Magnitudine stellare

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Astronomia significato di Magnitudine stellare

 

Magnitudine stellare

Magnitudine stellare - È la grandezza che consente di classificare le stelle in base all’intensità del flusso luminoso che da esse riceviamo. Per continuità con le stime di luminosità degli antichi, che suddividevano gli astri in 6 classi, dalla prima alla sesta grandezza, si è convenuto nel secolo scorso di mantenere la base di questa suddivisione. Poiché il rapporto tra i flussi di stelle di prima e di sesta grandezza risultò pari a 100, si è assunto che a questo stesso rapporto di luminosità corrisponda una differenza di 5 magnitudini. Allora, una stella di prima grandezza presenta un flusso che è 2,512 volte maggiore di quello di una stella di seconda grandezza (2,512 è la radice quinta di 100). A sua volta una stella di seconda è 2,512 volte più brillante di una di terza e così via. Si badi che le stelle di maggiore luminosità hanno magnitudine minore e che oggi la classificazione si estende ben al di là della magnitudine 6 che rappresenta il limite ai bassi flussi per la visibilità ad occhio nudo. Analogamente, una suddivisione più fine e quantitativa delle stelle luminose ha portato alla definizione del valore 0 di magnitudine e anche di valori negativi. Questo perché convenzionalmente si è assunto di porre la magnitudine della Stella Polare pari a 2, corretta successivamente al valore 2,12 a seguito della scoperta di una debole variabilità della stella. In termini quantitativi la relazione tra magnitudini (m1 e m2) e flussi (I1 e I2) di due stelle si esprime cosi: I1 / I2 = 2.512(m1-m2) o anche, passando ai logaritmi in base 10: m1-m2 = 2,5 log (I1 / I2) Più propriamente quella sopra definita è la scala delle magnitudini visuali apparenti, quali cioè appaiono all’osservatore terrestre. Naturalmente il valore della magnitudine apparente di una stella non dice nulla riguardo alla sua luminosità intrinseca. Infatti due stelle di pari luminosità ci appaiono di magnitudine diversa se si trovano a diversa distanza dal Sole analogamente, due stelle di pari magnitudine apparente non hanno necessariamente la stessa luminosità intrinseca. La grandezza che misura la luminosità intrinseca di una stella è la magnitudine assoluta, definita come la magnitudine apparente che la stella avrebbe se fosse posta alla distanza- standard convenzionalmente assunta pari a 10 parsec. Tra la magnitudine apparente m, quella assoluta M e la distanza d (in parsec) sussiste la seguente relazione: M = m + 5 - 5 log d. Sia per le magnitudini stellari apparenti che assolute, spesso si definiscono le magnitudini misurate limitatamente a certe regioni spettrali. Cosi si hanno le magnitudini stellari visuali quando le misure di flusso riguardano solo la radiazione a cui è sensibile l’occhio umano. Poiché le emulsioni fotografiche hanno una risposta alle radiazioni che è diversa da quella dell’occhio, essendo maggiormente sensibili alla luce blu-violetta, quando le magnitudini stellari vengono misurate su lastre fotografiche si deve sottolineare che si tratta di magnitudini stellari fotografiche. Ancora, magnitudini stellari fotovisuali sono quelle ottenute da misure su lastre fotografiche trattate in modo da renderle sensibili alle radiazioni giallo-verdi, ove cade il massimo della sensibilità dell’occhio, e con l’ausilio di un filtro giallo. Infine si indicano con magnitudini stellari bolometriche le magnitudini che si misurerebbero se i rivelatori mostrassero la stessa sensibilità alle radiazioni di ogni lunghezza d’onda (v. anche correzione bolometrica).

 

Fonte: http://www.astronomiavallidelnoce.it/materiali/schede/Dizionario_Astronomia.pdf

Sito web da visitare: http://www.astronomiavallidelnoce.it/

Autore del testo: C.Stringari & M.Sandri

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