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LE PIANTE ALIMENTARI
In natura esistono riserve vaste e inutilizzate di piante che potrebbero contribuire alla diversificazione e quindi all'innovazione delle fonti agricole e conseguentemente delle produzioni per il consumo diretto o per la trasformazione nelle industrie alimentari. All'uopo è sufficiente ricordare i seguenti dati:
La maggior parte delle calorie introdotte nella dieta vengono dai cereali (grano, riso, mais, orzo, segale e avena), legumi (fava, pisello, cece, fagiolo, lenticchia e soia), tuberi (patata ecc.) e piante oleaginose (olivo, girasole ecc.).
Generalmente i semi hanno una quantità di proteine pari all’8-15% del peso secco, mentre le radici e i tuberi ne hanno una quantità inferiore (1-3%).
La migliore combinazione nutrizionale basata sui vegetali sarebbe, pertanto, una combinazione di cereali (fonte di carboidrati) con legumi (fonti di proteine) e verdure a foglia verde (fonte di vitamine e sali minerali), e con una piccola quantità di lipidi (ad esempio olio di oliva o di semi di girasole).
Oltre alle suddette specie alimentari di rilevante importanza agraria, esistono specie minori o secondarie di interesse locale (es. varietà tradizionali) e numerose specie erbacee spontanee eduli. Queste ultime sono molto rappresentate specialmente nell’ambiente mediterraneo, la cui diversità nel passato ne ha favorito l’impiego nell’alimentazione umana e animale, nella medicina e in veterinaria, nella cosmesi, nella aromatizzazione di cibi e bevande, nella produzione di energia, nell’artigianato, nei riti religiosi e nella composizione dei giardini. All’attualità molte delle suddette esperienze tendono ad essere perdute sotto la spinta delle profonde modifiche della vita moderna.
Appare evidente, quindi, come esista un enorme potenziale di materie prime che potrebbero soddisfare una varietà di esigenze alimentari, per non parlare poi dell'enorme potenziale offerto dalle biotecnologie per il miglioramento genetico delle piante che hanno la possibilità di fornire nuove varietà transgeniche di piante coltivate.
E’ noto che i nutrienti essenziali al buon funzionamento dell’organismo umano sono 51: la mancanza di uno o più di essi crea fenomeni di malnutrizione, sia sotto forma di scarsa nutrizione che di obesità, e conseguenti malattie metaboliche.
Le piante coltivate che noi conosciamo sono in realtà il prodotto di secoli di incroci e selezioni, iniziati agli albori dell’agricoltura, quando i primi uomini da nomadi e cacciatori si trasformarono in coltivatori.
L’agricoltura, infatti, è una delle più importanti innovazioni tecnologiche dell’umanità, avendo favorito lo sviluppo delle civiltà e la trasformazione delle terre incolte in campi e pascoli. L’origine dell’agricoltura, avvenuta circa 10.000 anni fa, in regioni della terra completamente diverse, ha portato alla domesticazione di molte piante (Tab. 1.1), ossia al passaggio di una specie dallo stato selvatico a quello controllato dall’uomo, costituendo un cambiamento nel loro assetto morfologico e rendendo disponibili tipi coltivabili superiori a quelli originari.
Tab. 1.1 – Aree di domesticazione di alcune piante di interesse economico
Area |
Epoca |
Pianta |
Iran, Iraq, Siria e Libano |
10.000 anni fa |
frumento, lenticchia, olivo, dattero, uva |
Cina |
15.000 “ “ |
riso, miglio |
Tailandia |
12.000 “ “ |
riso |
India |
3.000 “ “ |
cotone |
Africa |
5.000 “ “ |
sorgo, miglio, ocra, caffè, cotone |
Valle del Nilo, Egitto |
12.000 “ “ |
orzo, frumento, lenticchia, cece |
Messico, Perù |
9.000-8.000 “ “ |
mais, fagiolo, peperone, peperoncino, pomodoro, tabacco, coca, zucca, avocado |
Ande (Sud America) |
4.000 “ “ |
patata |
Dopo la domesticazione, il destino di ciascuna specie coltivata è stato diverso: alcune si sono estinte o quasi, altre sono state sostituite da colture introdotte da aree diverse, infine altre colture sono sopravvissute fino ai nostri giorni.
Le attività agricole hanno contribuito inizialmente ad arricchire la biodiversità vegetale, grazie alla presenza di un mosaico di campi coltivati e alla loro delimitazione con siepi e fossati, in cui hanno trovato rifugio e cibo talune specie di flora, fauna e microflora. Nel tempo l’evoluzione e la crescita della popolazione umana ha reso necessario aumentare la produzione agricola, privilegiando le varietà più produttive che si sono diffuse rapidamente a discapito di quelle autoctone, la cui caratteristica è rappresentata da un’elevata diversità genetica, in grado di fornire una forte adattabilità alle diverse condizioni ambientali. Inoltre, per aumentare le produzioni delle singole colture, particolarmente nel secondo dopoguerra sono state introdotte tecniche agronomiche intensive (irrigazioni, uso massiccio di fertilizzanti, antiparassitari, erbicidi chimici e macchine), comportando una notevole impoverimento della biodiversità naturale, soprattutto nelle zone più vocate (grandi pianure alluvionali), e l’abbandono dell’agricoltura nelle zone più svantaggiate (zone montane e/o di media alta collina).
1.2 Piante alimentari come fonte di principi nutritivi
Le piante alimentari sono la fonte principale di cibo per l’uomo in quanto forniscono all’organismo energia e nutrienti i cui principi nutritivi possono essere riuniti in due gruppi: inorganici e organici.
Il valore nutritivo delle piante dipende dalla composizione chimica delle loro parti eduli, in particolare dalla presenza di molecole organiche sintetizzate: carboidrati, proteine, lipidi, vitamine e acidi organici. Gli organismi vegetali contengono inoltre sostanze inorganiche, tra cui l’acqua e i sali minerali, e producono metaboliti secondari, che pur non essendo nutrienti hanno un effetto positivo sulla salute mostrando attività antiossidante, antiradicalica ed estrogena.
1.2.1 Composti inorganici
I principi nutritivi inorganici che non apportano energia sono l’acqua ed elementi minerali. Essi hanno funzione plastica o costruttiva.
L’acqua è il costituente di maggiore quantità degli organismi viventi perché ne costituisce, nella maggior parte dei casi, oltre il 50-60%. Il contenuto, tuttavia, varia tra i diversi prodotti vegetali passando da circa l’80% nei prodotti verdi a circa il 13% nei semi secchi.
Essa è il solvente dei sali minerali, oltre che il mezzo mediante il quale avvengono la soluzione e la sospensione delle molecole organiche.
Gli elementi minerali sono presenti in piccole quantità, generalmente sotto forma di sali. Sono essenziali per la vita degli organismi animali e vegetali e possono essere classificati in macroelementi, oligoelementi e microelementi (presenti in tracce).
Nella tabella 1.2 sono riportati i principali elementi minerali presenti nelle piante, le loro caratteristiche, le concentrazioni medie e il LARN (Livelli di Assunzione Giornaliera di minerali Raccomandata).
Tab. 1.2 - Elementi minerali presenti nelle piante e valori indicativi del contenuto medio e LARN
Elementi minerali |
Caratteristiche |
Presenza nelle piante |
Contenuto |
LARN (mg d-1) |
|
MACROELEMENTI |
|||||
Azoto (N) |
E’ l’elemento plastico delle piante. Il contenuto negli organi eduli è spesso correlato direttamente alla quantità di N somministrato al terreno. |
Esso entra nella formazione delle proteine, degli alcaloidi e degli enzimi. Esplica una macroscopica azione stimolante sulla vegetazione. |
|
|
|
Fosforo (P) |
Contribuisce con il calcio al sostegno dell’organismo. Entra in numerose reazioni chimiche; è necessario per il funzionamento delle vitamine del gruppo B; favorisce il metabolismo energetico. |
E’ contenuto in sostanze di riserva come la fitina e i fosfatidi. E’elevato nella fava, fagiolino, mais dolce, sedano rapa, carciofo, fungo prataiolo, cipolla. |
140-90 |
880 |
|
Potassio (K) |
Come gli altri minerali è un elemento strutturale. Regola la fase liquida nel metabolismo. |
Si trova in grande quantità in prezzemolo, spinacio, finocchio, borragine, aglio, patata, cavolo da foglia, carciofo e legumi secchi. |
750-400 |
|
|
Calcio (Ca) |
La sua carenza provoca delle fisiopatie. |
E’ presente nei legumi, nei cavoli, nella bietola da orto, nella frutta secca. |
280-100 |
800-1000 |
|
Magnesio (Mg) |
Partecipa alla sintesi delle proteine e alla stabilizzazione strutturale degli acidi nucleici. |
Ottima fonte è la portulaca, seguita da rapa, bietola da costa, spinacio, prezzemolo, fagiolino e borragine |
150-50 |
300-400 |
|
Sodio (Na) |
Regola la fase liquida nel metabolismo. |
E’ presente in molti vegetali e animali, nel sale da cucina e in tutti i cibi sottoposti a salagione. Ortaggi ricchi di sodio sono: sedano, spinacio, prezzemolo, carota, cavolo cappuccio, peperone. |
125-25 |
2 |
|
Cloro (Cl) |
Regola la pressione osmotica e l’equilibrio acido-base. |
E’ presente nel sale da cucina, nel latte, nella carne, nelle uova e nei frutti di mare. |
|
|
|
Zolfo (S) |
E’ presente soprattutto nelle proteine cellulari ed è associato a molecole importanti come insulina, eparina, amminoacidi solforati, metionina e cistina, vitamine (tiamina -B1-, biotina –H-, acido pantotenico -B5) e ad alcuni enzimi. |
Lo ritroviamo nei cereali (frumento, orzo e avena), nei legumi (fagioli, piselli ecc.) e in alcune ortive (cavolo, cipolla, aglio, spinacio, patata e lattuga). |
320-75 |
1 |
|
OLIGOELEMENTI |
|||||
Ferro (Fe) |
Fa parte integrante di vari enzimi (catalasi, perossidasi, vari citocromi, citocromossidasi, ferridoxina e flavoproteine): questi intervengono nelle reazioni di ossidoriduzione della fotosintesi, del metabolismo dei carboidrati, della riduzione dei nitrati e dei nitriti e della respirazione. Il ferro, inoltre, partecipa attivamente nel processo di fissazione biologica dell'azoto atmosferico essendo anche nel centro attivo della nitrogenasi dei noduli radicali in forma non ematica associato al molibdeno. |
E’ presente in legumi, asparagi, lievito di birra, frutta secca oleosa, prezzemolo e ortaggi da foglia. |
6.0-2.0 |
10 |
|
Rame (Cu) |
Fa parte degli enzimi quali la tirosinasi, la citocromo-ossidasi, l’ascorbico-ossidasi (alcuni dei quali partecipano a reazione di ossidoriduzione) fa parte della costituzione della citocromo ossidasi, coadiuva alla conversione del ferro in emoglobina e favorisce l’utilizzo della vitamina C. |
Si trova in cereali, legumi, cipolla, carota, ostriche e cioccolato. Molto elevato è il contenuto in fagiolino, cavolo broccolo, cavolo da foglie, aglio, carciofo, porro e pisello. |
1.3-0.2 |
2 |
|
Zinco (Zn) |
E’ importante per lo sviluppo delle cellule, per la sintesi proteica e per l’utilizzazione della vitamina A. |
E’ presente nei cereali integrali, pisello, lievito di birra, avena, orzo, arachide, lattuga, spinacio, fagiolino, semi di girasole, zucchino e sesamo. |
1.8-0.6 |
15 |
|
MICROELEMENTI ( Minerali presenti in traccia) |
|||||
Alluminio (Al) |
E’ coinvolto nel ciclo di Krebs attraverso la deidrogenazione succinica (un enzima utile nei processi di ossidoriduzione). Pare che moduli anche la secrezione delle endorfine, protegge alle funzioni neuro cerebrali e partecipi alla formazione delle cartilagini articolari. |
L’alluminio è presente in cereali integrali, lieviti e miele. Sono ricchi: lattuga, aglio, bietola da orto, carota, cavolo da foglia, carciofo, fagiolino e asparago. |
0.15-0.020 |
|
|
Arsenico (As) |
E’ tonico, ricostituente, antianoressico, in sinergia con il ferro è anti-ipertiroideo. |
E’ presente nel germe di grano, riso, aglio, cavolo, spinacio, rapa e carota.
|
|
|
|
Boro (B) |
Influenza il metabolismo dei principali minerali, esercitando un ruolo regolatore mediato da enzimi. |
E’ presente in legumi, ortaggi, frutta e birra. |
1.0-1.3 |
|
|
Bromo (Br) |
|
Si trova in anguria, funghi, cavolo, pomodoro e asparagi. |
|
2.3 e 7.8 |
|
Cadmio (Cd) |
E’ un metallo pesante dannoso alla salute umana. |
Si trova nelle specie da foglia come la lattuga. |
0.023 |
|
|
Cobalto (Co) |
Fa parte della struttura della vitamina B12 (cianocobalamina) ed è un attivatore di alcuni sistemi enzimatici. |
E’ presente in soia, carote, semi di girasole, pisello, albicocca, ciliegia, fico, pera, grano saraceno, cereali integrali, arancia e uva. Si trova maggiormente nello spinacio, nella fava nel cavolo broccolo, nel fagiolino, nella lattuga, nel cocomero e nell’asparago. |
1.3-0.2 ppm |
0,0015 |
|
Cromo (Cr) |
Importante nel metabolismo dei glucidi. La carenza provoca ridotta tolleranza al glucosio, ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia, e neuropatie. |
E’ presente in cereali integrali e nel lievito di birra. Si trova in maggiore quantità in cipolla, fagiolo, pisello, spinacio, pomodoro e in molti funghi. |
|
50-200 μg d-1 |
|
Fluoro (F) |
Esercita un’azione protettiva contro la scoliosi, l’osteoporosi, il ritardo nel consolidamento delle fratture, l’iperlassità dei legamenti. L’eccesso provoca stati tossici con gravi turbe gastroenteriche, lesioni ossee, deformità scheletriche e alterazioni a carico dello smalto dei denti. |
Si trova in piccole quantità, soprattutto, in cerali, aglio, carota, ortaggi a foglie e tè. |
|
|
|
Iodio (I) |
La causa principale di carenza di iodio risiede nella natura dei terreni e delle acque (“zone gozzigene”). |
Si trova in aglio, cipolla, broccolo, rapa, crescione ecc. |
|
|
|
Litio (Li) |
E’ un modulatore neuropsichico previene gli stati ansioso-depressivi non gravi. Svolge azione diuretica sull’urea e l’acido urico. |
E’ presente nei cereali integrali, germogli dei cereali e legumi verdi. |
|
|
|
Manganese (Mn) |
Interviene nelle reazioni di fosforilazione. |
E’ presente soprattutto in cereali integrali, ortaggi a foglia (cavolo, rapa, bietola e sedano), tè, legumi, cavolo, crescione, cipolla, patata e carota. |
2.0-0.7 |
2 - 8 |
|
Molibdeno (Mo) |
Entra nella costituzione di enzimi come la xantina-ossidasi, la sulfito-ossidasi e l’aldeide-ossidasi. |
Buona fonte è lo spinacio |
|
0.15-0.5 |
|
Nichel (Ni) |
Viene assimilato facilmente dalle piante soprattutto nei terreni acidi. |
Si trova in cavolo, carota, crescione, sesamo, cereali integrali (soprattutto frumento), uva, cipolla e arancia. |
|
|
|
Selenio (Se) |
E’ un costituente dell’enzima glutatione-perossidasi con azione protettiva nei riguardi delle perossidasi lipidiche a carico delle membrane cellulari (sinergico della vit. E). Contribuisce a combattere degenerazioni quali invecchiamento precoce e fenomeni involutivi senili, rischio cardiovascolare, infezioni recidivante ed epatopatie di diversa origine. |
Nelle piante è presente sotto forma organica e inorganica. |
80-150 ppm s.s |
50-200 g d-1 |
|
Silicio (Si) |
|
E’ presente in aglio, strato corticale dei semi dei cereali, buccia della frutta, legumi ed erba cipollina con quantità proporzionali al contenuto in fibra. |
|
|
|
Vanadio (V) |
È implicato nel metabolismo del colesterolo. |
Si trova in spinaci, prezzemolo, funghi e ravanello. Aumenta nella carota e nella patata con la concimazione azotata. |
|
10 μg/die |
1.2.2 Molecole Organiche
Nell’alimentazione alcune molecole organiche come carboidrati, lipidi, proteine ed enzimi hanno funzione energetica; le vitamine e i metaboliti secondari hanno funzione bioregolatrice.
L’unità di misura dell’energia, come è noto, può essere espressa in caloria (cal): quantità di calore necessaria per innalzare di 1 °C (da 14° a 15 °C) la temperatura di 1 g di acqua distillata alla pressione di 1 atmosfera (atm).
Carboidrati
Sono costituiti da carbonio, ossigeno e idrogeno. Si dividono in solubili (monosaccaridi e disaccaridi) e insolubili (polisaccaridi).
I Monosaccaridi sono composti da una sola molecola di zucchero, per esempio il glucosio, il fruttosio, il galattosio ecc. Essi sono presenti nella frutta e nelle verdure.
I Disaccaridi sono composti da due molecole di zuccheri, per esempio il saccarosio (glucosio + fruttosio), il lattosio (glucosio + galattosio), il maltosio (glucosio + glucosio). Negli alimenti sono presenti nello zucchero, melassa e miele.
I Polisaccaridi sono composti da più molecole di zuccheri, per esempio l’amido e le fibre. Sono presenti nei cereali (frumento, riso ecc.) e suoi derivati (pane, pasta ecc.), nei legumi (piselli, fagioli, fave, lenticchie ecc.) e nei tuberi (patata).
Mentre l’amido è degradabile da enzimi delle secrezioni digestive, le fibre alimentari, non essendo degradati dagli enzimi, non sono digeribili dall’uomo e quindi non hanno funzione nutritiva. Esse però hanno funzioni benefiche in quanto svolgono un ruolo importante nella mobilità e nel transito intestinale. In virtù delle differenze delle loro strutture chimiche, le fibre possono essere divise in tre categorie: non idrosolubili, idrosolubili, altre fibre.
Fibre non idrosolubili
Fibre idrosolubili
Altre fibre
Le fibre accelerano il transito intestinale e riducono l’assorbimento dei glucidi, dei lipidi, del colesterolo e delle proteine, generando un’azione protettiva contro lo sviluppo dei tumori.
Modulano la glicemia e la risposta insulinica nei diabetici (possono prevenire e curare il diabete di tipo II o senile), sono utili nel controllo del peso corporeo.
Le fibre danno un importante contributo al volume del cibo ingerito, provocando un effetto antifame, e quindi il raggiungimento del senso di sazietà.
Le altre fibre (gomme, gel mucillagini e galattomannani) hanno, invece, prevalentemente azione lubrificante, emolliente, antinfiammatoria e regolano le funzioni intestinali.
E’ bene, perciò, consumare giornalmente, alimenti contenenti fibra (cereali e pane, anche integrali, frutta, verdura, ortaggi e legumi. E’ inoltre preferibile ingerire fibra attraverso gli alimenti vegetali che ne sono ricchi, piuttosto che aggiungere alla propria alimentazione fibre preparate come prodotto dietetico.
Fabbisogno alimentare di carboidrati
Nell’alimentazione, i carboidrati disponibili dall’uomo svolgono una funzione energetica generale, favoriscono l’utilizzo dei lipidi e possono essere precursori di aminoacidi. Un grammo di carboidrati espressi come amidi, libera nell’organismo 4 kcal, mentre espressi come glucosio 3.75 kcal. In una dieta fisiologicamente bilanciata i carboidrati devono fornite 55-65% dell’apporto energetico totale, preferibilmente costituto da polisaccaridi.
Proteine
Le proteine sono composti quaternari costituiti da carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto; esse sono i costituenti fondamentali delle cellule di tutti gli organismi viventi; sono formate da unità chimiche chiamate amminoacidi (AA), legate tra loro secondo strutture geometriche di forme diverse, tra cui quella globulare (albumine, globuline, enzimi, ormoni ecc.) e quella fibrosa (collagene, fibrina, acidi nucleici, glutine ecc.).
Gli amminoacidi necessari per la costituzione delle proteine nel corpo sono 20, di cui 8 sono amminoacidi essenziali (AAE), in quanto l’organismo umano non è in grado di sintetizzarle e che pertanto devono essere introdotte con gli alimenti (Tab. 1.2.2).
Tab. 1.2.2 - Dosi minime raccomandate di amminoacidi essenziali (aae) e contenuto in alcuni alimenti vegetali
Amminoacidi essenziali |
Dose minima |
Dose raccomandata |
Pasta (mg/100 g) |
Fagioli secchi (mg/100 g) |
Fenillanina |
1.10 |
2.2 |
0.660 |
1.270 |
Isoleucina |
0.70 |
1.4 |
0.410 |
1.306 |
Leucina |
1.10 |
2.2 |
0.720 |
1.976 |
Lisina |
0.80 |
1.6 |
0.228 |
1.708 |
Metionina |
1.10 |
2.2 |
0.360 |
0.232 |
Treonina |
0.50 |
1.0 |
0.324 |
0.997 |
Triptofano |
0.25 |
0.5 |
0.156 |
0.213 |
Valina |
0.80 |
1.6 |
0.468 |
1.395 |
La maggior parte delle proteine presenti negli alimenti di origine animale (uova, latte, carne, pesce) contengono tutti gli amminoacidi essenziali (AAE). Nei vegetali le proteine dei legumi (fagioli, piselli, lenticchie, soia ecc.) sono carenti di alcuni AAE, come metionina e cisteina, al contrario, le proteine contenute nei cereali (riso, frumento, orzo, mais ecc.) sono ricchi di metionina e cisteina, ma carenti di lisina e triptofano. Pertanto, quando i legumi vengono consumati con i cereali forniscono una miscela completa di tutti gli AAE, nelle giuste proporzioni al pari delle proteine animali.
Fabbisogno alimentare di proteine
Un grammo di proteine libera nell’organismo 4 kcal. Una dieta fisiologica per un organismo sano richiede un’apporto giornaliero di 0.8-1 g di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno (g/kg/die), pari a circa il 9-13% dell’introito calorico complessivo.
Enzimi
Sono sostanze proteiche, catalizzatori di origine biologica, capaci di accelerare la velocità delle reazioni biochimiche negli organismi viventi. Si conoscono circa 2.000 sostanze suddivise in 6 classi: idrolasi (catalizzano scissioni idrolitiche e inverse), trasferasi (catalizzano trasferimenti di gruppi da una molecola all’altra), ossidoriduttasi (catalizzano processi ossido-riduttivi), liasi (provocano scissione di legami), sintetasi (provocano formazione di legami), isomerasi (catalizzano fenomeni di isomerizzazione).
La classe delle IDROLASI è quella che più interessa gli alimenti, che come già accennato, scindono molecole organiche introducendo a livello di un legame specifico una molecola di acqua. Appartengono 3 sottoclassi: glusidasi, esterasi e proteasi (Tab. 1.2.3).
Tab. 1.2.3 – Principali enzimi appartenenti all’idrolasi presenti negli alimenti
Sottoclasse |
Tipo |
Presenza negli alimenti |
Glucosidasi |
glucosidasi |
orzo e frumento germogliato ed essiccato (malto) |
gattosidasi |
lieviti, mandorle e molti altri semi |
|
fruttosidasi |
fiori, frutti, semi, foglie e radici di molte piante |
|
amilasi |
semi di cereali, patata |
|
inulasi |
tarassaco, cicoria e topinambur |
|
|
||
Esterasi |
lipasi |
frutti e semi oleosi, oliva, noce, nocciola, arachide |
solfatasi |
senape, rafano, crescione, cavolo |
|
fosfatasi |
nei diversi miceli fungini |
|
tannasi |
rabarbaro |
|
clorofillasi |
diffusa in ogni organo verde dei vegetali |
|
|
||
Proteasi |
papaina |
papaia |
bromelina |
ananas |
|
ficina |
contenuto nel lattice del fico |
Lipidi
I lipidi (grassi) sono composti insolubili in acqua. Essi si distinguono in:
I lipidi svolgono una funzione energetica e hanno un ruolo plastico e funzionale, in quanto sono assieme alle proteine, i componenti fondamentali delle membrane cellulari. Come riserva energetica fanno parte dei trigliceridi del tessuto adiposo, da cui possono venire rimossi in caso di necessità.
Gli acidi grassi in natura se ne trovano una quarantina; possono essere classificati in tre gruppi:
Gli acidi grassi più importanti presenti negli alimenti sono riportati nella tabella 1.2.4.
Tab. 1.2.4 - Acidi grassi più diffusi in natura presenti negli alimenti vegetali
NOME COMUNE |
ABBREVIAZIONE |
PRESENZA |
Acidi grassi saturi |
||
Acido laurico |
12:0 |
cannella, olio di palma |
Acido miristico |
14:0 |
in grassi animali e oli vegetali (noce moscata, olio di palma) |
Acido palmitico |
16:0 |
in grassi animali e oli vegetali |
Acido stearico |
18:0 |
oli vegetali e soprattutto grassi animali |
Acido arachidico |
20:0 |
|
Acido beenico |
22:0 |
|
Acido lignocerico |
24:0 |
|
Acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi |
||
Acido palmitoleico |
16:1 |
in grassi e oli di origine animale (olio di pesce) |
Acido oleico |
18:1 |
nell’olio di oliva, di palma, di mandorla e di nocciola e anche in grassi animali |
Acido linoleico (AGE) |
18:2 |
soprattutto nei semi dei vegetali e quindi nell’olio di soia, girasole, vinacciolo, mais, frumento, riso, arachide, cartamo e nell’olio di pesce |
Acido linolenico (AGE) |
18:3 |
olio di lino |
Acido erucico |
22:1 |
nei semi di colza, di ravizzone e di altre crucifere |
Alcuni acidi grassi sono denominati essenziali (AGE) perché devono essere introdotti con gli alimenti, in quanto l’organismo non è capace di sintetizzarli. Per l’uomo essi sono due: l’acido linoleico (C18:2 ω6) e l’acido linolenico (C18:3 ω3). Da essi derivano, per azione di alcuni enzimi, altri acidi grassi denominati delle serie ω6 e ω3. Gli AGE rivestono importanti ruoli dell’economia dell’organismo: sono componenti strutturali dei fosfolipidi e delle membrane cellulari, abbassano il livello di colesterolo circolante e aumentano il rapporto colesterolo HDL (“buono”) LDL (“cattivo”).
L’ossidazione degli acidi grassi insaturi può provocare la formazione di perossidi o anche la rottura della catena a livello dei doppi legami, liberando così delle aldeidi e degli acidi grassi volatili con odore sgradevole. Si tratta dell’irrancidimento ossidativo che si verifica spontaneamente in un gran numero di sostanze grasse.
L’ossidazione può egualmente verificarsi per effetto del calore e cioè quando la temperatura è eccessiva. A questo riguardo la temperatura critica è di 120 °C per il burro, 140 °C per le margarine e tra 180 e 220 °C per gli oli. Gli oli a tenore elevato di acidi grassi polinsaturi (soia, girasole, colza) non devono essere riscaldati, mentre quelli poveri di acidi grassi saturi (arachide e olivo), sono stabili al calore. La cottura reca un danno trascurabile all’olio di oliva e di arachide.
Fabbisogno alimentare di lipidi
Tenendo conto che i lipidi devono fornire il 25-30% dell’apporto energetico totale, gli acidi grassi saturi non dovrebbero superare il 7-10% delle calorie totali e i monoinsaturi (soprattutto l’oleico) dovrebbero costituire la quota rimanente.
Il metabolismo di 1 g di lipidi libera nell’organismo umano 9 kcal. I lipidi alimentari sono costituiti principalmente da trigliceridi e in minima parte da colesterolo e fosfolipidi.
Nei grassi di origine animale (carne, lardo, latte e derivati, uova, insaccati, pesci, molluschi e crostacei) è presente il colesterolo, mentre è quasi assente nei prodotti vegetali. Il colesterolo viene trasportato dalle lipoproteine, che sono di tre tipi:
Il colesterolo trasportato dalle LDL viene definito “cattivo” perché tende a sedimentare sulle pareti dei vasi arteriosi favorendo l’arterosclerosi.
Il colesterolo HDL, invece, viene considerato “buono” perché non si deposita sulle pareti arteriose, anzi, tende a rimuovere le incrostazioni di colesterolo depositatosi sulle pareti e previene la malattia arterosclerotica. Il colesterolo veicolato dalle VLDL sembrerebbe indifferente.
Gli steroli vegetali (presenti per esempio nella soia) riducono l’assorbimento di colesterolo. Circa l’80% del colesterolo viene rimosso dal corpo dopo la trasformazione in acidi biliari, i quali, una volta riversati nel duodeno e di qui nell’intestino, vengono eliminati con le feci.
Una dieta ricca di carboidrati vegetali e crusca di cereali accelera il transito intestinale.
Vitamine
Le piante sono in grado di sintetizzare dei composti vitaminici caratterizzati da un gruppo amminico. Esse sono molecole organiche essenziali per l’alimentazione umana e sono classificate come micronutrienti, ossia composti che devono essere necessariamente assunti con la dieta, quotidianamente e in piccole quantità perché l’organismo umano non è in grado di sintetizzarle.
Le vitamine presenti negli alimenti hanno strutture chimiche molto diverse tra loro, per cui l’unica classificazione valida è quella che le distingue in due gruppi: (Tab. 1.2.5) liposolubili (vitamina A, D, E, F e K) e idrosolubili (vitamina C e del gruppo B e PP).
Le vitamine non sono apportatrici di energia metabolica (calorie) né entrano a far parte dei costituenti strutturali dell’organismo. Alcune di esse, Vit. B2 (glutatione o riboflavina),Vit. B3 (o Vit. PP o acido nicotinico), Vit. B6 (piridossina), Vit. C (acido ascorbico), Vit. E (α-tocoferolo) nell’organismo umano hanno azione antiossidante (come si vedrà successivamente).
Le vitamine idrosolubili, nell’organismo umano, vengono eliminate rapidamente con le urine, per cui difficilmente si accumulano nell’organismo.
Le vitamine liposolubili, al contrario, vengono immagazzinate nel tessuto adiposo, per cui un loro eccesso viene smaltito più lentamente, con la possibilità di fenomeni di tossicità. Ciò spiega il motivo per cui si sconsiglia di ricorrere a dosaggi vitaminici giornalieri elevati e continuati rispetto a quelli ottimali.
L’assunzione di vitamine deve essere costante nel tempo. Il fabbisogno vitaminico varia a seconda dello stato fisiologico e/o patologico dell’individuo: età e sesso, ma anche la gravidanza, l’allattamento ne rendono necessaria una maggiore assunzione.
Le carenze di vitamine e le malattie ad esse associate (pellagra, beriberi, rachitismo) sono un problema importante nei Paesi in via di sviluppo sia per la malnutrizione, sia per alcuni tabù alimentari che possono sussistere presso alcune popolazioni. Nei paesi sviluppati, invece, sussistono altri tipi di problemi, dovuti più che altro a ipervitaminosi determinate da integrazioni eccessive e da ipoavitaminosi dovute a diete sbilanciate e carenti in particolari alimenti.
Tab. 1.2.5 – Caratteristiche delle vitamine presenti nei vegetali e animali
Liposolubili |
|
Vit A (retinolo) |
E’ diffusa in alcuni alimenti animali (uova, fegato di pesci, latte, burro e formaggio). |
Vit D (colecalciferolo) |
Regola il metabolismo del calcio, del fosforo, promuovendo l’assorbimento e il loro trasporto nei tessuti. Presente specialmente nei prodotti di origine animale (olio di fegato di pesce). |
Vit E (α-tocoferolo) |
Ha funzione antiossidante. E’ presente soprattutto nei prodotti oleosi dei germi dei cereali, olio d’oliva e semi oleosi (soia, noce e arachide), verdure, piselli e arance. |
Vit. F (Acidi Grassi Essenziali -AGE) |
Con tale denominazione vengono indicati gli acidi grassi essenziali (AGE): acido linoleico e linolenico. Molto ricco è l’olio di semi d’uva. |
Vit K (naftochinone) |
E’ molto diffusa nei prodotti animali e vegetali (pomodoro, spinacio, piselli, patata, foglie di erba medica). |
Idrosolubili |
|
Vitamine del gruppo B |
Hanno funzione biologica in quanto partecipano al metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine e a numerosi processi che forniscono energia. |
Vit. C (ac. ascobico) |
E’la meno stabile tra tutte le vitamine perché si deteriora facilmente alle elevate temperature, alla luce e all’ossigeno. Ha azione antiossidante. |
Vit. H (biotina) |
E’presente nel lievito di birra, cereali integrali, semi oleosi, legumi verdi e frutta |
Metaboliti secondari delle piante: molecole bioattive ad azione antiossidante
Si stima che nel regno vegetale si producono fino a 200.000 diverse specie chimiche di cui l’uomo ha spesso tratto profitto per la costituzione di prodotti naturali, farmaceutici, erbicidi e insetticidi, fungicidi ecc.
Le piante nel corso della loro evoluzione hanno sviluppato soluzioni strategiche che le consentono di bilanciare la loro crescita, dovuta prevalentemente al metabolismo primario (formando zuccheri, proteine e lipidi), con le necessità legate a molti processi compresa la loro sopravvivenza (difesa dai parassiti, dagli erbivori e da agenti tossici) connessi al cosiddetto metabolismo secondario (formando composti diversi). Quest’ultimo metabolismo nelle piante, in realtà, è destinato non solo alla loro difesa, ma anche ad altre funzioni importanti come: l’attrazione degli impollinatori (dovuta ad antociani e flavonoidi), la difesa dai raggi UV (dovuta a composti fenolici, antociani e flavonoidi), il supporto strutturale (data da lignina e tannini), la riserva temporanea di nutrienti (alcaloidi e glucosidi), la regolazione mediante fitormoni (flavonoidi e altre sostanze fenoliche semplici), la resistenza allo stress idrico, la facilitazione dell’assorbimento di nutrienti, la protezione delle radici da ambienti acidi e riducenti (tannini), la mediazione nei rapporti simbiotici con batteri azoto fissatori (flavonoidi).
Nell’uomo i suddetti metaboliti secondari svolgono, invece, un’attività antiossidante consistente in un’azione benefica per la salute, in quanto proteggono le macromolecole delle cellule umane dall’azione delle sostanze ossidanti (i cosiddetti radicali liberi) responsabili dell’invecchiamento cellulare e di malattie come il cancro, l’arteriosclerosi, l’artrite, il diabete, l’infarto, l’ipertensione, le cataratte e l’obesità.
L’azione distruttiva dei radicali liberi è indirizzata soprattutto sulle cellule, in particolare sui lipidi che ne formano le membrane, sugli zuccheri e sui fosfati, sulle proteine, sul DNA (di cui alterano le informazioni genetiche) e sugli enzimi (di cui modificano la funzionalità).
Come già detto, numerosi sono i composti ad azione antiossidante presenti nei vegetali, specialmente negli ortaggi, tra i quali oltre ad alcune vitamine (provitamina A, β-carotene, le Vit. C, E, B2, B3 e B6), alcuni metaboliti secondari che possono essere classificati in diversi gruppi: carotenoidi polifenoli, composti organo solforici e glucosinolati, come riportato nella tabella 1.2.6.
Tab. 1.2.6 – Principali componenti bioattivi delle piante e loro effetti salutistici
CATEGORIA |
COMPONENTE BIOATTIVO |
FONTE VEGETALE |
EFFETTO BIOLOGICO |
Vitamine |
|
Cereali integrali, lievito di birra, legumi, noci, nocciole, patata, asparago, finocchi, semi oleosi, pomodoro, spinaci, peperone e carota |
AO |
Carotenoidi |
β-Carotene (Provitamina A) e Licopene
|
pomodoro e sottoprodotti di lavorazione, carota, prezzemolo, peperoncino, zucca gialla, spinacio, bietola, albicocca, anguria e melone |
↓ LDL e ossidazione LDL, AO, antimutageno |
Xantofille |
Luteina e Zeaxantina |
carciofo e zucchine |
|
Polifenoli Flavonoidi |
|
|
↓ TC e LDL, ↓ ossidazione LDL, ↓TG, ↑HDL, |
Isoflavoni |
Genisteina, |
legumi, soia |
|
Flavoni |
Rutina |
cipolla, mela, uva, broccoli e tè |
|
Flavonoli |
Quercetina, Miricetina |
tè, cipolle, broccoli,fagioli, mele e uva |
↓ TC, ↓ ossidazione LDL, |
Antocianine |
Enina |
uva nera e vino rosso |
|
Flavanoli |
Catechina |
mele, tè, vino, cioccolata |
AO, antimutageni, |
Tannini |
Proantocianidine |
Presentì nei tegumenti dei semi, |
possono contribuire a mantenere una buona funzionalità del tratto urinario e del cuore |
Acidi fenolici |
Cinarina |
carciofo |
|
Stilbeni |
Resveratrolo |
uva, vino rosso, noccioline |
↓ ossidazione LDL, |
Lignani |
|
cereali integrali, olii di sesamo e di lino |
|
Fitosteroli |
sitostanolo, stigma sterolo, campesterolo |
olio di soia, olio di riso |
↓ TC e LDL, AO, |
Composti organosolforici |
allicina, diallilsolfuro, allilmercaptano |
aglio, cipolla |
↓ TC e LDL, ↓ TG, ↓ sintesi di colesterolo e acidi grassi, ↓ trobosi, AO, detossificante, ↓ promozione tumorale |
Glucosinolati |
sulforafane |
crucifere (broccoli, cavoli ecc.) |
↓ iniziazione/promozione tumorale,, ↓ attivazione dei carcinogeni, detossificazione |
AO = attività antiossidante; HDL: lipoproteine ad alta densità; LDL: lipoproteine a bassa densità; TC: colesterolo totale; TG: trigliceridi
Vitamine ad azione antiossidante
Come già accennato precedentemente le vitamine ad azione antiossidante (Vit. B2, B3, B6, C ed E) vengono assunte alcune nella loro forma biologicamente utilizzabile, altre, invece, come precursori presenti nelle piante (es. Vit. A, rappresentata da precursori come α e β-carotene, luteina, zeaxantina e licopene, appartenenti alla categoria dei carotenoidi) che vanno sotto il nome di provitamine. Una volta assunti nell’organismo umano, tali composti vengono trasformati da specifici enzimi nella loro forma attiva, ai fini di renderli utilizzabili.
Carotenoidi
I carotenoidi formano un gruppo di circa 700 composti liposolubili sintetizzati principalmente dalle piante superiori; sono generalmente suddivisi in due classi in base alla presenza o assenza di ossigeno nella struttura chimica: se è presente almeno un atomo di ossigeno nella molecola, i composti sono denominati xantofille, altrimenti sono definiti caroteni. Entrambi sono localizzati nei plastidi dei tessuti delle foglie, giovani fusti, radici modificate e frutti.
Le funzioni dei carotenoidi nelle piante, come già accennato precedentemente sono diverse:
Le funzioni dei carotenoidi nell’uomo
I mammiferi non producono carotenoidi e perciò hanno bisogno di assumerli attraverso la dieta. Le fonti alimentari più importanti di carotenoidi, come già detto, sono le verdure e la frutta: nel corso degli anni la ricerca nel campo dell’ingegneria genetica ha cercato di ottenere piante transgeniche caratterizzate da un maggiore accumulo di questi pigmenti, raggiungendo solo in alcuni casi (pomodoro, patata, riso) l’effetto desiderato.
Oltre all’attività antiossidante i carotenoidi hanno anche attività vitaminica la cui carenza di vitamina A (retinolo) impedisce la normale rigenerazione delle mucose, ostacola le funzioni del sistema immunitario e aumenta il tasso di mortalità da malattie infettive e da cecità. La carenza di Vit. A è diffusa soprattutto nei paesi in via di sviluppo, ma si ritrova anche nelle popolazioni più povere nelle aree urbane dei paesi sviluppati, colpendo principalmente gli anziani, gli alcolisti cronici o i fumatori. La dose raccomandata nella dieta per la vitamina A è compresa tra i 600 e 10.000 equivalenti di retinolo al giorno e il fattore conversione del beta-carotene in vitamina A varia da 3:1 a 12:1.
Polifenoli
I polifenoli sono composti caratterizzati da uno o più anelli aromatici contenenti uno o più gruppi ossidrilici, essi hanno una struttura chimica ideale per svolgere azione antiossidante, neutralizzando i radicali liberi.
I polifenoli rappresentano un grande gruppo di molecole con varie funzioni nella crescita, nello sviluppo e nella difesa della pianta. Sono largamente presenti nel regno vegetale e si ritrovano in vari alimenti, come frutta e verdura. Nella maggior parte dei casi i polifenoli sono presenti come esteri o glucosidi; alcuni sono composti semplici, altri (tannini e lignina) sono polimerici.
Sebbene possano avere effetti negativi sulla qualità degli alimenti, in quanto collegati all’imbrunimento di frutta e verdura, oppure a causa del gusto sgradevole che possono manifestare se presenti a concentrazioni elevate, i polifenoli sono oggetto di crescente interesse per i loro potenziali effetti benefici sulla salute dell’uomo per l’azione antiossidante che protegge cellule e tessuti del corpo dall’attacco dei radicali liberi A differenza di altri antiossidanti, come vitamina C ed E, concentrate rispettivamente in fase acquosa e lipofilica, i polifenoli sono sovente localizzati tra le due fasi grazie alla loro anfipaticità; essi possono reagire con i radicali all’interfaccia delle membrane cellulari, prevenendo, così l’iniziazione e la propagazione della reazione radicalica a catena, neutralizzando cioè, i radicali liberi.
Composti organosolforati
Sono composti contenenti zolfo, il cui contenuto nei tessuti vegetali può dipendere dalle condizioni ambientali. Gli effetti benefici sulla salute umana sono di due tipi: antibatterica, antifungicida e antiparassitaria. Sono presenti nell’aglio e nella cipolla.
Glucosinolati
Anch’essi sono composti contenenti zolfo, presenti nel vegetali appartenenti alla famiglia delle Brassicacee (ad es. broccoletti di Bruxelles, cavoli broccoli, senape e rafano). I prodotti di decomposizione dei glucosinolati (isiotiocianati) sono composti dal caratteristico aroma piccante/amaro ai quali è stata accertata un’attività neoplastica.
Composti bioattivi e Alimenti Funzionali
La maggior parte della popolazione dei paesi industrializzati è oggi a conoscenza che un consumo regolare di frutta e verdura è in grado di proteggere l’uomo dall’insorgenza delle più comuni patologie cronico-degenerative.
Acquisito ormai da anni il concetto che alcuni alimenti possono costituire un “fattore di rischio” per alcune patologie (alimenti troppo ricchi di zuccheri semplici, sale, grassi saturi ecc.), si è via via affermato quello di alimenti “positivi”, ossia di una dieta a carattere preventivo. Non solo la comunità scientifica e le autorità istituzionali, ma anche i consumatori hanno mostrato crescente interesse per questa classe di alimenti, a cui è stata attribuita la denominazione di “alimenti funzionali”, definiti come “alimenti in cui è stata dimostrata la capacità di interagire positivamente con una o più funzioni bersaglio nell’organismo, con effetto superiore a quello della normale nutrizione, in modo da ottenere un significativo miglioramento dello stato di salute e benessere e/o una diminuzione di contrarre patologie croniche.
Gli alimenti funzionali rappresentano un campo di interesse per le industrie alimentari e farmaceutiche, a causa del loro crescente mercato, nonché per gli organismi governativi preposti che vedono gli alimenti funzionali come “tutela della salute”, poiché è assodato che il costo della prevenzione di una patologia è assolutamente inferiore al costo attribuibile alla cura della stessa.
L’alimento funzionale è quindi un alimento potenzialmente salutare; esso si configura come un alimento naturale, il cui effetto positivo per la salute è attribuibile o a componenti intrinsecamente presenti nel cibo stesso o a componenti con cui esso è stato arricchito.
Dagli ultimi anni del secolo scorso si è registrato un notevole incremento sia nel numero sia nella gamma di prodotti destinati a soddisfare le esigenze dei consumatori nel segmento dieta e salute. Il grande interesse verso i composti antiossidanti ha indotto la ricerca a notevoli sforzi finalizzati a massimizzare il loro contenuto nei prodotti alimentari.
La produzione di questi metaboliti nelle piante può essere stimolata oltre che per mezzo dell’ingegneria genetica anche attraverso alcune tecniche colturali (es. livelli di fertilizzazione azotata e solfatica, induzione di stress ecc). Diverse ricerche hanno dimostrato, infatti, che l’alterazione nei rapporti di elementi nutritivi in diverse specie possono determinare un accumulo o una diminuzione di metaboliti antiossidanti. Per esempio, riguardo il bilancio C/N, un’alta disponibilità di azoto andrebbe ad aumentare livelli di composti ricchi di azoto quali proteine, alcaloidi e amminoacidi, mentre nella situazione di carenza di azoto è privilegiata la sintesi di molecole povere di tale elemento quali polifenoli, cellulosa e amidi. Inoltre, con l’apporto di dosi crescenti di azoto, è stato evidenziato un aumento di carotene nella carota, cavolo, pisello e pomodoro.
Anche stress salini e idrici possono provocare aumenti notevoli di svariati composti secondari in numerose specie.
Gli interventi di stimolazione della produzione di metaboliti possono interessare anche i frutti post-raccolta (es. lacerazione meccanica, irradiazione con UV, ozono e basse temperature) ai fini di intervenire in senso attivo, cercando di esaltare caratteristiche di pregio dei prodotti spesso deteriorate dall’accumulo di metaboliti secondari (carotenoidi, fenoli, Vit. C).
1.3 Bilancio energetico e Razione alimentare
Gli alimenti introdotti in un organismo vivente subiscono una serie di trasformazioni da materia ad energia (di tipo muscolare, termica ed elettrica).
Il fabbisogno energetico umano viene definito come l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di attività fisica sufficiente per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un buono stato di salute a lungo termine.
Il fabbisogno energetico dipende dall’età, dal sesso, dal peso corporeo, dall’attività muscolare e dalla crescita.
I principi nutritivi che forniscono energia sono soprattutto i carboidrati, i lipidi, le proteine e alcuni elementi minerali tra cui il calcio, il fosforo e il magnesio, mentre le vitamine, e i sali minerali e l’acqua non hanno potere energetico, ma solo azione regolatrice; le fibre, invece, pur essendo non considerate energetiche possono contribuire, in modo apprezzabile all’apporto calorica nei casi in cui la flora batterica intestinale svolge un’attività molto intensa.
Per soddisfare i bisogni nutrizionali degli organismi viventi sono stati elaborati standard nutrizionali definiti LARN (livelli di assunzione giornaliera raccomandati di energia e nutrienti). Tali standard mirano proteggere l’organismo umano o animale dal rischio di carenze nutrizionali, a fornire elementi utili per soddisfare l’esigenza alimentare dello stesso.
Una razione alimentare può essere ritenuta equilibrata quando i rapporti tra i diversi componenti sono i seguenti:
Tab. 1.3.1 - Composizione della razione alimentare e presenza di componenti principali in alcuni prodotti alimentari
Componenti della razione alimentare |
Composizione |
Apporto |
Pane |
Patata |
Fagiolo |
Pomodoro |
||
(g) |
(%) |
(Calorie) |
||||||
Protidi |
70 |
9.7 |
280 |
8.7 |
11.56 |
12.90 |
27.50 |
18.73 |
Lipidi |
60 |
8.3 |
540 |
16.9 |
0.70 |
1.84 |
2.20 |
6.77 |
Glucidi |
595 |
82.0 |
2.380 |
74.4 |
87.74 |
85.26 |
70.30 |
74.50 |
Totale |
725 |
100,0 |
3.200 |
100.0 |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
1.4 Composti antinutrizionali di alcuni prodotti vegetali
Nei vegetali si possono ritrovare anche sostanze particolarmente tossiche o anti nutrizionali. Solo alcune di esse sono termostabili, mentre la maggioranza sono termolabili, ossia vengono allontanate durante la preparazione, la lavorazione e inattivate dalla cottura. Tra le più importanti ricordiamo:
1.5 Ruolo dei vegetali nella dieta
Svariati studi epidemiologici hanno evidenziato come il regolare consumo di alimenti di origine vegetale come frutta e verdura in aderenza allo “Stile di vita Mediterraneo” (alimentazione frugale ed attività fisica) siano direttamente correlati all’abbassamento del tasso di mortalità e ad elevati livelli plasmatici di capacità antiossidante e quindi una diminuzione del rischio associato all’insorgenza delle già accennate patologie da stress ossidativo. Gli effetti benefici determinati dal consumo di prodotti vegetali sono imputabili non solo all’alto contenuto degli antiossidanti naturali, ma anche al ridotto apporto di grasso (in particolare i grassi saturi).
Sulla base delle conoscenze scientifiche esistenti sono state elaborate le raccomandazioni per indicare la quantità di nutrienti ed energia che deve essere assunta giornalmente (in relazione, ovviamente, all’età, al sesso e allo stato fisiologico) per fare fronte a tutte le necessità dell’organismo per le sue varie funzioni ed evitare situazioni di carenza o di eccesso. Queste raccomandazioni sono state tradotte in “Linee guida” per una sana alimentazione italiana.
Di particolare interesse in questo contesto è il consiglio “più cereali, legumi, ortaggi”, in considerazione del loro significativo apporto in amido, fibra e nutrienti con particolari effetti protettivi sulla salute. Per facilitare la traduzione di questa indicazione nella dieta di tutti i giorni i diversi alimenti sono stati divisi in gruppi secondo le loro caratteristiche principali: (cereali e tuberi, frutta e ortaggi, latte e derivati, carne, pesce, legumi secchi, grassi da condimento) e per realizzare una dieta completa e adeguata sarà sufficiente fare in modo che nell’alimentazione quotidiano ogni gruppo sia rappresentato almeno da una porzione degli alimenti che ne fanno parte, avendo cura di variare le scelte nell’ambito di ciascun singolo gruppo.
Gli alimenti più salutari, per i quali è consigliato un consumo maggiore, sono anche quelli con un minor impatto sull’ambiente e la salute. Immaginando una piramide alimentare (Fig. 1.4.1) in cima ad essa tra i cibi out per l’ambiente e la salute troviamo la carne rossa, seguita a ruota dai formaggi e dal pesce. Al terzo posto troviamo la carne bianca e i dolci. In basso, a ridotto impatto ambientale e con un maggior impatto positivo sulla salute c’è la frutta, seguita da ortaggi, pane e patate. Al centro della piramide troviamo i legumi, la pasta, i biscotti, l’olio d’oliva, il latte, lo yogurt, il riso e le uova. Un ruolo fondamentale è svolto dai legumi nelle diete vegetariane in cui la presenza di questo gruppo di alimenti nella dieta consente un apporto adeguato di proteine, sia come quantità che qualità, di amido e fibra, di vitamine del gruppo B e folati e, aspetto particolarmente importante, di ferro e di calcio. Infatti la bassa biodisponibilità di questi elementi nei legumi è compensata dal loro elevato contenuto, pertanto, è possibile far fronte alle necessità dell’organismo, solo comunque nell’età adulta, consentendo un’adeguatezza della dieta, anche con una dieta vegetariana.
Fig. 1.4.1. - La Piramide Alimentare –
(Fonte: Ministero della Salute italiano)
Fonte: http://www2.unibas.it/lovelli/index.php?option=com_phocadownload&view=category&download=20:cap-1-colture-alimentari&id=1:didattica
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