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L’apparato respiratorio è composto da un insieme di organi cavi, canaliformi, le vie aerifere, e dai polmoni, organi parenchimatosi in cui avviene la funzione dell’ematosi, cioè lo scambio di gas tra aria e sangue.
Le vie aerifere si distinguono in superiori, costituite dal naso esterno, dalle cavità nasali e paranasali e dalla rinofaringe, e in inferiori, costituite dal condotto laringo-tracheale e dai bronchi.
La mucosa che tappezza le pareti interne di questi organi ha varie funzioni oltre a quella di rivestimento, come quella di riscaldare (con la sua ricca vascolarizzazione), di umidificare (con la secrezione delle sue ghiandole) e di filtrare (con il muco e con l’azione delle ciglia) l’aria che viene inspirata prima che raggiunga i polmoni.
Vi sono poi alcuni tratti specializzati delle vie aerifere che hanno le funzioni dell’olfatto, la mucosa olfattiva delle cavità nasali, e della fonazione, ad opera della laringe.
Dopo essere passata per le vie aerifere, l’aria arriva riscaldata, umidificata e filtrata ai polmoni, in cui sono scavate numerosissime cavità, gli alveoli, i quali hanno una parete sottilissima che facilita l’ematosi.
Naso Esterno
Il naso esterno è un rilievo osseo-cartilagineo che si trova al centro della faccia, tra la fronte, il labbro superiore e le guance ed ha forma di piramide triangolare, in cui si considerano tre facce: la faccia posteriore corrisponde all’apertura piriforme, le facce laterali, inclinate verso le guance, sono provviste di uno scheletro osseo nella parte superiore, costituito dalle ossa nasali, e di una parte inferiore mobile, formata da cartilagini che vanno a costituire le ali del naso. Si possono individuare allo stesso modo anche tre margini: uno anteriore, o dorso del naso, che inizia in alto nel punto mediano della radice nasale per portarsi in basso con vario profilo fino al lobulo nasale; e due laterali che delimitano due solchi longitudinali che comprendono i tratti nasopalpebrale, nasogenieno e nasolabiale.
La base del naso è formata medialmente da un setto mobile, più sottile al centro, che divide fra loro le narici, di forma variabile, le aperture che immettono nelle cavità nasali; lateralmente le narici sono delimitate dal margine inferiore delle ali del naso.
Il naso esterno è formato da una radice, che corrisponde alle ossa nasali, un dorso ed un apice, al quale si affiancano le ali del naso ed ha forma estremamente variabile, sia in rapporto a sesso, razza ed età, sia da individuo a individuo.
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Le cavità nasali sono dei condotti simmetrici allungati sul piano sagittale ed anfrattuosi che si aprono anteriormente con le narici e posteriormente accedono alla faringe tramite le coane. In ogni cavità è possibile individuare una parte anteroinferiore che corrisponde alla parte interna delle ali del naso, detta anche vestibolo del naso, ed una parte posteriore, più ampia detta cavità nasale propriamente detta.
Il vestibolo del naso è una fessura delimitata medialmente dalla cartilagine del setto e dalla parte mediale della cartilagine alare, e lateralmente dalla cartilagine alare stessa; presenta inferiormente lo sbocco all’esterno e
superiormente il tramite per le cavità nasali propriamente dette. L’orefizio superiore è delimitato da un margine mediale, rettilineo, e da uno laterale incurvato a concavità inferiore nel cui terzo anteriore è presente una sporgenza, determinata dal ramo laterale della cartilagine alare, che prende il nome di limen nasi.
Le cavità nasali propriamente dette sono delle fessure molto ristrette (da 1,5 cm a 2-3 mm con alcuni punti in cui le pareti entrano in contatto) scavate sul piano sagittale all’interno del massiccio faciale e tappezzate dalla mucosa nasale che provvede a livellare molte irregolarità che si osservano a livello scheletrico.
Si possono indiviudare nelle cavità:
Posteriormente le cavità nasali comunicano con la rinofaringe attraverso e coane, due aperture quadrangolari, delimitate superiormente del corpo dello sfenoide, lateralmente dei processi pterigoidei sfenoidali, medialmente dalla parte posteriore del vomere e inferiormente dalla parte orizzontale del palatino.
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Struttura: il vestibolo è rivestito da cute sottile, con un ridotto strato corneo, da cui sporgono grossi e rigidi peli detti vibrisse, che rappresentano la prima via di difesa contro l’ingresso di materiale esterno ed a cui sono annesse voluminose ghiandole sebacee e piccole ghiandole sudoripare. Risalendo verso le cavità nasali propriamente dette l’epitelio perde lo strato corneo, si fa batiprismatico pluristratificato, scompaiono peli e ghiandole sebacee e sudoripare che sono sostituite dalle tubuloacinose composte della mucosa respiratoria.
Le cavità nasali propriamente dette presentano invece due tipi di mucosa:
La lamina propria della mucosa olfattiva risulta invece formata da connettivo denso con ricchi plessi linfocitari. Contiene al suo interno anche i filamenti del nervo olfattivo e le ghiandole olfattive tubuloalveolari semplici a secrezione mista.
Le cavità paranasali sono cavità pneumatiche che si aprono nelle nasali propriamente dette. Il loro significato non è ben chiaro, ma sembra servano a rendere più leggero il massiccio faciale e che partecipino ai fenomeni di risonanza per la fonazione.
Struttura: la mucosa nelle cavità paranasali risulta più sottile di quella nasale e strettamente aderente al periostio, ha epitelio cilindrico semplice con ciglia vibratili ed intercalate cellule caliciformi mucipare. Non si trovano inoltre ghiandole, noduli linfatici e grossi plessi venosi.
Condotto impari e mediano, segue alla faringe e continua con la trachea. Serve al passaggio dell’aria inspirata e alla fonazione ed è provvista di un dispositivo di chiusura per impedire il passaggio al bolo alimentare.
Occupa posizione mediana nel collo e si estende dalla 4° al margine inferiore della 6° vertebra cervicale per una lunghezza di circa 4 cm; di 4 cm è anche la larghezza e di 3,6 il diametro anteroposteriore. Queste dimensioni sono minori nell’infanzia e si accrescono in fase puberale soprattutto nel maschio, mentre nella femmina l’organo risulta più corto e più largo.
Ha forma di piramide tronca con base superiore e apice inferiore e ha rapporti:
Anterolateralmente: lobi laterali ghiandola tiroide, muscoli sottoioidei, platisma e cute.
Anteriormente: sporge nella cute con la prominenza laringea formata dalla convergenza delle due facce anterolaterali della cartilagine tiroide.
Posteriormente: faringe a cui è unita da connettivo lasso e vista la convessità della faccia posteriore sporge sulla parete di questa. Vicino ai margini posteriori decorrono la carotide comune, la giugulare interna e il nervo vago.
Superiormente: dietro la radice posteriore della lingua. Inferiormente: continua nella trachea.
L’apertura superiore della laringe è detto adito laringeo ed è un’apertura ovoidale fortemente inclinata dall’alto al basso e dal davanti al dietro e contiene l’apertura superiore o adito laringeo che è delimitato anteriormente dal margine libero dell’epiglottide e lateralmente dalle pieghe ariepiglottiche che, posteriormente, delimitano la fessura interaritenoide in corrispondenza della quale la mucosa forma la piega interaritenoidea.
L’apice è invece un’apertura arrotondata che mette in continuità la laringe con la trachea a livello del limite fra 6° e 7° vertebra cervicale.
I mezzi di fissità della laringe sono dati dalla continuità di questa con faringe e trachea e dai muscoli e legamenti che la connettono ad osso ioide, superiormente, e torace, inferiormente.
La laringe è fondamentalmente costituita da vari pezzi cartilaginei articolati tra loro per contiguità o a distanza tramite legamenti che li connettono anche agli organi vicini. Questo complesso viene poi saldato da membrane elastiche che in più punti fissano le cartilagini, il tutto è poi rivestito di mucosa.
CARTILAGINI
Cartilagine Tiroide: la più grande, impari, si trova nella parte anteriore, laterale e superiore della laringe sotto l’osso ioide e sopra la cartilagine cricoide. Ha forma di scudo costituito da due lamine quadrilatere verticali, destra e sinistra, che si uniscono medialmente (con angolo retto nel maschio, ottuso nella femmina) dando origine alla prominenza laringea (o pomo d’Adamo). In ogni lamina si distinguono una faccia laterale, piana e percorsa da una cresta, linea obliqua, che inizia in alto e posteriormente con il tubercolo tiroideo superiore e termina in basso e anteriormente con quello inferiore dividendo la faccia in due parti: anteriore, più estesa, che da inserzione al muscolo tiroioideo ed una posteriore, meno estesa, in cui si inseriscono sternotiroideo e costrittore inferiore della laringe; e una faccia mediale liscia e lievemente concava.
Il margine superiore, orizzontale e ondulato, presenta una depressione sulla linea mediana detta incisura tiroideaquello posteriore verticale rettilineo, quello inferiore ha un piccolo rilievo detto tubercolo tiroideo, quello posteriore è rettilineo e verticale.
Dove i margini superiore ed inferiore incontrano il margine posteriore si formano rispettivamente il corno tiroideo superiore, di circa 2 cm, che da inserzione al legamento tiroioideo e il corno tiroideo inferiore, di circa 5-8 mm, che presenta sulla faccia mediale una superficie articolare per la sottostante cartilagine cricoide.
La cartilagine tiroide è di tipo ialino e può subire col tempo una parziale ossificazione.
Cartilagine Cricoide: è l’elemento fondamentale della laringe in quanto dà attacco a tutte le altre cartilagine e a molti muscoli laringei: si trova sotto la cartilagine tiroide e sopra il primo anello tracheale a cui è unita dal legamento cricotracheale.
Ha la forma di un anello con castone con l’arco posteriore e la lamina anteriore.
La lamina presenta nel mezzo una prominenza verticale detta cresta della lamina, ai lati della quale si trovano due depressioni (fosse della lamina), mentre nella parte postero-laterale, dove la lamina continua con l’arco, si trovano le faccette articolari per la cartilagine tiroide. La superficie interna è liscia e leggermente concava nella parte alta della lamina. Il margine superiore è obliquo in alto ed indietro nell’anello, dove si attacca la membrana cricotiroidea, e orizzontale nella lamina dove si trovano due faccette articolari per le cartilagini aritenoidi; il margine inferiore invece, per lo più orizzontale, presenta un rilievo anteriore mediano e due rilievi laterali al termine dell’arco. Anche questa cartilagine è di tipo ialino e può andare incontro a ossificazione.
Cartilagini Aritenoidi: sono due piccole cartilagini poste sulla parte posterosuperiore della laringe e si articolano con le faccette articolari della lamina cricoidea. Hanno forma di piramide triangolare con base rivolta in basso e che presenta, oltra alla faccetta articolare cricoidea, due prolungamenti, uno diretto indietro ed in fuori, detto processo muscolare, e uno rivolto in avanti e allungato, detto processo vocale, che con il suo apice prosegue nel legamento vocale. La faccia posteriore è concava ed accoglie il muscolo aritenoideo trasverso, quella anterolaterale presenta due fossette, divise da un rilievo concavo in alto (cresta arcuata), la fossa triangolare, superiormente, e quella oblunga in cui si inserisce il muscolo vocale; superiormente alla fossa triangolare è presente un rilievo detto collicolo. La faccia mediale è piana mentre l’apice risulta incurvato indietro e si unisce alla cartilagione corniculata. L’apice ed il processo vocale sono di cartilagine elastica, il resto di ialina.
Cartilagine Epiglottide: impari e mediana, ha la forma di una fogliola con picciolo, il quale è unito all’angolo cartilagine tiroide, rispetto alla quale è posteriore, per mezzo del legamento tireoepiglottico. A riposo essa è rivolta dal basso in alto e dal davanti all’indietro; la sua faccia anteriore è unita alla parte faringea della lingua dalle pliche glossoepiglottiche, nella metà superiore è rivestita da una mucosa che fa seguito a quella della bocca e nella parte inferiore è coperta dal tessuto adiposo che riempie lo spazio tiroioepiglottico; la parete posteriore è invece ricoperta dalla mucosa laringea e presenta nella metà inferiore il tubercolo epiglottico, a cui fa seguito il picciolo, e su tutta la superficie numerose fossette nelle quali si annidano le ghiandole della tonaca mucosa. Il margine suoperiore è convesso e presenta una leggera depressione nel mezzo e continua con i margini latarali che sono dentellati per dare attacco alle pieghe ariepiglottiche.
La sua funzione è quella di valvola che chiude l’adito laringeo al momento della deglutizione ed è formata da cartilagine elastica.
Cartilagini Corniculate: di tipo elastico, sono piccoli coni incurvati ad uncino in dentro ed indietro ritenute porzioni delle aritenoidi resesi indipendenti.
Cartilagini Cuneiformi: di tipo elastico, a volte assenti, e contenute all’interno delle pieghe ariepiglottiche in cui determinano dei rilievi (tubercoli cuneiformi) sono ritenute parti distaccatesi della epiglottide.
ARTICOLAZIONI:
LEGAMENTI INTRINSECI:
MEMBRANE
LEGAMENTI ESTRINSECI:
Tutte queste strutture vanno a delimitare esternamente una cavità tappezzata di mucosa divisibile in varie parti:
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Struttura: la tonaca mucosa è formata da un epitelio di rivestimento e da una tonaca propria. L’epitelio è cilindrico pluristratificato e dotato di ciglia vibratili e cellule caliciformi mucipare tranne che sulla faccia anteriore dell’epiglottide e su parte della sua faccia posteriore, sui labbri vocali e nei pressi dell’adito laringeo dove l’epitelio si fa pavimentoso stratificato con la presenza di calici gustativi. La lamina propria è sottile, ricca di fibre elastiche e sollevata in papille, contiene linfociti che, nella parte superiore del ventricolo laringeo, si organizzano in noduli formando la tonsilla laringea. In questo strato si trovano anche delle ghiandole tubuloacinose a secrezione sierosa, mucosa e mista che si possono distinguere in tre gruppi: uno anteriore impari, le ghiandole anteriori, che occupano le nicchie dell’epiglottide; uno impari, le ghiandole posteriori, affondate nel muscolo aritenoideo trasverso e un gruppo pari, occupante lo spessore della piega ventricolare.
È un canale impari e mediano che fa seguito alla laringe nel collo e decorre verticale per 10-12 cm fino al mediastino dove si biforca nei due bronchi; il diametro è di circa 16-18 mm.
In proiezione anteriore quindi la trachea si estendedai 4 cm circa sotto l’osso ioide alla 2° cartilagine costale, dove si biforca nei bronchi, in proiezione posteriore invece dalla 6°-7° vertebra cervicale alla 3°-4° toracica.
La trachea è costituita da circa 15-20 anelli cartilaginei che si susseguono fra loro tenuti insieme da lamine fibrose dette legamenti anulari, questi anelli posteriormente sono incompleti per al presenza di una parete membranosa e costituiscono un vero e proprio scheletro tracheale mantenendone il lume sempre pervio.
In basso, nel punto di biforcazione, la trachea è fissata al centro frenico del diaframma vicino all’orifizio della vena cava, mentre in alto è mobile e segue i movimenti della laringe nella deglutizione e fonazione; essendo inoltre elastica ed estensibile si allunga e accorcia fisiologicamente con i movimenti della colonna.
Nel primo tratto, dove presenta la prima depressione, dovuta alla ghiandola tiroide (impronta tiroidea) la trachea è verticale, mentre in basso, dove è presente la seconda depressione, dovuta all’arco aortico (impronta aortica), il condotto devia e si porta verso destra e profondamente.
Nella trachea si distinguono:
Vascolarizzazione:
Innervazione:
In essi, a livello della 4°-5° vertebra toracica si risolve la trachea; sono in numero di due, il bronco destro e il sinistro. Una volta raggiunto l’ilo polmonare si arborizzano penetrando nel polmone con i bronchi intrapolmonari, i due condotti iniziali prendono invece il nome di bronchi extrapolmonari.
A partire dalla biforcazione i due bronchi si portano in basso e lateralmente formando con l’asse longitudinale della trachea un angolo di 20° per il bronco destro e 40°-50° per quello sinistro, l’angolo di biforcazione sarà pertanto di circa 70°.
Il bronco destro ha calibro maggiore del sinistro (15 mm contro 11 mm) e lunghezza minore (2 cm contro 5 cm), questo perchè il polmone destro è più grande e quindi necessita di una maggiore ventilazione.
Il punto di inizio dei due bronchi è segnato internamente da una cresta sagittale che prende il nome di sprone tracheale. Entrambi entrano nella formazione dei peduncoli polmonari contraendo pertanto rapporti con arterie e vene polmonari, arterie e vene bronchiali, rami bronchiali del vago e plesso cardiaco; il bronco sinistro è inoltre scavalcato dall’arco aortico ed è incrociato posteriormente dall’esofago, il bronco destro invece ha rapporto posteriore con la vena azigos che descrive attorno ad esso un arco prima di gettarsi nella vena cava superiore, che contrae rapporto anteriore con lo stesso bronco.
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Struttura: è uguale per trachea e bronchi che hanno uno scheletro costituito in avanti e sui lati da anelli cartilaginei che si interrompono dorsalmente dove la parete si fa membranosa, questi anelli sono contenuti in una tonaca fibrosa contenente mucosa e sottomucosa che, posteriormente, si arricchisce di una componente muscolare. La tonaca mucosa anteriormente è liscia mentre nella parte membranosa si solleva in pieghe longitudinali, è costituita da un epitelio cilindrico pluristratificato dotato di ciglia, che creano una corrente di muco diretta all’esterno, cellule con orletto a significato sconosciuto e ghiandole caliciformi mucipare. La lamina propria è ricca in fibre elastiche soprattutto posteriormente ed è attraversata da dotti di ghiandole e linfatici conteneuti nella sottomucosa, sottile anteriormente e spessa posteriormente, che in una matrice di connettivo lasso e tessuto adiposo contiene i corpi delle ghiandole tracheali tubuloacinose a secrezione mista, sierosa e mucosa. Lungo la parete pasteriore si rileva anche una componente muscolare liscia e trasversale, il muscolo tracheale, che si inserisce tra gli anelli tracheali e i legamenti anulari dietro ai quali si estende un secondo muscolo teso tra trachea ed esofago, il muscolo tracheoesofageo. La tonaca fibrosa è formata da connettivo denso ed elastico e circonda gli anelli cartilaginei aderendovi strettamente e formado i legamenti anulari.
I polmoni sono gli organi in cui avvengono gli scambi gassosi fra aria e sangue (ematosi); in numero di due, destro e sinistro, sono contenuti nelle logge pleuropolmonari della cavità toracica separate medialmente de una zona detta mediastino da cui arrivano ai polmoni i bronchi, i vasi e i nervi che costituiscono il peduncolo polmonare.
Le logge pleuropolmonari saranno pertanto delimitate lateralmente dalle coste e dai muscoli intercostali, medialmente dal mediastino, inferiormente dal diaframma e superiormente dagli organi dell’apertura superiore del torace (plesso brachiale, muscolo scaleno anteriore e vasi succlavi).
I polmoni sono avvolti da una sierosa, la pleura, costituita da due foglietti: uno viscerale, che aderisce alla superficie dell’organo, e uno parietale che tappezza la superficie delle logge polmonari. Tra i due foglietti, che si continuano a livello dell’ilo, si delimita la cavità pleurica chem avendo pressione negativa, conente l’espansione dei polmoni durante l’inspirazione.
I polmoni hanno una altezza, in stato di media estensione, di circa 25 cm, un diametro anteroposteriore di 16 e uno trasverso di 11 a destra e 8 a sinistra; nella femmina i valori sono lievemente inferiori che nel maschio.
Il volume è di 1600 cm3 nel maschio e 1300 cm3 nella femmina ed il peso di circa 680 gr per il polmone destro e 620 per il sinistro; il polmone che non ha respirato va a fondo, quello che ha respirato, per il contenuto d’aria che abbassa il peso specifico, galleggia (prova della docimasia idrostatica) e la quantità d’aria che può essere assunta è di 5 o 6 litri in inspirazione forzata e 3,5 in inspirazione ordinaria mentre l’aria che viene inalata ed emessa con una respirazione è di circa mezzo litro.
Il colore dei polmoni varia con l’età: prima della nascita è rosso bruno, nell’infanzia è roseo, mentre nell’adulto diventa grigio biancastro con macchie scure, dovute all’accumulo di pigmenti nel connettivo interstiziale, per arrivare al grigio ardesia del polmone di un anziano. La consistenza del polmone che ha respirato è molle e spugnosa e presenta crepitio alla compressione, esso possiede inoltre un alto gradi di elasticità che permette il ritorno elastico dell’espirazione.
Il polmone ha forma di cono a cui è stata asportata la parte mediale per mezzo di un piano di taglio verticale concavo medialmente. Si distinguono pertanto:
La superficie del polmone è percorsa da scissure che si approfondano fino all’ilo e dividono l’organo in lobi. A destra le scissure sono due: una principale o scissura obliqua che origina dalla parte superiore dell’ilo e, portandosi in alto e indietro, scavalca il margine posteriore arrivando sulla faccia posteriore. Qui ripiega e la percorre obliquamente verso il basso fino a raggiungere la base anteriormente per poi attraversarla e tornare sulla faccia mediale fino alla parte inferiore dell’ilo. La scissura secondaria o orizzontale invece origina da quella principale sulla faccia laterale a livello della 4° costa e, attraversando orizzontalmente la faccia laterale, oltrepassa il margine anteriore per arrivare, con leggera obliquità verso l’alto, all’ilo. Vista la presenza di due scissure il polmone destro sarà pertanto diviso in tre lobi: superiore, medio ed inferiore.
Il polmone sinistro, invece, presenta una sola scissura corrispondente a quella obliqua che lo divide in due lobi: superiore ed inferiore. Talvolta a destra può essere presente un quarto lobo detto retrocardico.
I lobi rappresentano solo una prima divisione dei polmoni in parti che sono funzionalmente indipendenti tra loro, avendo una vascolarizzazione e una ventilazione propria: sempre in rapporto a questi parametri è inoltre possibile dividere in polmoni in varie zone o segmenti polmonari indipendentile une dalle altre per la presenza di un’arteria e un bronco zonali, con l’evidente vantaggio di sacrificare, in condizioni di asporto per patologie il minimo indispensabile del parenchima. In ciascun polmone si distinguono dieci zone:
Lobo superiore: apicale, posteriore e superiore. Lobo medio: laterale e mediale.
Lobo inferiore: apicale, basale interno, basale esterno, basale anteriore, basale posteriore.
Lobo superiore: apicale, posteriore, anteriore, linguale superiore e linguale inferiore Lobo inferiore: apicale, basale interno, basale esterno, basale anterioree basale posteriore.
I polmoni, nel vivente e in stato di media distensione, si estendono con l’apice fino a 1-3 cm oltre la clavicola: esso è quindi palpabile a livello soprascapolare ed è allo stesso livello per tutti e due i polmoni.
Il margine anteriore inizia dietro l’articolazione sternoclavicolare; nel polmone sinistro decorre verticale dietro lo sterno, a sinistra della linea mediana, fino alla 4° cartilagine costale sinistra dove devia verso l’esterno lasciando spazio all’incisura cardiaca e tornando medialmente a livello della 6° cartilagine costale dove si unisce al margine inferiore. Nel polmone destro invece il margine anteriore discende dietro il manubrio sternale fino alla seconda articolazione condrosternale dove supera la linea mediana, spostandosi verso sinistra, e discendendo verticalmente fino alla 6°-7° cartilagine costale dove trapassa nel margine inferiore.
Il margine inferiore inizia a destra a livello dell’estremità sternale della 6°-7° cartilagine costale, a sinistra a livello del terzo laterale della 6° cartilagine costale, e da qui si porta prima lateralmente e verso il basso e poi indietro orizzontalmente. A livello della linea ascellare media il margine inferiore risulta in corrispondenza della 7° costa, sulla linea angoloscapolare della 9° costa e sulla linea paravertebrale della 11° costa.
La posizione del margine inferiore cambia nelle diverse fasi della respirazione, dal momento che l’aumento di volume dei polmoni avviene soprattutto in senso verticale, grazie all’ampio seno pleurale costodiaframmatico che in media distensione è occupato solo per 3-4 cm, con altri 5-6 cm di spazio sopra il margine pleurale.
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Struttura: ciascun lobo o zona polmonare comprende centinaia di entità indipendenti tra loro connesse, i lobuli polmonari, osservabili anche ad occhio nudo in quanto separati da sottili linee fortemente pigmentate. Ciascuno di essi è poi formato da 10-15 acini polmonari a cui fanno capo le ramificazioni bronchiali terminali. Questi rappresentano il quinto grado di ramificazione del bronco principale che si sarà già diviso in bronchi di primo ordine, per i lobi; bronchi di secondo ordine, che forniscono le zone, così nominati se derivano da un bronco di primo ordine, in caso derivino dal bronco principale sono detti bronchi zonali; un terzo grado di divisione è dato dai bronchi lobulari per i lobuli, all’interno dei quali si ha un ulteriore ramificazione di quarto grado ed infine di quinto con i bronchioli terminali. Queste ramificazioni la parte intrapolmonare dell’albero bronchiale. Arterie bronchiali, vasi polmonari, linfatici e nervi si ramificano seguendo la divisione dell’albero bronchiale tenuti assieme da setti connettivali. Le prime ramificazioni dei bronchi principali sono monopodiche, il collaterale si stacca cioè ad angolo acuto non facendo perdere l’individualita al bronco originario ma diminuendone solo il calibro; già a partire dalla divisione dei bronchi di primo ordine se ne ha una di tipo dicotomico, cioè ogni ramo si sdoppia in due di calibro uguale che formano tra loro un angolo ottuso.
I bronchi principali hanno struttura simile a quella tracheale, con il procedere delle divisioni e la diminuzione di calibro si ha la progressiva diminuzione della componente cartilaginea, fino a scomparire, mentre aumentano le fibre elastiche e muscolari disposte circolarmente o a spirale. L’epitelio di rivestimento diventa basso e semplice, la lamina propria contiene
abbondanti fibre elastiche e linfociti mentre la sottomucosa accoglie in più punti gli acini delle ghiandole bronchiali che scompaiono nelle ramificazioni minori. La tonaca fibrosa è formata da connettivo denso ed elastico ed accoglie, finchè sono presenti, le placche cartilaginee continuando con il connettivo peribronchiale e perivascolare.
Il parenchima polmonare è costituito dai lobuli; essi hanno costituzione differente a seconda della loro posizione: quelli superficiali hanno forma di piramidi a base esterna mentre quelli profondi sono poliedrici. Ad ogni lobulo arriva un bronco lobulare (1 mm di diametro), accompagnato da un ramo dell’arteria polmonare, che si ramifica ulteriormente nei bronchioli intralobulari che a loro volta si dividono in 10-15 bronchioli treminali, ognuno dei quali costituisce un acino. Da ciascun bronchiolo terminale si originano due bronchioli alveolari che presentano, lungo il loro decorso, delle estroflessioni emisferiche, gli alveoli che si dispongono in successione a formare i condotti alveolari che termiano, dilatandosi, a fondo cieco nei sacchi alveolari. I bronchi intralobulari presentano epitelio batiprismatico ciliato semplice, con intercalate cellule caliciformi mucipare e cellule bronchiolari secernenti siero che rende più fluido il secreto delle mucipare; la tonaca sottomucosa è formata da fibre collagene, elastiche e muscolari a decorso spirale, sono assenti ghiandole e placche cartilaginee.
I bronchioli respiratori, dove non estroflessi a formare alveoli, presentano un epitelio cubico senza ciglia o cellule caliciformi mucipare; la tonaca sottomucosa è formata da fibre muscolari ed elastiche che circondano i punti di attacco degli alveoli per formare un manicotto in grado di regolare il flusso d’aria negli alveoli.
La parete alveolare è invece costituita da uno strato connettivale ricco di capillari e da un epitelio semplice ed appiattito in cui si possono distringuere:
Al di sotto dell’epitelio è presente una sottile lamina basale che continua con quella dei capillari alveolari che fanno seguito alle arteriole precapillari dell’arteria polmonare. Da essi si formano venule postcapillari che riunendosi danno poi origine alle vene polmonari. I capillari alveolari hanno lume ridottissimo, vi passano i globuli rossi in una sola fila, e la loro parete è formata da un sottile endotelio. Lo stroma che li circonda ha sviluppo minimo nei punti di contatto con gli alveoli, è costituito da fibre elastiche, che formano una rete a maglie larghe, e collagene che invece costituiscono una rete più stretta. La barriera tra sangue e aria è pertanto formata dall’epitelio alveolare, dalla lamina basale alveolare, dalla lamina basale dell’endotelio vascolare e dall’endotelio; questi strati possono essere fusi insieme oppure distinti con l’interposizione di un sottilissimo strato di connettivo interstiziale; lo spessore può variare cos da 0,2 μm a 0,7 μm.
Sono due membrane sierose, indipendenti l’una dall’altra, che rivestono i polmoni e le logge pleuropolmonari. Si distinguono così due foglietti, viscerale e parietale, che si continuano a livello dell’ilo. Il polmone viene così ad essere circondato da uno spazio completamente chiuso che prende il nome di cavità pleurale.
Il foglietto viscerale è sottile e trasparente e aderisce intimamente al polmone portandosi profondamente nelle scissure e nell’ilo e rivestendo la prima parte del peduncolo polmonare prima di riflettersi nella parte mediastinica del foglietto parietale.
La pleura parietale riveste invece le logge pleuropolmonari e può essere divisa in tre parti:
cervicale inferiore dell’ortosimpatico e con l’arteria toracica suprema. La cupola, che risale fino al corpo della 7° cervicale, è fissata allo scheletro da fasci fibrosi che costituiscono l’apparato sospensore della pleura (legamenti costopleurale, scalenopleurale e vertebropleurale). Di questo apparato fa parte anche il muscolo scaleno minimo, teso tra i tubercoli anteriori dei processi trasversi di 6°-7° cervicale e il margine mediale della 1° costa, da cui si dipartono fascetti tendinei alla cupola.
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La pleura diaframmatica, continuando nella pleura costale a livello dell’angolo compreso tra il diaframma e la parete toracica, dà origine al seno costodiaframmatico; questa è una cavità virtuale che il polmone occupa parzialmente quando, con l’inspirazione, aumenta di volume.
La proiezione toracica del seno corrisponde ad una linea che passa per la 6° cartilagine costale, scende fino alla 7° costa a livello della linea emiclaveare, alla 10° costa a livello della ascellare media e prosegue in basso a livello della 12° costa in corrispondenza della colonna vertebrale.
Dove invece la pleura mediastinica continua con quella costale si viene a delimitare il seno costomediastinico interamente riempito dal polmone. I seni costodiaframmatici dei due lati risultano vicinissimi dietro lo sterno, separati solo da un sottile strato di connettivo lasso.
Il triangolo extrapleurale è un’area priva di pleura, con apice sull’estremità sternale della 4° cartilagine costale di sinistra e la base che corrisponde alla linea basisternale.
Vascolarizzazione:
Innervazione:
Fonte: http://hostweb3.ammin.uniss.it/documenti/Riassunti_Di_Anatomia.pdf
Sito web da visitare: http://hostweb3.ammin.uniss.it/
Autore del testo: L.Varia
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