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Tra le fiamme del primo conflitto mondiale la Svizzera si era mantenuta neutrale e ed era quindi l’unica isola di pace, destinazione di profughi e disertori di tutti i paesi.
Nel febbraio del 1916 alcuni eccentrici intellettuali aprirono nel pieno centro di Zurigo un locale all’avanguardia: il Cabaret Voltaire.
Promotore della singolare iniziativa è il poeta e letterato tedesco Hugo Ball a cui si uniscono ben presto altri esuli tra i quali il poeta Tristan Tzara e il pittore e scultore Hans Arp.
Le attività estemporanee che si svolgevano nel Cabaret Voltaire avevano un chiaro carattere provocatorio nei confronti dell’addormentato mondo borghese.
Comune a tutti gli esponenti del gruppo era il desiderio di negare qualsiasi valore al passato: esso infatti aveva creato i presupposti della Guerra ed assumeva quindi una connotazione decisamente negativa.
Dada infatti si pose sulla scena europea come movimento che proclamava la negazione dell’arte, di tutta la cultura artistica precedente gli orrori della prima guerra mondiale.
Questa trasgressione, quella che ai contemporanei sembrò un’anarchica follia, era una critica nei confronti della società, di una società in grado di generare solo guerra: dunque, anche politicamente, Dada si antepone a movimenti precedenti quale il Futurismo, che celebrandola velocità e la forza aveva sostenuto, in Italia, il regime fascista.
Nasce così il Dada, un movimento che è un non senso per definizione a partire dal nome che appunto non significa nulla e che è stato inventato aprendo a caso un vocabolario tedesco.
Dunque Dada è tutto e nulla. Dada è gioco ed è paradosso. Dada è libertà di essere dada o di non esserlo. Dada è arte e negazione dell’arte.
Motivo conduttore di tutta l’esperienza dada è proprio il gusto per il paradosso e il gioco dei non sensi.
Molto ambiziosa è la scommessa dei Dada: riscattare l’umanità dalla follia che l’ ha portata alla guerra. Per far ciò occorre azzerare tutte le ideologie e tutti i valori; ci vuole un’arte nuova, elementare, capace di ridare agli uomini la forza di essere di nuovo uomini e non folli assassini.
Ecco dunque che il Dada esplode al Cabaret Voltaire nei modi più strampalati e anticonformisti: canzonette ironiche, poesie urlate contemporaneamente in diverse lingue, surrealistici balli mascherati e performance artistiche nelle quali il pubblico è chiamato ad interagire.
Ma Dada non è neanche un gruppo; è un modo di essere e di sentire, è una presa di posizione nei confronti della crisi della società, della cultura e dell’arte.
E’ il rifiuto totale del passato attraverso il rifugio nella follia innocua del nonsenso e dell’ironia.
Nel 1918 Tzara scrive il Manifesto Dada che, sulla falsa riga di quello marinettiano del Futurismo, fornisce alcune direttrici ideologiche ed estetiche di riferimento. L’artista non bada più ad alcuna formalità, anzi si stacca dalla morale comune, negando anche la tradizione classica che lo vuole prima di tutto “tecnico”.
L’opera d’arte non deve più rappresentare la bellezza che è morta e non deve essere né gaia né triste né oscura. L’artista nuovo non dipinge più (riproduzione simbolica e illusionista) ma crea. Gli artisti Dada assemblano materiali diversi, anche di scarto: lamiere colorate, legno, pietra.
Dunque non si tratta di estetica, è un modo nuovo di concepire; non s’interessa del valore artistico, ma dello shock che causa nello spettatore per distoglierlo dalle sue pigre abitudini mentali. L’arte come è stata sempre considerata, non esiste. Tutto è arte.
Da ciò discende che la critica è inutile, non potendo esistere che soggettivamente e senza alcun carattere di universalità.
Dada, per sua stessa definizione, non è un movimento ma una tendenza. E come tale si brucia nel giro di pochi anni, muore intorno al 1922-23. Ma è una morte che passa inosservata, senza tragedie e senza clamori.
Il movimento è stati importante per aver proposto sperimentazioni in materia di tecniche artistiche; tra queste vanno ricordati i ready-made, il collage astratto, il collage ambientale, il fotomontaggio ed altre soluzioni come i rayogrammi.
Molti e significativi sono gli artisti che si impegnano in tale ricerca: è il caso per esempio di Picabia, inesauribile animatore dell’avanguardia, impegnato su diversi fronti (astrattismo, dadaismo, surrealismo) alla ricerca di libere identificazioni dell’immagine con schemi meccanici, con figure ironiche, con disegni di oggetti realistici.
La sperimentazione fotografica di Man Ray completa il clima di inquietudine formale delle ricerche dadaiste: la fotografia senza macchina fotografica, ottenuta collocando oggetti sulla carta fotografica e illuminandoli da una certa posizione, apre nuovi modi di vedere e la luce diventa una magica fonte di creazioni imprevedibili, chiamate, in onore del loro creatore, rayogrammi.
A Berlino Hausmann elabora, invece, la significativa tecnica del fotomontaggio, usando il materiale fotografico per dare una nuova unità ad elementi razionalmente in opposizione.
Negli anni Cinquanta Arturo Schwarz non solo ripropose la figura di Duchamp ma lo spinse ad integrare il corpus delle sue opere ricostruendo i perduti ready-made.
Grazie alla dedizione di Schwarz, Duchamp e Man Ray conobbero nei loro ultimi anni di vita una ritrovata popolarità che correva parallela all’emergere di correnti che si gloriavano di possedere una genealogia Dada: dalla Pop Art a Fluxus, dal Neodada fino alle Neoavanguardie, si invocò spesso la figura di Duchamp.
L’esperienza nichilista del dadaismo verrà rielaborata nel più globale progetto surrealista.
Principali dadaisti: Man Ray, Paul Eluard, Tristan Tzara
Surrealismo Parigi 1924
Nel 1924 André Breton pubblica il primo Manifesto del Surrealismo che capovolgerà l’assunto distruttivo di dada. Il surrealismo è il tentativo di esprimere l'"io" interiore in piena libertà, come è realmente, senza l'intervento della ragione che ci condiziona.
Anche l’arte, come la letteratura e la poesia, si fa interprete della crisi della ragione, arricchendosi di nuovi codici espressivi. Assume un notevole rilievo la scoperta dell’inconscio e dell’esistenza di tutte quelle paure e pulsioni che agiscono su di noi indipendentemente dalla ragione, impulsi che se repressi portano inevitabilmente a nevrosi e complessi.
Il surrealismo cerca di scoprire il meccanismo con il quale opera l'inconscio, mediante l' "automatismo psichico", lasciando cioè che un' idea segua l'altra senza la conseguenza logica del ragionamento consueto, ma automaticamente.
Surrealismo = automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere con qualsiasi mezzo il funzionamento reale del pensiero dettato dal pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale.
E’ ovvio che Breton, esperto conoscitore delle teorie freudiane, non poteva ignorare l’importanza della dimensione interiore.
Breton nel manifesto definisce chiaramente ciò che intende per surrealismo, quella sorta di nuova dimensione, di sur-realtà appunto cui l’artista perveniva. Breton si ispira al concetto di surrealismo di Nerval e al dramma surrealista di Apollinaire.
La differenza da dada sta in questo: se Tzara e colleghi (dadaisti) si ponevano come obiettivo quello di fare tabula rasa di ogni cosa, ponendosi contro passato e futuro (forse come protesta verso la guerra), senza proporsi neppure una rivoluzione sociale, il surrealismo, nato a guerra finita, pur ereditando lo spirito critico del movimento, non nasce tout cour dalle sue ceneri. I surrealisti non negano passato né presente e soprattutto riflettono su come sperimentare, migliorare l’arte. L’arte è concepita come strumento di liberazione.
Il manifesto fu sottoscritto nel 1924 da un gruppo di artisti che si erano conosciuti durante il primo conflitto mondiale tramite il poeta Apollinaire. Tutti poco più che ventenni erano spinti dal desiderio di rinnovare il linguaggio e la forma letteraria e artistica. Già dal 1919 avevano fondato e collaboravano alla rivista “Literature”, che propone tra le nuove tecniche letterarie il “dettato automatico” (il procedimento con cui viene fatta sgorgare dall’inconscio la poesia senza alcuna mediazione né culturale né stilistica). Max Ernst è tra i primi a concentrarsi artisticamente per raggiungere quella nuova dimensione, la surrealtà, seguendo le orme di Breton, i cui motti da seguire erano quelli di Rimbaud e Marx: cambiare la vita e cambiare il mondo
L’aspirazione del surrealismo è di cambiare il mondo attraverso la conoscenza dell’uomo, costruire un processo rivoluzionario che tenga conto del sogno dell’individuo, che parta dall’immaginazione, dal pensiero.
Tra i principali surrealisti ricordiamo: Man Ray, Miró, Magritte, Dalí, Max Ernst, De Chirico, Breton
Fonte: http://digilander.libero.it/mdams/dadaismo%20e%20surrealismo.doc
Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/mdams/
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