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VICINO E MEDIO ORIENTE ANTICO E ANTICO EGITTO
1. Le civiltà della Mesopotamia (la “terra tra due fiumi”)
1.1 Dal villaggio alla città
1.2 La civiltà dei Sumeri
1.3 Gli Accadi
1.4 I Babilonesi
1.5 Cassiti e Assiri
APPROFONDIMENTI
Le prime forme di scrittura: i pittogrammi e la scrittura cuneiforme.
Il codice di Hammurabi.
2. Altri popoli del Vicino Oriente Antico
2.1 Gli Ittiti
2.2 Il popolo ebraico
APPROFONDIMENTI
L’alfabeto fenicio
3. L’Antico Egitto
3.1 La civiltà del fiume
3.2 Breve storia della civiltà egizia
3.3 Struttura sociale
3.4 La religione e la vita dopo la morte
APPROFONDIMENTI
Le conoscenze matematico-geometriche e tecnico-scientifiche degli antichi egizi.
La scrittura geroglifica e la sua decifrazione.
LABORATORIO
1. Le civiltà della Mesopotamia (la “terra tra due fiumi”)
1.1 Dal villaggio alla città
Come abbiamo visto l’attività di produzione agricola ha le proprie origini nei territori del Vicino e Medio Oriente (Siria, Iran, Iraq, ecc.). In particolare una regione risulta particolarmente fertile, si tratta di un territorio posto tra i fiumi Tigri ed Eufrate, quello che i Greci chiamarono Mesopotamia (termine che significa “in mezzo ai fiumi”).
Le condizioni di particolare fertilità del suolo mesopotamico consentirono una produzione alimentare tale da permettere la specializzazione dei ruoli all’interno delle comunità. Dato che non tutti dovevano dedicarsi esclusivamente alle necessità alimentari per l’abbondanza del raccolto, alcuni potevano specializzarsi nelle attività artigianali e nei commerci, con conseguente aumento della ricchezza dei singoli e della comunità stessa. L’accumulo dei prodotti agricoli sviluppò poi una organizzazione centralizzata che aveva lo scopo di gestire e difendere la comunità stessa e i beni che questa possedeva (l’abbondante produzione agricola portò al nascere di grandi magazzini di raccolta delle derrate alimentari, magazzini gestiti da un potere centralizzato della comunità). Specializzazione dei ruoli e organizzazione centralizzata della comunità, sono questi i due principali elementi che trasformeranno gradualmente i villaggi mesopotamici in città.
1.2 La civiltà dei Sumeri
Nel IV millennio a.C. nei territori della Mesopotamia venne a stanziarsi il popolo dei Sumeri. Sono proprio alcuni dei villaggi dei Sumeri a trasformarsi, per primi, in città con le caratteristiche che abbiamo indicato: Uruk, Ur, ecc. sono questi i primi centri che possiamo definire città
Le città sumeriche non formano uno Stato unitario, esse costituiscono delle realtà indipendenti, tra loro spesso in lotta.
Il cuore della città sumerica è costituito dal tempio. Il re-sacerdote presiede le cerimonie e si occupa della distribuzione dei beni (in questa civiltà non esiste ancora la proprietà privata e non vi è ancora la divisione in classi sociali). Tutto il raccolto viene consegnato al tempio. Le decisioni più importanti per la città vengono prese dall’assemblea degli anziani presieduta dal re-sacerdote.
Per sfruttare al meglio l’acqua dei fiumi i Sumeri applicarono un sistema di irrigazione basato sulla creazione e mantenimento di canali, dighe e chiuse, per attivare e mantenere un tale sistema la collaborazione tra i componenti la comunità era indispensabile.
Per difender le città-Stato erano state costruite delle possenti mura (tracce di queste mura difensive sono arrivate fino a noi) a difesa dei magazzini alimentari da attacchi nemici.
1.3 Gli Accadi
Verso la fine del III millennio Sargon, re degli Accadi, conquista i territori mesopotamici, occupati dalle città sumeriche, e vi fonda un impero che governerà egli stesso per 56 anni.
Nella struttura sociale del popolo degli Accadi si nota una certa distinzione sociale, possiamo, infatti, individuare tre classi:
L’impero accadico durerà alcuni secoli quindi verrà distrutto da una popolazione barbarica venuta dal Nord i Gutei (ben presto anche questa popolazione verrà sconfitta dal re, di origine sumerica, della città di Ur).
1.4 I Babilonesi
All’inizio del II millennio una nuova popolazione, di origine semitica, iniziò la conquista dei territori mesopotamici, è la popolazione degli Amorrei (chiamati anche Babilonesi dal nome della loro città capitale: Babilonia.
La civiltà babilonese raggiunse il suo massimo splendore nel XVII sec. a.C. con il re Hammurabi, conosciuto anche per il codice legislativo ritrovato nel 1901.
Nel XVII sec. a.C. inizia la decadenza dell’impero babilonese antico, nel 1589 a.C. Babilonia venne distrutta dal popolo degli Ittiti.
1.5 Cassiti e Assiri
Cassiti
Del declino dell’impero babilonese approfittarono i Cassiti, un popolo nomade d’origine iranica che si insediò nella Mesopotamia meridionale. La dominazione cassita durò fino al XII sec. a.C., con l’arrivo della popolazione degli Assiri.
Assiri
Stanziatisi originariamente nel settentrione della Mesopotamia, l’impero assiro riuscì, nel corso dei secoli successivi, ad espandersi sino a comprendere gran parte del territorio medio orientale (VIII sec. a.C.).
L’impero assiro durò in Mesopotamia fino al VII sec. a.C. quando una serie di ribellioni consentirono la nascita di un nuovo impero babilonese (detto neobabilonese), questo nuovo impero durò poco, venne spazzato via da Ciro il Grande, il re di Persia che occupò i territori mesopotamici ponendo fine ad una civiltà che esisteva da millenni.
APPROFONDIMENTO ........! |
LE PRIME FORME DI SCRITTURA: I PITTOGRAMMI E LA SCRITTURA CUNEIFORME I pittogrammi Nella seconda metà del IV millennio presso i Sumeri (in quelli stessi anni anche presso gli Egiziani) lo sviluppo della organizzazione sociale che aveva portato alla nascita della città, pone un problema di carattere pratico, ossia la necessità di contabilizzare i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento che vengono raccolti presso i magazzini della città. Questa esigenza venne risolta mediante una soluzione piuttosto semplice, gli addetti alla contabilità escogitano di segnare su una tavoletta d’argilla molle il pittogramma (l’immagine) dl prodotto e quindi di indicare tante lineette per ogni unità di prodotto raccolto: è la nascita della scrittura (per convenzione questo viene considerato come il momento di passaggio dalla preistoria alla storia).
L’evoluzione delle forme di scrittura: dai pittogrammi ai caratteri cuneiformi Finché ci si limitava ad indicare la natura e la quantità di un bene raccolto o distribuito il pittogramma poteva anche andar bene, nel momento però in cui la scrittura venne utilizzata anche per scopi diversi (comunicazioni tra il re e i governatori, formule rituali, ecc.) i Sumeri scoprirono che era molto più comodo e veloce incidere l’argilla mediante linee rette e a tal fine si ricorse allo stilo (un bastoncino la cui punta veniva impressa nell’argilla fresca producendo dei segni di forma triangolare allungata) è la nascita della scrittura cuneiforme (la forma di triangolo allungato sembra un cuneo). La forma era ora molto stilizzata, non cercava più di riprodurre l’esatta immagine degli oggetti di riferimento.
La scrittura cuneiforme sillabica Nelle sue prime forme la scrittura cuneiforme era molto simile al pittogramma, era solo molto più stilizzata mancando delle forme curvilinee, ben presto però si pose un problema la cui soluzione comportò un radicale mutamento nelle forme di scrittura. La scrittura mediante pittogrammi, proprio perché legata alla rappresentazione di elementi concreti, aveva delle grosse difficoltà nel rappresentare concetti astratti, poteva rappresentare un uomo che si rivolgeva ad una donna con le braccia protese, ma non era in grado di rappresentare l’amore in sé. Queste difficoltà spinsero i Sumeri a collegare i segni cuneiformi non più all’immagine dell’elemento da rappresentare, ma al suono con cui ci si riferiva a quell’elemento. I segni iniziarono a rappresentare le sillabe usate per pronunciare la parola che richiamava l’elemento. Questo sistema trovò larga diffusione anche grazie al fatto che molte parole degli antichi Sumeri erano monosillabiche. Possiamo perciò dire che sono stati gli antichi Sumeri ad iniziare la prima forma di scrittura fonetica (ossia facente riferimento ai suoni), tale forma troverà poi nella scrittura dei Fenici la sua forma più evoluta.
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IL CODICE DI HAMMURABI Uno dei più importanti sovrani babilonesi (regnò dal 1792 al 1750 a.C.): Hammurabi, è conosciuto soprattutto per la sua opera di legislatore da quando, nel 1901, venne trovata casualmente in Iran una stele (ossia una lastra di pietra o marmo incisa) che riportava il codice legislativo emanato da questo sovrano (uno dei codici scritti più antichi che ci sia mai pervenuto). La riorganizzazione dei vasti territori sui quali Hammurabi era arrivato a governare richiedeva un unico codice legislativo valido su tutti i territori. Il codice, formato da 282 articoli un prologo e un epilogo, non poteva che essere scritto dal re, detentore del potere legislativo, esecutivo e giudiziario. Gli elementi più significativi che appaiono dalla lettura del codice sono i seguenti:
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2. Altri popoli del Vicino Oriente Antico
2.1 Gli Ittiti
Lo studio della lingua del popolo Ittita ha consentito di risalire alla loro origine indoeuropea. Questa popolazione si stabilizza in Anatolia (l’odierna Turchia) agli inizi del II millennio a.C..
Rispetto ai popoli residenti gli Ittiti usano nelle battaglie il carro leggero trainato dai cavalli e sanno lavorare il ferro, anche per costruirsi le armi.
La forte spinta espansionistica di questo popolo è dimostrata dalla conquista e saccheggio della città di Babilonia (nel 1595 a.C.). Dopo difficoltà interne legate alla scelta della modalità di successione (non ereditaria, ma elettiva: i capi guerrieri eleggevano il re), nel XIV sec. a.C. ritornano ad una politica espansionistica occupando la Siria e la Palestina.
Nel XII sec. a.C. una nuova fase di disgregazione interna e l’arrivo di quelli che vennero definiti: “popoli del mare” dagli Egiziani (erano probabilmente delle genti di origine balcanica) portarono alla decadenza definitiva di questa civiltà.
Il crollo della civiltà ittita e la decadenza dell’impero egiziano consentirono lo sviluppo delle principali città fenicie e il formarsi delle Stato ebraico.
2.2 Il popolo ebraico
Breve storia della civiltà ebraica
Per la ricostruzione delle vicende storiche del popolo ebraico si ha a disposizione una fonte preziosa: la Bibbia (la parola “bibbia” deriva da greco e significa “i libri”).
In origine gli Ebrei (il termine “ebreo” indica, nella stessa lingua ebraica, “colui che proviene dalla regione al di là”), genti di origine semitica (il termine semitico fa riferimento ad un gruppo etnico, un gruppo di popoli nomadi presenti in Medio Oriente aventi in comune la forma linguistica), sono un popolo formato dall’unione di diverse tribù nomadi e seminomadi che si muovono tra Mesopotamia, Siria e Palestina, guidate dal più autorevole dei capofamiglia: il patriarca.
Proprio il patriarca Abramo guidò il popolo ebraico, verso la metà del II millennio a.C., dalla Mesopotamia verso il mar Mediterraneo fermandosi nella terra di Canaan, presso il fiume Giordano (nei territori a sud delle città dei Fenici).
Il patriarca Giacobbe (detto Israele, ossia “Forza di Dio”), successore di Abramo, guidò il popolo ebreo verso l’Egitto a causa della gravissima carestia che li aveva colpiti.
Stanchi di vivere in Egitto nella condizione di servi, gli Ebrei decisero, con la guida di Mosè, di ritornare nella loro patria d’origine (vicino al fiume Giordano), qui Giosuè (successore di Mosè) dovette lottare contro la popolazione dei Cananei che si erano insediati nei territori precedentemente occupati dagli Ebrei. Per aumentare la loro forza le dodici tribù ebraiche si organizzarono (verso l’anno 1000 a.C.) in federazione con a capo un unico re.
Saul fu il primo re, il suo successore David riuscì a sconfiggere i Filistei (altro popolo ostile) e a strappare ai Cananei la città di Gerusalemme che divenne la capitale del regno. Con Salomone (famoso per la sua saggezza) Gerusalemme divenne una capitale splendida, con un grandioso tempio in onore della divinità. Alla morte di Salomone il regno si divise in due parti.
Così divisi gli Ebrei dovettero sottomettersi ben presto alla popolazione degli Assiri prima, e dei Neobabilonesi poi. I Neobabilonesi distrussero il tempio di Gerusalemme e deportarono tutta la popolazione in Mesopotamia (587 a.C.).
Solo con le conquiste di Ciro il grande, re di Persia, gli ebrei (o israeliti) poterono tornare in patria e ricostruire il loro tempio, sempre sotto il controllo dei Persiani. Dopo il dominio persiano passarono sotto il controllo dei generali di Alessandro Magno per diventare poi provincia romana.
Lo spirito ribelle portò il popolo ebraico a diversi tentativi di rivolta contro i Romani, finche questi (nel 132 d.C.) decisero di distruggere la città di Gerusalemme e disperderne gli abitanti (questo evento verrà ricordato dagli Ebri sparsi per tutto il mondo con il nome di “diaspora”).
Solo dopo il secondo conflitto mondiale al popolo ebraico venne consentito il ritorno nella terra dei loro padri e così nasce lo stato d’Israele.
Una particolare concezione religiosa: il monoteismo
L’elemento caratterizzante il popolo ebraico rispetto a tanti altri popoli dell’antichità è la particolare concezione religiosa, detta “monoteistica” (significa “un solo dio”), che riconosce un unico Dio, creatore dell’universo e dell’uomo, e guida con amore gli uomini alla salvezza.
Il “popolo eletto”: l’alleanza di Dio con Abramo
Secondo il credo ebraico Dio (Jahvè nella lingua ebraica) ha scelto il popolo di Israele per arrivare a tutti gli altri uomini. La divinità, dopo l’alleanza con Abramo, guida il proprio popolo verso un destino di felicità.
La vita quotidiana del singolo e della comunità deve ispirarsi alle leggi dettate da Dio stesso a Mosè e ai profeti successivi.
La profonda religiosità spinge gli Israeliti a mantenere viva la loro identità culturale, anche se dispersi in mezzo ad altre genti.
Dall’Ebraismo il Cristianesimo e l’Islamismo
Dalla convinzione monoteistica ebraica avranno origine due nuove religioni destinate a diffondersi in tutto il mondo: il Cristianesimo e l’Islamismo, entrambi riconoscono un unico Dio e la veridicità della Bibbia.
2.2 I Fenici
A nord dei territori occupati dagli Ebrei si sviluppa, tra mare e montagne, una stretta striscia di terra (coincidente con l’attuale Libano) che verso la fine del II millennio a.C. non era più in grado di sfamare mediante l’agricoltura e la pastorizia i propri abitanti. Queste particolari condizioni spinsero gli abitanti di questa terra (chiamati dai Greci “Fenici”, che in greco significa “rosso”, per la loro abilità nel produrre dai molluschi un particolare colorante rosso purpureo) verso l’attività della pesca, quale forma di sostentamento alternativo. Ebbene proprio grazie alla pesca queste genti impararono ben presto l’arte della navigazione e le barche si trasformarono in navi in grado d’affrontare la navigazione nel mar Mediterraneo. L’abilità nella navigazione consentì quindi ai Fenici di sviluppare l’attività commerciale con le altre popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo. E ciò aumentò notevolmente la loro ricchezza.
La colonizzazione del Mediterraneo
Verso al fine del II millennio a.C. il declino della civiltà dei Micenei e degli Ittiti, consentì lo sviluppo delle principali città fenice (in particolare di Tiro e Sidone). I notevoli scambi commerciali spinsero per la costituzione, nei territori esteri, di propri centri per lo scambio delle merci, è la nascita delle colonie.
Le colonie sono diffuse per tutto il Mediterraneo:
Nel VII secolo a.C. le colonie, nate come piccoli centri per lo scambio di merci, sono diventate una importante realtà, diventa più facile lo sviluppo delle colonie rispetto a quello delle città della madre patria, ne è un esempio Cartagine. La città africana prima dello scontro con Roma aveva raggiunto una vera e propria supremazia sul mar Mediterraneo occidentale, arrivando a fondare a sua volta delle colonie (nei secoli VI e V colonie cartaginesi si svilupparono in Sicilia e Sardegna oltre che in Spagna).
APPROFONDIMENTO ........! |
L’ALFABETO FENICIO Dalla rappresentazione dell’immagine, alla rappresentazione del suono Il termine “alfabeto” deriva dalle prime due lettere del’elenco fenicio delle lettere “alef” e “bet”. Verso la fine del II millennio a.C. i Fenici, già impegnati da diversi anni nella ricerca di un sistema meno complesso di quello geroglifico per scrivere, scoprono che tutte le parole che compongono la loro lingua orale sono in realtà formate da un numero piuttosto limitato di suoni. Da questa riflessione partì l’idea di associare ai suoni dei simboli grafici, la lingua scritta poteva essere costituita dai simboli grafici che facevano riferimento ai suoni delle parole, non all’immagine della cosa che la parola richiama: è la nascita della scrittura fonetica e l’origine dell’alfabeto lineare.
La veloce diffusione dell’alfabeto fenicio Con soli 22 segni i Fenici erano in grado di poter scrivere tutto ciò che veniva scritto dagli egiziani mediante centinaia e centinaia di simboli. Proprio per l’estrema praticità e facilità d’uso la scrittura fenicia si diffuse con estrema velocità, anche perché questo popolo commerciava con innumerevoli altri popoli del bacino Mediterraneo. Anche la scrittura usata dal popolo greco subì l’influenza di quella fenicia, e così anche i Greci dell’inizio del I millennio a.C. iniziarono ad usare l’alfabeto fenicio. Dai Greci l’alfabeto venne quindi conosciuto e adottato dagli Etruschi e quindi dai Romani, arrivando così, grazie al latino (lingua dei Romani), fino a noi. Purtroppo ci rimangono poche testimonianze della produzione scritta fenicia, l’usanza di scrivere con l’inchiostro su fogli di papiro non ha consentito il conservarsi dei testi, ci rimangono solo alcune iscrizioni su cocci d’argilla e su pietra (in particolare sui sarcofaghi).
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3. L’Antico Egitto
3.1 La civiltà del fiume
Con i mutamenti climatici legati alla fine dell’ultima glaciazione si ha nell’Africa settentrionale una radicale trasformazione del paesaggio. Territori prima rigogliosi e fertili si trasformano rapidamente divenendo aridi e desertici. Solo una striscia di terra riesce a mantenere l’originaria rigoliosità è la terra attraverso la quale transita un fiume maestoso: il Nilo (un fiume lungo più di 6000 chilometri).
L’acqua trasportata dal fiume è la vita per la flora e la fauna e di conseguenza per l’uomo. E proprio l’uomo che vive sulla riva del fiume comprende bene, già dal VI millennio a.C., come sfruttare le annuali inondazioni del fiume stesso a proprio vantaggio. Egli sfrutta il limo lasciato dall’acqua ritirata per piantare semi, senza altre lavorazioni della terra, che daranno un abbondante raccolto.
Gli agricoltori scoprono quindi, nei secoli successivi, che unendo le forze nello scavare canali e dighe si sarebbero ottenuti migliori risultati. E proprio dall’unione dei diversi villaggi che nel IV millennio a.C. nasceranno due regni: uno dell’Alto Egitto e uno del Basso Egitto.
Verso la fine del IV millennio (nel 3200 a.C.) Narmer, re dell’Alto Egitto (le terre a Sud), riesce ad unire i due regni in un unico regno.
3.2 Breve storia della civiltà egizia
Con Narmer inizia la storia di una civiltà straordinaria che si svilupperà nell’arco di tremila anni. Per convenzione la storia della civiltà egizia viene così suddivisa:
Antico regno (3000-2150 a.C.)
In questi anni il paese vive in pace e prosperità. Il potere del faraone (considerato di origine divina) è assoluto, egli è venerato come un dio. E’ in questo periodo che vengono fatte costruire le grandi piramidi da faraoni che rimarranno nella storia: Cheope, Chefren, ecc.
Medio Regno (2040-1750 a.C.)
Rispetto al periodo precedente questi anni sono tormentati da invasioni e conflitti. La capitale viene spostata da Menfi a Tebe, nell’Alto Egitto. Iniziano movimenti di conquista nelle terre di Palestina e Fenicia. In questi anni un’ampia opera di canalizzazione consentirà di bonificare migliaia di ettari di terreno coltivabile.
Nuovo Regno (1540-1070 a.C.)
Negli anni del Nuovo Regno ritorna lo splendore dell’Antico Regno. In questi anni le armate del faraone Ramses II riusciranno a fermare gli Ittiti, tra i regnati dei due popoli verrà firmato un trattato di pace.
I “popoli provenienti dal mare” vengono affrontati e sconfitti dal faraone Ramses III.
Epoca Tarda (1070-343 a.C.)
Nell’ultimo millennio di vita la civiltà egizia vive la sua decadenza, divenendo territorio di conquista. Nel VII sec. a.C. il territorio egiziano viene conquistato dagli Assiri, e nel VI sec. a.C. dai Persiani. Territorio di conquista rimarrà anche nei secoli successivi, prima per le armate di Alessandro Magno e poi per gli eserciti romani (dopo la sconfitta subita da Antonio e Cleopatra nel 30 a.C. nella battaglia navale di Azio, l’Egitto diverrà provincia romana.
3.3 Struttura sociale
Il faraone, una figura centrale
Prima forma di Stato unitario di grande dimensioni, l’Egitto trova il suo centro di aggregazione nel faraone, questi non è solo il sovrano del suo popolo, egli è delegato dagli dei, amato e protetto dalle altre divinità, forma divini egli stesso. Proprio per le sue particolari caratteristiche il faraone è in grado di mantenere l’armonia nei rapporti tra umano e divino, egli è l’unico vero sacerdote.
Una struttura sociale piramidale
La società egizia non è un sistema di classi chiuse, anche il figlio di un contadino poteva diventare alto funzionario (evento in realtà ben difficile da verificarsi).
La gestione del potere era a struttura piramidale:
Ministri, alti funzionari, scriba e sacerdoti
Ministri, alti funzionari, scriba e sacerdoti sono questi, assieme al faraone, i pochi detentori del potere politico, economico e culturale.
Alti funzionari e ministri esercitano il loro potere in nome del faraone, essi sono nominati dal faraone e ad esso devono fedeltà assoluta. Tutto ciò che accade di importante deve essere riferito al faraone.
L’organizzazione di un sistema complesso quale quello egiziano necessitava di testi scritti, gli scriba erano coloro che si occupavano della scrittura e quindi avevano all’interno del sistema una notevole importanza.
I sacerdoti erano una classe molto potente e ricca, il loro potere derivava però sempre dal faraone è grazie a lui che le preghiere hanno effetto, lui concede privilegi e lui li toglie.
Artigiani e commercianti
Gli artigiani godono di un discreto benessere legato alla loro abilità, quelli più bravi sono ben pagati. Le opere meravigliose che si trovano all’interno delle piramidi, dagli arredi sacri ai dipinti sulle pareti sono opera di artigiani-artisti. Anche i commercianti godono di una discreta importanza nella società egizia, bisogna però ricordare che i grandi commerci sono gestiti direttamente da funzionari del faraone.
Contadini
Sono questi il vero motore della società egizia, sono loro a produrre il necessario per vivere e a lavorare per la costruzione delle piramidi.
Schiavi e servi
All’inizio della storia egizia non esiste la condizione di schiavitù , solo con le conquiste territoriali, e i conseguenti prigionieri di guerra, si hanno i primi schiavi, esseri privi di qualsiasi diritto. Diversa è al condizione dei servi, questi, pur “appartenendo” ad una altra persona, venivano trattati con riguardo: possono possedere beni, sono di diritto cittadini a pieno titolo.
3.4 La religione e la vita dopo la morte
Un complesso sistema religioso
Il sistema religioso egiziano si caratterizza per la moltitudine di divinità che lo compongono (spesso variabili da regione a regione) e per l’enorme complesso di credenze.
Le divinità in cui credevano avevano alcune l’aspetto umano (antropomorfe), altre sono figure miste uomo-animale, vi sono poi alcuni animali considerati sacri perché si riteneva che la divinità avesse assunto il loro aspetto (il gatto, il bue, il falco, ecc.).
Ogni elemento della natura e della vita dell’uomo era collegabile ad una qualche divinità, abbiamo così Aton, il dio-sole, Amubi, dio del mondo dei morti,ecc.
Il rispetto e la devozione per la divinità erano considerati sacri per gli antichi egizi, solo con la devozione e il rispetto (che si concretizzavano negli atti di culto, nelle preghiere e nelle azioni con potere magico) si poteva garantire un rapporto di armonia con gli elementi che ci circondano e quindi vivere secondo giustizia.
La vita dopo la morte
Tra le tracce pervenuteci dall’antico Egitto che più hanno colpito l’immaginazione dell’uomo moderno certamente troviamo le piramidi e la mummificazione, elementi riconducibili alla concezione che gli Egiziani avevano della vita dopo la morte.
Per comprendere la concezione egizia della vita dopo la morte bisogna riflettere sulla loro convinzione in merito ad una possibile esistenza dopo la morte. Perché si potesse continuare ad esistere anche dopo morti erano necessario si verificassero alcune condizioni:
Della concezione egizia della vita dopo la morte troviamo molte informazioni nel “Libro dei Morti”, una specie di guida che spiega ai vivi cosa sarebbe accaduto dopo la morte. In questo libro si afferma che il defunto si presentava davanti agli dei in un luogo simile ad un tribunale, qui, dopo avere fatto un esame di tutti i peccati commessi in vita, poggia il proprio cuore su un piatto della bilancia, e sull’altro piatto viene posta la verità-giustizia (rappresentata da una piuma) se il cuore è leggero come la piuma allora verrà restituito al defunto che potrà vivere in eterno in compagnia degli dei.
L’attenzione posta alle piramidi e alle mummie non deve trarci in inganno, gli egiziani antichi erano un popolo che amava la vita per tutto ciò che la vita poteva offrire, probabilmente l’idea della continuazione della vita dopo la morte è legata proprio al grande amore per la vita stessa.
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LE CONOSCENZE MATEMATICO-GEOMETRICHE E TECNICO-SCIENTIFICHE DEGLI ANTICHI EGIZI Conoscenze matematico-geometriche Riferendosi alle conoscenze matematiche e geometriche degli Egizi non è possibile parlare di vera e propria scienza, le conoscenze da loro possedute in questi ambiti hanno infatti innanzitutto un valore pratico-operativo, non sono mai fini a se stesse. Le operazioni matematiche erano limitate alla addizione e alla sottrazione (da queste solo attraverso un complesso meccanismo si arrivava alla moltiplicazione e alla divisione). Erano conosciute le frazioni e il sistema decimale di conteggio (si arrivava la milione). Le nozioni geometriche conosciute venivano utilizzate per scopi diversi: dalla misurazione dei campi, alla costruzione delle piramidi. Esistevano delle unità di misura di peso, di lunghezza e di superficie.
La medicina La medicina, intesa come arte di curare il corpo, era piuttosto diffusa nell’antico Egitto. I medici egiziani erano tra i più famosi dell’antichità. Della diffusione di tale arte ci è data testimonianza dalla numerosa serie di testi ritrovati che parlano di medicina. Quando si parla di medicina egizia non bisogna dimenticare che questa è strettamente legata alla religione e alla magia, e, d’latra parte, come era possibile per il corpo ritrovare la propria armonia-salute, senza l’aiuto della divinità. Ecco quindi che accanto ad indicazioni si carattere pratico sul come operare si trovano formule magiche che sole possono rendere efficace quei rimedi.
Conoscenze tecniche La costruzione delle piramidi dimostra che le conoscenze tecniche possedute erano notevoli. Gli Egizi erano in grado di tagliare, dando forma regolare, grossi blocchi di pietra e quindi trasportarli in posizione rialzata. Dato che non si conoscevano macchine elevatrici per portare in posizione sopraelevata i blocchi di pietra veniva sfruttato il piano inclinato. Nella costruzione delle alte mura dei templi si riempiva di terra l’interno dell’edificio man mano che ci si alzava e i blocchi venivano trasportati grazie al terrapieno, una volta che si era arrivati all’altezza desiderata si rimuoveva la terra..
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LA SCRITTURA GEROGLIFICA E LA SUA DECIFRAZIONE La scrittura geroglifica Il termine “geroglifico” significa “lettere sacre incise”, i segni delle della scrittura geroglifica non sono lettere ma pittogrammi (parole-immagini). Alcuni disegni rappresentano cose, altri azioni (l’occhio, ad esempio, rappresenta il vedere), come si può immaginare un tale sistema era piuttosto complesso da usare, i soli segni base della scrittura sono 700! (le nostre lettere dell’alfabeto sono 21). Leggere e scrivere era un’operazione piuttosto difficile e solo poche persone (gli scribi) si dedicavano a questa attività dopo un lungo periodo di studio.
La decifrazione dei geroglifici Nei secoli immediatamente successivi alla fine della civiltà egiziana si perdette la capacità di leggere e scrivere i geroglifici e così tutte le iscrizioni geroglifiche presenti sul territorio caddero nell’oblio, divenendo un mistero il loro significato. Solo all’inizio dell’Ottocento fu possibile iniziare la decifrazione del geroglifico, grazie al ritrovamento, presso la città di Rosetta (roshid) nel Basso Egitto, di una stele (ossia una lastra di pietra, o marmo, incisa), risalente al 196 a.C., riportante una stessa iscrizione ripetuta in tre diverse forme di scrittura: geroglifico, demotico (forma di scrittura egiziana più recente del geroglifico) e greco. Dal confronto tra il greco e le altre forme di scrittura fu possibile iniziare la decifrazione dei geroglifici, a questa operazione si dedicò l’egittologo francese Jean-Francois Champollion.
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Ossia originarie del centro Europa.
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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