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La Spada (XVII sec.)
1) Introduzione
La tecnica di maneggio della spada cosiddetta "da lato", detta anche "striscia", modifica radicalmente, tra il XVI e il XVII sec., la scherma praticata fino ad allora, a causa dell'alleggerirsi dell'arma e il passaggio da uno stile basato sul taglio ad uno basato sulla punta. La punta, che comunque era da sempre stata considerata il colpo più efficace e invalidante, non poteva essere usata frequentemente a causa delle dimensioni e del peso della spada più antica, utilizzata prevalentemente con un movimento di spalla; dall'avvento di un'arma più leggera da usarsi di polso e gomito scaturisce uno stile basato sulle tecniche di stocco, lasciando alla "sciabola" la prevalenza del taglio. Il presente studio sulla scherma di spada da lato si propone di codificare un metodo semplice di insegnamento, legato il più possibile alla tradizione, ma reso più intuitivo grazie alle analogie con la trattatistica recente: non dimentichiamo che il maestro d'armi scriveva un trattato generalmente orientato verso fruitori che già conoscevano la scherma o, ancor meglio, che avevano frequentato le sue lezioni, pertanto molte nozioni fondamentali sono date per scontate o comunque non sono di facile interpretazione sull'esclusiva base della lettura del trattato stesso. In queste pagine verranno esposte dunque le nozioni fondamentali sulla conformazione della spada e sul suo maneggio, la posizione del corpo, il corretto passeggio, le guardie, le parate, i colpi e le azioni schermistiche, cenni sulle prese di gioco stretto, la descrizione dello stile della spada abbinata al pugnale o alla cappa.
2) La spada
La spada da lato è un'arma a doppio filo del peso di circa 1,2 Kg, nonostante alcuni esemplari arrivino anche a pesare 1,5 Kg. La lunghezza dell'arma era variabile in conformità alle dimensioni e allo stile di combattimento dello spadaccino: alcuni autori, parlano di spade della "lunghezza del braccio doi volte" o "del passo straordinario (affondo)", altri di lame della lunghezza di circa 4 palmi dal fornimento alla punta. Non esistevano comunque misure "standard".
L'arma è fisicamente composta di quattro parti: la lama, il fornimento (a gabbia, all'Italiana o a coccia, alla Spagnola), il manico e il pomolo. A sua volta la lama si divide in codolo o spica (la parte che si inseriva nel fornimento, nell'impugnatura e nel pomolo), ricasso (la prima parte, robusta, che fuoriesce dall'impugnatura e sulla quale si distendono il pollice, l'indice e il medio) e lama vera e propria che fuoriesce dal fornimento e che, schermisticamente, è costituita da tre gradi: forte (il primo terzo atto a parare), medio (il secondo, preposto ai legamenti) e debole (il terzo, utilizzato per ferire). La lama possiede poi due fili, il filo dritto, quello che nella guardia di terza è rivolto verso l'avversario, e il filo falso, che invece è rivolto verso chi impugna l'arma.
3) L'impugnatura e le posizioni del pugno
La spada si impugna come un tagliacarte e non come un bastone: pertanto la presa dovrà essere sicura, ma non contratta (ricordiamo il famoso paragone con la rondine, soffocata se tenuta troppo stretta, ma libera di fuggir via allentando troppo la presa). Il pollice si distende sul ricasso in corrispondenza del filo falso della spada e in opposizione all'indice e al medio che si avvolgono in corrispondenza del filo dritto; anulare e mignolo avvolgono l'impugnatura. Vi sono quattro posizioni di pugno, dette fondamentali, e quattro intermedie: dalle posizioni di pugno scaturiscono guardie, attacchi e parate.
A braccio disteso in avanti con la punta dell'arma rivolta in linea verso l'avversario, tenendo il filo dritto verso l'alto e il pollice verso il basso avremo la 1a posizione; ruotando di 90° il polso e portando il filo dritto in fuori e il pollice in dentro avremo la 2a;
un altro quarto di giro e con il filo dritto in basso e il pollice in alto avremo la 3a; e, infine, con l'ultimo quarto di giro, trovandoci con il filo dritto in dentro e il pollice in fuori saremo in 4a. Le posizioni intermedie sarranno dunque di 1a in 2a, di 2a in 3a, di 3a in 4a e di 4a in 1a.
4) La posizione e il passeggio in guardia
Le posizioni del corpo sono due: di guardia destra e di guardia sinistra. Immaginando una linea retta di direzione, detta appunto linea direttrice, nella posizione di guardia destra il piede destro sarà in avanti sulla direttrice, mentre il sinistro, arretrato sarà orientato a 90°-60° rispetto ad essa. I talloni non saranno in linea, ma leggermente divaricati, per ottenere maggior stabilità anche negli spostamenti laterali; le gambe saranno flesse e il busto naturalmente profilato e di poco inclinato in avanti. Tale posizione dovrà comunque essere il più naturale e rilassata possibile. La posizione di guardia sinistra è speculare a quella di guardia destra. Il passeggio sulla linea è di tre tipi: il passo, la passata e il passo incrociato; tali movimenti si possono fare sia nella posizione di guardia destra che di guardia sinistra, in avanti e all'indietro. Il passeggio laterale è invece di due tipi: di intagliata e di inquartata.
a) il passo: dalla posizione di guardia destra portare avanti il piede destro di circa 1 spanna e 1/2 e farlo seguire dal sinistro ritornando nella posizione originale; per il passo indietro sarà il piede sinistro a partire per primo;
b) la passata: dalla posizione di guardia destra portare in avanti il piede sinistro e ruotando le anche assettarsi in guardia sinistra; per la passata indietro portare indietro il piede destro;
c) il passo incrociato: dalla posizione di guardia destra avanzare con il piede sinistro mantendosi profilati nella medesima guardia, quindi riportare avanti il piede destro ritornando nella posizione originaria; per il passo incrociato indietro arretrare prima con il piede destro;
d) il passo d'intagliata: dalla posizione di guardia destra spostare il piede sinistro verso sinistra, quindi richiamare il destro riprendendo la posizione originaria;
e) il passo d'inquartata: dalla posizione di guardia destra spostare il piede sinistro verso destra incrociando, quindi richiamare il destro a riprendere la posizione di partenza.
Dalla posizione di guardia sinistra eseguire gli stessi movimenti specularmente.
Il passo d'attacco è denominato "passo straordinario", "distesa", "spaccato" o, più comunemente, affondo e consiste in un passo o in una passata lunghi il doppio: l'affondo non deve mai essere esagerato, poichè risulterebbe eccessivamente faticoso riassumere la posizione di guardia.
5) Le guardie
La guardia è una posizione di preparazione all'attacco o alla difesa. Le guardie sono di due tipi: ben formate e non ben formate. Le prime consistono nella posizione dell'arma in linea, le seconde sono le guardie confortevoli da assumere e da mantenere, eseguite con il gomito leggermente flesso. Sia le ben formate che le non ben formate sono di 4 tipi, corrispondenti alle quattro posizioni di pugno fondamentali: pertanto le ben formate consisteranno in linea di 1a, di 2a, di 3a e di 4a e le non ben formate in guardia di 1a, di 2a, di 3a e di 4a. Analizzando queste ultime si deduce che la prima è buona sia dal punto di vista offensivo che difensivo, ma è scomoda da mantenere, la quarta scopre eccessivamente il bersaglio avanzato e si concretizza di fatto in un invito, pertanto le migliori guardie da assumere sono la seconda e la terza, comode da mantenere e sicure dal punto di vista della copertura.
Simili alle guardie sono gl'inviti, posture in cui lo schermidore scopre volutamente un bersaglio del proprio corpo per provocare un attacco dell'avversario. Gli inviti prendono gli stessi nomi delle parate e, di fatto, si eseguono allo stesso modo.
6) Le parate
La parata è l'azione difensiva di opposizione e bloccaggio del colpo avversario. La classificazione delle parate è invenzione recente. Gli antichi Maestri a tal proposito si limitavano a dire che le parate si fanno col filo dritto o col filo falso, ingenerando molto spesso una confusione tra guardie e parate stesse. Pertanto, per maggior chiarezza, mutueremo l'elencazione delle parate dalla scherma di sciabola.
La parata di 1a - dalla linea di 1a, flettere il gomito: la lama, a punta in basso, si troverà quasi parallela al corpo.
La parata di 2a - dalla linea di 2a, flettere il gomito abbassando la punta verso terra.
La parata di 3a - dalla linea di 3a, flettere il gomito alzando la punta e girare il pugno di 2a in 3a.
La parata di 4a - dalla linea di 4a, flettere il gomito alzando la punta.
La parata di 4a falsa - simile alla 4a, ma con la punta verso il basso.
La parata di 5a - dalla linea di 1a flettere il gomito portandolo leggermente all'esterno, ponendo la lama orizzontalmente sopra la testa.
La parata di 6a - dalla linea di 4a flettere il gomito portandolo leggermente all'interno, ponendo la lama orizzontalmente sopra la testa.
La parata di 7a - dalla linea di 4a flettere il gomito richiamando l'arma, a punta in basso e lama parallela al corpo.
Ricordiamo che le parate di 1a, 2a, 3a, 4a, 4a falsa, 5a e 6a sono soggette a variazioni, cioè possono essere basse o alte, in avanti o indietro a seconda delle circostanze.
Le parate si eseguono generalmente di filo dritto, ma la 2a, la 3a, la 4a e la 4a falsa possono essere eseguite anche di filo falso (cosa che porterà alla classificazione francese nel XVIII sec. delle 8 parate di spada, di fatto le medesime quattro eseguite e di filo dritto e di filo falso).
7) I colpi
La spada da lato seicentesca è un'arma micidiale in quanto permette un gioco di punta efficacissimo grazie alla sua relativa leggerezza e alla sua lama dritta, ma anche un rapido gioco di taglio mediante i due fili della sua lama.
Per quanto riguarda il gioco di punta, l'antica trattatistica parla di tre tipi di colpo: la stoccata o punta sottomano, l'imbroccata o punta sopramano e la punta roversa; per comodità didattiche abbiamo aggiunto la punta dritta, in quanto, così facendo, è possibile abbinare a ogni colpo di punta una posizione di pugno fondamentale. Pertanto l'imbroccata si tirerà con il pugno in 1a a colpire la testa o la gola, la punta dritta con il pugno in 2a a colpire il petto, la stoccata con il pugno in 3a tirata all'addome e la punta riversa con il pugno in 4a verso il fianco. Ricordiamo comunque che la differenza fondamentale tra imbroccata e stoccata è che la prima è tirata passando sopra l'arma nemica, mentre la seconda passando sotto (non è infrequente una stoccata tirata con il pugno in 1a).
Passando al taglio, i colpi sono di due grandi categorie: i mandritti, che partono dalle parti destre di chi li tira per colpire le parti sinistre dell'avversario, e i roversi, che agiscono dalle parti opposte. Abbiamo poi l'ulteriore suddivisione in fendenti, che tagliano verticalmente dall'alto al basso, sgualembri, che tagliano diagonalmente da una spalla al fianco opposto, tondi, che tagliano orizzontalmente, ridoppi che tagliano diagonalmente dal fianco alla spalla opposta. Ognuno di questi colpi può essere eseguito di filo dritto; di filo falso possono essere eseguiti i tondi, i ridoppi (che prendono i nomi di falso dritto e falso manco a seconda che vengano tirati di mandritto o di roverso) e i montanti che tagliano dal basso in alto verticalmente.
La tecnica di portamento di qualsiasi attacco dev'essere estremamente composta e rapida, onde non "telefonare" il colpo all'avversario: nel tirare sia la punta che il taglio si distende il braccio e successivamente si avanza con il corpo. In particolare il taglio dev'essere eseguito strisciando come una rasoiata e non di percossa come una bastonata, tranne nel caso del tramazone, ovvero il colpo tirato di mulinello.
8) Le azioni schermistiche
Tutte le azioni schermistiche sia di attacco che di difesa devono obbedire ai criteri fondamentali di tempo, velocità e misura (quando farlo, come farlo, dove farlo).
Il tempo è l'unità di misura dell'assalto schermistico: ogni azione dello schermidore - una botta dritta, una parata, una finta - è considerata un tempo; scegliere il tempo significa dunque cogliere l'attimo più propizio per eseguire una determinata azione. Da ricordare altresì che la corretta azione d'attacco non deve superare i tre tempi (es. finta, finta, botta)
La velocità è riferita al tempo (fisico) impiegato per eseguire una determinata azione (rapporto spazio/tempo = velocità); la velocità non deve essere sempre necessariamente fulminea (es. una finta troppo veloce non viene neanche percepita dall'avversario e dunque non serve a nulla), ciò che conta è il gestire attivamente il mutamento di ritmo, per disorientare l'avversario.
La misura è lo spazio che dev'esserci tra due schermidori affinchè con un affondo essi si possano toccare. Rompere la misura significa allontanarsi dal proprio avversario, mentre chiuderla significa cercare il corpo a corpo (da qui l'antica distinzione tra gioco largo, la scherma di misura e gioco stretto, la scherma di sotto misura). Lo schermidore dovrà dunque abituare l'occhio alla misura per ben gestire i propri attacchi ed mandare a vuoto quelli dell'avversario.
Passiamo ora a descrivere le diverse tecniche.
8a) La finta
La finta è un'azione di simulazione d'attacco, per provocare una reazione in parata dell'avversario e colpirlo poi in un bersaglio scoperto. Per essere efficace, il movimento di finta dev'essere ben percepito dall'avversario onde causare la reazione voluta. La finta è di due specie: semplice e composta. La prima consiste in un unico movimento di finta che precede la botta, la seconda è composta da due movimenti di finta che precedono la botta (es. finta di mandritto tondo alla figura, finta di roverso tondo alla gamba e fendente alla testa). Da ricordare la raffinata tecnica della doppia finta (finta per causare la parata, interruzione del movimento d'attacco e, sul levarsi del ferro avversario dalla parata, conclusione al medesimo bersaglio).
8b) Il trovar di spada
Il trovar di spada, che nella trattatistica recente è conosciuto come presa di ferro, consiste nel deviare la lama dell'avversario dalla guardia per crearsi un varco e toccare. Quando il contatto sul ferro avversario è prolungato, l'azione prende il nome di legamento e ha per scopo o una preparazione d'attacco, o la provocazione di una reazione di "svincolo" dell'avversario. Se al contrario il contatto è istantaneo, esso prende il nome di battuta. Se invece il contatto è istantaneo, ma eseguito strisciando con forza sulla lama avversaria, è detto striscio. I legamenti e le battute si eseguono con movimenti simili alle parate di 2a, 3a, 4a, 4a falsa. lo striscio si esegue comunemente in dentro (in 4a) e in fuori (in 3a).
8c) La cavazione e la controcavazione
La cavazione è il movimento che permette di svincolarsi dal ferro avversario. Tale azione si esegue per eludere una parata o contro un tentativo di legamento, di battuta o di striscio. La cavazione sara dunque in dentro dal legamento di 3a o di 2a oppure in fuori da quello di 4a o di 4a falsa. La controcavazione è il movimento speculare da opporsi alla cavazione per mantenere la posizione di vantaggio sul ferro avversario.
8d) Il filo
Il filo è la tecnica che ha da sempre contraddistinto lo stile schermistico italiano e si basa sul principio della parata (o trovar di spada) e risposta (o botta) in un tempo unico. Per filo si intende dunque colpire (di punta) senza togliere il contatto dal ferro avversario, guadagnando gradi fino a raggiungere il bersaglio. La tecnica di parata-risposta in un tempo unico è attualmente denominata contrazione.
8e) Il mezzotempo e il controtempo
Il mezzotempo è il colpo tirato al bersaglio avanzato (braccio armato) sull'attacco dell'avversario, mentre il controtempo è il colpo tirato sempre sull'attacco dell'avversario, ma ai bersagli arretrati (l'attuale "arresto in tempo").
8f) Il traccheggio e i mulinelli
Il traccheggio consiste in una serie di movimenti dell'arma preparatori ad un attacco o a una difesa; i più utilizzati sono i mulinelli, cioè movimenti rotatori della spada aventi per perno il polso (nodo di mano). I mulinelli sono di tre tipi: dall'alto, montanti e intorno. Ognuno di questi può essere eseguito sia a destra che a sinistra.
I mulinelli si eseguono facendo compiere alla spada un giro completo che termina: in un fendente, per i mulinelli dall'alto, in un ridoppio, per i mulinelli montanti, in un tondo, per i mulinelli intorno (il colpo che scaturisce dal mulinello è definito tramazone). Il traccheggio con i mulinelli stava alla base della scherma cosiddetta "di squadrone" ovvero il combattimento all'arma bianca in un'azione bellica.
9) Le prese di gioco stretto
Tali tecniche, usate ampiamente nella scherma più antica, pur sparendo gradualmente con l'alleggerirsi e il velocizzarsi dell'arma e l'ingentilirsi dello stile di combattimento, vengono insegnate fino ai primi decenni del XIX secolo e si basano sostanzialmente sul bloccaggio, effettuato dalla mano disarmata, della mano armata dell'avversario, seguito da un colpo di punta, di fornimento o di pomolo. Ovviamente per eseguire queste tecniche è necessario chiudere la misura in modo deciso e rapido per evitare il controtempo dell'avversario. Onde non dilungarci eccessivamente in queste tecniche che competono maggiormente alla scherma medievale e rinascimentale, descriveremo la più comune delle prese, ossia la presa sopramano.
La presa sopramano è la tecnica più semplice ed efficace del gioco stretto: può essere eseguita sia entrando verso le parti interne che esterne dell'avversario, afferrandogli da sopra,con la mano disarmata in 2a, il polso della mano armata; entrando dalle parti esterne sarà più agevole concludere l'azione con una stoccata, mentre entrando dalle parti interne sarà migliore un colpo di pomolo o di fornimento al viso o al petto.
10) Il pugnale ("mano sinistra")
Le tecniche di spada e pugnale risalgono ai primi anni del XVI secolo con l'apparizione delle spade da filo a una mano e vengono insegnate fino alla fine del XVIII. Il pugnale da duello possedeva una lama lunga dai 30 ai 40 cm e spesso non aveva filo, in quanto tutto il suo potere offensivo stava nella punta. Posto che i tipi di pugnale per schermire erano molteplici, quello di fatto più sicuro e adatto, anche se più ingombrante, era il pugnale con la guardia a vela, alla spagnola, poichè proteggeva perfettamente la mano sinistra da eventuali imperfezioni nel movimento di parata e dal mezzotempo.
Rispetto alla tecnica di spada sola, dove guardia e passeggio sono quasi esclusivamente eseguiti dal lato della mano armata, nella spada e pugnale, come in ogni stile d'arma doppia, c'è un continuo mutamento di guardia e un passeggio costituito in prevalenza da passate.
Il pugnale serve sostanzialmente per parare e trovar spada, ma, stringendo la misura, può anche essere usato per vibrare colpi di punta.
Le guardie di spada e pugnale sono molteplici e pressochè differenti da trattato a trattato, perciò ne suggeriamo due di base:
guardia destra - spada in guardia di 3a e pugnale in invito di 5a
guardia sinistra - spada in guardia di 2a e pugnale in guardia di 3a.
Le parate di pugnale sono la 2a, la 3a, la 4a, la 5a e occasionalmente la 1a bassa e la 4a falsa. Ad esse si aggiunge la parata di testa incrociata con la spada (spada e pugnale in 5a contemporaneamente).
L'azione schermistica della spada e pugnale necessita di un coordinamento e di una velocità di reazione raddoppiate. Le armi da gestire sono due, pertanto bisogna allenare alle posizioni anche il braccio non utilizzato nella spada sola; inoltre avendo a disposizione un'arma per parare e una per colpire, i tempi d'azione dimezzati sono più frequenti, poichè mentre si para con il pugnale, contemporaneamente si colpisce con la spada.
11) La cappa
La cappa, ovvero il mantello, accessorio d'abbigliamento comunemente usato dal XVI al XVIII secolo, era spesso utilizzata in abbinamento alla spada come arma doppia, per imbrigliare, tra le pieghe del pesante tessuto con cui era confezionata, la lama avversaria. La cappa era dunque un mantello lungo circa fino a mezza coscia e la moda voleva fosse indossato ad armacollo, ovvero con il bavero appoggiato sulla spalla sinistra e i lacci di chiusura annodati sotto l'ascella destra. Dopo aver sfoderato la spada, il duellante scioglieva i lacci, lasciava scivolare il manto sul braccio sinistro e quindi lo imbracciava.
La cappa si impugna in due modi: sciolta o imbracciata. Per impugnarla sciolta è necessario afferrarla con la mano disarmata al centro del bavero, mentre, per imbracciarla, dall'impugnatura sciolta bisogna avvolgerla al braccio facendola ruotare due volte da dentro in fuori. Il primo modo sarà utile stando fuori misura, per infastidire l'avversario usando la cappa come una frusta o per lanciargliela sulla spada o in viso, mentre il secondo servirà stando a misura per deviare la lama dell'avversario durante il fraseggio schermistico.
Con la cappa non si para, si devìa. In particolare ai colpi di taglio non ci si oppone direttamente con la cappa, ma prima si para di spada e poi, una volta bloccata la forza del colpo tirato, si scansa la lama con la cappa imbracciata. Pertanto la vera abilità nel maneggio della cappa sta nell'utilizzarla sciolta a disorientare l'avversario, senza ovviamente intralciare i propri movimenti.
La cappa può anche essere lanciata, facendo seguire al lancio un attacco rapidissimo di spada. Il lancio della cappa può essere eseguito direttamente con un movimento del braccio che tiene la cappa stessa, oppure, appoggiandola sulla propria lama, scagliarla utilizzando il movimento di scatto in avanti della spada.
12) Bibliografia
Salvatore Fabris - De lo schermo - Copenhagen, 1606; Nicoletto Giganti - Teatro, nel quale sono rappresentate diverse maniere e mode di parare et di ferire di spada sola et spada e pugnale - Venezia, 1606; Ridolfo Capoferro - Gran simulacro dell'arte e dell'uso della scherma - Siena, 1610; Francesco Alfieri - L'arte di ben maneggiare la spada - Padova, 1683; Lelio, Titta e Francesco Antonio Marcelli - Regole della Scherma - Roma, 1686; Bondì di Mazo - La spada maestra - Venezia, 1696; Rosaroll Scorza - Trattato della spadancia - Napoli, 1818.
Fonte: http://www.scherma.torino.it/wp-content/uploads/APPUNTI_DI_SCHERMA.doc
Sito web da visitare: http://www.scherma.torino.it/
Autore del testo: G.Rapisardi
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