Appunti di storia economica

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Appunti di storia economica

Storia economica europea dal M.E. al XX secolo, fino al secondo dopoguerra.

Durata: V - XV sec., 1000 anni circa, dal 476 d.C. (caduta dell'Impero Romano d'Occidente) alla fine del 1400, con le grandi scoperte geografiche. L'anno 1000, tra X e XI sec., funge da spartiacque tra ALTO M.E. (476-1000) e BASSO M.E.
Dopo abbiamo l'ETA' MODERNA, tra le grandi scoperte geografiche e le rivoluzioni borghesi, e l'ETA' CONTEMPORANEA, nel XX sec.
Prima del M.E. c'è la "tarda romanità", la fase di declino dell'impero, dal II sec. d.C. alla caduta.

II  | III | IV |  V  | VI | VII | VIII | IX |  X  | XI | XII | XIII | XIV | XV | XVI | XVII | XVIII | XIX | XX

  • 1000

Fine romanità              Alto M.E.                          Basso M.E.              Età moderna             Età contemporanea

I primi secoli dell'alto M.E. segnano la transizione dalla civiltà romana a quella medievale. Il paesaggio offriva la sensazione di grande desolazione, degrado. I Romani avevano urbanizzato il territorio scegliendo la città come luogo di residenza.
Le città erano centri di organizzazione del territorio, sedi di mercato, centri di culto, centri culturali e luoghi d'incontro (piazze, terme, palestre), dopo la caduta dell'Impero anche le città sono DECADUTE, paiono aver esaurito le loro funzioni, paiono città deserte, famiglie scomparse, città abbandonate, logorate dalla guerra, dai saccheggi, dagli incendi. La popolazione rimasta si approvvigiona di derrate alimentari provenienti da appezzamenti di terreno entro le mura. Gli edifici sono più modesti, compare il legno à città ruralizzate.
Le campagne sono in larga misura incolte, invase da vegetazione spontanea, boschi, acque - non c'è più un controllo degli argini - e militarizzate, le residenze patrizie sono fortificate.
La civiltà romana si sta eclissando per due motivi:

  • Le grandi migrazioni di popoli, invasioni barbariche; dal II e III sec. si accentuano nel V secolo d.C., premendo sui confini dell'Impero da est e da nord. Popolazioni nomadi in cerca di terra per stanziarsi o popoli guerrieri che vivono di rapina. A causa di questo la gente fugge dalle città in cerca di luoghi più appartati. I popoli invasori portano anche la loro cultura, è un incontro/scontro, anche da qui la diffusione del legno, ecc. Si cerca di sfruttare i boschi, le paludi, la caccia e la pesca. Lo sfruttamento delle aree incolte prevale sulla coltura diretta. Le campagne sono militarizzate perché la popolazione cerca di difendersi tramite le fortificazioni.
  • Oltre le minacce provenienti dall'esterno dell'Impero, all'interno c'è crisi dell'economia romana e il dissolvimento delle istituzioni romane. Il deterioramento interno all'Impero è accelerato dall'arrivo dei barbari.

L'Impero Romano era diventato una compagine eccessivamente vasta causa di ingenti spese per la difesa dei confini, ma era anche una compagine fragile al suo interno, sottoposta a continue tensioni tra la capitale, Roma, considerata eccessivamente costosa, e le province romane, gravate da imposte, ne sopportano il peso.
C'era concorrenza tra province e territori italiani, tra centro e periferia dell'Impero. L'organizzazione amministrativo/militare era troppo pesante causa di un inasprimento della pressione fiscale. Le attività produttive sono in crisi per:

  • Eccessivo carico fiscale - fisco rapace e impietoso che scoraggia tutte le iniziative
  • Calo demografico frutto di carestie, epidemie, contrazione della natalità; la classe degli schiavi non si riproduce. La popolazione tende a invecchiare

Una nuova epoca si annuncia, la vita ricomincia dalle campagne, questo caratterizzerà tutto l'alto M.E., si impone la civiltà della campagna. Nelle campagne ci sono diverse realtà di vita associate:
MONASTERI: si va verso forme di convivenza diverse da quelle tradizionali, si cercano grandi spazi, nuova solidarietà. Il Monastero svolge molte funzioni della città: centro culturale, economico (di una certa proprietà, amministrazione). I beni di chi si faceva monaco andavano al monastero che riceveva anche eredità, donazioni, ecc. Giustiniano dichiarò inalienabili le terre ecclesiastiche. Il monastero è centro di una vera azienda agraria. La proprietà monastica era in uno spazio molto vasto e molto diffusa perché unione di patrimoni diversi, policentrica. C'è interscambio all'interno della proprietà monastica. Spesso sono riconosciute anche funzioni amministrative. Regola benedettina: obbligo di lavoro per il monaco. Il monastero supplisce alle città decadute.
COMUNITA' DI VILLAGGIO: vivono dello sfruttamento delle aree incolte, beni comuni, indivisi, amministrati collettivamente
CORTI DELL'ALTO M.E.: le grandi proprietà fondiarie che si estendono a scapito delle comunità di villaggio

Conduzione dei grandi possessi fondiari tra tarda romanità e M.E., come si attua?
In Occidente prevale la cosiddetta gestione mista, due gestioni che si combinano, la grande proprietà si scompone in due parti:

  • Parte centrale: gli edifici padronali, residenza del proprietario, abitazioni degli schiavi, complesso dei servizi e una quota delle terre gestite direttamente da proprietario e schiavi
  • Parte circostante: data in affitto ad affittuari coltivatori

Si tratta di due gestioni diverse, inizialmente nell'Impero s'erano formate grandi proprietà perché era facile acquisire schiavi per lavorare, quando l'impero va in declino, con meno schiavi e il calo demografico, il proprietario decide per la gestione mista perché manca la forza lavoro.
La situazione è EVOLUTIVA, non stabile. Con l'andare del tempo gli affittuari della parte circostante si indebitano e non pagano i canoni dovuti. Nella parte centrale il lavoro degli schiavi si riduce. Il cumularsi di arretrati di affitto porta a convertire il piccolo affitto in COLONIA.
La situazione cambia, il proprietario inizia a chiedere prestazioni di lavoro ai coloni (corvée). Nella parte centrale lavorano schiavi e coloni, le parti circostanti sono affidate ai coloni; le due parti cominciano a legarsi, tendono a formare un'unità. I coloni iniziano a entrare nella protezione del proprietario offrendo le prestazioni di lavoro.
La carenza di braccia durante la tarda romanità e l'alto M.E. non stimola l'avanzamento della tecnica perché si può sempre contare sulle prestazioni di lavoro dei coloni. In quest'epoca si assiste a uno sperpero della manodopera, nonostante sia scarsa à cattiva organizzazione del lavoro, tranne nei monasteri dove vige il motto "ora et labora".
La colonìa come forma di compartecipazione al prodotto ha origini nella tarda romanità e nell'alto M.E. La colonìa può derivare dal piccolo affitto [contratto proprietà/coltivatore; il grande affitto si ha quando il terreno è preso da un imprenditore che fa lavorare manodopera salariata] oppure dalla condizione di proprietario coltivatore [un piccolo proprietario di fronte al fallimento cede l'appezzamento pur di rimanere sotto la protezione di un potente. I grandi imprenditori cercavano di espandersi, i piccoli cercavano soprattutto protezione]
La situazione è ancora EVOLUTIVA. Grande azienda fondiaria o corte:

  • Parte centrale: schiavi + prestazioni coloniche
  • Parte circostante: lavoro coloni à i coloni diventano servi della gleba, per legge si stabilisce un vincolo perpetuo agli appezzamenti. I servi della gleba sono coloni privati della libertà di movimento.

La servitù della gleba deriva dalle riforme di Diocleziano e Costantino, III e IV sec., l'Impero Romano vacilla perché non ha mezzi finanziari a sufficienza per la guerra, non ha derrate alimentari a sufficienza per eccesso di terre incolte, mancano i soldati, l'Impero era venuto a patti lasciando terreni ai barbari in cambio del servizio militare. Con Diocleziano e Costantino inizia una rigida disciplina della vita economica, inquadramento di tutti i sudditi in categorie ereditarie organizzate secondo la professione. In questa maniera è garantito l'esercito e anche le altre attività.
Giustificazione: ognuno con la sua professione deve contribuire al mantenimento dello Stato, sudditi in funzione dello Stato, compresi i successori.
A questo punto viene introdotto il sistema della responsabilità collettiva, lo Stato per garantirsi ha come referente i gruppi, non i singoli. La categoria diventa responsabile del pagamento delle imposte di tutti i suoi componenti, lo Stato si cautela dalle inadempienze dei singoli, per avere maggiori mezzi finanziari.
La servitù della gleba è un vincolo perpetuo del coltivatore alla terra, deriva da questo inquadramento apportato da Diocleziano e Costantino. La servitù della gleba risponde alle seguenti esigenze:

  • Esigenze produttive: garantisce le braccia alla coltivazione in una fase di calo demografico
  • Esigenze militari: i coloni dovevano prestare servizio armato
  • Esigenze fiscali: le terre erano divise in unità fiscali che dovevano dare un contributo in natura, l'importanza è la certezza del gettito, garantito dalla fissità del colono

I contributi erano dovuti ai pubblici magazzini che poi ridistribuivano i prodotti, il mercato ha dimensioni ristrette, una parte dei beni era ridistribuita senza passare attraverso il mercato. Solo nella seconda metà dell'800 i mercati saranno pienamente sviluppati. I governanti si preoccupano della ridistribuzione. La corte è la grande azienda familiare, individua una comunità di individui, unità sociali, tendenzialmente bastante a se stessa e segna la concentrazione di funzioni economiche e funzioni militari.
C'è isolamento dell'economia, contrazione di traffici, per questo nascono spazi coltivati all'interno delle mura, solo in Italia le città sopravvivono.
I barbari costruiscono alcuni edifici nelle città, i vescovi costruiscono luoghi di culto, i mercanti rimasti sviluppano i sobborghi, sedi di fiere. Nelle città è rimasta una sparuta popolazione che fa riferimento al vescovo, rimasto nella diocesi. In occasione delle festività religiose i vescovi portavano le fiere, il sobborgo diventa anche centro di qualcosa di più grande, la ripresa urbanistica del X secolo.

Il sistema feudale: ordinamento della società
Dove? Francia, con il passaggio dai Merovingi ai Carolingi
Quando? Alto M.E., sec. VIII - XI
Motivi? Clima diffuso di insicurezza per il susseguirsi di invasioni barbariche; progressivo indebolimento dell'autorità dello Stato, lo Stato non è in grado di garantire la tranquillità ai suoi sudditi.
I sovrani, consci della debolezza, incominciano a concedere benefici fondiari - terre demaniali - a cavalieri del loro seguito, se faceva già come riconoscimento di servizi ricevuti, è pratica antica, in cambio di un giuramento di fedeltà, di vassallaggio e di servizio armato. In questo rapporto due sono gli elementi essenziali e complementari:

  • Beneficio fondiario
  • Giuramento di fedeltà

Il rapporto feudale è basato su consuetudini antiche. Il rapporto è destinato a creare tutta una serie di subconcessioni. I beneficati costituiscono a loro volta uno strato di fedeli, i quali terzi pur di avere terre sono disposti anch'essi a dichiararsi fedeli e cos' via. La concessione sovrana di terre dà diritto ad effettuare tutta la serie di subconcessioni. Anche dal basso i servi pur di avere protezione e usi della terra fanno atto di sottomissione, vassallaggio. Da qui deriva una struttura della società rigida perché gli strati sociali sono legati tra loro da obbligazioni reciproche. E' anche una società gerarchica perché lega il sovrano al più umile servo della gleba. L'autorità centrale è sempre più debole quindi i beneficati riescono ad avere sempre più spesso condizioni di favore.
Nel sec.IX le concessioni sovrane, che erano temporanee, diventano perpetuee, ereditarie, i benefici fondiari entrano definitivamente nel patrimonio dei beneficati.
Nel sec.X il sovrano è costretto a riconoscere dei poteri sovrani ai beneficati, cioè ai proprietari fondiari, il che avviene con la concessione delle immunità fiscali e giurisdizionali. Le immunità possono essere di due tipi: di diritto e di fatto. Le immunità di diritto erano riconosciute a enti religiosi. L'esattore delle imposte non poteva entrare in queste terre. L'ente religioso doveva difendere in proprio il territorio. Immunità fiscale e giurisdizionale. Queste immunità però portavano più vantaggi che oneri. La proprietà laica voleva anch'essa delle immunità acquisendo terre ecclesiastiche o sottraendole agli esattori fiscali e utilizzandole come se l'immunità di diritto ci fosse, per questo si parla di immunità di fatto.
Effetti di questo ordinamento sulla società:

  • Rafforzamento della classe fondiaria che ingrandisce i suoi possessi, quando le concessioni da temporanee diventano definitive; il rafforzamento avviene nei confronti dell'autorità centrale
  • La classe fondiaria viene investita di attribuzioni sovrane, diventano sostituti del re; l'ambito territoriale entro cui esercitano tali poteri è la signoria fondiaria, qualcosa di più complesso della corte: un circondario più vasto che comprende anche villaggi, terre di piccoli proprietari, ecc. ciò vuol dire che l'autorità del signore si estende oltre i confini della sua proprietà.

Si ha nel X secolo il fenomeno dell'incastellamento, le campagne si coprono di castelli, simbolo dell'autorità, che si impongono sulla corte padronale e individuano il circondario sottoposto all'autorità del signore. Le campagne sono governate da un mosaico di signorie fondiarie. Il signore gode allora di due tipi di entrate:

  • Rendite fondiarie derivanti dalla sua azienda - corte
  • Proventi bannali che derivano dai tributi che il signore impone ai residenti nella signoria

Il signore finirà per trascurare la conduzione delle terre che rendono poco, per concentrarsi sullo sfilare soldi ai residenti. Il castello è anche luogo di raccolta dei prodotti agricoli, in caso di carestia è il signore che deve provvedere alla sopravvivenza. Nella corte non c'è scambio, qualcuno ce n'è nella signoria, per la presenza di figure diverse.

  • Frazionamento dell'autorità statale, crisi profonda dello Stato

Ordinamento feudale della società e fondazione delle signorie avevano determinato una stabilità di rapporti e un clima di tendenziale sicurezza. I servi della gleba avevano garantito l'uso della terra e la protezione; ai signori era garantita forza lavoro in un periodo di calo demografico e uomini armati per la difesa. Il sovrano era così assicurato della difesa su tutto il territorio e aveva controllo delle aree più lontane. Stabilità di rapporti e sicurezza tendenziale gettano le basi della ripresa di tutta l'economia dopo il 1000 nei sec.XI - XII - XIII.
Segnali di ripresa economica:

  • incremento della produzione agricola
  • crescita demografica

L'incremento della produzione agricola è frutto di due tendenze: si espande l'area coltivata per effetto di bonifiche, sodamenti, disboscamenti; si recuperano alla coltivazione nuove terre [ordini monastici, i monaci avevano acquisito competenze ed erano quindi aperti alle tecniche agricole tramite i vecchi testi di agricoltura] e si compiono progressi della tecnica agraria à aumento della produttività [maggior prodotto per unità di superficie]; in passato si esprimeva con il rapporto prodotto/semente evitando le diverse unità di misura per la superficie. I progressi consistono in:
Perfezionamento attrezzi, gli attrezzi iniziano ad essere in ferro, non più in legno, la maggiore robustezza consente lavorazioni più profonde del terreno
Miglioramento delle tecniche di attacco degli animali per consentire il traino di attrezzi più pesanti. Il bue è l'animale da traino, il cavallo si diffonde lentamente perché costoso e troppo veloce. Miglioramenti riguardo anche al collare rigido e alla ferratura per il cavallo, il giogo frontale per il bue
Rotazioni agrarie o avvicendamenti colturali. La concimazione era un problema dell'agricoltura medievale, doveva contare esclusivamente su escrementi naturali, quindi le quantità erano insufficienti, c'era la necessità di effettuare rotazioni, alternare coltura e riposo, per consentire il reintegro delle sostanze perdute dal terreno sottoposto a colture e garantire il soddisfacimento delle esigenze alimentari della popolazione. Era in uso la rotazione biennale ma in questo modo si produceva solo per il 50% della terra
Cereali panificabili a semina autunnale (frumento); cereali a semina primaverile
Si riduce l'incolto, si riduce il rischio di annate sfavorevoli (se va male in autunno si può recuperare in primavera), consente una maggiore fertilizzazione.
Si dà impulso alle colture specializzate, dando impulso alle colture della vite e dell'ulivo, ciò consente un'alimentazione più diversificata. Nelle aziende monastiche si costruiscono strutture specializzate producendo vini non conservabili né trasportabili. Impulso all'allevamento, più carne, più latte e latticini in genere.
La crescita della popolazione è conseguente a un'alimentazione più abbondante e diversificata.

  • Una parte della produzione sovrabbondante prende la via dello scambio, si animano i mercati, riprende la vita urbana
  • Con la crescita della popolazione si viene a creare un esubero di braccia, parte resta in campagna e va a lavorare nelle bonifiche, parte affluisce in città ripopolando queste e dando impulso allo sviluppo di artigianato e commercio, mutamenti delle campagne modificano il quadro urbano

Tutto questo determina un declino del regime curtense, della corte come unità autosufficiente, si assiste anche a uno smembramento della grande proprietà.
Il basso M.E. ha fasi di crescita e depressione, X - XIII secolo in ripresa, poi XIV -XV di carestia, epidemia, quindi inizial'età moderna.
Risorgono le campagne e tutto ciò si trasmette al mondo urbano. Il frazionamento degli appezzamenti, dovuto allo sviluppo delle famiglie, comporta ugualmente la sussistenza dato l'aumento della produttività. C'è il rifiuto delle corvée, il signore ha sempre più difficoltà a trovare prestatori di lavoro. Il clima di libertà nelle città provoca l'intolleranza dei concessionari nei confronti delle prestazioni di lavoro obbligatorie. Si tende a chiedere la trasformazione delle corvée in canoni di denaro à commutazione. Anche i signori hanno cambiato idea, si inizia a comprendere l'importanza del denaro, accettano le commutazioni. I signori riducono la superficie gestita direttamente, cosa che non crea grandi danni, dato l'aumento di produttività. I terreni vengono ceduti con contratti a lunga scadenza, due sono le conseguenze interessanti, la grande proprietà inizia a smembrarsi.

  • Si forma uno strato di aristocrazia rurale formata da amministratori del signore, esattori di imposte, coltivatori arricchiti che prendono in affitto le terre
  • Comparsa di lavoratori salariati che sono richiamati a lavorare nelle bonifiche, soprattutto nelle aziende monastiche

La disgregazione del regime curtense porta alla chiusura dei laboratori curtensi, la corte come unità autosufficiente sta declinando, il regime curtense è ormai superato. C'è una nuova mobilità di uomini e merci. Se i laboratori curtensi chiudono, la domanda di manufatti si trasferisce dalla campagna alla città, risorge l'artigianato urbano e quindi c'è un richiamo di forza lavoro dalle campagne alla città. Le campagne mantengono un ruolo importante perché devono soddisfare le esigenze proprie e delle città. Il rapporto città-campagna si sta modificando, si stringe con un'egemonia della città sulla campagna, la città esige un approvvigionamento abbondante e a buon mercato di generi alimentari e materie prime tessili sfavorendo i produttori agricoli. Tutta la politica economica della città è tesa a evitare le carestie, per questo si parla di approvvigionamento abbondante, e a favorire l'artigianato urbano, è quindi necessario che l'approvvigionamento dalle campagne sia a basso prezzo. Tutto il prodotto delle campagne deve confluire sul mercato urbano, solo nel '700 ci saranno delle reazioni. I manufatti cittadini vengono inviati nelle campagne, le campagne sono luogo di approvvigionamento a buon mercato e mercato di sbocco per prodotti finiti, in questo senso la città assoggetta la campagna. La città fa divieto di impiantare lavorazioni nelle campagne, non vuole concorrenti, è sede di produzioni artigiane e di scambi. Le città favoriscono un indebolimento dell'autorità del signore anche se rimangono alcuni elementi di tipo feudale come alcuni tributi, dazi di mercato, ecc. Solo con Napoleone si inizia a spazzar via tutti i vecchi privilegi. La città e la campagna raramente si incontrano, diventano due mondi diversi.

Forme organizzative della produzione (di Bücher)

  • Produzione domestica, ha origini antichissime, per consumo immediato, si produce entro le pareti domestiche per soddisfare i bisogni familiari. Il ciclo produzione-consumo non prevede il passaggio dal mercato
  • Bottega artigiana, tipica della città medievale (i diversi stadi tendono anche a coesistere), alla sua testa c'è un mastro artigiano che coordina i diversi fattori produttivi. Fattore lavoro: l'apporto di lavoro del mastro è determinante, il mastro si è formato attraverso un periodo di apprendistato - è un periodo di trasmissione orale del mestiere - ha acquistato alta professionalità che consente all'artigiano di dominare tutte le fasi del processo; spesso ha come collaboratore l'apprendista, per la trasmissione orale del mestiere, o qualche lavorante, quasi sempre lavorano con lui i familiari, trattandosi di impresa familiare. Capitale e strumenti di lavoro: gli strumenti di lavoro sono manuali, poco costosi e spesso fabbricati all'interno della bottega, l'immobilizzo di capitale è modesto, l'impresa ha scarse disponibilità finanziarie. Non ha la solidità finanziaria per operare su mercati lontani, ne deriva che la bottega artigiana ha come mercato di sbocco quello urbano, un mercato di cui conosce i gusti per cui il periodo produzione à realizzo delle vendite è breve, spesso lavora su commissione, si produce e si vende. Gli strumenti di lavoro sono di proprietà del mastro artigiano, diversamente dal lavoro industriale; le materie prime possono essere anche del cliente, l'investimento di capitale è modesto.
  • Industria a domicilio, si rivolge al mercato internazionale, si sviluppa in modo particolare nel territorio fuori mura, per i seguenti motivi: eludere i divieti corporativi, disporre di manodopera a più buon mercato e possibilità di trovare forza motrice ed energia idraulica abbondante
  • Manifattura e fabbriche: produzione accentrata sotto uno stesso tetto; Manifattura: tipica preindustriale, tecniche tradizionali, poggia su una strumentazione manuale. Fabbrica (o Macchinofattura, secondo Marx): produzione accentrata, macchina essenziale, determina quantità e qualità della produzione. Processo scomposto in varie fasi, calano i prezzi, si riducono i tempi di lavorazione

L'artigiano non è libero, gli artigiani si organizzano in corporazioni d'arti e mestieri: associazioni di mestiere sorte nel sec.XI, diverse dai collegi professionali dell'antichità nati per creare momenti di incontro. In molte aree europee si sciolgono a fine '700. Le finalità delle corporazioni sono di tipo economico e sociale, nel tempo prevarranno le prime.

  • Finalità economiche
    • Assicurare il monopolio delle commesse agli associati, chi aveva bisogno di un certo lavoro doveva rivolgersi alla corporazione
    • Limitare la concorrenza tra gli iscritti, per assicurare parità di condizioni
  • Finalità sociali
    • Mutuo soccorso, provvidenze a favore degli iscritti in caso di bisogno, sopperiva alla carenza di servizi sociali
    • Formazione professionale, si preoccupava di impartire un'istruzione e un'etica professionale attraverso l'istituzione e la regolamentazione dell'apprendistato

La corporazione è un'aristocrazia tra pari [Luigi Einaudi]
Era vietata la pubblicità, in quanto contraria allo spirito di fraternità, i segreti tecnici andavano trasmessi, per lealtà. La politica delle corporazioni tende ad essere acapitalistica, tende a regolamentare la produzione nell'ambito dell'economia cittadina, ne controlla la quantità, erano le istituzioni cittadine ad affidargli questo compito, ricerca costante di un equilibrio offerta-domanda à NO sovrapproduzione; controllo della qualità a garanzia dei consumatori e per il prestigio dell'arte, l'associato doveva produrre secondo le norme degli statuti delle corporazioni. Gli statuti delle corporazioni codificavano delle tecniche produttive, finivano spesso per creare un immobilismo delle tecniche, da organismi democratici diventano in età moderna ('500-'600) monopolio ereditario di pochi, istituzioni sempre più chiuse. Le corporazioni si avviano al declino perché cominciano a sorgere delle organizzazioni che intaccano il monopolio, fanno concorrenza e indeboliscono le corporazioni. La città è anche sede del mercato, degli scambi, bisogna distinguere il piccolo commercio, di breve raggio, tra città e campagna, e il grande commercio, sulle lunghe distanze; ci sono centri urbani inseriti nei grandi mercati internazionali. Il campo di azione del grande mercante è il grande commercio, il grande mercante è la figura più emblematica dell'espansione dei sec.XI - XIII per la forza della personalità, l'attitudine ad affrontare il rischio [rischi dovuti all'isolamento dei mercati, strutture arretrate, grandi differenze di prezzo]. Grandi opportunità si accompagnano a grandi perdite, dopo aver conseguito una vasta preparazione in seguito a un periodo di tirocinio presso il fondaco delle merci il mercante inizia a viaggiare, era soprattutto un acuto osservatore, i diari dei mercanti sono infatti una buona fonte di conoscenza, gli appunti di viaggio stampati costituiscono le pratiche della mercatura, strumenti utili alle aziende operanti al tempo. Il grande mercante ha anche grossa disponibilità finanziaria che gli consente di poter variare tempi e spazi operativi.

Il grande mercante esercita tutte queste attività non specializzate:

  • Piccolo commercio
  • Grande commercio internazionale
  • Attività produttive nella forma dell'industria a domicilio
  • Operazioni finanziarie
  • Gare d'appalto
  • Investimenti immobiliari

Il grande mercante utilizza la sua organizzazione per più attività così da ridurre l'incidenza dei costi, ripartire i rischi e prestare garanzie al credito. Il grande mercante svolge varie funzioni per massimizzare i profitti.

Nuovi strumenti di credito di cui viene a disporre il mercante, nuove forme di credito commerciale:

  • Cambiale pagherò: promessa di pagamento da effettuarsi in un tempo e un luogo stabiliti
  • Cambiale tratta: ordine di pagamento che il traente dà al trattario affinché paghi il beneficiario, coinvolge tre persone anziché due, un compratore e un venditore intermediati da un trattario

I mercanti sono inizialmente itineranti, col tempo le organizzazioni si estendono e il mercante diventa sedentario, operando contemporaneamente su più piazze (in questa fase nasce la cambiale tratta, quando il mercante diventa sedentario)
Vantaggi della tratta: consente di effettuare un pagamento a distanza senza il trasporto materiale del denaro. Il trattario è un operatore che sta sulla piazza dove operano i venditori, nella maggior parte dei casi il terzo è un cambiavalute che spesso anticipa il denaro, è anche prestatore di denaro. Il compratore dà ordine al trattario di pagare e anticipare il denaro, la tratta permetteva di eludere il divieto della Chiesa che condannava il prestito ad interesse, con la tratta si maschera il contratto di mutuo con quello di cambio e il tasso di interesse veniva mascherato sotto forma di tasso di cambio. I mercanti si facevano così credito fra loro. La tratta semplifica i pagamenti perché le cambiali portano come data di scadenza le fiere per il saldo finale. Durante le fiere della Champagne crediti e debiti si compensano, le fiere sono stanze di compensazione in cui il pagamento riguarda solo il saldo finale, in questo modo sono possibili minori spostamenti di denaro.

La tecnica degli affari fa notevoli progressi nel basso M.E., i grandi mercanti creano nuovi strumenti di credito, nuove forme associative tra cui la compagnia, elaborano nuovi sistemi di rilevazione contabile, un nuovo modo di condurre gli affari, l'uso diffuso della scrittura, nuove forme organizzative nel campo della produzione come l'industria a domicilio, ecc. Fa la sua comparsa una forma di precapitalismo commerciale finanziario limitato ad alcune aree, nel suo complesso l'economia resta agricola con permanenza di rapporti feudali nelle campagne. Nella città produzione di tipo industriale ancora regolamentata dalle corporazioni. L'industria a domicilio è una forma organizzativa nuova però si seguono le tecniche tradizionali, non c'è meccanizzazione dei processi produttivi o formazione di nuovi rapporti, produce per piazze distanti, è questa la più grande diversità. Non si può ancora parlare di produzioni capitalistiche in età medievale. Le aree più dinamiche e a più forte connotazione urbana in Europa:

  • Area mediterranea, a sud, domina fino al '300 compreso, dopo le scoperte geografiche diventa area periferica
  • Area Mar Baltico - Mare del Nord, a nord, emerge nel '200-'300 finché nel '500 il Mare del Nord diventa il primo mare al mondo per importanza

AREA MEDITERRANEA: la leadership degli affari è degli italiani, veneziani e genovesi, con i catalani e i provenzali. Gli italiani sono intermediari con l'Oriente. Motivi del primato degli italiani:

  • Posizione geografica, dall'antichità fino alle grandi scoperte il commercio Oriente-Occidente avviene fra Mare Mediterraneo e Oceano Indiano
  • Partecipazione alle crociate, aveva fruttato la concessione di basi esclusive nel Mare Mediterraneo; avevano costituito "colonie commerciali": una banchina, un piccolo quartiere dove avevano la possibilità di commerciare e depositare merci senza l'intervento dell'autorità locale
  • Le città italiane si erano organizzate in liberi comuni, si erano dotate di un governo cittadino autonomo, godevano di un'autonomia politica ed economica che comprendeva anche tutto il contado, quasi come piccoli stati

La formazione dei comuni però non è tipica esclusiva dell'Italia, ma l'autonomia all'estero era solo amministrativa, in Italia il processo percorre tutto il suo sviluppo à autonomia politica ed economica. Questi piccoli stati hanno quindi grande forza, sono governati da mercanti e attenti agli interessi del ceto mercantile, centri motori della rivoluzione commerciale. Inizialmente il governo cittadino è aristocratico, poi arrivano i mercanti. Le città dell'area settentrionale sono città-mercato, inclini ai traffici, vivaci; al centro-sud ci sono città-residenza, in luoghi riparati, collinari, difesi, fuori dai circuiti commerciali, sono quindi sonnolente.
AREA BALTICA: spiccano le città anseatiche, dall'unione di città in origine tedesche, le quali si aggregano per difendere il mercante tedesco quando va ad operare all'estero à Lega di Hansa. L'Hansa tedesca a Londra, il Fondaco dei tedeschi a Venezia e altri sono formati da mercanti che si stabilivano sulla piazza, intrattenevano rapporti con le autorità locali e creavano un ambiente favorevole per i mercanti itineranti. Hansa: unione di città in origine tedesche, Lubecca e Amburgo, poi si aggiungono altre in zona baltica, città mercantili, si arriva ad una Hansa a carattere sopranazionale, si formalizza a metà del '300, decade con le grandi scoperte geografiche quando il traffico si sposta verso Ovest.
Ci sono momenti di incontro tra area Mediterranea e Baltica, occasioni di scambio, appuntamenti periodici; le fiere della Champagne, sulla direttrice che collega le due aree, emergono anche perché i conti delle zone concedevano agevolazioni ai mercanti. Decadute le fiera della Champagne il grande commercio si trasferisce a Bruges. Si scambiano spezie del levante portate dai veneziani, il vino, prodotti provenienti da latitudini settentrionali come legno, pesce salato o affumicato, cereali e lino del nord; oggetto di grande commercio erano anche i beni di lusso, come le spezie, ma anche prodotti poveri ed essenziali, come legno, cereali e il sale per la conservazione degli alimenti, nato a Venezia.

XIV - XV secolo
E' un periodo caratterizzato da una congiuntura depressiva di lungo periodo. Il '300 segna un'inversione di congiuntura.

  • XI - XIII secolo
    • Produzione agricola in aumento
    • Crescita demografica
  • XIV - XV secolo
    • Bonifiche e dissodamenti segnano il passo, si esauriscono i progressi, c'è quindi un calo produttivo
    • La popolazione inizialmente continua a crescere, poi cala; c'è calo demografico ma la produzione è insufficiente alle esigenze, a causa della carestia
    • Più guerre e devastazioni

E' un susseguirsi di carestie ed epidemie, nella maggior parte dei casi le crisi hanno quasi sempre origine nelle campagne, derivano da insufficienza alimentare, la più famosa è la peste nera di metà '300, morbo arrivato dalla Crimea su navi mercantili. 1/3 della popolazione è morta per questa peste, la più alta mortalità è nelle città perché c'è contagio, le città erano in condizioni igienico sanitarie cattive.
C'era la politica demografica delle città che cercavano di colmare i vuoti con l'immigrazione, aprendo le porte, per non far aumentare il costo del lavoro; appena si recuperavano le perdite le porte venivano di nuovo chiuse, le corporazioni volevano un rigido controllo della quantità di abitanti.
E' un'epoca di crisi demografica, caduta della popolazione, che diventa anche crisi economica: i prezzi tendono al ribasso, perché la domanda è poco sostenuta, con delle impennate in presenza delle carestie. Il costo del lavoro è in netto rialzo, per calo braccia, c'è crisi economica perché calano i ricavi e aumentano i costi à i margini di profitto sono ridotti.

Associazioni tra mercanti

  • Commenda: contratto tra due soggetti, un capitalista che vuole investire capitale in commercio marittimo e un mercante che cerca capitale disposto a fare il viaggio. E' un'associazione temporanea, finito il viaggio il contratto si scioglie, di capitale e lavoro, anticipa la nostra società. Si tratta di un'associazione, non di un contratto di prestito
  • Colleganza veneziana: il mercante conferisce lavoro quanto minore è il capitale (è anche una partecipazione finanziaria)
  • Compagnia, nel tardo M.E., si tratta di 20 o più famiglie mercantili che si associano, tutti i membri prendono parte agli affari. E' un'associazione di capitale dove tutti rispondono illimitatamente come nell'attuale società in nome collettivo

Commenda/compagnia: differenze
La compagnia ha carattere più stabile, è associazione a carattere continuativo, dispone di un capitale molto più rilevante, proveniente da due fonti principali:

  • Capitale sociale, della compagnia, dei soci
  • Depositi di terzi, su cui matura interessi rimborsabili a vista, capitale restituito a richiesta del titolare

All'interno della compagnia era presente una banca di deposito e cambi per aumentare la capacità finanziaria. I depositi di terzi però erano la maggior parte del capitale, le compagnie erano quindi colossi dai piedi d'argilla. La compagnia anticipa la struttura a holding.
Nuovo modo di condurre gli affari: la lettera di affari entra nella pratica corrente, nuovi strumenti contabili, viene introdotta la partita doppia. Registrare tutte le situazioni di credito e debito era esigenza delle associazioni di mercanti.

Dalla metà del '400 si ha la ripresa, è l'inizio dell'età moderna
Nella crisi c'è un impoverimento del mondo signorile e del mondo contadino, la crisi lascia delle tracce. Nel mondo signorile distinguiamo:
Nobiltà di alto rango, tende a dipendere sempre meno dalla rendita fondiaria perché per le relazioni che ha con le alte gerarchie trova incarichi ed uffici nella pubblica amministrazione e nell'esercito, forma uno strato di proprietari assenteisti.
Nobiltà minore, si aggrappa ai propri beni e cerca di ridurre il calo delle rendite dato che non ha altre opportunità all'esterno. Strategie di due tipi:

    • In alcune aree si va verso un rilancio dell'allevamento (Inghilterra, prima fase di recinzione; Spagna casigliana; Italia meridionale); si punta all'allevamento perché richiede poca manodopera in un periodo di rialzo del costo del lavoro per mancanza di braccia. Il prezzo della lana rimane alto mentre le quotazioni cerealicole sono al ribasso. Si verifica anche che è elevata la domanda di generi come latticini, carne, ecc. tipici di un'alimentazione ricca.
    • Dato che si è in epoca di epidemie, in altre aree si segue la strategia di diversificazione e specializzazione delle colture: si scelgono colture alternative ai cereali che non sono redditizi, in modo particolare la viticoltura in Francia, Italia centro-settentrionale, perché i turchi impediscono l'arrivo in Occidente dei vini del levante e i vini sono richiesti dal mercato. Si opta per la coltivazione del lino e del luppolo, in Germania, perché richiesti da industrie tessili e della birra. Si cerca la produzione di prodotti richiesti i cui prezzi non temono ribassi.

Nel mondo contadino c'è riduzione dei ricavi; proprietari, affittuari coltivatori e coloni si impoveriscono. La risposta del mondo contadino è cercare di integrare i magri redditi con prestazioni a domicilio per il mercante. L'industria a domicilio si svilupperà poi in modo dominante nel '500-'600.
Effetti della crisi sull'economia dei centri urbani: si creano tensioni, contrasti nel mondo artigiano tra mastri artigiani e lavoranti per il netto rialzo del costo del lavoro nonostante i prezzi industriali calino meno di quelli agricoli.
La fine del M.E. è periodo travagliato. La risposta alla crisi del mondo artigiano è il potenziamento dell'organizzazione corporativa, incremento numerico delle corporazioni al governo della città, rafforzamento del monopolio: da organismi democratici a organismi sempre più chiusi à esecuzione di un capolavoro sempre più difficile, incremento della tassa di accesso al grado di maestro, versamento di una cauzione, ereditarietà del grado di maestro.
La crisi determina anche un inasprimento dei rapporti città-campagna, si impongono al contado divieti sempre più pesanti. Si deteriorano i rapporti tra gli stessi centri urbani, sono i grandi centri ad applicare severe limitazioni alle città minori e ai villaggi.
Dalla metà del '400 inizia la ripresa, da metà '400 a metà '600 si svolgono fatti cruciali:

  • Grandi scoperte geografiche, da cui la formazione di imperi coloniali, dimensione transoceanica del commercio, incremento eccezionale delle risorse disponibili
  • Nuovi equilibri politici ed economici all'interno dell'Europa: perdono terreno le aree del Mediterraneo e del Baltico, trae vantaggio il nord-ovest; muta la leadership degli affari: protagonisti sono olandesi e inglesi, diminuisce l'importanza di italiani e anseatici
  • Affermarsi degli stati unitari: Paesi iberici, Olanda, Francia, Inghilterra che adottano politiche mercantilistiche, politiche di intervento dello Stato nell'economia
  • Declino della grande aristocrazia feudale, crescita dei ceti borghesi, grandi mercanti e banchieri, è l'età del capitalismo commerciale e finanziario. La tecnica produttiva non fa passi in avanti

I GRANDI STATI UNITARI

Economia ed espansione coloniale portoghese, fattori che ne hanno favorito l'ascesa:

  • Posizione geografica sulle rotte marittime che collegano Mediterraneo e Mare del Nord, i due mari a più alta intensità di traffico che in precedenza erano collegati via terra. Nel '400 si registrano progressi nella progettazione e nella costruzione di navi con maggiore capacità di carico e possibilità di intraprendere viaggi più lunghi. Progressi anche nella cartografia, le rotte marittime vennero preferite a quelle terrestri e il Portogallo, decentrato dalle rotte terrestri, viene a trovarsi al centro dei traffici marittimi
  • Unità politica raggiunta presto, nella seconda metà del '200, c'è un intervento dello Stato nell'economia; il Portogallo segue una politica mercantilistica, la Corona vuol fare dello stato una grande potenza marittima, promuove l'industria delle costruzioni navali. Lo Stato stesso si fa promotore e finanziatore di viaggi

Tratti essenziali dell'economia portoghese: economia agricola che si caratterizza per un impulso alle colture specializzate: vite e olivo. La produzione cerealicola è insufficiente, la viticoltura alimenta un importantissimo commercio di esportazione del vino verso Inghilterra e Fiandre, è il prodotto locale di maggior rilievo. I portoghesi iniziano i commerci per mare per queste esportazioni. Le zono rivierasche sono dedite all'attività peschiera, l'agricoltura trova il suo completamento nell'esportazione del vino e nell'attività peschereccia, frequentano il mare sia come pescatori che come esportatori.
Scopi della conquista, zone interessate dall'espansione e metodi della conquista:
I fase: Inizialmente lo scopo è costituito dalla volontà di arricchirsi, di oro, cuoio e schiavi, lungo le coste dell'Africa occidentale
II fase: Lo scopo si definisce meglio e diventa commerciale, la zona interessata è quella dell'Oceano Indiano, le Indie Orientali, attraverso la circumnavigazione dell'Africa. I portoghesi si inseriscono nel commercio delle spezie, intendevano monopolizzare l'esportazione dall'India del pepe e di alcune altre spezie a scapito di veneziani e arabi soprattutto. Le spedizioni dei portoghesi sono sempre contemporaneamente commerciali e militari contro altre potenze dell'Oceano Indiano, è un commercio molto oneroso, un commercio di Stato: quantità e prezzi sono fissati tra Stato e Stato, la negoziazione è affidata ad agenti del re, la Corona apre ai privati quando non riesce più a far fronte alle spese.
Sulla costa dell'India non si ha occupazione territoriale ma semplicemente creazione di basi commerciali di approvvigionamento di mercanti, marinai e soldati. Col tempo si formano nuclei stabili
III fase: Colonizzazione vera e propria, occupazione territoriale e avvio di un'agricoltura a piantagioni (zucchero, caffè, ecc.) La zona interessata è il Brasile, gli schiavi presi in Africa venivano portati a lavorare nelle piantagioni brasiliane
Declino della potenza portoghese da metà '600, motivi:

  • L'affermazione definitiva del Mare del Nord e la decadenza del Mediterraneo, il Portogallo si trova di nuovo decentrato, inoltre non ha il richiamo di importanti prodotti locali, l'unico è il vino, non c'è convenienza a passare per il Portogallo
  • L'annessione alla Spagna (1580-1642) provoca il coinvolgimento nella politica imperialistica e nelle guerre portate avanti dalla Spagna con la conseguente distruzione della marina portoghese. Rimangono sotto controllo portoghese le coste occidentali dell'Africa, dove si esercita il commercio degli schiavi; i portoghesi devono cedere le basi commerciali nell'Oceano Indiano agli olandesi, resta il Brasile, fonte di prodotti agricoli, minerari e preziosi, con cui si instaura un mercato. Il Portogallo tenta poi un avvicinamento all'Inghilterra, ne accetta l'egemonia commerciale per garantirsi dalla Spagna, si impegna ad utilizzare navi inglesi a preferenza di qualsiasi altra bandiera, a garantire parità di diritti nel commercio con le colonie portoghesi, ecc.

Economia ed espansione coloniale spagnola, fattori che favoriscono l'ascesa:

  • Posizione geografica (per gli stessi motivi del Portogallo, vedi sopra)
  • Conseguimento dell'unità politica raggiunta a fine '400 (1492) dopo un graduale processo di unificazione. Nel 1469 unificazione del Regno di Castiglia [Castiglia: Castiglia + Andalusia, nel centro-sud del Paese; l'Aragona è a nord] e d'Aragona in seguito al matrimonio tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. Nel 1492 avviene la presa del Regno di Granada, l'ultimo baluardo arabo.

L'unità politica è molto fragile, coesistono più etnie, più religioni: gli spagnoli cattolici, i mori musulmani e gli ebrei. A metà '400 si sviluppa intolleranza della borghesia spagnola verso gli ebrei visti come rivali, la Corona emana due editti che prevedevano l'espulsione e la confisca dei beni per Ebrei e Mori anche se l'intento era quello della conversione di questi popoli. I Mori erano abili agricoltori ed artigiani, gli Ebrei mercanti e banchieri, la Spagna perde alcuni degli elementi più attivi, da quel momento avrà meno lavoro e meno capitale.
Tratti dell'economia spagnola, economia agricolo-pastorale diversificata per zone:
Castiglia, zona centrale, altopiani, clima arido, proprietà sconfinate, dedita alla pastorizia, grandi allevatori di armenti che si riuniscono nella corporazione della Mesta, riescono a spuntare grandi favori dalla Corona
Andalusia, regione meridionale, agricoltura mediterranea, notevole impulso a vite, ulivo e gelso, è praticato anche l'allevamento bovino ed equino. Economia molto più vivace della Castiglia. Le manifatture sono insufficienti al bisogno, riguardano la lavorazione della seta, del cuoio, la fabbricazione di armi e l'industria della lana che però non raggiunge uno sviluppo importante in quanto la Spagna è importatrice di panni esteri. Sviluppo moderato a causa del peso degli allevatori che puntano all'esportazione della lana grezza che ha prezzo elevato sul mercato, l'offerta di lana inglese si riduce e il prezzo della lana cresce, l'Inghilterra cerca di trattenere all'interno le materie prime e impone dazi sull'esportazione, vuole valorizzare la propria industria interna. La Spagna inoltre manca di radicate tradizioni artigiane. L'Andalusia diventa zona importante perché ha diretto collegamento con l'Atlantico tramite l'unico fiume navigabile della Spagna. Siviglia diventa l'unico porto autorizzato alla partenza dei convogli per l'America.
Aragona in origine era la zona più vivace per le risorse minerarie e l'aritgianato fiorente, ma è il territorio che viene meno favorito perché meno contribuisce a esercito ed erario

Scopi, modalità dell'espansione e zone interessate:

  • Inserirsi nel commercio delle spezie, si raggiungono le Antille, territorio fertile che non produce ricchezza nell'immediato se non dopo la colonizzazione agricola; i primi coloni sono castigliani avidi di ricchezza e in cerca di titoli nobiliari (la Corona stessa è assetata di ricchezza). Con Carlo V si riuniscono le corone di Spagna e Austria ai primi del '500, formando un blocco che comprendeva Spagna, Italia, Paesi Bassi, Boemia, Ungheria e parte dell'Europa centrale. Carlo V impegna il Paese in campagne militari dispendiose, 20 anni di guerra solo con la Francia.
  • Spostamento dalle Antille per la conquista dell'America centro- meridionale, sul versante dell'Oceano Pacifico, alla ricerca di metalli preziosi per il prelievo
  • Colonizzazione agricola delle Antille e dell'America spagnola meridionale

Rapporti madre patria-colonie:
Rapporti sotto diretto controllo dello Stato, disciplinati dalla Casa de contratacion istituita a Siviglia nel 1503, organo attraverso cui lo Stato controlla la materia coloniale; è anche stanza di compensazione dei pagamenti tra madrepatria e colonie. Per materia coloniale si intende: emigrazione verso le colonie, commercio, sfruttamento di suolo e sottosuolo.

  • Emigrazione: inizialmente possono emigrare solo i castigliani, poi anche tutti gli altri
  • Commercio: non è commercio di Stato, per commerciare con le colonie si deve essere provvisti di licenza, la facoltà di commerciare è subordinata alla concessione di licenze, alla fine il commercio con le colonie è monopolizzato da un ristretto numero di case commerciali sivigliane. Eccezionalmente gli stranieri sono ammessi a questo commercio perché la Corona ha costantemente bisogno di mezzi finanziari che possono essere ricercati da banchieri esteri (tedeschi e genovesi), ripagati tramite concessione, anche perché spesso la Corona spagnola non pagava i debiti.
  • Sfruttamento di suolo e sottosuolo: sono di proprietà della Corona, vengono dati in concessione a nobili castigliani. Il concessionario della miniera doveva una parte del prodotto allo Stato, dal 30 al 50%, le terre erano fatte coltivare dagli indigeni alla stregua di schiavi, si instaura una specie di società feudale, una rete di aziende sul modello castigliano. Le condizioni degli schiavi suscitano la protesta dei missionari, ascoltati dalla Corona, anch'essa cattolica, per cui gli schiavi diventeranno uomini liberi.

Il controllo della Corona si esercita anche sulle spedizioni fissando tempi, due all'anno, e luoghi di partenza e di arrivo: Siviglia e Cadice sono i porti autorizzati per le partenze, Porto Belo e Vera Cruz quelli di arrivo, sedi anche di fiere.
Articoli esportati dall'Europa verso le colonie: manufatti, articoli di lusso, schiavi
Articoli importati: argento e prodotti delle piantagioni

Cause del declino della potenza spagnola:

  • Politica espansionistica che ha sottratto mezzi finanziari e braccia valide alle attività produttive, i carichi che arrivavano in Spagna andavano a coprire i debiti con i banchieri di mezz'Europa
  • L'impero spagnolo era un aggregato di territori ciascuno dei quali teneva alla propria autonomia, l'impero spagnolo mancava di una struttura unitaria politica ed economica. Spinte centrifughe portavano a debolezza interna.
  • Eccessivo interesse per le questioni continentali trascurando le colonie, i problemi e i rapporti con esse

Il declino inizia a metà '600, ai primi del '700 la Spagna perde possedimenti in Italia e Paesi Bassi, esce quindi dal novero delle grandi potenze

Rivoluzione dei prezzi ('500)
Il flusso di metalli preziosi proveniente dall'America centro-meridionale determina degli effetti: alterazione degli equilibri monetari, l'incremento di circolante crea inflazione, la moneta perde valore, c'è riduzione della capacità di acquisto della moneta (ascesa dei prezzi)

L'ascesa dei prezzi inizia a metà '400, non è quindi dovuta soltanto alla componente metallistica. La rivoluzione dei prezzi è frutto di due componenti:

  • Ripresa demografica iniziata a metà '400, una maggior domanda ha provocato un aumento dei prezzi
  • Componente metallistica, agisce da metà '500

L'ascesa dei prezzi determina una ridistribuzione di ricchezza. Si possono distinguere nella società due classi: percettori di entrate fisse e percettori di redditi variabili (salariati, proprietari feudali, locatori, mercanti, manifattori e banchieri). I percettori di entrate fisse sono danneggiati dall'ascesa dei prezzi, il salario nominale è lo stesso, quello reale, in base al potere d'acquisto, cala. La proprietà feudale tende a gestire la terra in proprio e a darsi al pascolo. Coloro che percepiscono redditi variabili sono avvantaggiati, i mercanti riescono a scaricare l'aumento dei prezzi di acquisto su quelli di vendita. I manifattori sono favoriti da un approvvigionamento più a buon mercato delle materie prime dalle colonie, i salari sono stazionari, inoltre c'è molta liquidità à tassi di interesse in ribasso. I ricavi crescono più dei costi. I banchieri si trovano in situazione di favore per gli stati unitari che hanno grosse necessità di credito.
La grande proprietà feudale declina con la rivoluzione dei prezzi. E' l'era del capitalismo commerciale finanziario, non c'è ancora un capitalismo industriale.
Nel '500 il Mare del Nord è grande crocevia del traffico mondiale
Cause: si affacciano pianure densamente popolate (produttori e forza lavoro/consumatori e domanda sostenuta), sono regioni solcate da fiumi navigabili, diventano oggetto di commercio beni sempre più poveri, e sono aree ricche di risorse minerarie, come l'Inghilterra, la Francia del nord-est, Belgio e Germania, importanti perché le materie prime, i metalli tendono a sostituirsi al legno. Sono zone caratterizzate da un artigianato fiorentissimo. Stretto è il collegamento con l'Atlantico.
Anversa nel '500 è sede del grande mercato di ridistribuzione, si incontrano le rotte dall'Inghilterra, esportazione di lana e panni di lana, da Lisbona, prodotti orientali e spezie, dal Mediterraneo, dalla Germania e dal Baltico, con legno, cereali, ecc. Il Mare del Nord è il centro dei traffici internazionali. Venezia e Lisbona sono decentrate, ci si incontra tutti nei Paesi Bassi.

Fattori che favoriscono l'ascesa dei Paesi Bassi del Nord:

  • Conseguimento dell'unità politica
  • Strategie adottate
  • Disinteresse delle potenze rivali distratte da problemi interni

Unità politica nel 1579, le province settentrionali dopo 40 anni di guerra contro la Spagna si costituiscono in stati indipendenti; nell'Unione di Utrecht avviene il distacco dalle province del sud e assume il nome di Repubbliche delle 7 province unite. Il periodo di massima espansione va dal 1580 al 1650: ascesa marittima, commerciale, coloniale e finanziaria. Le province del sud restano sotto la Spagna.
E' un territorio che presenta un clima ingrato, terreno umido, non è in grado di produrre le derrate alimentari indispensabili, solo 1/4 della superficie è a seminativo, è carente di materie prime, il problema è ricercare l'equilibrio della bilancia commerciale visto che devono ricorrere a pesanti importazioni.

Olanda: necessità di importazione di derrate alimentari e materie prime, ricerca dell'equilibrio della bilancia commerciale.
Strategie: espandere le colture foraggiere per avere maggiore produttività del terreno, colture che restituiscono al terreno le sostanze perdute, eliminando il riposo. L'Olanda è il primo paese a introdurre le colture foraggiere accompagnato anche da un incremento dell'allevamento. Gli olandesi diedero anche impulso all'industria dei latticini destinati all'esportazione. Furono promosse colture specializzate, in modo particolare ortaggi e fiori, anche questi per l'esportazione. Utilizzo intelligente delle risorse del mare, pescoso; promozione della pesca e della lavorazione del pesce salato e affumicato, sempre per l'esportazione, utile anche ad abituare gli olandesi alla navigazione, al trasporto marittimo, al commercio per conto terzi. Le poche risorse sono utilizzate sapientemente.
Fattori che favoriscono l'ascesa dei Paesi Bassi del Nord è il disinteresse delle maggiori potenze che non ostacolarono l'ascesa olandese perché impegnati in problemi interni: i paesi iberici sono già in fase di declino con grossi problemi finanziari (Spagna); la Francia è impegnata nelle guerre di religione, ha problemi interni; l'Inghilterra si trova in mezzo alle guerre civili.
Espansione e politica coloniale francese (1580 - 1650):
Il movente è commerciale, diversamente dalla Spagna, e deriva dalla necessità di approvvigionarsi direttamente di quei prodotti orientali che si acquisivano sul mercato di Anversa, rimasto agli spagnoli in quanto nei Paesi Bassi del Sud. Non è più possibile frequentare il mercato di Anversa.
Il sistema delle compagnie privilegiate è alla base, l'espansione avviene tramite queste, le prime Società per Azioni si costituiscono per apporto di capitali privati, a queste compagnie è concesso l'esercizio in condizioni di monopolio della navigazione, del commercio e dell'amministrazione coloniale, eventualmente, in una zona ben definita e per un certo tempo. Queste S.p.A. operano anche in Inghilterra e in parte in Francia. L'espansione coloniale è affidata a privati, lo Stato si riserva solo un certo controllo nominando i governatori delle colonie e partecipando agli utili, tramite il pagamento di una tassa per il rinnovo della concessione del privilegio. Fare un commercio di stato voleva dire entrare in guerra, il sistema delle compagnie privilegiate consentiva alti profitti contro notevoli spese e sollevava lo Stato da molte incombenze. Si creano anche grossi organismi in grado di fronteggiare le potenze nemiche nel confronto che si sarebbe dovuto sostenere.
Compagnia olandese delle Indie orientali: 200 anni di vita, lo scopo è approvvigionarsi direttamente dei prodotti orientali, inizialmente non è una S.p.A., questa forma giuridica è il risultato di un'evoluzione. All'inizio è un'insieme di contratti di armamento, società occasionali, per armare singole spedizioni. Poi si vede che è necessario un organismo a carattere stabile: si facevano viaggi lunghi e gli impieghi non erano immediatamente liquidabili, era necessario costituire enti distinti dalle persone dei soci, con un patrimonio autonomi distinto da quello dei soci, il capitale sociale, diviso in quote uguali, cedibili, oggetto di compravendita nelle Borse. Da un insieme di società occasionali si passò ad una società a carattere stabile nella forma della S.p.A. Zona di operazioni: sud - est asiatico, fulcro delle operazioni nell'arcipelago della Malesia con il grande mercato di Batavia. Dal sud - est asiatico puntano verso l'India, dove sono i portoghesi, e l'Australia, nuova Olanda. Erano spedizioni molto lunghe, di un anno, un anno e mezzo, facendo anche servizi tra colonie.
Compagnia olandese delle Indie occidentali: 60 anni di vita, minore importanza, scopo politico, l'obiettivo è intaccare il monopolio portoghese, catturare con azioni di pirateria e guerra di corsa le navi portoghesi e spagnole cariche di metalli preziosi, da cui derivano gli utili.
La Borsa è un mercato, il termine deriva dal nome di una piazza di Bruges dove si riunivano i mercanti per regolare i pagamenti, la Place de la Bourse su cui si affacciava il palazzo dei Van der Bourse che ospitavano nella propria residenza i mercanti forestieri. I primi mercati finanziari operano nel '500 a Bruges, Anversa e, nel '600 ad Amsterdam; le Borse di Amsterdam e Londra sono istituzioni private collegate ad associazioni di mercanti,sono borse speculative, a differenza delle Borse in Francia, Italia e Germania, istituzioni pubbliche. Inizialmente sono miste, come ad Amsterdam, si trattano merci, valori e cambi, merci richieste su scala mondiale, merci coloniali come il caffè lo zucchero e il cotone. La Borsa grani era separata, lì si trattavano i cereali, i Paesi Bassi non erano produttori di cereali, la Borsa grani era il mercato di ridistribuzione della produzione cerealicola.
L'azione è il titolo di credito rappresentativo di una quota del capitale sociale. L'obbligazione è titolo di credito rappresentativo di una quota del debito, prestito obbligazionario. L'azionista è comproprietario della società, partecipa a utili e perdite, l'obbligazionista è un prestatore: ha diritto alla restituzione del capitale e a un interesse fisso. Non venivano trattati molti titoli: Titoli delle Compagnie, Titoli di Stato, infatti lo sviluppo delle S.p.A. è molto lento perché inizialmente si ha la tendenza ad investire in attività alle quali si prende parte attiva, per es. la compagnia medievale. Col tempo matura una nuova mentalità, il salto di qualità si ha con la formazione degli stati unitari e le emissioni di titoli del debito pubblico, i risparmiatori si avvicinano a questo tipo di investimento, ritengono lo Stato garante del rimborso del capitale e della corresponsione dell' interesse, è ritenuto abbastanza sicuro, passano lentamente da azioni ad obbligazioni, ma la diffusione delle S.p.A. risulta lenta anche perché manca tuttora il riconoscimento della responsabilità limitata verso terzi al conferimento della commessa. Bisogna aspettare metà '800 per il riconoscimento della responsabilità limitata dell'azionista. L'azionista risponde con il proprio capitale per attività che non si conoscono, il rischio è quindi notevole.
Vengono introdotti due tipi di negoziazioni alla borsa di Amsterdam:

  • Vendita al pubblico incanto: vendita all'asta, pubblica, che non prevede negoziazione diretta tra i due contraenti; è introdotta per la vendita di merci coloniali
  • Negoziazione a termine: i due contraenti stipulano un contratto e rimandano a termine l'esecuzione degli impegni assunti, è un contratto a esecuzione differita nel pagamento del prezzo e nella consegna della merce. Sorto per l'acquisto di generi di prima necessità che si suppone vengano a scarseggiare, per assicurarsi la merce e per evitare l'aumento dei prezzi

Il compratore cerca di comprare a termine in previsione di un rialzo, per vendere a maggior prezzo, il venditore vende in previsione di un calo.
Gli olandesi seppero valorizzare il capitale accumulato:
Effetti sull'agricoltura:

  • Capitale impiegato nell'acquisizione di terra da parte dei ceti borghesi
  • Opera di bonifica, sistemazioni idrauliche e conseguente espansione dell'area coltivata
  • Avanzamento della tecnica agraria (fiori, piante industriali)

Effetti sull'industria:

  • Potenziamento dell'industria delle costruzioni navali che assume la forma della grande impresa
  • Affermazione di nuovi settori, industria zuccheriera, lavorazione del tabacco
  • Avanzamento delle industrie tessili tradizionali, lino e lana

Amsterdam è al centro di una rete di relazioni commerciali di cui il commercio coloniale rappresenta solo una piccola parte (25%) del commercio complessivo. Fiorirono quindi specializzazioni nelle occupazioni: assicuratori marittimi, spedizionieri, trasportatori, sensari di nolo, ecc.
Le grandi operazioni finanziarie sono in mano a operatori olandesi, la banca dei cambi di Amsterdam finì per favorire le operazioni di pagamento: cambia le monete ed effettua i pagamenti tra mercanti tramite operazioni di giro di conto senza movimento di denaro.

MERCANTILISMO

Corrente di pensiero, indirizzo di politica economica. E' la corrente di pensiero che si collega alla politica economica degli stati unitari. L'epoca di riferimento è l'età moderna (sec. XVI - XVII). Sono politiche di intervento dello Stato nell'economia. Motivi politici, per rinsaldare l'unità politica di recente conseguita
Motivi finanziari: gli stati unitari hanno esigenze finanziarie nuove e pressanti, gli stati riprendono le competenze decentrate nell'alto M.E., quando aveva concesso una serie di poteri sovrani. Nell'età moderna il sovrano riassume i poteri decentrati, assolve una serie di funzioni di amministrazione, controllo e difesa del territorio caricandosi dei relativi oneri, in precedenza a favore dei titolari dei poteri sovrani. Amministrazione, esercito, creazione di infrastrutture e rete di comunicazioni.
Diventa molto importante studiare come incrementare la ricchezza delle nazioni visti i nuovi oneri da sopportare, c'è legame tra i pensatori mercantilisti e le politiche economiche. Vari mezzi possono essere impiegati per incrementare la ricchezza della nazione, si configurano pertanto politiche mercantilistiche diverse.

    • Politica che si incentra sul prelievo di oro e metalli preziosi dalle aree coloniali (Spagna e Portogallo). Questa politica si fonda sul concetto di ricchezza intesa come quantità assoluta di metalli preziosi esistente nel paese, implica uno sfruttamento delle aree coloniali.
    • Politica che dà rilevanza in particolare al commercio estero e che punta sulla bilancia commerciale attiva: Esportazioni - Importazioni > 0; così si incrementa la ricchezza, il flusso di denaro arriva attraverso il commercio (Olanda e Inghilterra). In materia di commercio interno, per quanto riguarda l'unificazione del mercato alla quale puntano gli stati mercantilisti, si ottengono risultati significativi solo in Inghilterra.
    • Politica della produzione che promuove soprattutto l'esportazione di prodotti finiti e favorisce l'occupazione interna (Francia). Le aree coloniali sono viste come luoghi di approvvigionamento a buon mercato di materie prime e sono mercato di sbocco aggiuntivo a quello interno.
    • Politica demografica degli stati mercantilisti: incremento della popolazione vista come soldati, contribuenti e forza lavoro importante nella politica della produzione (minor costo del lavoro). Particolarmente curata è l'immigrazione di professionalità qualificate, per es. i francesi favoriscono l'immigrazione di artigiani specializzati italiani.

INGHILTERRA

Basso M.E., l’Inghilterra è un’area periferica, il primato è del Mediterraneo. Dopo metà ‘600, esaurita l’ascesa olandese, l’Inghilterra è al centro dell’economia mondiale, del mondo civile, si sono già formate le prime colonie di popolamento, c’è stata una evoluzione le cui premesse si gettano nel ‘500. La realtà inglese ha dei punti di forza che si scorgono già nel basso M.E.: è un’unità geografica, un’isola, ha fiumi navigabili, facili approdi costieri. La navigazione pluviale unita a quella costiera hanno consentito continui contatti tra le colonie locali. E’ uno stato unitario che ha fortemente limitato le prerogative feudali, ha un’autorità centrale forte, e contenuto le autonomie cittadine. Es. l’amministrazione della giustizia è affidata a un funzionario regio. Le città inglesi sono più piccole di quelle mediterranee, prevale il villaggio attorno al quale si sono formati borghi che col tempo hanno prevalso sul nucleo originario. Sono città di tipo rurale, con vaste zone dedicate ad agricoltura e allevamento.
Le tendenze unitarie in economia si manifestano nella unità delle monete, unità dei sistemi di pesi e misure, nella mancanza di dogane interne, la politica doganale è rivolta a tutelare l’interesse, l’economia di tutto il Paese.
Nel basso M.E. l’economia non è sviluppata, il Paese è in larga misura bastante a se stesso. Commercio estero: esportazioni di materie prime come lana grezza e minerali, importa articoli di lusso, manufatti, spezie à sono le caratteristiche dei paesi arretrati. Importazione in larga misura dall’Italia e dalle Fiandre. Il commercio estero è in mano a operatori stranieri, in Inghilterra i mercanti non hanno ancora l’organizzazione tecnica commerciale di altri paesi, come gli Ebrei, poi espulsi, italiani, fiamminghi e tedeschi. Si stabilisce un rapporto tra Corona e operatori stranieri mal visto dai mercanti locali. La Corona ha bisogno di prestiti, gli operatori stranieri chiedono in cambio licenze di esportazione, da qui il commercio estero finisce nelle mani di operatori stranieri.
Alla fine del basso M.E. il quadro muta, si registrano progressi significativi dell’industria della lana. Tra le cause una immigrazione di artigiani specializzati dalle Fiandre insorti ed espulsi dal loro Paese (in Inghilterra mancavano conoscenze artigiane). Inoltre la protezione doganale accordata dallo Stato all’industria locale della lana limita l’esportazione di lana grezza. Si riduce l’offerta di lana inglese, si impone sul mercato internazionale la lana spagnola. Il movimento delle recinzioni e l’espansione dell’allevamento.

Recinzioni o enclosures, per tutta l’età moderna, da metà ‘400 ai primi dell’800; due sono le fasi cruciali:

  • Periodo ‘400 – ‘500, le recinzioni hanno motivi speculativi
  • Periodo secondo ‘700, contemporanee alla prima rivoluzione industriale, per necessità di ammodernare l’agricoltura, accrescere la produttività dei terreni

Terre interessate dal movimento delle recinzioni: campi aperti (open fields o seminativi) e terre comuni (common lands: incolte). In Inghilterra sopravviveva il sistema dei campi aperti, sistema che aveva mantenuto in vita la piccola proprietà coltivatrice ma aveva condannato l’agricoltura all’immobilismo: le proprietà non erano continue ma disperse, ogni innovazione richiedeva il consenso e il concorso finanziario di tutti i proprietari, per questo il sistema era immobile. Era prevalsa una sorta di coltivazione in comune, ogni proprietario contribuiva con sementi, attrezzi e bestiame. I campi aperti dal raccolto alla semina successiva diventavano proprietà indivisa aperta al pascolo, per rifertilizzare. Le terre comuni in origine erano del signore feudale, poi quando questi inizia a cedere terre, cede anche diritti di pascolo su queste terre comuni agli acquirenti degli open fields. Le terre comuni diventano “terre di nessuno” sulle quali sono concessi diritti di pascolo. Recintare significa:

  • Dare continuità alla proprietà, farne delle entità compatte
  • Ingrandire tali proprietà ripartendo le terre comuni tra i proprietari degli open fields
  • Cingere di siepi continue le terre così ottenute (campi aperti + quote di terre comuni)
  • Estendere l’allevamento, il pascolo sulle terre recintate

Motivi per i quali si convertono i seminativi in pascolo:

  • Incremento del prezzo della lana (‘400 – ‘500)
  • Flessione dei prezzi cerealicoli (‘400)
  • Aumento dei salari (‘400), il pascolo richiede meno manodopera

Le recinzioni inizialmente sono spontanee, per accordo fra privati, nella seconda ondata sono decretate per legge. C’è bisogno di reprimere gli abusi e di accelerare il processo. Le recinzioni danno luogo ad abusi perché chi aveva più terra riusciva ad influenzare le scelte e gli eventi, obbligava a recingere anche chi era contrario, perché non era in grado di pagare le spese di recinzione… Inoltre nelle terre comuni si era insediata povera gente che aveva costruito abitazioni, abusivamente, i cottages, che vivevano dei proventi di queste terre e ripartendo le terre comuni costoro vengono espulsi. La recinzione comporta l’espulsione della povera gente dalle terre comuni. La legge aveva l’obiettivo di reprimere gli abusi, corrispondere indennizzi ai danneggiati, prevedere agevolazioni per gli espulsi (terre comuni lasciate indivise), si va verso maggiore tolleranza. In realtà le leggi raggiungono risultati tra ‘700 e ‘800, alla fine del processo, all’inizio infatti erano solo principi generali, le clausole locali erano lasciate alla contrattazione tra privati. Alcuni sono costretti a cedere per debito.
La recinzione avveniva così: c’era una petizione che doveva portare la firma dei proprietari, petizione accolta se erano rappresentati i 4/5 delle terre da recintare, così i grossi proprietari potevano influire notevolmente sulle scelte e nascevano gli abusi. Inoltre alcuni proprietari nel corso delle recinzioni cercavano di accaparrarsi nuovi terreni tramite acquisto o per costrizione (debito).
Effetti della prima ondata di recinzioni:

  • Ingrandimento delle proprietà à concentrazione della proprietà fondiaria
  • Liberazione di forza lavoro, incremento della disoccupazione
  • Destinazione pascolo, conseguente minor richiesta di manodopera
  • Piccoli proprietari cedono il loro terreno al grande proprietario vicino
  • Espulsione dei cottages dalle terre comuni

Le recinzioni favoriscono da un lato un processo di accumulazione di capitale e dall’altro attivano un processo di proletarizzazione.
L’Inghilterra nella seconda metà del ‘500 è un Paese che partecipa all’espansione cinquecentesca e nel ‘500 getta le basi dello sviluppo successivo, dalla metà del ‘600. Presenta però vistose sacche di povertà.
Cause del diffuso pauperismo:

  • Effetto recinzioni
  • Effetti della rivoluzione dei prezzi
  • Effetto della riforma Protestante – soppressione di ordini monastici, confisca dei beni à nuove aggregazioni fondiarie à liberazione forza lavoro

[…]

Mercantilismo inglese in materia di navigazione: l’obiettivo dell’Inghilterra è diventare una grande potenza marittima, navale e commerciale. Rinuncia all’espansione sul continente. Nel 1651 viene emanato l’atto di navigazione: codice sistematico che raccoglie una serie di disposizioni in materia di trasporto marittimo e di pesca. Due osservazioni:

L’atto di navigazione è l’epilogo di tutta una politica abbracciata dall’Inghilterra fin dalla fine del ‘300, non è qualcosa di nuovo, già da tempo l’Inghilterra aveva emanato decreti che proibivano l’utilizzo di naviglio straniero; la Spagna a sua volta aveva escluso le navi inglesi dai propri porti. Questi decreti che venivano continuamente rinnovati tendevano a perdere efficacia perché la marina nazionale non era ancora sviluppata, non era in grado di far fronte a tutte le esigenze del commercio. Nel ‘500 i decreti proibitivi suscitano la rappresaglia spagnola sopra descritta escludendo la marina inglese da tutto l’impero spagnolo.
Elisabetta I allora revoca i decreti proibitivi (seconda metà del ‘500), ai primi del ‘600 questi vengono rimessi in vigore, a metà ‘600 viene emanato l’atto della navigazione, ancora proibitivo. L’atto della navigazione raccoglie le disposizioni precedentemente emanate, le completa, perfeziona, dando luogo all’atto stesso; è anche atto di intolleranza contro l’Olanda che a metà ‘600 è in piena ascesa e possiede una marina potentissima. Tra Olanda e Inghilterra che si stanno sviluppando nella stessa direzione sorgono una serie di ostilità in materia di industria della lana: si era creato un rapporto concorrenziale tra le due industrie della lana, l’Olanda vietava l’importazione di tessuti inglesi, l’Inghilterra vietava l’esportazione di lana grezza che veniva lavorata dagli olandesi. Allo stesso modo in materia di pesca: gli olandesi pescavano nelle acque territoriali inglesi; in materia di trasporto marittimo gli olandesi erano soprattutto trasportatori per conto terzi, si arriva all’atto di navigazione che non ebbe effetti miracolosi, non produsse effetti immediati però ebbe efficacia rispetto ai precedenti decreti proibitivi perché intervenne quando l’espansione della marina inglese era già in atto quindi ebbe il ruolo di sostenere questo sviluppo ponendolo al riparo dalla componente olandese che altrimenti avrebbe annullato i suoi sforzi di crescita. La marina inglese diventerà la prima al mondo ai primi del ‘700. Le reazioni immediate all’emanazione dell’atto della navigazione: rialzo dei noli per momentanee insufficienze della marina nazionale a coprire le esigenze del commercio. Ne derivò una reazione degli ambienti mercantili che lamentano un aumento del prezzo dei trasporti. Lo Stato risponde con una sospensione delle misure proibitive; queste deroghe provocano le proteste di costruttori e armatori inglesi. Lo Stato in risposta alle proteste di costruttori e armatori emana un secondo atto della navigazione (1660) che non è altro che un inasprimento del primo.
Il contenzioso Inghilterra – Olanda sfocia in un conflitto alla fine del quale l’Inghilterra detta le condizioni, è la fine della potenza olandese.

Mercantilismo francese: sotto il regno di Luigi XIV (1661 – 1715), amministrazione del responsabile dell’amministrazione finanziaria e dell’economia nazionale, Colbert. Colbert ebbe due meriti: mise ordine nelle finanze dello Stato in un periodo di guerra e fu uno dei periodi più splendidi della Francia. Politica di intervento dello Stato per consolidare l’unità politica e perché ci sono esigenze finanziarie che portano a dover intervenire in economia. La Francia ha problemi finanziari, Colbert privilegia l’industria a scapito dell’agricoltura perché ritiene che l’industria sia suscettibile di trasformazione e quindi più idonea ad incrementare la ricchezza nazionale. La politica francese in materia di industria:
Favorisce in modo particolare i settori di esportazione in modo che la bilancia commerciale risulti attiva cioè esportazioni > importazioni.
Esportazioni in Francia sono prodotti di lusso. Si voglio rinnovare procedimenti tecnici e forme organizzative per rendere più competitive le produzioni di lusso rivolte all’esportazione. Il problema è aggirare l’ostacolo delle corporazioni: Colbert pose questi settori produttivi sotto la protezione dello Stato sottraendoli al controllo corporativo e concesse loro particolari privilegi: diritti di privativa: monopolio di fabbricazione concessi a certe unità produttive dello Stato, per un certo tempo, protezione doganale, trattenendo materie prime all’interno e impedendo l’importazione di manufatti stranieri; partecipazione dello Stato al capitale d’impianto, esenzioni fiscali, talvolta concessione dei locali.
I settori che producono per il mercato interno rimangono sottoposti al controllo corporativo, c’è però la tendenza da parte dello Stato a ridurre il potere delle corporazioni e farne degli strumenti attraverso i quali lo Stato disciplina la produzione, si raggiungono risultati molto diversi da settore a settore, Lione diventa primo centro mondiale di tessitura, strappa il primato all’area italiana, nelle produzioni di lusso. L’eccessivo intervento statale ha causato una classe imprenditoriale scarsa di iniziative, lenta nell’agire, inoltre lo Stato ha privilegiato le produzioni di lusso, non è per questa via che si arriva al decollo industriale. Tra le agevolazioni vi sono privilegi (es. diritto di privativa à monopolio di fabbricazione) che portano l’economia verso il ritardo tecnico, venivano di fatto poste barriere all’entrata e le ditte monopolistiche non avevano interesse allo sviluppo. Nei settori rivolti al mercato interno si crea una sovrapposizione di norme laddove i regolamenti del governo si vanno a sovrapporre alle norme corporative. La politica francese tende a introdurre cambiamenti in una struttura produttiva ancora improntata alle tradizioni.
L’agricoltura risente di una normative estremamente vincolistica in materia di commercio dei prodotti agricoli. La politica francese appare dominata dalla preoccupazione di garantire gli approvvigionamenti interni visto che il ‘600 è secolo di carestie. Gli interessi dei produttori agricoli vengono sacrificati a questo scopo
In materia di commercio, commercio interno: per arrivare alla formazione di un unico mercato interno si devono praticare due vie: soppressione delle dogane interne e sviluppo delle comunicazioni. Colbert raggiunge risultati parziali nella soppressione delle dogane interne, non riuscì ad abbattere i potenti interessi locali, per cui la cinta doganale riuscì ad abbracciare solo una parte del territorio nazionale, le restanti province conserveranno le rispettive autonomie doganali; in materia di comunicazioni si raggiunsero risultati importanti, soprattutto si migliorò la navigazione interna. In materia di commercio estero si adotta il sistema delle compagnie privilegiate perché impegna meno lo Stato, dotate di grandissimi privilegi come la nomina dei governatori delle colonie. I risultati sono però molto modesti perché il capitale privato francese è reticente ad investire in queste iniziative à ci sono azioni invendute. Lo Stato partecipa in prima persona al capitale d’impiando delle compagnie. Le zone d’interesse son il Nord – America (San Lorenzo) e le Antille da cui ricavano lo zucchero.
Gli obiettivi della colonizzazione sono quelli di stabilire relazioni commercoiali con le colonie allo scopo di approvvigionarsi di certi generi come lo zucchero che in parte consuma all’interno, in parte riesporta dopo averlo lavorato.
Meno incisiva è la politica francese rispetto a quella inglese, sulla navigazione non ci sono misure protettive. Sviluppo della marina mercantile nazionale, il movimento portuale francese è in mano agli olandesi, i quali vengono limitati da questo sviluppo. Le vie praticate dallo Stato francese per potenziare la marina nazionale sono:

  • Premi di costruzione all’industria nazionale delle costruzioni navali
  • Applicazione di dazi al naviglio straniero in entrata e uscita dai porti
  • Creazione di porti franchi (Marsiglia, Bayonne, Dunkerque) tenuti fuori dalla cinta doganale riconoscendoli a regime speciale per favorire il commercio di transito: era riconosciuto a questi porti un regime speciale particolarmente favorevole a tutte le navi in transito, questi porti si configurano come grandi piazze internazionali fuori dalla cinta doganale e quindi non soggette alle tariffe protezionistiche per evitare di ostacolare consolidate tradizioni commerciali.

AREA ITALIANA ('500 - '600 - '700)

Il primato dei centri italiani è intaccato, i centri italiani risentono negativamente dei seguenti fatti:

  • Spostamento delle grandi rotte commerciali
  • Formazione dei grandi stati unitari e adozione di politiche mercantilistiche: politiche di esclusione in seguito all'erezione di barriere doganali che proteggono l'economia nazionale
  • Perdita di privilegi commerciali nel Mediterraneo orientale

Nel '500 c'è sostanziale tenuta dell'area italiana, nella seconda metà si registra una ripresa, nota come estate di San Martino, effimera, che prelude alla crisi del '600. C'è una sostanziale tenuta e un'effimera ripresa perché la rivoluzione dei prezzi è in quel periodo più intensa, la popolazione è in crescita, c'è flusso di metalli preziosi. Il '500 è secolo di ripresa caratterizzato da alti prezzi, anche le produzioni non competitive riescono a prosperare, è una fase di alta congiuntura, si conseguono profitti anche da parte dei produttori marginali. Le industrie della lana per es. sono in concorrenza con Olanda e Inghilterra ma gli operatori italiani hanno esperienza e professionalità, ci si orienta quindi a produzioni di lusso, come la Francia. L'Italia ha il primato delle produzioni artistiche, un primato che sarà ceduto alla Francia. L'industria della seta fu molto importante, qui si hanno le prime esperienze di produzione di fabbrica, i mulini da seta sono veri e propri sistemi di fabbrica, anche se non c'è un processo di rivoluzione. L'innovazione non si è estesa a tutto il processo, non ha coinvolto altri settori. La seta è elemento decorativo nell'edilizia rinascimentale, è un'industria che ha un mercato ma non porterà alla rivoluzione industriale.
L'Inghilterra avrà ragione favorendo la produzione di beni a largo consumo, lanificio, cotonificio, industria del ferro, ecc.
C'è tenuta nel campo degli affari di credito, ascesa dei banchieri genovesi, creditori della Corona di Spagna. Genova ha ruolo importante come anello centrale in tutte le comunicazioni tra le varie parti dell'impero spagnolo (escludendo la Francia). La crescita riguarda anche Roma come centro finanziario per gli uffici di cambio, è città cosmopolita ma in mano ad operatori stranieri.

Il '600 è secolo di declino, con il massimo ripiegamento nell'economia italiana, c'è una inversione di congiuntura, con la caduta della domanda e quindi anche dei prezzi vengono alla luce le carenze dell'apparato produttivo italiano. La produzione italiana non è competitiva, si produce a costi alti a causa di tecniche e criteri organizzativi superati mentre le economie europee più forti organizzano la produzione su basi nuove, più concorrenziali. C'è un aumento del costo del lavoro a causa della minor offerta di lavoro per effetto della caduta della popolazione dovuta alle epidemie. C'è infine una pressione fiscale onerosa, mal ripartita, che incide sui costi di produzione. La produzione italiana insiste con un'offerta di qualità mentre il mercato spinge nella direzione opposta. Tutto questo in un quadro di politiche di protezione portate avanti dai grandi stati unitari. La produzione degli stati italiani va incontro ad un restringimento degli sbocchi all'estero ma non può contare neppure sul mercato interno, dato il particolarismo economico che caratterizzava gli stati regionali. Sul piano dei servizi armatoriali i nostri operatori non reggono più alla concorrenza delle marine olandese e inglese che praticano prezzi più bassi. Livorno è una grande piazza internazionale, porto franco, diventa una base di operazione della marina inglese.
Nel settore "affari di credito" i nostri banchieri risentono della concorrenza di mercati organizzati come Amsterdam nel '600 e Londra nel '700. Quali prospettive per l'area italiana? A fine '600 l'area italiana è agricola, ormai esporta derrate alimentari, materie prime tessili e semilavorati, quando in precedenza era esportatrice di manufatti, servizi armatoriali e bancari, c'è stata una involuzione. Spostamenti di interesse verso l'agricoltura, si cerca sicurezza nell'agricoltura durante le crisi del '600. C'è una caduta dei prezzi nel '600 ma i prezzi agricoli cedono meno dei prezzi dei prodotti industriali, più elastici. Nel '600 si generano cambiamenti che però non portano una ventata di nuovo in quanto incrementano soprattutto le proprietà nobiliari e si forma una nuova nobiltà per il moltiplicarsi dei titoli nobiliari. Sono classi il cui potere e prestigio poggiano sul possesso della terra e dei privilegi, dall'assenteismo di queste classi derivano però germi di miglioramento, si forma uno strato di affittuari e amministratori che porteranno uno spirito nuovo nell'agricoltura del '700.

Il '700 è un secolo di ripresa dell'economia europea e un secolo di riforme auspicate, tentate ma non sempre riuscite per via delle resistenze.
Segnali di ripresa sono l'aumento della popolazione agricola, l'incremento demografico, l'espansione del commercio internazionale. L'aumento della produzione agricola è dovuto all'avanzamento della tecnica agraria in Paesi Bassi, Inghilterra, Lombardia, ecc. che consiste in progressi nelle rotazioni agrarie, si arriva all'abbandono del riposo, rotazioni continue tra colture cerealicole, leguminose e foraggiere (depauperanti e reintegrative), aumenta la produzione per unità di superficie. Aumento della superficie coltivabile in seguito a bonifiche e nell'est europeo aumento della pressione feudale dove si sono avuti processi di rifeudalizzazione.

  • L'incremento demografico avviene grazie a una migliore alimentazione, più abbondante e diversificata
  • L'espansione del commercio internazionale avviene con la formazione degli imperi coloniali francese e inglese, il commercio interno è ancora difficoltoso

Riforme auspicate dai governi: le guerre di metà '700 producono un effetto devastante sulle finanze degli stati, i tradizionali sistemi di aumento della pressione fiscale non sono sufficienti, si rende indispensabile la scelta riformatrice, una scelta d'obbligo: abolire le esenzioni fiscali di cui godevano le classi privilegiate come nobiltà e clero. L'azione è difficile, i sovrani utilizzano l'arma dell'illuminismo per liberare la società dai privilegi. L'unità politica deve tradursi in unità economica, lo Stato deve acquistare il controllo di tutte le risorse che non devono più andare a vantaggio dei singoli ma devono essere sfruttate per tutta la collettività, lo Stato deve riaffermare la sua sovranità anche andando contro gli interessi dei singoli. Le riforme sono anche volute dalla classe imprenditrice, agricola e industriale: nuclei di borghesia agraria che portano uno spirito nuovo nell'agricoltura, la classe imprenditrice agricola spinge ad una agricoltura di mercato, non più di sussistenza, sono disposti a investimenti, a rischio per il profitto, è una classe di affittuari, contadini arricchiti, ecc. classi che hanno approfittato della lontananza dei nobili proprietari.
I grandi proprietari affittano perché i canoni sono in aumento, questa borghesia agraria guarda alla terra come fonte di reddito, è un'agricoltura per il mercato, disposta a fare investimenti, migliorare le tecniche produttive. Questa borghesia agraria chiede che sia abolita la legislazione vincolistica che sacrifica i propri interessi:

    • Liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli, prima era privilegiato il rifornimento delle città a scapito dei prodotti agricoli; soppressione di dogane interne, pedaggi e vincoli alla circolazione delle merci
    • Liberalizzazione del commercio delle perle, gran parte delle perle sono fuori commercio, immobilizzate nelle manomorte ecclesiastiche, inalienabili, nei maggiorascati e nei fedecommessi, disposizioni di ultima volontà per cui l'erede ha l'obbligo di consegnare il bene a una terza persona à inalienabile e indivisibile. Questi sono istituti che garantiscono l'indivisibilità e l'inalienabilità dei patrimoni, questa borghesia chiede l'abolizione dei suddetti istituti
    • Equa distribuzione del carico fiscale, cioè l'abolizione delle esenzioni fiscali e quindi l'introduzione dei catasti. Censimento dei beni che serve da base per il riparto del carico fiscale, tiene conto della quantità di terra posseduta e dell'attitudine della stessa a produrre

Risultati importanti si raggiungono nella Lombardia austriaca, viene introdotto un nuovo catasto - il catasto di Maria Teresa, nella seconda metà del '700 - impersonale, non tiene conto dello stato sociale del contribuente ed è anche un catasto geometrico particellare: si fonda sulla misura e stima parcellare delle terre da parte di periti.
La borghesia industriale è costituita da mercanti imprenditori che organizzano l'industria a domicilio nelle campagne. Chiede l'abolizione degli organismi corporativi e della loro rigida regolamentazione, si schierano in favore della libertà di produzione e in favore della libertà del lavoro.
Sono le teorie fisiocratiche che si schierano in difesa degli interessi agricoli, teorie che criticano il mercantilismo, cioè la sopravvalutazione dell'industria e del commercio, l'eccessivo intervento/regolamentazione da parte dello Stato; le teorie fisiocratiche esaltano la funzione economica dell'agricoltura che è la solo attività a dare un prodotto netto, industria e commercio sono attività sterili, possibili solo in quanto l'agricoltura fornisce loro materie prime e derrate alimentari. Sul piano pratico queste teorie ispirano un movimento di idee in favore della libertà di commercio.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE

Cronologia: 100 anni di trasformazioni cruciali (1760/80 - 1851), nel 1851 c'è la grande esposizione industriale di Londra, in vetrina l'Inghilterra si mostra come l'officina del mondo.
Rivoluzione industriale: processo di modernizzazione, trasformazione e sviluppo, comprensivo di più rivoluzioni: demografica, agricola, dei trasporti, commerciale, industriale in senso stretto, ciascuna interagente con le altre nel determinare effetti cumulativi.
Cause: fattore decisivo per lo sviluppo è stata l'innovazione, l'applicazione al processo produttivo di nuove invenzioni. Lo sviluppo non è continuo, procede per accelerazioni e stasi. In realtà le innovazioni si manifestano a grappoli, cioè una invenzione dà luogo a più innovazioni (per es. il vapore, innovazione motore della prima rivoluzione industriale)
Perché ci sia sviluppo, una rivoluzione delle tecniche e dei criteri organizzativi, occorre che:

  • Si abbiano delle opportunità tecniche, dei nuovi ritrovati, accessibili alla gran parte degli operatori
  • Si sviluppi una diffusa propensione degli operatori ad investire in tecnologia

Situazioni diverse inducevano a non investire perché:

  • I procedimenti tecnici erano codificati negli statuti corporativi, il sapere tecnico si trasmetteva da mastro ad apprendista oralmente, di padre in figlio, sussisteva una tendenziale stazionarietà delle tecniche produttive, più che altro si avevano perfezionamenti
  • La sperimentazione delle prime macchine tende a provocare delle perdite, sono macchine rudimentali, difficili da manovrare, spesso soggette a guasti, non c'è quindi spinta a modificare la situazione
  • Nel '700 si ha un generale incremento della popolazione, disponibilità di manodopera, salari contenuti, quindi scarsa propensione a sostituire la macchina all'uomo

1730 - 1750 Serie di raccolti agricoli abbondanti à vantaggio per i consumatori perché trovano le derrate alimentari a prezzi più contenuti
1745 - 1816 Rivoluzione demografica data dal calo della mortalità, fino alla grande carestia del 1816/17; c'è maggiore nutrizione, più resistenza alla malattia, in seguito c'è un aumento del tasso di natalità perché a sviluppo avviato (fine '700) si hanno migliori prospettive, matrimoni precoci e maggior numero di figli. Si crea una congiuntura sfavorevole per i produttori agricoli, si ebbe un temporaneo ribasso dei prezzi agricoli, dovuto all'abbondanza di raccolti, e un aumento dei salari agricoli per la forte richiesta di manodopera. Il risultato fu quindi una riduzione dei margini di profitto per gli agricoltori.
Si diffonde temporaneamente una minore propensione ad investire in agricoltura, si crea maggior interesse per l'investimento industriale.
1760 - 1850 Rivoluzione industriale: bisogna portarsi su settori che garantiscono una maggiore remunerazione del capitale. La situazione è fortemente evolutiva dopo la metà del secolo:

  • Si esaurisce la serie di raccolti abbondanti
  • Di nuovo c'è un rialzo dei prezzi agricoli, la popolazione continua a crescere, ma c'è generale stazionarietà dei raccolti e conseguente pressione della popolazione sui generi alimentari

C'è inflazione di guerra, alterazione dei commerci, cessazione delle forniture d'oltremare, è periodo della guerra d'Indipendenza americana. Nella fase di guerra c'è riduzione della capacità d'acquisto della moneta, crescita dei prezzi, quindi alterazione dell'economia.
Gli agricoltori inglesi passarono a innovare l'agricoltura à incentivo a innovare, da qui nasce la Rivoluzione agraria (1760 - 1880)
La rivoluzione agricola è stimolata dal rialzo dei prezzi agricoli. Tratti essenziali:

  • Espansione area coltivata: bonifiche, dissodamenti incolti
  • Avanzamento delle tecniche produttive, aspetto caratterizzante della rivoluzione agricola: progressi delle rotazioni agrarie, abbandono del maggese, passaggio a rotazioni continue che alternano colture depauperanti (cerealicole) a colture reintegrative (leguminose e foraggiere)
  • Sperimentazione delle prime macchine agricole (Inghilterra): aratro triangolare in luogo del rettangolare, più maneggevole, minori costi di produzione (meno uomini e meno bestie), prime seminatrici che modificano il metodo della semina, interviene un sistema di semina per file parallele. Si può lavorare il terreno andando negli spazi liberi, è possibile la lavorazione sistematica del terreno anche dopo la semina, maggiore produttività del terreno. Sono introdotte le prime trebbiatrici, è l'inizio della meccanizzazione in agricoltura

Seconda ondata di recinzioni, per adeguare le dimensioni aziendali alle esigenze delle nuove tecniche produttive e destinare le terre recintate a seminativo.

I ondata à creare grandi aziende a pascolo, aumenta il prezzo della lana, cala quello dei prodotti cerealicoli, i motivi di fondo sono speculativi. Recinzione spontanea per accordi privati
II ondata à prezzi al rialzo inducono a rinnovare le tecniche che richiedono un adeguamento delle dimensioni aziendali, l'obiettivo è mettere le terre a seminativo, la recinzione è regolata da legge per reprimere abusi e accelerare il processo

La procedura di recinzione è la stessa. Gli effetti della seconda ondata di recinzioni, nel secondo '700, sono simili a quelli della prima:

  • Concentrazione della proprietà fondiaria, le piccole proprietà risentono la concorrenza di aziende molto avanzate dove si adottano tecniche progredite
  • Formazione di grandi unità aziendali a seminativo
  • Liberazione di forza lavoro che in parte affluisce nei distretti industriali come riserva di lavoro per l'industria, in parte resta in campagna dove lavora nelle bonifiche, nelle opere di recinzione e nelle grandi aziende a seminativo come salariati, le aziende a seminativo necessitavano infatti di lavoro, diversamente da quanto accadeva per il pascolo.

Tendenze di lungo periodo, fino ai primi decenni del 1800:
Grandi proprietà a seminativo frutto della seconda ondata di recinzioni. Piccole proprietà che sopravvivono grazie agli alti prezzi che si accentuano in corrispondenza delle guerre napoleoniche (primi '800).
A metà '800 le piccole proprietà tendono a scomparire per la caduta dei prezzi conseguente alla fine delle guerre napoleoniche; le grandi proprietà rimangono e sono sempre più meccanizzate per fronteggiare la discesa dei prezzi, si riduce così il numero degli occupati in agricoltura, carattere tipico dell'economia industriale ormai matura dove l'industria assorbe i fuoriusciti dalle campagne (dall'agricoltura). La rivoluzione agricola ha contribuito al successo della rivoluzione industriale per i seguenti motivi:

  • Ha alimentato una popolazione crescente che si distaccava via via dalla terra
  • Ha favorito l'avvento di un'agricoltura per il mercato diversa dalla precedente agricoltura di sussistenza
  • Ha fornito forza lavoro, spostandola verso le attività industriali, e ha fornito capitali e potere d'acquisto, ha contribuito a sostenere la domanda interna. Uno degli aspetti che si trova sempre nei paesi preindustriali è la ristrettezza della domanda interna

RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI

II metà '700 - costruzione dei canali in Inghilterra (1750-1790)
Metà '800 - costruzione ferrovie
Causa della rivoluzione dei trasporti: necessità di ridurre il costo del trasporto del carbone. Inizialmente è preferito l'itinerario costiero per il trasporto di merci pesanti, da metà '700 cresce notevolmente la richiesta di carbone perché le città si sviluppano per crescita demografica ed inurbamento e chiedono carbone ad uso domestico e per la piccola produzione, dato che l'Inghilterra non ha legna. A partire dagli anni '60 sono soprattutto le industrie che domandano carbone, occorre quindi rapidamente procedere ad un miglioramento della navigazione interna realizzando nuove vie d'acqua, cioè costruendo canali. Inizia così un periodo di grandi opere, speculazione e grande richiesta di capitale. Da dove provengono i capitali per la costruzione di opere così costose? Sono capitali investiti dai proprietari fondiari e da industriali del luogo che in molti casi si costituiscono in S.p.A.
Nel frattempo in Inghilterra era intervenuto un altro fatto che aveva contribuito a ostacolare la diffusione delle S.p.A.: era stata emanata nel 1720 la cosiddetta legge della bolla (Bubble Act) che resta in vigore fino al 1825, la quale vietava la costituzione di S.p.A. tranne per espressa autorizzazione del parlamento, legge emanata per arginare la grande speculazione che si era scatenata intorno alla compravendita delle azioni a fine '600 e inizio '700. Gli imprenditori inglesi seguirono altre forme per gli investimenti. Per la costruzione dei canali il governo autorizzò la costituzione di S.p.A., la costruzione di canali contribuì al successo della rivoluzione industriale perché favorì un'offerta a prezzi ragionevoli di carbone; altri effetti della costruzione dei canali furono l'ampliamento della gamma di titoli quotati in Borsa, fecero il loro ingresso le società costruttrici di canali, si diffonde sempre più la figura dell'azionista che non prende parte attiva all'attività.

RIVOLUZIONE COMMERCIALE

Espansione del commercio internazionale. Cronologia: inizia negli anni '40, termina ai primi del 1800, con il blocco continentale del 1806. Il blocco continentale è il divieto decretato da Napoleone di commerciare con l'Inghilterra. Fase di incertezza e di crollo in corrispondenza della guerra d'Indipendenza americana ('70). L'Inghilterra aveva un grosso problema da risolvere: aveva una gamma di prodotti destinati all'esportazione poco diversificata. Inizialmente aveva lana grezza e minerali, in seguito si aggiungono manufatti di lana, conveniva esportare prodotti finiti rispetto a materie prime. I grandi partner commerciali dell'Inghilterra erano i paesi dell'Europa continentale - in zona temperata, è infatti difficile esportare prodotti di lana in paesi tropicali! - grandi consumatori di manufatti di lana inglese. L'Europa continentale assorbe i 3/4 delle esportazioni inglesi.
Ruolo del commercio coloniale: i possedimenti coloniali hanno offerto soprattutto alla madrepatria materie prime da trasformare (cotone e zucchero) e prodotti semplicemente da riesportare (the e spezie). Il commercio coloniale ha assolto una funzione molto importante: ha permesso di diversificare la gamma di prodotti destinata all'esportazione. Nel '700 Londra diventa un grande mercato di ridistribuzione, esporta prodotti inglesi ma ridistribuisce anche altri prodotti, sostituendo la piazza di Amsterdam ('600). Londra è il centro di una serie di traffici stabiliti a livello mondiale

Nel '700 l'Inghilterra acquisisce il mercato nord - americano, importante perché si estende a latitudini temperate, come l'Europa continentale, richiede manufatti e i salari sono alti, per via della molta terra e della scarsa popolazione, con alto potere d'acquisto, è popolazione di origine inglese e ha gusti inglesi, compra quindi prodotti inglesi. Tutti i prodotti ricavati dalle colonie entrano nel giro del commercio estero inglese. Col tempo il nord America invierà in Europa grano.

L'Inghilterra:

  • Con l'Europa continentale:
  • Esporta lana grezza, minerali e manufatti in lana
  • Importa legname, derrate alimentari, canapa e seta

 

  • Con le Indie occidentali, a nord, colonie di popolamento:
  • Esporta manufatti
  • Importa grano (più tardi)
  • Con le Indie occidentali, a sud, colonie di piantagioni:
  • Invia gli schiavi africani a lavorare nelle piantagioni
  • Importa cotone, zucchero e tabacco

 

  • Con le Indie orientali:
  • Paga le importazioni con oro e avorio africani
  • Importa the, spezie e tele di cotone
  • Con i possedimenti africani:
  • Esporta prodotti metallurgici
  • Importa schiavi, oro e avorio

 

La rivoluzione commerciale ha contribuito al successo della rivoluzione industriale, ha facilitato il reperimento di materie prime, riducendo i costi di produzione e rendendo così la produzione inglese più competitiva. Ha creato una domanda aggiuntiva a quella interna troppo ristretta, domanda che comprende anche quella dei paesi poveri che esportando materie prime hanno anche loro acquisito potere d'acquisto per importare. Ha fornito capitali. Ha sviluppato la formazione di una professionalità e di un'etica mercantile e tutta una serie di istituzioni mercantili si situano nella City londinese. Ha favorito lo sviluppo di alcuni grossi centri urbani come Londra, Liverpool e Glasgow.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE (in senso stretto)

C'è trasformazione e sviluppo se si ha una diffusa propensione a investire in tecnologie - opportunità tecniche alla portata di gran parte degli operatori:

    • Perfezionamenti a strumenti già in uso, tecniche impiegate (es. la navetta volante, negli anni '30, è una spola munita di rotelle applicate al tradizionale telaio a mano, accelerò le operazioni di tessitura e permise di ottenere pezze più alte
    • Veri e propri meccanismi, macchine

L'applicazione di nuovi ritrovati avviene spesso in industrie giovani (cotoniera), nelle industrie laniere i procedimenti erano ormai codificati dalle corporazioni.
Sotto l'impulso di una forza motrice, prima idraulica, poi a vapore, le macchine eseguono un'operazione in precedenza fatta dall'uomo (es. le due macchine per filare: Jenny di Hargraves e il filatoio idraulico di Arkwright). Ci fu una diffusa applicazione di invenzioni al processo produttivo sia per gli incentivi economici a investire, sia perché queste invenzione permettevano di risolvere problemi pratici, superare strozzature. Gli inventori della rivoluzione industriale hanno contatto diretto con il mondo della produzione, conoscono i procedimenti in uso, le difficoltà del produttore, è una tecnologia semplice, c'è dialogo tra mondo della scienza e mondo dell'industria, c'è concretezza nella discussione tra esponenti di mondi diversi, tensione a migliorare. Ruolo importante anche per i dissidenti religiosi (Watt e gli scozzesi).
La navetta volante degli anni '30 si diffonde molto a rilento, è una innovazione di cui non si sente il bisogno, non c'è necessità di accelerare le operazioni di tessitura, il mercato dei tessitori è saturo. L'accelerazione delle operazioni di tessitura comporta un aumento del filo richiesto, vanno accelerate anche le operazioni di filatura: la diffusione della navetta porta ad un incremento del prezzo dei filati, ne deriva l'incentivo e la convenienza a meccanizzare le operazioni di filatura allo scopo di superare una strozzatura à grande diffusione delle due macchine per filare.
Ci vuole sempre un incentivo economico e un problema tecnico perché la macchina sia introdotta, crei sviluppo, nell'industria cotoniera come nella altre. Quando si meccanizza una fase della produzione si crea la necessità di meccanizzare anche le altre. Strozzatura à Aumento del prezzo à Necessità di accelerare la fase successiva della produzione. La Jenny è particolarmente rispondente alla fase della transizione dall'industria a domicilio al sistema di fabbrica. La Jenny era presentata in due modelli, di piccole dimensioni, a basso prezzo, installate a domicilio e di grandi dimensioni, più costose, che dovevano essere impiantate in uno stabilimento. Il filatoio idraulico di Arkwright risponde soprattutto alla fase successiva in cui è prevalente il sistema di fabbrica. Il filatoio idraulico risolve una strozzatura, permette di ottenere un filo resistente che serve da ordito e da trama, per la prima volta fu possibile ottenere un tessuto interamente di cotone, in precedenza si potevano produrre solo tessuti misti lino/cotone, il tessuto interamente in cotone è meno costoso, si creano le condizioni per un ampliamento del mercato. Il telaio meccanico di Cartwright viene brevettato negli anni '80, applicato nei primi decenni del 1800 ('20/'30), anche di questo non se ne sentiva il bisogno e da qui viene la sua lenta applicazione. Il mercato dei tessitori è saturo, l'introduzione del telaio meccanico suscita violenta opposizione da parte dei tessitori a mano, vedono in questo qualcosa che sottrae loro lavoro.
La rivoluzione industriale inglese ha portato a due innovazioni chiave:

  • Adozione di una tecnologia che fa uso crescente dei metalli in luogo del legno, viene superata la strozzatura della mancanza di legname in Inghilterra
  • Ricorso all'energia del vapore in luogo dell'idraulica che aveva due inconvenienti: localizzazione obbligata degli impianti lungo le vie d'acqua con conseguente aumento di costi; regime irregolare, discontinuo perché collegato all'andamento atmosferico

Si realizzano innovazioni che hanno consentito di superare due problemi importanti: l'introduzione delle macchine comporta l'avvento di nuove forme organizzative cioè l'affermazione del sistema di fabbrica

Classificazione organizzativa di Bücher

  • Produzione domestica
  • Bottega artigiana
  • Industria a domicilio
  • Manifattura
  • Fabbrica

 

Entrambe le ultime due individuano un tipo di produzione accentrata, attrezzi, maestranze, materie prime e lavorazioni sono concentrate sotto uno stesso tetto, nella manifattura è questa la forma organizzativa tipica dell'era preindustriale, una produzione che segue le tecniche tradizionali e che poggia su una strumentazione ancora manuale, nella maggior parte dei casi si hanno tanti processi che si svolgono parallelamente, tanti telai che battono uno di fianco all'altro. La fabbrica (macchinofattura secondo Marx): è la macchina che richiede la concentrazione sotto uno stesso tetto dei fattori della produzione, la macchina diventa fattore essenziale della produzione e determina quantità e aumenta la quantità di produzione per unità di tempo, determina la qualità che si uniforma, si standardizza, non c'è più individualità, originalità della produzione manuale, il prezzo cala perché i costi incidono su un maggior numero di unità prodotte, c'è quindi un'espansione del mercato.
Nella fabbrica è un processo scomposto in varie fasi (1) per ridurre i tempi di lavorazione, riducendo quindi anche i costi e creando in questo modo (2) le condizioni per un'ulteriore meccanizzazione perché si semplificano le operazioni che col tempo possono venire meccanizzate.
Il finanziamento della rivoluzione industriale inglese:
Nel '500 l'Inghilterra è una realtà periferica con vistose sacche di povertà
A metà '700 l'Inghilterra è un paese avanzato con sacche di ricchezza, c'è stata un'evoluzione, accumulazione originaria di capitale, secondo Marx, all'origine, prima del processo di industrializzazione.
Problemi finanziario / logistico / tecnico: la forza motrice è unica, le macchine devono quindi essere per forza sotto lo stesso tetto.
Provenienza dei capitali:

  • Dall’esercizio dell’agricoltura e dell’allevamento: recinzioni, concentrazione della proprietà fondiaria e liberazione di forza lavoro dalle campagne, formazione di grandi aziende a seminativo e a pascolo che conseguono larghi profitti
  • Dall’esercizio del commercio estero esercitato in condizioni di monopolio dalle imprese coloniali

Tecnologie molto semplici, macchine costruite all’interno dell’azienda, la rivoluzione industriale ha richiesto un immobilizzo di capitali di gran lunga inferiore a quello necessario ai successivi processi di industrializzazione.
Bisogna distinguere capitale investito a lungo termine da quello investito a breve.
Capitale investito a lungo termine, strategie diverse in tre momenti distinti:

  • Gli imprenditori contarono soprattutto sulle loro risorse finanziarie o al più di un ristretto giro di conoscenze, spesso si tratta di imprese familiari
  • Gli imprenditori cercano di attrarre l’attenzione di imprese che possono essere favorite dal successo dell’iniziativa, le imprese furono portate a finanziarsi tra loro
  • L’attività consegue dei profitti che vengono reinvestiti, si ricorre all’autofinanziamento

Quando però l’attività richiedeva grossi immobilizzi di capitale, come nel caso dei settori minerario, metallurgico, ecc. la via che ha prevalso è stata invece la costituzione di società che però non assumono la forma di S.p.A.

  • La banca non è entrata nel finanziamento a lungo termine durante l’industrializzazione inglese
  • La S.p.A. non ha costituito in genere una forma di finanziamento della rivoluzione industriale

L’origine della S.p.A. è con le Compagnie privilegiate nel XVII secolo, c’è una prima espansione delle S.p.A. nella seconda metà del ‘600, si diffondono nel settore del trasporto marittimo, bancario (Banca d’Inghilterra), minerario e, tra ‘600 e ‘700 si sviluppano grosse manovre speculative intorno alla compravendita delle azioni, da qui l’emanazione del Bubble Act per arginare la speculazione (1720 – 1825) con il divieto di costituire S.p.A. senza autorizzazione parlamentare. Nell’era dei canali (1760 – 1790) c’è il ricorso all’eccezione, il parlamento autorizza la costituzione di S.p.A. per finanziare la costruzione di canali. Nei primi anni del 1800 le guerre napoleoniche provocano grandi emissioni del debito pubblico, il risparmiatore si avvicina sempre più a questa forma di investimento, nei titoli di stato. Nel 1825, con la revoca del Bubble Act in Inghilterra, l’investitore guarda ad ulteriori forme di possibile investimento, nel 1856 si ha il riconoscimento giuridico della responsabilità limitata dell’azionista, l’investimento in S.p.A. è molto meno rischioso, si ha quindi grande diffusione nel settore ferroviario, bancario, assicurativo, industriale, il processo di industrializzazione si è ormai compiuto.

Capitale d’esercizio, investito a breve (acquisto materie prime, pagamento salari)
Reperimento capitale d’esercizio: gli imprenditori della rivoluzione industriale ricorsero alla banca, si tratta di banche di provincia disperse nel territorio, presentano aspetti positivi a aspetti negativi. Aspetti positivi: mobilizzano i risparmi della borghesia agraria di provincia e li impiegano fornendo liquidità alle imprese. Aspetti negativi: hanno facoltà di battere moneta, favoriscono quindi aumenti di circolazione. Lo Stato cercò di limitare i danni emanando una legge che limitava il numero dei soci a non più di sei per evitare che dalla loro rovina potesse essere danneggiata l’intera economia. Ne derivò che queste piccole società si occupavano di molti affari non solo bancari dando luogo a intrecci rischiosi e spesso illeciti.
Sistema creditizio inglese, primi ‘800

  • Banca d’Inghilterra, nasce nel 1694, S.p.A., nel 1844 diventa unico istituto di emissione, il primo in assoluto ad essere tale. Lo Stato è in difficile situazione finanziaria, lancia un prestito perpetuo, il parlamento dà facoltà ai sottoscrittori del prestito di costituirsi in S.p.A. con il diritto di esercitare affari di banca. Il capitale sociale di questa società è il prestito fatto allo Stato, si tratta di una banca che manca di liquidità. Ci sono alcune operazioni autorizzate: accoglie depositi e li impiega in operazioni a breve termine, la facoltà di battere moneta è concessa perché manca di liquidità e il capitale sociale consiste nel prestito fatto allo Stato. Sviluppo: lo Stato, poiché le banche di provincia hanno facoltà di battere moneta, rafforza la posizione della Banca d’Inghilterra come istituto di emissione, cioè si cerca di sottrarre spazio alle banche di provincia. A poco a poco il credito a breve termine esercitato dalle banche di provincia viene trasferito su altre banche più solide in quanto la legge che limita il numero dei soci viene revocata. Le banche di provincia svuotate delle loro funzioni finiscono per scomparire al termine del ‘800.
  • Banche private londinesi
  • Banche private di provincia

Gli imprenditori della rivoluzione industriale inglese e il fattore lavoro. Gli imprenditori disposero di forza lavoro relativamente a buon mercato, beneficiarono di una buona offerta di lavoro per:

  • Espansione della popolazione che ha dato luogo alla rivoluzione demografica
  • Processo di liberazione di forza lavoro dalle campagne a causa del movimento delle recinzioni

Nei decenni della rivoluzione industriale inglese si verificò una maggior offerta di lavoro ma anche una maggior domanda di lavoro perché le macchine pur sostituendosi all’uomo finirono per provocare una grande espansione del sistema che richiese maggiore manodopera. La rivoluzione industriale di per sé non determinò un calo delle retribuzioni.
Si crearono delle fasce salariali dove i tecnici, aristocrazia operaia, percepivano retribuzioni più alte, ci fu anche sfruttamento di lavoro minorile e femminile. Come si spiega il disagio delle classi lavoratrici durante la rivoluzione industriale inglese?
La meccanizzazione dei processi produttivi determina un aumento delle quantità prodotte, diventano più frequenti le crisi di sovrapproduzione, il posto di lavoro è più in pericolo. Nelle economie preindustriali le singole attività non danno la sussistenza, il reddito proviene in genere dallo svolgimento di più lavori (es. lavoro della terra, prestazione per il mercante nell’industria a domicilio, attività stagionali). Ha luogo un frazionamento del rischio, nell’economia industriale con l’ingresso del lavoratore in fabbrica invece la sussistenza dipende esclusivamente dallo svolgimento di una determinata attività, il reddito si lega a questa sola attività.
Nelle economie preindustriali la crisi è quasi sempre agricola e dovuta a carenza di produzione, in quella industriale la crisi è industriale di sovrapproduzione.
La concentrazione delle attività sotto lo stesso tetto, in fabbrica, esige una disciplina di fabbrica che soffoca l’autonomia di cui aveva fino ad allora goduto il produttore a domicilio. L’organizzazione di fabbrica sconvolge i tradizionali ritmi di lavoro stagionali, il ritmo da cui dipenderà il lavoratore sarà quello delle macchine; distrugge l’organizzazione familiare del lavoro, inizialmente i datori di lavoro cercavano di assumere non il singolo ma la famiglia, perché così era abituato il lavoratore. Due sono le fasi principali di questo processo:

  • Le macchine della fabbrica sono azionate da forza motrice idraulica, le unità produttive sono disperse nel territorio, obiettivo dell’imprenditore è attrarre e trattenere la manodopera, strategie saranno: salari più alti, approntamento alloggi, impiego degli altri membri della famiglia
  • Il vapore si sostituisce all’energia idraulica, le attività produttive tendono a trasferirsi nelle periferie urbane perché c’è vicinanza ai mercati, disponibilità di forza lavoro. Cambio di strategie: retribuzioni più contenute (la manodopera è più abbondante), il reclutamento diventa impersonale, il licenziamento più facile. Si utilizzano gli edifici esistenti dove si affollano le maestranze in locali spesso insalubri, gli speculatori offrono a canoni altissimi abitazioni di infimo grado, qui nasce il proletariato industriale.

ETA' NAPOLEONICA

1796 (inizio campagne napoleoniche) – 1815 (Congresso di Vienna)
Nella politica napoleonica è ravvisabile un disegno politico: estendere l’amministrazione francese all’Europa al fine di civilizzarla, a fine ‘700 si riconosceva alla Francia una superiorità culturale, il disegno di Napoleone è quello di estendere all’Europa il modello francese di Stato moderno. La Francia è stato moderno perché si ispira ai principi della legislazione rivoluzionaria depurata degli eccessi, legislazione che aveva ricevuto una sistemazione organica nel codice napoleonico del 1804, ai paesi satelliti dovrà essere imposto quel modello. La legislazione francese accoglie le istanze di riforme manifestatesi nel ‘700, abolisce le prerogative nobiliari, le immunità fiscali e giurisdizionali, le sopravvivenze feudali. Conseguenza è l’adozione di un sistema tributario che abolisce le esenzioni, sopprime i diritti di manomorte ecclesiastiche e di maggiorascato, si ha infatti l’immissione sul mercato dei beni degli ordini religiosi soppressi. Vengono soppressi i movimenti delle corporazioni d’arte e mestieri, sono riaffermate la libertà di lavoro e d’industria. La legislazione francese punta all’unificazione del mercato, si avrà quindi l’unificazione di pesi, misure e monete, l’abolizione delle dogane interne, una legislazione innovativa in materia di sanità nel campo della prevenzione (vaccinazione contro il vaiolo, ecc.), in materia di igiene (regolamentazione di attività insalubri, pericolose), affronta il problema delle sepolture. Stato dotato di notevole efficienza: si preoccupò di conoscere, controllare e mobilitare tutte le risorse perché si tratta di un’economia di guerra; risorse umane e materiali: si organizzarono i primi statistici pubblici [1806: istituzione degli uffici di Stato Civile, registravano nati, morti e matrimoni in precedenza tenuti dai parroci; 1811: istituzione dell’anagrafe della popolazione che poggiava su un censimento della popolazione tenuto settimanalmente aggiornato con i dati dello Stato Civile]. Relativamente alle risorse materiali si fecero le inchieste napoleoniche che riguardavano agricoltura, industria, istituti assistenziali, scolastici, ecc. Le rilevazioni statistiche hanno avuto un momento di svolta nelle indagini. Gli scopi a cui erano rivolte queste indagini demografiche rispondono ai seguenti punti: motivi fiscali, militari (ai fini della leva), conoscitivi, molto innovativo ai fini dell’elaborazione delle direttive di politica economica. E’ un’amministrazione che lasciò tracce profonde nelle istituzioni, negli ordinamenti e nell’amministrazione dei Paesi soggetti.
Il progetto politico di civilizzazione è entrato in contraddizione con la politica economica applicata dal regime francese ai Paesi soggetti e satelliti; questa politica ha calpestato gli interessi economici di questi Paesi a tutto vantaggio di quelli francesi. La Francia ha coinvolto i Paesi soggetti nella guerra economica contro l’Inghilterra, Paesi che ne erano estranei, in una guerra che si incentra sul blocco continentale (1806: divieto di stabilire rapporti commerciali con l’Inghilterra)
Finalità del blocco continentale:

  • Escludere prodotti inglesi dai mercati continentali, colpire le esportazioni inglesi e quindi ridurre drasticamente la ricchezza nazionale inglese – Napoleone ha una visione mercantilistica. Si vuole colpire l’Inghilterra con una guerra economica, obbligandola alla pace, si vuole anche impedire all’Inghilterra di importare materie prime, derrate alimentare, colpendo però così nelle loro esportazioni i Paesi soggetti e satelliti alla Francia. Il blocco del 1806 produsse effetti differenziati: danneggiò soprattutto le economie in ritardo (Italia) però favorì le aree continentali più avanzate (Svizzera) perché le pose al riparo dalla concorrenza inglese nel momento in cui potevano beneficiare del grande mercato dell’impero
  • Recuperare sbocchi commerciali sulle aree continentali per compensare le perdite subite dalla Francia nelle aree coloniali

Sul piano sociale la dominazione francese ha colpito la nobiltà, il clero, ha accelerato il ricambio sociale a favore dei ceti medi, i ceti meno abbienti sono soggetti all’operato contrario del regime.

DECENNI CHE SEGUONO L’ETA’ NAPOLEONICA

1815 – 1830 Età della Restaurazione
1830 – 1873 Massima espansione del commercio estero, avvio
dell’industrializzazione dei Paesi continentali
1873 – 1896 Grande depressione
1896 in poi, ripresa dell’economia mondiale

1815 – 1830; difficoltà di ordine politico/economico, la Restaurazione non viene bene accolta dalla borghesia. Per quanto riguarda l’economia il problema è convertire ad uso di pace le economie di guerra (ristrutturazione impianti, necessità di capitali, momenti di incertezza che favoriscono la disoccupazione)
Per singoli settori:
Agricoltura in crisi per l’andamento al ribasso dei prezzi agricoli fino a metà ‘800 perché finite le guerre napoleoniche si riduce l’inflazione, calano i prezzi; tutto questo non esclude impennate dei prezzi in corrispondenza di annate agrarie sfavorevoli
Industria registra un rallentamento dei ritmi produttivi, problemi di conversione a usi di pace, cessazione degli ordinativi militari, ritorno della concorrenza inglese per la fine del blocco continentale

1830 – 1873, motivi della massima espansione del commercio estero:
Rivoluzione dei trasporti è motivo di grande espansione del commercio estero. Costruzione di strade ferrate, applicazione del vapore alla navigazione fluviale, impiego di piroscafi oceanici. Effetti: accorciamento distanze, riduzione dei tempi di viaggio, abbassamento dei costi di trasporto.
Adozione di politiche doganali liberoscambiste: politiche che riducono le tariffe doganali, abbassano quelle barriere artificiali che gli stati introducono a protezione delle proprie economie.
Costruzione strade ferrate all'inizio degli anni '30, la prima linea è la Liverpool-Manchester. Tre ambiti territoriali: Inghilterra(1), Europa interna(2) (Belgio, Francia, stati tedeschi) ed Europa periferica(3) (aree più in ritardo).

  • Caso inglese: le strade ferrate sono costruite alla fine del processo di industrializzazione ('40-'50), strade ferrate à investimento redditizio, l'economia meccanizzata movimenta grandi volumi di merci. Forma di finanziamento: i capitali provengono da privati costituiti in S.p.A. Effetti costruzione delle strade ferrate: ulteriore stimolo al processo di industrializzazione in pieno sviluppo; il prodotto inglese divenne più competitivo, le strade ferrate sono anche un'occasione per l'esportazione di capitale inglese
  • Europa interna: le ferrovie sono costruite durante il processo di industrializzazione, gli effetti sono un processo di industrializzazione più dinamico, un'espansione dei settori pesanti (siderurgia, meccanica, edilizia), formazione di grandi unità produttive che dovevano soddisfare grandi commesse.

Belgio: finanziamento con capitale dello Stato e capitale estero (inglese)
Francia: processo più lento ma produsse un salto di qualità del sistema viario: si passò da un sistema incentrato sulla capitale (Parigi) a un sistema in cui entrarono nel circuito dei traffici aree minerarie, centri commerciali, porti e centri di consumo. Finanziamento regolato da una legge del 1842: appalto dello Stato che doveva contribuire con il terreno + impianto fisso mentre l'apporto privato doveva riguardare il completamento delle infrastrutture e l'esercizio della ferrovia, importante era anche il ruolo delle banche e del capitale straniero (inglese)
Stati tedeschi: forme di finanziamento e modalità di costruzione diverse da stato a stato, in alcuni fu lo Stato a costruirle, in altri le diede in appalto. Non ci fu ricorso a capitale straniero

  • Europa periferica: le ferrovie furono costruite prima del processo di industrializzazione, gli investimenti furono dunque poco redditizi, gli Stati dovettero fare ricorso ad agevolazioni in favore delle società costruttrici. In genere furono date in appalto, materiali e capitali provennero dall'estero. Furono costruite per ragioni militari, questioni di prestigio (adeguarsi agli standard del tempo) e per ragioni commerciali (trasporto materie prime e prodotti agricoli).

 

Politiche di libero scambio

Già nella seconda metà del '700 si era sviluppato un movimento in favore della liberalizzazione del commercio (borghesia agraria, dottrina à fisiocratici, governi). In genere non si andava oltre il libero commercio interno.
A fine '700 Adam Smith in "Della ricchezza delle nazioni" (1776) porta avanti argomentazioni teoriche in favore del libero commercio internazionale. Argomentazioni: l'industrializzazione determina una specializzazione regionale che a sua volta sviluppa una divisione del lavoro a livello internazionale da cui si rendono necessarie politiche doganali che facilitano lo scambio, politiche che riducono le tariffe doganali.
Il primo Paese ad orientarsi verso una politica di libero scambio è l'Inghilterra, si è meccanizzata, ha bisogno di esportare grandi volumi di produzione, è quindi alla ricerca di nuovi mercati. Al suo interno c'è però un ostacolo all'ampliamento del mercato, costituito dal protezionismo granario, con le corn laws. I proprietari fondiari erano riusciti ad ottenere delle leggi che applicarono un dazio di protezione all'ingresso di grani esteri, questi dazi vennero accresciuti dopo le guerre napoleoniche quando l'agricoltura entra in crisi per il ribasso delle quotazioni. Questi dazi limitarono le esportazioni di grani dei Paesi agricoli, che vedevano ridotto il loro potere d'acquisto e di conseguenza la loro capacità di importazione di manufatti inglesi. Gli industriali inglesi del cotone che avversavano queste leggi, diedero vita alla anti corn law league, che doveva esercitare una pressione sul governo e l'opinione pubblica; anima di questa lega è Richard Cobden. Risultati: la loro azione sarà vincente però nel frattempo si sviluppa in Irlanda una grande carestia per la perdita del raccolto di patate (1845), il Primo Ministro Peel che appartiene al partito dei tory, vicino alla classe fondiaria, sospende ugualmente le corn laws. Nel 1846 le corn laws sono definitivamente revocate, è la proclamazione del libero scambio in Inghilterra, con l'adozione di una politica doganale che riduce i dazi.
Questo processo di liberalizzazione del commercio a livello internazionale si completa negli anni '60 quando vengono stipulati una serie di trattati internazionali che prevedono una riduzione delle tariffe doganali, il trattato anglo-francese, nel gennaio del 1860, dei due mediatori Cobden e Chevalier, ridimensionò il protezionismo francese, un protezionismo che era applicato anche a materie prime e beni strumentali.
I trattati internazionali stipulati negli anni '60 contengono tutti la clausola della nazione più favorita: se tra due Paesi A e B viene stipulato un trattato e se un contraente di questo trattato (per es.A) addiviene a un secondo trattato con un terzoPaese (C), e questo trattato secondo è più liberaleggiante, il secondo trattato si applica anche all'altro contraente del primo (B). Si cerca in questo modo di liberalizzare sempre più il commercio a livello internazionale, la competizione tra paesi si fa sempre più aspra (grazie agli effetti della rivoluzione dei trasporti sommati a quelli delle politiche liberoscambiste). Per le economie più avanzate industrializzarsi diventa un imperativo, per l'Italia, area periferica dell'Europa, il discorso è diverso, l'Italia continua a ricercare un equilibrio agricolo commerciale, cioè continua a puntare sullo sviluppo dell'agricoltura e sul commercio dei prodotti agricoli.
L'economia italiana all'unificazione è un'economia agricola, l'agricoltura è il settore portante, un'agricoltura ancora tradizionale, caratterizzata da bassi rendimenti, non c'è ancora stata la rivoluzione delle tecniche, l'ammodernamento dei contratti agrari. Domina ancora la colonìa. L'agricoltura si sviluppa perché beneficia di una favorevole congiuntura: una domanda estera sostenuta che proviene dai centri industrializzati d'oltralpe, una domanda che favorisce le esportazioni dall'Italia, facilitate dalla politica di libero scambio adottata dall'Italia unificata.
L'agricoltura contribuisce al prodotto lordo per circa il 60%, l'industria per circa il 20% - c'è un ritardo nell'industria.
Cause del ritardo dell'industria italiana all'unificazione:

  • Carenza di capitali
  • Il risparmio è scarso
  • Si va verso investimenti alternativi alle industrie come terre o titoli di Stato
  • Lavoro: limitata proletarizzazione, l'Italia è un Paese ad alta densità demografica però fino alla fine del secolo non si compie quel processo di distacco dei lavoratori dalla terra perciò sono ancora diffuse forme di organizzazione preindustriale come l'industria a domicilio. Questo aspetto ritarda l'avvento del sistema di fabbrica. Manca in Italia una manodopera qualificata, si insiste su una istruzione di tipo umanistico, mancano i quadri tecnici
  • Materie prime: povertà di fonti energetiche, carenza di carbone che veniva importato ma a costi alti
  • Sbocchi: ristrettezza dei mercati, è diffuso l'autoconsumo, si produce per il consumo, c'è una parte di domanda che non va al mercato, è soddisfatta all'interno delle pareti domestiche. Basso potere d'acquisto di larga parte della popolazione: la domanda interna è insufficiente  (come in altri paesi preindustriali). Carenza di infrastrutture: comunicazioni poco sviluppate, sono scarsissimi i collegamenti nord-sud, non c'è l'unificazione del mercato.

Industria italiana: settori più importanti
Settori collegati con l'agricoltura: alimentare, tessile (produzione di vini, paste alimentari, seta, cotone e lana). La seta è un ramo di esportazione di semilavorati, non è competitivo per i lavorati, registra un ritardo tecnico. Il settore del cotone è il più avanzato da un punto di vista organizzativo, registra già forme di integrazione verticale (concentrazione nella stessa unità produttiva di lavorazioni successive), è più avanzato anche da un punto di vista tecnico in quanto durante la Restaurazione si hanno esperienze di filatura meccanica del cotone. Il settore della lana presenta alcune grosse iniziative circoscritte alle seguenti aree: Biellese, Vicentino e Pratese.
Problemi economici dell'unificazione:

  • Risanamento finanziario
  • Formazione del mercato nazionale
  • Costruzione delle strade ferrate

Risanamento finanziario

La classe politica, partito dei moderati (la Destra storica) è espressione di un ceto fondiario, una media e grande proprietà fondiaria di matrice borghese e aristocratica. E' un'élite economica e culturale. Il disavanzo era dovuto a due ragioni essenzialmente: c'era un forte debito ereditato dal Regno di Sardegna che aveva pagato indennità di guerra (Guerre d'Indipendenza, ecc.) inoltre Cavour aveva seguito una politica di sviluppo, di infrastrutture che aveva gravato sul bilancio dello Stato. L'economia italiana registra un aumento di spese per infrastrutture contro una stazionarietà delle entrate.
Nel 1875, un anno prima della caduta, la Destra storica raggiunge il pareggio del bilancio. Il problema del risanamento finanziario è risolto, la politica della Destra è condizionata dal risanamento, lo Stato altrimenti perderebbe di credibilità. "Il pareggio del bilancio è da raggiungere nel più breve tempo possibile per rendere disponibili capitali per investimenti produttivi, altrimenti parte dei capitali sono assorbiti dai titoli di Stato" [Sella].
Strategie di reperimento dei capitali al fine di arrivare al pareggio del bilancio:

  • Politica di forte pressione fiscale che va a gravare soprattutto sul ceto fondiario attraverso imposta fondiaria e sul ceto dei coltivatori agricoli con l'imposta sul macinato, a causa di questa pressione la Destra cadrà, è causa di tumulti
  • Emissione di titoli del debito pubblico, emessi a un valore inferiore a quello nominale per renderli più appetibili (sotto la pari), si tratta di prestiti irredimibili, per i quali lo Stato si impegna alla corresponsione dell'interesse ma non garantisce la restituzione del capitale

Strategie per il raggiungimento del pareggio finanziario:

  • Forte pressione fiscale
  • Emissione di titoli del debito pubblico
  • Vendita di beni demaniali - demanio degli stati preunitari, beni confiscati alla chiesa: estensione a tutto lo Stato di una legge sarda del 1855 con obiettivi di natura finanziaria ma anche politica, la questione romana era ancora aperta
  • Ricorso al capitale straniero: sottoscrive un terzo del debito pubblico, appalto della costruzione di opere pubbliche (es. le ferrovie), per quanto riguarda il settore del credito, va a costituire il capitale di alcune banche
  • Proclamazione del corso forzoso (1866): si ha il corso forzoso quando lo Stato obbliga di accettare in pagamento una carta moneta non convertibile in moneta metallica (sospensione della convertibilità). Quale situazione ha portato il corso forzoso? Nel 1866 si profila una guerra contro l'Austria, si diffonde una profonda sfiducia nei confronti della situazione finanziaria italiana cosicché nelle borse europee e anche all'interno non si trovano sottoscrittori dei titoli del debito pubblico italiano. All'interno i depositanti in conto corrente presi dal panico affrettano i ritiri dei loro depositi, li convertono in moneta metallica e li tesaurizzano. Il Ministro delle finanze, Scialoja, per inderogabili urgenze di cassa, chiede un'anticipazione al principale istituto di emissione (erano 6), la Banca Nazionale del Regno, e questa banca accetta di fare l'anticipazione purché vi possa provvedere con un aumento di circolazione di moneta cartacea, chiede una temporanea sospensione della convertibilità dei suoi biglietti in moneta metallica (il corso forzoso appunto). Il corso forzoso interessò gli anni 1866-1882

Effetti negativi: la misura determinò un aumento di circolante con conseguente perdita di potere d'acquisto della moneta e un aumento dei prezzi. L'aumento dei prezzi fu però contenuto, parallelamente all'aumento di circolazione cartacea ci fu una contrazione della circolazione metallica per via della tesaurizzazione. Negli anni 1873-1896 c'è la grande depressione, con una discesa generale dei prezzi sui mercati internazionali e conseguenti importazioni a prezzi più bassi.
Effetti positivi: il corso forzoso favorì un miglioramento della bilancia commerciale perché ne derivò un aumento delle esportazioni di prodotti agricoli e tessili, era infatti conveniente per gli altri stati comprare da un paese a moneta svalutata.
Ci fu inoltre una politica finanziaria più responsabile da parte dello Stato italiano: con la fuga dei capitali esteri dall'Italia, lo Stato adottò una politica di forte contenimento della spesa pubblica, una politica deflazionistica dopo il 1866. Nel 1876 la Destra storica cade anche per questo contenimento della spesa pubblica, malvisto da tanti.
Oltre al risanamento finanziario, è importante l'unificazione economica del Paese, in particolare la formazione di un mercato nazionale: la Destra storica adotta una legislazione economica uniforme. Questa legislazione, indirizzandosi ad aree regionali a diverso livello di sviluppo, finì per accentuare gli squilibri esistenti (è comunque difficile parlare di unificazione economica). Passi importanti si fecero invece nella formazione del mercato nazionale, con l'abbattimento delle barriere doganali e l'applicazione di una tariffa di libero scambio ai confini (estensione allo Stato unitario della tariffa sarda)
Caratteri della tariffa sarda:

  • Dazi all'esportazione pressoché assenti, sono favoriti i  flussi di esportazione
  • Dazi all'importazione minimi, sono favoriti i flussi di importazione, è un'economia non protetta, è esente di dazi l'importazione di carbone e macchine per favorire il progresso tecnico

Effetti dell'introduzione del libero scambio sull'economia italiana:
L'agricoltura è favorita dall'introduzione del libero scambio, l'industria è danneggiata per l'importazione di prodotti stranieri più a buon mercato con la sola eccezione dell'industria cotoniera già abbastanza competitiva e che importava materie prime dall'estero.
AREE REGIONALI:
Meridione: è favorita la sua agricoltura d'esportazione (vino, olio, agrumi, paste alimentari), è colpita drammaticamente la sua industria organizzata ancora nella tradizionale forma a domicilio
Centro-Nord: queste aree avevano adottato già politiche doganali meno protezionistiche e avevano conosciuto fin dai secoli precedenti uno sviluppo mercantile dell'economia, erano aree caratterizzate da una fitta rete di centri urbani e di mercati
Costruzione strade ferrate: in Italia, tra 1865 e 1877. Lo Stato sceglie la via meno onerosa, cioè l'appalto a società private a capitale prevalentemente straniero, furono previste una serie di agevolazioni per attrarre queste società: un lungo periodo di esercizio (con l'appalto nel 1865, la riassunzione da parte dello Stato avviene nel 1905), la corresponsione di un reddito minimo ad esercizio appena iniziato.
Risultato: molte società minori dovettero ricorrere all'emissione di obbligazioni, prestiti, per portare a termine i lavori. Rimasero 4 società: Società Alta Italia, Società Vittorio Emanuele, Società Strade Ferrate Romane e Società Strade Ferrate Meridionali.
Effetti: la rete ferroviaria viene realizzata entro tempi brevi, le società straniere però rivolsero le loro commesse all'industria straniera, fu quindi un'occasione mancata per lo sviluppo dell'industria pesante italiana.
1876 - 1887 - Negli anni '80 una serie di fatti nuovi che modificano il quadro precedente:

    • L'agricoltura è investita da una crisi, diventa un settore in difficoltà
    • L'industria si espande, crescono i settori pesanti
    • Emerge e si chiude il triangolo industriale per l'ascesa del polo ligure
    • Muta l'indirizzo di politica doganale, dal libero scambio al protezionismo

CRISI AGRARIA:
Soprattutto dal 1882 al 1898, nel 1882 si comincia ad avvertire soprattutto dopo l’abolizione del corso forzoso. Causa della crisi: per effetto della rivoluzione dei trasporti (ferrovie, piroscafi transoceanici) un ingente flusso di grani americani e russi affluisce sui mercati europei e determina una caduta dei prezzi, c’è un eccesso di offerta di grani sui mercati europei. Reazione degli ambienti produttivi: contrazione della produzione cerealicola e alla fine di tutta la produzione agricola e zootecnica. Strategie: in alcuni Paesi europei, soprattutto i più avanzati, la crisi agraria è l’occasione per ammodernare, razionalizzare i piani colturali, cioè sostituire al grano colture più pregiate come la vite, la barbabietola da zucchero e le colture foraggiere.
In Italia prevalgono le seguenti strategie: richiesta di sgravi fiscali sotto forma di una riduzione dell’imposta fondiaria e l’abolizione dell’imposta del macinato; richiesta di perequazione dell’imposta fondiaria: si chiede l’aggiornamento di vecchi catasti meridionali che non censivano tutte le terre; richiesta di protezione doganale che sarà sancita dalla Tariffa del 1887.

ESPANSIONE INDUSTRIALE DEGLI ANNI '80

Beneficia di una maggiore disponibilità di capitali, si assiste a disinvestimenti in agricoltura, i capitali si spostano verso l’industria e l’edilizia in particolare (risanamento centri storici, crescita sobborghi)
C’è il ritorno del capitale straniero per l’abolizione del corso forzoso
C’è anche un interesse delle banche per le iniziative industriali [banche di tipo francese, che si rifanno al modello del Credit Mobilier dei fratelli Pèreire, si diversificano dal modello inglese. In Italia operano la Banca Generale e il Credito Mobiliare che sono banche di tipo francese: raccolgono fondi tramite emissione di obbligazioni, non accettando depositi, e impiegano i mezzi finanziari nella costruzione di infrastrutture e in iniziative industriali. La vecchia finanza privata è insufficiente.
L’industria beneficiò anche di un approvvigionamento più a buon mercato di materie prime d’importazione per la discesa dei prezzi sul mercato internazionale.
Settori in espansione: siderurgico, cantieristico, chimico

  • Siderurgico: la Terni (1864) è l’emblema del risveglio industriale di quegli anni. Il settore siderurgico ha punti deboli: consuma carbone, è svantaggiato dal punto di vista delle risorse, è gravato da onerosissimi crediti bancari. Il settore siderurgico non è competitivo, produce a costi alti ma è un settore che produce soprattutto per lo Stato, vive di commesse statali.
  • Cantieristico: si espande in seguito al rinnovo delle flotte, dalla vela al vapore, è sostenuto dallo Stato tramite la legge Boselli (1885) che prevede sgravi fiscali e premi di costruzione vincolando però la cantieristica alla siderurgia nazionale.
  • Chimico: produce fertilizzanti, beneficia della domanda dell’agricoltura che, in crisi, deve cercare di aumentare le rese produttive.
  • Ancora in ritardo il settore meccanico per carenza di capitali, piccole unità, mancanza di quadri tecnici, si utilizzano sempre tecnici stranieri

TRIANGOLO INDUSTRIALE:
Tante Italie agricole, dove l’agricoltura condiziona lo sviluppo industriale à complementarità tra sviluppo agricolo e industriale.

  • 3° polo: il polo ligure emerge per un’alta concentrazione di impianti siderurgici e di cantieri. Gli impianti siderurgici si approvvigionano via mare di ghisa e rottami esteri producendo per i vicini cantieri
  • Polo lombardo: è il primo ad emergere fin dai decenni preunitari, beneficia di più impulsi cumulativi per l’agricoltura vivace, la costruzione delle infrastrutture (collegamenti Italia/Austria), espansione del settore tessile, in particolare dell’industria cotoniera e della seta, in Lombardia si hanno gli inizi della filatura meccanica.
  • Polo piemontese: inizia ad affermarsi dai decenni preunitari, operatori stranieri sono attirati da una tariffa inizialmente protezionistica, danno vita a grossi lanifici nel biellese. Sono unità produttive che reggono bene ai contraccolpi del libero scambio, ai primi del ‘900 il polo piemontese si rafforza con l’avvento dell’industria automobilistica, la FIAT, un’industria ad alta concentrazione urbana, anche nel Piemonte si ha una complementarità dello sviluppo agricolo ed industriale.
  • Regno delle Due Sicilie: conosce un qualche sviluppo nei decenni preunitari per opera di uomini d’affari stranieri attratti da manodopera abbondante, materia prima (seta) abbondante, alta protezione doganale. Si dà vita ad iniziative non competitive che vanno in contro a carenze di sbocchi (domanda interna insufficiente, impossibilità di competere sui mercati internazionali), queste iniziative si esauriscono prima dell’unità d’Italia. Lo Stato crea grandi complessi che vivono delle commesse statali e che quindi mancano di competitività.

Anni ’80: cambiamento dell’indirizzo di politica doganale, si passa dal libero scambio al protezionismo, con la Tariffa del 1887. Causa: la crisi di quegli anni caratterizzati dalla discesa dei prezzi, si erigono barriere daziarie all’ingresso dei prodotti stranieri, si protegge il mercato interno alla produzione nazionale.
In Italia si forma un blocco di forze agrario industriali in favore del protezionismo: da un lato la cerealicoltura, dall’altro l’industria chiedono il protezionismo e vincono le ultime esitazioni del governo, il quale cede alle richieste per due motivi soprattutto:

  • il governo è preoccupato per i focolai di protesta che ha acceso la crisi agraria, ci sono problemi per la stabilità politica, le idee socialiste cominciano a far breccia sulle masse dei braccianti
  • cominciano a riapparire i deficit di bilancio, una tariffa protezionistica potrebbe far affluire nuovi mezzi alle casse dello Stato

Risultato: viene introdotta la tariffa protezionistica del 1887 che fa seguito a una moderatamente protezionistica (1878). La tariffa del 1887 protegge tre settori in particolare: l’industria siderurgica, cotoniera e cerealicola, grani in particolare.
Valutazioni critiche sulla tariffa del 1887:

  • Sul fronte dell’industria si è detto che sono stati protetti i settori politicamente influenti come la siderurgia a scapito dei settori economicamente promettenti, chimico e meccanico. Il siderurgico non sarebbe stato mai competitivo perché il carbone utilizzato è comunque d’importazione
  • Per quanto riguarda il dazio applicato sul grano si avanzano le seguenti critiche: applicare un dazio sul grano significa elevarne il prezzo e trattandosi di derrate di prima necessità si finisce per scaricare la crisi anche sui ceti meno abbienti. Elevare il costo del grano porta a elevare il costo della vita quindi prima o poi anche i salari e di conseguenza i costi di produzione; indirettamente i prodotti della nostra industria risultano meno competitivi. Il dazio applicato sul grano favorì un’agricoltura di tipo tradizionale a scapito dell’agricoltura di esportazione danneggiata dall’introduzione del protezionismo. L’introduzione del protezionismo doganale accentuò il divario nord/sud.

Nel meridione viene colpita la sua agricoltura d’esportazione (vino, olio, agrumi), fu costretto dalla tariffa protezionistica a comprare prodotti industriali nazionali che venivano a costare più di quelli esteri in precedenza importati via mare grazie al libero scambio.
Anni 1888 – 1896: sono anni di gravissime difficoltà per l’economia italiana, si susseguono le seguenti crisi
Crisi agraria: si accentua, la tariffa del 1887 produce solo qualche sollievo immediato; la crisi si accentua in seguito alla rottura dei rapporti commerciali con la Francia (1888) con gravi contraccolpi, infatti circa i 2/5 delle nostre esportazioni erano dirette verso la Francia, in particolare le esportazioni di vino e seta. Si rompono i rapporti commerciali perché in sede di rinnovo del trattato commerciale l’Italia vuole fare riferimento al trattato del 1887, la Francia su quello del 1881.
Crisi dell’edilizia: la città ottocentesca si sviluppa sul modello di Parigi, con la crescita dei sobborghi per soddisfare la domanda di abitazioni; è un settore che attrae capitali però parallelamente si sviluppa una grande speculazione, uomini d’affari improvvisati si gettano nella compravendita di suoli urbani (Roma e Napoli) e tutto questo porterà ad una grande crisi del settore con lo scoppio dopo il 1885. La crisi dell’edilizia favorisce l’avvento di una crisi industriale.
Crisi dell’industria: particolarmente in difficoltà il settore siderurgico con la Terni in prima linea, la crisi dell’edilizia sommata a quella industriale hanno lo sbocco nella crisi bancaria del ’94. In questa crisi le banche avevano le loro responsabilità.
Crisi bancaria (1894): le banche avevano seguito una politica del credito facile alimentando indirettamente la speculazione. Si aggiunge poi che lo Stato stesso aveva contribuito ad ampliare la crisi seppure ritardandola, aveva infatti autorizzato dei salvataggi permettendo alle banche di emissione di battere nuova moneta eccedendo i limiti imposti pur di venire incontro alle banche vacillanti. Risultato: crollo di parte del sistema creditizio, in particolare i due istituti rivolti al credito industriale, le banche di tipo francese Credito Mobiliare e Banca Generale. Si decide un riassetto del settore, bisogna risolvere due problemi:

  • Riordino della circolazione, occorre intervenire sugli istituti di emissione. Le banche di emissione erano 6, degli stati preunitari. In Italia non si era arrivati alla unificazione degli istituti di emissione per i seguenti motivi: per resistenze degli ambienti economici locali, ci sono poi convinzioni teoriche: la scuola liberista si era orientata in favore della pluralità degli istituti di emissione. Nel 1894 si decide la riduzione degli istituti di emissione da 6 a 3 tramite fusione tra banche, la Banca d’Italia comprende dopo la fusione la banca nazionale del Regno, la Banca nazionale toscana e la Banca toscana di credito. La Banca romana viene posta in liquidazione perché incorsa in un illecito, aveva emesso una serie falsa di biglietti. Rimangono la Banca d’Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia
  • Problema del credito industriale dopo la caduta di Credito Mobiliare e Banca Generale: il governo italiano si rivolge al mondo finanziario tedesco, con la Francia infatti c’era già stata la rottura nel 1888, per avere l’appoggio per costituire una grande banca in luogo delle due crollate. Nasce così la Banca Commerciale con capitale in larga misura tedesco a cui si aggiungeranno in seguito partecipazioni di capitale italiano. La Banca Commerciale è una banca mista, di tipo tedesco

Caratteri delle banche miste: sono banche che operano nel breve e nel medio – lungo termine, è una sintesi delle banche inglesi, che operano nel breve termine, e delle banche francesi, nel medio – lungo. Privilegiano il credito industriale e non solo fanno credito ma partecipano all’industria cioè acquisiscono partecipazioni azionarie, quote del capitale sociale, esercitano un’azione fortemente propulsiva sulle industrie alle quali partecipano, si legano preferibilmente ai settori produttivi ad alta intensità di capitale come l’industria siderurgica e ad alto contenuto innovativo, come quella elettrica. Sono banche che lasciano un’impronta sulla struttura produttiva in cui vanno ad operare:

  • Favoriscono la diffusione delle S.p.A.
  • Promuovono la formazione di grosse unità produttive e di vaste concentrazioni di affari, ricorrono alla formazione di fusioni, accordi, ecc.

à Trust (collusione):     orizzontale, tra imprese dello stesso tipo
verticale, tra imprese complementari nella produzione
à Cartello: accordo tra imprese dello stesso tipo
Trust e cartelli sono strategie dirette a ridurre la concorrenza e sostenere il prezzo, strategie queste particolarmente idonee in fasi di crisi quando i prezzi scendono. Sono banche che hanno aspetti positivi e aspetti negativi:
Aspetto positivo: poiché raccolgono anche i depositi a breve sono banche che operano una vastissima raccolta di mezzi finanziari, sono pertanto particolarmente idonee nelle prime fasi dell’industrializzazione quando i capitali sono scarsi e frazionati
Aspetti negativi: coinvolgono anche il piccolo risparmiatore nel rischio dell’investimento industriale, più rischioso e a medio – lungo termine. La corretta gestione vorrebbe una corrispondenza dei tempi: depositi a breve à impieghi a breve, depositi a lungo à impieghi a lungo. Di fronte a richieste di rimborso la banca non è in grado di rispondere.

INDUSTRIALIZZAZIONE CONTINENTALE

Belgio / Francia: da Restaurazione a Grande Depressione
Germania: 1850 – 1870, fase di preparazione dello sviluppo; 1870 – 1890, fase di slancio. Fattore decisivo per lo sviluppo è l’innovazione tecnologica, ci si sviluppa se si introducono innovazioni
Tecnologia: tecnologia inglese più apporti originali del continente
Tecnologia inglese: dopo il 1824 si è avuto il trasferimento della tecnologia inglese, inizialmente l’Inghilterra ha cercato di salvaguardare il proprio vantaggio tecnologico, poi alcune leggi difensive sono state mitigate; già prima del 1824 c’erano le spie industriali per ricercare una trasmissione clandestina delle tecnologie.
E’ stata una trasmissione di tecnologia senza adattamenti al contesto in cui doveva essere applicata, questo ha avuto due conseguenze: la diffusione della tecnologia inglese nel continente è stata di tipo regionale, sono state coinvolte innanzi tutto le aree che avevano condizioni e dotazioni di risorse simili a quelle inglesi di origine. L’industrializzazione continentale è stata anche graduale perché le aree rimaste indietro hanno dovuto aspettare una seconda ondata di innovazioni più adatte al loro contesto. Alsazia francese e Svizzera diventano centri di irradiazione di tecnologia inglese. Ci sono aree che devono aspettare la seconda ondata, in Francia il carbone non era facilmente estraibile, bisognava aspettare tecnologie che permettessero di sfruttare la risorsa.
Apporti originali: per quanto concerne le industrie leggere (cotoniera) c’è una stretta dipendenza dalla tecnologia inglese, invece nei settori pesanti e nei settori nuovi c’è sviluppo autonomo, a fine ‘800, collegato all’urbanizzazione (il telegrafo, le tramvie, l’illuminazione. Nel settore della chimica farmaceutica ci sono decisivi apporti  originali dal continente, soprattutto francesi e tedeschi.
Il processo di emulazione del modello inglese è stato però condizionato da alcuni fattori:

  • Il livello di arretratezza del paese in via di sviluppo, i paesi che erano più arretrati sono quelli che hanno avuto uno sviluppo più impetuoso
  • Assetto istituzionale, cultura e tradizioni del paese, rapporti sociali
  • Contesto internazionale

Ogni paese ha finito per seguire una sua via all’industrializzazione dove è possibile individuare aspetti comuni rispetto al caso inglese e caratteri peculiari.
Incentivi alla modernizzazione dei paesi continentali:

  • Rivoluzione dei trasporti, ha sviluppato i settori pesanti, ha contribuito alla formazione di grosse unità produttive e alla diffusione di forme societarie (S.p.A., ecc.)
  • Concorrenza internazionale sempre più agguerrita per la rivoluzione dei trasporti che ha accorciato le distanze abbattendo le barriere naturali e per il trionfo del libero scambio, si sono abbassate le barriere daziarie.
  • Espansione del sistema creditizio, importanza del fattore capitale cresce per lo sviluppo dei settori pesanti e per la presenza di tecnologie più avanzate che richiedono più mezzi.

In Belgio lo stato favorisce la creazione di due istituti: la Società generale e la Banca del Belgio, mobilizzano il risparmio del ceto fondiario, mettendolo a disposizione delle industrie, e le fortune del periodo napoleonico, ottenute con l’approvvigionamento degli eserciti, ecc. Tutto ciò favorisce la formazione di grossi complessi integrati.
In Francia nel complesso si caratterizza per una struttura creditizia debole, il che ha portato soprattutto alla diffusione di medie imprese costituite con l’apporto di patrimoni familiari
In Germania operano le banche miste, cioè banche che non solo fanno credito ma partecipano all’industria imprimendo un’azione fortemente propulsiva.
Sostegno dello Stato: politica di commesse (ferroviarie, rinnovo delle flotte) per allargare un mercato interno altrimenti insufficiente allo scopo di aumentare la domanda interna a scapito dei contribuenti, aumenta infatti la spesa pubblica. Politica di protezione doganale per riparare le industrie dalla concorrenza estera a scapito ancora dei consumatori sotto forma di prezzi più alti.
Fino a metà '800
Caso tedesco: politica doganale articolata. Prima della metà del '800 segue una politica liberaleggiante in campo doganale perché è ancora un'area agricola e intende favorire l'esportazione di prodotti agricoli
Gli altri paesi sono orientati al protezionismo

Anni '50 - '70
La Germania avvia l'industrializzazione, segue le idee economiche del List e adotta il protezionismo
Gli altri paesi in questo periodo si orientano al libero scambio

Dopo il '70
E' una fase di slancio per la Germania, la tariffa del 1879 è marcatamente protezionistica, la Germania sostiene il suo sviluppo con il protezionismo
Gli altri paesi si volgono anch'essi al protezionismo a causa della grande depressione

La tariffa del 1979 marcatamente protezionistica è mitigata da trattati commerciali internazionali e dalla politica di dumping: vendere sottocosto all'estero per favorire lo smercio e caricare la differenza sui prezzi interni giustificando questa condotta con la necessità di un sostegno allo sviluppo e all'occupazione.
Il sostegno dello Stato fu dato anche attraverso la promozione del sistema creditizio (in Belgio) e la promozione della ricerca scientifica e della formazione tecnica (Germania).
Fattori produttivi:
Il fattore capitale proviene dall'espansione del settore creditizio (banche), dalla diffusione delle forme societarie, in particolare la S.p.A. e dalla circolazione del capitale con afflusso di capitale estero.
Il fattore lavoro: la forza lavoro si collega alla dinamica demografica - molto sostenuta in Germania, stagnante in Francia per il calo della natalità, migrazioni (riguardanti soprattutto operai specializzati e tecnici dall'Inghilterra) - con migrazioni interne collegate alla diffusione regionale dell'industrializzazione.
Risorse: minerarie e umane (tecnologie più sofisticate, concorrenza più agguerrita)

CASO ITALIANO

Industrializzazione italiana: 1896 - 1908 - fattori che hanno favorito la modernizzazione: congiuntura internazionale favorevole, tariffa protezionistica del 1887, riorganizzazione dell'Alta Banca, cioè riassetto bancario del 1894.
Credito Italiano: accumulazione simultanea anziché originaria del capitale. L'intervento delle banche miste fa sì che il capitale venga accumulato e indirizzato allo sviluppo, sono creditrici dell'industria e azioniste di essa stessa.
Settori chiave dell'industrializzazione italiana: siderurgico, si evolve perché si formano nuclei di siderurgia a processo continuo però è un settore non competitivo in quanto consuma carbone, è gravato da oneri bancari, all'ombra del protezionismo sopravvivono impianti superati. Meccanico: si afferma brillantemente, due rami in particolare, la meccanica ferroviaria, perché nel 1905 c'è la nazionalizzazione delle ferrovie, l'industria automobilistica, che nasce su basi competitive e sulla capacità d'esportazione. Contribuisce alla formazione di risorse umane, formando i quadri tecnici che mancavano e favorendo la nascita di produzioni collaterali (pneumatici, meccanica di precisione, ecc.). Chimico: si espande, c'è l'industria dei fertilizzanti, dei pneumatici, c'è l'avvio della chimica tessile con la produzione di fibre tessili artificiali. Elettrico: nasce in questo periodo, per la fornitura di forza motrice a prezzi contenuti, riducendo il fabbisogno di carbone à la produzione nazionale diventa così più competitiva, è un settore che si lega alla banca. Ci sono anche i settori tradizionali, tessile e alimentare, l'industria cotoniera continua a maturare protetta dalla tariffa del '87, nel settore alimentare è fondamentale l'industria dello zucchero, collegata all'espansione della coltivazione della barbabietola da zucchero negli anni della crisi agraria. E' un periodo di rafforzamento del polo ligure, dove è concentrata l'industria zuccheriera.
In generale c'è uno spostamento verso i settori pesanti, la struttura produttiva presenta notevoli concentrazioni, trust e cartelli frutto dell'azione delle banche miste.
Sono intervenuti mutamenti nella composizione della classe operaia: verso fine '800 si assiste a una marcata proletarizzazione, scompare la figura del contadino operaio, aumenta il numero dei lavoratori dipendenti, dei tecnici, si formano strati di aristocrazia operaia, si riduce il lavoro minorile. Si accentua il divario nord-sud, il meridione non si aggancia al trend di sviluppo del nord nonostante per la prima volta nella storia dell'Italia unificata si senta il bisogno di varare leggi differenziate per il sud, leggi che prevedono agevolazioni fiscali e creditizie, come la legge del risorgimento di Napoli del 1904 che vuol fare di Napoli un polo di sviluppo. La politica di riequilibrio regionale non ha successo per alcuni motivi:

  • Si è adottato un modello di sviluppo non adatto al sud, era un modello ad alta intensità di capitale e basso richiamo di manodopera
  • E' mancata una diversificazione della produzione industriale, si sono costruiti impianti siderurgici non competitivi
  • Ci sono stati interventi isolati, è mancata una programmazione d'insieme, non nasce nel meridione una rete di produzioni collaterali come per l'industria automobilistica nel nord, i grandi impianti sono rimaste cattedrali nel deserto

ECONOMIA DI GUERRA

L'economia italiana alla vigilia della guerra è in una fase di ristagno (1908 - 1914), è stata investita dalla crisi del 1907/8, una crisi mondiale. Per effetto della grande ripresa produttiva il prezzo delle materie prime aumenta e così aumentano anche i costi di produzione. La crisi inizia perché l'aumento del costo di produzione non è seguito da un corrispondente aumento del prezzo dei prodotti finiti, i mercati cominciano a saturare con conseguenti riduzioni dei margini di profitto per le imprese e carenza di capitale. La carenza di capitale mette in crisi l'apparato produttivo delle grandi imprese in via di sviluppo. Questa crisi confluisce nella successiva crisi del '13, anche questa ha le sue radici nella carenza di capitali.
Mesi della neutralità (1914-1915), si manifestano le prime difficoltà:

  • Difficoltà per l'approvvigionamento di materie prime provenienti dall'estero
  • Difficoltà per il dilagare della disoccupazione, causa il ritorno degli emigrati
  • Aumento del debito pubblico, emissione di prestiti perché ci si prepara alla guerra
  • Uno degli aspetti più importanti è un intervento marcato dello Stato nell'economia, lo Stato deve mobilitare tutte le risorse affinché il paese regga lo sforzo bellico

Copertura spese di guerra, vie seguite:

  • Lo Stato punta ad un aumento di circolazione, la guerra è finanziata con l'inflazione, lo Stato preme sugli istituti di emissione perché battano nuova moneta
  • Emissione di titoli del debito pubblico
  • Aumento della pressione fiscale, utilizzata con moderazione in quanto non consente di reperire rapidamente mezzi finanziari

Risorse alimentari, andamento dell'agricoltura in fase di guerra:
Intervento dello Stato, i consumi alimentari sono molto alti, l'esercito ha bisogno di alimentazione, la produzione agricola deve essere abbondante, lo Stato impone certe coltivazioni, acquista macchine (calano le braccia, servono mezzi meccanici), promuove agevolazioni creditizie col risultato che l'agricoltura ha un andamento negativo, cala la produzione e la produttività, come spesso accade nelle economie di guerra. Gli agricoltori sono al fronte di guerra e per questo c'è carenza di braccia, c'è anche carenza di fertilizzanti, l'industria chimica produce esplosivi, farmaceutici, generi sostitutivi (chimico-tessile), una produzione rivolta alla guerra. Durante la Prima Guerra Mondiale ci sono anche requisizioni di bestiame per i trasporti in guerra.
I consumi sono abbondanti, la produzione insufficiente. Lo Stato risponde con una politica di tesseramento (razionamento) che è soprattutto a svantaggio della popolazione civile, privilegiando l'approvvigionamento per l'esercito. La politica di razionamento fa esplodere il mercato nero cioè un commercio clandestino, piaga di tutti i periodi di guerra.
Altro problema è quello di armare l'esercito
Andamento dell'industria, intervento dello Stato nell'industria, due problemi:

  • Approvvigionamento materie prime, lo Stato passa ad un controllo delle importazioni perché deve indirizzare i vari generi all'industria di guerra
  • Offerta di lavoro, lo Stato cerca di aumentarla con varie misure: abolizione dei riposi, imposizione di ore supplementari di lavoro, ritorno al lavoro dei pensionati, reclutamento lavoro femminile

Andamento industria in fase di guerra: congiuntura favorevole à i prezzi sono alti, ci sono spinte inflazionistiche, commesse urgenti dello Stato, ci sono quindi alti profitti, reinvestimento dei profitti, crescita delle dimensioni aziendali (forti concentrazioni di affari)
Ruolo delle banche miste: si arriva a una compenetrazione stretta banca-industria, l'industria ha bisogno del credito industriale, anche la banca ha interesse a legarsi all'industria perché è azionista ed intravede la possibilità di alti dividendi, industria di guerra:

  • Minerario / elettrico per ridurre il fabbisogno di carbone
  • Siderurgico / meccanico, nasce l'industria aeronautica
  • Chimico: esplosivo, farmaceutico, generi sostitutivi

Si sviluppa il settore laniero per l'equipaggiamento dell'esercito, il settore conserviero perché produce generi sostitutivi a quelli freschi che scarseggiano.
Danneggiati dall'evento bellico i settori che lavorano materie prime belliche (cotone) e settori che producono beni di lusso (serico).
Nell'industria è una crescita disordinata, senza una programmazione, non risponde a criteri di economicità e produttività, è una produzione a costi alti, in fase di guerra saltano tutti i meccanismi di mercato. Il commercio estero è sottoposto a un rigido controllo di Stato

DOPOGUERRA (1922-1925)

E' un periodo carico di difficoltà, persiste la carenza di generi alimentari per i primi tempi, il Paese dipende dall'estero, perdura l'inflazione e si riduce di conseguenza il potere d'acquisto delle categorie a reddito fisso. Dilaga la disoccupazione per il ritorno dei militari dal fronte. Atmosfera carica di tensione, si sviluppano forti agitazioni sociali, si chiedono aumenti salariali, riduzioni della durata della giornata lavorativa, partecipazione alla gestione aziendale attraverso l'istituzione di consigli di fabbrica, commissioni interne, ecc.
L'industria deve risolvere pesanti problemi:

  • Problemi di riconversione degli impianti a usi di pace, servono capitali
  • conflittualità con le maestranze, il clima è molto acceso
  • Problemi di competitività per il reinserimento delle industrie sul mercato internazionale, si produce a costi troppo alti

L'industria in difficoltà invoca l'intervento dello Stato, il quale:

  • Concede sovvenzioni
  • Interviene con misure di protezione doganale

L'intervento sistematico dello Stato determina un incremento della spesa pubblica, si delinea pertanto un nuovo rapporto banche-Stato. Lo Stato per coprire le spese ricorre alla emissione di prestiti pubblici e si serve della banca per collocarli presso i risparmiatori, la banca stessa può esserne acquirente. La banca d'altra parte ha bisogno dello Stato perché ricorre ad esso nei suoi momenti di il illiquidità. Verso la fine del quadriennio inizia la crisi del '20-'21, una crisi di sovrapproduzione che si manifesta nell'economia mondiale nel 1920, in Italia nel '21. Nell'economia mondiale è di facile soluzione, si caratterizza per una discesa dei prezzi. Gli alti prezzi dovuti alla perdurante inflazione stimolano la ripresa produttiva, prima di tutto in agricoltura, nel giro di un biennio si arriva alla sovrapproduzione. Crollano i prezzi e quindi anche i margini di profitto, c'è un cedimento dei titoli azionari industriali, si riduce l'attivo delle banche miste costituito in larga misura di titoli industriali, le banche miste vanno verso la il illiquidità, nel '21 cade la Banca Italiana di Sconto, Banca Commerciale, Banco di Roma e Credito Italiano sono le tre banche miste rimanenti

I PRIMI ANNI DI GOVERNO FASCISTA (1922-1925)

Età di De Stefani, Ministro delle finanze
Indirizzo di politica economica seguita dal governo: indirizzo tendenzialmente liberalizzante, è una risposta del governo fascista alle istanze che vengono dal mondo produttivo, la ripresa dell'economia mondiale dopo la crisi ha dato nuova fiducia agli ambienti produttivi
Andamento dell'economia: quest'epoca viene definita età del produttivismo, l'epoca si caratterizza per un'espansione della produzione e per uno sviluppo degli scambi.

  • Espansione della produzione: la produzione beneficia in particolare di due condizioni favorevoli: si ebbero maggiori capitali e minor costo del lavoro. Maggiori capitali perché De Stefani seguì una politica di forte contenimento della spesa pubblica, di ritocchi tributari che lo portano al pareggio del bilancio, i capitali si rendono disponibili per l'investimento industriale. Il minor costo del lavoro è frutto di revisioni salariali operate dal regime.
  • Sviluppo degli scambi: si era in un regime di forte protezione doganale in quanto durante la crisi del '21 era stata varata una tariffa fortemente protezionistica. De Stefani cercò di mitigare il rigore della tariffa del '21 stipulando trattati commerciali internazionali. Lo sviluppo dei traffici è dovuto alla stipulazione dei trattati commerciali e alle facili esportazioni dovute alla perdurante inflazione e al conseguente basso valore della moneta.

Gli anni di De Stefani si chiudono con un marcato intervento dello Stato che rende più complessa la questione del finanziamento industriale. La ripresa produttiva determina un rialzo dei titoli azionari ma anche una forte ondata speculativa per cui nel '25 De Stefani interviene sulla Borsa per arginare la speculazione e ordina che tutte le contrattazioni a termine in corso siano prontamente liquidate, ne consegue la fuga dei capitali dalla Borsa per cui diventa difficile il finanziamento industriale.
Si creano le condizioni per un intervento dello Stato nell'economia ad opera di Volpi, successore di De Stefani, nel 1926. Ci si orienta per una rivalutazione della lira, per aumentare la capacità di acquisto della moneta, ci si orienta quindi verso una politica deflazionistica, di riduzione della quantità di moneta in circolazione. Motivi:

  • In seguito ai provvedimenti di De Stefani il finanziamento industriale deve contare soprattutto sul capitale estero, quindi i risparmiatori / finanziatori esteri sono disponibili solo se la moneta offre garanzie di stabilità.
  • L'inflazione perdurante decurta salari e risparmi perciò ci sono motivi di instabilità sociale che preoccupano il regime.

La rivalutazione della lira, o stabilizzazione monetaria, con il cambio fissato a 90 lire per una sterlina, quota '90, doveva senz'altro portare a una crisi di assestamento che si verificò puntualmente negli anni 1927-1929, ma le motivazioni erano forti per cui Volpi procedette nelle misure di rivalutazione. Misure tecniche adottate:

  • Riforma degli istituti di emissione: la Banca d'Italia diventa unico istituto di emissione, diventa banca centrale con poteri ispettivi e di controllo su tutte le banche e sulla circolazione
  • Rafforzamento delle riserve auree
  • Chiusura del credito da parte della Banca d'Italia verso le altre banche e della stessa verso la clientela - stretta creditizia

L'inflazione ha preso il suo avvio con la guerra, nel 1914, quando viene istituito il Consorzio sovvenzioni su valori industriali, un braccio della Banca d'Italia che opera salvataggi bancari e industriali, il problema è fermare questa inflazione.
Queste manovre deflazionistiche rivalutano la moneta ma determinano conseguenze che vanno evitate come la corsa dei risparmiatori detentori di Titoli di Stato al rimborso dei prestiti alla scadenza anziché rinnovarli, questo fatto avrebbe creato seri problemi alla tesoreria dello Stato.

  • Consolidamento del debito: i sottoscrittori di Titoli di Stato furono obbligati a convertire il loro prestito nel cosiddetto prestito del littorio (interesse 5%, dava diritto alla rendita ma non necessariamente al rimborso del capitale). Viene tradita la fiducia dei risparmiatori
  • Istituto di liquidazione, viene creato, inizialmente temporaneo, per liquidare vecchie pendenze ereditate dalla politica dei salvataggi. Non si chiuse

CRISI DI ASSESTAMENTO (1927-1929)

La rivalutazione della moneta determina una discesa dei prezzi e quindi una riduzione dei ricavi dovuta ai minori margini di profitto, ci sono voci di costo che non si riducono (le quote di ammortamento, gli oneri fiscali). I settori più colpiti furono quelli dell'industria d'esportazione: l'industria automobilistica risente della concorrenza americana, l'industria chimico tessile della concorrenza giapponese, l'industria cantieristica è gravata da alte quote d'ammortamento.
Strategie seguite dall'industria per contrastare la crisi:
Si va verso una marcata concentrazione (trust, cartelli), si ricorre allo Stato che prevede misure di protezione doganale, si applicano dazi a protezione dell'industria automobilistica. Le banche miste sono coinvolte nella crisi: calo dei prezzi, riduzione dei margini di profitto per le imprese, cedimento dei titoli à riduzione dell'attivo delle banche.
Risposta delle banche: esercitano un'azione di sostegno delle quotazioni dei titoli in Borsa, ne comprano altri per sostenerne il prezzo immobilizzandosi sempre di più, in previsione di una crisi temporanea, il risultato è che ingigantiscono il fondo titoli.

CRISI DEL '29 (1929-1932)

Per l'Italia gli anni più difficili sono il '31 e il '32, con il '33 c'è già un avvio di ripresa. La crisi si manifesta con una caduta delle quotazioni alla Borsa di New York, questo è il segnale della depressione, non l'inizio, avvenuto nel '28. Nel '28 le banche e gli investitori americani trasferiscono capitali dall'investimento estero alla speculazione interna, dato il forte boom della Borsa, operano quindi un ritiro dei prestiti esteri.
1° sviluppo: Ritiro dei prestiti americani, i paesi debitori si trovano in difficoltà a saldare i debiti internazionali; sono in larga misura paesi produttori di generi primari
2° sviluppo: Caduta dei prezzi agricoli. I paesi produttori dei generi primari vengono colpiti anche dalla caduta dei prezzi agricoli per cui questi paesi, debitori, danneggiati dal ritiro dei prestiti e dalla caduta dei prezzi agricoli, sono costretti a ridurre le loro importazioni danneggiando così i paesi industriali. I paesi industrializzati d'altra parte restringono le loro importazioni di prodotti agricoli, generi primari, allo scopo di sostenere le agricolture nazionali colpite dalla caduta dei prezzi agricoli.
3° sviluppo: Contrazione del commercio internazionale dovuta alla crisi e anche alle restrizioni del commercio introdotte unilateralmente dai singoli paesi allo scopo di fronteggiare la crisi. La crisi del commercio internazionale, con la riduzione delle importazioni, mette in difficoltà anche la produzione dei paesi esportatori con conseguenze sulla disoccupazione
4° sviluppo: Crisi monetaria, nel '31 si ha il tracollo finanziario dell'Europa centrale, buona parte delle banche austriache e tedesche colpite dal ritiro di fondi (prestiti), sono costrette a chiudere gli sportelli. Nell'ottobre del '31 la crisi si trasferisce all'Inghilterra che risente dell'insolvenza dei paesi debitori e registra un grave deficit della bilancia dei pagamenti per cui il governo autorizza  la Banca d'Inghilterra a sospendere i pagamenti in oro, non converte più le proprie banconote in oro.
In Italia: nel '31 chiudono le banche tedesche e austriache che erano solite concedere crediti alle banche miste italiane, crediti a breve termine costantemente rinnovati. Le banche miste italiane nel '31 marciano verso la illiquidità perché la raccolta dei mezzi finanziari si riduce: le banche straniere cessano di fare credito, i depositanti allarmati dalle crisi operani dei ritiri. Gli impieghi sono investimenti di difficile realizzo perché fatti in un'industria in crisi. Nel '31 Alta Banca e Governo decidono un colossale salvataggio: la Banca Commerciale è completamente immobilizzata, non ha più liquidità; la Banca Commerciale e le altre banche miste dal '30 avevano esercitato un'azione di sostegno delle quotazioni immobilizzandosi sempre di più. Si decide lo smobilizzo della Banca Commerciale, occorreva cioè sgravare questa banca di tutte le operazioni a medio - lungo termine, si trasferì con un procedimento tortuoso il portafoglio titoli industriali della Banca Commerciale all'Istituto di liquidazione il quale avrebbe provveduto alla liquidazione dei titoli industriali, se e quando possibile. L'operazione avrebbe senz'altro comportato delle perdite che andavano tutte a gravare sulla circolazione. Nel '31 viene creato l'IMI, istituto mobiliare italiano, il quale andò a sostituire nel credito all'industria al Banca Commerciale che era divenuta ormai una banca che faceva credito solo a breve termine. L'IMI segue una corretta gestione a differenza delle banche miste, infatti la raccolta è gestita attraverso l'emissione di obbligazioni a medio e lungo termine, garantite dallo Stato per via del periodo di crisi, gli impieghi allo stesso modo nel credito industriale a medio - lungo termine, è importante la corrispondenza dei tempi.
Nel '33 si presenta l'urgenza di completare lo smobilizzo delle banche miste, Banco di Roma e Credito Italiano sono immobilizzati, si crea a questo scopo l'IRI, istituto per la ricostruzione industriale, che avrà due sezioni: la sezione smobilizzi e la sezione finanziamenti. La sezione smobilizzi dovrà liquidare il portafoglio titoli industriali delle due banche, si sostituirà cioè in questo ruolo all'istituto di liquidazione che viene soppresso. La sezione finanziamenti dovrà ricostruire, fare credito all'industria a medio - lungo termine allo scopo di farla uscire dalla crisi. La raccolta, come nel caso dell'IMI, si effettuerà tramite l'emissione di obbligazioni a m-lungo termine garantite dallo Stato. Le conseguenze della crisi del '29 sono principalmente due:

  • Viene liquidato il sistema creditizio imperniato sulla banca mista, sistema sorto in occasione della crisi del 1893-94. Si scioglie il rapporto banca-industria, l'industria si svilupperà con il reinvestimento dei profitti e ricorrendo al mercato finanziario. L'economia italiana si avvicina pertanto alle economie più mature dove si opera una netta distinzione tra l'esercizio del credito a breve termine effettuato dalle banche commerciali (banche di deposito e sconto) e il finanziamento a medio e lungo termine.
  • Tendenza dell'industria a concentrarsi, a creare posizioni monopolistiche che perpetuano il ritardo tecnico e gli alti prezzi a scapito dei consumatori.

Secondo la legge bancaria del '36, varata per porre fine alle varie crisi bancarie (1894, 1921, 1931) e per finanziare i piani autarchici, fissa i compiti delle singole banche e fornisce un assetto definitivo alla materia creditizia. Essa prevede che le tre ex banche miste, Banca Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma, si convertano in banche di credito ordinario, deposito e sconto, abilitate all'esercizio del credito a breve termine. I due nuovi istituti, IMI e IRI, sono invece rivolti all'esercizio del credito industriale a m-lungo termine con una distinzione tra i due istituti:

  • IRI rivolto alle industrie nelle quali lo Stato intende conservare una partecipazione, l'IRI cioè faceva credito alle cosiddette industrie chiave, inoltre gestiva il portafoglio titoli industriali che lo Stato voleva conservare
  • IMI era tenuto a fare credito alla restante industria

APPENDICE 1: LE BANCHE

Banche di tipo francese: operano a medio - lungo termine. Raccolta tramite emissione di obbligazioni, impiego in infrastrutture e industria
Banche di tipo inglese: operano a breve termine
Banche di tipo tedesco (banca mista): operano nel breve e nel m-lungo periodo. Credito industriale / partecipazione all'industria, azione propulsiva sulle industrie a cui partecipano, settori produttivi ad alta intensità di capitale e alto contenuto innovativo.

In Italia: Credito Mobiliare e Banca Generale sono banche di tipo francese, rivolte al credito industriale; cadono nel 1894 con la crisi bancaria. Si riducono gli istituti di emissione da 6 a 3 (Banca d'Italia, Banco di Napoli, Banco di Sicilia), nasce la Banca Commerciale per sostituire le due cadute, una banca mista di tipo tedesco in cui vi è compenetrazione nel rapporto banca-industria.
Nel dopoguerra c'è incremento della spesa pubblica, le banche collocano sul mercato i prestiti pubblici dello Stato.
Prima della crisi d'assestamento (Ministro Volpi) c'è la riforma degli istituti di emissione, la Banca d'Italia diventa unico istituto con poteri di controllo sulle altre banche, chiusura del credito da parte di questa, rafforzamento delle riserve auree à rivalutazione della moneta (1926). Con la crisi d'assestamento ('27 - '29) c'è una riduzione dei profitti e conseguente cedimento dei titoli. Le banche sostengono le quotazioni dei titoli immobilizzando di più, sembrava infatti una crisi temporanea, con la crisi del '29 l'immobilizzo diventa totale e soffrono di il illiquidità. Nel '31 inizia il salvataggio della Banca Commerciale immobilizzata tramite l'Istituto di liquidazione. Nasce l'IMI che sostituisce la Banca Commerciale nel credito industriale. Nel '33 si crea anche l'IRI per smobilizzare le altre banche miste e per il credito industriale a m-lungo termine. Si scioglie in questo modo il rapporto banca-industria. Nel '36 viene emanata la Legge bancaria rimasta invariata fino agli anni '90. Le tre banche miste (Banca Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) diventano banche di credito ordinario, IMI e IRI diventano istituti di credito industriale a m-lungo termine, l'IRI per le industrie nelle quali lo Stato manteneva una partecipazione, l'IMI per le altre.

APPENDICE 2: PERIODIZZAZIONE STORICA

1796 - 1815                     Età napoleonica
1815 - 1830                     Restaurazione
1830 - 1873          Massima espansione del commercio estero, avvio dell'industrializzazione dei Paesi continentali
1873 - 1896          Grande depressione
1896 in avanti       Ripresa dell'economia mondiale

1860 Si completa il processo di liberalizzazione del commercio (trattato anglo-francese)

In Italia: Destra storica à risanamento del bilancio (1875)
1866 - 1882          Corso forzoso
1882 - 1898          Crisi agricola, l'industria si espande, si passa dal liberismo al protezionismo con la tariffa del 1887.
Industria: siderurgica, cantieristica, chimica. La tariffa del 1887 va a proteggere i settori meno competitivi, (siderurgico, cantieristico e cerealicolo). Il protezionismo colpisce l'agricoltura d'esportazione, al sud, e l'industria più promettente, meccanica e chimica.
Crisi agricola ('88) in seguito alla rottura dei rapporti commerciali con la Francia
Crisi dell'edilizia ('85) a causa della grande speculazione sui suoli urbani
Crisi industriale, coinvolge soprattutto il settore siderurgico, poco competitivo
Crisi bancaria ('94) a causa delle politiche di credito facile (causa di speculazione su industria ed edilizia) e dei salvataggi

  • si riducono a 3 gli istituti di emissione
  • problema del credito industriale à Banca Commerciale

1896 - 1908                     Modernizzazione, industrializzazione italiana
Crisi economica mondiale nel 1907-1908, aumentano i prezzi delle mat. prime
Crisi nel 1913
Economia di guerra:
Agricoltura in negativo, calano produzione e produttività per il calo delle braccia. Razionamento industria, congiuntura favorevole, alti profitti.
Dopoguerra:
De Stefani e Volpi

  • Banca d'Italia diventa unico istituto di emissione

Crisi di assestamento
Crisi del '29 (in Italia nel '31 - '32)

 

Fonte: http://digilander.iol.it/gazzettino/Appunti%20di%20Storia%20Economica.doc

Sito web da visitare: http://digilander.iol.it/

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