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Caratteri generali del '900
Mai come nel '900 la cultura artistica ha conosciuto una accelerazione. Nel corso di questo secolo le novità e le sperimentazioni artistiche si sono susseguite con ritmo talmente incalzante da fornire un quadro molto disomogeneo, in cui l'organizzazione del tutto in pochi schemi interpretativi è difficile e sommario. Decine di movimenti e di stili si sono succeduti esaurendo la loro presenza, a volte, nel giro di pochi anni o al massimo di qualche decennio.
La storiografia di questo secolo nella maggior parte dei casi risulta un elenco più o meno dettagliato dei tanti movimenti e protagonisti apparsi alla ribalta della scena artistica. Ciò tuttavia fornisce scarsi riferimenti di catalogazione critica. Un approccio diverso all’interpretazione artistica del '900 si può ottenere ricorrendo alle categorie più generali dell’àmbito culturale. In particolare con riferimento agli inizi del '900 le categorie critiche più agevoli risultano soprattutto tre:
1. La comunicazione
La comunicazione è quell’atto mediante il quale si ottiene una trasmissione di informazioni da un soggetto (emittente) ad un altro soggetto (ricevente). Il mezzo di trasmissione della comunicazione è il linguaggio. Affinché avvenga una comunicazione, condizione essenziale è che il linguaggio deve essere conosciuto da entrambi i soggetti: l’emittente ed il ricevente.
Nell’ambito dell’arte molti possono essere i linguaggi utilizzabili: dalle parole (poesia) alle immagini (pittura), dai suoni (musica) ai movimenti del corpo (danza) e così via. Alcuni linguaggi posseggono una universalità, come la musica, che in genere può essere compresa da tutti. Altri linguaggi richiedono una conoscenza specifica: per poter leggere una poesia bisogna conoscere la lingua in cui è stata scritta.
Le immagini possono essere considerate un linguaggio anch’esso universale, purché rimangano nell’ambito della rappresentazione naturalistica. Definiamo naturalistiche quelle immagini che propongono una rappresentazione della realtà simile a quella che i nostri occhi propongono al cervello. Le immagini naturalistiche rispettano i meccanismi fondamentali della visione umana: la prospettiva, il senso della tridimensionalità, la colorazione tonale data dalla luce e così via.
Il naturalismo è sempre rappresentazione della realtà in quanto ne segue le leggi fondamentali di strutturazione. La gran parte dell’arte occidentale ha sempre utilizzato il naturalismo per la rappresentazione artistica. Ciò ha permesso all’arte figurativa di essere un mezzo di comunicazione più popolare e diffuso che non la scrittura.
Nel corso dell’'800 la nascita prima della fotografia e poi della cinematografia hanno permesso la riproduzione della realtà con strumenti tecnici pressoché perfetti. Ciò ha decisamente tolto alla pittura uno dei suoi scopi ritenuti specifici: quello di riprodurre in immagini la realtà. Se la cosa poteva apparire negativa, di fatto ha imposto alla pittura una diversa impostazione del suo fare. Abbandonato il terreno della rappresentazione, e quindi del naturalismo, l’arte figurativa ha cominciato ad esplorare i vasti ed inediti territori della comunicazione.
In sostanza l’arte moderna non ha più interesse a rappresentare la realtà. L’arte moderna usa le forme per comunicare pensieri, idee, emozioni, ricordi e quanto altro può risultare significativo. Pertanto nell’approccio all’arte moderna non bisogna mai porsi l’interrogativo, guardando un’opera d’arte, di cosa essa rappresenti, ma di cosa comunichi.
Tuttavia la comunicazione richiede sempre un linguaggio che deve essere noto sia all’artista sia al fruitore dell’opera. Il naturalismo è un linguaggio universale in quanto rispetta le regole universali della visione umana. L’arte moderna, abbandonando il naturalismo, abbandona il linguaggio comunicativo più diffuso e popolare. E così è costretta ogni volta a inventarsi un nuovo linguaggio. Con il rischio che i linguaggi non sempre vengono assimilati e compresi, producendo di fatto l’incomprensibilità del messaggio che l’artista voleva trasmettere.
E ciò produce un paradosso singolare: l’arte moderna vuole solo comunicare, ma per farlo spesso sceglie la strada della incomunicabilità. O per lo meno impone, prima di capire il messaggio, la necessità di studiare il nuovo linguaggio utilizzato dall’artista. Ciò comporta che l’arte moderna necessita di un approccio colto. Solo studiando da vicino le problematiche connesse ai movimenti ed ai singoli artisti, è possibile comprendere il significato di un’opera d’arte.
2. La psicanalisi
La nascita della psicanalisi grazie a Sigmund Freud ha rivoluzionato il concetto dell’interiorità umana. Se prima l’articolazione della psiche veniva posta sul dualismo ragione-sentimento, ora viene spostata sul dualismo coscienza-inconscio.
L’inconscio è quella parte della nostra psiche in cui sono collocati pensieri ed emozioni che, senza che l’individuo se ne renda conto, interagiscono con la sua coscienza orientando o influenzando le sue preferenze, motivazioni e scelte esistenziali.
L’aver individuato questo nuovo territorio dell’animo umano ha aperto notevoli possibilità all’arte moderna. Il linguaggio delle parole, essendo un linguaggio logico, consente la comunicazione più immediata e diretta con la coscienza delle persone, dove di fatto ha sede la razionalità umana. Il linguaggio delle immagini, data la sua natura di linguaggio analogico, si presta meglio ad esplorare, o a comunicare con l’inconscio.
Alcuni movimenti artistici sono nati proprio con l’intenzione di tradurre in immagini ciò che ha sede nell’inconscio. Chi ha scelto con maggior impegno questa strada è stato soprattutto il Surrealismo.
Ma tale interesse ha alimentato anche la poetica di altri movimenti avanguardistici dell’inizio secolo, come l’Espressionismo e l’Astrattismo.
Tuttavia rimane costante a tutti i movimenti del '900 la finalità di una comunicazione che sia totale: ossia che giunga anche ai territori più profondi e recessi della psiche umana.
3. Il relativismo
Nel corso del '900 si assiste ad una sempre maggiore frantumazione delle epistemologie forti. Cadono le certezze sia dovute alla religione, sia riposte nella scienza, nella politica o nella filosofia. L’Occidente in particolare si sente sempre più immerso in un mondo incerto, dove tutto è relativo. A questa conclusione sembra giungere anche la scienza, che con la Teoria della Relatività di Einstein porta a riconsiderare tutto l’impianto di riferimenti fissi su cui era costruito l’edificio della Fisica.
Ad analoghe posizioni giungono gli scrittori, come Luigi Pirandello, che con le sue opere letterarie e teatrali vuole dimostrare come la verità sia solo un «punto di vista che varia da persona a persona». In campo filosofico la comparsa dell’Esistenzialismo contribuisce a ridefinire la realtà solo in rapporto al singolo individuo.
Questo nuovo clima culturale non poteva non incidere sul panorama artistico. Venuta meno la certezza di una verità assoluta, ogni sperimentazione sembra muoversi nel campo di una preventiva ricerca di sé. Nasce l’esigenza di manifestare le proprie intenzioni, per dare le coordinate entro cui collocare la nuova esperienza estetica. E ne è la riprova il fatto che quasi tutti i movimenti avanguardistici dei primi anni del secolo nascono con dichiarazioni programmatiche, i manifesti, che servono proprio a questo scopo.
In seguito l'ulteriore frammentazione della ricerca artistica rimette in gioco anche la partecipazione del fruitore dell’opera d’arte, al quale si chiede una partecipazione attiva alla significazione del fare artistico. In questo caso l’arte più, che dare delle risposte, pone delle domande, lasciando il senso di quanto proposto alla libera e a volte diversa interpretazione del pubblico e dei critici. La necessità di un approccio così problematico all’arte contribuisce in maniera a volte decisiva a rendere l’arte moderna sempre meno popolare e sempre più élitaria.
X.2. Concetto di avanguardia storica
I numerosi movimenti artistici sorti all’inizio del '900 sono stati tutti caratterizzati da una volontà di rottura con il passato. Questa forte carica di rinnovamento li ha posti in prima linea nell’ambito delle nuove ricerche artistiche. Ciò ha determinato l’appellativo dato a questi movimenti di Avanguardie. Tutto il '900 in realtà è stato caratterizzato da un clima di sperimentazione continua. Ma per delimitare quelli che sono stati i primi movimenti di rinnovamento si usa la convenzione di definirli Avanguardie storiche.
Lo spazio temporale di questo fenomeno coincide con gli anni a cavallo della Prima guerra mondiale. Le prime Avanguardie nascono intorno al 1905 con l’Espressionismo; le ultime agli inizi degli anni ’20 con il Surrealismo (1924).
Parigi nel corso del XIX secolo si era affermata come la capitale europea in campo artistico. Il fenomeno delle Avanguardie storiche interessa invece tutta l’Europa, anche se Parigi continua a conservare un ruolo determinante nel campo artistico. Le prime due Avanguardie sorsero infatti nella capitale francese. Nel 1905 si costituì il gruppo dei Fauves, che rappresenta il primo movimento di ispirazione espressionistica. Nello stesso anno l’Espressionismo si diffuse soprattutto in Germania e nei paesi nordici. Nel 1907, grazie a Picasso e Braque, sempre a Parigi sorse il movimento del Cubismo.
Anche il Futurismo, che è un’avanguardia decisamente italiana, partì da Parigi. Qui infatti sul quotidiano Le Figaro Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 pubblicò il Manifesto del Futurismo. Il Cubismo e il Futurismo produssero influenze notevoli in Russia, dove in quegli anni sorsero movimenti quali il Cubofuturismo, il Suprematismo e il Costruttivismo.
Anche la seconda Avanguardia italiana di quegli anni, la Metafisica, in embrione nacque a Parigi, dove Giorgio De Chirico, il massimo rappresentante del movimento, svolse parte della sua attività giovanile.
Una cesura notevole nello sviluppo delle Avanguardie fu determinato dallo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914. Numerosi artisti furono costretti a partire per il fronte e molti di essi morirono in guerra. A Zurigo, nella Svizzera neutrale, si rifugiarono numerosi artisti ed intellettuali e qui nel 1916 nacque il movimento di maggior rottura tra le Avanguardie storiche: il Dadaismo.
Dal Dadaismo e dalla Metafisica nel 1924 nacque quella che viene considerata l’ultima delle Avanguardie storiche: il Surrealismo. Anche qui il centro di maggior irradiamento del nuovo movimento fu soprattutto la Francia con epicentro a Parigi.
Infine, pur se non può essere considerato un movimento omogeneo e compatto, le Avanguardie storiche produssero il fenomeno di maggior novità nell’arte del '900: l’Astrattismo. L’abbandono definitivo della mimesi naturalistica avvenne intorno al 1910 grazie soprattutto ad un artista di origine russa ma operante in Germania: Wassilj Kandiskij. La sua formazione artistica è di matrice espressionistica, tanto che l’Astrattismo nella sua fase iniziale può essere considerato un estremo limite dell’Espressionismo. In seguito l’Astrattismo conobbe sviluppi notevolissimi, divenendo soprattutto nel Secondo dopoguerra terreno fertile per numerose sperimentazioni, che attraverso l’Arte Informale e l’Arte Concettuale arrivano fino ai giorni nostri.
Il fenomeno delle Avanguardie si spense intorno agli anni ’30. La foga rinnovatrice aveva momentaneamente esaurito la sua carica rivoluzionaria. A questo momento di pausa artistica corrispose in quegli anni l’affermazione in campo politico di regimi totalitari e reazionari, quali il fascismo in Italia e il nazismo in Germania, che si fecero fautori di un indirizzo artistico di stampo tradizionalistico e accademico. Avversarono apertamente i nuovi stili artistici, arrivando in Germania a definirli arte degenerata ed eliminandoli dai musei e dalle collezioni statali. Molti esponenti artistici, che avevano operato in Germania, furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti, dove trasferirono molte delle novità culturali prodotte in Europa. Un fenomeno analogo accadde in Russia, dove con Stalin si affermò l'indirizzo artistico definito Realismo socialista, che rifiutava la sperimentazione in favore di un’arte di matrice popolare con forti contenuti ideologici.
Ma le Avanguardie storiche avevano oramai totalmente modificato il concetto di arte visiva. In pochi anni avevano accumulato un patrimonio enorme di idee e di concetti, che divennero la vera eredità per tutti i movimenti futuri, che si sono sviluppati in campo artistico fino ai giorni nostri.
Fonte: https://www.lsgalilei.org/attachments/article/176/I.%20Storia%20dell'Arte.doc
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Autore del testo: F.Morante
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