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TURISMO, TERRITORIO E SCUOLA
SOMMARIO
1. Turismo scolastico: l’uso didattico del territorio
2. Dimensione macro economica del turismo
3. L’impatto del turismo sul territorio e l’ambiente: sostenibilità
4. Il turismo sostenibile nelle aree rurali
1. TURISMO SCOLASTICO: L’USO DIDATTICO DEL TERRITORIO
Innanzitutto, il tema merita i primi posti nell’educazione ambientale, in quanto il turismo pone seri problemi di sostenibilità ambientale e sociale.
Il turismo sostenibile e socialmente responsabile richiede, ad esempio che si valorizzino le culture e le identità locali, che si adottino soluzioni ecocompatibili per i trasporti, per i flussi di energia e di materia, per la gestione dei rifiuti, che si scoraggino tutte le attività dannose per l’ambiente.
Sul piano sociale e culturale, viaggiare vuol dire incontro e confronto di idee, conoscenza reciproca, apertura, possibilità di lavoro.
Ma il tema del viaggio –grande metafora formativa – è centrale e affascinante per infiniti altri motivi. La scuola italiana, da questo punto di vista, sta troppo poco “sulla strada”, e fuori dalle mura dell’aula. L’uso didattico del territorio è il nodo cruciale da evocare quando parliamo di turismo sostenibile.
L’uso didattico del territorio comincia da una buona consuetudine con tutta la realtà che circonda la scuola, prosegue intrecciando relazioni con le amministrazioni pubbliche del luogo, con i parchi e i musei, con le associazioni, con “azioni positive” in favore del proprio patrimonio naturale e culturale, con interventi concreti per aprire porte, adottare monumenti, recuperare beni, con la sperimentazione di buone pratiche.
La scuola deve, nel senso più ampio, educare al viaggio. Dunque il viaggio è importante per il Piano dell’offerta formativa. Nella scuola dell’autonomia la programmazione assume un significato ancora più forte che nel passato, di ossatura portante dell’attività scolastica. Pertanto è auspicabile una precoce programmazione del viaggio contestuale alla programmazione generale.
Nella stagione della globalizzazione la scuola è chiamata a sviluppare attitudini complesse, tra queste la capacità di mettersi in relazione con il mondo e con le differenti culture che in esso convivono.
Al contempo, la scuola dell'autonomia intende progettare la sua identità attraverso un forte radicamento nei contesti territoriali, esaltando la componente locale del curricolo e l'incontro, quindi, con le culture e la storia delle città, con la trama dei saperi ambientali, con i sistemi, le comunità, le attività dei territori.
In questa prospettiva, molte scuole utilizzano la metafora del viaggio come autentico percorso di formazione, promuovendo attività di ricerca, scambio, turismo ecocompatibile, scegliendo mete e itinerari che facilitano sia la scoperta delle diverse culture, sia una nuova consapevolezza delle proprie radici.
La dimensione del viaggio contribuisce a costruire un solido ponte nella dialettica, insieme psicologica e culturale, tra l'io e il mondo, con le sue variegate sfaccettature.
Ecco allora le scuole impegnate nell'elaborazione di percorsi molteplici che fanno del viaggio il collante del progetto educativo,in grado di integrare il sistema dei valori (che tipo di persona vogliamo formare? quali le nostre scelte fondanti? quale cittadino ipotizziamo?), con il sistema delle discipline (quali priorità? quali saperi e competenze? per quali significati?), attraverso la scelta di metodi, approcci e strategie adeguate (quale didattica?), elementi tutti imprescindibili che compongono e definiscono la struttura del Progetto scolastico.
Tante, le tipologie di viaggio possibili. Si possono organizzare percorsi nell'ambiente vicino per suscitare un ritrovato "senso di appartenenza", o privilegiare il rapporto con le città d'arte della nostra penisola per esaltare le suggestioni di una nascente formazione storico-artistica, o puntare sui parchi e sulle infinite emergenze naturalistiche per avvicinare alla complessità ambientale, oppure ripercorrere le testimonianze culturali della nostra tradizione sullo sfondo dei molti "parchi letterari" presenti nel nostro Paese (le Langhe, la Liguria di Montale, Recanati, ecc...), oppure sviluppare incontri e scambi di studenti come terreno di scoperta interculturale, o ancora orientare al sé e alla conoscenza del mondo del lavoro attraverso esplorazioni delle realtà professionali (imprese, mondo dell'economia).
Un universo ricchissimo di possibilità e valenze formative che si offre alla scuola quale inesauribile banca dati per la progettazione curricolare.
L'esperienza del viaggio può diventare un vero e proprio progetto di didattica partecipata, una simulazione della sostenibilità, una costruzione di saperi compartecipata e responsabile, capace di innescare processi di innovazione e ricerca entro la geometria delle discipline.
La metodologia del viaggio privilegia un approccio diretto ed esperienziale alla conoscenza dei saperi e realizza nei giovani un processo che, sull' onda emotiva della ricerca condotta "sul campo" e della memoria riattinta "in situazione", può dilatarsi per contagio e farsi costume e modalità collettiva e rompere così la chiusura dell'uomo contemporaneo, ragazzo o adulto, nella propria soggettività individuale o di gruppo esclusivo.
La scuola attraverso questo andare, domandare, vedere, ipotizzare, documentare diventa un "vivere" ed esce da quei fondali illusori che ingannano le nostre coscienze per fondare una metodologia induttiva ed euristica che, investendo i luoghi altri con modalità ludiche e coinvolgenti, il divenire temporale (ieri ed oggi), sollecita curiosità e conoscenza.
L'autonomia scolastica sollecita la scuola a un ripensamento del viaggio di istruzione (collocazione, finalità formative, partenariati), sia nei termini di un approfondimento di consapevolezza delle valenze formative del viaggio (integrazione curricolare, progettazione), sia nell'ottica di un confronto paritetico con tutti quegli interlocutori (associazioni, enti, istituzioni, vettori, città) che hanno, a vario titolo, una congiunta responsabilità con la scuola nella riuscita dei viaggi di istruzione.
Da un lato, la scuola oltre a coinvolgere attivamente gli studenti nella preparazione del viaggio, dovrebbe esplicitare con chiarezza le esigenze logistiche e strutturali che pone all'universo delle "destinazioni".
Per contro, dal punto di vista dell'accoglienza, gli operatori dovrebbero tenere conto che il turismo scolastico ha peculiarità proprie: minore capacità di spesa, motivazioni culturali e formative, reperimento di informazioni anticipate, agevolazioni per usufruire dei servizi di accoglienza, aule e strutture laboratoriali, luoghi per il sé, qualificazione degli esperti.
La preparazione al viaggio d’istruzione diventerà quindi una grande occasione educativa in cui temi della sostenibilità, dell’intercultura, del valore e della tutela dei beni ambientali e culturali, acquisteranno un ruolo primario nel processo formativo e nella trasformazione dello studente da semplice turista a viaggiatore consapevole.
Presentiamo di seguito alcuni indicatori utili per progettare il viaggio (Borsa del Turismo scolastico, Genova)
1. Integrazione con il POF. Il viaggio deve essere parte integrante degli obiettivi della scuola.
2. Qualità e significatività dell’itinerario turistico. Il percorso offerto deve possedere un suo specifico valore socio-culturale, storico-artistico, scientifico, economico, naturale.
3. Disponibilità di informazioni. Canali informativi, banche dati e altri materiali utili alla preparazione del viaggio.
4. Affidabilità e certezza degli interlocutori. Individuabilità dei referenti pubblici e privati per rispondere alle diverse esigenze delle scuole.
5. Presenza di spazi didattici e laboratori. Spazi per l’approfondimento e il recupero delle esperienze.
6. Percorsi interattivi e/o complementari. Musei, centri culturali, mostre inerenti ai contenuti della visita.
7. Personale di supporto. Esperti, guide, testimoni privilegiati…
8. Sistemi di riferimento. Reti e/o sistemi di partneriato tra scuole, aziende, istituzioni.
9. Economicità. Rapporto costi- benefici.
10. Adeguatezza delle strutture ricettive. Presenza di ostelli, agriturismi, fattorie didattiche e alberghi con prezzi adatti al segmento e disponibilità all’accoglienza di scolaresche.
11. Conoscenza indotta del territorio. Capacità di contestualizzare: fornire conoscenze indotte sulla realtà complessiva della destinazione (culturali, sociali, eno-gastronomiche).
12. Opportunità di relazione ed intrattenimento. Offerta di spazi, di locali di intrattenimento e di eventi per momenti di relazione e di piacevole soggiorno per il tempo libero degli alunni.
13. Sostenibilità. Situazioni ambientali adatte a un soggiorno scolastico.
Concludiamo questa sezione con un’indagine condotta da “La Fabbrica” per comprendere quali fossero i periodi, le preferenze, la frequenza e gli ostacoli nell’organizzazione dei viaggi d’istruzione. Ecco una sintesi dei principali risultati.
Il periodo migliore per fare una gita risulta essere la primavera per circa il 68% degli intervistati, sebbene un docente su quattro indichi la stagione autunnale.
Circa l’82% dei docenti porta spesso o abbastanza spesso i ragazzi in gita d’istruzione: le mete preferite risultano, in assoluto, essere le città d’arte italiane (51%), seguite dai viaggi che pongono a contatto con la natura, come agriturismo, parchi naturali, trekking (35%). Secondo il 36% dei docenti, comunque, i ragazzi preferiscono le mete ludico/sportive (parchi di divertimento, settimana bianca, ecc.).
L’ostacolo maggiore all’organizzazione di un viaggio d’istruzione è rappresentato dai costi troppo elevati (50%) e dalle responsabilità che, necessariamente, gli accompagnatori si devono assumere (25%). Anche la burocrazia crea un po’ di difficoltà (10%), mentre la scarsa disciplina dei ragazzi non sembra essere in fondo un elemento di preoccupazione (8%).
Sia l’uscita scolastica che il viaggio vero e proprio sono ritenuti didatticamente utili in ugual misura dal 60% dei docenti. L’uscita risulta essere più facile da inserire all’interno di un percorso didattico (41% di chi l’ha citata alla domanda precedente), mentre il viaggio consentirebbe di effettuare un’esperienza conoscitiva più approfondita (63% di chi l’ha citato alla domanda precedente).
Il 43% degli intervistati vede nel ruolo principale del docente-accompagnatore quello di cercare di conoscere i ragazzi più da vicino, approfittando del contesto più informale. In ogni caso il 29% cita “vigilare sul comportamento degli allievi”, mentre il 25% vuole “favorire la socializzazione di gruppo”.
Il pullman è per il 90% il mezzo di trasporto più utilizzato per le gite. Il 69% si rivolge ad un tour operator per l’organizzazione del viaggio.
La spesa media per alunno risulta essere di 127 €. Dal sondaggio sembrerebbe che in fondo, ciò a cui si presta attenzione nell’organizzare una gita, è sì, il contenimento dei costi, ma anche la gestibilità dell’evento: la semplicità di inserire l’uscita nel percorso didattico, la socializzazione del gruppo, ma anche il pullman che ti viene a prendere direttamente a scuola, fanno tutti parte di ciò che gli anglosassoni definirebbero “facilities”.
2. DIMENSIONE MACRO ECONOMICA DEL TURISMO
Dall’inizio degli anni ‘70 la domanda turistica ha registrato un processo di crescita formidabile nel mondo e una notevole diffusione territoriale, ed il numero di turisti continua ad aumentare ogni anno. Gli arrivi internazionali sono passati dai circa 100 milioni (ML) del 1960 ai 325 del 1980 e ai 564 del 1995 e l’OMT prevede che entro il 2010 gli arrivi internazionali supereranno il miliardo (con una crescita annua media del 4,3%). Si assisterà anche ad una forte crescita dei viaggi sulla lunga distanza (24% in media mondiale, 15% in Europa); pur restando prevalente il movimento intraregionale, si assisterà anche ad una forte spinta alla globalizzazione, pur nel mantenimento dell’interesse per le caratteristiche e le peculiarità locali.
Si prevede che il turismo diventerà la prima industria del XXI° secolo, e che sarà uno dei primi 3 settori nell’economia globale, trovandosi sempre più al centro di un sistema complesso collegato ad altre attività (es. trasporti, agro-industria, energia, etc.). Le entrate per turismo sono arrivate a 400 MD di US$ nel 1995 e l’aumento previsto è del 6,7% annuo.
Il turismo impiega oltre 9 ML di persone (6% del mercato del lavoro) e indirettamente molti ML, e rappresenta, in media, il 5,5% del PIL e 1/3 delle esportazioni di servizi. Questi dati rispecchiano una posizione dominante sul mercato mondiale.
L’Europa esercita una forte attrattiva per la storia, la natura, la cultura e resterà la principale regione di destinazione in termini globali, anche se la crescita prevista è inferiore alla media e la quota di mercato risulta in declino (– 9% rispetto al 59% del 1995); in compenso, a crescere sarà la regione Est-Asia e Pacifico (+7% annuo).
I paesi mediterranei in particolare cresceranno del 2,8%, riducendo la quota di mercato dal 30% al 25% in proiezione al 2010. Gli incrementi minimi sono previsti per il Sud e l’Ovest Europei. L’Italia seguirà questo trend (+2,2%) e scenderà al 6° posto nella graduatoria delle principali destinazioni, dopo Cina, USA, Francia, Spagna e Hong Kong.
Il nostro paese risulta una delle destinazioni preferite dal turismo internazionale sia per fatturato che per numero di arrivi e presenze: nel 1998 era al 4° posto come meta preferita dai turisti di tutto il mondo e al 2° per le entrate. Nel 1997 la spesa turistica in Italia è stata di circa 130.000 miliardi di lire (80.000 MD spesi dagli italiani e 50.000 MD dagli stranieri), pari al 10,7% dei consumi interni. Il peso percentuale del settore turistico sul PIL italiano (97) in termini di valore aggiunto turistico è pari al 5,7%, più del doppio di quello prodotto sia dal comparto alimentare che da quello agricolo; l’industria turistica inoltre ha un ruolo rilevante nel finanziamento della bilancia dei pagamenti, il saldo positivo è di circa 22.000 MD (97), così come nel numero di unità di lavoro occupate che è di quasi 2 milioni pari al 9% dell’occupazione totale.
Per quanto riguarda la domanda di turismo e l’articolazione regionale, dagli anni ’50 il turismo in Italia è diventato un fenomeno di massa, fino alla cosiddetta “esplosione” degli anni Settanta e Ottanta, generata sia da fenomeni socio-culturali che economici e demografici (maggiore reddito disponibile, urbanizzazione spinta ecc). Le regioni che tradizionalmente presentano la maggiore percentuale di famiglie che fanno vacanza sono quelle industrializzate e con grandi centri urbani (Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia Romagna), mentre ben più distanziate sono le aree meridionali.
Il turismo italiano si è caratterizzato per una forte prevalenza di domanda interna (circa il 70%), con rilevanti variazioni da regione e regione, mentre l’apporto straniero risulta concentrato nelle città d’arte o in alcune aree quali la riviera adriatica e alcune località del mezzogiorno di “prima colonizzazione”. In termini geografico-territoriali, il fenomeno ha seguito le linee principali dello sviluppo con una concentrazione antropica lungo le coste, caratterizzandosi quindi come turismo essenzialmente balneare; mentre il turismo alpino invernale inizia a svilupparsi a partire dagli anni ’60.
Il turismo italiano si caratterizza per la predominanza dei movimenti interregionali e quindi generalmente come turismo di prossimità, con utilizzo del mezzo proprio per una mobilità di breve raggio, spesso verso la seconda casa. Inoltre, il turismo si configura generalmente come stanziale e concentrato nel periodo estivo, con una attivazione limitata dell’economia in alcune aree.
Questo quadro, prevalente negli anni ’70, si modifica nel decennio successivo a fronte di una maggior propensione degli italiani al turismo internazionale che comincia a manifestarsi nella seconda metà degli anni ’80. Nella stessa epoca si registra anche un forte incremento del turismo straniero verso il nostro Paese.
L’evoluzione economico-sociale ha portato in evidenza una maggior diffusione della propensione alla vacanza, alla quota di reddito destinata al turismo, alla varietà di motivazioni e modi di vacanza e all’emergere del turismo d’affari e dei convegni e meeting. I turisti italiani hanno confermato negli anni ’90 la tendenza ad effettuare turismo all’estero, anche con prodotti quali la crociera e il villaggio turistico. Circa il 25% dei viaggi effettuati oggi da italiani sono diretti all’estero: questo fenomeno sta progressivamente trasformando l’Italia da prevalente paese di destinazione a importante mercato di origine della domanda internazionale.
La distribuzione territoriale nell'ultimo decennio evidenzia l'evoluzione verso le aree interne, con particolare riferimento al turismo culturale o verde, guidato anche da un’offerta diffusa (Toscana, Umbria) e da temi rilevanti (salute e bellezza, enogastronomia, ecc.). Cresce anche la domanda e l'offerta di ricreazione urbana, nelle sue varie forme, gestite sia dalle amministrazioni che dai privati (palestre, parchi, mostre ed eventi, centri commerciali).
Dal 1970 al 1997 risulta così evidente una crescita degli arrivi, accompagnata da una diminuzione della permanenza media e quindi da una dinamica più moderata dei pernottamenti totali. Per quanto riguarda la domanda straniera, dai 12,7 ML del 1970 si è passati ai 18 ML del 1980 ai 21,8 del 1990 e ai 31 del 1997.
Le presenze alberghiere risultano distribuite per il 58,8% al Nord, il 21,9% al Centro, il 19,3% al Sud. I visitatori stranieri trascurano il meridione (13%) a favore delle regioni del Nord-Est (48%): questa tendenza, per quanto meno marcata, è valida anche per i turisti italiani (37% Nord-Est; 19% Nord-Ovest; 22% Centro; 22% Sud).
Le regioni meridionali, infatti, che rappresentano 1/3 del territorio nazionale e possiedono il 60% del litorale italiano, presentano molteplici vantaggi dal punto di vista turistico: bellezza del paesaggio, clima soleggiato, zone archeologiche di grande rilevanza turistica, ricchezza del patrimonio architettonico ed artistico, ma raccolgono una quota non rilevante di presenze e dei consumi turistici totali in Italia; inoltre dei 34.000 esercizi alberghieri esistenti in Italia, solo 5.000 ca si trovano al Meridione (98).
L’Emilia Romagna è la regione con il più consistente movimento turistico, per quanto riguarda gli italiani: infatti è prima in graduatoria (97) per le presenze di italiani (16,8%), seguita da Trentino (10,8%) e Lombardia (8,7%).
Considerando le presenze totali nel 1997, in Veneto ne sono state registrate oltre 41 ML in Emilia Romagna 32 ML, in Toscana 31 ML e in Lombardia quasi 23 ML.
Considerando il movimento complessivo (alberghiero e complementari) le località balneari e lacuali incidono per il 40,2% (il periodo giugno-settembre raccoglie quasi l’80% delle presenze e il periodo aprile-settembre il 90%); segue quindi il turismo d’arte (19%), il turismo d’affari (13.5%) e quello montano (12,7%).
La stagionalità è uno degli elementi più tipici del turismo italiano, più accentuata per gli italiani che per gli stranieri; infatti il mese di agosto è il mese preferito con ca il 23% delle presenze annue, seguito da luglio, giugno e settembre (tutti con ca il 18%), anche se sembra sia in atto un allungamento della stagione a settembre-ottobre, mentre novembre è il mese con minore movimento complessivo. Le località montane presentano una bistagionalità con concentrazione delle presenze in luglio-agosto e nel periodo gennaio-marzo. Si stima che in periodo di bassa stagione più della metà degli esercizi alberghieri chiuda ed almeno i 2/5 delle camere (in particolare negli esercizi di piccole dimensioni nelle località balneari e montane) siano chiusi al pubblico.
3. L’IMPATTO DEL TURISMO SUL TERRITORIO E L’AMBIENTE: SOSTENIBILITA’ 2
Negli anni 70’ con “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma si iniziò a parlare del conflitto tendenziale tra crescita economica e demografica ed ambiente. Negli stessi anni aumenta la consapevolezza della dimensione planetaria della questione ambientale che ha portato allo sviluppo delle iniziative per la difesa dell’ambiente globale e locale.
In particolare da una decina di anni a questa parte è stato riconosciuto il peso che i modelli tradizionali di sviluppo dell’industria turistica (in cui le attrazioni turistiche sono spesso concentrate in determinate zone e sono soggette ad una intensa frequentazione stagionale) hanno in termini di impatto negativo sull’ambiente e sul tessuto sociale delle comunità ospitanti.
A fronte di questa consapevolezza, sta oggi crescendo la preoccupazione per gli obblighi che le generazioni di oggi hanno nei confronti di quelle future, secondo il concetto di sostenibilità intesa come “soddisfazione dei bisogni del presente senza compromettere la possibilità di soddisfare quelli delle generazioni future”.
A questo concetto fanno riferimento peraltro le più recenti ed importanti “Carte per un turismo sostenibile” che contengono definizioni e principi generali:
• “Carta di Lanzarote”;
• “Turismo: Principi base per uno sviluppo sostenibile” WTO 96, Agenda 21;
• “Dichiarazione di Berlino” 97,
Ai quali si deve aggiungere il V Programma di Azione Europeo a favore dell’ambiente, in particolare per quel che concerne il turismo.
Il concetto di sostenibilità associata alle attività turistiche si rifà comunque alla definizione data dalla World Commission on the Environment and Development (WCED) nel Rapporto Brundtland nel 1987: “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”.
Lo sviluppo sostenibile del turismo pone alla base del proprio sviluppo un piano mirato a garantire la reddittività del territorio di una località turistica in una prospettiva di lungo periodo con obiettivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica. La sostenibilità ha anche un valore di immediato interesse economico, infatti le località turistiche devono la loro popolarità all’integrità delle bellezze naturali, se questa si degrada oltre una certa soglia, i flussi turistici sono destinati al declino.
Da ciò si deduce che un’attività turistica è sostenibile se si configura come un settore economicamente vitale in grado di soddisfare i bisogni presenti degli individui impegnati nella fornitura dei servizi e delle risorse richieste dal settore.
Un tentativo di ridurre l’ambiguità che circonda l’espressione di sviluppo sostenibile si è concretizzato attraverso l’indicazione di principi e norme che definiscono la sostenibilità per l’industria turistica.
Per definire in modo univoco le condizioni di criticità o stress ambientale connesse al turismo, si deve partire dall’identificazione dei fattori sistemici (l’Ambiente, i Turisti, i Residenti) e degli input-output tra turismo ed ambiente.
Gli input possono essere le risorse energetiche, le risorse idriche, le risorse di territorio (suolo, vegetazione, etc.), le risorse alimentari.
Gli output sono il degrado marino costiero e montano, la cementificazione, i rifiuti solidi, le emissioni in atmosfera, gli scarichi, la desertificazione, l’insalinamento delle falde di pianura costiera, l’eccessiva infrastrutturazione.
Tra le esternalità collegate alle attività turistiche vanno ricordate quelle negative che sono all’origine della possibile diminuzione della identità sociale e culturale dell’area ospitante, dell’aumento della produzione dei rifiuti, dell’aumento del consumo di beni primari e risorse (acqua, energia ecc.), della modificazione e distruzione degli ecosistemi montani, lacustri, costieri, marini, la perdita di biodiversità, gli impatti estetici e visivi, l’inquinamento del suolo e dell’acqua, la congestione e l’inquinamento acustico, la concentrazione dei benefici in poche aziende di elevate dimensioni e/o estere, l’aumento della domanda di mobilità, il lavoro nero e/o minorile e la prostituzione. Le esternalità positive dipendono dall’area in esame e possono esprimersi nel recupero e valorizzazione economica e sociale (moltiplicatore di reddito ed occupazione) di aree altrimenti degradate.
Un elemento fondamentale per inquadrare il fenomeno turistico e le sue complesse relazioni è la “capacità di carico” di cui si riporta la definizione: “il massimo utilizzo di un’area senza la creazione di effetti negativi sulle risorse naturali, nonché sul contesto sociale e culturale locale”. La capacità di carico può essere suddivisa a sua volta in:
• capacità di carico fisica o ecologica
• capacità di carico economica
• capacità di carico sociale.
Quindi per ogni destinazione turistica si può definire una capacità di carico fisica od ecologica come il limite (esprimibile concretamente con un numero di visitatori) oltre il quale le risorse ambientali o culturali della destinazione risultano danneggiati (degrado di un ecosistema o di un monumento); una capacità di carico economica, cioè il limite oltre il quale la qualità della visita si riduce drasticamente, al punto da determinare una contrazione della domanda (e di conseguenza delle attività nate per soddisfarla).Tali specificazioni esprimono il numero di visitatori oltre il quale l’impatto fisico (prevalentemente negativo) diventa inaccettabile e l'impatto economico (in partenza positivo) crolla. A queste due specificazioni va aggiunta la capacità di carico sociale che rappresenta il limite oltre il quale le altre funzioni (non-turistiche) dell’area risultano danneggiate o ostacolate, con conseguente degrado nella qualità della vita della popolazione ospitante o danno sulle altre attività produttive. In questo caso il turismo tende a sostituire in una destinazione tutte le attività concorrenti, arrivando a forme di specializzazione spinta o, all’estremo, di monocolture.
DOCUMENTI
V° Programma d'Azione ambientale
Nell'ambito del V° Programma d'Azione ambientale sono stati selezionati 5 settori-obiettivo, a cui è stata dedicata particolare attenzione: industria, energia, trasporti, agricoltura, turismo.
Si prevede che il turismo globale aumenterà considerevolmente nel prossimo decennio e che molti viaggi avranno come destinazione l'Unione europea e/o si svolgeranno all'interno dei suoi Stati.
Alla luce delle esperienze negative legate allo sviluppo forsennato del turismo di massa dagli anni '60 agli anni '80, il problema della sostenibilità in campo turistico è oggi più che mai all'ordine del giorno. In tale ottica, il V Programma d'Azione europeo a favore dell'ambiente, considera il turismo come: "un buon esempio del legame esistente tra sviluppo economico e ambiente con tutti i vantaggi ma anche con tutti gli svantaggi che questo comporta……….. Il rispetto per la natura e l'ambiente, soprattutto nelle zone costiere e di montagna, possono assicurare la redditività e la continuità nel tempo del turismo".
Nel caso del Turismo, il punto di equilibrio deve essere, quindi, ricercato tra sviluppo dell'industria turistica, sviluppo regionale (delle aree di destinazione dei flussi turistici) e protezione ambientale attraverso le modalità e gli strumenti indicati.
Chi è coinvolto
• Stati Membri
• Amministrazioni Regionali e Locali
• Settore turistico
• Turisti
Cosa occorre fare
• pianificazione oculata del turismo
• gestione attenta delle risorse naturali e culturali nel contesto di strategie nazionali e regionali integrate
Come intervenire
• agire sul tipo di turismo al fine di:
• diversificare le attività turistiche
• gestire in modo più efficiente il turismo di massa
• incoraggiare forme alternative di turismo
• intervenire sulla qualità dei servizi turistici per migliorare:
• la qualità dei servizi offerti
• la gestione e le infrastrutture di accoglienza
• la comunicazione e l'informazione ad operatori, amministratori pubblici, popolazione
• incidere sul comportamento dei singoli turisti ed in particolare:
• sulla scelta dei mezzi di trasporto
• sullo scaglionamento delle vacanze
• sull'atteggiamento del turista nei confronti dell'ambiente. Per quest'ultimo punto si ritengono particolarmente indicate campagne a mezzo stampa
Dove intervenire
Da un punto di vista più generale si sottolinea la fragilità e la problematicità della gestione di zone costiere e montane e si suggerisce di intervenire su:
edilizia (abusivismo), emissioni atmosferiche, desertificazione, acqua potabile, gestione rifiuti, incendi boschivi, acque di balneazione, gestione della mobilità, patrimonio culturale, acque reflue, rumore.
“Carta di Lanzarote”, per un turismo sostenibile
Punti principali:
• Lo sviluppo del turismo dovrà basarsi su criteri di sostenibilità, rispettare nel lungo periodo l’ambiente, essere economicamente praticabile, ed eticamente e socialmente equo per le comunità locali;
• La natura sostenibile del turismo richiede l’integrazione degli aspetti naturali, culturali e umani presenti. Deve essere rispettato il fragile equilibrio che caratterizza molte destinazioni turistiche, in particolare le piccole isole e le aree ambientalmente sensibili;
• Il turismo deve considerare i suoi effetti sul patrimonio storico-culturale, sulle tradizioni, sulle attività e sulle dinamiche di ciascuna località. Questi elementi devono giocare un ruolo centrale nella formulazione di strategie per il turismo, in modo particolare nei paesi in ritardo di sviluppo.
• Sviluppo sostenibile vuol dire solidarietà, mutuo rispetto e partecipazione di tutti gli attori coinvolti nel processo, a partire dalla popolazione locale. Per questo si richiedono efficienti meccanismi di cooperazione a tutti i livelli: locale, nazionale, regionale e internazionale;
• La conservazione, la protezione e la valorizzazione delle nostre risorse naturali e culturali richiede sforzi di cooperazione particolari. Questo comporta che tutte le persone responsabili devono farsi carico di cambiamenti reali, culturali e professionali, e di compiere tutti gli sforzi necessari per mettere in campo una pianificazione integrata e precisi strumenti di gestione;
• Governo ed Autorità devono promuovere tutte le azioni necessarie a coinvolgere nella pianificazione del turismo le Organizzazioni ambientaliste e le comunità locali;
• Azioni devono essere intraprese per distribuire nel modo più equilibrato possibile i benefici e il peso del turismo. Questo comporta un cambiamento nello stile di consumo e l’introduzione di prezzi che considerino l’impatto ambientale. Governi e organizzazioni multilaterali sono chiamati ad abbandonare la pratica dei sussidi che producono ricadute negative per l’ambiente;
• Le aree più vulnerabili da un punto di vista culturale ed ambientale devono avere la priorità nella cooperazione tecnica e finanziaria per uno sviluppo turistico sostenibile. Un trattamento speciale deve essere riservato a quelle aree che sono state danneggiate da un modello turistico ad alto impatto e obsoleto;
• Governi, Autorità ed ONG impegnate nel turismo e nell’ambiente devono promuovere e partecipare alla creazione di reti aperte allo scambio di informazioni, ricerche, disseminazione e trasferimento di tecnologie e conoscenze in materia ambientale e turistica;
• Esiste la necessità di sostenere e promuovere studi di fattibilità, rigorosi studi scientifici realizzati sul terreno, progetti turistici dimostrativi nell’ambito di uno schema di sviluppo sostenibile, programmi di cooperazione internazionale e l’introduzione di sistemi di gestione ambientale;
• Un’attenzione particolare va riservata al ruolo e agli effetti ambientali del trasporto nel turismo. Strumenti economici devono essere attivati per ridurre il consumo di energia non rinnovabile.
“Agenda 21 WTO 1996” sezione turismo: Principi base per uno sviluppo sostenibile” -
Punti fondamentali:
• I viaggi ed il turismo devono dare il loro contributo affinchè le persone possano condurre una vita sana e attiva, in armonia con la natura;
• i viaggi ed il turismo devono contribuire alla conservazione, protezione e restaurazione dell’ecosistema terrestre;
• i viaggi ed il turismo devono basarsi su modalità di consumo e di produzione sostenibili;
• le nazioni devono collaborare alla promozione di un sistema economico aperto, in cui il commercio internazionale di servizi di viaggio e turistici possa svilupparsi in modo sostenibile;
• i viaggi, il turismo, la pace, lo sviluppo e la protezione dell’ambiente sono interdipendenti;
• il protezionismo nel commercio dei servizi di viaggio e turistici deve cessare o invertirsi;
• la protezione dell’ambiente deve diventare un elemento costitutivo dei processi di sviluppo turistico;
• i problemi dello sviluppo turistico devono essere affrontati con la partecipazione dei cittadini interessati, adottando forme di pianificazione su scala locale;
• Le nazioni devono comunicarsi reciprocamente eventuali disastri naturali che possono procurare danni ai turisti o alle zone turistiche;
• I viaggi ed il turismo devono utilizzare la loro capacità di creare occupazione soprattutto per le donne e la popolazione locale;
• Lo sviluppo del turismo deve riconoscere e sostenere l’identità, la cultura e gli interessi della popolazione locale;
• Le leggi internazionali di protezione dell’ambiente devono essere rispettate dall’industria turistica e dei viaggi
Nel capitolo 28 dell'Agenda 21 si riconosce che, per molti dei problemi ambientali rilevati, la ricerca di soluzioni coinvolge direttamente gli Enti e le comunità locali, a livello di città o municipi. Nello stesso capitolo si richiama l'attenzione degli amministratori locali perché approvino un'"Agenda 21 locale".
L'Agenda 21 locale è quindi un processo che:
a) coinvolge le persone di un municipio o una città, nel ripensamento di uno stile di vita che possa essere sostenibile, e che non comprometta la qualità della vita delle generazioni future.
b) integra gli aspetti sociali, del medio ambiente e economici della comunità. Per raggiungere decisioni realistiche si richiede la partecipazione dei differenti gruppi della comunità per la valutazione degli effetti che ogni progetto, politica o azione, possono avere sulla società, il medio ambiente e l'economia reale.
c) è altamente democratico perché coinvolge diversi soggetti (donne, giovani, indigeni), spesso senza "voce", e incentiva lo sviluppo e il consolidamento delle alleanze tra i gruppi della comunità locale
d) richiede che l'amministrazione locale e la comunità lavorino insieme per sviluppare una strategia, raccolta in Piani di azione locali, nella quale si propongano linee di lavoro che permettano di raggiungere uno sviluppo sostenibile a partire del secolo XXI.
“Dichiarazione di Berlino 1997“, Turismo durevole e Sviluppo Sostenibile
Punti fondamentali:
a) il turismo durevole è accompagnato da uno sfruttamento ragionevole della diversità biologica e può contribuire alla sua preservazione;
b) lo sviluppo turistico deve essere controllato e gestito in modo accorto, per rispondere in permanenza alle esigenze dello sviluppo sostenibile e durevole;
c) è necessario essere particolarmente prudenti nelle regioni sensibili dal punto di vista ecologico e culturale dove il turismo di massa deve essere evitato;
d) del turismo durevole è responsabile l’insieme degli operatori turistici, in particolare del settore privato; le iniziative spontanee (codici di condotta, marchi ecologici, ecc. ) vanno incoraggiate;
e) Una grande importanza sarà conferita al livello locale, che assume la responsabilità di un sviluppo durevole del turismo e deve essere il primo a trarre vantaggio da questa attività.
4. IL TURISMO SOSTENIBILE NELLE AREE RURALI
Negli ultimi anni è maturata una crescente attenzione ai temi dello sviluppo rurale ed una tendenza al recupero del territorio rurale secondo una logica di valorizzazione e sfruttamento sostenibile delle risorse capace di generare risorse (es. il programma comunitario LEADER).
La principale esperienza turistica maturata sino ad ora in ambito rurale è rappresentata dall’Agriturismo, sulla quale non ci soffermeremo nel presente lavoro, che certamente rappresenta la modalità pioneristica con cui il mondo agricolo ha iniziato a rendersi conto delle proprie potenzialità e a proporsi alla domanda emergente della società, e ancora in crescita, di turismo in campagna e nella natura.
Con il concetto di turismo rurale "sostenibile", si intende una forma di fruizione del territorio rurale che si basa sulle specificità ambientali, tanto naturali quanto culturali, che normalmente vengono sintetizzate con l'espressione 'patrimonio locale'. Questa modalità di fruizione turistica tende a valorizzare le risorse locali, mettendo in evidenza gli aspetti di maggiore interesse. Il concetto di sostenibilità legato al turismo rurale, in sintesi afferma che questa forma di fruizione non deve intaccare il patrimonio di risorse, ma favorire il godimento dei suoi frutti, che sono in primo luogo di carattere immateriale.
Questo tipo di turismo si compone di diversi segmenti, legati alle possibili diverse forme di fruizione del territorio, fra le quali per importanza spiccano, ad esempio, quella ricreativa, che si concentra nelle escursioni domenicali, quella escursionistica, legata al trekking e alla pratica di attività sportive all'aria aperta e quella scolastica, nella quale assume rilievo il valore didattico dell'esperienza turistica.
Il turismo sostenibile nelle aree rurali si basa sul patrimonio locale, ed è quindi legato tanto agli ecosistemi naturali, quanto agli aspetti peculiari che caratterizzano le comunità locali e che si concretizzano nel patrimonio artistico, nell'artigianato, nella tradizione eno-gastronomica e, più in generale, nella cultura materiale locale.
La fruizione del patrimonio locale non è immediata, come invece accade per la balneazione o per il turismo tradizionale della montagna: un'area rurale spesso richiede un elevato numero di servizi di offerta turistica per essere sufficientemente attrattiva, oltre che naturalmente la buona qualità ambientale.
In un'ottica di promozione dello sviluppo occorre prestare quindi particolare attenzione alla diversità dei servizi di offerta e alla loro integrazione, in modo tale che nel complesso si possa dare vita ad un prodotto turistico riconoscibile da parte della domanda.
Il turismo in ambito rurale si articola in "percorsi", vale a dire in programmi di fruizione che legano luoghi e servizi e comportano quindi la partecipazione di diversi attori, il cui compito è quello di rendere disponibile un insieme di servizi necessario alla fruizione del territorio.
Il percorso non è quindi soltanto un semplice itinerario fisico, ma anche un insieme di servizi che rendono fruibile un'area le cui risorse altrimenti potrebbero essere ignorate: lo si può immaginare come un'idea che collega logicamente una serie di luoghi e di servizi e che riesce ad essere comunicata come concetto unico.
Il turismo rurale, più di ogni altro segmento turistico, è il prodotto dell'integrazione di diversi fattori e servizi, che ne fanno un fenomeno territoriale prima ancora che aziendale. In altre parole il prodotto turistico in ambito rurale è dato da fattori come: ospitalità, ristorazione, informazione, servizi per lo sport, qualità dell'ambiente e così via.
In tale ottica lo sviluppo del Turismo Rurale, costituisce un potenziale motore di sviluppo rurale di grande rilievo, che si esplica nell'integrazione di un'agricoltura sostenibile con la promozione di un uso sostenibile delle risorse turistiche.
L'integrazione tra ambiente e turismo ha, inoltre, assunto rilevanza istituzionale a cominciare dal livello comunitario, con l'approvazione del V° programma d'azione a favore dell'ambiente, viene l'agricoltura ed il turismo vengono considerati tra i cinque settori economici il cui impatto economico ed ambientale è rilevante.
Un obiettivo importante è di incoraggiare le imprese che operano in agricoltura, al fine di rispondere alle esigenze derivanti dagli orientamenti delle nuove politiche comunitarie che puntano all'integrazione delle politiche commerciali, con quelle dello sviluppo rurale e dell'ambiente ed alla "multifunzionalità" delle imprese agricole.
La domanda nuova e crescente di turismo di qualità, legato alle risorse ambientali e culturali, offre a numerosissime comunità locali "tagliate fuori" dai grandi flussi turistici, una preziosa opportunità di sviluppo economico e quindi di creazione di nuova occupazione.
Nell'ambito di una strategia di sviluppo rurale integrato, le attività di turismo rurale assumono sovente un carattere di complementarità all'interno di un progetto di crescita complessiva del territorio, progetto che cerca di promuovere lo sviluppo di tutti i settori produttivi nel rispetto dell'ambiente, della cultura e delle tradizioni dei luoghi.
La Politica di Sviluppo Rurale, messa a punto dall'Unione europea, pare assumere i caratteri di un meccanismo volto alla ricerca di equilibri di opportunità economiche e di situazioni sociali, poiché prende in considerazione quasi tutti gli elementi presenti nelle aree rurali.
I riferimenti concettuali a ciò si trovano in vari documenti che costituiscono ancora, pur se datati, dei punti fermi della politica di sviluppo rurale, quali il Libro Verde del 1985 (COM/CEE/85/333), nel quale veniva evidenziata la necessità di una nuova vitalità dell'economia rurale mediante la ricerca di opportunità di reddito aziendale in attività non tradizionali del settore agricolo, il documento Il Futuro del mondo rurale della Commissione europea (COM/CEE/88/501) nonché nel documento sulla relazione tra agricoltura e ambiente (COM/CEE/88/338), negli orientamenti di politica rurale messi a punto dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCDE, 1988, 1990 1993, 1994) e, più di recente, nella Dichiarazione finale della Conferenza di Cork del novembre 1996 ed Agenda 2000.
L'elemento fondamentale di questo nuovo modello di sviluppo rurale ufficializzato in tutti questi documenti e nella normativa che ha fatto seguito, va ricercato nella considerazione di alcuni principi fondamentali:
• l'ambiente come risorsa da mettere a valore,
• la diversificazione dell'economia rurale con lo sviluppo di una imprenditorialità nuova ed alternativa,
• la valorizzazione delle componenti di specificità e qualità delle produzioni.
L'attenzione verso la diversificazione produttiva richiede la ricognizione delle opportunità esistenti all'interno delle aree rurali soprattutto in quelle aree nelle quali l'attività primaria non svolge più un ruolo prevalente.
Le attività possibili nelle aree rurali sono allora quelle relative all'artigianato tradizionale e/o artistico, al turismo, all'acquacoltura, alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, allo sviluppo delle attività ricreative, alla realizzazione di produzioni vegetali e zootecniche alternative a quelle tradizionali, all'informatica e telecomunicazioni.
Va aggiunto, inoltre, che il processo di diffusione e diversificazione delle attività economiche sul territorio è maggiore quanto più elevato è il grado di integrazione settoriale e territoriale dei settori produttivi.
Altresì, la presenza di una pluralità di piccole e medie imprese agricole e di trasformazione che raggiungono un elevato livello di specializzazione produttiva e complementarietà, come nel caso dei prodotti tipici e di qualità, costituisce un elemento fondamentale per la competitività di specifici sistemi rurali.
In sintesi, la conservazione di comunità rurali vitali e la sostenibilità economica rappresentano la chiave di lettura della politica di sviluppo rurale; inoltre, la valorizzazione delle attività extra-agricole unitamente al contributo che l'agricoltura può dare alla tutela dell'ambiente, al tempo libero, allo sviluppo di altre attività oltre che più intense relazioni tra agricoltura, turismo, artigianato e servizi, possono favorire uno sviluppo equilibrato e razionale del mondo rurale.
Il Turismo Rurale, soprattutto nell'accezione di Turismo rurale "sostenibile", costituisce in questa ottica un potenziale motore di sviluppo locale di grande rilievo.
A fronte di questa nuova domanda del mercato turistico, l'offerta è ancora quantitativamente e qualitativamente molto modesta. Da un lato infatti, la ricettività del settore turistico di qualità è molto limitata e comunque legata ad isolate iniziative locali, dall'altro mancano le nuove figure professionali necessarie per la conservazione ambientale e la pianificazione e manutenzione del territorio. Vi è spesso, inoltre, la mancanza di infrastrutture adatte al turismo, di un'adeguata promozione, di un "brand name" che contribuisca a conferire un'identità alle aree in questione e le trasformi in mete di interesse turistico e culturale.
Questa nuova e crescente domanda di turismo di qualità, legato alle risorse ambientali e culturali, offre a numerosissime comunità locali "tagliate fuori" dai grandi flussi turistici, una preziosa opportunità di sviluppo economico e quindi di creazione di nuova occupazione.
Lo sviluppo di un turismo di qualità può sortire in queste aree notevoli effetti positivi e produrre modificazioni importanti sia nell'agricoltura che nel mondo rurale.
Tali effetti si possono sintetizzare in:
• freno dell'esodo agricolo, con la creazione di nuovi posti di lavoro;
• riconversione produttiva legata alla valorizzazione delle produzioni tipiche locali;
• nascita di nuove professionalità, nuovi modelli imprenditoriali, nuovi modelli di gestione delle aziende agricole;
• valorizzazione delle risorse ambientali tramite la determinazione di un rapporto più sinergico e meno conflittuale tra agricoltura e ambiente;
• sviluppo economico delle comunità rurali e conseguente miglioramento generale della qualità della vita.
II Turismo rurale "sostenibile" è connesso alla specificità che ciascun luogo è capace di esprimere in termini di diversità ambientale, coerenza architettonica, ricchezza culturale e sociale. Il modo in cui il luogo conserva il suo carattere originario o sviluppa in modo innovativo la sua offerta, il modo in cui gli spazi sono pensati, pianificati, costruiti e gestiti, costituisce un'attrattiva fondamentale per il turismo.
Il Turismo rurale "sostenibile" è, inoltre, un fenomeno intersettoriale e ciò rende necessario pensare ad una forma di pianificazione e programmazione integrata con gli altri settori economici che hanno un'incidenza nel governo del territorio, nella tutela ambientale, nella composizione del tessuto economico, nell'offerta culturale e ricettiva, nel commercio. Ecco allora che il Turismo rurale "sostenibile" necessita di una strategia comune che coinvolga su precisi programmi le Amministrazioni comunali, le Aziende di Promozione Turistica, le Associazioni di categoria, le Associazioni locali naturalistiche, escursionistiche, gastronomiche, culturali, teatrali, enologiche, agricole, artigianali, formative, editoriali.
La promozione del turismo sostenibile necessita pertanto una elevata capacità di integrare saperi e competenze, normalmente considerati separati da un punto di vista funzionale, per giungere alla definizione di una modalità operativa comune.
Nel caso di un territorio rurale, sarà necessario rendere concreto ed operativo il concetto di "Integrazione". Si tratta cioè di partire dalle risorse primarie che caratterizzano il territorio (ambientali, agricole, artigianali, turistiche, ecc.) e individuare, tra le alternative di intervento possibili, quelle che più di altre garantiscano il miglioramento della qualità delle risorse individuate.
Fonte: http://www.coldiretti.it/organismi/imprenditoria_femminile/educanovembre/guida/11.turismo.doc
Sito web da visitare: http://www.coldiretti.it/
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