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1. Carlo Magno Carlo Magno fu il primogenito di Pipino il breve, Re dei Franchi, fondatore della dinastia carolingia. Nacque nel 742 e fu re dei Franchi e dei Longobardi e imperatore del Sacro Romano Impero. L'appellativo Magno gli fu dato dal suo biografo Eginardo, che intitolò la sua opera Vita et gestae
Caroli Magni. Grazie a una serie di fortunate campagne militari, Carlo allargò il regno dei Franchi fino a
comprendere una vasta parte dell'Europa occidentale. Particolarmente significativa fu la
campagna contro i Longobardi, che occupavano l’Italia ed erano in conflitto con il Papa.
Carlo intervenne in aiuto di quest’ultimo, sconfisse i Longobardi e divenne loro re. Un’altra
campagna molto nota è quella contro i Sassoni, popolo barbaro della Germania.
La notte di Natale dell'800 Carlo Magno venne incoronato imperatore da papa Leone III,
riprendendo un titolo che dalla deposizione di Romolo Augustolo nel 476 non era stato più
adottato in occidente.
L’Impero carolingio rappresentò il primo tentativo di organizzazione della vita politica e
civile dopo l’Impero romano: Carlo, che era analfabeta, era consapevole dell’importanza
della cultura, per cui diede un forte impulso agli studi nelle diverse discipline, fondò la
“Scuola palatina”, riorganizzò i testi liturgici e creò persino una nuovo stile di scrittura, la
cosiddetta “minuscola carolina”.
Nel campo del diritto, promulgò numerosi capitolari, leggi che andavano a sostituire ed integrare i vecchi codici. Infine, si occupò dell’organizzazione amministrativa dell’Impero, favorendo la nascita del cosiddetto “sistema feudale”, di cui tratteremo nel paragrafo successivo. Carlo morì ad Acquisgrana – città che aveva scelto come capitale dell’Impero – nell’814. L'Impero carolingio resistette fin quando il figlio di Carlo, Ludovico il Pio, fu in vita, e venne in seguito diviso fra i suoi tre eredi.
Una delle necessità che Carlo Magno avvertì con maggiore urgenza fu quella di trovare il modo di amministrare un Impero così vasto in modo da poterne conservare il controllo effettivo. In una società rigidamente divisa in tre categorie di uomini, gli oratores (coloro che pregano), i bellatores (coloro che combattono) e i laboratores (coloro che lavorano, cioè svolgono i lavori manuali), Carlo, per amministrare le diverse parti del suo Impero, non poteva contare che sui bellatores, vale a dire sui “signori”, i capi delle famiglie e delle dinastie abituate a combattere. Egli decise così di scegliere coloro a cui affidare l’amministrazione delle terre dell’Impero tra le persone di cui si poteva fidare, tra i propri compagni (in latino comites, da cui viene la parola “conti”). I signori cui vennero affidate le zone di confine dell’Impero, che erano dette “marche”, presero il titolo di “marchesi”. In ogni caso, il rapporto tra l’Imperatore ed il signore da lui scelto era subordinato ad un giuramento di fedeltà del signore al sovrano, giuramento a seguito del quale il signore si dichiarava “vassallo” del sovrano. Il sovrano, come segno di gratitudine per la fedeltà del vassallo, e come forma di aiuto concreto per permettergli di svolgere il proprio compito, gli concedeva un “beneficium” o “feudo”, cioè dei beni di proprietà del sovrano (potevano essere beni mobili, come mandrie, o immobili, come terre o case) che il vassallo deteneva fintanto che rimaneva in vigore il giuramento, il che di solito voleva dire fino alla morte o del vassallo o del sovrano. Infine, il terzo elemento che si accompagnava al giuramento di fedeltà era la concessione al vassallo dell’immunità, vale a dire del diritto di amministrare la giustizia per conto del sovrano nelle proprie terre e in quelle che il sovrano gli aveva eventualmente concesso in beneficio. Il sistema feudale durò per diversi secoli, subendo peraltro significative modifiche col passare del tempo: potremmo dire che la sua durata ci indica che si trattava di un sistema che in generale ben si adattava al contesto sociale del medioevo, mentre le modifiche attestano che la situazione sociale del medioevo non era così rigida come spesso si crede. In effetti, se cerchiamo un motivo che spieghi come mai il feudalesimo rimase così radicato nella società medievale, lo possiamo trovare nell’importanza della guerra, e nel modo di allestire l’esercito caratteristico di tutta l’epoca medievale: nessun sovrano, infatti, possedeva un esercito permanente (sarebbe stato impossibile mantenerlo, e, soprattutto, non era necessario), per cui, in caso di conflitti con altri popoli, il re chiamava a raccolta i suoi “nobili”, chiedendo a ciascuno di essi di fornirgli le truppe per affrontare la guerra. Era perciò assolutamente necessario che tra il re ed i suoi “signori” vigesse un rapporto di fiducia, che era appunto garantito dal giuramento di fedeltà feudale. Naturalmente, il vassallo, in cambi dell’aiuto che forniva al re, doveva a sua volta ricevere qualcosa, che era appunto il “beneficium”. In questo quadro, le modifiche più significative furono due: la prima fu l’allargamento del sistema feudale anche verso il basso della scala sociale: i vassalli del re, infatti, riscontrata la validità del sistema, e avendo a loro volta l’esigenza di disporre di truppe in caso di necessità, iniziarono a utilizzare parte dei propri beni o del “beneficium” ottenuto dal re per procurarsi a loro volta dei vassalli. Ciò fece sì che il sistema feudale si ramificasse ancora più profondamente nel tessuto sociale medievale. La seconda modifica, invece, riguarda la crescente importanza rivestita dal “beneficium” rispetto al giuramento di fedeltà. All’inizio infatti, come abbiamo detto, il beneficium era un dono che il sovrano faceva per ringraziare e ricompensare il vassallo della sua fedeltà, era dunque la conseguenza del giuramento; in un secondo momento il beneficium divenne in un certo senso la misura del giuramento, nel senso che la fedeltà del vassallo era commisurata all’entità del beneficio ricevuto. Infine, nell’ultima fase del feudalesimo, il beneficium divenne la causa del giuramento, nel senso che il vassallo giurava fedeltà al proprio signore feudale proprio perché voleva ottenere altre terre e altri beni. È chiaro che dal momento in cui il beneficium comincia ad assumere un’importanza sempre crescente rispetto al giuramento, inizia ad essere messa in discussione anche la prassi secondo la quale alla morte del vassallo o del signore il beneficium ritorna al signore. I vassalli, in effetti, iniziano a chiedere che il beneficium divenga un proprio possesso ereditario. I sovrani, evidentemente, oppongono resistenza di fronte a questa richiesta, ma data l’estensione così ampia del sistema feudale, sono ormai i vassalli ad “avere il coltello dalla parte del manico”, per cui, come ci attestano due celebri documenti, l’ereditarietà dei feudi “maggiori” (cioè concessi direttamente dal re ai suoi vassalli) viene concessa nell’877 con il Capitolare di Quierzy, mentre per quella dei feudi “minori” (cioè concessa da un vassallo ad un proprio vassallo di grado inferiore) bisognerà attendere la Constitutio de feudis del 1037.
3. La curtis
Da quanto abbiamo visto a proposito dell’importanza sempre crescente assunta dal beneficium all’interno del feudalesimo, ci si rende facilmente conto del fatto che in epoca medievale l’elemento con cui venivano identificati la ricchezza ed il potere di un signore erano i possedimenti terrieri. Ciò è facilmente comprensibile se si pensa al ruolo assolutamente decisivo rivestito dall’agricoltura nell’economia medievale. Ma come era strutturata la produzione agricola nel periodo medievale? In che modo i signori riuscivano a trarre il massimo vantaggio dal possesso delle terre? La produzione agricola nel medioevo faceva capo alla residenza del Signore, che ricalcava la “villa rustica” di epoca romana, e prendeva il nome di “curtis”. Attorno alla curtis si estendevano le terre di proprietà del signore, una parte delle quali spesso – anche per effetto dell’incremento del sistema feudale – veniva a trovarsi anche molto lontano dalla curtis. Nell’alto medioevo gli schiavi erano ormai quasi del tutto assenti, sia per effetto della diffusione del cristianesimo, sia per la fine delle guerre di conquista, principale fonte di approvvigionamento di schiavi, e in ogni caso non era economicamente conveniente, per il signore, mantenere per tutto l’anno centinaia di schiavi che sarebbero stati impegnati in lavori agricoli solo per pochi mesi all’anno. I contadini, d’altra parte, in un’epoca così turbolenta come l’alto medioevo, avevano bisogno innanzitutto di protezione, per cui la soluzione che si fece strada incontrò il favore di entrambi. Tale soluzione consisteva nel dividere le terre del signore in due grandi aree: una – la “pars dominica”, nella quale sorgeva la curtis, era gestita direttamente dal signore, tramite i suoi servi, e tutto ciò che fruttava veniva incamerato integralmente dal signore; l’altra, invece, veniva divisa in tanti piccoli appezzamenti di terreno, detti “mansi” – da cui il nome di “pars massaricia” – che venivano affidati ciascuno ad un contadino, con l’accordo che lo lavorasse, dando poi una parte del raccolto al signore, e che, nei periodi dell’anno in cui l’attività agricola era più intensa, da ciascun manso uno o più “braccia” si recassero a lavorare nella “pars dominica” (queste “prestazioni extra” presero il nome di “corvées”). In tal modo il signore risolveva il problema della manodopera, che nei lavori agricoli è soggetta a elevati “picchi” stagionali, mentre i contadini, pur non essendo totalmente padroni di ciò che producevano, si assicuravano comunque il sostentamento e la protezione per sé e per la propria famiglia. Pertanto, il termine con cui venivano definiti i contadini è “servi della gleba” (cioè della terra), ad indicare appunto che non si trattava di una forma di servitù personale, cioè essi erano potenzialmente liberi di andarsene in qualsiasi momento, ma in realtà la loro servitù era nei confronti della terra del signore, perché se l’avessero abbandonata non avrebbero avuto più di che vivere. L’economia curtense, proprio in virtù di questa sua rispondenza alle esigenze dei signori e dei servi, durò per tutta l’epoca medievale.
Fonte: http://www.matteotti.it/NS/docs/dispense/Appunti%20Carlo%20Magno%20e%20il%20sistema%20feudale.docx
Sito web da visitare: http://www.matteotti.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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