni, Celti e Britanni, le cui tradizioni sono rimaste radicate fino ad oggi. Con i Romani la Cornovaglia passò dalla preistoria all’epoca storica, poi con il cristianesimo, missionari ed eremiti guidarono l’evoluzione culturale degli abitanti anche dopo l’abbandono delle terre da parte dei Romani nel 410 ed il monachesimo trasformò l’agricoltura e l’economia. La penisola di Cornovaglia si allunga verso ovest fino a Land’s End, la Fine della Terra, la sua punta più occidentale, e le invasioni sono sempre venute da oriente ed hanno stratificato le influenze dei nuovi venuti, Romani, Sassoni, Danesi, Normanni. In Cornovaglia nasce la tradizione di re Artù e della Tavola Rotonda in cui si innestarono leggende in un ampio arco temporale a formare una grande epopea che parte da Giuseppe di Arimatea con il sacro Graal e finisce con la morte di re Artù e la fine della cavalleria. Seguendo un itinerario che attraversa l’Inghilterra sud occidentale e tocca città e borghi che conservano vestigia archeologiche ed opere d’arte, si ripercorrono avvenimenti antichi e moderni; da Winchester nello Hampshire, il punto più ad est, fino a Land’s End e poi tornando indietro fino a Bath e si ha anche modo di apprezzare l’originale gotico inglese delle grandi cattedrali che ha mantenuto una sua autonoma evoluzione fino al 1600. Il percorso finisce con Bath fra resti romani e nuovi quartieri dell’Inghilterra industriale del XIX secolo.
Tutti i luoghi visitati sono molto frequentati dal turismo locale ed inglese ma meno visitati e conosciuti dal turismo internazionale, e tutti sono sotto la tutela di organizzazioni nazionali, come English Heritage sponsorizzata dal governo e The National Trust dai privati, che ne assicurano la conservazione e la visibilità.
12.1 LA REGIONE DI SALISBURY.
Nella piana di Salisbury nel Wiltshire che si stende a nord della città fino al villaggio di Avebuy, si trova una notevole concentrazione di siti megalitici preistorici, luoghi sacri degli antichi abitatori neolitici migrati dal continente europeo attraversando lo stretto di Dover che fino a 8000 anni a.C. era un ponte di terra. Si trattava di popoli di una civiltà diffusa in tutta Europa dopo l’ultima glaciazione, erano semistanziali, conoscevano l’agricoltura, la ceramica e sapevano lavorare la pietra. Avevano sviluppato credenze religiose ed hanno lasciato ovunque, soprattutto lungo le coste, grandi monumenti di pietra, i menhir (pietra dritta) ed i dolmen (pietra piatta) che formavano camere funerarie spesso ricoperte da tumuli di terra poi rimossi dall’erosione atmosferica. Con le pietre crearono anche santuari che spesso avevano allineamenti astronomici legati al culto solare e degli astri. I Celti vennero in Inghilterra molto più tardi, nel V secolo d.C. ed assimilarono dai popoli autoctoni il culto solare e delle pietre.
Il monumento più noto è Stonehenge (la pietra sospesa), circa 13 km a nord di Salisbury; più vicino a Salisbury è l’antico centro fortificato Old Sarum anche questo di origini neolitiche. Circa 50 km a nord, nel villaggio di Avebury e nei dintorni, si trova un complesso di santuari, circoli di pietre e tombe collegati da antiche strade.
Nella piana di Salisbury passa il fiume Avon Meridionale che ha origine nelle colline di Marlborough, passa per Salisbury e finisce nella Manica.
12.1.1 STONEHENGE.
Con il nome di henge viene indicato nelle isole britanniche un antico tempio pagano di forma circolare o ovale la cui area è limitata da un terrapieno e da un fossato che lo separano dal mondo esterno. Stonehenge è il più famoso monumento megalitico dell’Inghilterra e si trova nella piana di Salisbury, poco ad ovest di Amesbury. La zona, priva di boschi, era abitata da 10000 anni da popolazioni nomadi divenuti poi stanziali. La prima costruzione rimonta al 2800 a.C., verso la fine dell’epoca neolitica ed era una costruzione circolare di 91 m di diametro con fossato intorno e strutture prima in legno e poi in pietra. Nel 1800 a.C., nell’età del bronzo, c’erano due anelli concentrici di menhir poi demoliti. Nel 1500 a.C. furono erette le pietre attuali pesanti fino a 45 tonnellate. Nel 55 d.C., sotto l’imperatore Claudio, il monumento viene citato e nel medioevo si sa che le pietre erano già state abbattute ma non si sa quando, forse erano stati gli stessi Romani per reazione contro i druidi, i sacerdoti celti che erano accusati di fare sacrifici umani. Le pietre furono risollevate nello stato attuale nel 1900. Ciò che si vede ora è un primo cerchio esterno di 30 m di diametro con 17 pietre rimaste su 30, diverse hanno architravi monolitiche che le congiungono in alto (triliti), le pietre sono blocchi di arenaria dette sarsen provenienti da cave distanti 30 km a nord-est nelle Marlborough Downs. Concentrico è un altro cerchio formato da pietre più piccole di granito di colore bluastro e di queste ne rimangono una ventina che provengono invece dal Galles sud-occidentale, dalle Preseli Hills a 250 km di distanza, e furono trasportate in parte per via di terra ed in parte per via d’acqua. Nella parte centrale è un arco a ferro di cavallo formato da 10 monoliti, alcuni con architravi e due coricati ed infine un altro ferro di cavallo concentrico di pietre di granito più piccole. Al centro era la pietra dell’altare ora sottoterra. Una strada cerimoniale larga 12 m fra due terrapieni arriva sull’asse nord-ovest che è anche quello del ferro di cavallo ed indicava l’ingresso principale preceduto da una pietra non lavorata detta Heel Stone. Stonehenge era certo un’area di culto, un tempio dedicato alle divinità celesti ed astrali; diversi studiosi lo hanno interpretato come un osservatorio astronomico dedicato alla luna ed al sole, l’ingresso principale infatti è rivolto verso nord-est nella direzione più a nord del sorgere della luna, altri allineamenti sono riferiti al solstizio d’estate ma tutto doveva essere funzionale ai riti cerimoniali. È una forzatura pensare che si tratti di un osservatorio astronomico perché a quel tempo non c’erano astronomi ma gli uomini osservavano e veneravano il cielo e consideravano terra e cielo un’unica realtà anzi il cielo influenzava la terra e gli astri, sole, luna e stelle, erano essi stessi divinità ed i templi riproducevano gli orientamenti del cielo.
12.1.2 IL POSTO FORTIFICATO DI OLD SARUM.
A metà strada fra Stonehenge e Salisbury si trova un antico centro fortificato detto Old Sarum (antica Salisbury) dove sorgeva un insediamento neolitico di 3000 anni fa che ebbe una continuità d’uso fino al tempo dei Normanni. In origine era una “motta”, cioè un rilievo con in cima una fortificazione. La collina, in parte naturale ed in parte artificiale, fu circondata da un fossato e nel 500 a.C., nell’età del ferro, era un forte; nel I secolo d.C. fu occupato e fortificato dai Romani al tempo di Vespasiano; intorno al 515 arrivarono i Sassoni che avevano creato il regno dell’ovest (Wessex) e vicino, nel 552, i Britanni subirono una sconfitta; divenne un insediamento importante e nel 1010 ebbe anche una zecca. I Normanni arrivarono nel 1085 e crearono un castello feudale i cui resti si vedono ancora oggi. Gli scavi sono iniziati dalla fine del 1800 ed hanno messo i evidenza l’antichità del luogo.
Si attraversa il fossato su un passaggio rialzato e da un’apertura del terrapieno si entra nella spianata del forte dove si vedono i resti delle costruzioni di difesa dietro il terrapieno e di un palazzo con muratura di pietra calcarea a sacco; sono tutti resti normanni dei secoli XI-XII. Nella piana fuori dal forte si vedono la fondazioni di una cattedrale costruita nel 1092 e rifatta 100 anni dopo. Il centro di Sarum perse importanza con la crescita della vicina Salisbury e fu abbandonato, quando fu costruita nel 1220 la cattedrale a Salisbury.
12.1.3 I SANTUARI DI AVEBURY.
Nell’area del villaggio di Avebury, circa 50 km a nord di Salisbury si trova un altro henge o meglio un cromlech, cerchio di pietre dritte, il più grande della Britannia che copre un’area di 11,5 ettari circondato da un terrapieno e da un fossato interno con un diametro di circa 400 m. Una volta il dislivello fra terrapieno e fossato era di 17 m mentre ora si è dimezzato. Oggi il grande cerchio è attraversato da due strade che lo hanno diviso in quattro quadranti e lungo di esse si trovano le case del villaggio, sul lato ovest, fuori dal cerchio, si trovano altre case, una chiesa di stile normanno perpendicolare ed un piccolo museo. All’interno del grande cerchio si trovano altri due cerchi separati più piccoli, uno a nord ed uno a sud, che contenevano rispettivamente 20 e 27 pietre, questi dovevano essere i centri dell’area rituale; in quello più settentrionale sono rimaste poche pietre, al centro sono due pietre dette The Cove, il cerchio a sud è invece più completo. Il cerchio esterno doveva contenere 98 pietre e sono rimaste soprattutto quelle dei settori nord-ovest e sud-ovest. Le pietre, a differenza di quelle di Stonehenge sono state lasciate grezze, sono di dimensioni diverse, la più grande pesa 65 tonnellate e si trova vicino all’ingresso nord. Le pietre sono tutte di arenaria (sarsen) e provengono dalle cave di Marlborough Downs. Il cerchio fu costruito fra il 2600 ed il 2100 a.C. come centro di culto delle tribù che abitavano nella zona ed erano legati da amicizia ed interessi.
Dall’ingresso sud del cerchio di Avebury si diparte un sentiero fiancheggiato da piccole pietre detto West Kennet Avenue porta dopo 2,3 km verso sud-est al Santuario, uno spiazzale dove sono state contrassegnate due circonferenze concentriche. Anche qui c’erano cerchi di pietre distrutte nel 1724 dal proprietario della terra. Il posto fu scavato nel 1930 e fu ricostruita la posizione delle pietre, dei pali e di una capanna o tempio posto al centro. Il tutto deve essere stato costruito nel 3000 a.C.; il Santuario era dedicato forse al culto dei morti, al culto solare o alle divinazioni.
Circa 500 m ad ovest del Santuario si incontra il più impressionante dei ritrovamenti tombali preistorici dell’area del Wiltshire detto West Kennet Long Barrow. All’ingresso c’è una fila di monoliti riposizionati nel 1956. Oltre l’ingresso si apre un passaggio con due camere sepolcrali da ambedue i lati ed alla fine una grande camera poligonale. Le camere, alte 2,4 m, sono realizzate con un complesso di triliti. Il sepolcreto si prolunga sottoterra per più di 100 m e le datazioni indicano che è stato usato dal 3700-3500 a.C. a circa il 2000 a.C. e dopo fu interrato. Sono state scoperte 46 tombe e dovevano essere destinate ai capi clan e alle loro famiglie in una comunità di agricoltori.
Circa 400 m più a nord, a metà strada per Avesbury, sorge Sidbury Hill, la più alta collina artificiale d’Europa che copre alla base circa 2 ettari, alta circa 40 m, un diametro alla base di 167 m ed un piccolo fossato intorno; alla sommità c’è una piattaforma di 30 m di diametro e c’era una rampa elicoidale esterna per arrivare in cima. Sono stati fatti tre sondaggi per scoprire l’interno; il primo, nel 1776, fu un pozzo scavato dalla cima fino al fondo, nel 1849 fu scavato un tunnel orizzontale fino al centro e più di recente, nel 1968-70, è stato scavato un altro tunnel orizzontale. Non è stata trovata nessuna camera funeraria ed è quindi escluso che si tratti di una tomba ma solo di un luogo sacro. Si è scoperto invece che la costruzione è avvenuta in tre fasi. Nella prima fase, che rimonta al 2700 a.C., circa alla fine del neolitico, fu creata una semplice piattaforma circolare rialzata, subito dopo fu creata una prima collina di gesso e pietrisco con un diametro di 110 m, alta 17 m. Nella terza fase la collina fu ingrandita alle dimensioni attuali aggiungendo gesso e terriccio e coprendola con zolle erbose.
12.1.4 SALISBURY E LA SUA CATTEDRALE.
Salisbury era un piccolo villaggio fino all’inizio del XIII secolo quando l’arcivescovo di Old Sarum vi si trasferì nel 1220 ed iniziò la costruzione di una nuova cattedrale. La cattedrale fu costruita in 38 anni, dal 1220 al 1258 durante il regno di Enrico III ed è un esempio di stile gotico inglese primitivo con caratteri ancora romanici; per unità di stile è la più perfetta e simmetrica delle cattedrali inglesi. La grande torre campanaria con guglia, alta 123 m, la più alta d’Inghilterra, fu aggiunta successivamente nel 1320 all’incrocio del primo transetto introducendo gli elementi del gotico perpendicolare. La facciata fu rimaneggiata nel 1700 conservando il disegno originale della vetrata centrale e del timpano. All’interno la chiesa è lunga 135 m, l’insieme delle tre navate è largo 24 m. Vi sono due transetti; all’incrocio del primo quattro colonne a fascio di una pietra nera, detta marmo di Purbeck, sostengono la torre campanaria insieme ad una serie di archi rampanti e di sostegno. Il peso ha però provocato una deformazione visibile alla base delle colonne. Gli stalli del Coro in legno intagliato risalgono in massima parte al XIII secolo. Sul lato destro della chiesa si apre il grande chiostro quadrato che non fu mai associato ad un monastero. Dal chiostro si passa alla Sala Capitolare di forma ottagonale con colonna a fascio centrale in marmo di Purbeck da cui si dipartono le nervature ad ombrello che reggono la volta. La Sala Capitolare è destinata alle riunioni dell’organo di governo della cattedrale (Capitolo) ed ha intorno una serie di scanni tutti equidistanti dal centro ad indicare l’uguaglianza dei membri. Sulla parete intorno si trova un fregio di sculture medievali con scene dell’Antico Testamento. In questa sala si conserva uno dei quattro originali rimasti della Magna Carta, la prima costituzione scritta, fatta a Runnymede dal re Giovanni Senza Terra ed i suoi baroni nel 1215. Con questo accordo scritto si stabiliva per la prima volta che nessun uomo libero potesse essere imprigionato se non dopo un giudizio legale dei suoi pari.
12.2 WINCHESTER.
La città di Winchester, capoluogo del Hampshire 30 km circa ad est di Salisbury, pur essendo più piccola di quest’ultima, è storicamente più importante. Insediamento celtico dal nome Caer Gwent (Città Bianca) fu occupata dai Romani risalendo il fiume Itchen nel I secolo a.C. e vi crearono un castrum, ricordato oggi nel suffisso chester della città, chiamato Venta Belgarum. Presa dai Sassoni, la città divenne capitale del regno di Wessex dal 519 con il nome di Winteceaster, vi regnò il re sassone Alfredo il Grande (848-901) che unificò il regno combattendo contro i Danesi, costruì un castello, cinse la città di mura e creò intorno un sistema di canali per l’irrigazione. Successivamente, all’inizio del secolo XI, i Danesi unificarono l’Inghilterra in un vasto impero nordico che comprendeva Danimarca e Norvegia e la città rimase capitale sotto il re Canuto (1016-1035) e poi sotto Edoardo il Confessore nel 1040. Alla morte di questi nel 1066 il cugino Guglielmo, duca di Normandia invase l’Inghilterra avanzando i suoi diritti di successione contro Harold che si dichiarava designato da Edoardo. La battaglia di Hastings risolse la contesa a favore di Guglielmo che da allora fu chiamato il Conquistatore. Guglielmo venne incoronato nella cattedrale dai legati papali nel 1070, iniziò la costruzione di un grande palazzo ma le funzioni di capitale cominciarono ad essere divise con Londra fino al definitivo spostamento avvenuto nel 1096. Da allora la città perse ogni primato e rimane città di provincia famosa solo per la sua cattedrale che è la più lunga in Europa (169,5 m) dopo quella di S. Pietro in Roma.
La cattedrale esisteva già al tempo dei Sassoni quando vi fu incoronato nell’827 re Egberto primo unificatore del Wessex ma fu completamente rifatta sotto i Normanni a partire dal 1079. La costruzione comincia dal transetto con torre centrale, coro e presbiterio. Ma il terreno cedevole fece inclinare pericolosamente il lato destro e la deformazione è evidente ancora oggi. Si riprese la costruzione nel 1150 e continuò nel XIII secolo con lo stile gotico inglese fortemente influenzato da quello francese per i legami politico economici durante la dinastia inglese dei Plantageneti; molte sono le sculture eseguite in questo periodo da artisti francesi ma la novità del gotico inglese sta nell’intreccio di costoloni autoportanti delle volte con funzioni anche decorative; anche le vetrate sono più grandi che nel gotico francese e danno una maggiore luminosità. Dal XIV secolo al 1525 venne completata la navata principale a ovest del transetto e la facciata nello stile gotico perpendicolare con maggiore slancio in altezza. All’interno è interessante il coro in legno come la volta rifatta alla fine del 1400 ed in alto sono state poste le tombe dei re sassoni del Wessex recuperate dall’antica cattedrale.
A nord della cattedrale, sulla High Street si trova il monumento ad Alfredo il Grande eretto nel 1901 nel millenario della sua morte. Verso est la strada attraversa il fiume Itchen sulla cui riva destra è sorta la città; qui il corso è sbarrato da un antico mulino, dopo scorre fra antiche case ed un parco pubblico e prosegue verso il sud per sboccare a Southampton.
Winchester conserva importanti resti della sua storia di capitale in un’area ad ovest della cattedrale dove si trovava il West Gate, antica porta della città. Ci sono scavi con i resti del castello sassone ed il palazzo iniziato da Guglielmo il Conquistatore e completato sotto il regno di Enrico III nel XIII secolo. Qui si trova la Great Hall, la grande aula delle riunioni a tre navate separate da colonne ed arcate gotiche. Sulla parete di fondo è appesa la tavola rotonda di re Artù, una riproduzione del 1500 di quella che la tradizione vuole sia stata regalata ad Artù dalla moglie Ginevra per riunire i suoi cavalieri tutti uguali con il loro sovrano. Questa è la prima testimonianza della tradizione arturiana che incontriamo nel nostro viaggio e si trova in un luogo certo mai raggiunto dai cavalieri del leggendario re le cui imprese nel 1500 facevano ormai parte del patrimonio culturale inglese tanto che l’unico volto raffigurato sul bordo della Tavola, che dovrebbe essere quello di re Artù, ha le sembianze di Enrico VIII che volle identificarsi nella leggenda.
12.2.1 RE ARTÙ FRA STORIA E LEGGENDA.
Il primo riferimento ad Artù si trova nella Historia Brittonum dell’830 di Nennio, un monaco gallese del IX secolo che cita le sue numerose battaglie (12) contro i Sassoni. Un’altra fonte sono gli Annales Cambriae (Annali del Galles) del X secolo secondo le quali Artù sarebbe morto nella battaglia di Camlann ma non è chiaro di quale Artù si tratti. Il nome di Artù e un nome celtico e deriva dall’irlandese Artùr e non dal latino Artorius perché i nomi irlandesi non subirono influenze romane. Nel VI secolo sono esistiti due Artù, uno è vissuto nel Galles, principe di Dyfed quando ormai i Romani avevano lasciato il Galles meridionale nel 383, e sembra sia stato un tiranno mal visto. Un altro Artù era figlio di Aedàn Mac Gràban di Dalriada (Highlands Occidentali) che era Pendragon, una specie di principe, e poi fu consacrato re degli Scoti da san Colomba nel 574. Il figlio fu chiamato Artù Mac Aedàn di Dalriada ed a 16 anni, nel 575, divenne Guletic, cioè Comandante supremo e poi re supremo dei Britanni secondo una menzione bretone del 1019 di Saint Goznovius. A rigore questo personaggio non può essere la stesso a cui si riferisce Nennio secondo il quale Artù era solo un condottiero cristiano che combatté i Sassoni pagani. Dopo il ritiro dei Romani dalla Britannia iniziò un periodo confuso con l’invasione dei Sassoni dall’est, lo spostamento delle tribù celtiche verso l’ovest e la migrazione di popolazioni della Cornovaglia nel sud-ovest della Francia; nomi e date diventano incerte. Le battaglie di cui parla Nennio nella sua Historia si sarebbero svolte fra il 485 ed il 496 e l’ultima fu quella di Mount Badon in cui i Britanni, comandati da Ambrosius ed Artù sconfissero gli Anglo-Sassoni ed arrestarono la loro avanzata. Seguì un periodo di pace fino al 550, poi la civiltà romano-britannica decadde per corruzione e sommosse ma intanto nasceva il regno sassone dell’ovest (Wessex) nel 519. Nel 547 ci fu anche una peste gialla nei territori britannici ma i Sassoni non ne furono infettati. Non è chiaro quando avvenne la battaglia di Camlann dove secondo gli Annales Cambriae morì Artù, vi sono molte date diverse: 539, 542, 552 o 603, e sono menzionate diverse battaglie con i nomi di Camlann, Camelon, Camelyn, Camlanna vicino al Vallo di Adriano. Nel 603 avvenne una sanguinosa battaglia presso Dawston, detta anche Degsastan, forse identificabile con Camlanna, dove il Sassone Etelfrido, nipote di re Ida o Ina, respinge gli Scoti ed estende i suoi domini fino ai confini del Galles. Secondo una cronologia, Artù Mac Aedan di Dalriada, nato nel 559 e morto nel 603 all’età di 44 anni avrebbe avuto un figlio, Modred dalla prima moglie Morgana e nessuno dal secondo matrimonio con Ginevra di Bretagna; il figlio di una sorellastra si sarebbe chiamato Lancelot. Il figlio Modred inoltre avrebbe combattuto contro il padre nella battaglia di Camlann.
La leggenda di re Artù e della Tavola Rotonda è nata nel medioevo dopo il 1000 attingendo a nomi e fatti non più controllabili ed a miti e tradizioni popolari celtiche, bretoni e dell’Inghilterra meridionale e riproponeva, ambientata in Inghilterra, un ciclo cavalleresco come quello di Carlo Magno e Rolando. La prima stesura della leggenda fu data dal cronista Geoffrey of Monmouth di genitori bretoni, divenuto anche vescovo, nella sua storia dei re di Britannia scritta nel 1136 che va dal 1100 a.C. al definitivo trionfo dei Sassoni nel 689. Geoffrey fa sue le leggende della Tavola Rotonda e fa nascere Artù nel castello di Tintagel allora inesistente da un inesistente re Uther Pendragron che innamorato di Igraine, moglie del duca Gorlois di Cornovaglia, si sostituisce al marito con le arti di mago Merlino e genera il piccolo Artù che, affidato a Merlino, dovrà diventare re di Britannia superando la prova di estrarre Escalibur, la spada nella roccia. Uther Pendragon è un personaggio inventato (uther è una parola gaelica che significa terribile e Pendragon era un titolo) e pure il duca Gorlois è inventato perché non esistevano duchi nell’Inghilterra del VI secolo ed al più si sarebbe parlato di Dux, un titolo puramente militare. La Tavola Rotonda viene ambientata a Camelot localizzata più probabilmente su una collina 900 m ad est di Sparkford chiamata Cadbury Castle, si parla dell’isola di Avalon, luogo mitico della tradizione celtica dove abitavano il mago Merlino, la fata Morgana e Viviana, la donna del lago. Ad Avalon fu portato ferito a morte re Artù dopo la battaglia di Camlann che Geoffrey fa avvenire nel 542 vicino al fiume Camel in Cornovaglia non lontano dal castello di Tintagel. Avalon venne poi localizzato nel Somerset vicino a Glastonbury, una valle acquitrinosa avvolta nelle nebbie. Nella tradizione della Tavola Rotonda si innestarono altre storie di amor cortese come quella di Tristano ed Isotta, riportata da Thomas d’Angleterre nel 1180 ed ambientata pure nel castello di Tintagel, e quella di tema religioso del sacro Graal, la coppa che avrebbe raccolto il sangue di Cristo portata in Inghilterra da Giuseppe di Arimatea. Il mito del Graal diffusosi nel periodo delle Crociate fu soggetto delle imprese di Sir Galahad figlio di Lancillotto del Lago. Del 1300 è poi il “Roman de Lancelot du Lac” con la storia di Lancillotto e la regina Ginevra. L’amore di Lancillotto per Ginevra fu il principio della fine per la Tavola Rotonda. Intorno al 1470 Sir Thomas Malory scrisse la “Morte Darthur” raccogliendo e rielaborando le antiche storie. Secondo questa versione Mordred, figlio naturale di Artù preparò una trappola ai due amanti per rendere pubblico lo scandalo ma Lancillotto sfuggì e passò in Francia. Mentre Artù lo inseguiva in Francia, Mordred usurpò il suo trono e lo costrinse a ritornare; ormai si erano formate due fazioni fra i cavalieri e si affrontarono nella battaglia di Camlann con Mordred alleato dei Sassoni. Nella battaglia Artù uccise Mordred ma fu a sua volta ferito mortalmente. Non è un caso che questa storia con la fine della Tavola Rotonda sia stata scritta nel periodo cruento della guerra delle Due Rose, 15 anni prima della battaglia di Bosworth dove Riccardo III trovò la morte, quando le regole della cavalleria erano ormai ignorate.
12.3 L’AREA DI DORCHESTER.
A sud-ovest di Salisbury, nel Dorset si trovano numerosi siti storici ed altre testimonianze di re Artù. La cittadina di Dorchester fu in origine un castrum romano sorto dopo la conquista della regione da parte del generale Vespasiano e poco distante, a sud-ovest, si trova Maiden Castle, una delle più antiche fortificazioni collinari (hill fort) preistoriche e la meglio conservata dell’Inghilterra.
12.3.1 MAIDEN CASTLE.
I primi insediamenti di Maiden Castle sembra che rimontino al 3000 a.C., successivamente nell’età del ferro vennero realizzati in 4 fasi una serie di fossati e terrapieni concentrici di difesa. L’area copriva circa 18 ettari e sulla sommità l’insediamento doveva essere di almeno 3000 persone. Il suo massimo sviluppo si ebbe fra il 350 ed il 70 a.C. e vi erano due ingressi, ad est e ad ovest, con passaggi difesi da palizzate che attraversavano i fossati. Nel 43 d.C. la II Legione romana comandata da Vespasiano, allora ancora generale, venendo dalla costa attaccò dall’ingresso est, distrusse l’insediamento e massacrò gli abitanti. Da allora il luogo è rimasto deserto ed i superstiti e le tribù della zona si concentrarono nella città romana di Durnovaria, oggi Dorchester.
I sito è recintato ed all’ingresso vi sono una serie di tabelloni che illustrano gli scavi ed i ritrovamenti. Sono state trovate ossa, ceramiche, monili ed armi anche romane ed i resti di un tempio celtico posteriore alla conquista romana. Le uniche fonti sono romane e non ci dicono nulla della storia del posto.
12.3.2 CERNE ABBAS.
Circa 13 km a nord di Dorcheter vicino al piccolo villaggio di Cerne Abbas si può vedere, sul fianco di una collina il profilo di un gigante tracciato nel terreno di gesso con solchi larghi e profondi 30 cm. La figura è lunga 55 m e larga 51 m, nuda con il fallo eretto e porta sulla mano destra una clava. Non ci sono documenti medievali che ne parlano e la prima menzione scritta che se ne ha è del 1694. Tra le tante ipotesi fatte sulla sua origine e sul suo significato due sono le più accreditate. La prima lo fa risalire al tempo dei Romani e rappresenterebbe Ercole per via della clava e l’imperatore Commodo che si considerava la sua incarnazione, in questo caso il disegno avrebbe circa 1800 anni. La seconda ipotesi è che si tratti di una caricatura di Oliver Cromwell ed in questo caso avrebbe solo 350 anni.
Disegni tracciati sulle colline di gesso non sono rari nell’Inghilterra del sud, fra questi c’è un cavallo bianco nella regione di Salisbury che rimonta al periodo sassone.
12.3.3 QUEEN’ CAMEL E CADBURY CASTLE.
Proseguendo verso nord fino quasi a Sparkford si incontra il piccolo villaggio di Queen’s Camel dove si trova una chiesa normanna del 1200 rifatta da una precedente del 1000. Qui c’è un battistero, copia di uno precedente distrutto al tempo di Cromwell, che la tradizione vuole sia quello in cui fu battezzato re Artù. Si tratta di un’altra piccola tessera del mosaico dei luoghi arturiani, e non la più importante, ma tutta la zona vanta numerosi altri riferimenti; vicino scorre un fiume di nome Cam e solo 900 m ad ovest di Sparkford in una strada di campagna un cartello indica il “Pedestrian access to Cadbury Castle” ed un altro spiega che conduce al Camelot Fort. Anche il suffisso bury significa fortezza. Da qui un sentiero sassoso porta ai piedi di una collina di argilla ed arenaria alta 500 m s.l.m. e salendo fino alla sommità non si trova nessun castello ma solo un cippo dove è scritto che il luogo fu usato dal neolitico alla fine del 1000 d.C., certo per la sua posizione strategica, e vi sono indicate distanze e direzioni da alcuni luoghi storici come il castello di Tintagel (108 miglia), Glastonbury (11 miglia), Avebury (41 miglia) e Stonehenge (32 miglia); la tradizione arturiana ha fatto poi del luogo il sito di Camelot, il castello della Tavola Rotonda. Dagli scavi qui condotti si sono trovati solo i resti della struttura in legno di un palazzo.
12.4 EXETER E IL DEVON.
Proseguendo verso ovest si entra nella contea del Devon e si raggiunge la sua capitale Exeter, città celtica dal nome Caer Isc, poi romana dall’80 d.C., chiamata Isca Damnoniorum, e sassone con il nome Exancestre. Presa e distrutta dai Danesi nel 1003, risorse con il re Canuto e divenne sede vescovile sotto Edoardo il Confessore ma la cattedrale era ancora la primitiva chiesa sassone. Con i Normanni si inizia la costruzione della nuova cattedrale dal 1112 al 1133 nello stile romanico poi, con la ricostruzione dal 1275 al 1369 iniziata dal vescovo Walter Bronescombe che ne fu anche l’architetto, seguì lo stile gotico inglese lasciando invariate solo le due torri laterali normanne. Osservando la facciata risultano evidenti le profonde differenze con il gotico francese. Le chiese gotiche francesi hanno due torri ai lati della facciata, tre grandi portali strombati di ispirazione romanica, sopra una galleria orizzontale ed un grande rosone e sono ornati da pinnacoli. Il gotico inglese ha piccoli portali circondati da una galleria di statue, angeli, re e militari e santi, poi grandi finestre vetrate e coronamento a merlature. L’interno della cattedrale è a tre navate divise da pilastri a fasci di colonne ed archi acuti. Le volte sono sostenute da costolature ad ombrello che partono dalle pareti sopra i pilastri. Gli stalli del coro in legno sono in gran parte originali del 1300 e così il trono gotico del vescovo. Nella navata centrale a sinistra c’è la Galleria dei Menestrelli scolpita con angeli musicanti e nel transetto nord è stato conservato il meccanismo del pendolo della cattedrale che è il più antico dell’Inghilterra (1284). Dietro il presbiterio c’è la Lady Chapel, la Cappella della Vergine, dove si trova il sarcofago del vescovo Bronescombe, architetto della cattedrale.
Il centro antico cittadino dove si trova la cattedrale occupa una zona elevata sulla riva sinistra del fiume Exe non lontano dal suo estuario sulla Manica. La strada principale è la High Street dove si trovano antichi edifici come il palazzo della Gilda del 1330 e sulla sua continuazione, la Fore Street, si vedono anche edifici di epoca Tudor a graticcio con caratteristiche bow windows e case in arenaria rossa. Una serie di stradine pittoresche e tortuose si diramano dentro la cerchia delle vecchie mura e scendono verso il fiume; qui compare la viabilità moderna che dopo le distruzioni dell’ultima guerra ha trasformato la città espandendola intorno al vecchio nucleo. Vicino al fiume si trova un’area lasciata a parco pubblico che racchiude i resti di un antico ponte romano e torri medievali su un ramo abbandonato dal fiume nel 1500.
Il Devon è la contea più grande dell’Inghilterra tra la Manica ed il Bristol Channel ed è una regione agricola e poco abitata nota per la bellezza dei suoi paesaggi. Vi si trova il grande parco nazionale di Dartmoor di circa 950 kmq che ha una ricca vegetazione di erica e felci e centinaia di chilometri di sentieri. Si attraversa il parco per passare nella contea di Cornovaglia (Cornwall).
12.5 LA CONTEA DI CORNOVAGLIA.
12.5.1 IL CASTELLO DI TINTAGEL.
Il sito del castello di Tintagel è un luogo spettacolare per la sua natura selvaggia ed affascinante per la storia e per le leggende che lo hanno reso famoso. Sulla costa nord-occidentale della Cornovaglia, partendo da Newquay in direzione nord-est, dopo circa 50 km, si raggiunge il piccolo villaggio di Tintagel su un altopiano vicino al mare e da qui si può scendere per la visita delle rovine del castello. Vi sono i resti di due rocche, una sulla cresta di un promontorio e l’altra su una piccola penisola quasi staccata dal primo da una profonda fenditura che una volta lasciava una stretta sella di collegamento ed ora viene superata da un ponte. I resti delle rocche sono poche e tutte del periodo normanno. Il luogo per la sua posizione fu forse occupato da tempi remoti ma le prime tracce scoperte sono quelle romane dopo ci sono resti di un monastero o eremitaggio celtico fino al VI secolo. Dopo i Romani Cornovaglia e Devon furono parte del regno celtico di Dummonia e si parla di una fortezza di nome Din Tagell qui costruita ma in realtà nulla si sa di preciso su Tintagel dal 600 al 1200. Il castello di cui oggi si vedono le rovine fu costruito dal 1233 al 1236 da Richard conte di Cornovaglia fratello del re Enrico III ma a quel tempo era già uscita dal 1136 la “Storia dei Re di Britannia” di Geoffrey of Monmouth con il racconto della nascita di Artù a Tintagel nel VI secolo e nel 1180 Thomas d’Angleterre aveva ambientato a Tintagel anche la storia di Tristano ed Isotta. Dopo la morte del conte Richard il castello fu abbandonato ed andò in rovina ma ormai era entrato nella leggenda.
Si accede alla rocca sulla penisola attraversando un ponte di legno e salendo una ripida gradinata scavata nella roccia fino all’ingresso della fortezza che con le sue mura chiude l’accesso alla penisola dal lato di terra. Sul lato ovest la fortezza domina una piccola baia luogo di approdo e verso il promontorio si ha la vista panoramica dell’altra rocca. La penisola ha intorno un profilo scosceso ed inaccessibile e sulla sua sommità si trovano distribuiti i resti di numerosi edifici del periodo medievale ed anche precedenti dove sono stati trovati molti frammenti di ceramiche, piatti e giare per il vino, ed oggetti di vetro provenienti dal Mediterraneo. C’è un pozzo, l’ingresso ad un tunnel sotterraneo ed una cappella del secolo XI; alcune mura sono anche più antiche e dovevano appartenere ad un precedente monastero celtico. La vista è magnifica da tutti i lati.
La piccola baia sul lato ovest ha una spiaggia e sulla parete rocciosa della penisola si apre una grotta che la leggenda vuole sia quella di mago Merlino; la grotta ha due uscite perché attraversa la penisola da ovest ad est.
Una sosta al villaggio di Tintagel è quasi d’obbligo dopo la visita al castello. Vi sono un gran numero di piccoli negozi e posti di ristoro e di interessante c’è un vecchio edificio del XIV secolo con il tetto ricoperto da lastre di ardesia detto Old Post Office, antico ufficio postale ora museo dell’English Heritage.
12.5.2 BODMIN MOOR.
Moor significa brughiera e Bodmin Moor è una vasta area a sud-ovest di Tintagel che inizia a Camelford, una cittadina vicino al fiume Camel che per Geoffrey of Monmouth fu il luogo battaglia di Camlann e della morte di re Artù. Il presunto luogo della battaglia a circa 9 km da Tintagel è indicato da un ponte in omaggio alla tradizione. Un altro luogo suggestivo nel Bodmin Moor è il laghetto, detto Dozmary Pool, che, fra i tanti che si contendono questo privilegio, è forse il più probabile candidato ad essere il luogo dove Viviana, la Donna del Lago custodisce la spada Escalibur, donata al giovane Artù per diventare re e che questi volle le fosse restituita alla sua morte. Il lago è un semplice specchio d’acqua quasi circolare alimentato da sorgenti naturali.
Non ha nulla a che vedere con Artù invece il vasto parco di Lanhydrock del National Trust a sud della cittadina di Bodmin ed affacciato alla valle del fiume Fowey. Il parco copre un’area di circa 400 ettari e risale al 1651; vi sono querce, faggi e sicomori, magnifiche magnolie, rododendri e camelie. Un complesso di edifici, anche questo del XVII secolo, è stato ricostruito in forme vittoriane dopo un disastroso incendio del 1881. Sono 50 stanze con mobili d’epoca e quadri di famiglia ed un elegante giardino alla francese all’esterno.
12.5.3 L’ABBAZIA DI MONTE S. MICHELE.
Sulla costa meridionale della penisola di Cornovaglia, di fronte alla cittadina di Marazion si trova un isolotto granitico noto come St.Michael’s Mount collegato alla terraferma da un istmo che viene sommerso dall’alta marea; sembra una versione ridotta di Mont St.Michel in Normandia. Sulla cima della collina sorge un castello trasformato poi in palazzo privato e poi in museo ma con origini molto più antiche. Il monte era stato ceduto da Edoardo il Confessore ai benedettini dell’Abbazia di Mont St.Michel di Normandia e la donazione era stata confermata dai nuovi dominatori normanni. Enrico V se ne impadronì durante la guerra dei 100 anni e l’abbazia divenne inglese; nel 1400 fu costruito un porto ed una strada rialzata per collegarla alla terraferma. Nel 1535 con l’abolizione degli ordini monastici della chiesa riformata d’Inghilterra sotto Enrico VIII, il monastero fu confiscato dalla corona e fu trasformato in fortezza. Ebbe una funzione di avvistamento nel 1565 durante il tentativo di invasione dell’Invincibile Armada di Filippo II di Spagna. Durante la guerra civile fu difeso dai seguaci di Carlo I e fu una delle ultime fortezze ad arrendersi ai Parlamentari. Nel 1647 il Parlamento affidò il Monte al colonnello John St.Aubyn che infine lo acquistò nel 1659. I membri della famiglia divennero prima baronetti e poi lord. Nel 1954 il castello fu affidato al National Trust ma la famiglia Aubyn ha affittato per sé alcune camere.
Dalla spiaggia di Marazion si raggiunge il piccolo porto dell’isola mediante barche a motore durante l’alta marea mentre, durante la bassa, si può fare a piedi la strada rialzata. Dal porto si sale al castello, che ha ormai l’aspetto di un palazzo; lungo una strada, che segue in parte l’antico percorso dei pellegrini che salivano al monastero, c’è un pozzo dove sarebbe precipitato un gigante che terrorizzava la regione. Ai piedi del palazzo vi sono delle terrazze con antichi cannoni del periodo napoleonico prese al relitto di una nave francese. L’ingresso è sul lato ovest che è la parte più antica. Si passa per un atrio ed in fondo a sinistra si trova il salotto del padrone di casa con una collezione di miniature e quadri di famiglia, c’è poi un’armeria con vari trofei di guerra e la libreria, antica sala da colazione; segue la sala da pranzo, antico refettorio dei monaci con soffitto di travi di legno che risalgono al secolo XV, anche il pavimento è in quercia; alle pareti sono appesi stendardi dei reggimenti comandati da membri della famiglia o trofei di guerra. Sul lato sud ed est c’è una grande terrazza ed un’altra si trova sul lato nord in vista di Marazion, su questa terrazza da il fianco la chiesa che era quella dell’antico convento. Da una scala si scende al piano inferiore dove si trovano la cucina, la sala della guarnigione con alle pareti i ricordi dei fatti importanti del castello, come quando fu preso dal conte di Oxford durante la guerra delle Due Rose e quando furono avvistate le navi dell’Invincibile Armada, ed infine un museo con una collezione di costumi, ritratti, un’armatura di samurai ed una collezione di tabacchiere.
12.5.4 VERSO LAND’S END.
Siamo ora nell’ultimo tratto della penisola di Cornovaglia nota nell’antichità per i suoi giacimenti di rame e stagno conosciuti dai navigatori Fenici e Greci. Il commercio dello stagno continuò al tempo dei Romani attraverso l’Europa. I centri minerari sono intorno alla città di Redruth e alcuni sono ancora attivi. Numerose sono anche le testimonianze della civiltà celtica. Gli abitanti, i cornici, sono ancora molto legati alle loro tradizioni, alcuni parlano ancora il cornico, un antico dialetto ormai sconosciuto agli Inglesi e si trovano numerosi gli allineamenti di pietre e dolmen. Sulla strada fra Madron e Morvah c’è il Lnyon Quoit, un dolmen che rimonta al 2000 a.C. ed oggi si presenta come un’enorme pietra piatta dal peso di 13,5 tonnellate sorretta da tre monoliti verticali. In realtà una volta i montanti erano quattro ma nel 1815 uno di questi crollò trascinando tutto il complesso. Il dolmen fu rialzato 9 anni più tardi con i soldi di una sottoscrizione fra gli abitanti del luogo. Questi monumenti erano mausolei o camere funerarie destinate a personaggi di rango o particolarmente venerati ed erano posti in luoghi ben visibili; in Cornovaglia ne sono stati censiti circa 300.
Un altro luogo interessante è la piccola chiesa di Saintcreed con annesso cimitero dove si trova una delle più antiche croci celtiche. La croce celtica è una croce greca con una circonferenza ed era un simbolo pagano poi trasformato in simbolo cristiano.
Il punto più occidentale della penisola è Land’s End; la Fine della Terra, un promontorio sul mare di rocce basaltiche noto agli antichi con il nome di Cap Bolerium. Vi si trova ora un villaggio turistico con albergo, negozi di curiosità e luoghi di divertimento per sfruttare l’unicità del luogo.
Da questo punto si torna indietro verso Glastonbury nel Somerset.
12.6 GLASTONBURY.
Glastonbury è un luogo magico. C’è una collina in parte artificiale appena fuori città con una torre medievale sulla sommità, chiamata per questo Glastonbury Tor, antico luogo di culto celtico divenuto santuario cristiano quando, secondo la leggenda, nel 43 d.C. vi arrivò dalla Bretagna Giuseppe di Arimatea portandovi la coppa dell’ultima Cena (graal è il nome celtico per coppa) con il sangue di Cristo. Tutta la valle è stata poi identificata come la mitica isola di Avalon della leggenda di Artù. Ci sono le rovine di una grande abbazia che vanta legami con i santi Patrizio e Brigida, apostoli e patroni dell’Irlanda vissuti nel V e fra il V ed il VI secolo rispettivamente, ma non si sa quando e se sono passati da qui. Nel corso del VII secolo il Somerset fu conquistato dai Sassoni e, sotto il re Ina del Wessex, in questo luogo sorse la prima chiesa della futura abbazia vicino ad un antico cimitero. Chiesa e monastero furono ingranditi ed il primo abate noto è St.Dunstan nel 930, divenuto poi vescovo di Canterbury nel 960. Con Dunstan furono costruiti i nuovi edifici del monastero a sud della chiesa. Quando arrivarono i Normanni il convento, che era un’area fortificata, venne assediato nel 1068 ma i monaci arrivarono ad un accordo ed il nuovo abate normanno Turstin decise la costruzione di una nuova abbazia. Un documento del 1102 si riferisce a questa costruzione. Nel 1184 un incendio danneggiò gravemente l’abbazia ed il re Enrico II iniziò a finanziarne la ricostruzione. Il successore, Riccardo I Cuor di Leone, però tagliò i fondi per finanziare la 2° Crociata ed i lavori furono sospesi. Nel 1191 i monaci annunziarono di aver scoperto, scavando nell’antico cimitero, una tomba con le ossa di un uomo e di una donna ed un’iscrizione che identificava l’area come quella dell’Isola di Avalon i resti della tomba come quelli di re Artù ed alla sua sposa Ginevra; la campagna pubblicitaria condotta dai monaci fece accorrere numerosi i pellegrini e le donazioni permisero la ricostruzione che durò fino alla fine del 1300. Nel 1278 le presunte ossa di Artù e Ginevra furono trasferite al centro del coro e la fossa è stata riscoperta nel 1934. I monaci annunziarono poi il ritrovamento di altre reliquie, quelle dei santi Patrizio e Gilda e quelle dell’arcivescovo Dunstan che invece i trovavano da 200 anni a Canterbury. L’abbazia divenne ricca e famosa fino alla riforma di Enrico VIII nel 1536 quando i monasteri furono soppressi ed i monaci in breve si dispersero. L’abbazia rimase deserta ed andò in rovina; subì ulteriori distruzioni per i cannoneggiamenti durante la rivolta di Cromwell e molti materiali furono riutilizzati. Nel 1907 tutto il parco dell’Abbazia è stato acquistato con una sottoscrizione pubblica dalla chiesa anglicana ed è oggi museo e centro di studi aperto al pubblico.
I resti dell’abbazia si trovano oggi all’interno di un recinto di 14 ettari come parco archeologico al centro della moderna cittadina di Glastonbury. All’ingresso vi è un edificio adibito a museo con un plastico che ricostruisce l’abbazia come era nel 1539 ed informazioni sulla storia e sugli scavi. Entrando nel parco si possono osservare le impressionanti rovine dalla chiesa lunga circa 175 m. La parte meno rovinata è quella anteriore con la Cappella di Nostra Signora ed i due bellissimi portali romanici sui lati nord e sud. All’interno guardando verso est si vedono i grandi archi gotici del coro della Cappella. Al di là si stendono i resti sparsi della grande chiesa gotica, la navata, l’altare ed il coro dalle dimensioni grandiose. Un cartello indica il luogo dove si trovava la tomba di Artù. Del chiostro e del convento non rimane nulla. Del palazzo dell’Abate è rimasta solo la cucina a sud-ovest, un edificio quadrato massiccio con tetto a piramide ed una torre camino; all’interno ha 8 costoloni che si incurvano verso l’alto e grandi camini. Il parco ha anche un’area alberata e due laghetti.
Vicino all’edificio dell’ingresso si trova un cespuglio di biancospino che la tradizione vuole sia derivato da quello portato dalla Galilea da Giuseppe di Arimatea.
Si può dire che con Glastonbury si completa il ciclo di Artù.
12.7 LA CATTEDRALE DI WELLS.
La piccola città di Wells, 10 km circa a nord-est di Glastonbury, si sviluppa intorno ad una delle più belle cattedrali dell’Inghilterra che riassume tutti gli stili del gotico inglese, dal romanico normanno al gotico primitivo al perpendicolare incluso quello fiorito e rappresenta quindi una specie di manifesto del gotico inglese. Fu iniziata nel 1186 sul luogo dove sorgeva una chiesa del secolo VIII costruita sotto il re Sassone Ina del Wessex e sede del più piccolo vescovado del tempo, la prima consacrazione avvenne nel 1239. La facciata con contrafforti sporgenti era inizialmente senza le torri laterali in stile gotico primitivo e contiene più di 300 statue una volta colorate; le due torri di stile gotico perpendicolare furono aggiunte, quella a destra, nella seconda metà del 1300 e, quella a sinistra, nella prima metà del 1400 ma le decorazioni della facciata proseguirono fino al 1500. Anche la terza torre al centro del transetto è del periodo perpendicolare e, per reggere il suo peso, è stato adottato uno straordinario artificio statico combinando archi diritti ed invertiti che costituiscono i cosiddetti archi a forbici, ultimo ritrovato tecnico del gotico inglese in un periodo in cui il gotico era finito in Europa. L’interno è a tre navate, lungo 121 m fra tardo romanico e primo gotico con una galleria in alto e volte a costoloni portanti. Il coro è nello stile fiorito del 1300, in fondo è la cappella della Vergine (Lady Chapel) in un’abside poligonale. A sinistra del coro una scala conduce alla sala del Capitolo ottagonale a pianta centrale con un pilastro al centro da cui si dipartono a ombrello le nervature della volta unendosi in alto a quelle delle colonne d’angolo. L’ambiente è reso luminoso da grandi finestre.
Sul fianco destro della chiesa c’è il chiostro che prosegue con il palazzo del vescovo una massiccia costruzione del secolo XIII circondata da mura e fossati come una fortezza e con una bella torre merlata all’ingresso.
12.8 BATH.
Bath è la capitale della contea del Somerset circa 30 km a nord-est di Wells attraversata dal fiume Avon Settentrionale (Stratford-Avon), i Romani la chiamarono Aquae Sulis per le sorgenti termali e dal nome di una divinità celtica, Sul, che poi identificarono con Minerva. I Sassoni presero la città nel 577 e le diedero poi il nome di Aet Bathum. La cattedrale, prima sassone e poi ricostruita dai Normanni crollò e fu ricostruita ancora dal vescovo Oliver King nel 1495 nel puro stile gotico perpendicolare. Poiché la chiesa era anche abbazia, con la dissoluzione degli ordini monastici del 1536, fu abbandonata ed andò in rovina. Fu restaurata e riconsacrata nel 1609. Bath fu sempre una città ricca, centro dell’industria dei panni e, nel XVIII secolo al tempo di Giorgio II, divenne città alla moda per merito di Richard Nash, maestro di eleganza e finanziere che attirò l’aristocrazia e la ricca borghesia facendo della città un luogo di villeggiatura e divertimenti con case da giuoco autorizzate. Nash finanziò anche il rinnovamento urbanistico della città progettato in stile neoclassico dall’architetto John Wood padre (1704-1754) e proseguito dal figlio dello stesso nome. Il classicismo rinascimentale era entrato in ritardo in Inghilterra a partire dal 1600 influenzato dalle opere del Palladio ed aveva rinnovato anche l’architettura di Londra dopo l’incendio del 1666 con Christopher Wren che aveva ricostruito pure la cattedrale di S. Paolo, unica chiesa di modello romano in Inghilterra.
La visita della città inizia dalla piazza della cattedrale (la Abbey Church) la cui facciata è occupata da una grande finestra a vetrate fiancheggiata da due torrette ornate di scale scolpite dove salgono degli angeli, un soggetto ispirato dalla tradizione di un sogno avuto dal vescovo King prima di ricostruire la cattedrale. Sopra il portale è la figura di un re, capo della chiesa d’Inghilterra mentre in alto è la figura del Cristo benedicente. L’interno è a croce latina, alto con grandi finestre luminose e le volte rette dalle caratteristiche nervature ad ombrello. Sulla piazza, a sinistra della cattedrale è un edificio palladiano, a destra c’è il complesso del nuovo edificio termale detto Pump Room costruito nel 1795 sul precedente degli inizi del 1700. Scavi iniziati dal 1879 hanno messo alla luce gli antichi bagni romani costruiti nel 54 d.C. ed è stata ritrovata una testa di Minerva in bronzo dorato ed i resti del tempio di Sulis Minerva vicino ad una grande piscina ricostruita al livello degli scavi. Gli ambienti degli scavi sono stati trasformati in museo e si può vedere la sorgente di acqua calda ancora attiva, un plastico e gli oggetti ritrovati compresa la testa della Minerva. Si esce dal museo sulla Union Street dall’antico ingresso neoclassico con portico a colonne.
Nella zona nord-ovest della città si possono cogliere i nuovi assetti urbanistici introdotti nel 1700 per opera degli architetti John Wood padre e figlio. Queen’s Square è la caratteristica piazza giardino aperta al pubblico come luogo di accoglienza nelle periferie urbane dove si affollava la nuova classe dei lavoratori industriali. Il “green” nei quartieri divenne un’esigenza e poi si diffusero le case a schiera con il piccolo giardino davanti. Prendendo a destra la Gay Street si arriva a The Circus, una piazza perfettamente circolare su cui convergono tre strade. I palazzi che la circondano in stile neoclassico nei tre ordini con colonne binate erano divisi in 50 proprietà tutte uguali con un piano terreno e due piani nobili, un piano per la servitù ed un sotterraneo per magazzini, dietro c’erano le scuderie. I camini sulla sommità del tetto separano le abitazioni. Era un quartiere per la ricca borghesia industriale che si affermava in Inghilterra e fu progettato e iniziato da John Wood padre e poi finito dal figlio. Oggi gli appartamenti sono stati ristrutturati ed ulteriormente suddivisi. Dal Circus, prendendo a sinistra la Brook Street si arriva al Royal Crescent, opera di John Wood figlio fra il 1767 ed il 1775. Su una collina ad anfiteatro, questo è un altro complesso di abitazioni ancora più monumentale che si sviluppa per 200 m secondo un’ellisse sopra la collina lasciata a prato come luogo di incontro e di spettacoli. Il primo appartamento al n. 1 è stato lasciato come museo con gli arredamenti del tempo.
Una visione della periferia della città si ha dal fiume Avon che scorre da nord a sud sul lato est del centro e poi fa un’ansa dirigendosi a nord-ovest verso la foce del Severn. Una rapida a valle del Pulteney Bridge separa l’alto corso dal basso corso del fiume e battelli diversi percorrono le due tratte.
Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc
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