I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
Ingredienti per la costruzione della Fisica delle Particelle Elementari
Conservazione della quantità di moto
Conservazione della carica elettrica
Forze e interazioni a distanza
Dilatazione del tempo
Numeri “Quantici” e loro eventuale conservazione in talune interazioni:
Parità
Isospin o Spin Isotopico
Numeri quantici o “sapori” delle particelle
Interazioni per contatto
Antimateria
Ogni fenomeno viene studiato come se fosse isolato in un universo vuoto
Conservazione dell’energia:
mv2/2+U = costante
Simmetria per traslazione spaziale
Conservazione del momento della quantità di moto
Simmetria per rotazioni
Trasformazioni di Parità
X -> - X, Y -> - Y, Z -> - Z
Forze e interazioni a distanza
Forza di gravitazione universale e forza di Coulomb
Questo significa che la materia può trasformarsi in energia e viceversa; se ho un urto fra due masse m1 ed m2 può avvenire che:
m1+m2=m3+m4+m5…….
dove la massa totale finale può essere maggiore, minore o eguale della massa iniziale, poichè quello che si conserva è l’ENERGIA TOTALE che per ogni massa con velocità v è:
Dove c rappresenta la velocità della luce e m0 la massa inerziale della particella misurata nel sistema di riferimento SOLIDALE con la particella stessa (massa a riposo).
m0c2/{1-(v/c)2}1/2 diventa m0c2+mv2/2,
cioè si ha la somma dei 2 contributi, quello dovuto alla massa a riposo e quello dovuto all’energia cinetica
Meccanica Relativistica Einsteiniana
Dilatazione degli intervalli di tempo:
Se in un sistema di riferimento misuro con un orologio un intervallo di tempo ∆t, in un sistema in moto con velocità v rispetto ad esso misuro un intervallo ∆t’ = γ∆t dove
γ={1-(v/c)2}-1/2
rappresenta il fattore di dilatazione temporale.
Pertanto se ho una particella con instabile con vita media t anche molto breve io la vedo percorrere una traiettoria lunga
prima di decadere. Se la sua velocità è elevata essa può percorrere centinaia di metri o anche chilometri!
Meccanica Quantistica
La Meccanica Quantistica tratta le proprietà dei corpi microscopici; di molte di queste proprietà è molto difficile trovare un modello macroscopico equivalente.
Una proprietà tipica delle particelle elementari è lo spin che rappresenta un grado di libertà interno del sistema; esso si può interpretare come un momento della quantità di moto intrinseco che è intuitivamente legato alla possibilità che ha la particella di ruotare attorno ad un asse che la attraversa. La novità rivoluzionaria della fisica quantistica è che lo spin, come avviene per molte grandezze quantistiche, può assumere solo valori discreti, che sono multipli interi o seminteri della grandezza h/2π,dove h è la cosidetta costante di Planck (=6.26 x 10-34 J.sec)
Si può dire che la meccanica classica rappresenta il limite della meccanica quantistica per h -> 0.
Le particelle con spin semintero si dicono FERMIONI
Le particelle con spin intero si dicono BOSONI
Meccanica Quantistica
I bosoni e i fermioni hanno proprietà molto differenti:
Il numero di fermioni SI CONSERVA; inoltre i fermioni identici NON possono stare in stati simmetrici.
I bosoni non godono di leggi di conservazione ed inoltre possono stare in stati simmetrici.
Gli elettroni sono fermioni, e pertanto non si possono trovare due elettroni con le stesse caratteristiche (per esempio lo spin orientato nello stesso modo) nella stessa orbita !
Non posso avere un processo in cui due elettroni si trasformano in tre elettroni (anche per la conservazione della carica elettrica !), mentre posso concepire un processo in cui due fotoni (le particelle di luce che sono bosoni) interagendo fra loro mi danno tre, quattro fotoni.
Forze nel mondo macroscopico
Le forze esistenti nel mondo macroscopico , presenti nella Fisica Classica sono la FORZA DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE (Newton), la cui sorgente è la massa gravitazionale, e la FORZA ELETTROMAGNETICA, la cui sorgente è la carica elettrica. In tutta la fisica classica esse sono considerate forze che agiscono a distanza.
Nell’ambito della Fisica classica si sono realizzate due unificazioni, quella dei fenomeni celesti e terrestri con la legge di Newton, e quella dei fenomeni elettrici e magnetici coi lavori di Ampere, Oersted, Hertz, Faraday … e sopratutto con le equazioni di Maxwell che hanno portato all’unificazione di elettricità, magnetismo e ottica.
Da sempre I fisici hanno cercato le UNIFICAZIONI, cioe‘ rappresentazioni che permettessero di descrivere in modo unitario il più gran numero di fenomeni.
I FISICI LAVORANO NELLA CONVINZIONE CHE IL MONDO È DESCRIVIBILE IN MODO SEMPLICE
Forze nel mondo microscopico
Forza forte è responsabile della stabilità dei nuclei atomici; se esistesse solo la forza elettromagnetica I nuclei atomici non potrebbero esistere, poichè I protoni schizzerebbero via per effetto della repulsione coulombiana.
Forza debole è responsabile delle disintegrazioni radioattive.
Anche le forze macroscopiche (elettromagnetica e gravitazionale) agiscono nel mondo microscopico).
Possiamo classificare le forze in base alla loro intensità.
Se supponiamo che la forza forte ha intensità 1, possiamo classificare le altre nel modo seguente:
Forza elettromagnetica…….1/137
Forzadebole……………..10-12-10-13
Forza gravitazionale………………10 -39
Forze nel mondo microscopico
LE FORZE DI SCAMBIO
Con l’avvento della meccanica quantistica il meccanismo di interazione attraverso una forza si è profondamente modificato.
Si ritorna alla FORZA DI CONTATTO
In un’interazione fra particelle, una particella emette uno o più quanti (particelle), che vengono assorbiti dall’altra.
e+------------------------------------------e+
γ γ
e--------------------------------------------e-
Le particelle scambiate nell’interazione vengono anche chiamate particelle messaggere.
Particelle e forze costituiscono due aspetti della stessa natura.
L’emissione di una particella da un’altra senza che questa muti le sue caratteristiche violerebbe il principio di conservazione dell’energia, ma ciò è permesso dal PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE !
UN PO’ DI STORIA
Intorno al 1930 un atomo era descritto come un insieme neutro costituito da cariche negative, gli elettroni, che ruotano attorno ad un nucleo formato da cariche positive, i protoni,
Questa visione fu proposta dopo l’esperimento di Rutheford. I protoni sono legati assieme nel nucleo dalla FORZA FORTE.
Si conosceva bene inoltre la RADIOATTIVITÀ, fenomeno per cui gli atomi di alcune sostanze, vedi il RADIO, si traformano in nuovi atomi emettendo certe particelle, fra cui una, molto leggera, di carica negativa, l’elettrone e-.
Nel 1930 Dirac propose una equazione relativistica al posto di quella di Scrõdinger, per descrivere particelle veloci che soddisfano ad un teorema di continuità della corrente, che prevedeva l’esistenza di particelle di caratteristiche opposte a quelle delle particelle per cui era stata scritta. Ciò indusse a formulare l’ipotesi dell’ esistenza di ANTIPARTICELLE.
Dirac stesso incontrò notevoli difficoltà ad interpretare il significato di “antiparticella”.
Egli ritenne all’inizio che l’antiparticella dell’elettrone fosse il protone !
FATTI SPERIMENTALI
Nel 1932 avvengono 2 importanti fatti sperimentali.
Il neutrone è la prima particella instabile che viene scoperta. Essa, al di fuori del nucleo, decade in un tempo di circa 11 minuti (che è la sua vita media) secondo la reazione:
n -> p + e- + ν
La particella ν, battezzata neutrino non fu identificata subito; essa venne ipotizzata da Pauli e Fermi in seguito al fatto che nella reazione n -> p+e- il bilancio energetico non veniva completamente rispettato. Si tratta di una particella singolare, priva di massa e di carica, per il resto della stessa natura dell’elettrone; in effetti poi si capì che doveva trattarsi di un antineutrino; proprio per le sue caratteristiche la sua rivelazione era incredibilmente difficile.
RIVELAZIONE DELLE PARTICELLE
Nei tempi di cui parliamo le tecniche di rivelazione delle particelle progredivano sempre più , purchè si trattasse di particelle che possiedono una carica elettrica. Veniva sfruttato il fenomeno della ionizzazione, secondo il quale una carica che attraversa un materiale strappa elettroni dagli atomi del materiale stesso, producendo in opportune condizioni una scarica elettrica (contatori Geiger ad es.), o la scintillazione, ovvero, la produzione di lampi di luce nell’attraversamento di materiali trasparenti. La rivelazione di particelle neuter è stato sempre uyn problema molto difficile, e si realizza di solito facendole interagire con opportuni materiali, ma in tal modo le particelle sono rivelate, ma vanno perdute !
Successivamente si riuscirà a visualizzare la traiettoria di particelle cariche, ad es. fotografando le scariche elettriche lungo il loro percorso o immagazzinando con metodi elettronici le coordinate spaziali di dette scariche.
Questi metodi hanno portato anche alle tecniche di determinazione delle loro velocità (tempi di volo), quantità di moto e carica (mediante campi magnetici) ed energia (dalla quantità di luce emmessa dalla scintillazione).
RICOSTRUZIONE DI UN EVENTO CON PARTICELLE
Le informazioni date dai rivelatori, combinate con l’applicazione dei teoremi di conservazione (energia, quantità di moto, momento della quantità di moto e carica elettrica), permettono di riconoscere le particelle coinvolte nell’interazione.
Ad esempio si misura la velocità, misurando il tempo di percorrenza fra due rivelatori (tempo di volo), la quantità di moto (mv) dalla deflessione della traccia in un campo magnetico, e da queste due informazioni si risale alla massa.
Da una interazione A + B -> C + D, misurando le grandezze relative a tre delle particelle coinvolte, si può risalire, con l’applicazione dei teoremi di conservazione , a tutte le caratteristiche delle quarta.
Misurando asimmetrie nelle reazioni e applicando la conservazione del momento della quantità di moto si determina lo spindella particella coinvolta, (si pensi ad una palla di biliardo ruotante che urta un’altra bilia !)
Al 1934 la situazione delle particelle note era sostanzialmente la seguente:
PARTICELLA |
SIMBOLO |
MASSA |
CARICA |
SPIN |
Vita media |
fotone |
γ |
0 |
0 |
1 |
stabile |
elettrone |
e- |
1 |
-1 |
½ |
stabile |
positrone |
e+ |
1 |
+1 |
½ |
stabile |
protone |
p |
1836 |
+1 |
½ |
stabile |
neutrone |
n |
1839 |
0 |
½ |
11 min. |
neutrino |
ν |
0 |
0 |
½ |
stabile |
Le masse sono riferite alla massa dell’elettrone (in unità del sistema naturale essa vale 0.511 MeV pari a 9.11 x 10-31 Kg, le cariche al valore assoluto della carica dell’elettrone pari, a 1.602 x 10-19 C)
L’esistenza della luce come insieme di particelle – i fotoni γ - era suggerita dalla meccanica quantistica (duplice natura dei sistemi microscopici, corpuscolare e ondulatoria), e ciò fu confermato da numerosissimi esperimenti o fatti sperimentali.
FATTI SPERIMENTALI CHE ASSICURANO L’ESISTENZA DEL FOTONE.
Applicando a questi processi I teoremi di conservazione, si vede che la particella di luce deve avere massa nulla !
C’è però un altro fatto:
le celebri equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico possono essere scritte in una forma, che , dal punto di vista quantistico, rappresenta la propagazione di una particella di massa zero e spin 1 (equazione di Klein-Gordon). La equazioni di Maxwell avevano già in se la meccanica quantistica, ma I fisici a quell tempo non potevano accorgersene !
ELETTRODINAMICA QUANTISTICA
Con la scoperta del fotone γ e lo sviluppo della meccanica quantistica si fa strada il modello di FORZA DI SCAMBIO mediante fotoni dell’interazione elettromagnetica.
Rimaneva vivo il problema delle forze che tengono legato un nucleo; intorno al 1935, bombardando nuclei con protoni, si vide che questi ultimi, passando vicini al nucleo, non venivano respinti, bensì attratti.
NUOVE PARTICELLE
Nei 1935 Yukawa ipotizzò l’esistenza di una particella che rendesse modo della forza nucleare allo stesso modo che il fotone era il messaggero della forza elettromagnetica. Egli chiamò questa particella mesone e valutò che doveva avere una massa circa 200 volte quella dell’elettrone; Yukava rilevò che essendo la forza nucleare a cortissimo raggio, essa dovesse essere mediata da una particella dotata di massa. Questo mesone verrebbe scambiato nelle interazioni pp, pn e nn, senza appartenere ufficialmente ad una di queste particelle.
Il mesone fu indicato con la lettera greca π o pione
PERCHÈ IL NEUTRONE È STABILE NEL NUCLEO.
All’interno del nucleo vi sono neutroni e protoni – chiamati generalmente nucleoni –
Un protone espelle un π positivo e perde la sua carica diventando un neutrone. Il neutrone che gli sta vicino assorbe il π+ trasformandosi in un protone.
Ma può accadere che un neutrone (protone) emetta un π neutro che viene assorbito da un neutrone (protone) delle vicinanze senza alterarsi.
Oppure un neutrone emette un π negativo diventando un protone e il protone vicino lo assorbe trasformandosi in neutrone.
Pertanto:
Il mesone π deve esistere in 3 stati di carica.
Perchè siano possibili I suddetti scambi il pione deve avere spin 0.
Il nucleone nel nucleo può essere alternativamente protone o neutrone o piuttosto è unasovrapposizione quantistica dei due stati.
Ci furono negli anni quaranta ricerche frenetiche di queste particelle, e la difficoltà di trovarle portò a concludere che dovessero avere una vita media molto breve.
Nel 1947 I fisici italiani credettero di aver individuato la particella di Yukawa nella radiazione cosmica; qusta particella risultò invece essere una particella del tipo dell’elettrone, circa 2oo volte più pesante, ed in due stati di carica (+ e -); quindi si trattava di una coppia particella-antiparticella, e fu battezzata μ o muone.
Successivamente Lattes, Occhialini e Powell individuarono il pione e scoprirono che decadeva dopo ~ 10-8 secondi e individuarono I suoi principali modi di decadimento:
π+ -> μ+ν
π- -> μ-ν
π0 -> γγ
Il pione neutro decade però in 10-16 secondi.
Le tanto diverse vite medie sono dovute ai diversi tipi di interazione che provoca il processo; il decadimento dei pioni positivi e negativi avviene per interazione debole, mentre quello del pione neutro per interazione elettromagnetica.
SI NOTI CHE QUANTO PIÙ FORTE È LA FORZA TANTO PIÙ BREVE È IL TEMPO DEL PROCESSO
Anche il muone risultò essere non stabile, ma avere una vita media di 10-6 secondi; I suoi modi di decadimento risultarono:
μ+=> e+ + 2 neutrini
μ-=> e- + 2 neutrini
A questo punto ed in tempi successivi emersero 2 fatti:
Pertanto nei decadimenti del muone doveva esserci un neutrino ed un antineutrino.
Esistono dunque quattro particelle di massa 0 e spin ½, il neutrino elettronico νe, l’antineutrino elettronico νe, il neutrino muonico νμ l’antineutrino muonico νμ.
Siccome e- e μ- sono prese come particelle ed e+ e μ+ come antiparticelle il μ- decade in un elettrone, un neutrino muonico e un antineutrino elettronico, il μ+ in un positrone, un neutrino elettronico ed un antineutrino muonico.
I pioni decaderanno: quello negativo in un muone negativo e un antineutrino muonico, quello positivo in un muone positivo ed un neutrino muonico. Il numero di fermioni complessivo dev’essere lo stesso prima e dopo l’interazione, e il pione NON è un fermione, quindi il numero di fermioni iniziale è 0.
La conservazione del numero di fermioni vale per TUTTE LE INTERAZIONI !
A questo punto esistono 2 muoni (positivo e negativo) e due elettroni (positivo e negativo); essi possono interagire elettromagneticamente perchè hanno carica elettrica, ma anche debolmente; po ci sono 2 neutrini (quello del muone e quello dell’elettrone) ed I corrispondenti antineutrini, che interagiscono solo debolmente. Tali particelle sono chiamate LEPTONI.
Poi abbiamo il protone, neutrone e il pione che interagiscono fortemente e vengono chiamate ADRONI; i 2 nucleoni che hanno spin ½ vengono chiamati BARIONI e i pioni che hanno spin 0 (perciò non semintero) sono chiamati MESONI.
FONTI DI PARTICELLE
I RAGGI COSMICI , un flusso di particelle che proviene dall’universo e colpisce continuamente la terra, furono la prima sorgente che premise lo studio e anche l’identificazione di particelle nuove (e+, μ, π); il muone costrinse già a porsi delle domande:
Il grande balzo in avanti nello studio delle particelle elementari avvenne con l’entrata in scena degli ACCELERATORI DI PARTICELLE.
GLI ACCELERATORI DI PARTICELLE
Il principio su cui si basa un ACCELERATORE DI PARTICELLE è il seguente:
Si abbia un recipiente contenente idrogeno gassoso, e si applichi una differenza di potenziale ΔV impulsiva a due pareti metalliche (opposte) del contenitore;
La differenza di potenziale applicata è MOLTO ELEVATA (200~300 KVolt ! ) ; ciò fa rompere gli atomi di idrogeno, e i protoni vengono rapidamente attratti dalla parete negativa, mentre gli elettroni dalla quella positiva.
Pertanto le 2 pareti vengono bombardate l’una da un flusso di protoni, l’altra da un flusso di elettroni;
se si crea un forellino sulla parete, parte delle particelle che la colpiscono fuoriescono dal recipiente con una certa velocità: a questo punto le particelle, che possiedono carica elettrica, possono venir investite da campi elettrici e campi magnetici in modo da essere impacchettate. così da realizzare un fascio di particelle, che, sempre con sistemi elettromagnetici può venir trasportato nella zona voluta; si possono scegliere, con campi magnetici, particelle con QUANTITÀ DI MOTO COMPRESA entro certi valori, e con campi elettrici selezionare particelle di massa voluta; queste, sottoposte a FORZE ELETTROMAGNETICHE, possono venir accelerate, o facendole percorrere un certo percorso lineare in un certo tubo rettilineo in cui si ha relizzato un VUOTO MOLTO SPINTO, per evitare il disturbo dell’aria, o facendole percorrere più volte una traiettoria circolare in un tubo a “ciambella”. Nel primo caso è stato relizzato un ACCELERATORE LINEARE, nel secondo un ACCELERATORE CIRCOLARE.
Il primo ideatore di un acceleratore di particelle fu il chimico-fisico americano Ernest O. Lawrence nel 1933.
Teniamo presente che l’energia della particelle α espulse da un nucleo radioattivo è dell’ordine di qualche MeV (1 MeV = 106 elettron-Volt), l’acceleratore di Lawrence realizzato nel 1929 toccava i 20 MeV, oggi con I più grandi acceleratori si arriva ad alcuni TeV ( 1 TeV=1012 eV).
Oggi abbiamo sostanzialmente due tipi di acceleratori:
Nei primi abbiamo un tipo di particelle che vengono accelerate (come abbiamo visto protoni o elettroni, o come vedremo, le loro antiparticelle, nei secondi , fasci di particelle vengono accelerati su orbite percorse in senso contrario e di tanto in tanto vengono fatti collidere.
Le particelle accelerate da un acceleratore a fascio singolo vengono utilizzate in 2 modi:
QUESTE REGOLARITÀ DOVEVANO AVERE QUALCHE SIGNIFICATO !
Fonte: http://www-dft.ts.infn.it/~peressi/Giorgi-lez-particelle.doc
Sito web da visitare: http://www-dft.ts.infn.it/
Autore del testo: M.Giorgi
Il testo è di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente i loro testi per finalità illustrative e didattiche. Se siete gli autori del testo e siete interessati a richiedere la rimozione del testo o l'inserimento di altre informazioni inviateci un e-mail dopo le opportune verifiche soddisferemo la vostra richiesta nel più breve tempo possibile.
I riassunti , gli appunti i testi contenuti nel nostro sito sono messi a disposizione gratuitamente con finalità illustrative didattiche, scientifiche, a carattere sociale, civile e culturale a tutti i possibili interessati secondo il concetto del fair use e con l' obiettivo del rispetto della direttiva europea 2001/29/CE e dell' art. 70 della legge 633/1941 sul diritto d'autore
Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).
"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
www.riassuntini.com dove ritrovare l'informazione quando questa serve