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Liceo Classico Dante Alighieri
Percorsi di studio:
Classico, Economico-Sociale, Linguistico, Scienze Umane
SUSSIDIO DI ITALIANO
PER LA PREPARAZIONE AL PRIMO ANNO DI CORSO DI TUTTI GLI INDIRIZZI DI STUDIO
COME USARE QUESTO SUSSIDIO
Questo fascicolo non costituisce in alcun modo una trattazione completa e organica della grammatica e sintassi italiana, ma vuole aiutare gli alunni che affronteranno il primo anno nei vari indirizzi liceali a puntualizzare, nelle settimane precedenti l’inizio della scuola, alcuni concetti di analisi della frase italiana necessari per impostare solidamente non solo lo studio del latino o del greco, nei corsi che li prevedono, ma anche delle lingue moderne.
Fondamentali sono soprattutto i concetti trattati nella parte prima, che riguarda il verbo come elemento centrale della frase e in particolare la distinzione fra verbi transitivi e intransitivi, diatesi attiva, passiva e riflessiva, uso degli ausiliari.
Segue una trattazione dei complementi (parte seconda), che presuppone quanto già detto nella parte prima su soggetto, complemento oggetto, complemento di agente e causa efficiente. L’elenco, per maggiore utilità, è quasi completo, ma è opportuno consolidare la conoscenza soprattutto dei complementi diretti (1.1.; 1.2.; 2. 1.; 2. 2.) e dei principali indiretti (2. 3.), lasciando i restanti (elencati in ordine alfabetico a 2. 4.) come approfondimento successivo.
E’ inoltre fondamentale (parte terza) l’acquisizione del concetto di coordinazione e subordinazione esplicita ed implicita (3.1.) e la focalizzazione dei tre gruppi fondamentali di subordinate (3. 2.).
Anche in questo caso, passando all’elenco specifico delle proposizioni, sarà bene concentrarsi sulle subordinate più importanti (soggettive ed oggettive, interrogative indirette, causali, finali, temporali, condizionali), in particolare sulle forme esplicite e sulle principali congiunzioni che le introducono, riservando le altre subordinate ad un approfondimento successivo.
Al termine è collocata (parte quarta) un’appendice di ortografia e punteggiatura. Particolarmente importante è il ripasso ortografico, come premessa per una scrittura formalmente corretta. Della sezione di punteggiatura è da leggere con attenzione la precisazione sull’uso delle virgole.
Tutte le quattro sezioni sono concluse da esercizi, che potranno liberamente essere svolti dagli studenti. Chiaramente le frasi da analizzare, costruite in modo talora artificioso, non hanno alcun valore né stilistico né tantomeno contenutistico, ma sono solo una palestra per l’analisi logica e del periodo.
Prima dell’inizio dell’attività didattica sarà pubblicata sul sito del Liceo Alighieri una correzione.
G.G.
Fondamento di qualsiasi enunciato è il VERBO, cioè, il PREDICATO, quella parte del discorso che esprime il nucleo centrale.
Il predicato è a sua volta riferito ad un nome (o altro equivalente) che funge da SOGGETTO (se vogliamo, “il protagonista” del verbo).
Paolo ride.
In questo enunciato io attribuisco così a Paolo (cioè al soggetto) il ridere (cioè il predicato).
A parte alcuni verbi totalmente impersonali, che esprimono in genere eventi atmosferici (“Piove.”, “Nevicava.”), e alle forme in terza persona singolare con la particella si (Con la nebbia non si vede), TUTTI I VERBI IN FORMA ESPLICITA PREVEDONO UN SOGGETTO, che può essere espresso o anche sottointeso: il soggetto sottointeso è particolarmente frequente quando si tratta di un pronome di prima e seconda persona singolare e plurale, facilmente comprensibile dal solo verbo (mangio io, ridete voi).
Il soggetto non è introdotto da alcuna preposizione, ma solo, eventualmente, dall’articolo, determinativo, indeterminativo e partitivo.1
Il soggetto può essere un nome (Paola ride), un pronome (Questo non piace; Qualcuno ha urlato), un verbo all’infinito (Sperare aiuta) o anche una proposizione intera, cioè un enunciato che ha a sua volta un verbo e un soggetto. Si parla in questo caso di PROPOSIZIONE SOGGETTIVA.
E’ nota la tua fedeltà (soggetto).
E’ noto che tu sei fedele (proposizione soggettiva che funge da soggetto di “è noto”: al suo interno abbiamo un verbo “sei” che ha come soggetto “tu”).
Se tutti i verbi in genere prevedono un soggetto, solo alcuni possono reggere il COMPLEMENTO OGGETTO, altro elemento basilare della frase, che corrisponde ad un nome (o equivalente) su cui cade direttamente l’azione del soggetto espressa dal verbo = Io conosco Luisa; Stefano ha comprato un panino; Non lo vediamo.2
Il complemento oggetto, usualmente posto in italiano dopo il verbo (fatta eccezione per le particelle pronominali), non è introdotto da alcuna preposizione, ma solo, a volte, dall’articolo, determinativo, indeterminativo e partitivo3.
1 Nella frase “Vengono degli amici” “degli”, che introduce il soggetto, non è preposizione articolata, ma articolo partitivo, che indica quantità generica (= ”alcuni amici”).
2 Di solito si dice che il complemento oggetto “risponde” alla domanda “Chi? Che cosa?”, ma in questo modo è facile confondere il complemento oggetto con il soggetto. Nella frase “Arriva mia zia”, “mia zia” (anche se “risponde” alla domanda “Chi arriva?”) è il soggetto del verbo, non il complemento oggetto (che il verbo “arrivare” non può reggere, essendo intransitivo). In sostanza prima di cercare il complemento oggetto bisogna sempre identificare il soggetto.
3 Nelle frasi “Giorgio ha comprato del pane” e “Ho incontrato degli amici” “del” e “degli” non sono preposizione articolate, ma articoli partitivi, che indicano quantità generica (= ”un po’ di pane” “alcuni amici”); possono quindi introdurre il complemento oggetto.
Il complemento oggetto può essere un nome (Noi amiamo Paola), un pronome (Giorgio non sapeva questo; Io non lo apprezzo; Non conosco nessuno), un verbo all’infinito (Desideriamo pagare) o anche una proposizione intera, cioè un enunciato che ha a sua volta un verbo e un soggetto. Si parla in questo caso di PROPOSIZIONE OGGETTIVA.
Conosciamo la tua fedeltà (oggetto)
Conosciamo che tu sei fedele (proposizione oggettiva che funge da oggetto di “conosciamo”: al suo interno abbiamo un verbo “sei” che ha come soggetto proprio “tu”)
Non tutti i verbi possono reggere il complemento oggetto. Ad esempio non posso dire “Io nuoto qualcuno o qualche cosa”.
chiamare, dire, fare, toccare, lodare, ecc.)
I verbi che non possono reggere il complemento oggetto si chiamano INTRANSITIVI (ad esempio camminare, morire, appartenere, aderire, diventare, sembrare, ecc.).
Con il termine di diatesi (in greco “disposizione”), indichiamo la tipologia dell’azione che una forma verbale esprime, e in particolare la relazione che ha con il soggetto.
Tutti i verbi possono avere diatesi attiva: sia quelli transitivi (Giorgio lava la macchina) sia quelli intransitivi (Luisa nuota.)
Giorgio si lava (= “lava se stesso”, complemento oggetto=riflessivo diretto). Giorgio si lava le mani
(= “lava a se stesso le mani”, complemento di termine=riflessivo indiretto)
Alcuni verbi, in genere intransitivi, detti pronominali, hanno forma ma non significato riflessivo: ad esempio “Io mi pento” non vuol dire “Io pento me stesso”, ma il pronome è richiesto sempre, in tutte le sue forme dal verbo pentirsi (non esiste sul vocabolario il verbo “pentire” senza pronome riflessivo).4
3) Oppure l’azione può essere subita dal soggetto del verbo, e allora parliamo di DIATESI PASSIVA
La macchina è lavata da Giorgio. I panni sono asciugati dal vento.
4 Alcuni verbi, come ricordare / ricordarsi, e dimenticare / dimenticarsi possono avere sia forma attiva sia forma pronominale (Io ricordo qualcosa, Io mi ricordo di qualcosa: in quest’ultimo caso “mi” non vuol dire “a me”)
La diatesi passiva implica sempre, sottinteso oppure esplicitato, un riferimento a colui o ciò che compie realmente l’azione subita dal soggetto. Si tratta del cosiddetto COMPLEMENTO DI AGENTE, quando ad agire è un essere animato (uomo o animale: “da Giorgio”), o DI CAUSA EFFICIENTE quando ad agire è una forza non vivente (“dal vento”). Questi due complementi sono sempre introdotti dalla preposizione semplice o articolata “da”.
IMPORTANTE: Il complemento di agente o causa efficiente di una frase con verbo passivo corrisponde al soggetto della corrispondente frase con verbo attivo, mentre il soggetto del verbo passivo corrisponde al complemento oggetto del corrispondente verbo attivo.
ATTIVA
Soggetto |
Verbo attivo |
Complemento oggetto |
Giorgio |
lava |
la macchina |
La macchina |
è lavata |
da Giorgio |
Soggetto |
Verbo passivo |
Complemento di agente |
PASSIVA
Questo ci fa capire un concetto fondamentale: SOLO I VERBI TRANSITIVI POSSONO AVERE FORMA PASSIVA, perché se un verbo non può reggere il complemento oggetto nella forma attiva, mancherebbe del soggetto in quella passiva.
Alcuni tempi dei verbi in diatesi attiva e riflessiva e pressoché tutti i tempi dei verbi in diatesi passiva si formano con il participio passato preceduto dall’ausiliare, cioè il “verbo aiutante” avere o essere, che forma un unico predicato con il participio.
Per comprendere il funzionamento dell’ausiliare nei verbi bisogna imparare a memoria questo schema e in particolare la corrispondenza fra tempi composti e tempi semplici.
Presente |
INDICATIVO |
Passato prossimo |
Imperfetto |
|
Trapassato prossimo |
|
CONGIUNTIVO |
|
Presente |
|
Passato |
|
CONDIZIONALE |
|
Presente |
|
Passato |
IMPERATIVO
Presente
GERUNDIO
Presente Passato
PARTICIPIO
Presente
Passato5
INFINITO
Presente Passato
Vediamo ora in dettaglio quali ausiliari si usano nelle tre diatesi e in che tempi verbali:
I tempi composti usano l’ausiliare nel corrispondente tempo semplice + il participio passato del verbo. In pratica, dopo aver individuato il tempo composto nella colonna a destra, l’ausiliare sarà nella stessa riga della colonna a sinistra.
Ricorda: I verbi transitivi in forma attiva hanno sempre l’ausiliare avere (perché usano l’ausiliare essere per formare il passivo e i tempi composti della forma riflessiva) mentre i verbi intransitivi (che non possono avere mai forma passiva) hanno alcuni l’ausiliare avere (ad esempio dormire, nuotare, aderire) altri l’ausiliare essere (ad esempio arrivare, diventare, sembrare, rimanere).
I tempi composti si formano con l’ausiliare essere nel corrispondente tempo semplice + il participio passato del verbo.
La particella pronominale riflessiva (= pronome riflessivo in forma debole o atona: mi, ti, si, ci,
vi) si colloca:
ti guardi; mi sarei guardato; si guardino!
Tutti i tempi (semplici6 o composti) dei verbi transitivi in forma passiva si formano con l’ausiliare essere nello stesso tempo + il participio passato del verbo. Solo nei tempi semplici l’ausiliare essere si può sostituire con venire.
L’ausiliare avere serve per formare:
L’ausiliare essere serve per formare
I verbi in forma passiva hanno sempre l’ausiliare essere + participio passato, quindi sono formati da 2 o 3 parole. L’unica eccezione è il participio passato, formato da una sola parola, senza ausiliare (lodato, mangiato, ecc.). I verbi formati da tre parole sono sempre passivi.
SCHEMA RIASSUNTIVO
|
TEMPI SEMPLICI |
TEMPI COMPOSTI |
verbi transitivi in forma attiva |
non vogliono ausiliare |
ausiliare avere nel corrispondente tempo semplice |
verbi intransitivi (hanno solo la forma attiva) |
non vogliono ausiliare |
ausiliare avere o essere nel corrispondente tempo semplice |
verbi transitivi |
non vogliono ausiliare |
ausiliare essere nel corrispondente tempo semplice |
verbi transitivi in forma passiva |
ausiliare essere |
ausiliare essere |
6 Manteniamo per praticità anche nel passivo la dicitura “ tempi semplici” e “tempi composti”, anche se sarebbe meglio dire “con ausiliare semplice” e “con ausiliare composto”, visto che tutte le forme della diatesi passiva richiedono l’ausiliare.
ESSERE
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io sono io sono stato che io sia che io sia stato tu sei tu sei stato che tu sia che tu sia stato
egli è egli è stato che egli sia che egli sia stato noi siamo noi siamo stati che noi siamo che noi siamo stati voi siete voi siete stati che voi siate che voi siate stati essi sono essi sono stati che essi siano che essi siano stati
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io ero io ero stato che io fossi che io fossi stato
tu eri tu eri stato che tu fossi che tu fossi stato egli era egli era stato che egli fosse che egli fosse stato noi eravamo noi eravamo stati che noi fossimo che noi fossimo stati voi eravate voi eravate stati che voi foste che voi foste stati essi erano essi erano stati che essi fossero che essi fossero stati
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io fui io fui stato
tu fosti tu fosti stato
egli fu egli fu stato
noi fummo noi fummo stati
voi foste voi foste stati
essi furono essi furono stati
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE FUTURO ANTERIORE PRESENTE PASSATO
io sarò io sarò stato io sarei io sarei stato tu sarai tu sarai stato tu saresti tu saresti stato
egli sarà egli sarà stato egli sarebbe egli sarebbe stato noi saremo noi saremo stati noi saremmo noi saremmo stati voi sarete voi sarete stati voi sareste voi sareste stati essi saranno essi saranno stati essi sarebbero essi sarebbero stati
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE PRESENTE PASSATO
-------- essere essere stato
sii tu
sia egli PARTICIPIO
siamo noi PRESENTE PASSATO
siate voi (essente) (stato o essente stato)
siano essi rarissimo usato solo nei composti
GERUNDIO
PRESENTE PASSATO
essendo essendo stato
AVERE
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io ho io ho avuto che io abbia che io abbia avuto
tu hai tu hai avuto che tu abbia che tu abbia avuto
egli ha egli ha avuto che egli abbia che egli abbia avuto noi abbiamo noi abbiamo avuto che noi abbiamo che noi abbiamo avuto voi avete voi avete avuto che voi abbiate che voi abbiate avuto essi hanno essi hanno avuto che essi abbiano che essi abbiano avuto
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io avevo io avevo avuto che io avessi che io avessi avuto
tu avevi tu avevi avuto che tu avessi che tu avessi avuto
egli aveva egli aveva avuto che egli avesse che egli avesse avuto noi avevamo noi avevamo avuto che noi avessimo che noi avessimo avuto voi avevate voi avevate avuto che voi aveste che voi aveste avuto essi avevano essi avevano avuto che essi avessero che essi avessero avuto
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io ebbi io ebbi avuto
tu avesti tu avesti avuto
egli ebbe egli ebbe avuto
noi avemmo noi avemmo avuto
voi aveste voi aveste avuto
essi ebbero essi ebbero avuto
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE FUTURO ANTERIORE PRESENTE PASSATO
io avrò io avrò avuto io avrei io avrei avuto
tu avrai tu avrai avuto tu avresti tu avresti avuto
egli avrà egli avrà avuto egli avrebbe egli avrebbe avuto noi avremo noi avremo avuto noi avremmo noi avremmo avuto voi avrete voi avrete avuto voi avreste voi avreste avuto essi avranno essi avranno avuto essi avrebbero essi avrebbero avuto
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE PRESENTE PASSATO
-------- avere avere avuto
abbi tu
abbia egli PARTICIPIO
abbiamo noi PRESENTE PASSATO
abbiate voi avente (avuto)
abbiano essi usato solo nei composti
GERUNDIO
PRESENTE PASSATO
avendo avendo avuto
AMARE
PRESENTE |
INDICATIVO |
PRESENTE |
CONGIUNTIVO |
io amo |
io ho amato |
che io ami |
che io abbia amato |
tu ami |
tu hai amato |
che tu ami |
che tu abbia amato |
egli ama |
egli ha amato |
che egli ami |
che egli abbia amato |
noi amiamo |
noi abbiamo amato |
che noi amiamo |
che noi abbiamo amato |
voi amate |
voi avete amato |
che voi amiate |
che voi abbiate amato |
essi amano |
essi hanno amato |
che essi amino |
che essi abbiano amato |
IMPERFETTO |
TRAPASSATO PROSSIMO |
IMPERFETTO |
TRAPASSATO |
io amavo |
io avevo amato |
che io amassi |
che io avessi amato |
tu amavi |
tu avevi amato |
che tu amassi |
che tu avessi amato |
egli amava |
egli aveva amato |
che egli amasse |
che egli avesse amato |
noi amavamo |
noi avevamo amato |
che noi amassimo |
che noi avessimo amato |
voi amavate |
voi avevate amato |
che voi amaste |
che voi aveste amato |
essi amavano |
essi avevano amato |
che essi amassero |
che essi avessero amato |
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io amai io ebbi amato
tu amasti tu avesti amato
egli amò egli ebbe amato
noi amammo noi avemmo amato
voi amaste voi aveste amato
essi amarono essi ebbero amato
FUTURO
CONDIZIONALE
SEMPLICE
FUTURO ANTERIORE PRESENTE PASSATO
io amerò io avrò amato io amerei io avrei amato
tu amerai tu avrai amato tu ameresti tu avresti amato
egli amerà egli avrà amato egli amerebbe egli avrebbe amato noi ameremo noi avremo amato noi ameremmo noi avremmo amato voi amerete voi avrete amato voi amereste voi avreste amato essi ameranno essi avranno amato essi amerebbero essi avrebbero amato
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE |
PRESENTE |
PASSATO |
-------- |
amare |
avere amato |
ama tu |
|
|
ami egli |
|
PARTICIPIO |
amiamo noi |
PRESENTE |
PASSATO |
amate voi |
amante |
(amato) |
amino essi |
|
con valore passivo nei verbi transitivi |
GERUNDIO
PRESENTE PASSATO
amando avendo amato
TEMERE
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io temo io ho temuto che io tema che io abbia temuto tu temi tu hai temuto che tu tema che tu abbia temuto egli teme egli ha temuto che egli tema che egli abbia temuto
noi temiamo noi abbiamo temuto che noi temiamo che noi abbiamo temuto voi temete voi avete temuto che voi temiate che voi abbiate temuto essi temono essi hanno temuto che essi temano che essi abbiano temuto
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io temevo io avevo temuto che io temessi che io avessi temuto tu temevi tu avevi temuto che tu temessi che tu avessi temuto egli temeva egli aveva temuto che egli temesse che egli avesse temuto
noi temevamo noi avevamo temuto che noi temessimo che noi avessimo temuto voi temevate voi avevate temuto che voi temeste che voi aveste temuto essi temevano essi avevano temuto che essi temessero che essi avessero temuto
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io temetti, temei io ebbi temuto
tu temesti tu avesti temuto
egli temette, temé egli ebbe temuto
noi tememmo noi avemmo temuto
voi temeste voi aveste temuto essi temettero, temerono essi ebbero temuto
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE io temerò |
FUTURO ANTERIORE |
PRESENTE |
PASSATO |
tu temerai |
tu avrai temuto |
tu temeresti |
tu avresti temuto |
egli temerà |
egli avrà temuto |
egli temerebbe |
egli avrebbe temuto |
noi temeremo |
noi avremo temuto |
noi temeremmo |
noi avremmo temuto |
voi temerete |
voi avrete temuto |
voi temereste |
voi avreste temuto |
essi temeranno |
essi avranno temuto |
essi temerebbero |
essi avrebbero temuto |
PRESENTE |
IMPERATIVO |
PRESENTE |
INFINITO |
-------- |
|
temere |
avere temuto PARTICIPIO |
temiamo noi temete voi temano essi |
|
PRESENTE
PRESENTE |
PASSATO |
SENTIRE
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io sento io ho sentito che io senta che io abbia sentito tu senti tu hai sentito che tu senta che tu abbia sentito egli sente egli ha sentito che egli senta che egli abbia sentito
noi sentiamo noi abbiamo sentito che noi sentiamo che noi abbiamo sentito voi sentite voi avete sentito che voi sentiate che voi abbiate sentito essi sentono essi hanno sentito che essi sentano che essi abbiano sentito
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io sentivo io avevo sentito che io sentissi che io avessi sentito tu sentivi tu avevi sentito che tu sentissi che tu avessi sentito egli sentiva egli aveva sentito che egli sentisse che egli avesse sentito
noi sentivamo noi avevamo sentito che noi sentissimo che noi avessimo sentito voi sentivate voi avevate sentito che voi sentiste che voi aveste sentito essi sentivano essi avevano sentito che essi sentissero che essi avessero sentito
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io sentii io ebbi sentito
tu sentisti tu avesti sentito
egli sentì egli ebbe sentito
noi sentimmo noi avemmo sentito
voi sentiste voi aveste sentito
essi sentirono essi ebbero sentito
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE FUTURO ANTERIORE PRESENTE PASSATO
io sentirò io avrò sentito io sentirei io avrei sentito tu sentirai tu avrai sentito tu sentiresti tu avresti sentito
egli sentirà egli avrà sentito egli sentirebbe egli avrebbe sentito noi sentiremo noi avremo sentito noi sentiremmo noi avremmo sentito voi sentirete voi avrete sentito voi sentireste voi avreste sentito essi sentiranno essi avranno sentito essi sentirebbero essi avrebbero sentito
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE PRESENTE PASSATO
-------- sentire avere sentito
senti tu
senta egli PARTICIPIO
sentiamo noi |
PRESENTE |
PASSATO |
sentite voi |
sentente (senziente) |
(sentito) |
sentano essi |
|
con valore passivo nei verbi transitivi |
|
|
GERUNDIO |
|
PRESENTE |
PASSATO |
|
sentendo |
avendo sentito |
AMARE
I CONIUGAZIONE DIATESI RIFLESSIVA
Il riflessivo delle altre coniugazioni segue lo stesso schema
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io mi amo io mi sono amato che io mi ami che io mi sia amato tu ti ami tu ti sei amato che tu ti ami che tu ti sia amato egli si ama egli si è amato che egli si ami che egli si sia amato
noi ci amiamo noi ci siamo amati che noi ci amiamo che noi ci siamo amati voi vi amate voi vi siete amati che voi vi amiate che voi vi siate amati essi si amano essi si sono amati che essi si amino che essi si siano amati
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io mi amavo io mi ero amato che io mi amassi che io mi fossi amato tu ti amavi tu ti eri amato che tu ti amassi che tu ti fossi amato egli si amava egli si era amato che egli si amasse che egli si fosse amato
noi ci amavamo noi ci eravamo amati che noi ci amassimo che noi ci fossimo amati voi vi amavate voi vi eravate amati che voi vi amaste che voi vi foste amati essi si amavano essi si erano amati che essi si amassero che essi si fossero amati
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io mi amai io mi fui amato
tu ti amasti tu ti fosti amato
egli si amò egli si fu amato
noi ci amammo noi ci fummo amati
voi vi amaste voi vi foste amati
essi si amarono essi si furono amati
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE |
FUTURO ANTERIORE |
PRESENTE |
PASSATO |
io mi amerò |
io mi sarò amato |
io mi amerei |
io mi sarei amato |
tu ti amerai |
tu ti sarai amato |
tu ti ameresti |
tu ti saresti amato |
egli si amerà |
egli si sarà amato |
egli si amerebbe |
egli si sarebbe amato |
noi ci ameremo |
noi ci saremo amati |
noi ci ameremmo |
noi ci saremmo amati |
voi vi amerete |
voi vi sarete amati |
voi vi amereste |
voi vi sareste amati |
essi si ameranno |
essi si saranno amati |
essi si amerebbero |
essi si sarebbero amati |
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE PRESENTE PASSATO
-------- amarsi essersi amato
àmati
si ami PARTICIPIO
amiamoci PRESENTE
amatevi (amantesi) amatosi
si amino
GERUNDIO
PRESENTE PASSATO
amandosi essendosi amato
AMARE
I CONIUGAZIONE DIATESI PASSIVA
Il passivo delle altre coniugazioni segue lo stesso schema
INDICATIVO CONGIUNTIVO
PRESENTE PASSATO PROSSIMO PRESENTE PASSATO
io sono amato io sono stato amato che io sia amato che io sia stato amato tu sei amato tu sei stato amato che tu sia amato che tu sia stato amato egli è amato egli è stato amato che egli sia amato che egli sia stato amato
noi siamo amati noi siamo stati amati che noi siamo amati che noi siamo stati amati voi siete amati voi siete stati amati che voi siate amati che voi siate stati amati essi sono amati essi sono stati amati che essi siano amati che essi siano stati amati
IMPERFETTO TRAPASSATO PROSSIMO IMPERFETTO TRAPASSATO
io ero amato io ero stato amato che io fossi amato che io fossi stato amato tu eri amato tu eri stato amato che tu fossi amato che tu fossi stato amato egli era amato egli era stato amato che egli fosse amato che egli fosse stato amato
noi eravamo amati noi eravamo stati amati che noi fossimo amati che noi fossimo stati amati voi eravate amati voi eravate stati amati che voi foste amati che voi foste stati amati essi erano amati essi erano stati amati che essi fossero amati che essi fossero stati amati
PASSATO REMOTO TRAPASSATO REMOTO
io fui amato io fui stato amato
tu fosti amato tu fosti stato amato
egli fu amato egli fu stato amato noi fummo amati noi fummo stati amati voi foste amati voi foste stati amati essi furono amati essi furono stati amati
CONDIZIONALE
FUTURO SEMPLICE FUTURO ANTERIORE PRESENTE PASSATO
io sarò amato io sarò stato amato io sarei amato io sarei stato amato tu sarai amato tu sarai stato amato tu saresti amato tu saresti stato amato
egli sarà amato egli sarà stato amato egli sarebbe amato egli sarebbe stato amato noi saremo amati noi saremo stati amati noi saremmo amati noi saremmo stati amati voi sarete amati voi sarete stati amati voi sareste amati voi sareste stati amati essi saranno amati essi saranno stati amati essi sarebbero amati essi sarebbero stati amati
IMPERATIVO INFINITO
PRESENTE PRESENTE PASSATO
-------- essere amato essere stato amato
sii amato tu
sia amato egli PARTICIPIO
siamo amati noi PASSATO
Siate amati voi amato
siano amati essi con valore attivo nei verbi intransitivi (arrivato)
GERUNDIO
PRESENTE PASSATO
essendo amato essendo stato amato
ATTENZIONE: Non bisogna confondere i tempi composti dei verbi intransitivi che hanno come ausiliare essere e i tempi composti dei verbi in diatesi riflessiva con i tempi semplici dei verbi transitivi in diatesi passiva!
Prendiamo tre forme apparentemente simili:
Sono apparso Sono ascoltato Mi sono ascoltato
Per distinguere le prime due forme, in cui manca la particelle riflessiva. è fondamentale identificare prima il verbo come transitivo o intransitivo: basta sostituire l’ausiliare essere con il verbo venire, possibile solo se il verbo è transitivo (venire ascoltato) ma non se è intransitivo (“venire apparso”).
Se quindi il verbo apparire è intransitivo si tratterà di una forma composta attiva e il tempo sarà quello composto relativo al tempo semplice dell’ausiliare:
sono = indicativo presente forma composta corrispondente: indicativo passato prossimo
Quindi Sono apparso = indicativo passato prossimo di apparire.
Se invece il verbo è transitivo (ascoltare) sarà in diatesi passiva e il tempo sarà lo stesso dell’ausiliare.
Sono = indicativo presente
Quindi Sono ascoltato = indicativo presente passivo di ascoltare
Se il verbo, transitivo o intransitivo, presenta una diatesi riflessiva, riconoscibile dal fatto che il pronome atono ha la stessa persona del soggetto e del verbo (Mi: pronome di 1ª persona singolare, corrispondente al soggetto sottointeso Io di sono ascoltato) allora esso si comporta, nell’uso degli ausiliari, esattamente come i verbi intransitivi. Quindi devo individuare il tempo dell’ausiliare e poi il suo corrispettivo tempo composto
sono = indicativo presente forma composta corrispondente: indicativo passato prossimo
Quindi Mi sono ascoltato = indicativo passato prossimo riflessivo di ascoltare .
Il verbo essere ha in italiano varie funzioni:
La giornata è bellissima.
La situazione è in mia mano.
E’ stato catturato il rapinatore.
E’ arrivato il momento decisivo.
Mi sono liberato da un impegno gravoso.
Anche il verbo avere ha in italiano più funzioni:
Ho ascoltato questa canzone.
Ho aderito alla protesta.
I verbi potere, dovere e volere, detti verbi servili, si legano strettamente all’infinito che dipende da essi, costituendo un unico predicato.
Non potevate scrivermi? Voglio comprare un computer. Dovevamo informarci meglio.
Anche altri verbi, detti fraseologici, si uniscono ad altri in infinito con preposizione, ma anche in gerundio, per costruire un unico predicato, esprimendo ad esempio l’avvio, la continuazione, la conclusione di un’azione. Esempi di espressioni fraseologiche sono iniziare a, mettersi a, continuare a, stare a, finire di + infinito, o stare + gerundio.
Essi iniziavano a stancarsi. Egli continuò a sorridere. Tutti stavano dormendo. Egli smise di piangere.
Una funzione molto importante nel determinare la diatesi dei verbi è rivestita dalla particella si, che può avere valore riflessivo (cioè determina un’azione che ha come oggetto o complemento di termine il soggetto stesso), riflessivo reciproco (esprime cioè un’azione scambiata fra due soggetti, con valore sempre di oggetto o complemento di termine), riflessivo apparente (nei verbi pronominali, che richiedono obbligatoriamente la particella riflessiva, pur senza esprimere reale valore riflessivo), oppure può servire a rendere impersonale o passivo il significato del verbo stesso. In tutti questi casi il verbo è sempre alla terza persona singolare o plurale.
Marco si pettina (= pettina se stesso).
Gli attori si truccano ( = truccano se stessi)
Marco si pettina i capelli ( = pettina a se stesso i capelli”).
Gli attori si tolgono le parrucche (= tolgono a se stessi le parrucche).
7 Transitivo, ma usato solo in diatesi attiva.
Una variante del riflessivo indiretto è il riflessivo apparente, in cui la particella evidenzia semplicemente un vantaggio, un interesse.
Stefano si mangia una fetta di torta.
Marco e Antonio si salutano (=Marco saluta Antonio e viceversa).
I tifosi della Roma e quelli della Lazio si detestano (=I tifosi della Roma detestano quelli della Lazio
e viceversa”).
Marco e Antonio si prestano libri ( = Marco presta libri ad Antonio e viceversa).
I tifosi della Roma e della Lazio si lanciano insulti ( = I tifosi della Roma lanciano insulti a quelli della Lazio e viceversa).
Es: : Marco e Antonio si pentono (pentirsi non vuol dire “pentire se stessi”, o “a se stessi”!).
Si ascolta una musica (= Una musica è ascoltata); Si vendono panini (= Sono venduti panini)8
Es: Qui si mangia bene.
Come si vede basta la presenza di un soggetto con cui concorda il verbo per mutare il si
impersonale in si passivante:
Qui non si respira impersonale
Qui non si respira aria pulita passivante (“Qui non è respirata aria pulita”).
8 Attenzione: Con il si passivante non si usa in genere il complemento di agente (può essere sostituito con “da parte di”).
1) insistere: ……………………………………
2) ridere: ……………………………………
3) collegare ……………………………………
4) diventare: …………………………………
5) impazzire……………………………………
6) apparire……………………………………
7) arrivare: ……………………………………
8) raggiungere…………………………………
9) sorgere: ……………………………………
10) scrivere……………………………………
1. avesse appeso:…………………………………………………………………………………………
2. sarebbe espresso:……………………………………………………………………………………… 3. sarai stato espulso:…………………………………………………………………………………… 4. siano venuti:……………………………………………………………………………………………
5. scrivessimo:………………………………………………………………………………… 6. abbiate racchiuso: ………………………………………………………………………… 7. fossero stati sciolti:………………………………………………………………………… 8. conobbe: ……………………………………………………………………………………
9. da’: …………………………………………………………………………………………
10. dà…………………………………………………………………………………………
11. abbiate vissuto: …………………………………………………………………………………… 12. saremmo stati oppressi: ………………………………………………………………………… 13. ero rispettato……………………………………………………………………………………… 14. fosse stato rimosso ……………………………………………………………………………… 15. avemmo aspettato: ……………………………………………………………………………… 16. fu concesso: ……………………………………………………………………………………
17. si saranno conosciuti: …………………………………………………………………………… 18. essendo arrivati: ………………………………………………………………………………… 19. comprendessero: …………………………………………………………………………………
20. furono accolti: ……………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………………
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Il predicato nominale è una struttura caratterizzata dal verbo essere in funzione di COPULA (cioè legame) che unisce al soggetto un nome o un aggettivo chiamati NOME DEL PREDICATO (o anche PARTE NOMINALE).
Giorgio |
è |
alto |
Giuseppe |
è stato |
un dottore |
SOGGETTO |
COPULA |
+ NOME DEL PREDICATO |
= PREDICATO NOMINALE
Nel predicato nominale il verbo essere esprime un’identità fra soggetto e il nome del predicato Giorgio = alto Giuseppe = dottore
Anche altri verbi, detti copulativi, possono essere impiegati con valore di copula, esprimendo sempre l’identificazione fra soggetto e nome del predicato, chiamato anche COMPLEMENTO PREDICATIVO DEL SOGGETTO.
Questi verbi sono
A) Alcuni verbi intransitivi come divenire, diventare, sembrare, parere, apparire
b) Alcuni verbi transitivi usati al passivo:
Vediamo alcuni esempi simili
Alberto è capo dell’ufficio. Alberto diventa capo dell’ufficio. Alberto sembra capo dell’ufficio.
Alberto è eletto capo dell’ufficio da tutti. Alberto è ritenuto capo dell’ufficio da tutti.
Alberto è soprannominato capo dell’ufficio da tutti. Alberto è reso capo dell’ufficio da tutti.
In tutte queste frasi i verbi esplicitano sempre il legame Alberto=capo
Vediamo due esempi opposti:
1. Antonio sembra un artista. (predicativo del oggetto)
In questo caso il verbo copulativo intransitivo sembra unisce al soggetto Antonio il predicativo del soggetto un artista, affermando cioè sempre l’identità (almeno apparente) Antonio=artista.
2. Antonio conosce un artista. (complemento oggetto)
Nel secondo caso il verbo conosce, che è transitivo e quindi può reggere il complemento oggetto, distingue chiaramente il soggetto Antonio dal complemento oggetto un artista. Qui non c’è nessuna identità, nemmeno apparente, fra Antonio e l’artista.
IL PREDICATIVO DELL’OGGETTO
Gli stessi verbi transitivi che al passivo reggono il complemento predicativo del soggetto (elettivi, estimativi, appellativi, effettivi), se usati in forma attiva reggono il complemento
PREDICATIVO DELL’OGGETTO.
I colleghi eleggono Alberto capo dell’ufficio. I colleghi ritengono Alberto capo dell’ufficio.
I colleghi soprannominano Alberto capo dell’ufficio. I colleghi rendono Alberto capo dell’ufficio.
In tutte queste frasi i verbi associano al complemento oggetto “Alberto” la sua determinazione “capo”, cioè il predicativo dell’oggetto (Alberto= capo)
Passaggio dall’attivo al passivo
Attivo Passivo
Il soggetto diventa complemento d’agente o causa efficiente
Il verbo attivo diventa verbo passivo
Il complemento oggetto diventa soggetto
Il complemento predicativo dell’oggetto diventa complemento predicativo del soggetto
Passivo |
diventa diventa |
Attivo |
complemento oggetto verbo attivo |
Il complemento predicativo |
|||
del soggetto diventa |
|
complemento predicativo dell’oggetto |
|
Il complemento d’agente diventa |
|
soggetto |
Un esempio pratico di corrispondenza fra frase attiva e frase passiva
Tutti ritengono Aurelia una brava ragazza (attivo)
Aurelia è ritenuta da tutti una brava ragazza (passivo)
2. 3. COMPLEMENTI DIRETTI
Con il termine complemento indichiamo un elemento nominale della frase che si aggiunge al suo nucleo essenziale, costituito dal verbo e dal soggetto, esprimendo una propria funzione logica nella struttura della frase.
Si dicono diretti i complementi che si legano direttamente al verbo senza essere preceduti da preposizione semplice o articolata, propria o impropria o da locuzione preposizionale 9 (a meno che la preposizione articolata non funga da articolo partitivo).
Si tratta quindi, a parte il soggetto e il nome del predicato che non sono propriamente classificati come complementi, del complemento oggetto e dei complementi predicativi.
Si possono classificare come complementi diretti, anche se hanno un valore accessorio, a differenza dei precedenti, il complemento di vocazione e il complemento esclamativo.
Il complemento di vocazione indica la persona o la realtà personificata a cui si rivolge il discorso.
O soldati, combattete con ardore! Vieni qua, Paola!
Il complemento esclamativo corrisponde ad un’interiezione o ad un’esclamazione, senza legame diretto con il nucleo della frase, ma che può rafforzarne il significato emotivo.
Perbacco, che numero! Ohimè, cosa mi dici? Su, fa’ presto!
9 Preposizioni proprie sono di, a, da, in, con, su, per, tra, fra, preposizioni improprie sono avverbi, aggetivi o forme verbali che possono anche introdurre un nome in funzione di complemento come dopo, dietro, presso, lungo, nonostante, eccetto, ecc. mentre per locuzioni proposizionali si intendono strutture di più parole che hanno la stessa funzione, come a causa di, per mezzo di, insieme a, al fine di, ecc.
10 Da non confondere con l’interiezione esclamativa Oh!
11 ATTENZIONE: è facile scambiare il complemento di vocazione per il soggetto quando il verbo è alla seconda persona singolare o plurale o anche alla prima plurale. In realtà quando il verbo è alla prima o seconda persona singolare o plurale il soggetto può essere solo un pronome personale (io, tu, noi, voi). Quindi nella frase “Vedi, Roberto?”, il soggetto (sottinteso) è tu, non Roberto, che è complemento di vocazione, anche se il tu corrisponde concretamente alla persona di Roberto.
Si dicono indiretti i complementi che sono preceduti da preposizione semplice o articolata, propria o impropria o da locuzione preposizionale.
Oltre al complemento di agente e di causa efficiente, di cui si è già parlato nella parte prima, i fondamentali complementi indiretti sono i seguenti.
Ha il compito di precisare, anche esprimendo un’appartenenza o un possesso, un nome a cui è legato; talora anche un aggettivo o un verbo. E’ introdotto dalla preposizione di.
La sorella di Paolo è davvero simpatica. E’ desideroso di vendetta. Mi sono innamorato di Arianna.
Una variante del complemento di specificazione è il complemento partitivo (n. 29).
Attenzione! Non bisogna confondere il complemento di specificazione con i complementi di abbondanza e privazione (n.10), argomento (n. 12), denominazione (n. 16), materia (19), qualità (23).
Ha il compito di indicare a chi si riferisce o rivolge l’azione di un verbo o il significato di un nome o di un aggettivo. E’ introdotto dalla preposizione a.
Il postino consegnò la busta alla donna. La sua innocenza è chiara a tutti. A me questo non piace. Edoardo fa pesare la sua appartenenza alla nobiltà.
Simile al complemento di termine è il Complemento di vantaggio o svantaggio (n. 28).
Esso indica in che modalità si compie un’azione. E’ introdotto dalle preposizioni con, in, a, di, senza o può essere rappresentato da un avverbio (complemento avverbiale di modo).
Marco ha giocato con bravura. Si è presentato in gran forma. Procedeva a zig zag. Andavo di fretta.
Errava senza meta. Ha cantato meravigliosamente.
Ha il compito di indicare attraverso quale mezzo o strumento si compie un’azione. E’ introdotto dalla preposizione con, oppure per mezzo di, attraverso, a, in.
Ha vinto con l’astuzia. E’ venuto in aereo. Me l’ha comunicato per mezzo di una lettera. E’ uscito a piedi.
Indica il motivo, la ragione che sta alla base dell’enunciato: è introdotto dalla preposizione per, di, a causa di.
A causa della nebbia non si vedeva niente. Per la sua simpatia Luisa è gradita a tutti. E’ morto di polmonite.
Indica l’obiettivo, l’intenzione di un’azione o di un oggetto; è introdotto da per, da, di, in vista di, ecc.
Combattiamo per la libertà. E’ una macchina da lavoro. E’ una villa di piacere.
Non confondiamo la causa e il fine: la prima è concepita come preesistente, il secondo come posteriore all’azione del verbo.
Per la sua ambizione (causa) lottava per una poltrona (fine) in parlamento.
Si distinguono in
Mangio in casa. Sono da Giorgio. Passo le vacanze a Roma. Dormono sotto i ponti. Sono in grande apprensione.
Vengo da Napoli. Esco di casa adesso.
Simili al complemento di moto da luogo sono il Complemento di origine e provenienza (n. 20) e il Complemento di allontanamento e separazione (n. 11)
Vado a Napoli. Mi reco da Giuseppe. Procedeva verso la vittoria. Si infilò dentro la tana.
Cammino per il bosco. Passo attraverso un brutto periodo. Passeggio in città.
Tutti i complementi di luogo possono essere rappresentati anche da avverbi di luogo (complementi avverbiali di luogo)
Abitavo lì da tempo. Se ne tornava di là. Corri qui presto. Si aggirava sperduto per di là.
Si distinguono in:
La domenica mi alzo con fatica. Di mattina sono sempre stanco. Nel pomeriggio verremo a trovarti.
A sera cantano gli uccelli. Dopo un’ora si presentò.
per, durante, ma anche senza preposizione.
Ho corso per un’ora. Ho aspettato (per) due giorni. Durante questi mesi non ho chiuso occhio.
I complementi di tempo determinate e continuato possono essere rappresentati anche da
Mi svegliai presto. Penso sempre a te. Prima o poi morirai anche tu.
Indichiamo altri complementi, in ordine alfabetico.
Il complemento aggiuntivo, indica una realtà, persona o cosa, che si somma al nucleo centrale della frase, anche se non ne fa parte. E’ introdotto da oltre a, in aggiunta a.
Oltre al danno ci fu anche la beffa. In aggiunta alla simpatia ha anche la bellezza.
Il complemento eccettuativo indica una realtà, persona o cosa, che si sottrae al nucleo centrale della frase. E’ introdotto da tranne, eccetto.
Mangiai tutto, eccetto il dolce. Ha un mucchio di doti, tranne l’intelligenza
Indica ciò di cui si è ricchi o carenti, ed è in dipendenza da verbi, sostantivi o aggettivi che esplicitano questo concetto. E’ introdotto da di.
Era una persona priva di spirito. I Fenici abbondavano di legname. La ricchezza di beni materiali può corrompere l’anima.
Esprime un’esclusione, una liberazione, una separazione, senza configurare un moto esplicito, ed è introdotto da da, di.
Il ciclista è stato escluso dalla gara. Mi sento libero da pregiudizi moralistici. E’ stato tolto di mezzo.
Indica l’oggetto di cui si parla, si scrive o si pensa. E’ introdotto da di, su, riguardo (a), ecc.. Discutevamo di sport. Riflettevo sulle mie disgrazie. Ha scritto un articolo riguardo alla situazione politica attuale.
Esprime ciò di cui uno è accusato o condannato ed è introdotto, come il complemento di causa, da per, di, ecc.
E’ stato accusato di tentato omicidio. E’ stato condannato per estorsione.
Il complemento di compagnia indica l’essere animato con cui si compie l’azione espressa dalla proposizione, ed è introdotto da con, insieme a, ecc..
La zia passeggiava con il suo barboncino. Alberto mi è venuto a trovare assieme a Giuseppe.
Quando l’essere è inanimato si parla di complemento di unione.
Girava sempre con un cappello buffo
Opposto al complemento di compagnia e di unione è il complemento di esclusione, che indica l’assenza fisica di qualcuno o qualcosa, ed è introdotto da senza.12
L’ho visto per la prima volta senza la sua ragazza. L’autista viaggiava senza patente.
12 Che può anche introdurre un complemento di modo, quando non indica un oggetto, ma un atteggiamento: L’ha ucciso senza pietà.
Invece nella frase “E’ stato escluso dalla Championship”, il complemento è di allontanamento e di separazione, non di esclusione.
Al contrario del complemento di causa, questo esprime una situazione contraria alla realtà espressa dal predicato, ma che non la impedisce di fatto: è in sostanza una causa che non produce il suo effetto logico. E’ introdotto da nonostante malgrado, con, ecc.
Appariva stanco per la giornata faticosa complemento di causa
Appariva riposato nonostante la giornata faticosa complemento concessivo
Precisa il nome proprio del sostantivo precedente, con cui si identifica13. E’ introdotto dalla preposizione di.
La città di Parigi è la capitale della Francia. Quinto Fabio Massimo aveva il soprannome di Temporeggiatore.
Indica l’età di una persona o cosa: E’ introdotto da di, a.14
E’ un vecchio di novant’anni. A trent’anni si è sposato.
Indica il limite di validità di un’affermazione, restringendone la portata. E’ introdotta da in, di, per, quanto a, ecc.
Questo calciatore era debole di sinistro. In astuzia non mi batte nessuno. Quanto all’inglese, non ne capisco molto.
Indica la materia di cui è costituito un oggetto. E’ introdotto da di, in.
Ho mangiato un dolce di mele. Ho comprato un giubbotto in pelle.
Indica un’origine senza però esprimere un movimento reale ed è preceduto dalle preposizioni
da, di, ecc.
Anna è di Milano. Egli proviene da una famiglia illustre.
Indica il secondo termine di un paragone di uguaglianza, minoranza, maggioranza. E’ introdotto da come, quanto (uguaglianza), di, che (maggioranza o minoranza).15
13 In altre parole eliminando la preposizione di si può ottenere una specie di struttura apposizione + nome coerente nel senso, perché di fatto il primo nome si identifica con il secondo. Si capisce quindi la differenza con il complemento di specificazione, sempre preceduto da di, ma in cui questa identificazione non può esserci. La città di Bergamo denominazione, perché città = Bergamo. L’economia di Bergamo specificazione, perché economia ≠ Bergamo.
14 Attenzione: nella frase Ho compiuto cinquant’anni, abbiamo un complemento oggetto dipendente dal verbo transitivo compiere, non un complemento di età. Infatti si può volgere, sia pure con un certa forzatura, al passivo: Cinquant’anni sono stati compiuti da me.
E’ astuto come Ulisse. E’ meno dotato di Giulio. E’ più alto che magro.
Esprime la pena a cui uno è stato condannato, ed è introdotto da a, di, con.
E’ stato condannato a morte. Ha avuto una pena di due anni. E’ stato multato per mille euro.
Indica le caratteristiche fische o morali di qualcuno o qualcosa, ed è introdotto da di, da, con.
E’ un giocatore di grande tenacia. E’ un uomo dalla statura gigantesca. Era una casa con un muro sberciato.
Indicano una quantità di peso, volume o di misura spaziale.
Talora si presentano senza preposizione, talora con da, di, per, a.
Il sacco pesava ottanta chili16 Ho comprato una tela di due metri. Era un masso da trenta tonnellate. Si è scolato una bottiglia da un litro.
Lo sguardo spaziava per molti chilometri. La villa si estende per vari ettari. Eravamo a venti chilometri da casa. Tra centro chilometri vedremo Roma.
Questa tela è stata valutata sui tremila euro. Ho comprato questo orologio a ottanta euro. Questa lavatrice costa cinquecento euro
.
I complementi di quantità possono essere rappresentato anche da un avverbio di quantità (complemento avverbiale di quantità)
Mangi troppo! Ti stimo moltissimo. L’ho pagato più del necessario.
Indica con o contro chi si svolge un’azione ed è introdotta da con, fra, contro ecc.
L’Italia nella I guerra mondiale combattè contro l’Austria. Ha avuto una relazione sentimentale con la barista. Scoppiò un diverbio fra i tre fratelli.
Indicano chi o ciò che è stato sostituito o scambiato.
E’ introdotto da invece di, al posto di, in cambio di, ecc.
15 Attenzione a non confondere il complemento di paragone, che è retto da un comparativo, e il complemento partitivo, che può essere retto da un superlativo relativo, che differisce dal comparativo solo per la presenza dell’articolo.
E’ più alto di noi = complemento di paragone retto dal comparativo più alto. E’ il più alto di noi= complemento partitivo retto dal superlativo il più alto.
16 “Ottanta chili” non è complemento oggetto: infatti il verbo pesare usato in questo senso è intransitivo. Non si può infatti volgere al passivo “Ottanta chili sono pesati dal sacco”.
I rapitori hanno avuto 300.000 dollari in cambio dell’ostaggio. Ha giocato Sirigu al posto di Buffon.
Indica il criterio di distribuzione di qualcuno o qualcosa in quantità, spazio o tempo. Può essere introdotto da a, per, su spesso ripetuti.
I prigionieri sfilarono a due a due. Vi comprerò un gelato a testa.
Indica a favore o a danno di chi si verifica una determinata azione o fatto. Può considerarsi una variante del complemento di termine, specie quando è sostituito da un pronome personale atono (particella pronominale)
E’ introdotto da per, a (s)vantaggio di, a beneficio di, a danno di, ecc.
Ho portato una rosa per Maria. E’ stata una dura notizia per tutti noi. Si è scelto (=ha scelto per sé) un ottimo avvocato difensore.
Simile al complemento di specificazione, indica il tutto, l’insieme, da cui si isola una parte.
E’ introdotto da di, fra, tra. Si utilizza particolarmente in dipendenza da superlativi relativi 17, ma anche da numerali e pronomi indefiniti.
E’ il migliore dei (= tra i) miei amici. E’ uno tra tanti. Ho mangiato un etto di fragole. Alcuni di loro
non si sono più fatti vivi. Otto fra i giocatori interverranno alla conferenza.
Mentre l’attributo è un aggettivo che concorda in genere e numero con il nome a cui è legato, l’apposizione è un sostantivo che precisa un nome, senza alterare il proprio genere, o precedendo immediatamente il nome (il fiume Po) o seguendolo; in quest’ultimo caso l’apposizione è seguita da un’ulteriore determinazione (aggettivo o complemento di specificazione o subordinata relativa) e separata come un inciso da virgole rispetto al nome che determina (Il Po, fiume dell’Italia settentrionale, ha formato una vasta pianura).
Attributi e apposizioni condividono il ruolo logico (in altre parole il complemento) del nome a cui si riferiscono: questo è molto importante nelle lingue come il latino, il greco e il tedesco, che usano un sistema di declinazioni. In sostanza se un nome funge da soggetto, condividerà la stessa funzione anche l’eventuale aggettivo (o apposizione) ad esso legato.
Ad Alessandro Magno, figlio di Filippo II, si aprirono le porte dell’impero persiano.
Qui figlio, essendo concordato con il complemento di termine Alessandro Magno, è lui stesso complemento di termine.
17 Mentre il superlativo assoluto indica una eccellenza senza termini di confronto e si forma in genere con il suffisso –issimo (bellissimo, bravissimo, simpaticissimo), il superlativo relativo indica un’eccellenza all’interno di un gruppo ed è uguale ad un comparativo preceduto dall’articolo (più bello = comparativo il più bello = superlativo relativo). Il complemento partitivo indica appunto il gruppo in cui si determina l’eccellenza (il più bello dei quadri)
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Le proposizioni o frasi semplici sono degli enunciati fondati sulla relazione fra un soggetto (quello di cui si dice) e un predicato (ciò che si dice). Due o più proposizioni possono unirsi fra loro per formare un periodo o frase complessa:
La cooordinazione può avvenire semplicemente attraverso segni di interpunzione che non concludono la frase (virgola, due punti o punto e virgola) oppure con l’ausilio di congiunzioni coordinanti (e, ma, però, né, o, oppure, perciò, quindi, infatti, dunque)
Penso e poi agisco. Ho giocato davvero bene; posso quindi ritenermi soddisfatto. Penso e poi agisco
Ho giocato davvero bene posso quindi ritenermi soddisfatto.
Posso ritenermi soddisfatto, perché ho giocato davvero bene.
Posso ritenermi soddisfatto,
¯
perché ho giocato davvero bene.
Una subordinata può essere
Non so che cosa egli faccia.
Non so
¯
Se mi telefonassi sarei contento.
Sarei contento
¯
Es: Credo di essere (= io) divenuto saggio.
Credo
¯
Es: Ti invito ad essere (= tu) più cauto.
Ti invito
¯
Es: Vedendoti gioisco.
Gioisco
¯
Es: Il terrorista fuggito dall’Italia, si rifugiò in Grecia.
Il terrorista si rifugiò in Grecia
¯
Sulla base del rapporto con la reggente le subordinate si dividono in tre gruppi:
Hanno la funzione di un sostantivo e completano il significato della frase reggente da cui dipendono.
Le sostantive si distinguono in
E’ chiaro che la situazione è preoccupante.
Mi sembra di vivere un sogno.
Dal momento che il soggetto delle subordinate soggettive è un’intera proposizione il verbo reggente è di regola concordato alla terza persona singolare.
La forma implicita implica che il soggetto dell’infinito
E’ bello passeggiare sulla spiaggia. Sembra di essere allo stadio.
Mi si dice di parlare più piano = Si dice a me che io parli più piano.
Mi sembra di sognare = A me sembra che io sogni
Credo che egli sia arrivato.
Spero di essere salvo.
La forma implicita implica che il soggetto
Ti dico di essere molto stanco = Io ti dico (affermo) che io sono molto stanco.
Ti dico di smetterla immediatamente = Io ti dico (ordino) che (tu) la smetta immediatamente.
Ordinò di preparare subito la cena= Ordinò (ad essi) che (essi) preparassero la cena.
Non si erano accorti che il treno era partito. (il verbo accorgersi non è transitivo e non regge complemento oggetto)
Il comandante invitò i passeggeri a non lasciarsi prendere dal panico. (qui il complemento oggetto di invitò è i passeggeri e non la completiva comunque richiesta dal verbo)
Questo io desidero, che tu sia felice. (in questo caso che tu sia felice è esplicitazione di questo, complemento oggetto della reggente)
come dubbio, speranza, certezza, previsione, desiderio.
Ho la certezza che tu sei responsabile (= So che tu sei responsabile)
Ero sicuro che saresti venuto (= Sapevo che saresti venuto)
Esse dipendono da verbi come sapere, conoscere, chiedere, dire, ecc. e da sostantivi come domanda, richiesta, dubbio e da aggettivi come incerto, dubbioso, ecc.
Non si sa chi pagherà tutto questo (interrogativa indiretta con valore soggettivo rispetto a Non si sa). Egli chiese dove dovesse andare (interrogativa indiretta con valore oggettivo rispetto a Egli chiese): Sono incerto se venire (interrogativa indiretta con valore dichiarativo rispetto a Sono incerto); Restò il dubbio se avesse davvero commesso il delitto (stesso valore rispetto a il dubbio).
Si parla di interrogative totali quando è messa in discussione l’intera proposizione, e la risposta può essere sì o no (Voglio sapere se ti sei pentito), di interrogative parziali quando la domanda verte su un elemento della frase e la risposta esige una specificazione (Voglio sapere quanto l’hai pagato), di interrogative disgiuntive quando si pone un’alternativa all’interrogativa totale (Vorrei sapere se resti a cena o te ne vai a casa).
Esse possono avere:
Mi chiedevo se sarebbe tornato indietro. Avevano chiesto loro se volevano pagare in contanti o preferivano usare il bancomat.
Gli chiese che nome avesse.
Non sapevano se arrendersi. Erano in dubbio se proseguire o fermarsi.
Non sapevano chi contattare.
Attenzione: Mentre la congiunzione se ha solo la funzione di collegare l’interrogativa alla reggente, i pronomi, aggettivi o avverbi interrogativi hanno la funzione di soggetto o di complemento della subordinata!
Es: Mi hanno chiesto se andavo al mare con loro (se introduce la subordinata ma non corrisponde ad alcun complemento
Mi hanno chiesto che volevo fare (che è complemento oggetto di “volevo fare”)
Mi hanno chiesto dove volessi andare (dove è complemento avverbiale di moto a luogo della subordinata)
Le relative sono delle proposizioni che si legano ad un nome o pronome della reggente, chiamato ANTECEDENTE, fornendo precisazioni su di esso, e sono introdotte nella forma esplicita da un PRONOME O AVVERBIO RELATIVO, che si riferisce all’antecedente stesso, ma che ha una sua funzione logica indipendente (soggetto, oggetto o altro complemento) nella subordinata. I modi sono indicativo, congiuntivo e condizionale.
Conosco un pompiere (antecedente con funzione di complemento oggetto della reggente) che (= il quale: pronome relativo riferito ad “un pompiere”, ma con funzione di soggetto della subordinata) si chiama Edgardo. “Che si chiama Edgardo” precisa l’antecedente “un pompiere”.
Invece di dire: “Ho visto un film piacevolissimo” io posso così dire “Ho visto un film che mi è piacuto molto”, esprimendo con la relativa (che mi è piacuto molto) un concetto simile a quello indicato con l’aggettivo. In questo caso l’antecedente è “un film”.
“Ho visto un film” + “Il film mi è piaciuto molto” “Ho visto un film che mi è piacuto molto”. Ricordiamo che i relativi possono essere semplici ma anche misti (cioè doppi: in questo caso corrispondono nel significato ad un antecedente generico + un relativo).
Ho scritto una lettera alla mia professoressa (antecedente femminile singolare come complemento di termine), della quale (relativo femminile singolare come complemento di specificazione) conservo un grande ricordo.
c) preceduto dall’articolo indica complemento di specificazione: La cui casa (=la casa del quale)
La polizia inviò tre volanti che (= perché) controllassero le strade. La vecchia, che (= poiché)
sospettava l’inganno, non gli aprì. Chi (= se qualcuno) l’avesse visto, me lo faccia sapere.
E’ una persona a cui affidarsi. E’ una ragazza da sposare (= che deve essere sposata). E’ l’unico ad avere capito ciò (= che ha capito ciò). E’ uscito il nuovo romanzo della Rowling, atteso da milioni di lettori in tutto il mondo
.
Hanno la funzione di complemento indiretto o avverbio rispetto alla principale. Ecco l’elenco:
Sono caduto perché ho inciampato.
Essendo stanco, non sono uscito. Convinto dalle sue parole, votò per lui.
Per averne apprezzate le capacità, lo assunse subito. Sono contento di averti conosciuto.
Ti insegno perché tu impari.
Vado a mangiare. Lo assunse per recapitare i pacchi.
Spesso una subordinata relativa impropria con il congiuntivo può avere valore finale.
Pagò delle guardie che (=perché) gli sorvegliassero la casa.
Attenzione a non confondere le finali con perché (che richiedono il congiuntivo) con le causali (che richiedono l’indicativo):
Ti dico questo perché lo so (causale). Ti dico questo perché tu lo sappia (finale)
Marco è così bravo che tutti si rivolgono a lui.
E’ un freddo tale da battere i denti.
Mi sono innamorato quando l’ho vista. Prima che fosse giunto, squillò il cellulare.
Dopo aver mangiato sono uscito. Conosciuta la faccenda, rimase muto. Prima di parlare, pensa!
La subordinata si chiama protasi, mentre la reggente apodosi: esse formano il PERIODO IPOTETICO.
TIPO DI PERIODO IPOTETICO |
PROTASI (subordinata condizionale) |
APODOSI (reggente) |
I: oggettività o realtà |
se + indicativo |
Indicativo o imperativo |
II: possibilità |
se + congiuntivo imperfetto |
condizionale presente |
III: irrealtà |
se + congiuntivo imperfetto o trapassato Se fossi Bill Gates |
condizionale presente (irrealtà al presente) o condizionale passato (irrealtà al passato) |
Come si vede il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale presente nella apodosi si possono trovare sia nel periodo ipotetico della possibilità, sia in quello della irrealtà al presente. In effetti la differenza è solo di significato, non di forma. Ad esempio le frasi “Se mi chiamassi, te ne sarei grato” e “Se avessi le ali volerei” hanno gli stessi modi e tempi verbali, ma nel primo caso si tratta di una situazione possibile, nel secondo caso irreale.
Qualora non sia troppo stanco, verrà sicuramente. Purché si penta, non lo accuserò.
Conoscendolo meglio [a conoscerlo meglio], non mi sarei fidato di lui.
Anche se ho inciampato, non sono caduto. Nemmeno se mi tradissi, potrei dimenticarti.
Sono uscito pur essendo stanco.
Da notare che le concessive corrispondono concettualmente ad una specie di causale che non raggiunge il suo effetto:
Mi sono bagnato poiché pioveva. (causale). Non mi sono bagnato, benché piovesse. (concessiva)
Marco ritorna oggi, mentre Luisa ripartirà solo domani.
Marco va in giro invece di studiare.
Attenzione a distinguerle dalle temporali, introdotte delle stesse congiunzioni!
Mentre Giorgio dormiva, gli hanno rubato la macchina. (temporale)
Mentre Giorgio ama la bicicletta, Alberto preferisce lo scooter. (avversativa)
Marco è proprio bravo come sembra. Marco è migliore di quanto credessi.
Piuttosto che cantare, urlava.
Ho fatto come mi avevi detto.
Marco guarda tutti sorridendo. Con lo stare sempre in piedi, ci si stanca.
Ho trovato la risposta navigando su Internet. A forza di pregare mi ha ascoltato.
Marco ritorna oggi, per quanto ne so. (cioè sempre che le mie informazioni siano giuste)
Per essere tedesco, Hans parla bene l’italiano. (il giudizio è valido considerando l’origine straniera di Hans, non in senso assoluto)
Anna è venuta senza che lo sapessi.
Stefano è andato a letto, senza mangiare.
Verrò stasera, a meno che non sia troppo stanco.
Bisogna tentare tutto, tranne che scoraggiarsi.
Oltre che hai fatto una cosa scorretta, non cerchi nemmeno di nasconderla.
Marco, oltre a non studiare mai, non sta neanche attento.
Es.: Ieri ho mangiato le lasagne. Le lasagne sono il mio piatto preferito. Ieri ho mangiato le lasagne, che sono il mio piatto preferito.
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mentre / senza che / fuorché / affinché / se / giacché / benché / che / anche se / finché / quasi / purché / neanche se
a) Gli abbiamo dato venti euro ………………………… si pagasse il biglietto. …………………… b) ………………… sia tardi, verrò ugualmente. ………………………………………………………
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m) Sono rimasto disoccupato per due anni ……………………… nessuno mi offrisse un aiuto.
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i) Ti starò ad ascoltare ……… ………………………… non ho mai approvato le tue idee
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Individua i valori di che: AE (aggettivo esclamativo): AI (aggettivo interrogativo); CCM (congiuzione comparativa); CCN (congiuzione consecutiva); ); CD (congiuzione dichiarativa); PE (pronome esclamativo); PI (pronome interrogativo); PR (pronome relativo).
Una difficoltà che si riscontra negli alunni dei primi anni di liceo è relativa alla collocazione corretta di accenti e di apostrofi in alcune forma monosillabiche verbali e non. Ricordiamo che l’apostrofo si usa in genere per indicare elisione, cioè caduta di una vocale finale di parola seguita da parola che inizia per vocale; talora tuttavia (imperativi verbali, abbreviazione di poco = po’) si riscontra anche in casi di troncamento, cioè caduta della vocale o sillaba finale di parola a prescindere dalla lettera di inizio della parola seguente.
Ecco alcune precisazioni sull’uso dell’apostrofo e dell’accento in alcuni monosillabi.
da preposizione semplice (Io vado da Alberto. Ho il compito ancora da fare)
dà III persona singolare indicativo presente attivo di dare (Egli mi dà un libro)
da’ (=dai) II persona singolare imperativo di dare (Da’ indietro quello che hai preso!)
di preposizione semplice (Il libro è di Marco. Ho voglia di nuotare)
di’ (=dici) II persona singolare imperativo di dire (Di’ tutto quello che sai!)
fa III persona singolare indicativo presente attivo di fare (Egli fa i compiti)
fa’ o fa (= fai) II persona singolare imperativo di fare (Fa’ subito quel che ti ho detto!)
sta III persona singolare indicativo presente di stare (Egli sta bene)
sta’ o sta (=stai) II persona singolare imperativo di stare (Sta’ fermo!)
va III persona singolare indicativo presente di andare (Egli va a casa)
va’ o va (=vai) II persona singolare imperativo di andare (Va’ subito a casa!)
li particella pronominale di III persona plurale, senza accento= loro (Li
vedevo sempre)
lì avverbio di luogo, con accento=in quel luogo (Vado sempre a mangiare
lì)
la articolo determinativo femm. singolare, senza accento (La luna splende)
la particella pronom. di III pers. femm. sing., senza accento=lei (Io la vedo sempre)
là avverbio di luogo, con accento=verso quel luogo (Vado là dove mi chiamano)
qua avverbio di luogo, senza accento
giù avverbio di luogo, con accento
su avverbio di luogo, senza accento
ne avverbio di moto da luogo, senza accento=da quel luogo (Ne vado via oggi)
ne pronome, senza accento=di questo (Non ne so nulla)
né congiunzione, con accento (Non conosco né l’uno né l’altro)
se congiunzione, senza accento (Se lo vedo, glielo dico)
se pronome riflessivo atono (=particella pronominale), senza accento,
sempre collocato prima del verbo e seguito da un’altra particella (Paolo non
se la sentiva)
sé pronome personale riflessivo, con accento (Chi fa da sé fa per tre). Quando sé è seguito da stesso l’accento si può anche eliminare (Egli pensa sempre a se stesso).
si particella pronominale riflessiva, senza accento (Non si è lavato le mani)
sì avverbio di modo (=così) ed affermazione (Sì, ne sono sicuro)
un po’ (=poco) particella pronominale ed avverbiale di quantità, con apostrofo
più avverbio di quantità, con accento
te pronome personale di II persona singolare, senza accento (Pensa sempre a te)
tè (=the) nome comune di cosa m. singolare (Vuoi un tè?)
com’è? avverbio interrogativo, con apostrofo per indicare l’elisione (caduta della vocale finale di parola di fronte a vocale) davanti ad è
qual è pronome interrogativo, senza apostrofo perché non c’è elisione, ma troncamento
centra senza apostrofo quando deriva del verbo centrare =cogliere nel centro (egli
centra sempre il problema)
c’entra con apostrofo quando deriva da entrarci =avere a che fare (egli non
c’entra affatto con questo delitto)
non c’è c’=ci=qui, in ciò
non ce n’ è ce=ci=qui, in ciò n’=ne=di ciò, di queste cose
non ce ne ha dato ce=a noi ne=di ciò
Altri casi frequenti di errori ortografici (a sinistra sono indicate le forme corrette)
davanti e non d’avanti
d’accordo e non daccordo
accelerare e non accellerare
soprattutto e non sopratutto
eccezionale e non eccezzione, eccezzionale
aeroplano (e non aereoporto, aeroporto, aereoplano, areoplano)
suspense (e non suspance, suspence, suspanse)
In generale in italiano per esprimere il suono morbido della c, g o sc seguite dalla vocale e non è richiesta la presenza di una i intermedia.
scelta (e non scielta) gelato (e non gielato) cerbottana (e non cierbottana)
E’ invece richiesta se segue una vocale diversa da e
conosciamo raggiungiamo bacio
ciliegia → ciliegie (o anche ciliege)
Se invece la c o la g sono precedute da consonante la i non si mette mai:
arancia → arance angoscia → angosce
bugie
Sebbene la punteggiatura non abbia le caratteristiche di una scienza esatta e dipenda in buona parte dalla sensibilità di chi scrive e dalle sue intenzioni espressive, è comunque opportuno ricordare alcune buone norme.
Alberto , figlio di Giuseppe Rossi, è stato nominato presidente.
( )
Alberto , figlio di Giuseppe Rossi, un mio amico , è stato nominato presidente.
( ) ( )
Io , per la paura, non riuscivo a fiatare.
( )
Io mangio sempre a pranzo , dopo la minestra, un’insalata.
( )
Ovviamente può esserci una virgola singola a separare fra loro due sostantivi, aggettivi o avverbi.
Milano, Torino e Genova formano il triangolo industriale. La stanza è bella, luminosa.
Io finirò presto, bene e attentamente tutto il lavoro.
* Lo stesso vale quando le virgole spezzano una proposizione per inserire una subordinata.
Luigi , se vedeva un amico, faceva finta di non conoscerlo.
( )
Il libro che mi hai prestato è davvero noioso (relativa determinativa, che distingue quel libro dagli altri: non deve essere preceduta e seguita da virgola).
Platone, che era stato discepolo di Socrate, fu il più grande filosofo greco (relativa aggiuntiva, perché non serve a distinguere quel Platone da altri omonimi, ma semplicemente a fornire una precisazione non essenziale: deve essere inclusa fra virgole).
3) I due punti hanno spesso un valore esplicativo, introducendo una proposizione che chiarisce quanto affermato in precedenza.
Paolo si sentiva stanco: aveva lavorato ininterrottamente l’intera giornata e ora voleva riposarsi.
Roberta aveva visto un gruppo di sue amiche: Paola, Caterina e Stefania.
E’ invece sconsigliato usarlo dopo la congiunzione “come” o dopo “fra cui”.
NO Amo pittori rinascimentali come: Raffaello, Giorgione, Tiziano
SÌ Amo pittori rinascimentali come Raffaello, Giorgione, Tiziano
In ogni caso i due punti non devono mai separare soggetto o complemento oggetto dal verbo. NO Pittori come: Raffaello, Giorgione, Tiziano mi piacciono molto.
SÌ Pittori come Raffaello, Giorgione, Tiziano mi piacciono molto.
In sostanza la frase che precede i due punti deve essere in tutto e per tutto compiuta: dopo i due punti segue o un elenco di sostantivi o una proposizione indipendente.
Es: Socrate, pur consapevole dell’ingiustizia della sua condanna, non volle fuggire per rispetto alle leggi della sua città; e in questo vedeva il compimento della propria missione di coscienza critica di Atene.
Meno frequente è l’uso del punto e virgola al posto della virgola semplice per separare in un’elencazione dei nomi seguiti da attribuzioni. In pratica, se dobbiamo introdurre una serie semplice di nomi, dopo i due punti introduttivi, si impiegheranno semplici virgole fra un nome e l’altro; se questi nomi hanno delle espansioni precedute da virgole (ad esempio delle subordinate relative), il punto e virgola serve per distinguere le unità maggiori.
Socrate ebbe discepoli illustri: Platone, Senofonte, Alcibiade, tanto per citarne alcuni.
Socrate ebbe discepoli illustri: Platone, che lascerà ai posteri una monumentale serie di dialoghi filosofici, spesso con il maestro come protagonista; Senofonte, che scrisse alcune fra le più espressive pagine della storiografia greca; Alcibiade, che segnò con la sua affascinante ma spregiudicata personalità le vicende di un periodo fra i più tragici della storia di Atene.
SÌ Alberto è molto pigro: infatti arriva sempre in ritardo.
NO Alberto è molto pigro infatti: arriva sempre in ritardo.
Si può in alternativa usare il punto fermo (o anche il punto e virgola).
Meno opportuna invece la semplice virgola, che esprime pausa troppo debole:
Alberto è molto pigro, infatti arriva sempre in ritardo.
E’ anche corretta questa struttura:
due punti (o punto, o punto e virgola) + un sostantivo (o altro termine significativo) + infatti fra due virgole.
Taormina è un grande centro turistico: le sue attrattive, infatti, sono note in tutto il mondo.
Bisogna impiegare coscientemente la virgola, il punto e virgola e il punto, segni non equivalenti, e che esprimono pause sempre più forti, fondamentali nell’organizzazione del testo. Anche la scelta di andare a capo o no dopo il punto ha un forte valore espressivo, poiché l’ “a capo” segna la fine di una sequenza concettualmente unitaria.
Ecco un esempio narrativo.
In quella fredda mattinata di settembre ininterrottamente pioveva, tuonava, tirava vento; l’acqua fluiva per le strade creando grande difficoltà alla circolazione. Le macchine sembravano ormai barchette in preda ad un mare burrascoso.
Stefano guardava dalla finestra con apatico distacco: aveva promesso di andare da Giorgia, ma non ne aveva proprio voglia.
A. Scrivi il plurale dei seguenti nomi o aggettivi
frangia …………………… roccia ……………………
grigia ……………………
reggia ……………………
valigia ……………………
quercia …………………… buccia …………………… camicia …………………… biscia ……………………
bugia ……………………
Fonte: http://lcalighieri.racine.ra.it/Dispensa.pdf
Sito web da visitare: http://lcalighieri.racine.ra.it
Autore del testo: Sussidio a cura di Gianni Godoli
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