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Il Gotico
I normanni furono grandi costruttori di cattedrali. A loro si deve l'innovazione costruttiva che permise al Romanico di evolversi nello stile Gotico: le volte costolonate. La costruzione di una volta a crociera richiede una impalcatura lignea che riproduca per intero l’intradosso – ossia la superficie inferiore – della volta. Solo quando la volta sarà completata potrà essere disarmata della struttura di sostegno. Ciò comportava un notevole impiego di legname da montarsi con grande sapienza di incastri, così da riprodurre con esattezza la superficie su cui dovevano appoggiarsi i conci in pietra o in mattoni.
La scoperta dei normanni fu che una volta a crociera si compone non solo dei quattro archi perimetrali ma anche di due archi in diagonale, che hanno in comune il concio in chiave. Questi due archi possono essere realizzati quindi indipendentemente da tutta la volta. Ecco che così la volta a crociera poteva comporsi di due fasi costruttive: prima la realizzazione dei quattro archi laterali e dei due diagonali; quindi il riempimento dei quattro triangoli sferici - detti unghie – che erano compresi tra gli archi realizzati. In tal modo la costruzione della volta poteva realizzarsi in fasi successive – ogni unghia poteva poi essere costruita indipendentemente dalle altre – con impalcature meno impegnative e più economiche.
La costolonatura degli archi che costituivano le volte a crociera portò a due risultati fondamentali: uno estetico, sul quale l’architettura gotica fondò molta della sua immagine; e uno statico. Quest’ultimo fu forse il più notevole. In pratica fece capire che le strutture possono essere scomposte secondo linee di forze.
L’architettura romanica si basava sul principio statico di masse voluminose che venivano contrastate e sorrette da altre masse dalla notevole gravità. I normanni indicarono invece una nuova via: nelle masse e nei volumi i carichi e le forze si possono concentrare solo in alcune linee e punti, così da convogliare su di esse la resistenza strutturale dell’edificio. In pratica cominciarono a distinguere in una struttura architettonica le parti portanti – quelle che devono sorreggere i pesi propri e di altre membrature – da quelle portate – che sono in genere solo di riempimento e chiusura degli spazi.
Ma la svolta decisiva per l’evoluzione dal Romanico al Gotico fu l’utilizzo dell’arco a sesto acuto. Rispetto all’arco a tutto sesto l’arco acuto ha una geometria variabile: in esso l’altezza non è in funzione della larghezza ma può assumere rapporti diversi. Nell’arco a tutto sesto l’altezza dell’arco è sempre pari alla metà della sua larghezza; in un arco a sesto acuto l’altezza dell’arco è sempre superiore alla metà della sua larghezza, ma di una quantità che può essere variabile.
L’arco a sesto acuto permise agli architetti medievali di esplicitare meglio la loro nuova concezione costruttiva che si basava su un telaio strutturale concentrato in punti e linee di forze. Un arco scarica il proprio peso con forze inclinate. Queste forze tendono a ribaltare verso l’esterno i sostegni, che per resistere alla spinta devono avere un peso notevole. L’arco a sesto acuto per via della sua particolare geometria, pur a parità di peso, rispetto ad un arco a tutto sesto scarica una forza meno inclinata rispetto alla verticale. Trasmette ai sostegni una spinta orizzontale minore. Cioè l’effetto di ribaltamento verso l’esterno è inferiore e pertanto i sostegni possono essere più snelli e leggeri.
Ciò quindi portò a due risultati notevoli per la realizzazione delle cattedrali. Le strutture potevano essere più slanciate, favorendo la tendenza a realizzare costruzioni sempre più alte e nel contempo potendo concentrare la parte resistente dell’edificio in pilastri snelli, liberndo ampie superfici che non vennero occupate da murature ma da vetrate. La cattedrale gotica rispetto a quella romanica ridivenne un ambiente luminoso e di una luminosità molto suggestiva, in quanto le vetrate erano sempre istoriate con vetri dai colori vivaci.
Ma quando le cattedrali divennero troppo alte, l'instabilità dei sostegni degli archi si ripresentò nuovamente. La spinta laterale di un arco può anche essere molto contenuta, ma se essa sollecita un pilastro eccessivamente alto e snello è sufficiente a creare instabilità. La soluzione però nella nuova logica strutturale non poteva essere quella di ricorrere alla maggior gravità dei sostegni aumentandone spessore e peso, ma di contrapporre alle forze destabilizzanti altre linee di forze resistenti. Ecco che così all’esterno delle cattedrali nacquero gli archi rampanti, che partivano da terra come puntelli per andare a sostenere archi impostati ad altezze sempre più vertiginose. Sul piano compositivo gli archi a sesto acuto permisero agli architetti di svincolarsi dal modulo quadrato, che aveva condizionato le cattedrali romaniche. Infatti con gli archi a sesto acuto la condizione statica di realizzare archi della stessa altezza si può ottenere anche con archi dalla larghezza variabile: in un arco acuto l’altezza dell’arco non è strettamente correlato alla sua larghezza. Una volta a crociera con archi acuti può essere rettangolare, con una libertà di conformazione molto più ampia.
Ritornando quindi alle costolonature, queste nell’architettura gotica trovarono un impiego totale, correndo senza soluzione di continuità su tutte le parti dell’edificio – volte e pilastri – e rendendo visibile quell’intrigo di linee di forze, che costituivano lo scheletro portante dell’edificio, intanto che sfruttavano tale immagine a fini decorativi: in pratica la bellezza di queste cattedrali veniva manifestata nella mirabile concezione strutturale, mostrando con orgoglio l’intelligenza ingegneristica che ne aveva contraddistinto la realizzazione.
I germi della nuova architettura gotica sono visibili in alcune costruzioni normanne già al fine del XII secolo, ma l’edificio che per primo applicò il nuovo stile fu la cattedrale di Saint Denis nell’Île de France, costruita a partire dal 1130. Da questa data lo stile Gotico si diffuse prima in Francia e poi in tutta Europa, soppiantando progressivamente lo stile Romanico. Il Gotico divenne progressivamente lo stile dell’Europa nordica, trovando numerose applicazioni non solo nell’architettura religiosa ma anche civile in Francia, Inghilterra e Germania. Il carattere tipico del gusto gotico fu l’accentuazione del linearismo, che si estese anche alle arti figurative. E in questo linearismo prevalse una tendenza alla verticalità e alla linea spezzata. Entrambe le caratteristiche erano racchiuse nell’arco a sesto acuto. Ma esso non fu l’unico arco utilizzato in questo periodo: molta fortuna ebbe anche l’arco polilobato, utilizzato in architettura soprattutto per l’apertura di bucature – finestre, balconi, portici, eccetera – o nella costruzione di elementi scultorei decorativi – altari, baldacchini, pulpiti, eccetera. Altro arco dal gusto tardo gotico fu il Tudor, che ebbe fortuna soprattutto in Inghilterra. In Italia il Gotico trovò applicazioni molto limitate, in cui l’arco acuto fu utilizzato non con le sue consequenzialità di logica strutturale ma più come elemento di decorazione alla moda. Ne nacque un’architettura ibrida, più attenta agli effetti di decorazione plastica e pittorica che non alle invenzioni strutturali. Le città che si convertirono al Gotico furono Siena e Venezia. La prima perché nel corso del XIV secolo ebbe notevoli scambi diplomatici e culturali con la Francia, da cui importò un gusto artistico complessivamente gotico; la seconda perché in questo periodo andò intensificando i suoi scambi culturali soprattutto con il mondo tedesco.
Un fenomeno di diffusione del Gotico fu anche lo sviluppo degli ordini monastici che si ebbe nel basso Medioevo. Precedentemente da Cluny in Francia l’ordine cluniacense aveva diffuso la concezione architettonica romanica. Successivamente l’ordine cistercense, che ebbe un rapido sviluppo prima in Francia e poi in Europa a partire dal 1100, adottò uno stile Gotico semplice ed essenziale. Gli unici esempi che ci rimangono in Italia di queste chiese Gotico-cistercensi sono le abbazie di Fossanova e Casamari nel Lazio. Ma un altro ordine monastico, l’ordine francescano, divenne in Italia mezzo di diffusione di uno stile Gotico alquanto originale. Il Gotico francescano infatti adottò nuovamente la copertura a capriate lignee, invece delle volte a crociera costolonate. Tale scelta fu originata dalla precisa volontà di proporre un’architettura povera in linea con i concetti di parsimonia materiale su cui si è sempre fondato l’insegnamento francescano. Esempio di questa architettura è la chiesa di Santa Croce a Firenze.
In Italia meridionale l’introduzione dell’architettura gotica coincise con un’altra conquista, quella degli angioini, avvenuta nel 1266 quando Carlo d’Angiò sconfisse Manfredi di Svevia. Gli angioini introdussero nel regno di Napoli l’uso dell’arco acuto, ma qui venne impiegato con un materiale diverso, il tufo, che consentiva di realizzare strutture più leggere. E molte chiese gotiche dell’Italia meridionale trovarono nell’uso degli archi ogivali in tufo e nelle coperture con capriate lignee una cifra stilistica originale rispetto al Gotico d’oltralpe.
Lo sviluppo dell’architettura gotica in Europa portò a costruzioni sempre più ardite e complesse nel loro meccanismo strutturale. Le costolonature, che ne rendevano evidenti le linee di forze, si moltiplicarono a tal punto che in campo architettonico il Gotico del tardo XIV e del XV secolo prese il nome di Gotico fiorito. Tale stile trovò applicazioni notevoli soprattutto in Inghilterra, Francia e Germania.
Fonte: https://www.lsgalilei.org/attachments/article/176/I.%20Storia%20dell'Arte.doc
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Autore del testo: F.Morante
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