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L’arte altomedievale
L’arte classica con le sue ultime manifestazioni tardo-antiche e paleocristiane scomparve definitivamente a metà del VI secolo. La scomparsa dell’Impero Romano e la formazione dei nuovi regni barbarici segnò un periodo di profonda instabilità sociale. La popolazione europea fu letteralmente decimata da carestie, epidemie, guerre, saccheggi e distruzioni varie e la cultura europea ripartì quasi dal nulla. Uno dei primi effetti di questa nuova precarietà politica e sociale fu la scomparsa della civiltà urbana. Le città si spopolarono progressivamente fino quasi a scomparire. La popolazione sopravvissuta ai profondi disastri del VI secolo si spostò a vivere in àmbiti rurali. Sorsero villaggi rurali dall’economia di autosussistenza definiti curtes. La nobiltà di nuovo lignaggio scelse per le proprie residenze non la città ma i castelli dislocati in posizioni isolate rispetto ai centri urbani. Con il fenomeno del monachesimo, che si affermò a partire dal VI secolo, anche la cultura religiosa si trasferì in àmbiti extra-urbani. Uniche autorità politico-istituzionali, che rimasero in alcuni dei centri urbani principali e ne garantirono una larvale sopravvivenza, furono i vescovi.
Il VI secolo rappresentò una cesura anche nella cultura artistica per più generazioni. In tal modo venne ad interrompersi quella trasmissione del sapere e del saper fare, che si acquisiva proprio nell’apprendistato presso le botteghe e i maestri attivi. Il sapere antico scomparve definitivamente. L’arte classica era oramai definitivamente persa.
Tre sono dunque i fenomeni che maggiormente segnano lo sviluppo della successiva arte altomedievale:
La decadenza delle città comportò anche un crollo delle attività architettoniche, e di quelle artistiche ad esse connesse. Scomparve del tutto la grande statuaria mentre ebbe scarsissima continuità la decorazione ad affresco. Del resto il calo demografico aveva reso le città superstiti sovradimensionate per le nuove esigenze abitative. I nuovi dominatori stranieri, mai dotati di una elaborata cultura architettonica, si limitarono a riutilizzare gli edifici già esistenti, sviluppando al contempo un linguaggio architettonico del tutto nuovo. I loro edifici furono plasmati con materiali poveri (soprattutto mattoni), in cui spesso compaiono elementi lapidei (colonne, cornici, trabeazioni, ecc.) provenienti da edifici classici in rovina. In tale contesto l’unica attenzione dei nuovi costruttori veniva posta solo alla solidità dell’edificio senza alcuna preoccupazione estetica fondata su canoni di proporzione e di equilibrio tra le parti compositive.
In campo figurativo si determinò la netta tendenza alla riduzione delle dimensioni delle opere d’arte. Scomparsa la statuaria, la scultura si manifestò solo in realizzazioni a bassorilievo. Tale tecnica fu resa sempre più stilizzata, negando spesso il concetto stesso di plasticità: i rilievi divennero talmente bassi da finire in molti casi per essere semplici disegni incisi sul piano lapideo. Contemporaneamente si sviluppò con maggiore intensità l’arte orafa. Ciò fu una naturale conseguenza della nuova economia medievale. Scomparse le grandi entità statali come l’Impero Romano, che garantivano una economia monetaria, l’oro divenne l’unico valore certo. Un oggetto d’oro può anche essere un brutto prodotto artistico ma conserva comunque il suo valore intrinseco di metallo prezioso. Inoltre l’oggettistica d’oro e le pietre preziose erano maggiormente funzionali ad una tesaurizzazione basata principalmente sul formarsi dei patrimoni personali e non collettivi, quali edifici pubblici, chiese e opere d’arte annesse. E in un contesto sociale, in cui il diritto e la legge vengono sostituite dai patti e dai vincoli di feudalità, è comprensibile che la preoccupazione principale fosse la difesa della propria situazione individuale, garantita solo ed unicamente dal possesso di un patrimonio personale. Scomparsa la moneta, rimaneva unicamente l’oro a garantire il formarsi della ricchezza ed era quindi del tutto naturale che l’arte si rivolgesse soprattutto alla lavorazione di questo metallo. Allo sviluppo dell’oreficeria si legò anche lo sviluppo degli smalti, surrogato povero delle pietre preziose ma che consentiva agli orafi medievali di arricchire di notevoli effetti la loro produzione.
Ad un analogo fenomeno di riduzione di dimensioni si assiste anche nella produzione pittorica. Scomparsi quasi del tutto gli affreschi ed i mosaici, la produzione figurativa si esplicò unicamente negli scriptoria. I monasteri rimasero gli unici centri culturali attivi nell’alto Medioevo e la loro attività principale fu la trascrizione dei testi antichi. In tal modo fu consentita la conservazione e la trasmissione di un sapere antico che altrimenti sarebbe andato perso. I monaci dediti alla copia dei manoscritti antichi, detti amanuensi, inventarono due grosse novità: la forma del libro rilegato, che sostituì il rotolo antico, e le illustrazioni inserite nel testo. Nacquero così i codici miniati, la cui scomparsa avverrà solo nel XVI secolo, quando la nuova tecnica di stampa a caratteri mobili si affermerà definitivamente. Le illustrazioni inserite nei codici vennero definite miniature per l’uso prevalente dell’inchiostro rosso chiamato minio.
Un’altra caratteristica dell’arte altomedievale è la tendenza alla decorazione aniconica. Motivi geometrici lineari e curvi vengono variamente intrecciati per ottenere effetti decorativi astratti. Questa tendenza all’aniconismo, riscontrabile sia nelle miniature, sia nell’oreficeria, sia nelle decorazioni scultoree a bassorilievo, si ritrova soprattutto nell’arte del VII e VIII secolo. È il periodo in cui la cultura figurativa fu influenzata dalle nuove dominazioni che si vennero a formare in Europa (goti, longobardi, franchi, ecc.). Questa tendenza aniconica fu un fenomeno molto generalizzato nell’arte di quei secoli, non solo in Europa occidentale. Anche la cultura artistica bizantina di questo periodo rigettò la produzione di immagini per effetto dell’iconoclastia decretata dagli imperatori di Bisanzio.
E nello stesso periodo un’altra cultura si affacciò sul Mediterraneo: quella araba. Sulla spinta della religione mussulmana, che conquistò gran parte dei territori compresi tra l’Asia minore il Nord Africa e l’Europa meridionale (in particolare la Spagna e la Sicilia), la nuova cultura araba produsse effetti notevoli sull’arte figurativa occidentale. Anche l’arte islamica è sempre stata connotata da una tendenza di fondo di tipo aniconico. La preziosità della lavorazione dei manufatti arabi è sempre giocata su decorazioni astratte, realizzate con notevole fantasia e ricercatezza.
Nel campo dell’arte iconica, il controllo dell’immagine attuata dagli artisti dell’alto Medioevo è spesso grossolana e di fattura incerta. Le opere, per la quasi totalità di soggetto religioso, si compongono prevalentemente di simboli. La loro realizzazione formale è sempre basata sulla stilizzazione mentre il loro contenuto va variamente interpretato fra allegorie o metafore simboliche. Questa tendenza al Simbolismo, iniziata con l’Arte Paleocristiana , percorre tutto il Medioevo. Nell’iconografia dell’arte medievale tutto acquista un significato simbolico, in particolare gli animali che per alcuni loro attributi tipici acquistano valori simbolici ben precisi: il leone è simbolo della forza, il cane della fedeltà, il serpente del peccato, il pavone della vita eterna, la fenice della resurrezione, e così via.
Nel corso dell’alto Medioevo la cultura occidentale appare decisamente arretrata rispetto agli splendori dell’arte classica. Apparve chiaramente anche alla coscienza degli stessi protagonisti del tempo, che in vario modo già sentivano il fascino di un passato di maggiore forza e splendore artistico. La tendenza a far rinascere la classicità è un fenomeno che in Occidente si manifesta per la prima volta con il formarsi del regno di Carlo Magno. Anche nella denominazione di Sacro Romano Impero la volontà di ricollegarsi all’eredità dell’antico è chiara. Tuttavia la conoscenza del passato era labile e l’antico preso a modello in realtà venne filtrato dalla cultura bizantina, che con il mondo classico conservava comunque una linea di continuità diretta.
A parte la considerazione sugli esiti di tale rinascenza artistica carolingia, il fenomeno fu di importanza notevole, invertendo il segno dell’arte occidentale e riportandola nel canale di una riscoperta del naturalismo che traesse ispirazione dalla realtà e dalla natura, di contro a quell’antinaturalismo la cui ispirazione erano unicamente le sacre scritture con tutto il loro carico di concettualizzazioni e che potevano essere tradotte in immagini solo attraverso la funzione segnica dei simboli.
Fonte: https://www.lsgalilei.org/attachments/article/176/I.%20Storia%20dell'Arte.doc
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Autore del testo: F.Morante
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