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Jaques- Louis David nasce a Parigi nel 1748 e muore a Bruxelles nel 1825.
Dopo una formazione compiuta in ambito tradizionale, ottenne l’ambitissimo Prix De Rome che, nel 1775, gli permise di raggiungere l’Italia. Il soggiorno romano fu per lui ricco di esperienze fondamentali, grazie alle quali potè studiare direttamente non solo l’arte dell’antico impero, ma anche approfondire il classicismo di Raffaello e, verosimilmente, la conoscenza degli scritti di Winckelmann e altri teorici del Neoclassicismo.
Il suo primo capolavoro fu il Giuramento degli Orazi del 1784 per il rigore compositivo, la sintesi del disegno, il contenuto rivoluzionario.
David fu, infatti, attivamente coinvolto nella Rivoluzione Francese e dedicò numerose opere a vari episodi e personaggi del tempo, come La morte di Marat, capolavoro del 1793.
Incarcerato dopo la caduta di Robespierre, David concepì nel dipinto, Le Sabine, del 1799, ancora una volta un soggetto classico come appello civile alla conciliazione delle parti.
Raramente i disegni di David sono realizzati con tecniche grafiche elaborate o per mezzo di colori seducenti. Essi, al contrario, si presentano molto austeri e quasi poveri di mezzi.
Le finalità che David si propone nel disegno sono la chiarezza del segno, la purezza dell’immagine e la sua semplificazione per mezzo del della linearità.
Giuramento degli Orazi
Datato 1784, la composizione di questo quadro risale al secondo soggiorno romano dell’artista e gli è stato commissionato dal re di Francia Luigi XVI.
E’ tutt’ora ritenuta una delle opere di livello più alto della pittura di soggetto storico del Neoclassicismo. Già intorno alla metà del Settecento si è diffusa nell’arte la tendenza a rappresentare episodi della storia, della mitologia, della Bibbia o della letteratura per un fine educativo e moraleggiante.
Con il Neoclassicismo tale scopo morale viene sottolineato anche da uno
Olio su tela, 330x425 cm. Parigi, Museo del Louvre. stile di radicale rigore e semplicità.
David, per la realizzazione del dipinto, si ispirò alla narrazione dello storico Tito Livio.
LA STORIA
Il soggetto è scelto dalla storia della Roma monarchica quando, durante il regno di Tullio Ostilio, i tre fratelli Orazi, romani, affrontarono i tre Curiazi, albani, per risolvere in duello una contesa sorta fra Roma e la città rivale Albalonga.
Dopo la vittoria, il romano Orazio, unico superstite, uccide la sorella Camilla, colpevole di aver pianto per la morte di uno dei Curiazi, con cui era la fidanzata.
Si tratta di un episodio di eroismo e sacrificio per la patriache viene assunto come modello di virtù civiche.
Nel quadro la scena si allontana dalla sua componente tragica, presenta il momento solenne che precede la battaglia: i tre Orazi, davanti al padre, giurano di vincere o morire per Roma.
Per suscitare l’immagine ideale dell’eroismo, e in conformità all’estetica neoclassica, David non mostra il momento cruento del combattimento, ma quello del giuramento, che precede l’azione e congela nei gesti tutti i personaggi che in tal modo illustrano l’amor di patria.
Anche la composizione è molto studiata. L’ impianto prospettico ha il suo punto di fuga laddove s’incontrano le mani e gli sguardi degli uomini, la cui determinazione è resa dal rigore geometrico costituito dalla disposizione dei corpi maschili. Il punto centrale del quadro coincide, appunto, con la mano sinistra del vecchio padre che solleva in alto le tre spade. Verso quel punto convergono le linee di fuga della prospettiva centrale sulla quale è disegnato lo spazio.
La scena sembra svolgersi come in un palcoscenico, all’interno del quale David fa risaltare l'azione dei suoi personaggi in uno spazio essenziale e disadorno. I colori uniformi delle pareti nude, la geometria perfetta degli elementi architettonici sono in perfetta corrispondenza con la solennità dell'avvenimento: il momento del giuramento è presentato come il momento culminante di una tragedia teatrale. Come un regista, usa sapientemente le luci e le ombre (sfruttando lo studio del Caravaggio) : lo sfondo è in ombra, per sottolineare il dramma, ma anche per far risaltare il primo piano, dove la luce è brillante, fredda, concentrata, definisce con precisione i corpi e sottolinea la semplicità e razionalità dello spazio.
La contrapposizione tra le figure maschili e quelle femminili non è sottolineata solo dalla geometria compositiva, ma anche dalla disposizione separata dei due gruppi e dal disegno: più rettilineo e rigido per gli uomini, più morbido e curvilineo per le donne. A sottolineare questa distinzione razionalizza lo spazio: infatti, ogni gruppo è circoscritto dai tre archi a tutto sesto:
il padre al centro (simbolo della Patria), i tre fratelli (il Dovere) a sinistra, le donne e i bambini (i Sentimenti) a destra.
Mette in posa tutti i personaggi: gli uomini abbracciati, con le gambe divaricate e il braccio disteso, sguardi e gesti molto decisi comunicano il senso di nervosismo che precede la battaglia. Le donne abbandonate, sembrano rassegnate e tristi: la madre più indietro è avvolta nell'ombra, e con il suo mantello scuro, copre i bambini, in segno di lutto e per consolarli. Il padre degli Orazi, al centro, fa da perno alla scena, alza le spade e allarga una mano come per dare una benedizione o un augurio. Le pose sono statiche, sembra che il tempo sia congelato, come per eterizzare questo momento.
E' evidente quindi che tutta l'opera è finalizzata a trasmettere un preciso messaggio morale. Viene inoltre interpretata in chiave politica, come una specie di inno agli ideali della Rivoluzione, e vi si rintracciano anche diversi elementi simbolici. Ad esempio Gli Orazi sono vestiti con i colori della Francia, e nell'insieme rappresentano il motto "libertà (con il giuramento: "o Roma o morte"), fraternità (i fratelli Orazi e l'abbraccio che li unisce), uguaglianza (sono tutti della stessa altezza, compiono gli stessi gesti)".
La morte di Marat
Olio su tela, 165x128 cm. Bruxelles, Musèes Royaux
des Beaux-Arts.
LA STORIA
Il 13 Luglio 1793 Jean-Paul Marat, un medico rivoluzionario e amico di David, venne assassinato nel suo bagno dalla nobile Charlotte de Corday d’Armont, che l’ha accoltellato a tradimento mentre era andata da lui per farsi aiutare.
Marat diede un grosso contributo alla società del tempo: era il direttore del giornale “L’amico del popolo” (usato come strumento di lotta), presidente del club dei giacobini, uno tra i responsabili della caduta dei girondini, motivo della sua morte perché Charlotte era una fervente seguace delle idee girondine.
David fu incaricato dalla Convenzione di dipingere un quadro che rendesse onore al martire della rivoluzione.
Tutta la scena è estremamente sobria e spoglia, riportando l’impatto drammatico e violento della situazione reale ad una situazione ideale di calma e di distacco quasi sereno.
Manca tutto il secondo piano e, infatti, l’assenza di prospettiva e di qualsiasi cenno a una parete rende indefinito lo sfondo.
Anche i colori sono quasi annullati, ridotti al minimo: il bianco luminoso degli asciugamani, il verde del drappo della vasca, l’incarnato di Marat molto pallido.
La composizione è quindi essenziale, basata sulla semplice linea orizzontale e sulle brevi linee verticali della cassetta e dei drappeggi bianchi e verdi, disposti molto ordinatamente.
La sobrietà dell’insieme e l’arredo povero (come si può notare dalla cassa di legno usata come tavolino e dal lenzuolo rattoppato) rappresentano la rettitudine e lo stile di vita semplice di Marat e risaltano le virtù di un uomo modesto e disinteressato alla ricchezza, pronto ad aiutare gli altri.
Infatti, ci viene proposta un’immagine davvero intima e fragile di Marat, immerso in una vasca da bagno in cui, a causa di una grave affezione cutanea, doveva trascorrere buona parte della giornata, senza tuttavia esimersi dai suoi doveri, come testimoniano la penna, il calamaio e il foglio scritto, che si notano sul piccolo mobile in primo piano.
Il dramma è ulteriormente accentuato dalla scelta delle luci, che sottolineano il pallore del corpo dell’uomo e lo delineano grazie ad uno sfondo scuro e incombente; la luce piove direttamente da sinistra, mettendo in risalto il volto, lo scritto sul ripiano e il braccio abbandonato verso terra.
L’unico elemento fuori posto è il coltello ancora insanguinato, abbandonato a terra. Ma l’assassina è assente: David sceglie di rappresentare il momento successivo all’omicidio proprio per non mostrare il suo volto e “cancellarla” simbolicamente, come per volerla dimenticare.
L'opera è ricca di simboli che rinviano al tema dell'elogio funebre: la cassetta con la dedica, la firma e la data, che ricorda una lapide tombale, il drappo bianco e la vasca che ricordano un sarcofago, la stessa stanza spoglia che rinvia a una tomba vista dall'interno, sono elementi che suonano come un ultimo saluto all'amico appena scomparso.
Ma David compie anche un'operazione di sacralizzazione del soggetto, utilizzando l'iconografia che appartiene alla tradizione del Cristo deposto dalla croce. La figura di Marat diventa simile a quella di Cristo, vittima innocente per eccellenza. La posa scelta con il braccio destro abbandonato rinvia a celebri opere di Pietà e Deposizioni: quella di Michelangelo, di Raffaello e di Caravaggio. Anche la luce particolare usata nel quadro aumenta l'effetto mistico, sacro, in cui viene avvolta la figura eroica di Marat. Il parallelo con la morte di Cristo è un modo per elevare Marat al di sopra degli altri uomini, esaltarne le virtù e proporlo come esempio da imitare.
Infatti, Marat, grazie a David, diventa l’icona dell’eroe rivoluzionario moderno.
Le Sabine
David, finito in carcere durante la reazione termidoriana, cominciò a dipingere una serie di ritratti che denunciano un distacco dalla severa austerità delle composizioni storiche e un approdo a una visione aggraziata e più sentimentale. Infatti, David risentiva del mutato clima politico: un quadro che raffigura come Le sabine arrestano il combattimento tra i romani e i sabini con le donne che insieme ai figli si interpongono tra i loro uomini, desiderosi di vendetta, e i romani, esprime metaforicamente un invito alla riconciliazione nazionale.
Olio su tela, 385x522 cm. Parigi, Museo del Louvre.
LA STORIA
L’evento narrato è quello della leggenda secondo la quale i Sabini, guidati da Tazio, tentano di riprendere le loro donne rapite dai Romani, guidati da Romolo, per poter popolare la neonata Roma.
Per evitare spargimenti di sangue i due condottieri decidono di ricorrere a un duello, ma nel frattempo arrivano le donne, tra le quali Erselia, figlia di Tazio e sposata con il leader romano, con i loro bambini a interporsi fra i condottieri che cessano ogni ostilità.
Lo stile è indubbiamente classicista, ma la linea risulta piú elegante, la composizione piú affollata: iniziano a comparire, a differenza delle opere di qualche anno prima, nudità sia maschili che femminili. David è stato ispirato dall’idea dei Greci di rappresentare i loro déi, gli atleti e gli eroi nudi. A differenza di Michelangelo, l’artista non ha cercato di glorificare la bellezza maschile, ma piuttosto a dotare i suoi eroi di una qualità superiore che, in definitiva, è più morale che fisica.
Raffigurata al centro del dipinto, tra suo padre e suo marito, avvolta in una candida veste, vediamo Erselia, colta a gambe e braccia divaricate nell’atto di dividere i due sfidanti e scongiurare loro di fermarsi. Quest’ultima, insieme ad altre donne Sabine, sembrano irrompere nella scena, che riescono a dominare: la donna sullo sfondo, per far cessare la battaglia, alza in alto il suo bambino; un’altra tiene stretta una gamba di Tazio, come per fermarlo, ed un’altra ancora pone fra i due, ai piedi di Erselia, 3 bambini, per evitare molte morti e di far si che i due popoli si uniscano divenendo una sola entità. Al contrario, si può notare come i 2 eserciti siano solo suggeriti, rappresentati più che altro da una foresta di lance e spade, e come i due guerrieri, che stanno per scontrarsi, siano congelati nei loro atteggiamenti.
David, in questo dipinto, ha domato i colori: ha mantenuto alcuni dei rossi accesi, usati in altri suoi dipinti, come il mantello sulla spalla di Tazio, la veste di una Sabina e il casco di Romolo. Al contrario, i corpi nudi, le mura di Roma e le lance compongono una gamma di tonalità bronzo chiaro, sotto un cielo leggermente colorato.
Tutta l’attenzione ricade su Erselia con la sua pelle e veste candida, ma grazie anche ad un attento studio della luce. David, infatti, vuole mostrare la luce come una trionfante, ma gentile mediatrice, come lo sono le donne Sabine.
Fonte: http://www.cli06.altervista.org/101008_Zazzini_David.doc
Sito web da visitare: http://www.cli06.altervista.org
Autore del testo: Zazzini
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