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DANTE ALIGHIERI
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia appartenente alla piccola nobiltà, agiata anche se non ricca. La famiglia era di parte guelfa.
Nel 1285 Dante sposò per volontà paterna Gemma Donati da cui ebbe tre o quattro figli.
Partecipò alla battaglia di Campaldino contro i ghibellini di Arezzo.
Un altro episodio importante della sua vita fu l’incontro con Beatrice per la quale provò un amore idealizzato.
La morte di Beatrice gettò il poeta in una profonda crisi morale e religiosa dalla quale uscì dedicandosi agli studi di filosofia e teologia e scrivendo la Vita nuova, operetta in cui racconta il suo amore per Beatrice.
Dante partecipò attivamente alla vita politica fiorentina iscrivendosi alla corporazione dei medici e speziali; per poter ricoprire cariche pubbliche era infatti obbligatorio far parte di una delle corporazioni delle arti e dei mestieri.
Il poeta, accusato di corruzione e di uso illecito di cariche pubbliche, rifiutò di presentarsi ai giudici e non rientrò mai più a Firenze. Nel 1302 i suoi beni vennero confiscati ed egli fu condannato a morte in contumacia.
Iniziò così l’esilio di Dante che si vide costretto, fino alla morte, a chiedere asilo con la famiglia in diverse corti dell’Italia settentrionale. Fu a Forlì, a Verona presso i della Scala, ad Arezzo, nel Trevigiano.
Fra il 1313 e il 1320, il poeta fu ospite di Cangrande della Scala a Verona e da qui si spostò in seguito presso i da Polenta a Ravenna, dove mori nel 1321, a causa della malaria contratta di ritorno da un’ambasceria a Venezia.
LE OPERE
Quelli dell’esilio furono anni di intenso lavoro creativo. Oltre alla Divina commedia, le maggiori opere da lui composte dopo l’abbandono di Firenze furono il Convivio, il De vulgari eloquentia e la Monarchia. Il Convivio è un’opera di argomento filosofico che Dante scrisse per scagionarsi dalle accuse dei giudici fiorentini, ma soprattutto per diffondere il sapere e rendere partecipi della cultura tutti gli uomini civilmente impegnati e desiderosi di avvicinarsi alla conoscenza. Per raggiungere questo scopo, Dante scrisse il Convivio in volgare e questa è la sua grande novità, poiché la lingua riconosciuta dalla scienza era il latino.
Il De vulgari eloquentia fu scritto in latino, perché, rivolgendosi agli intellettuali, voleva dimostrare la nobiltà del volgare e convincerli a considerarlo la lingua comune italiana.
Il trattato latino in tre libri Monarchia contiene le idee politiche maturate da Dante negli anni dell’esilio, quando le lotte fra città e fazioni in Italia e in Europa si facevano sempre più intense: il poeta giunse alla convinzione che solo un impero universale avrebbe potuto ristabilire la pace.
Prima dell’esilio Dante scrisse la Vita nuova, formata da 31 poesie collegate da un commento in prosa che spiega il motivo della stesura di ogni lirica. Il libro racconta la vita giovanile di Dante che ricorda i momenti del suo amore per Beatrice e della sua formazione artistica.
Nel corso della sua vita, Dante scrisse inoltre 54 componimenti in versi, raccolti sotto il nome di Rime. Tra essi troviamo le liriche giovanili, legate allo stilnovismo e all’esperienza dell’amore cortese.
LA DIVINA COMMEDIA
La Divina Commedia è un poema didascalico-allegorico, cioè un’opera che vuole insegnare le verità morali e religiose attraverso la rappresentazione di immagini che hanno un significato simbolico.
Il poema è diviso in tre parti o Cantiche che prendono il titolo dai regni dell’oltretomba cristiano: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Dante ha chiamato la sua opera Commedia per il contenuto; infatti la commedia, al contrario della tragedia, ha un inizio drammatico e termina felicemente.
L’aggettivo divina fu aggiunto più tardi da Boccaccio che definì l’opera in questo modo non per il suo contenuto sacro, ma per la sua bellezza.
Il Purgatorio e il Paradiso sono composti da 33 canti, l’Inferno da 34, poiché il primo canto è un’introduzione a tutta l’opera che è quindi formata da 100 canti.
Il poema rappresenta il viaggio immaginario che Dante compie nei regni dell’aldilà.
Il poeta, verso la metà della vita, cioè a 35 anni, si smarrisce in una selva paurosa e oscura (simbolo del peccato). Dopo una notte angosciosa nella selva, giunge ai piedi di un colle dove incontra il poeta latino Virgilio che gli farà da guida attraverso l’Inferno e il Purgatorio; nel Paradiso lo accompagneranno prima Beatrice poi San Bernardo.
LA STRUTTURA DELL’INFERNO
L’Inferno di Dante è un’immensa voragine a forma di imbuto che si trova sotto la città di Gerusalemme e arriva fino al centro della Terra, dove è conficcato Lucifero, trasformato da Dio in un enorme mostro con tre facce e sei ali di pipistrello.
Questa voragine è formata da 9 cerchi concentrici , sempre più stretti, nei quali sono distribuite le anime dei peccatori a seconda della gravità del loro peccato: più grave è il peccato più in basso si trovano.
Dante e Virgilio davanti a Lucifero
I dannati non possono più vedere Dio, quindi la loro pena è eterna, come è scritto sulla porta dell’Inferno: « Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate ».
L’Inferno è il regno della dannazione e anche il regno della disperazione. Immersi nelle tenebre eterne e tormentati dai diavoli, i dannati non hanno un momento di pace.
Le pene, molto varie, sono assegnate da Dante secondo un criterio ben preciso: ogni pena corrisponde, per similitudine o per contrasto, al peccato commesso. Questo criterio prende il nome di legge del contrappasso.
LA STRUTTURA DEL PURGATORIO
Arrivato al centro della Terra Dante, sempre accompagnato da Virgilio, risale un cunicolo sotterraneo e riemerge alla luce agli antipodi di Gerusalemme.
Qui si trova l'altissima montagna del Purgatorio sulla quale si trovano le anime che dopo un periodo di espiazione dei loro peccati, saranno ammesse in Paradiso.
La loro pena è soprattutto di carattere morale (anche se non mancano pene fisiche) e consiste nella sofferenza per la privazione di Dio. La sofferenza delle anime del Purgatorio è però attenuata dalla speranza, perché esse sanno con certezza che un giorno la loro sofferenza finirà e godranno della beatitudine eterna.
Alla base della montagna si trova l'Antipurgatorio, dove stanno gli spiriti che si sono pentiti solo in fin di vita, i negligenti e gli scomunicati: solo dopo un lungo periodo di attesa saranno ammessi al Purgatorio.
Il Purgatorio è diviso in sette cornici che salgono verso la cima della montagna; ogni cornice corrisponde ad uno dei sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, prodigalità, gola, lussuria. Le colpe punite sono meno gravi via via che si sale verso l'alto.
I custodi del Purgatorio sono esseri umani o angeli che hanno la funzione di guidare le anime, di proteggerle o di accoglierle nel Paradiso terrestre.
Il Paradiso terrestre è una foresta fitta e verde che si trova sulla cima della montagna del Purgatorio e che le anime attraversano prima di salire in Paradiso.
Qui Virgilio affida Dante a Beatrice che sarà una delle sue guide in Paradiso.
LA STRUTTURA DEL PARADISO
Secondo la concezione medievale del cosmo, intorno alla Terra ci sono le zone dell'aria e del fuoco e, al di là di esse, ruotano nove sfere concentriche: i cieli.
Il nono cielo, chiamato primo mobile, il più vicino a Dio, trasmette il movimento a tutti gli altri.
Oltre i cieli c'è l'Empireo, il Paradiso vero e proprio che non ha una dimensione fisica, è “pura luce”. Qui si trova Dio insieme a tutti i beati.
Accompagnato da Beatrice, Dante sale di cielo in cielo; in ogni cielo Dante incontra gruppi di anime che, eccezionalmente, scendono dall'Empireo per parlare con lui.
Nei primi tre cieli (Luna, Mercurio, Venere) Dante incontra anime che in vita non furono del tutto perfette (i mancanti ai voti, gli attivi e gli amanti).
Le anime perfette si trovano nel cielo del Sole (i sapienti), nel cielo di Marte (i martiri) e nel cielo di Saturno (i contemplanti).
Nell'ottavo cielo, delle stelle fisse, appaiono a Dante tutti i beati insieme alla Madonna e a Cristo in trionfo.
Nel nono cielo appaiono, come cerchi luminosi, le nove gerarchie angeliche.
Nell'Empireo, dove tutti i beati sono riuniti in un immenso anfiteatro a forma di rosa, la candida rosa, San Bernardo prende il posto di Beatrice e guida Dante alla contemplazione di Dio, che appare al poeta sotto forma di tre cerchi di uguale grandezza e di colore diverso che rappresentano la Santissima Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo).
Fonte: http://www.diversamentesocial.it/pluginfile.php/158/mod_folder/content/0/DANTE%20ALIGHIERI.doc?forcedownload=1
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