Dispensa movimento illuminista

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Dispensa movimento illuminista

IL MOVIMENTO ILLUMINISTA

 

Studio della Natura e studio del rapporto tra gli uomini nel Seicento

Nel corso del XVII secolo la nuova immagine dell’uomo, nata con l’Umanesimo, trova la sua più piena applicazione in ambiti diversi.

La ritrovata fiducia nelle capacità possedute da ogni essere umano, spingono gli studiosi del Seicento in una diretta e attenta osservazione non solo della natura (in questo secolo inizia la scienza sperimentale), ma anche dell’uomo stesso, analizzato nel suo modo d’agire e di rapportarsi con gli altri uomini (in questo secolo inizia anche la moderna scienza politica).

Accanto a Galilei, che chiede di poter indagare il mondo naturale senza condizionamenti culturali o teologici, abbiamo altri studiosi, quali Hobbes, Locke e prima ancora Machiavelli, che rivendicano un tale diritto per lo studio dell’uomo nei suoi rapporti con i propri simili. Se con Galilei nasce la moderna concezione della Fisica, con gli altri tre autori nasce la moderna concezione della politica.

Tratto comune per questi studiosi è la fiducia incondizionata nelle possibilità conoscitive della ragione umana.

 

La luce della ragione a “illuminare” le tenebre dell’ignoranza

Nel Settecento la fiducia accordata alla ragione umana diventa una vera e propria fede nelle possibilità illimitate della ragione. Solo grazie alla ragione vi è la possibilità di conoscere il mondo e l’uomo, d’altra parte gli entusiastici risultati ottenuti nel secolo precedente dalla applicazione della scienza sperimentale non potevano che spingere in questa convinzione.

La fiducia nelle possibilità della ragione è talmente grande che questa viene paragonata ad una luce, la luce della ragione che, unica, è in grado di illuminare le tenebre della superstizione, del pregiudizio e dell’ignoranza, per consentirci di cogliere il vero significato delle cose.

Il termine “Illuminismo”, con il quale si richiama il movimento culturale e di pensiero nato in Inghilterra e sviluppatosi successivamente in Francia nel corso del XVIII sec., fa un chiaro riferimento al “lume” della ragione che rischiara le tenebre dell’ignoranza.

 

Gli ideali illuministici quale prodotto della incondizionata fiducia nelle potenzialità della ragione umana

Per gli illuministi con la rivalutazione della ragione l’uomo aveva raggiunto la piena maturità, aveva superato la fase infantile nella quale dominava la credulità la superstizione, l’ignoranza (secondo gli illuministi questa fase coincideva con i secoli del Medioevo, da loro definiti come i “secoli bui” dell’umanità).

La fiducia nella ragione, elemento caratterizzante il pensiero illuministico, ebbe una serie notevole d’importanti conseguenze nella nuova immagine che si propose dell’uomo e del mondo, tra queste importanti conseguenze vogliamo sottolineare:

  1. Totale fiducia in un sicuro progresso per l’umanità (la potenza della ragione sarebbe stata in grado di migliore le condizioni di vita delle persone)
  2. Riconoscimento dell’uguaglianza tra gli uomini basata sul comune possesso della ragione, indipendentemente dalla classe sociale d’appartenenza, dal paese d’origine, dalla razza
  3. Riconoscimento del diritto alla felicita per ogni uomo, questa non può essere casuale od occasionale, deve essere, invece, un diritto per tutti, le istituzioni esistono per garantire anche questo diritto (tale posizione comporta un radicale capovolgimento nel rapporto tra governati e governanti, se un governo esiste al fine di garantire la felicità dei propri governati è evidente che questi possono ribellarsi a dei governanti che non garantisco ciò; così avverrà per i coloni americani con la guerra d’indipendenza del 1776 e nel 1789 con la rivoluzione francese)
  4. La ragione, che propriamente appartiene ad ogni uomo, gli dà il diritto all’istruzione e alla conoscenza, l’intellettuale illuminista oltre ad essere un profondo cultore della conoscenza è anche un formidabile divulgatore di conoscenza (nel Settecento si osserva un incredibile sviluppo non solo negli studi, ma anche, e soprattutto, nella diffusione della cultura; nascono in questi anni molti giornali di varia natura, negli anni della rivoluzione si conteranno nella sola Parigi più di 300 giornali); è in questo contesto che si colloca la pubblicazione in Francia, a partire dal 1751 di una monumentale opera a volumi che intendeva raccogliere e diffondere le conoscenze prodotte fino ad allora, si tratta del “Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri” o più semplicemente “Enciclopedia” che riuscirà a pubblicare 17 volumi fino al 1772.
  5. Il possesso della ragione dà il diritto di ogni cittadino nel partecipare alla diretta gestione del potere politico (ciò significa sia che gli incarichi pubblici possono essere assegnati a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione sociale, sia che la miglior gestione della cosa pubblica si otterrebbe attraverso la forma della democrazia diretta: tutti i cittadini sono tenuto ad esprimersi in merito alle questioni importanti per il Paese, ciò che avviene oggi con i referendum)
  6. La tolleranza nei confronti da chi la pensa diversamente da noi è un valore condiviso, per quanto possiamo apparire diversi, la ragione, che in ogni caso ci appartiene, ci rende simili
  7. Le religioni confessionali (cattolicesimo, ebraismo, luteranesimo, ecc.) sono viste come un ostacolo al progresso dell’umanità: dogmi, superstizioni, riti, verità non verificabili con le quali si istruisce il popolo, tutto ciò viene visto come un ostacolo nella lotta all’ignoranza e ai pregiudizi (gli illuministi non rifiutano l’idea della divinità in quanto tale, quasi tutti credono in Dio, ciò che rifiutano sono le religioni che pretendono di parlare in nome di Dio e che in nome di Dio arrivano a colpire, opprimere, uccidere quanti non sono in accordo con la loro immagine di Dio)
  8. Il principio di autorità viene messo in discussione in nome del potere della ragione

 

 

Lo sviluppo dell’Illuminismo nei diversi Paesi europei

Il movimento illuminista si sviluppa secondo modi e tempi diversi nei vari paesi europei.

 

Inghilterra

L’Inghilterra viene considerata come la patria d’origine del pensiero illuminista. Già nel corso del XVII secolo alcuni pensatori inglesi, per temi e modalità d’approccio agli stessi, anticipano gli ideali illuministi. Ricordiamo, tra tutti, il filosofo politico John Locke (1632-1704).

 

Francia

In Francia lo spirito illuminista inglese trova una ampia eco e diffusione, grazie anche ad autori profondi ed originali quali Voltaire, Montesquieu, Rousseau. Molto importante per la diffusione delle idee illuministiche fu, inoltre, oltre ai vari giornali, la pubblicazione dei volumi dell’”Enciclopedia” di Diderot e D’Alembert.

Dalla Francia il pensiero illuminista si diffuse in Italia, in Germania, in Russia e in molti altri paesi europei.

 

Italia

Nel nostro Paese il pensiero illuminista non ebbe quel tono polemico accentuato che ebbe in altri Paesi, in Italia la polemica con la Chiesa di Roma fu molto meno aspra.

I più importanti centri di diffusione dell’Illuminismo italiano furono Milano e Napoli.

A Milano troviamo i fratelli Verri che attraverso il giornale “Il Caffè”, da loro fondato, fecero conoscere gli ideali illuministi nelle regioni del Nord. D’origine milanese è anche Cesare Beccaria autore della famosa opera “Dei delitti e delle pene”, opera che ebbe notevole successo e larga diffusione in molti paesi europei e non solo.

Del centro napoletano ricordiamo la presenza di un geniale autore che pur ispirandosi ad ideali illuministici anticipa riflessioni sulla storia che saranno tipiche del romanticismo, si tratta di Giambattista Vico.

 

Germania

In Germania il movimento illuminista trova la sua massima espressione nel pensiero filosofico, in particolare con Leibniz e Kant. Secondo Kant l’Illuminismo rappresentava per l’uomo l’uscita dallo stato di minorità che egli deve imputare solo a se stesso.

 

Gli autori dell’Illuminismo

Voltaire (1694-1778)

Forse il più noto autore illuminista, Voltaire rappresenta la tipica figura dell’intellettuale illuminista che non si limita ad esporre le proprie idee in saggi e romanzi, ma che vive e suoi ideali e ne subisce le conseguenze. Fondamentale fu per Voltaire la permanenza a Londra per tre anni. In Inghilterra, infatti, viene a contatto con una realtà sociale e civile molto più avanzata rispetto a quella francese. Dall’esperienza londinese nasce l’opera “Lettere filosofiche” in cui esprime le lodi dei principi di tolleranza politica e religiosa. Questi suoi ideali gli costeranno una ennesima imputazione e un mandato d’arresto e lo costrinsero a fuggire. Nel 1750 il filosofo francese si reca presso Federico II di Prussia e quindi in Svizzera, per ritornare gli ultimi anni di vita in Francia, presso il confine svizzero, qui si dedicò dal 1758 al 1778 alla stesura di opere prevalentemente di polemica politica. Negli anni della Rivoluzione Voltaire venne considerato come uno dei padri fondatori di quegli ideali che hanno ispirato il moto rivoluzionario e, come tale, quasi venerato.

Tra le opere più importanti ricordiamo “Elementi della filosofica di Newton” (1736) dove rivendica alla scienza il compito e il diritto di spiegare la struttura del mondo senza altri interventi, esterni alla scienza stessa.

Nel “Saggio sui costumi e lo spirito delle Nazioni” (1756) il filosofo si sforza di individuare i fattori che stimolano lo sviluppo dei popoli, indipendentemente da qualsiasi idea di provvidenza divina.

In altri saggi (“Trattato sulla tolleranza”(1763) e “Dizionario filosofico” (1764) il filosofo francese esprime chiaramente il suo ideale politico, fondato sulla tolleranza e sulla collaborazione tra gli uomini.

L’opera di Voltaire comprende anche dei romanzi dal carattere particolare, quelli che verranno definiti romanzi filosofici (o di formazione), il suo romanzo di questo tipo più conosciuto è “Candito o dell’ottimismo” (1759).

Nell’opera di Voltaire vengono rappresentati i principali ideali illuministici: l’ideale di progresso per l’umanità, il principio della tolleranza fra gli uomini, l’idea di una divinità artefice del mondo, che però non agisce nella storia per modificarla. Viene sostenuto con fermezza il diritto alla libera espressione di parola e di pensiero, contro tutti i dogmatismi sia laici che religiosi. Notevole è anche la sua polemica con la Chiesa, in particolare con quella cattolica, considerata fonte di pregiudizi, oscurantismo, ignoranza.

 

Montesquieu (1689-1755)

Dopo gli studi in legge, Montesquieu pubblica nel 1721 un fortunato romanzo in forma epistolare “Lettere persiane”, in quest’opera l’autore immagina la pubblicazione di alcune lettere scritte da tre uomini di origine persiana che si trovano a viaggiare nel nostro mondo occidentale. La struttura narrativa consente all’autore di esporre in forma estraniata (sembrano le impressioni degli stranieri) una radicale critica alla società, ai valori, ai costumi della Francia di allora.

Dopo aver visitato per lunghi periodi diversi paesi europei, si dedicò agli studi di carattere storico e pubblicò, nel 1743, le “Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e della loro decadenza”.

Nel 1748 Montesquieu pubblica un’opera, di carattere politico, di fondamentale importanza: lo “Spirito delle leggi”. In quest’opera viene, per la prima volta, esposto un principio che verrà adottato da tutte le successive società democratiche. Si tratta della convinzione che in un sistema istituzionale equilibrato il potere esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario devono essere nettamente distinti, solo così, con il reciproco controllo, si potranno vivere le migliori condizioni per la comunità.     

 

Rousseau (1712-1778) un illuminista del tutto particolare

Nasce nella città svizzera di Ginevra da una famiglia di francesi ugonotti scappati dalle persecuzioni dei cattolici francesi. Rimasto orfano alla nascita dalla madre, dovette staccarsi in giovane età anche dalla figura paterna.

Già dalla sua prima opera importante “Discorso sulle scienze e sulle arti”, scritta nel 1750, emerge come il pensatore ginevrino si contrapponga, per certi motivi, agli ideali illuministici. Se per gli illuministi l’umanità è destinata ad un destino di progresso, Rousseau nella sua opera indica chiaramente come lo sviluppo delle arti e delle scienze allontani sempre più l’uomo da una condizione di felicità originaria che egli vive quando si trova allo “stato di natura”. Questi concetti vengono ripresi nell’opera “Discorso sull’origine e il fondamento della disuguaglianza tra gli uomini” (1755), in quest’opera egli indica chiaramente che quando gli uomini vivevano allo “stato di natura” erano felici, essi vivevano in perfetta armonia con il mondo circostante, non esisteva l’idea della proprietà privata, ciò che era di uno era di tutti. Ciò che li distingueva era unicamente la condizione fisica. Avviene, però, che un giorno un individuo qualsiasi decide di recintare un pezzo di terreno reclamando la proprietà unica per quella terra. Gli altri, invece di bastonarlo a dovere, riconoscono, sbagliando, questo suo diritto su quel pezzo di terra e da qui nasce l’idea, nefasta, di proprietà privata. Proprio con la proprietà privata, secondo Rousseau, inizia una serie notevole di disgrazie per l’uomo: ingiustizia, sofferenza, crudeltà, avidità. Inizia lo sfruttamento dei propri simili da parte dell’unico animale che riconosce la proprietà privata: l’animale uomo.

Di fronte ad una situazione di ingiustizia sociale vi è la possibilità di ritrovare una pacificazione grazie ad un accordo tra gli uomini, un contratto che garantisca a tutti di godere dei beni della comunità, così scrive nella sua opera politica più famosa il “Contratto sociale” (1762). In ambito politico Rousseau ipotizza quindi una forma di democrazia diretta dove tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro posizione sociale, possono partecipare alla diretta gestione del potere politico (la forma di democrazia diretta nella quale tutti possono discutere e decidere in merito alle questioni di rilevanza per la comunità, trova la sua ideale applicazione nelle piccole comunità montane della Svizzera, diventa, però, di difficile applicazione in realtà nazionali quali quella francese o prussiana, potrà avvenire solo in forma saltuaria attraverso i referendum).

Molto importante è anche la proposta in ambito pedagogico che viene fatta dal filosofo di Ginevra, egli nella sua importante opera “Emilio o dell’educazione” (1762) riconosce la fondamentale importanza che può avere nella vita di una persona l’educazione ricevuta. L’adolescente educato secondo corretti metodi pedagogici diverrà un buon cittadino in senso civico e nei rapporti sociali. Ora per corretta educazione Rousseau intende un’educazione in grado di sfruttare la naturale predisposizione all’apprendimento che esiste in ogni ragazzo. A nulla serve obbligare ad apprendere a memoria, senza minimamente considerare la sensibilità, le fasi di crescita, gli interessi del bambino. Con Rousseau abbiamo una vera e propria rivoluzione copernicana in ambito pedagogico, prima di lui era il bambino che doveva adeguarsi alle esigenze dell’adulto, questi gli imponeva l’apprendimento di  contenuti senza minimamente considerare le esigenze del ragazzo, dopo Rousseau sarà l’adulto ad adeguare la sua proposta educativa alle esigenze, alla sensibilità, alla predisposizione naturale ad apprendere del bambino.

 

Cesare Beccaria (1738-1794)

Nato a Milano si laurea in legge nel 1758 a Pavia. Nel 1762 nasce la figlia Giulia, futura madre di Alessandro Manzoni.

La sua opera principale “Dei Delitti e delle pene”, del 1764, ebbe un notevole successo e fece conoscere l’autore italiano in tutta Europa.

Nell’opera indicata l’autore è fautore di molte nuove idee che avrebbero scosso profondamente le precedenti convinzioni, tra queste idee vale la pena di ricordare:

  • l’uguaglianza degli uomini davanti alla legge
  • la distinzione tra reato e peccato (il reato rappresenta una violazione del patto sociale tra gli uomini, in quanto tale deve essere punito, qualsiasi altra considerazone è arbitraria)
  • la pena ha la funzione di limitare i reati, non deve essere vista come una vendetta
  • le leggi devono essere da tutti conosciute, ogni cittadino deve comprendere che il rispetto delle leggi è un suo vantaggio
  • la giustizia deve essere considerata come una scienza dell’uomo, finalizzata a tutelare l’individuo e i suoi diritti
  • molto più della asprezza della pena, conta la certezza della stessa per far rispettare la legge
  • la pena di morte, oltre ad essere un sopruso di un uomo su un altro uomo, è inutile non serve a diminuire il numero dei delitti

 

Giambattista Vico(1668-1744)

Così come Rousseau, anche Vico può essere considerato un pensatore illuminista del tutto particolare. Vico risulta particolare già dallo studio della sua biografia. Nato a Napoli non si è mai mosso dalla città nella quale visse una vita di notevoli difficoltà economiche. Nonostante le difficoltà si dedicò con grande passione allo studio della Storia e proprio da questo studio nasce la sua opera più famosa “Principi di una scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni” elaborata per un ventennio (1725-1744) e conosciuta anche come “Scienza nuova”. In quest’opera Vico afferma che il mondo della natura, in quanto opera di Dio, non è conoscibile all’uomo, noi possiamo conoscere solo ciò che è un prodotto del nostro operare e quindi solo la Storia può essere realmente conosciuta. Ebbene proprio nello studio della Storia l’autore napoletano arriva a delle conclusioni sorprendenti che esporrà in quella che chiama “scienza nuova”. Secondo Vico gli eventi storici si susseguono secondo leggi ben definite. La storia dell’umanità non è altro, infatti, che un ripetersi di cicli ricorrenti di progresso e decadenza, in uno svolgersi che si articola in tre fasi essenziali: età degli dei o dei sensi; età degli eroi o della fantasia; età degli uomini o della ragione. Queste tre fasi si ripetono presso tutti i popoli in un susseguirsi per cui passati dalla fase iniziale dei sensi si arriverà alla fase della civiltà compiuta per ritornare, quindi, alla fase iniziale dei sensi. Le tre fasi indicate richiamano le fasi della vita di ogni singolo individuo questi, infatti, prima sente senza avvertire, quindi avverte con animo perturbato e commosso, finalmente riflette con mente lucida.  

 

Fonte: http://www.insegnareitaliano.it/documenti/laboratorio%20docenti/italiano/martignon/Contesto%20storico-culturale/Illuminismo_2008.doc

Sito web da visitare: http://www.insegnareitaliano.it/

Autore del testo: Martignon

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