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COMUNE DI ROMA CONCORSO PUBBLICO DI N. 150 POSTI FIGURA PROFESSIONALE EDUCATORE ASILO NIDO CAT. C – POS. ECON. C1
LA RISPOSTA ESATTA E’ SEMPRE QUELLA INDICATA CON LA LETTERA “A)”
0746. Il concetto di "madre sufficientemente buona", che riesce a soddisfare i bisogni del bambino, anche se non in modo perfetto e costante, è stato espresso da:
A) Donald Woods Winnicott.
B) John Bowlby.
C) Mary Ainsworth.
D) Melanie Klein.
0747. Nel bambino un arresto dello sviluppo provoca:
A) La cessazione del normale processo di crescita.
B) La differenziazione di funzioni specifiche.
C) Un'immaturità generalizzata.
D) Una rottura dell'equilibrio acquisito.
0748. Hoffman e Saltzstein mettono in evidenza che uno stile educativo permissivo:
A) Può far sentire al bambino la mancanza di una guida adulta.
B) Può far diventare il bambino timoroso di perdere l'accettazione dell'adulto.
C) Può favorire nel bambino un atteggiamento di disponibilità e altruismo.
D) Può costituire un controllo dell'aggressività del bambino verso i coetanei.
0749. La "deprivazione ambientale", nel primo anno di vita del bambino, consiste:
A) Nella carenza o mancanza di stimolazioni cognitive e affettive.
B) Nell'insufficiente maturazione fisica dell'organismo.
C) Nel mancato superamento dello stato di "fusione" con la madre.
D) Nello spostamento temporale del processo di attaccamento.
0750. Secondo la teoria di Melanine Klein, il tentativo di porre rimedio ai fantasmi distruttivi che nella prima infanzia si riferiscono all'oggetto d'amore, si chiama:
A) Riparazione.
B) Restituzione.
C) Inibizione.
D) Ambivalenza.
0751. Gli scarabocchi, a partire dai 18 mesi di vita del bambino, sono un'espressione:
A) Di grafismo iniziale.
B) Di realismo fortuito.
C) Di rappresentazione figurale.
D) Di linguaggio referenziale.
0752. Robert Selman ritiene che l'evoluzione del giudizio morale nel bambino attraversi vari stadi, dei quali il primo è:
A) Lo stadio egocentrico.
B) Lo stadio soggettivo.
C) Lo stadio autoriflessivo.
D) Lo stadio preconvenzionale.
0753. Secondo John Bowlby, l'attaccamento precoce alla madre è quello che s'instaura:
A) Subito dopo la nascita del bambino.
B) Quando un bambino nasce prematuro o immaturo.
C) Tra i 3 e i 7 mesi di vita del bambino.
D) Al raggiungimento degli 8-10 mesi del bambino.
0754. Mueller e Lucas, studiando i contatti sociali precoci del bambino con i coetanei, considerano che il primo stadio di tali contatti:
A) Sia centrato sugli oggetti senza un vero e proprio scambio sociale.
B) Presenti una complementarità di ruoli e attività di gioco parallelo.
C) Si concretizzi nel gioco di finzione nell'ambito del contesto della sezione del nido.
D) Costruisca la relazione dominanza/sottomissione in particolare nel gruppo dei pari.
0755. Nel bambino un comportamento affiliativo è indice di:
A) Attenzione selettiva verso un compagno.
B) Conflitto competitivo.
C) Atteggiamento minaccioso verso i compagni.
D) Tendenza alla sottomissione.
0756. Durante l'infanzia, le strutture muscolari crescono molto rapidamente; nel periodo che va dai 5 mesi ai 3 anni la velocità di crescita del tessuto muscolare è:
A) Circa il doppio di quella del tessuto osseo.
B) Pari a quella del tessuto osseo.
C) Pari a quella del tessuto osseo nei maschi; inferiore nelle femmine.
D) Comunque inferiore a quella del tessuto osseo.
0757. A quanti mesi un bambino, di norma, è in grado di passare un oggetto da una mano all'altra?
A) A sette mesi circa.
B) Quando ha NON meno di dieci mesi.
C) A soli tre mesi.
D) A quindici mesi.
0758. Che cosa apprende il bambino nello stadio sensorio-motorio?
A) Impara a percepire, a discriminare e a identificare oggetti.
B) Impara ad utilizzare i sensi ed a muoversi.
C) Impara a riconoscere la funzione delle parti del corpo.
D) Impara a controllare le proprie emozioni.
0759. Un bambino, all'età di sette mesi, di norma:
A) Vocalizza usando consonanti nuove.
B) Scende le scale con l'aiuto di una persona.
C) NON è in grado di afferrare un oggetto con la mano.
D) Sa dire il suo nome.
0760. I riflessi neonatali (suzione, prensione, rooting) sono importanti:
A) Perché indicano la normalità dello sviluppo neurologico.
B) Perché indicano che i neonati sono già capaci di semplici forme di apprendimento.
C) Perché sono destinati a permanere per tutta la vita.
D) Perché sono segnali precursori dello sviluppo intellettivo.
0761. Il bambino comincia a individuare relazioni topologiche fra sé e un oggetto:
A) Dopo il primo anno di vita.
B) Durante il primo anno di vita.
C) Verso i tre anni.
D) Già nei primi giorni di vita.
0762. Al momento della nascita il sistema nervoso NON è interamente sviluppato. Il processo si completa con:
A) La mielinizzazione.
B) L'ossigenazione.
C) La termoregolazione.
D) La motivazione delle aree associative.
0763. Il sorriso che compare sul viso di un bambino nelle prime settimane di vita è definito:
A) Sorriso endogeno.
B) Sorriso sociale.
C) Sorriso di interazione.
D) Sorriso di accostamento.
0764. Quale consapevolezza acquisisce il bambino nel secondo anno di vita?
A) Quella di avere un proprio corpo fisicamente separato e un'identità distinta.
B) Quella di riuscire a camminare senza aiuto da parte di adulti.
C) Quella di prendere gli oggetti che decide toccare.
D) Quella di poter scrivere e colorare.
0765. Secondo Bruner, mutui scambi prelinguistici che si svolgono nella coppia madre-bambino rappresentano:
A) I precursori del linguaggio.
B) Le prime olofrasi.
C) Le unità di base del suono.
D) Il cosiddetto "linguaggio telegrafico".
0766. Secondo Vygotskij, il linguaggio del bambino che serve soprattutto a comunicare è definito:
A) Linguaggio socializzato.
B) Linguaggio interiore.
C) Linguaggio egocentrico.
D) Linguaggio reattivo.
0767. Secondo Schilder in un bambino si ha l'interrogazione dello schema corporeo:
A) Quando può valutare in ogni momento la posizione del corpo e delle sue parti.
B) Quando riesce a disegnare la figura umana.
C) Quando nomina le parti del corpo.
D) Solo quando è in grado di controllare gli stimoli fisiologici.
0768. Ciascun neonato si comporta e reagisce agli stimoli ambientali in un modo peculiare cui viene dato il nome di:
A) Temperamento.
B) Carattere.
C) Personalità.
D) Costituzione.
0769. Nel bambino la calcificazione dei denti permanenti inizia:
A) Tra il primo e il secondo anno dalla nascita.
B) Verso il quinto mese di vita endouterina.
C) Tra il sesto e il settimo anno di vita.
D) Dopo il completamento della dentizione decidua, al terzo anno di vita.
0770. A quale periodo dello sviluppo del bambino corrisponde la fase anale?
A) Durante il secondo e terzo anno di vita.
B) Durante il primo anno di vita.
C) Durante il quarto e quinto anno di vita.
D) Durante i primi sei mesi di vita.
0771. Il primo stadio dell'intelligenza sensomotoria è quello:
A) Dei riflessi.
B) Dei sentimenti.
C) Dell'emotività.
D) Dei condizionamenti.
0772. Quando può vedere e sentire un neonato?
A) Pochi minuti dopo la nascita un neonato può dirigere gli occhi verso una voce e seguire una figura che si muove.
B) Solo dopo qualche settimana dalla nascita il bambino può dirigere gli occhi verso un suono.
C) Subito dopo la nascita il bambino sente ma NON può vedere.
D) Pochi minuti dopo la nascita un neonato è in grado di sentire perfettamente ma solo dopo circa due mesi di vita è in grado di seguire una forma in movimento.
0773. Verso i due anni il bambino comincia a scarabocchiare; qual è il suo scopo?
A) Il bambino è affascinato dai suoi scarabocchi e trae grande soddisfazione dal movimento.
B) Il bambino vuole tentare di comunicare qualcosa attraverso gli scarabocchi.
C) Con lo scarabocchio inizia una fase di simbolizzazione.
D) Solo mediante lo scarabocchio il bambino riesce a trasmettere le sue ansie e le sue frustrazioni.
0774. Quali sono le prime forme di capacità simboliche?
A) Capacità di cogliere la connessione tra una forma disegnata e un oggetto del mondo reale.
B) Capacità di riconoscere le persone familiari allo specchio.
C) Capacità di ripetere gesti e suoni.
D) Capacità di esprimersi attraverso il linguaggio verbale.
0775. La fase evolutiva descritta dalla psicoanalisi, nella quale la maturazione psico-sessuale segna il passo e che precede la fase puberale, è chiamata:
A) Periodo di latenza.
B) Periodo fallico.
C) Periodo edipico.
D) Periodo anale.
0776. Se l'adulto inserisce una matita o un dito nel palmo del neonato questo:
A) Lo afferrerà (riflesso di prensione).
B) Sposterà la mano (reazione di evitamento).
C) Piangerà (reazione di fastidio).
D) Lo succhierà (riflesso di suzione).
0777. Quale delle seguenti azioni è in grado di compiere un bambino di sei-sette mesi?
A) Mantenere la posizione seduta anche senza appoggio.
B) Reggersi in piedi con l'aiuto altrui.
C) Salire, con l'aiuto altrui, i gradini di una scala.
D) Camminare.
0778. Quale delle seguenti capacità di norma è propria di un bambino di sei mesi?
A) Mangiare, se aiutato, col cucchiaio.
B) Riuscire a costruire una torre.
C) Indicare almeno cinque parti del corpo.
D) Associare due parole.
0779. Quando un bambino cerca un oggetto nascosto, utilizza quali abilità?
A) Capacità logico-matematiche, spaziali e corporee.
B) Capacità motorie e memoria visiva.
C) Capacità di afferrare e di orientarsi.
D) Esclusivamente capacità motorie.
0780. Gli agenti prenatali "teratogeni" che possono costituire un rischio per la crescita e lo sviluppo fisici sono:
A) Quelli legati a malattie materne, a farmaci o altre sostanze assunti in gravidanza.
B) Gli stati emotivi della madre durante la gravidanza.
C) L'ordine di progenitura.
D) Il rifiuto della gravidanza da parte della madre.
0781. Lo sviluppo sociale del bambino verso i coetanei, siano essi fratelli o estranei, viene chiamato:
A) Socializzazione secondaria.
B) Socializzazione primaria.
C) Socializzazione differenziata.
D) Socializzazione selettiva.
0782. A quale età, di norma, un bambino incomincia ad afferrare gli oggetti senza farli cadere?
A) A otto mesi circa.
B) NON prima dei dodici mesi.
C) Intorno ai quattro mesi.
D) A sedici mesi circa.
0783. La lettura dell'immagine speculare verso i tre anni consente al bambino:
A) La scoperta del sé, l'identificazione e la costruzione dell'io.
B) Di conoscere il proprio aspetto fisico.
C) Di cogliere le differenze tra se stesso e gli altri.
D) Di percepire la realtà che lo circonda.
0784. Si dice che un bambino è normodotato per intendere che si tratta di un soggetto:
A) Con sviluppo intellettivo nella norma.
B) Con sviluppo corporeo nella norma.
C) Con sviluppo motorio nella norma.
D) Con sviluppo emotivo-affettivo nella norma.
0785. Nel neonato e nel bambino, nei primi anni di vita, le ossa della volta cranica NON sono completamente ossificate. Ci si
riferisce:
A) Alle fontanelle.
B) Alle fosse.
C) Alle lamine.
D) Alle apofisi.
0786. A quale età, di norma, un bambino capisce il significato del "no"?
A) A otto mesi circa.
B) NON prima dei dodici mesi.
C) Intorno ai tre mesi.
D) A sedici mesi circa.
0787. L'enuresi primaria:
A) É la mancata acquisizione, da parte del bambino, di un controllo sfinterico completo.
B) NON è mai provocata da cause di natura fisiologica.
C) Consiste nella perdita, da parte del bambino, del controllo sfinterico acquisito precedentemente.
D) É normale nella seconda infanzia.
0788. Il riflesso di prensione del neonato:
A) Si stimola introducendo un dito nel palmo della sua mano e ha come risultato la flessione delle sue dita.
B) Consiste nell'estensione degli arti superiori con apertura delle mani.
C) Si ha quando questi è posto in piedi su una superficie.
D) Si manifesta quando questi orienta la bocca alla ricerca del capezzolo.
0789. In quale periodo si sviluppa la simbolizzazione di base?
A) Dai due ai tre anni.
B) Dai tre ai sei anni.
C) Dai sei agli otto mesi.
D) Dai nove ai diciotto mesi.
0790. Il bambino è in grado di discriminare fra le espressioni facciali di altri individui e di imitarle:
A) All'età di due mesi.
B) Dopo il primo anno.
C) Verso il settimo, ottavo mese.
D) Verso i due anni.
0791. Che cosa presuppone l'azione di protendere la mano per afferrare un oggetto?
A) Presuppone l'intercalarsi di abilità spaziali ad attività corporee.
B) Presuppone il riconoscimento dell'oggetto.
C) Presuppone il desiderio di possedere l'oggetto.
D) Presuppone il miglioramento della capacità visiva.
0792. Il comportamento motorio gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino. Perché?
A) É il primo modo per esplorare quanto gli sta attorno.
B) É un'esigenza fisica che va assecondata.
C) Con il movimento del proprio corpo il bambino manifesta le sue emozioni e i suoi bisogni.
D) Con il movimento del proprio corpo il bambino è in grado di imitare i gesti della madre.
0793. Un tempo i lattanti venivano fasciati perché:
A) Il fisico infantile veniva ritenuto imperfetto e bisognoso di correttivi.
B) La crescita era favorita dalla mancanza di movimento.
C) La costrizione contribuiva alla formazione di un carattere forte.
D) Tale metodo era utile per apprendere come resistere a frustrazioni e maltrattamenti.
0794. L'adulto facilita la comunicazione con il bambino mediante l'educazione di un particolare modo di parlare:
A) Il motherese.
B) La lallazione.
C) Il gergo espressivo.
D) Il vocalizzo.
0795. In merito allo sviluppo posturale un bambino raggiunge prima di tutto il controllo:
A) Del capo.
B) Del tronco.
C) Delle gambe.
D) Degli sfinteri.
0796. Lo stadio di sviluppo anale avviene:
A) Tra il primo e il terzo anno.
B) Tra la nascita e un anno.
C) Tra i tre e i cinque anni.
D) Dalla nascita fino ai due anni.
0797. Il sorriso che compare sul viso di un bambino nelle prime settimane di vita è:
A) Sorriso endogeno.
B) Sorriso sociale.
C) Sorriso di interazione.
D) Sorriso di accostamento.
0798. Nei bambini di due mesi si sviluppa il sorriso:
A) Esogeno.
B) Endogeno.
C) Sociale.
D) Autocentrato.
0799. Le capacità motorie nei tre mesi di vita del bambino si basano su:
A) Riflessi e automatismi primari.
B) Azioni complesse.
C) Riflessi e automatismi secondari.
D) Strutture nervose inferiori.
0800. La fase evolutiva definita sensomotoria va:
A) Da 0 a 2 anni.
B) Dai 0 a 3 anni.
C) Da 1 a 2 anni.
D) Da 2 a 3 anni.
0801. Lo stadio di sviluppo orale avviene:
A) Tra la nascita e un anno.
B) Tra un anno e due anni.
C) Tra i due anni e i tre anni.
D) Dalla nascita fino ai due anni.
0802. Nel bambino la calcificazione dei denti permanenti inizia:
A) Tra il primo e il secondo anno dalla nascita.
B) Verso il quinto mese di vita endouterina.
C) Tra il sesto e il settimo anno di vita.
D) Dopo il completamento della dentizione decidua, al terzo anno di vita.
0803. La prima manifestazione del linguaggio in un neonato consiste nell'emissione di "suoni", che sono:
A) Per lo più uguali in tutti i contesti linguistici del mondo.
B) Caratteristici in relazione al contesto linguistico.
C) Composti da una vocale o combinazione di due vocali.
D) Il preludio del pianto.
0804. Una delle prime manifestazioni della "costruzione del Sé" tra i 6 e i 12 mesi è data dal fatto che il bambino:
A) Riesce a riconoscere la propria immagine riflessa allo specchio.
B) É in grado di portarsi il cibo alla bocca senza l'ausilio di un care giver.
C) Indica se stesso quando la madre ne pronuncia il nome.
D) Riesce a imitare i gesti di un adulto, purchè a lui familiare.
0805. Verso la fine del primo anno di vita, il bambino è generalmente in grado di pronunciare "protoparole", ovvero:
A) Sequenze di suoni simili a parole alle quali NON sempre si può dare un significato.
B) Una sequenza casuale di vocali e consonanti che NON esprime mai un significato.
C) Parole di almeno tre sillabe sempre comprensibili ma pronunciate scorrettamente.
D) Parole con un significato che NON è adeguato al contesto.
0806. Nei primi mesi di vita il gioco del neonato viene definito "senso-motorio", cioè caratterizzato:
A) Da un'attenzione rivolta prevalentemente alle capacità di movimento del proprio corpo.
B) Dal divertimento nel seguire con lo sguardo e con le mani oggetti in movimento.
C) Dal tentativo di assumere una postura verticale.
D) Dallo scambio di contatti fisici con la madre.
0807. Generalmente lo sviluppo del linguaggio di un bambino tra i 6 e i 10 mesi gli permette di pronunciare:
A) Un balbettio e le prime sillabe.
B) Le cosiddette olofrasi.
C) Singole parole.
D) Semplici parole.
0808. Un bambino tra i 14 e i 22 mesi:
A) Comprende il significato di circa 100 parole e può formulare locuzioni di due parole.
B) Comprende il significato di circa 200 parole e può formulare locuzioni fino a cinque parole.
C) Ha sviluppato un vocabolario molto ridotto ed utilizza protoparole.
D) Comprende il significato di circa 200 parole e può formulare frasi interrogative.
0809. Dal secondo anno di vita il bambino è in grado di parlare attraverso il cosiddetto "linguaggio costituito", caratterizzato:
A) Dall'utilizzo del pronome personale "io" in frasi con verbi e aggettivi.
B) Dall'incapacità di descrivere se stesso con un aggettivo.
C) Dal riferirsi a se stesso sempre in terza persona.
D) Dal rivolgersi agli altri in terza persona.
0810. Tra le seguenti attività del bambino tra i 9 ed i 15 mesi, risulta determinante per l'acquisizione di un senso di identità distinta dalla madre:
A) Allontanarsi ed esplorare l'ambiente.
B) Alimentarsi da solo scegliendo i cibi preferiti.
C) Rivolgersi anche al padre per soddisfare i propri bisogni.
D) Saper attribuire un nome a persone ed oggetti noti.
0811. La modalità di linguaggio infantile definita dal costruttivismo come "monologo a due o collettivo" consiste:
A) Nel parlare ad alta voce davanti ad altri senza preoccuparsi di essere compreso.
B) Nell'interpretare le parti di due o più personaggi, escludendo se stesso.
C) Nell'interpretare le parti di due o più personaggi, includendo se stesso.
D) Nell'assegnare i propri pensieri ad alcuni pupazzi, durante un gioco.
0812. Fino ai 21 mesi circa, lo sviluppo linguistico del bambino permette la produzione di brevi frasi, dette "elaborazione delocutoria" che vengono formulate:
A) Prevalentemente in terza persona.
B) Esclusivamente in prima persona.
C) Confondendo sempre plurale e singolare.
D) In forma impersonale.
0813. Secondo i recenti studi sullo sviluppo delle competenze comunicative del neonato, il sorriso è dato da:
A) Un riflesso innato in grado di esprimere una sensazione di piacere nella relazione.
B) Un riflesso innato, agito casualmente, indipendentemente dal contesto.
C) Un'espressione volontaria per invitare il care giver all'interazione.
D) Un riflesso meccanico che si produce attraverso il solletico.
0814. Lo sviluppo linguistico di un bambino di 18 mesi, di norma, gli consente l'utilizzo di:
A) Regole grammaticali di cui NON conosce ancora le eccezioni.
B) Regole grammaticali di cui conosce la maggior parte delle eccezioni.
C) Frasi contenenti tempi verbali coniugati al passato e al futuro.
D) Frequenze vocaliche ancora incerte.
0815. Lo sviluppo neurofisiologico del bambino tra i 18 e i 24 mesi permette di:
A) Utilizzare una combinazione sensata di due parole per comunicare.
B) Riprodurre graficamente una combinazione di più figure semplici.
C) Ordinare temporalmente una serie di tre immagini rappresentanti una scena.
D) Rispettare il proprio ruolo in un gioco interattivo con altri bambini.
0816. Dai 18 mesi di vita il bambino è in grado di effettuare "giochi simbolici", ovvero:
A) Rappresentare con l'immaginazione oggetti, persone o situazioni appartenenti alla sua esperienza.
B) Rappresentare con l'immaginazione oggetti, persone o situazioni anche mai incontrati.
C) Imitare scene, persone ed oggetti solo quando li ha davanti.
D) Relazionarsi con un amico immaginario come se fosse realmente esistente.
0817. Secondo la teoria costruttivista, intorno al terzo anno d'età, il bambino inizia a sviluppare il "linguaggio socializzato", caratterizzato:
A) Dallo sforzo di farsi comprendere dall'interlocutore.
B) Dal desiderio di attirare intorno a sé altri bambini.
C) Dall'essere utilizzato esclusivamente in situazioni di gioco con i pari.
D) Dall'essere in grado di seguire un discorso tenuto da più persone.
0818. Tra i 12 ed i 18 mesi il livello di maturazione neurofisiologica del bambino gli consente di:
A) Utilizzare un linguaggio fatto di singole parole per comunicare intenzioni o descrivere oggetti.
B) Svolgere un gioco che richieda un utilizzo in sequenza di oggetti.
C) Rispettare il proprio turno in un gioco che prevede l'interazione con altri bambini.
D) Riprodurre in un disegno una figura semplice mostratagli da un adulto.
0819. Il cosiddetto "periodo del perché", dal punto di vista dello sviluppo del linguaggio, indica che il bambino:
A) Ha assimilato la forma sintattica interrogativa e ne sperimenta l'uso.
B) Sta attraversando la fase della "curiosità epistemica".
C) É pronto a comprendere spiegazioni complesse di tipo adulto.
D) Tenta di imitare le domande dei compagni più grandi.
0820. Secondo Bruner la competenza cognitiva "destinazione ad uno scopo", prevede che, sin dai primi anni, il bambino:
A) Sappia organizzare una sequenza di azioni volte ad un risultato predefinito.
B) Si rivolga al care giver solo per soddisfare un bisogno alimentare.
C) Compia casualmente un'azione che produce un risultato ed impari a ripeterla.
D) Sappia cogliere i rinforzi positivi degli adulti e ripeterli.
0821. Durante la fase della "lallazione", il bambino:
A) Ripete ritmicamente la stessa sillaba.
B) Indica con il dito un luogo che chiama "là".
C) Pronuncia una sola parola per indicare una frase.
D) Combina ritmicamente diverse sillabe simili a parole.
0822. Secondo Bruner, sin dai primi anni di vita il bambino possiede la competenza cognitiva della "transazionalità", ovvero la capacità di:
A) Sintonizzarsi sulla comunicazione con un interlocutore.
B) Spostarsi da una stanza ad un'altra riuscendo poi a tornare indietro.
C) Scegliere tra diversi oggetti quello più adeguato all'attività che sta compiendo.
D) NON pretendere attenzione dal care giver, quando questi è impegnato in altre attività.
0823. Fra i principali riflessi motori involontari del neonato vi è il riflesso di:
A) Prensione.
B) Visione.
C) Ascolto.
D) Riconoscimento.
0824. Da un bambino di 24 mesi ci si può ragionevolmente aspettare un vocabolario di circa:
A) 150-300 parole.
B) 10-20 parole.
C) 500-1000 parole.
D) 1000-2000 parole.
0825. Nei primi due mesi di vita lo sviluppo motorio del neonato gli consente di:
A) Sollevare la testa quando è sdraiato sulla pancia.
B) Allungare le braccia e afferrare un oggetto.
C) Reiterare azioni come afferrare, sbattere, ecc.
D) Sorridere spontaneamente.
0826. Nei primi sei mesi di vita il bambino presta attenzione:
A) Ai suoni, compreso il linguaggio verbale.
B) Solo al linguaggio NON verbale.
C) Solo agli stimoli visivi.
D) Ai suoni, ma NON al linguaggio verbale.
0827. Produzioni linguistiche ecolaliche nei primi anni di vita del bambino devono essere considerate come:
A) Un aspetto normale dello sviluppo.
B) Un aspetto patologico dello sviluppo.
C) Una conseguenza di insegnamenti sbagliati.
D) Un potenziale disturbo del linguaggio.
0828. La produzione di alcune parole incomprensibili nei primi anni di vita del bambino deve essere considerata come:
A) Un aspetto normale dello sviluppo.
B) Un aspetto patologico dello sviluppo.
C) Una conseguenza di insegnamenti sbagliati.
D) Un disturbo del linguaggio.
0829. L'educazione psicomotoria favorisce il rapporto del bambino con:
A) Gli oggetti, lo spazio e gli altri.
B) Gli oggetti, i giochi e gli adulti.
C) L'educatore, gli oggetti e il senso del tempo.
D) Lo spazio, i giochi e l'educatore.
0830. Nello sviluppo normale il bambino riesce a rimanere seduto autonomamente attorno ai:
A) 6 mesi.
B) 3 mesi.
C) 9 mesi.
D) 12 mesi.
0831. Nei primi sei mesi di vita il bambino:
A) Emette vocalizzi e gorgheggi.
B) NON emette alcun vocalizzo.
C) Pronuncia una o due parole.
D) Pronuncia in media 15 parole.
0832. Durante i primi sei mesi di vita il bambino:
A) Dimostra interesse se gli si parla.
B) Rimane indifferente se gli si parla.
C) Prova fastidio se gli si parla.
D) Appare confuso se gli si parla.
0833. Per ecolalia si intende:
A) La ripetizione di parole.
B) La memoria verbale.
C) La memoria di suoni.
D) La ripetizione del proprio nome.
0834. Fra le capacità espressive del bambino nei primi sei mesi di vita:
A) Vi sono il riso e il pianto.
B) Vi è il linguaggio gestuale.
C) Vi è il linguaggio sia verbale che NON verbale.
D) Vi è il linguaggio verbale.
0835. Nei primi sei mesi di vita il bambino:
A) Si gira verso la fonte di un suono.
B) Ignora tutti i suoni a parte il linguaggio.
C) Ignora tutti i suoni compreso il linguaggio.
D) Si gira dalla parte opposta alla fonte di un suono.
0836. Da un bambino di nove mesi ci si può ragionevolmente aspettare che riesca a:
A) Gattonare.
B) Camminare con l'aiuto di una persona.
C) Dire almeno quattro parole.
D) Salire le scale.
0837. Fra i principali riflessi motori involontari del neonato vi sono:
A) I riflessi tonici del collo.
B) I riflessi del polso.
C) I riflessi temporali.
D) I riflessi tonici dell'addome.
0838. Nei disordini dello sviluppo definiti dello spettro autistico le funzioni del linguaggio maggiormente compromesse sono quelle:
A) Comunicative.
B) Grammaticali.
C) Sintattiche.
D) Semantiche.
0839. Intorno ai 18 mesi il bambino scarabocchia per:
A) Esercitare l'attività motoria.
B) Cercare di dare un nome alle forme prodotte.
C) Capire il significato delle forme prodotte.
D) Comprendere lo spazio che lo circonda.
0840. Le principali tappe dello sviluppo del linguaggio sono:
A) Universali e valide per ogni individuo.
B) Dipendenti dalla cultura.
C) Dipendenti dalla scolarizzazione.
D) Particolari per ciascun individuo.
0841. Nello sviluppo normale il bambino comincia a camminare attorno:
A) Ai dodici mesi.
B) Ai sei mesi.
C) Ai diciotto mesi.
D) Ai sedici mesi.
0842. Il neonato è in grado di seguire con lo sguardo una figura in movimento:
A) Nei primi sei mesi di vita.
B) Nelle prime due settimane di vita.
C) Dopo i primi sei mesi di vita.
D) Quando lo sviluppo motorio è completo.
0843. La tendenza del neonato a tenere la testa rivolta verso un lato va vista come:
A) Un aspetto normale dello sviluppo.
B) Un aspetto patologico dello sviluppo.
C) Una conseguenza di posture erronee.
D) Una conseguenza di scoliosi congenita.
0844. Nel neonato il riflesso di prensione viene facilmente evocato:
A) Introducendo un dito nel palmo della sua mano.
B) Offrendo al neonato un succhiotto.
C) Mettendo il neonato in posizione seduta.
D) Quando si comincia ad allattarlo.
0845. Lo sviluppo del linguaggio risulta particolarmente compromesso:
A) Nell'autismo.
B) Nell'epilessia.
C) Nella sindrome di Tourette.
D) Nelle distrofie.
0846. Il bambino pronuncia i primi suoni verbali (ba-ba; ma-mA) fra:
A) 6 e 12 mesi.
B) 0 e 3 mesi.
C) 12 e 18 mesi.
D) 3 e 6 mesi.
0847. Nello sviluppo del linguaggio:
A) La comprensione precede la produzione linguistica.
B) La produzione linguistica precede la comprensione.
C) Comprensione e produzione linguistica avvengono contemporaneamente.
D) La comprensione è una funzione della produzione linguistica.
0848. Con il termine afasia si intende:
A) Un disturbo del linguaggio.
B) Un disturbo dello sviluppo motorio.
C) Un ritardo intellettivo.
D) Un disturbo dell'attenzione.
0849. Il riflesso di suzione presente alla nascita nel neonato persiste fino:
A) Al quarto mese circa.
B) Allo svezzamento.
C) Al superamento della fase orale.
D) All'eruzione dei denti.
0850. Il bambino impara a comunicare attraverso gesti e azioni (per es. indicare con il dito):
A) Entro i 18 mesi.
B) Entro i 6 mesi.
C) Entro i 2 anni.
D) Entro i 9 mesi.
0851. I riflessi motori involontari del neonato:
A) Hanno una funzione adattiva.
B) Rappresentano un ostacolo per l'apprendimento.
C) Rappresentano un ostacolo per lo sviluppo sensoriale.
D) NON hanno mai alcuna funzione adattiva.
0852. Il bambino pronuncia le prime parole:
A) Fra dodici e diciotto mesi.
B) Fra sei e dieci mesi.
C) Dopo i due anni.
D) Dopo i diciotto mesi.
0853. Il pianto e il riso del neonato nei primi sei mesi vanno considerati come:
A) Atti comunicativi ed espressivi.
B) Effetti di modificazioni fisiologiche.
C) Comportamenti riflessi.
D) Riflessi involontari.
0854. A quale età lo sviluppo cognitivo e neurofisiologico permette solitamente al bambino di utilizzare singole parole per comunicare intenzioni o descrivere oggetti?
A) Tra i 12 ed i 18 mesi d'età.
B) É un evento assolutamente soggettivo NON collegabile ad un'età.
C) Tra gli 8 ed i 12 mesi d'età.
D) Dal secondo anno d'età in poi.
0855. A quale età lo sviluppo cognitivo e neurofisiologico permette al bambino di combinare due parole per comunicare intenzioni o descrivere situazioni?
A) Tra i 18 e i 24 mesi d'età.
B) Entro gli 8 mesi d'età.
C) É un evento assolutamente soggettivo NON collegabile ad un'età.
D) Tra i 24 ed i 30 mesi d'età.
0856. Il fatto che il bambino tra i 9 ed i 15 mesi d'età riesca a camminare da solo ed esplorare l'ambiente risulta determinante per:
A) L'acquisizione di un senso di identità distinta dalla madre.
B) Il superamento della fase orale.
C) L'evitamento dell'ansia di separazione.
D) Lo sviluppo del pensiero operatorio concreto.
0857. A quale età un bambino riesce solitamente a riconoscere la propria appartenenza a uno dei due sessi ed assumere il relativo ruolo sociale?
A) Tra i 9 ed i 15 mesi d'età.
B) In età scolare.
C) Dipende dalla presenza o meno di fratelli del sesso opposto.
D) Intorno al terzo anno d'età.
0858. Solitamente i bambini di tre anni d'età sono in grado di fare confronti tra sé e gli altri rispetto a caratteristiche fisiche e abilità intellettive; ciò indica che:
A) Hanno sviluppato la cosiddetta autoriflessività.
B) Hanno sviluppato la cosiddetta autoreferenzialità.
C) I genitori sono stati capaci di comportamenti supportivi.
D) Hanno sviluppato una capacità di pensiero sociale.
0859. A quale età solitamente lo sviluppo linguistico del bambino permette di associare in modo corretto le prime parole ad azioni ed oggetti?
A) Intorno ai due anni.
B) Entro il primo anno, se frequenta l'asilo nido.
C) Con l'ingresso nella scuola materna.
D) Tra i 12 e i 14 mesi.
0860. Solitamente, un bambino riesce a stabilire i rapporti tra lo spazio e il tempo in cui avviene un evento:
A) Dal quarto anno d'età.
B) Con l'ingresso nella fase pre-concettuale.
C) Tra i due ed i tre anni d'età.
D) In età scolare.
0861. Gli studi sulla comunicazione NON verbale, rilevano che solitamente i bambini sono in grado di indicare un oggetto per "chiedere" che gli sia consegnato:
A) Ad un anno d'età circa.
B) Solo dopo la comparsa della funzione simbolica.
C) In corrispondenza dell'inizio della deambulazione eretta.
D) Intorno ai sei mesi d'età.
0862. Come viene definito dal costruttivismo il tipico comportamento del bambino di 3 anni, che ritiene che tutti riconoscano i suoi desideri e pensieri senza doverli comunicare esplicitamente?
A) Attraverso il concetto di linguaggio egocentrico.
B) Come una funzione del pensiero intuitivo.
C) Attraverso il concetto di linguaggio sociale.
D) Una manifestazione di scarsa competenza interpersonale.
0863. La prima produzione linguistica del bambino è costituita dai cosiddetti "suoni" che, in relazione allo sviluppo neurologico e muscolare dei primi 6 mesi di vita, possono essere articolati:
A) Nelle lettere "p", "b", "m", "t", "a", "e".
B) Solo attraverso movimenti della bocca.
C) Nelle vocali "o", "u", "i".
D) Attraverso schiocchi della lingua.
0864. Il balbettio è una delle prime manifestazioni linguistiche del bambino. Quale delle seguenti affermazioni si addice a questa fase dello sviluppo del linguaggio?
A) Si presenta solitamente tra i 6 ed i 10 mesi d'età.
B) Va corretto dal logopedista per prevenire rischi di balbuzie.
C) Si presenta solitamente tra i 3 ed i 5 mesi d'età.
D) Viene alternato con la pronuncia di singole parole.
0865. Se un bambino di un anno e mezzo chiede ai genitori "Cosa facete?":
A) Sta apprendendo le regole grammaticali sebbene NON riconosca ancora le eccezioni.
B) É probabile che si trovi in uno stadio di regressione dello sviluppo.
C) Vive in un ambiente familiare culturalmente povero.
D) É probabile che imiti il linguaggio degli adulti.
0866. I bambini intorno ai 2 anni di età presentano una produzione linguistica caratterizzata da pronomi, articoli e forme rudimentali di verbi, che viene definita:
A) Linguaggio telegrafico.
B) Baby talking.
C) Linguaggio sociale.
D) Espressione neuro-linguistica.
0867. Gli autori costruttivisti rilevano come fino all'età di tre anni i bambini comunichino con gli altri senza preoccuparsi di essere ascoltati o compresi. Questo fenomeno è definito:
A) Linguaggio egocentrico.
B) Linguaggio socializzato.
C) Funzione linguistica pre-concettuale.
D) Fase dello sviluppo di tipo autistico.
0868. Secondo gli studiosi costruttivisti, con lo sviluppo del "linguaggio socializzato" il bambino inizia a comunicare per farsi comprendere dall'interlocutore. Ciò avviene solitamente:
A) Intorno all'età di 3 anni.
B) Tra 1 e 2 anni d'età.
C) Con lo sviluppo delle reazioni circolari terziarie.
D) Grazie al consolidarsi del pensiero simbolico.
0869. Quale delle seguenti forme di comunicazione può appartenere ad un bambino che abbia sviluppato il cosiddetto "linguaggio socializzato"?
A) Dare ordini o minacciare qualcuno.
B) Utilizzare sinonimi di circa 20 parole del suo vocabolario.
C) Richiedere insistentemente risposte dalla madre.
D) Favorire la reciprocità negli scambi linguistici.
0870. Come viene definito dalla teoria costruttivista il fatto che il bambino parli ad alta voce davanti ad altri senza preoccuparsi di essere compreso?
A) Monologo a due o collettivo.
B) Dialogo.
C) Funzione linguistica ausiliaria.
D) Pseudo comunicazione verbale.
0871. Dopo il primo anno d'età i bambini riescono solitamente a pronunciare sequenze di suoni simili a parole, NON sempre comprensibili. In riferimento a ciò è corretto affermare che:
A) Queste sequenze sono dette protoparole.
B) Queste sequenze vengono pronunciate senza l'intento di comunicare.
C) Queste sequenze sono dette balbettii.
D) Queste sequenze servono al bambino per fare delle richieste.
0872. Secondo la teoria costruttivista, quando un bambino inizia a saper usare un oggetto per rappresentarne un altro:
A) Ha sviluppato la rappresentazione simbolica.
B) É nella fase del pensiero intuitivo.
C) É nella fase delle operazioni concrete.
D) Apprende per accomodamento.
0873. Tra i 3 e i 4 anni d'età i bambini apprendono l'utilizzo della forma sintattica interrogativa; ciò si manifesta prevalentemente attraverso:
A) Il chiedere incessantemente il perché delle cose.
B) Il voler rispondere anche a domande che NON gli sono poste.
C) La capacità di formulare frasi interrogative negative.
D) Il ripetere in forma interrogativa ciò che gli viene comunicato.
0874. Le prime brevi frasi che il bambino pronuncia sono formulate prevalentemente in terza persona. Questa fase dello sviluppo linguistico è definita:
A) Periodo dell'elaborazione delocutoria.
B) Elucubrazione linguistica impersonale.
C) Linguaggio egocentrico.
D) Stadio interlinguistico terziario.
0875. Intorno al secondo anno d'età il bambino inizia a formulare frasi in prima persona complete di verbi ed aggettivi, cioè diviene in grado di:
A) Produrre il cosiddetto "linguaggio costituito".
B) Tradurre in parole i propri sentimenti.
C) Pensarsi come individuo separato dalla madre.
D) Superare il linguaggio egocentrico.
0876. Lo sviluppo della faringe permette al bambino la "lallazione", ovvero la ripetizione ritmica di una sillaba. In riferimento a tale fenomeno, quale affermazione è corretta?
A) Il bambino ha un'età compresa tra 4 e 7 mesi.
B) La madre ha una buona capacità di rispecchiamento.
C) Il bambino ha un'età inferiore a 4 mesi.
D) Il bambino cerca di riprodurre una parola che ha compreso.
0877. A quale età il bambino diviene solitamente in grado di rappresentare con l'immaginazione i principali elementi e le situazioni del suo ambiente?
A) A partire dai 18 mesi.
B) Dopo il compimento del terzo anno.
C) Già entro il primo anno.
D) Gli studi in merito NON permettono di fissare un'età definita.
0878. Nei primi mesi di vita il neonato si dedica all'esplorazione delle capacità di movimento del proprio corpo. Tale fenomeno viene definito:
A) Gioco senso-motorio.
B) Rappresentazione mentale dell'immagine corporea.
C) Pseudo-deambulazione.
D) Rappresentazione mentale dello schema motorio.
0879. La capacità del bambino di organizzare una sequenza di azioni per ottenere un determinato risultato, viene definita da Jerome Seymour Bruner attraverso:
A) Il concetto di "destinazione ad uno scopo".
B) La rappresentazione della realtà attraverso segni e simboli.
C) La contrapposizione movimento-tranquillità.
D) Il meccanismo della coazione a ripetere.
0880. La competenza lessicale e semantica di un bambino è tale da permettere la comprensione del significato di un centinaio di parole e di formulare frasi di due parole, solitamente:
A) Tra i 14 e i 22 mesi d'età.
B) Entro il primo anno d'età.
C) Con l'ingresso nella scuola dell'infanzia.
D) Dopo i due anni d'età.
0881. Secondo la teoria del costruttivismo, quando il bambino diviene capace di immaginare gli effetti di un'azione che si accinge a compiere, dimostra di:
A) Aver sviluppato la funzione simbolica.
B) Possedere competenze creative.
C) Saper utilizzare figure retoriche del linguaggio.
D) Comprendere il significato di simboli astratti.
0882. Secondo la teoria del costruttivismo, quando un bambino è in grado di scoprire che, per esempio, toccando delle farfalle di carta sospese sulla sua culla, queste si muovono dimostra:
A) Di aver appreso l'utilizzo di reazioni circolari secondarie.
B) Di disporre di uno schema senso-motorio adeguato.
C) Di aver appreso l'utilizzo di reazioni circolari terziarie.
D) Di possedere la funzione operatorio-concreta.
0883. Dal punto di vista del costruttivismo, quando un bambino è in grado di risolvere un problema procedendo attraverso una serie di prove ed errori, dimostra:
A) Di aver sviluppato le reazioni circolari terziarie.
B) Di aver sviluppato le reazioni circolari secondarie.
C) Che ha superato l'ambivalenza tra autonomia e dipendenza.
D) Di godere di una sufficiente autostima.
0884. Secondo la teoria dal costruttivismo, la capacità del bambino di imitare in modo generico un adulto presente nel suo ambiente, rappresenta:
A) Il passaggio alla fase pre-concettuale.
B) La comprensione del concetto di reversibilità.
C) Il passaggio alla fase simbolica.
D) Una competenza nel coordinare mezzi e fini.
0885. Gli studi recenti sulla comunicazione neonatale, rilevano che l'espressione di emozioni come rabbia, fame o disperazione avvengono principalmente:
A) Attraverso il pianto.
B) Attuando schemi psico-motori casuali.
C) Attuando schemi psico-motori specifici.
D) Attraverso il blocco dell'attività motoria e comunicativa.
0886. Secondo John Bowlby lo sviluppo psichico del bambino può seguire percorsi diversi il cui esito è influenzato
dall'interazione con l'ambiente. Egli definisce questa possibilità:
A) Attraverso il concetto di sviluppo epigenetico.
B) Come una dimostrazione della supremazia dell'ambiente sulla genetica.
C) Attraverso il concetto di zona prossimale di sviluppo.
D) Con il concetto di base sicura.
0887. Già dal terzo mese di vita il bambino riesce a riconoscere la voce della madre e questo è dimostrato dal fatto che:
A) Reagisce in modo diverso rispetto ad altre voci.
B) Protende il collo e la testa in avanti quando la sente.
C) Smette di piangere appena la sente.
D) Emette un balbettio quando la sente.
0888. Secondo Mary Ainsworth, quando il bambino riesce a sviluppare la curiosità di esplorare l'ambiente circostante, si può affermare che:
A) La relazione con la madre ha le caratteristiche di una base sicura.
B) Il bambino è naturalmente dotato di una curiosità epistemica.
C) Il bambino NON esperisce l'ansia.
D) Lo sviluppo psico-motorio si è completato.
0889. Le osservazioni sullo sviluppo psico-motorio neonatale rilevano che il bambino diviene in grado di protendere le mani per essere preso in braccio:
A) Già dal terzo mese di vita.
B) Ad un mese di vita con la madre ed a sei mesi con il padre.
C) A sei mesi di vita, con qualsiasi adulto.
D) Già dalle prime settimane di vita.
0890. A quale età il bambino è generalmente in grado di mostrare un'espressione di sorriso alla madre e avviare un rispecchiamento reciproco di sorrisi con lei?
A) Già nel primo mese di vita.
B) Subito dopo lo svezzamento.
C) Intorno al primo anno di vita.
D) Dopo il terzo mese di vita.
0891. Lo studio della comunicazione neonatale rileva che il bambino è generalmente in grado di riconoscere la voce della madre abbastanza precocemente, ovvero:
A) Intorno al terzo mese di vita.
B) Già dal sesto mese di gravidanza.
C) Già nei primi giorni di vita.
D) Dopo il sesto mese di vita.
0892. René Spitz descrive come a volte il bambino piccolo possa divenire improvvisamente silenzioso ed aggrapparsi alla madre:
A) In presenza di un estraneo.
B) In prossimità di un luogo buio.
C) A seguito di inserimento precoce in contesti educativi.
D) Come conseguenza di un precedente trauma di abbandono.
0893. Le osservazioni di Jerome Seymour Bruner sullo sviluppo linguistico evidenziano come, sin dai primi anni, il bambino sappia sintonizzarsi sulla comunicazione con un interlocutore, ovvero:
A) Possieda la competenza cognitiva della transazionalità.
B) Sappia alternare il linguaggio egocentrico con quello sociale.
C) Sia dotato di un'intelligenza interpersonale.
D) Abbia sviluppato un tipo di pensiero realistico.
0894. Secondo Ellen Gagnè, quando un bambino è in grado di compiere un'operazione utilizzando delle conoscenze acquisite precedentemente, dimostra:
A) Di possedere una conoscenza procedurale.
B) Di poter accedere alla memoria episodica.
C) Che il suo linguaggio permette di organizzare i pensieri.
D) Di aver sviluppato una cognizione di spazio e tempo.
0895. Il fatto che il bambino solitamente riesca a riconoscere la propria immagine riflessa allo specchio tra i 6 e i 12 mesi d'età è ritenuto dagli studiosi:
A) Una prima manifestazione della costruzione del Sé.
B) L'espressione di un riflesso innato di auto-consapevolezza.
C) Un apprendimento condizionato dal rinforzo degli adulti.
D) Una prima manifestazione dello sviluppo di schemi senso-motori.
0896. Secondo gli studi sullo sviluppo del Sé, i bambini tra i 12 ed i 18 mesi si riconoscono nelle videoregistrazioni e nelle foto chiamandosi per nome grazie:
A) Allo sviluppo del processo di auto-consapevolezza.
B) Alle indicazioni fornite dagli adulti.
C) Allo sviluppo delle reazioni circolari terziarie.
D) Al riconoscimento di persone e ambienti familiari.
0897. Verso i quattro/cinque mesi di vita il bambino:
A) Sta seduto con un appoggio minimo.
B) Riesce a stare seduto senza appoggio.
C) Si tiene in piedi se sorretto.
D) Riesce a stare in piedi da solo.
0898. Il bambino è capace di camminare se lo si tiene per mano:
A) A circa un anno di vita.
B) A circa un anno e mezzo di vita.
C) Verso i sei mesi di vita.
D) NON prima dei 16 mesi di vita.
0899. Nel bambino il "Riflesso di presa" scompare:
A) Verso i due mesi di vita.
B) Verso i quattro mesi di vita.
C) Verso i sei mesi di vita.
D) Ad un anno di vita.
0900. Nel bambino la prensione vera e propria comincia a svilupparsi:
A) Verso i due mesi di vita.
B) Verso i quattro mesi di vita.
C) Verso i sei mesi di vita.
D) A un anno di vita.
0901. Dai 2 anni in poi l'evoluzione della motricità e la cinestesia permettono al bambino:
A) La conoscenza dell'intero corpo.
B) La conoscenza dell'intero mondo esterno.
C) La conoscenza degli altri.
D) La conoscenza definita dello schema corporeo.
0902. La curiosità del bambino nello sviluppo evolutivo si presenta come:
A) Bisogno primario.
B) Fondamento.
C) Bisogno secondario.
D) Assimilazione.
0903. I processi "senso-motori" sono gli organizzatori dello:
A) Sviluppo intellettuale, affettivo e emotivo.
B) Sviluppo dei riflessi e del comportamento.
C) Sviluppo di attaccamento e indipendenza.
D) Sviluppo di dipendenza e interscambio.
0904. Una tappa del linguaggio che il bambino realizza verso la fine dei 2 anni è "l'olofrase". Tale termine significa:
A) Parola avente il senso di una frase.
B) Parola che serve per denominare.
C) Periodo di piccole frasi intere.
D) Frase intera.
0905. Nella prima infanzia, sul piano della comunicazione, il bambino attraversa le seguenti fasi:
A) Pianto - gesto - balbettio - lallazione - ecolalia.
B) Ecolalia - pianto - lallazione - balbettio - gesto.
C) Lallazione - pianto - ecolalia - gesto - balbettio.
D) Gesto - pianto - lallazione - balbettio - ecolalia.
0906. Fra i 18 e 24 mesi di vita il bambino produce inizialmente parole:
A) Olofrastiche.
B) Originali.
C) Apprese per imitazione.
D) Incomplete.
0907. L'arricchimento del patrimonio lessicale:
A) É legato alle stimolazioni linguistiche.
B) Avviene naturalmente con l'età.
C) É condizionato dal patrimonio genetico.
D) Dipende dal rapporto con i genitori.
0908. Per potenziare la competenza comunicativa del bambino l'educatore deve:
A) Fornirgli regolarmente l'esperienza della riformulazione corretta.
B) Sollecitarlo con domande e invitandolo a rispondere.
C) Chiedere ai compagni di correggerlo stimolando la discussione.
D) Sollecitarlo a giocare con i compagni in modo libero o organizzato.
0909. Il passaggio da uno stadio linguistico all'altro nel bambino può essere messo in relazione:
A) Con gli stimoli predisposti e l'ambiente linguistico.
B) Con il numero dei compagni nel nido.
C) Con il livello culturale dell'ambiente familiare.
D) Con la disponibilità degli operatori del nido.
0910. L'educatore, davanti alla tendenza comune nei bambini di utilizzare ipercorrettismi:
A) Deve parlare usando molto i verbi e le forme verbali.
B) Deve puntualmente correggere il bambino.
C) NON deve dare particolare importanza al fenomeno.
D) Deve attendere che la tendenza si estingua naturalmente.
0911. Tra i 18 e i 24 mesi il bambino impara ad usare i verbi utilizzando anche forme del tipo "aprito" e (NON "aperto").
Questo identifica il:
A) Processo di iperregolazione.
B) Processo di normalizzazione.
C) Processo di sviluppo.
D) Processo di latenza.
0912. Secondo David Ausubel, l'educatore può favorire un "apprendimento significativo" attraverso una comunicazione verbale con il bambino, purché:
A) Sia garantita l'interazione tra i nuovi saperi e quelli già posseduti dal bambino.
B) L'esperienza sia gratificata attraverso premi adeguati.
C) L'educatore utilizzi un linguaggio più evoluto di quello del bambino.
D) L'ambiente dell'apprendimento sia lo stesso di apprendimenti precedenti.
0913. Gli studi di David Ausubel suggeriscono agli educatori di far recuperare ai bambini esperienze e conoscenze già presenti, al fine di:
A) Facilitare la trasmissione di nuove conoscenze.
B) Permettere di acquisire una mnemotecnica.
C) Collegarsi ad un ricordo positivo ed essere più attenti.
D) Favorire il processo di imitazione dell'adulto.
0914. Secondo le ricerche di Lev Vygotskij, i genitori e gli educatori dovrebbero sostenere le funzioni cognitive NON ancora mature nel bambino, che egli definisce:
A) Zone prossimali di sviluppo.
B) Istanze psicodinamiche innate.
C) Tratti comportamentali istintuali.
D) Aree di sviluppo consolidate.
0915. La "Scala di Gesell" è stata ideata da Arnold Gesell per misurare:
A) Lo sviluppo psico-motorio nell'infanzia.
B) L'evoluzione del comportamento infantile.
C) L'influenza dei fattori ambientali sulla crescita del bambino.
D) Gli automatismi dei gesti del bambino.
0916. Karl Gross condusse studi approfonditi sul gioco infantile, considerandolo:
A) Un esercizio preparatorio alla vita.
B) Un esercizio per lo sviluppo psico-motorio.
C) Una modalità di sfogo delle tensioni.
D) Uno strumento di socializzazione.
0917. Tra i 18 e i 36 mesi, in un bambino sbalzi improvvisi di umore possono essere collegati a:
A) Frustrazione e stanchezza.
B) Appetito o fame.
C) Un forte spavento.
D) Una scarsa stimolazione sensoriale.
0918. Estendersi per afferrare giocattoli è un'abilità propria dei bambini:
A) Tra i 6 e i 9 mesi.
B) Tra i 4 e i 6 mesi.
C) Tra i 10 e i 12 mesi.
D) Tra i 12 e i 15 mesi.
0919. Il comportamento di un bambino è relazionato:
A) Allo stato di sviluppo delle strutture nervose.
B) Allo stato di sviluppo delle strutture muscolari.
C) Allo stato di sviluppo del sistema percettivo.
D) Allo stato di sviluppo del carattere.
0920. La caratteristica principale nel comportamento di un bambino di circa 2 anni è:
A) La ricerca dell'indipendenza.
B) L'attaccamento alla madre.
C) La tendenza a giocare in gruppo.
D) La ricerca di attenzioni.
0921. Tra i 6 e i 9 mesi, il fatto che un bambino sbavi, morda, si sfreghi il viso e le orecchie, pianga, è probabilmente un segnale:
A) Che stanno spuntando i primi denti.
B) Che ha fame.
C) Che ha un momento di aggressività.
D) Che è annoiato.
0922. Dal quarto mese di vita di un bambino si sviluppano, in relazione ad un contatto doloroso, reazioni motorie:
A) Globali (di tutto il corpo) o parcellari (di una parte di esso).
B) Solamente globali (di tutto il corpo) e molto rapide.
C) Solamente parcellari (di una parte del corpo) e scoordinate.
D) Prima parcellari (di una parte del corpo) e poi complesse (di più parti del corpo).
0923. Tra il diciottesimo e il ventiduesimo mese di vita possono anche comparire nel bambino le espressioni di vergogna, che lo spingono:
A) Ad adeguarsi ai modelli sociali di comportamento.
B) A isolarsi dal gruppo e a regredire nei comportamenti.
C) Ad assumere atteggiamenti aggressivi e antisociali.
D) A manifestare paure apparentemente immotivate.
0924. Dagli studi sullo sviluppo della vista nel bambino, emerge che nei primi mesi è ridotta:
A) L'acuità visiva.
B) La selettività percettiva.
C) La percezione della profondità.
D) La costanza percettiva.
0925. Verso i 3 anni il bambino è in grado di ricordare compiutamente un intero evento. Secondo Daniel Stern, questa capacità riguarda:
A) Il sé narrativo.
B) Il sé nucleare.
C) Il sé soggettivo.
D) Il sé verbale.
0926. Per un bambino tra 8 e 12 mesi gli oggetti cominciano ad acquisire un'identità per il bambino. Se essi vengono spostati nello spazio:
A) NON vengono ancora cercati.
B) Il bambino li cerca con lo sguardo.
C) Vengono cercati spostando tutto il corpo.
D) Il bambino NON se ne accorge.
0927. A 3 anni i bambini:
A) Amano giocare con i blocchetti delle costruzioni e sanno anche metterli uno sull'altro.
B) Amano giocare con i blocchetti delle costruzioni ma NON sanno metterli uno sull'altro.
C) NON amano giocare con i blocchetti delle costruzioni, preferendo i giochi di movimento.
D) Amano giocare con i blocchetti delle costruzioni solo se vengono aiutati a metterli uno sull'altro.
0928. Tra i 12 e i 18 mesi, un bambino:
A) Inizia generalmente a camminare.
B) Si sposta solo se tenuto per mano.
C) Si muove sostenendosi ai mobili.
D) Fa pochi passi per volta.
0929. Affinché un bambino tenuto in braccio riesca a contenere l'eccitamento e le contrazioni muscolari, è importante che l'adulto:
A) Lo sostenga adeguatamente.
B) Lo culli passeggiando.
C) Lo stringa a sé, ma con delicatezza.
D) Gli parli a bassa voce.
0930. Tra i 2 e i 6 mesi la parte del cervello di un bambino maggiormente attiva:
A) É quella visiva.
B) É quella uditiva.
C) É quella olfattiva.
D) É quella motoria.
0931. Molti studiosi hanno cercato gli elementi precursori utili alla formazione di una teoria della mente e li hanno individuati anche nella comunicazione:
A) Intenzionale, che si sviluppa intorno agli 8 mesi di vita del bambino.
B) Unidirezionale, che si presenta intorno ai 10 mesi di vita del bambino.
C) Reattiva, che avviene intorno ai 12 mesi di vita del bambino.
D) Involontaria, che si manifesta intorno ai 14 mesi di vita del bambino.
0932. Salire i gradini e scavalcare oggetti sono attività fisiche che divengono possibili in un bambino:
A) Intorno ai 2 anni.
B) Intorno a 1 anno.
C) Intorno ai 3 anni.
D) Intorno ai 18 mesi.
0933. Intorno al 15° mese di vita, il bambino manifesta movimenti apparentemente privi di significato pragmatico, che in realtà esprimono:
A) Il bisogno di esplorazione dell'ambiente.
B) Il bisogno di comunicazione con gli altri.
C) Il bisogno di verificare la coordinazione.
D) Il bisogno di seguire un oggetto in movimento.
0934. Tra i 18 e i 36 mesi, la rabbia in un bambino può manifestarsi:
A) Con calci e morsi.
B) Con l'estraniazione dal gruppo.
C) Con il broncio.
D) Con iperattività.
0935. La presenza e la successiva scomparsa dei riflessi neonatali sono tra gli elementi indicatori:
A) Di un normale sviluppo neurologico.
B) Dello sviluppo di disposizioni innate.
C) Della possibilità di un condizionamento operante.
D) Dell'importanza delle esperienze precoci.
0936. Tra i 4 e i 6 mesi il bambino NON si muove più solo per esercitare i propri organi, ma per:
A) Conoscere gli oggetti.
B) Individuare gli oggetti.
C) Ricercare oggetti spariti dal suo campo visivo.
D) Individuare una fonte sonora.
0937. A 3 anni un bambino raggiunge una coordinazione motoria e un'abilità manuale tali da:
A) Disfare pacchetti.
B) Fare nodi.
C) Fare pacchetti.
D) Ritagliare sagome.
0938. Tra i 2 e i 6 mesi avviene nel bambino la cosiddetta integrazione sensoriale, ovvero comincia a integrare:
A) Gli stimoli visivi con quelli gustativi, tattili e con le sensazioni che prova.
B) Gli stimoli sensoriali esterni con i movimenti di braccia e gambe.
C) Gli stimoli sensoriali interni con i movimenti di braccia e gambe.
D) Le sensazioni che prova con i suoi bisogni fisici muovendo braccia e gambe.
0939. Le recenti teorie cognitiviste (Arnold Lazarus) descrivono la vergogna come un'emozione dell'autoconsapevolezza, che presuppone, nel bambino:
A) Un'interazione di tipo valutativo con gli altri.
B) L'accettazione della valutazione da parte degli altri.
C) Il rifiuto della valutazione da parte degli adulti.
D) Una misurazione della propria forza rispetto ai pari.
0940. É possibile indicare tre tappe evolutive lungo le quali si sviluppa la comunicazione intenzionale; nella terza, il bambino:
A) Usa un oggetto come mezzo per ottenere l'attenzione o l'interesse dell'adulto.
B) Cerca un mezzo per ottenere l'interesse dell'adulto senza influenzarlo.
C) Usa un oggetto come mezzo per ottenere l'attenzione dell'adulto.
D) Ripete un certo comportamento per ottenere l'attenzione dell'adulto.
0941. Intorno al 18° mese di vita, l'ulteriore sviluppo dell'attività senso-motoria in un bambino provoca:
A) Un certo distacco dai rapporti esclusivi con la madre.
B) Un certo distacco dagli educatori.
C) Un certo distacco dai rapporti con i genitori.
D) Un certo distacco dal gruppo dei pari.
0942. Tra i 2 e i 4 mesi di vita il bambino apprende comportamenti molto semplici e le sue azioni:
A) Riflettono il bisogno fisico di esercitare gli organi coinvolti nel movimento.
B) Mostrano la necessità di muovere alternativamente gambe e braccia.
C) Mostrano la necessità di muovere contemporaneamente gambe e braccia.
D) Riflettono la volontà di esercitare gli organi coinvolti nel movimento.
0943. In un bambino tra gli 8 e i 12 mesi è presente:
A) La coordinazione di più azioni per raggiungere un fine.
B) Il susseguirsi di più azioni ma NON per raggiungere un fine.
C) La coordinazione di NON più di due azioni consecutive.
D) Il susseguirsi di NON più di due azioni consecutive.
0944. Un bambino generalmente inizia a camminare:
A) Tra i 12 e i 18 mesi.
B) Tra i 9 e i 12 mesi.
C) Tra i 20 e i 24 mesi.
D) Tra i 18 e i 20 mesi.
0945. Gli schemi d'azione di un bambino tra i 12 e i 18 mesi diventano più complessi; egli compie nuove attività:
A) Per conseguire i risultati cercati.
B) Per verificare la sua forza fisica.
C) Per attirare l'attenzione di un adulto.
D) Per ottimizzare i suoi sforzi.
0946. Il modo diversificato in cui il bambino reagisce ai condizionamenti nel primo anno di vita dimostra:
A) Che recepisce selettivamente gli stimoli ambientali.
B) Che è passivamente ricettivo rispetto all'ambiente.
C) Che NON esistono limiti alla percezione degli stimoli ambientali.
D) Che al di sotto di quell'età l'apprendimento NON è possibile.
0947. Un bambino di 2 anni è in grado di imparare una parola nuova:
A) Ogni due ore.
B) Ogni giorno.
C) Ogni due-tre giorni.
D) Ogni settimana.
0948. Per un bambino camminare significa:
A) Mettersi in relazione con il mondo.
B) Aver superato la fase del gattonamento.
C) Poter raggiungere un oggetto desiderato.
D) Aver superato la fase di attaccamento alla madre.
0949. Quando il bambino ricerca attivamente un oggetto, dopo che è scomparso dal suo campo visivo, si parla di:
A) Permanenza dell'oggetto.
B) Costruzione dell'oggetto.
C) Formazione dell'oggetto.
D) Fissazione dell'oggetto.
0950. Nello sviluppo di un organismo si assiste a un processo di centralizzazione che prevede:
A) Una convergenza di diverse funzioni specifiche.
B) L'alienazione di strutture funzionali NON più idonee.
C) Un'articolazione di funzioni specifiche sempre nuove.
D) La cessazione dei normali processi di crescita.
0951. Nell'ultimo trimestre del primo anno di vita compare nel bambino l'opposizione indice-pollice per la prensione degli oggetti, cioè:
A) La presa a pinza.
B) La presa palmare.
C) Il "reaching".
D) Il "rooting".
0952. Quando, tra i 12 e i 18 mesi, un bambino inizia generalmente a camminare:
A) Si scontra con cose e oggetti e cade spesso.
B) Riesce ad evitare gli ostacoli.
C) Cade raramente, ma impiega molto tempo a rialzarsi.
D) Dopo una caduta, riprende a camminare solo se aiutato.
0953. A 3 anni un bambino, riguardo alla cura della propria igiene:
A) Sa fare alcune cose, come lavarsi e asciugarsi le mani.
B) NON è affatto autonomo.
C) É del tutto autonomo.
D) É del tutto autonomo, ma vuole l'aiuto di un adulto.
0954. Il bambino acquisisce la nozione di permanenza dell'oggetto, cioè diventa consapevole dell'esistenza di un oggetto anche se questo è assente:
A) Tra i 18 e i 24 mesi.
B) Entro l'anno di vita.
C) Dopo i 2 anni di vita.
D) Tra 15 e i 18 mesi.
0955. In un bambino, la coordinazione automatica è la caratteristica che consente:
A) Di compiere movimenti, anche complessi, ormai interiorizzati.
B) Di compiere movimenti, anche complessi, che saranno interiorizzati con la ripetizione.
C) Di combinare in maniera sequenziale movimenti semplici e complessi.
D) Di imitare in maniera coordinata i movimenti degli adulti.
0956. A 3 anni un bambino:
A) É in grado di abbottonarsi i vestiti e prova soddisfazione della sua abilità.
B) É in grado di abbottonarsi i vestiti, ma NON gli piace.
C) NON è in grado di abbottonarsi i vestiti e se ne rincresce.
D) NON è in grado di abbottonarsi i vestiti ma NON gli importa.
0957. Se un bambino, a 15 mesi e oltre, ancora NON cammina:
A) Rientra nella normalità: molti bambini iniziano a camminare a quell'età.
B) Rientra nella normalità: tutti i bambini iniziano a camminare a quell'età.
C) NON rientra nella normalità: potrebbe avere disturbi psicomotori.
D) NON rientra nella normalità: potrebbe essere una resistenza di tipo psicologico.
0958. Intorno al 18° mese di vita, l'ulteriore sviluppo dell'attività senso-motoria in un bambino lo fa cessare di considerare centrali i propri gesti:
A) Per iniziare a considerarli parte dell'ambiente.
B) E lo spinge a tentare di affermarli nell'ambiente.
C) Per iniziare a sentirli limitati dall'ambiente.
D) E lo spinge a tentare di armonizzarli nell'ambiente.
0959. Per un bambino di pochi mesi la condizione di equilibrio è molto importante e la sua perdita improvvisa:
A) Gli suscita la sensazione di cadere nel vuoto.
B) Gli suscita una sensazione di abbandono.
C) Gli provoca sentimenti di paura e rabbia.
D) Può provocargli stati d'insonnia.
0960. Tra i 6 e i 9 mesi, in un bambino migliora la capacità:
A) Di tenere in mano degli oggetti e passarli da una mano all'altra.
B) Di raccogliere un oggetto caduto a terra.
C) Di lanciare oggetti verso l'alto.
D) Di alzarsi in piedi utilizzando un appoggio.
0961. A realizzare l'equilibrio di un bambino contribuiscono informazioni che arrivano da vari canali percettivi:
A) Respirazione, postura, contrazione muscolare, vista, udito.
B) La combinazione di vista, udito, tatto, olfatto e gusto.
C) L'alternarsi di percezione, intuizione, riflessi involontari.
D) La combinazione di orientamento, postura e tatto.
0962. Il controllo diurno degli sfinteri in un bambino generalmente diviene completo:
A) Tra i 24 e i 36 mesi.
B) Intorno ai 18 mesi.
C) Intorno ai 22 mesi.
D) Tra i 12 e i 24 mesi.
0963. Tra i 12 e i 18 mesi un bambino:
A) Comunica che si è bagnato di pipì ma NON sa ancora andare in bagno da solo.
B) É già in grado di andare in bagno da solo.
C) NON è ancora in grado di comunicare che si è bagnato di pipì.
D) É in grado di avvisare chiaramente che ha necessità di andare in bagno.
0964. Il meccanismo innato che consente al neonato di reagire alla raffigurazione schematica di un volto umano costituisce:
A) Il riconoscimento.
B) Il riapprendimento.
C) La ritenzione.
D) Il recupero.
0965. Il neonato è in grado di differenziare alcuni sapori, come dimostra il fatto che:
A) Apprezza i cibi dolci e NON gradisce cibi acidi.
B) Preferisce i cibi dolci ai cibi salati.
C) Apprezza i cibi dolci e accetta cibi insipidi.
D) Preferisce i cibi dolci ai cibi acidi.
0966. Negli scambi di gorgheggi e sorrisi tra la madre e il bambino, è presente, già nei primi mesi di vita di quest'ultimo, la capacità di:
A) Regolazione reciproca.
B) Imitazione palesata.
C) Controllo dell'ansia.
D) Esplorazione dell'ambiente.
0967. In un bambino, la coordinazione riflessa è la caratteristica che consente:
A) Velocissime reazioni di difesa dell'organismo in caso di pericolo.
B) L'imitazione dei comportamenti altrui per salvaguardarsi dall'isolamento.
C) Reazioni NON improvvise, che avvengono solo a seguito di una riflessione.
D) Reazioni proporzionali e proporzionate all'evento che le causa.
0968. A 3 anni i bambini sanno lanciare una palla:
A) Dall'alto in basso a breve distanza.
B) Solo in linea retta, a breve distanza.
C) Dal basso in alto a breve distanza.
D) Solo in linea retta, anche a lunga distanza.
0969. Un bambino piccolo mette in bocca tutto ciò che afferra:
A) Perché è il primo modo per conoscere gli oggetti.
B) Perché vuole lenire il fastidio della prima dentizione.
C) Perché ha spesso fame.
D) Perché è la zona del suo corpo che raggiunge più facilmente.
0970. La corteccia cerebrale del bambino forma gradualmente connessioni con parti del corpo più lontane. Questa
maturazione raggiunge le aree che controllano i muscoli del tronco e delle gambe:
A) Nell'arco di 6/12 mesi dalla nascita.
B) Nell'arco di 12/15 mesi dalla nascita.
C) Nell'arco di 15/18 mesi dalla nascita.
D) Nell'arco di 3/6 mesi dalla nascita.
0971. Un adulto che, tenendolo in braccio, NON sostenga correttamente il capo di un bambino di pochi mesi, può attivare una reazione di soprassalto accompagnata da improvvisa apertura delle braccia, ovvero:
A) Il cosiddetto riflesso di Moro.
B) Il cosiddetto riflesso di Morris.
C) Il cosiddetto riflesso di Monrow.
D) Il cosiddetto riflesso di Morin.
0972. Tra i sei e i nove mesi, la testa del bambino:
A) Cresce in modo relativamente veloce rispetto al resto del corpo.
B) Cresce in modo proporzionale al resto del corpo.
C) Cresce in modo inversamente proporzionale al resto del corpo.
D) Cresce proporzionalmente allo sviluppo del busto.
0973. L'indice e il pollice di un bambino arrivano ad agire contemporaneamente per stringere la presa:
A) Intorno ai 9 mesi.
B) Intorno ai 12 mesi.
C) Intorno ai 15 mesi.
D) Intorno ai 6 mesi.
0974. I bambini in età prescolare hanno difficoltà a focalizzare lo sguardo su oggetti piccoli e quindi:
A) La loro coordinazione mano-occhio può essere imperfetta.
B) La loro coordinazione piedi-mani può essere imperfetta.
C) La loro coordinazione motoria può essere imperfetta.
D) La loro coordinazione prensile può essere imperfetta.
0975. Se il bambino scarica sui giocattoli ansie, tensioni, paure riferite a persone o cose del suo ambiente, il suo gioco:
A) Assume un aspetto catartico.
B) Assume una funzione educativa.
C) Costituisce un'esperienza socializzante.
D) Costituisce un'emozione gratificante.
0976. Intorno ai 12 mesi generalmente un bambino, quando mangia:
A) È in grado di usare il cucchiaio.
B) NON sa usare alcuna posata.
C) Si fa imboccare.
D) Utilizza le mani.
0977. Camminare all'indietro è un'abilità che un bambino acquisisce generalmente:
A) Tra i 12 e i 18 mesi.
B) Tra i 18 e i 24 mesi.
C) Dopo i 24 mesi.
D) Dopo i 18 mesi.
0978. Cullarsi da solo è un'attività che un bambino può imparare:
A) Tra 6 e 9 mesi.
B) Entro i 6 mesi.
C) Dopo i 12 mesi.
D) Tra 9 e 12 mesi.
0979. Da 3 a 6 mesi il bambino:
A) Tenta di afferrare e afferra gli oggetti.
B) NON tenta di afferrare gli oggetti.
C) Osserva intensamente ciò che vorrebbe afferrare.
D) Ignora ciò che comprende di NON riuscire ad afferrare.
0980. Da 3 a 6 mesi il bambino mette in bocca tutto ciò che afferra e:
A) Lo succhia o lo mastica.
B) Lo succhia ma NON può masticarlo.
C) Lo sputa se NON ne gradisce il sapore.
D) Tenta di ingoiarlo se ne gradisce il sapore.
0981. A partire dai 24 mesi di vita, un bambino, se per esempio sposta una sedia per salirci e raggiungere un oggetto, mostra di essere nella fase in cui:
A) Ogni atto pensato corrisponde a un'azione sul piano fisico.
B) Ogni atto pensato corrisponde a un bisogno sul piano fisico.
C) Ogni azione compiuta corrisponde a un desiderio.
D) Ogni azione è finalizzata ad uno scopo preciso.
0982. Si chiama "coordinazione segmentaria" quella che, in un bambino:
A) Coinvolge uno o più segmenti corporei.
B) Implica il funzionamento di più apparati corporei.
C) Richiede la segmentazione dei movimenti per fasi.
D) Organizza le reazioni motorie in base alle esperienze.
0983. Tra i 12 e i 18 mesi un bambino cerca un oggetto che è stato spostato:
A) Solo se lo spostamento avviene durante la presenza del bambino.
B) Solo se il bambino vuole impadronirsene.
C) Solo se l'oggetto NON viene riposizionato entro pochi secondi.
D) Solo se egli è in grado di raggiungerlo.
0984. Il cosiddetto "gattonamento":
A) É una tappa che alcuni bambini saltano, iniziando direttamente a camminare.
B) É un'attività che precede quella di strisciare con la pancia a terra.
C) É una tappa obbligatoria nei bambini tra 6 e 9 mesi.
D) É una tappa obbligatoria nei bambini tra 9 e 12 mesi.
0985. Secondo lo psicologo Robbie Case, il bambino è dotato dalla nascita di alcuni desideri e di conoscenze procedurali per soddisfarli. Egli chiama queste ultime:
A) Strutture di controllo esecutivo.
B) Processi regolatori.
C) Strutture multiple attivate.
D) Istituzioni consolidate.
0986. Nell'ambito dello sviluppo motorio del bambino, con il termine "grasping" s'intende:
A) La capacità di afferrare un oggetto.
B) La capacità di raggiungere un oggetto.
C) Il ruotare la testa alla ricerca del capezzolo.
D) Il riflesso derivato da uno stimolo intenso.
0987. Verso i 3 mesi il bambino, quando è sdraiato:
A) É in grado di alzare la testa ma NON di mantenerla sollevata.
B) É in grado di mantenere la testa sollevata.
C) NON è in grado di alzare la testa.
D) NON è in grado di ruotare la testa.
0988. All'età di 2-3 anni i bambini comprendono la natura di percezioni e desideri, che usano come base:
A) Per prevedere un comportamento.
B) Per influenzare un comportamento.
C) Per migliorare un comportamento.
D) Per controllare un comportamento.
0989. Un bambino di 2 anni è in grado di imparare una parola nuova ogni due ore:
A) Ma capisce più parole di quelle che pronuncia.
B) Ma pronuncia solo le parole che capisce.
C) E riesce a pronunciare tutte le parole che ha udito.
D) E capisce tutte le parole che ha udito.
0990. Dal quarto mese di vita di un bambino, grazie allo sviluppo del tono muscolare, si sviluppano, in rapporto ad un contatto doloroso:
A) Reazioni motorie di tipo difensivo.
B) Manifestazioni d'iperattività.
C) Reazioni motorie di tipo aggressivo.
D) Episodi di scoordinazione.
0991. Verso i 18 mesi generalmente un bambino è in grado di:
A) Correre e camminare all'indietro.
B) Calciare e gettare la palla.
C) Andare sul triciclo.
D) Saltare e fare piroette.
0992. Nel primo anno di vita, poiché il cervello aumenta il suo volume di 1/3, la competenza psicomotoria:
A) Si sviluppa notevolmente abbandonando i meccanismi riflessi.
B) Si sviluppa aumentando i meccanismi riflessi.
C) Si sviluppa notevolmente senza abbandonare i meccanismi riflessi.
D) Diminuisce temporaneamente a causa del graduale abbandono dei meccanismi riflessi.
0993. Per "acatisia" in un bambino s'intende:
A) Una condizione costante d'irrequietezza motoria.
B) Una condizione estemporanea d'irrequietezza motoria.
C) Una difficoltà di verbalizzazione che si manifesta con il silenzio.
D) Una particolare precocità nello sviluppo motorio.
0994. L'accrescimento dell'organismo fisico del bambino si verifica:
A) Con misurazioni successive delle singole caratteristiche somatiche.
B) Con misurazioni successive delle singole caratteristiche caratterologiche.
C) Con la verifica dei periodi di stasi rispetto a quelli di accelerazione.
D) Secondo le regole e le fasi della biotipologia umana.
0995. Tra i 9 e i 12 mesi maturano nel bambino diverse abilità. Uno dei comportamenti più spesso collegati a questa fase è il "pointing", cioè:
A) L'indicare col dito oggetti o persone.
B) Acquisire l'uso dei pronomi personali.
C) Guardare verso la madre per avere la sua approvazione.
D) Ricercare un oggetto scomparso dal campo visivo.
0996. La comunicazione intenzionale, che si sviluppa intorno all'anno di vita, evolve attraverso tre tappe; nella prima il bambino:
A) Usa l'adulto come strumento per ottenere un certo scopo.
B) Usa l'adulto come agente autonomo capace di fargli raggiungere lo scopo desiderato.
C) Usa un oggetto come mezzo per ottenere l'attenzione o l'interesse dell'adulto.
D) Adotta un certo comportamento per ottenere l'attenzione dell'adulto.
0997. Tra i 9 e 12 mesi i bambini:
A) Apprezzano il cibo tagliato in piccoli pezzi e bere dalla tazza.
B) Apprezzano il cibo triturato e succhiare con la cannuccia.
C) Sono in grado di sminuzzare da soli il cibo.
D) Sono in grado di bere solo col biberon.
0998. La maturazione della corteccia cerebrale ha inizio alla nascita e, nell'arco di 6/12, mesi raggiunge le aree che controllano:
A) I muscoli del tronco e delle gambe.
B) I muscoli del tronco e delle braccia.
C) I muscoli del collo e delle spalle.
D) I muscoli del collo e del tronco.
0999. É importante che l'educatrice curi il tono della voce e la mimica espressiva che supporta le parole....
A) Perché il bambino reagisce alle intonazioni prima che alle parole.
B) Perché non è ammissibile un tono impersonale.
C) Per facilitare la comprensione della parole.
D) Perché l'educatrice diviene più gradevole al bambino.
1000. Il Nido promuove opportunità di scambi sociali ed esperienze significative tra genitori ed educatori in un'ottica di:
A) Corresponsabilità.
B) Delega.
C) Divisione di compiti.
D) Scambi di ruoli.
1001. I punti di arrivo di un percorso educativo sono:
A) L'autonomia, la competenza, lo sviluppo di tutte le potenziali capacità del bambino.
B) La verifica degli apprendimenti e delle abilità acquisiti, ed una organizzazione efficiente.
C) Il raggiungimento degli obbiettivi cognitivi.
D) La verifica delle pratiche educative.
1002. Qual è uno dei bisogni primari che l'educatore deve soddisfare nel bambino?
A) Il bisogno di affidamento.
B) Il bisogno di parlare con gli altri.
C) Il bisogno di giocare.
D) Il bisogno di socializzare.
1003. Ascolto empatico in un educatore del nido vuol dire:
A) Riuscire a mettersi in sintonia con il sentire emozionale di ognuno.
B) Capire le necessità del bambino prima ancora che le manifesti.
C) Ascoltare insieme delle fiabe per favorire lo sviluppo dell'immaginazione.
D) Mettersi al posto del bambino, sostituirsi a lui.
1004. Che cosa si intende per "educare alla differenza"?
A) Aiutare i bambini a mettersi nei panni degli altri.
B) Aiutare i bambini a scoprire e cogliere le differenze tra oggetti diversi.
C) Stimolare la capacità ad osservare rilevando uguaglianze e differenze.
D) Aiutare il bambino a distinguere tra realtà e mondo fantastico.
1005. Per favorire lo sviluppo della socializzazione tra i bimbi è utile per l'educatore del nido:
A) Creare situazioni in cui spontaneamente nasca una collaborazione tra loro.
B) Farli giocare a lungo da soli.
C) Cercare di spiegare il concetto di socializzazione al gruppo di bambini.
D) Creare tanti piccoli sottogruppi di amichetti.
1006. Quali sono i punti di partenza di un percorso educativo?
A) Le esperienze e i bisogni del bambino.
B) Una buona e completa programmazione.
C) L'osservazione del bambino e il rilevamento delle sue caratteristiche.
D) Le difficoltà e le debolezze del bambino.
1007. Il ruolo dell'educatrice di Nido è quello di costruire un contesto adeguato:
A) Ai bisogni dei bambini.
B) All'apprendimento dei bambini.
C) Ad attività strutturate.
D) Ai giochi motori.
1008. Nel primo anno di vita del bambino, il punto di riferimento per il soddisfacimento dei bisogni è:
A) La bocca.
B) Il seno materno.
C) Il biberon.
D) L'oggetto che manipola.
1009. La socializzazione è:
A) Rapporto d'interazione con gli altri.
B) Rapporto di collaborazione con l'altro.
C) Rapporto altruistico.
D) Rapporto di conoscenza con l'altro.
1010. Se il bambino piccolo possiede un oggetto cui tiene particolarmente, da cui di rado si separa:
A) Il genitore o l'educatore devono rispettare questo particolare attaccamento all'oggetto.
B) Il bambino sta presentando una condotta che può essere segno di disagio psicologico.
C) Se si sottrae l'oggetto al bambino, non avrà alcuna reazione.
D) Se si sottrae l'oggetto al bambino, piangerà ma si consolerà immediatamente.
1011. Per lo sviluppo emotivo e mentale del bambino, quali caratteristiche deve presentare il rapporto bambino-adulto?
A) Stabilità, costanza, coerenza.
B) Decisione, fermezza, rigidità.
C) Spontaneità, occasionalità, casualità.
D) Occasionalità, distacco, indipendenza.
1012. Il processo di acquisizione della conoscenza è visto come:
A) Il frutto di una costruzione condivisa tra adulto e bambino.
B) Una trasmissione del sapere dagli adulti ai bambini.
C) Una costruzione condivisa tra educatori e genitori.
D) Un processo di crescita del bambino.
1013. É importante che l'educatore favorisca lo sviluppo motorio del bimbo già nei primi anni del nido:
A) Perché riuscire a muoversi nello spazio costituisce fonte di sicurezza nel bambino.
B) Perché il bambino non deve essere dipendente dall'adulto.
C) Perché l'educatore ha lo scopo di far giocare i bambini da soli al più presto possibile.
D) Perché in questo modo anche a casa il piccolo starà in autonomia.
1014. L'educatore nel nido ha competenze relative:
A) All'educazione, alla cura dei bambini e alle relazione con le famiglie.
B) All'istruzione, all'educazione e alla cura dei bambini.
C) All'assistenza, all'educazione e all'istruzione dei bambini.
D) Alla prevenzione del disagio e alla custodia dei bambini.
1015. Il bambino al nido procede verso un processo di individuazione:
A) Allontanandosi e riavvicinandosi fisicamente all'educatrice.
B) Rivolgendosi all'educatrice.
C) Toccando tanti oggetti uno dopo l'altro.
D) Prendendo degli oggetti e chiedendo "cos'è".
1016. La ricerca attiva di stimoli è già presente nei primi mesi di vita del bimbo?
A) Sì, per questo è importante osservare il bambino.
B) No, compare solamente dopo.
C) Dipende dal bambino.
D) Dipende da come l'educatore del nido è in grado di stimolare il bimbo.
1017. La creazione di un clima affettivamente significativo è così rilevante soprattutto nei bimbi del nido:
A) Perché costituisce per loro il primo feed back con l'esterno.
B) Perché l'educatore deve supplire le carenze delle cure materne.
C) Perché il bambino ancora non capisce le parole.
D) Perché così il bambino non mostra segni di irrequitezza.
1018. Quale può essere considerata una buona modalità per instaurare una relazione?
A) Offrire la propria presenza in modo non intrusivo, rispettando i tempi e le modalità relazionali del bambino.
B) Provare a coinvolgere a tutti i costi il bambino in un gioco, anche se mostra un atteggiamento di chiusura.
C) Distogliere la propria attenzione dal bambino e aspettare che sia lui a fare il primo passo.
D) Cercare di invitare il bambino a dipingere, sottolineando la partecipazione all'attività degli altri bambini.
1019. L'attività al Nido è finalizzata a garantire:
A) Il benessere psicofisico e lo sviluppo delle potenzialità affettive e sociali del bambino.
B) La salute fisica e lo sviluppo delle capacità intuitive del bambino.
C) Il benessere psicofisico e lo sviluppo delle potenzialità motorie del bambino.
D) La salute fisica e la competenza comunicativa del bambino.
1020. L'educatore di fronte alla violazione delle regole da parte del bambino deve:
A) Dare al bambino la sensazione di essere accettato e NON considerato diverso dagli altri.
B) Immediatamente e sistematicamente allontanare il bambino dal gruppo.
C) Punire severamente ogni violazione delle regole per non perdere credibilità.
D) Essere indifferente e continuare nella prosecuzione dell'attività.
1021. Il bambino nei primissimi mesi di vita comunica con:
A) Il pianto e le diverse forme di comunicazione non verbale.
B) Le grida che fa quando vuole la pappa.
C) I movimenti del corpo.
D) Il movimento delle braccia.
1022. Di fronte al bambino che chiede col gesto l'educatore:
A) Dovrà rispondere a parole.
B) Dovrà rispondere allo stesso modo.
C) Dovrà stimolarlo a parlare.
D) Dovrà far finta di niente.
1023. Davanti alle prime forme di emissione di suoni da parte del bambino l'educatore deve:
A) Rispondere, assecondare e rinforzare il bambino.
B) Ascoltare e NON dare risposte.
C) Sostituire il balbettio con parole di senso compiuto.
D) Strutturare frasi significative.
1024. Per arricchire il lessico del bambino l'educatore deve:
A) Presentare una parola in contesti diversi.
B) Elencare parole NON note.
C) Ripetere più volte una nuova parola.
D) Sollecitare il bambino a ripetere parole nuove.
1025. Gli educatori degli asili nido nella comunicazione con i bambini devono:
A) Accettare le diverse modalità di relazionarsi, attraverso il linguaggio, il disegno e gli agiti.
B) Pretendere l'espressione del pensiero dei bambini attraverso il linguaggio.
C) Richiedere l'espressione dei loro pensieri attraverso frasi e NON accontentarsi delle parole.
D) Accettare richieste solo se formulate in maniera chiara e intenzionale.
1026. Nel rapporto con i genitori l'educatore dovrà:
A) Renderli compartecipi della vita del nido, rendendo visibile il progetto educativo pensato per i loro figli.
B) Cercare di rassicurarli sulla qualità delle attività proposte al nido.
C) Metterli a conoscenza dei problemi che riguardano i loro figli.
D) Cercare di rassicurarli sulla qualità del tempo che il bambino trascorre al nido.
1027. L'educatore dovrebbe mantenere viva l'abitudine di:
A) Aggiornarsi continuamente per poter riflettere sulle proprie pratiche educative.
B) Visionare molti prodotti rivolti ai bambini per conoscere meglio il mondo dell'infanzia.
C) Cercare modelli di attività educative su riviste e manuali per trasferirli all'interno della sua progettazione.
D) Dialogare con le famiglie allo scopo di informarle sulle attività scelte a priori dal gruppo di lavoro.
1028. Relativamente all'educazione, Braido definisce i processi di apprendimento culturale, la capacità di riflessione critica e l'arte del pensare teorico e tecnico:
A) Metodologia didattica.
B) Metodologia pedagogica.
C) Momento istruttivo.
D) Momento educativo.
1029. Nell'ambito dell'esperienza didattica la capacità dell'educatore di prestare attenzione ai "segni" e alle narrazioni del bambino è definita:
A) Empatia.
B) Reciprocità.
C) Tolleranza.
D) Riformulazione.
1030. L'asilo nido, come le altre istituzioni educative, ha il compito di:
A) Contribuire allo sviluppo armonico e integrale di ogni bambino.
B) Contribuire al processo di crescita sociale del bambino e della sua famiglia.
C) Trasmettere ai bambini modelli di comportamento adeguato in base alle richieste degli adulti.
D) Trasmettere ai bambini il maggior numero di saperi possibili.
1031. La conoscenza dell'ambiente di provenienza consente all'educatore di:
A) Inserire al nido le esperienze in relazione ai bisogni dei bambini.
B) Inserire al nido le metodologie adottate dai genitori.
C) Inserire al nido i giochi prevalenti nel contesto di vita dei bambini.
D) Inserire al nido le strutture linguistiche familiari dei bambini.
1032. Come deve porsi l'educatore davanti a termini "inventati" dal bambino?
A) Accettarli e mostrare interesse.
B) Ascoltare e NON intervenire.
C) Attendere che dimentichi i termini.
D) Correggerli e proporre il termine giusto.
1033. Il ruolo dell'educatore è anche quello di:
A) Trasmettere ai bambini un senso di sicurezza soprattutto nel momento dell'inserimento.
B) Trasmettere ai bambini il significato dell'amicizia.
C) Trasmettere ai bambini il rispetto degli orari e dei tempi.
D) Trasmettere ai bambini l'importanza della famiglia.
1034. Conoscere i ritmi e i tempi di crescita dei bambini è un'abilità:
A) Fondamentale per la realizzazione di un progetto educativo.
B) Fondamentale per la riuscita di una buona relazione con le altre agenzie educative.
C) Che devono avere soltanto i genitori.
D) Che NON è facile acquisire per gli educatori.
1035. All'educatore di nido:
A) Sono richieste competenze culturali, psicopedagogiche, didattiche e disponibilità alla relazione educativa.
B) É richiesta la capacità di interagire con gli insegnanti ed i bambini.
C) É richiesta la disponibilità a svolgere un compito impegnativo.
D) É richiesto un interesse particolare alle problematiche sociali.
1036. Competenza fondamentale per ogni educatore è:
A) Saper gestire la complessità del rapporto educativo.
B) Saper raccontare molto bene le favole.
C) Saper calmare i litigi tra i bambini.
D) Saper controllare la propria pazienza.
1037. Di fronte all'ostinazione dei bambini l'educatore risponde:
A) Con calma e fermezza, spiegando i motivi delle richieste o dei divieti.
B) Con autorità per far comprendere il valore del rispetto.
C) Con permissivismo, senza interferire con la spontaneità del bambino.
D) Con comprensione cedendo alle esigenze del bambino per NON creare futuri problemi nella frequentazione dell'asilo.
1038. Tra le competenze dell'educatore di asilo nido rientra la capacità di:
A) Riconoscere e rendere il bambino protagonista della propria esperienza e costruttore delle proprie conoscenze.
B) Trasmettere al bambino molti saperi fornendogli molte informazioni.
C) Trasmettere ai bambini le regole di comportamento per consentire una più matura competenza relazionale.
D) Promuovere le competenze sociali dei bambini attraverso giochi di gruppo strutturati.
1039. La qualità della vita del bambino è correlata:
A) A quella della comunità in generale e degli adulti di riferimento in particolare.
B) Al nido ed al rapporto con gli insegnamenti.
C) A quella della famiglia ed al legame con i genitori.
D) A quella dei coetanei ed al rapporto con loro.
1040. Gli educatori nei confronti della curiosità infantile devono:
A) Dare spiegazioni chiare ed adeguate riconoscendo e promuovendo gli interessi del bambino.
B) Dare spiegazioni con modalità linguistiche di livello superiore rispetto a quello raggiunto dal bambino.
C) Dare spiegazioni solo se i bambini insistono nel chiederle.
D) Evitare di dare spiegazioni spostando l'attenzione su interessi più utili dal punto di vista formativo.
1041. Per scoprire il significato delle espressioni olofrasiche l'educatore deve:
A) Far riferimento al contesto.
B) Chiedere al bambino di ripetere.
C) Chiedere il supporto dei coetanei.
D) Far riferimento al linguaggio adulto.
1042. Se un bambino mostra un disegno ad un adulto questi dovrebbe:
A) Chiedergli cosa rappresenta e che significato ha per lui dandogli spazio per esprimersi.
B) Fare i complimenti al bambino per le sue capacità.
C) Dargli consigli per migliorare le sue competenze.
D) Dirgli di portarlo a casa per regalarlo ai suoi genitori.
1043. Un buon educatore deve avere:
A) La capacità di adattarsi ai ritmi e alle potenzialità di ogni bambino.
B) La capacità di esercitare un buon controllo nella scansione dei tempi.
C) L'abilità di inventare giochi in ogni situazione.
D) La capacità di NON arrabbiarsi mai.
1044. L'educatore si deve preoccupare di gestire i rapporti:
A) Con gli altri colleghi, con i bambini e le loro famiglie.
B) Con i bambini perché sono i soggetti delle pratiche educative.
C) Con tutte le famiglie perché è fondamentale condividere l'esperienza educativa.
D) Con i colleghi, al fine di poter svolgere in armonia il proprio lavoro.
1045. L'educatore deve promuovere il raggiungimento di obiettivi personali e sociali da parte del bambino. Quest'abilità è definita:
A) Empowerment.
B) Progettualità partecipata.
C) Sapere scolastico.
D) Visione del sè.
1046. Fondamentale punto di partenza per il lavoro dell'educatore è:
A) Il rispetto e la conoscenza della storia e della cultura di ciascun bambino.
B) L'acquisizione di abilità di gestione del singolo e dei gruppi di bambini.
C) Imparare a prendersi cura dei bambini.
D) La conoscenza di molte attività ludiche.
1047. Il processo educativo:
A) Coinvolge l'intera personalità del bambino e lo aiuta ad esprimere se stesso.
B) Considera prioritari gli aspetti della personalità del bambino legati alla capacità di espressione e comunicazione.
C) Aiuta il bambino a comunicare con gli altri attraverso percorsi di socializzazione guidata.
D) Permette al bambino di avere un rapporto sereno con i coetanei e quindi di limitare i conflitti.
1048. Al fine di poter accogliere ogni bambino è importante:
A) Mettere in atto un ascolto empatico.
B) Sapersi adattare ad ogni situazione.
C) Saper cogliere le principali differenze tra i bambini.
D) Sapersi confrontare con le rispettive famiglie.
1049. Ai bambini che indicano ogni cosa con "questo" o "quello" l'educatore:
A) Risponde nominando la cosa indicata.
B) Risponde in maniera generica.
C) Somministra rinforzi positivi.
D) NON risponde per indurli ad essere precisi.
1050. Nei bambini dagli zero ai tre anni la sicurezza di sé è condizionata:
A) Da una relazione emotiva-affettiva connotata positivamente.
B) Dall'apprendimento di nuove capacità cognitive.
C) Dalla comprensione dei propri limiti attraverso giochi di gruppo.
D) Dalle condizioni post natali del bambino in una relazione di causa-effetto.
1051. Educatori e genitori dovrebbero condividere un'idea di infanzia che considera il bambino:
A) Un soggetto attivo nelle relazioni e all' interno degli ambienti di appartenenza.
B) Un recettore attivo degli stimoli esterni e che va sollecitato indipendentemente dal suo stile cognitivo.
C) Un soggetto che va guidato nel rapporto con gli altri perché NON predisposto a costruire relazioni.
D) Come un soggetto portatore di esperienze che vanno modificate attraverso l'esperienza educativa.
1052. Tra le capacità che deve mettere in atto un'educatore, ha un'importanza fondamentale:
A) La disponibilità alla comunicazione e all'ascolto.
B) La capacità progettuale e programmatoria.
C) L'abilità nella gestione di un gruppo di bambini.
D) La capacità di prendersi cura anche dei più piccoli.
1053. La valorizzazione dei neologismi consente all'educatore:
A) Di stimolare gli usi linguistici divergenti.
B) Di favorire l'arricchimento del lessico.
C) Di favorire l'espansione della frase.
D) Di favorire la fluidità espositiva.
1054. Una costante regolazione delle modalità e delle strategie di comunicazione da parte dell'educatore:
A) É utile per mantenere un livello di interazione significativa ed educativamente efficace.
B) Può servire per capire se i bambini sono interessati all'attività e per proporne delle nuove.
C) Favorisce l'interazione del bambino con i suoi coetanei.
D) NON rende significativa l'interazione in quanto i bambini possiedono competenze sociali.
1055. Secondo Bruner, le interazioni sociali che il bambino costruisce con il mondo esterno rappresentano le basi del suo sviluppo mentale, purché gli adulti:
A) Siano in grado di svolgere una funzione di sostegno.
B) Lascino il bambino totalmente autonomo.
C) Creino esclusivamente le occasioni di apprendimento.
D) Abbiano un ruolo di osservatori attenti.
1056. La tecnica del "rispecchiamento verbale" (o "intervento a riflesso") usata dall'educatore nel dialogo con il bambino:
A) Manifesta l'attenzione dell'educatore verso il bambino.
B) É finalizzata all'espressione di una valutazione positiva o negativa sull'interazione con il bambino.
C) É l'unico modo per dialogare con il bambino.
D) Indica attraverso una "scala di valori" il livello di interazione educatore-bambino.
1057. Le strategie educative dell'educatore rientrano nella cosiddetta:
A) Cornice educativa.
B) Qualità educativa.
C) Base educativa.
D) Ambientazione educativa.
1058. L'attaccamento del bambino all'educatore è favorito da un atteggiamento:
A) Emotivo - empatico - fisico.
B) Sociale di ascolto - fisico.
C) Emotivo - sociale - psichico.
D) Permissivo - fisico - empatico.
1059. L'atteggiamento d'ascolto dell'educatore, come sottolineato da Patter, presuppone:
A) Decentramento.
B) Reciprocità.
C) Cooperazione.
D) Accentramento.
1060. Spitz considera di fondamentale importanza i rapporti del bambino con persone o cose che appartengono al mondo esterno e definisce questa relazione:
A) Relazione oggettuale.
B) Relazione simbiotica.
C) Relazione paritetica.
D) Relazione cooperativa.
1061. Il termine "considerazione positiva", indica la disponibilità/capacità dell'educatore:
A) Ad accettare ogni bambino per ciò che è come persona.
B) Di valutare sempre positivamente il bambino.
C) Di accogliere il bambino in virtù delle sue potenzialità.
D) Di correggere e superare i limiti del bambino.
1062. Recenti studi (Tani-Vaccaro) evidenziano che i bambini dimostrano un andamento evolutivo più lento quando l'educatore assume un atteggiamento:
A) Di chiusura psicologica.
B) Direttivo.
C) Risoluto.
D) Di controllo.
1063. Il clima emotivo-relazionale e le situazioni volte a stimolare lo sviluppo socio-cognitivo del bambino dipendono:
A) Da un sistema complesso di fattori (ambientali, sociali, individuali..).
B) Solamente dal bambino stesso.
C) Esclusivamente dalle dinamiche interazionali.
D) In primo luogo dalle caratteristiche ambientali (spazi e arredi).
1064. La capacità dell'educatore di "entrare" discretamente "nell'altro" indica un atteggiamento:
A) Empatico.
B) Solidale.
C) Altruistico.
D) Di accoglienza.
1065. Nel Baby-Talk l'educatore, per catturare l'attenzione e facilitare l'interazione con il bambino,:
A) Usa un linguaggio sintatticamente semplificato.
B) NON si rivolge mai direttamente al bambino ma all'intero gruppo.
C) Si serve del solo linguaggio NON verbale.
D) Usa un timbro di voce molto basso.
1066. Il termine "dominanza emozionale" indica:
A) L'insieme dei sentimenti che più agiscono sulla condotta degli educatori.
B) Un clima relazionale positivo.
C) Una grande disponibilità emotiva dell'educatore.
D) La volontà dell'educatore di controllare le proprie emozioni.
1067. La relazione educativa è una relazione:
A) Asimmetrica.
B) Unidirezionale.
C) Statica.
D) Simmetrica.
1068. Il care giver:
A) É la figura che si prende cura del bambino.
B) Può essere esclusivamente la madre.
C) Indica chi riceve le cure.
D) É specificatamente l'educatore.
1069. Il ruolo della comunità del nido come "mediatore educativo" indica:
A) Che il nido collabora con la famiglia condividendo compiti educativi ed attenzioni.
B) La prospettiva multiculturale in cui il nido è inserito.
C) Il ruolo del nido come sostituto della famiglia in particolari situazioni.
D) La disponibilità del nido a mediare le situazioni di disagio in cui può trovarsi la famiglia.
1070. Può essere considerato un aspetto indispensabile nella professionalità educativa:
A) La presenza di competenze affettive e relazionali.
B) La concretezza.
C) La riflessività.
D) L'orientamento al risultato.
1071. L'incoraggiamento dell'educatore verso il bambino indica:
A) Una cooperazione tra educatore e bambino che mira a generare nei bambini uno stato d'animo positivo.
B) La volontà dell'educatore di far superare al bambino tutti i suoi limiti.
C) Un'azione NON intenzionale realizzata per favorire l'autostima del bambino.
D) Il desiderio dell'educatore di produrre cambiamenti nel bambino.
1072. Gli studi sullo sviluppo emotivo del bambino hanno dimostrato che l'angoscia da separazione, con la conseguente reazione di apprensione e pianto, è caratteristica dei:
A) 7-8 mesi di età.
B) 2-3 mesi di età.
C) 24 mesi di età.
D) 18 mesi di età.
1073. L'accoglienza è un percorso:
A) Di attenzione - di ascolto - di empatia.
B) Fisico - attentivo - sociale.
C) Di animazione - di incontro - di relazione.
D) Di animazione - ludico - sociale.
1074. La funzione materna, definita da Winnicott con il concetto di “madre sufficientemente buona”, consente al bambino di:
A) Formare una coscienza di sè e del mondo.
B) Sviluppare le attitudini.
C) Accrescere lo sviluppo cognitivo.
D) Sviluppare competenze relazionali.
1075. La prima reazione sociale che il bambino instaura con l'adulto è:
A) Il sorriso.
B) La paura della separazione.
C) L'attaccamento.
D) Il gasping.
1076. L'educatore nell'organizzazione delle azioni/attività dovrà tenere conto per prima cosa:
A) Dei ritmi del bambino.
B) Della precisa scansione delle attività di routines.
C) Dei bisogni affettivo-relazionali.
D) Delle sue predisposizioni.
1077. Il "luogo" per eccellenza dell'educare è:
A) La relazione educativa.
B) La pratica didattica.
C) La didattica.
D) La progettazione/programmazione.
1078. Il rapporto che si viene a stabilire tra bambino ed educatore:
A) Determina il buon esito delle attività educative.
B) Una volta definito, NON può più essere modificato.
C) Rientra nella socializzazione primaria.
D) Determina una relazione educativa simmetrica.
1079. Il bambino dispone di caratteristiche che lo predispongono alla costruzione di rapporti con gli altri:
A) Già nelle primissime settimane con il pianto ed il sorriso endogeno.
B) Quando inizia a pronunciare le prime parole.
C) In seguito alla conquista "della permanenza dell'oggetto".
D) Dopo il sesto mese, quando reagisce in modo differente a persone diverse.
1080. L'insieme dei rapporti sociali che si stabiliscono tra l'educatore e i bambini costituisce la:
A) Relazione educativa.
B) Relazione d'aiuto.
C) Relazione associativa.
D) Relazione formativa.
1081. La relazione tra l'educatore ed il bambino deve essere di tipo:
A) Autorevole.
B) Autoritario.
C) Permissivo.
D) Assertivo.
1082. La vita emotiva ed il comportamento dei bambini nei primi sei mesi di vita sono regolati:
A) Dal principio del piacere immediato.
B) Dal principio di fiducia.
C) Dal principio di dipendenza.
D) Dal principio del piacere assoluto.
1083. L'interazione tra bambino e adulto è inizialmente:
A) Realizzata attraverso il contatto con il corpo (dialogo tonico).
B) Resa possibile dallo sviluppo delle relazioni oggettuali.
C) Realizzata solo attraverso la mediazione del care-giver.
D) Resa possibile dalla comunicazione verbale.
1084. Il Baby-Talk indica:
A) Il linguaggio adottato dagli adulti quando si rivolgono ai bambini piccoli per facilitare loro l'acquisizione del linguaggio.
B) Esclusivamente il linguaggio utilizzato dalle madri con i propri figli durante il momento del pasto.
C) Il linguaggio che i bambini usano tra pari durante lo svolgimento di una attività.
D) La prima forma di linguaggio acquisita dal bambino.
1085. Al nido la professionalità dell'educatore dovrà caratterizzarsi per la capacità di attivare relazioni:
A) Gratificanti e incoraggianti.
B) Numerose.
C) Significative e complesse.
D) Plurime.
1086. Rispettare l'individualità del bambino significa:
A) Considerare il bambino tenendo conto delle sue specificità e dei suoi bisogni.
B) Prevedere momenti individuali in cui relazionarsi con il bambino.
C) Favorire lo sviluppo del bambino limitando le dinamiche di gruppo.
D) Creare un progetto educativo incentrato sugli interessi di ogni singolo bambino.
1087. Chi ha studiato l'importanza della presenza di caratteristiche di disponibilità psico-emotiva nell'educatore?
A) Rogers.
B) Bruner.
C) Chomsky.
D) Piaget.
1088. Per sviluppo sociale del bambino si intende:
A) Il processo di socializzazione e individuazione.
B) Fondamentalmente la separazione dall'oggetto d'attaccamento.
C) L'acquisizione delle competenze legate al proprio ambiente di riferimento.
D) Lo sviluppo del sè.
1089. L'accoglienza nel nido consente al bambino di:
A) Superare le difficoltà e le paure del distacco.
B) Accettare serenamente le nuove esperienze.
C) Scoprire l'incontro con altri bambini. (mi sembra che così diventi una risposta esattA).
D) Giocare con il gruppo.
1090. Il modo migliore in cui il personale del nido può operare si realizza:
A) In èquipe.
B) Secondo il metodo della reciprocità.
C) In maniera individuale.
D) Secondo il metodo dell'alternanza.
1091. L'educazione differenziale:
A) É volta a percepire e rilevare le diversità di ognuno.
B) Viene usata solo con bambini in situazione di disagio.
C) Indica interventi differenti in funzione soltanto dell'età.
D) Si basa su rigide scale di valutazione.
1092. Un migliore sviluppo si verifica in un ambiente in cui i bambini hanno la possibilità di soddisfare:
A) I loro bisogni emotivi.
B) Le loro aspettative.
C) I loro bisogni fisiologici primari.
D) Le loro pulsioni.
1093. Secondo gli studi di Guilbert, l'educatore ideale di un asilo nido dovrebbe:
A) Possedere il maggior numero di attitudini innate o acquisite e una buona disposizione interiore.
B) Possedere il maggior numero di abilità manuali e creative per promuovere la formazione artistica del bambino.
C) Possedere un'indole prevalentemente severa per educare i bambini al rispetto delle regole.
D) Possedere un'indole prevalentemente permissiva per promuovere la libertà e l'indipendenza dei bambini.
1094. La socializzazione del bambino all'interno del nido rientra nella socializzazione:
A) Secondaria.
B) Di base.
C) Primaria.
D) Extradomestica.
1095. L'educatore, di fronte ad un atto aggressivo del bambino, è bene che:
A) Si comporti con tolleranza.
B) Punisca il bambino.
C) Rimproveri il bambino.
D) Allontani il bambino.
1096. É opportuno che gli educatori considerino ogni bambino:
A) Come soggetto che si forma in un tessuto di relazioni in un determinato territorio.
B) Come soggetto che si forma principalmente nell'ambito del nido.
C) Come soggetto che viene plasmato dal contesto sociale in cui vive.
D) Come soggetto che si deve formare all'interno di una relazione adulto-bambino.
1097. Una gestione sociale dell'asilo nido ha l'obiettivo di:
A) Valorizzare la partecipazione dei genitori negli aspetti organizzativi ed educativi.
B) Favorire la gestione amministrativa del nido da parte di un genitore.
C) Permettere ai genitori di partecipare alle attività educative del nido.
D) Affidare ai genitori la gestione e la programmazione educativa del nido.
1098. Gli educatori quando propongono un'attività didattica devono saper valutare:
A) Il livello globale di sviluppo dei bambini.
B) Il temperamento dei bambini.
C) Il necessario numero di educatori.
D) Il momento dell'anno in cui si svolge l'attività.
1099. Quando si parla di competenza riflessiva dell'educatore si intende la capacità:
A) Di elaborare il sapere professionale in un'ottica comune.
B) Di documentare i percorsi educativi.
C) Di pensare metodologie innovative.
D) Di osservare i bambini.
1100. La formazione permanente permette:
A) Di stimolare la progettazione di percorsi educativi innovativi.
B) Di apprendere le competenze educative necessarie per iniziare a lavorare.
C) Di inibire gli stili educativi errati per proporre quelli corretti.
D) L'acquisizione immediata e definitiva delle competenze necessarie.
1101. La competenza relazionale fondata sulla mediazione risulta essere fondamentale nel lavoro quotidiano dell'educatore perché:
A) Permette di stabilire relazioni di qualità con i bambini, con le famiglie e con il gruppo di lavoro.
B) Permette di mettere in pratica le capacità derivanti dalla teoria.
C) É la competenza derivante dall'applicazione delle buone pratiche educative.
D) Permette di sviluppare la socializzazione e la personalità del bambino.
1102. Nell'agire educativo una scelta autonoma, scoordinata e spontanea del singolo educatore:
A) Può comportare un disequilibrio nello svolgersi delle pratiche educative.
B) Va incoraggiata perché espressione della creatività dell'educatore.
C) É vietata perché NON rientra nel progetto educativo del servizio.
D) É positiva espressione della libertà didattica del singolo individuo.
1103. L'organizzazione della sezione in modo orizzontale prevede un gruppo di bambini:
A) Di età omogenea.
B) Di età eterogenea.
C) Fino a 12 mesi.
D) Dai 18 ai 36 mesi.
1104. L'organizzazione verticale delle sezioni permette di:
A) Valorizzare l'emulazione tra grandi e piccoli.
B) Valorizzare l'omogeneità di competenza dei bambini.
C) Dividere il gruppo dei bambini in gruppi d'età omogenea.
D) Avere spazi dedicati ai bambini più grandi.
1105. La metodologia del piccolo gruppo favorisce:
A) L'instaurarsi di relazioni significative.
B) Il controllo dei bambini.
C) Lo svolgimento delle routines.
D) L'amicizia tra adulto e bambino.
1106. La socialità dei bambini è favorita:
A) Da un'adeguata organizzazione dello spazio, dei tempi e delle attività proposte.
B) Dall'insegnamento delle regole dello star bene insieme.
C) Dividendo i bambini secondo il loro temperamento.
D) Lasciando liberi i bambini di scegliere come giocare.
1107. Tra le competenze dell'educatore rientra:
A) La competenza osservativa.
B) La competenza a sostenere i problemi personali del genitore.
C) La competenza a sostituirsi al ruolo materno durante l'attività lavorativa dei genitori.
D) La competenza a somministrare i pasti giornalieri ad orari prefissati.
1108. Le relazioni significative tra il bambino e gli educatori soddisfano:
A) I bisogni del bambino.
B) I dubbi nel bambino.
C) La dinamicità del bambino.
D) Le abitudini del bambino.
1109. L'educatore, oltre ad avere competenze psico-pedagogiche, deve:
A) Conoscere il bambino che ha davanti.
B) Conoscere i colleghi.
C) Conoscere il comitato di gestione.
D) Conoscere la carta dei servizi.
1110. Cosa si intende per "rinforzo"?
A) Un'approvazione per un comportamento corretto e un dissenso per un comportamento scorretto.
B) Il sostegno dato ai bambini portatori di disabilità.
C) Un esercizio, applicato al gioco, per sviluppare il processo di memorizzazione.
D) Una metodologia educativa applicata alle attività in ambito psicomotorio.
1111. Nel nido, tra personale educativo e personale ausiliario:
A) Intercorre un rapporto di collaborazione e condivisione del progetto educativo.
B) NON intercorre alcun rapporto, ognuno ha la sua area di competenza.
C) Intercorre un rapporto di subordinazione del personale ausiliario.
D) Intercorre un rapporto di partecipazione alle attività didattiche.
1112. Con l'affermazione "il nido è anzitutto un luogo di crescita formativa dei grandi per poter essere un luogo pedagogico dei piccoli" si vuole sottolineare l'importanza:
A) Della consapevolezza del proprio fare da parte di chi lavora con i bambini.
B) Di una formazione specialistica degli operatori del nido.
C) Della formazione permanente per gli operatori del nido.
D) Della pedagogia dell'infanzia come base della formazione degli educatori.
1113. Il coordinatore pedagogico coordina l'equipe educativa al fine di:
A) Costruire uno stile educativo e una metodologia comune.
B) Elaborare il regolamento sanitario dell'asilo nido.
C) Stabilire la comunicazione quotidiana con le famiglie.
D) Controllare gli standard d'igiene e sicurezza secondo il protocollo HACCP.
1114. Il nido deve favorire la formazione del bambino basata sull'esperienza. Come si chiama questo percorso?
A) Imitativo.
B) Creativo.
C) Razionale.
D) Empatico.
1115. L'educatore di fronte ai "capricci infantili" è preferibile che:
A) Non dia peso ai comportamenti disadattivi per evitare di rinforzarli.
B) Punisca i bambini che attuano comportamenti disadattivi.
C) Coccoli e rassicuri il bambino ad ogni sua richiesta.
D) Protegga e prevenga ogni possibile difficoltà e frustrazione del bambino.
1116. L'educatore di nido ha la funzione di:
A) Progettare e realizzare interventi educativi.
B) Identificarsi con la figura materna.
C) Soddisfare le necessità fisiologiche del bambino.
D) Soddisfare i bisogni psicologici del bambino.
1117. Di fronte alla "curiosità" infantile l'educatore dovrebbe:
A) Affrontare le domande, cercando di fornire spiegazioni chiare e adeguate alle possibilità di comprensione del bambino.
B) Evitare di dare spiegazioni alle continue domande dei bambini, specialmente per risposte che non potrebbero comprendere.
C) Rifiutarsi di rispondere alle domande, perché è una perdita di tempo.
D) Cercare di distrarre il bambino troppo curioso, proponendo altri giochi o passatempi creativi.
1118. Nel bambino la gratificazione e la lode dell'educatore:
A) Rinforzano l'autostima.
B) Impediscono il superamento dell'egocentrismo.
C) Demotivano all'impegno.
D) Diminuiscono le competenze.
1119. Per rendere il bambino autonomo durante le attività:
A) Occorre accompagnare le sue esperienze lasciando che gradualmente si renda autonomo.
B) Bisogna lasciare che trovi da solo le proprie strategie.
C) Bisogna insegnargli le migliori procedure di comportamento.
D) Si utilizza la tecnica del rinforzo, premiandolo attraverso complimenti solo quando attua strategie positive.
1120. É importante che l'educatore risponda ai messaggi del bambino perché:
A) Si possa sviluppare fra i due una relazione comunicativa.
B) Si possa sviluppare fra i due una relazione di dipendenza.
C) Si possa sviluppare fra i due una relazione unilaterale.
D) Si possa sviluppare nel bambino il desiderio di protagonismo.
1121. Lo sviluppo sociale del bambino nel primo anno di vita dipende:
A) Dalle relazioni stabili con le figure di accudimento.
B) Dalle relazioni che si sviluppano con il gruppo dei pari.
C) Dalle relazioni che instaura con i fratelli più grandi.
D) Dalle relazioni con il gruppo parentale.
1122. La funzione dell'educatore implica l'aggiornamento e la ricerca come:
A) Diritto-dovere.
B) Dovere.
C) Curiosità.
D) Diritto.
1123. Nei primi mesi di vita, nella relazione che si instaura con le figure di riferimento, il bambino:
A) Ha un ruolo attivo.
B) Ha un ruolo indifferente.
C) É indipendente.
D) Ha un ruolo secondario.
1124. Il primo periodo della vita affettiva del bambino al nido ruota attorno:
A) Al soddisfacimento dei sui bisogni.
B) Alle sollecitazioni interne.
C) Alle sollecitazioni esterne.
D) Ai processi esterni.
1125. Una capacità degli educatori dovrebbe essere quella di:
A) Cogliere i problemi, senza cercare di semplificarli e quindi di snaturarli dal loro contesto.
B) Ridurre ogni problema per facilitare la sua risoluzione.
C) Analizzare un problema dopo averlo scomposto in diverse parti.
D) NON analizzare troppo approfonditamente ogni situazione problematica.
1126. Cosa significa "assimilazione delle regole"?
A) Modellare i propri impulsi in funzione delle esigenze ambientali.
B) Accettare indiscriminatamente tutte le norme sociali.
C) Accettare i modelli comportamentali suggeriti dall'ambiente.
D) Seguire le indicazioni comportamentali imposte dagli adulti.
1127. Nel nido l'ausilio di uno psico-pedagogista esterno:
A) Può essere utile, in affiancamento agli educatori, per la valutazione del percorso didattico.
B) É d'obbligo se tale figura NON è compresa all'interno dell'equipe degli educatori.
C) Va richiesto agli enti territoriali.
D) É richiesto per la redazione del certificato di "buono stato psicofisico" del bambino da consegnare alle famiglie a fine anno.
1128. Il clima affettivo ed emotivo del nido favorisce nel bambino un equilibrato sviluppo:
A) Della sfera emotiva e relazionale.
B) Della gestione dei processi.
C) Dei modelli di controllo.
D) Egocentrico.
1129. La "qualità" del lavoro al nido si connota come:
A) Attenzione e ascolto dei bambini.
B) Valutazione degli interessi del bambino.
C) Verifica delle istanze organizzative.
D) Informazioni per i genitori.
1130. Con il termine "empatia" si intende:
A) La capacità di comprendere lo stato d'animo di un'altra persona e di adattarsi ad esso.
B) La capacità di partecipare agli stati d'animo di un'altra persona.
C) La capacità di capire lo stato d'animo di un'altra persona.
D) La capacità di adattarsi a chi ci circonda subendo le decisioni altrui.
1131. Il lavoro del coordinatore pedagogico si basa fondamentalmente:
A) Sulle capacità di gestione dei gruppi.
B) SOLO sulle competenze pedagogiche.
C) Sulle capacità gestionali e amministrative.
D) Sull'autorità che riveste nei confronti del collettivo.
1132. Gli educatori devono promuovere un atteggiamento:
A) Flessibile, privo di schemi rigidi.
B) Individualista, centrato sul singolo.
C) Fondato sul sapere scientifico.
D) Collettivo, centrato sul gruppo.
1133. Per stabilire una corretta comunicazione l'educatore deve:
A) Formulare frasi adeguate allo sviluppo del bambino.
B) Formulare frasi che superano il livello di competenza del bambino.
C) Utilizzare le strutture lessicali del bambino.
D) Inserire parole sconosciute per sollecitare interesse.
1134. L'educatore di fronte all'inserimento del bambino deve:
A) Considerare la capacità del bambino di tollerare l'assenza delle figure di riferimento.
B) Valutare le capacità sociali e cognitive del bambino.
C) Prevedere che i bambini più grandi possano fargli male.
D) Predisporre uno spazio di gioco personale per il bambino.
1135. Nel sistema di riferimento chi si prende cura del bambino e della sua famiglia?
A) Il gruppo degli educatori.
B) L'educatore di riferimento.
C) Il coordinatore del servizio.
D) Il sistema integrato di servizi.
1136. L'educatore di riferimento attraverso i gesti e le parole comunica al bambino:
A) Che è ascoltato.
B) Che NON è solo.
C) Che deve essere sereno.
D) Che NON deve piangere.
1137. Nel processo di conquista dell'autonomia l'educatore:
A) Sostiene il bambino rispettando i suoi tempi.
B) Sollecita il bambino a raggiungere gli obiettivi fissati.
C) Nel rispetto dell'indipendenza fa decidere al bambino.
D) Segue le modalità educative adottate dal genitore.
1138. Per soddisfare il bisogno di consolazione-rassicurazione del bambino al momento di andare a dormire, l'educatore propone ai bambini di:
A) Portare un oggetto preferito.
B) Mettere il dito o il ciuccio in bocca.
C) NON pensare alla mamma.
D) Rimanere nel lettino finché NON si addormentano.
1139. Come possono gli educatori favorire la tranquillità al momento del sonno?
A) Attraverso un atteggiamento partecipativo e creando un clima di intimità.
B) Lasciando i bambini soli in una stanza in penombra.
C) Attraverso musiche rilassanti e tenendosi in disparte.
D) Cullando i bambini uno ad uno.
1140. Per "cura" da parte degli educatori nei momenti di routine si intende:
A) Una serie di procedure e azioni intenzionalmente mirate al benessere del bambino.
B) Una durata della pratica che NON sia inferiore ai tempi stabiliti dalla letteratura pedagogica.
C) Una modalità terapeutica per prevenire lo stress infantile.
D) La pratica di attività atte a favorire appetito e sonno.
1141. Durante il momento del cambio inteso come pratica educativa l'educatore:
A) Si pone in relazione con il bambino comunicando con lui.
B) Distrae il bambino mentre lo cambia.
C) Mostra al bambino la sua "produzione".
D) Mostra al bambino le azioni da compiere.
1142. Al nido durante l'accoglienza l'educatore:
A) Accoglie il bambino proponendosi come "base sicura".
B) Deve indicare ai genitori una modalità standard di congedo.
C) Deve attendere il bambino nel salone lasciando che questi si avvicini da solo.
D) NON deve avere manifestazioni affettive per NON confondere il bambino.
1143. Lo svolgimento delle routines al nido permette all'educatore di:
A) Entrare in relazione con il bambino attraverso azioni positive di cura e l'accudimento.
B) Assistere il bambino attraverso attività relative all'igiene personale e all'estetica.
C) Conoscere le preferenze del bambino attraverso attività di gioco e di psicomotricità.
D) Implementare la relazione con il bambino attraverso attività mirate allo sviluppo linguistico.
1144. L'educatore, nel dimostrare il suo interesse nei giochi dei bambini,:
A) Contribuisce a rafforzare il sentimento di autostima nei bambini.
B) Contribuisce ad essere amico del bambino.
C) Restituisce al bambino un riscontro rispetto al suo comportamento ludico.
D) Facilita lo sviluppo del linguaggio del bambino.
1145. Nel gioco euristico l'educatore deve:
A) Proporre una grande quantità di materiali di diversa natura con i quali i bambini possono giocare liberamente.
B) Proporre una piccola quantità di materiali di diversa natura che i bambini usano guidati dall'educatore.
C) Proporre materiali specifici che i bambini usano guidati dall'educatore.
D) Proporre al bambino di scegliere, in tutta la sezione, il materiale che preferisce usare.
1146. La partecipazione indiretta dell'educatore nel gioco al nido consiste nel manifestare al bambino interesse attraverso:
A) La mimica del volto, del corpo ed un atteggiamento rassicurante.
B) Scambi verbali intensi e frequenti.
C) Sporadici scambi verbali e la mimica del volto.
D) Scambi verbali circa le modalità di gioco assunte.
1147. L'educatore al nido può assumere, durante il gioco, un ruolo attivo; ciò significa:
A) Partecipare al gioco svolgendo la funzione di "coattore" lasciando, però, ampia libertà al bambino.
B) Partecipare al gioco indirizzando il bambino verso cosa e come fare.
C) Partecipare al gioco solo rinforzando il bambino con indicazioni verbali.
D) Partecipare al gioco con funzioni di osservatore.
1148. L'educatore del nido relativamente al gioco ha il compito di:
A) Facilitare nel bambino l'elaborazione di un proprio progetto di gioco.
B) Osservare e registrare il comportamento del bambino senza interagire con lui.
C) Organizzare ed indirizzare i comportamenti di gioco del bambino.
D) Far assumere al bambino il progetto di gioco del gruppo.
1149. L'uso di materiali strutturati nel gioco al nido permette all'educatore di individuare:
A) I procedimenti cognitivi utilizzati dal bambino.
B) Le emozioni che entrano in gioco nel bambino quando è in gruppo.
C) Il tipo e la frequenza delle interazioni tra coetanei.
D) Il modo di relazionarsi del bambino con l'adulto.
1150. Il bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro esplora il nido con serenità perché considera l'educatore:
A) Una "base sicura".
B) Una persona buona.
C) Una persona che è sempre presente.
D) Una persona che conosce.
1151. Il bambino nei rapporti con l'adulto che si prende cura di lui cerca:
A) Protezione e sicurezza.
B) Amore e timore.
C) Assistenza.
D) Sostegno ed aiuto.
1152. Nelle relazioni con l'educatore il bambino fa dei tentativi per ottenere:
A) Attenzione e condiscendenza.
B) Lode o disapprovazione.
C) Sostegno o approvazioni.
D) Approvazione o lode.
1153. L'educatore del nido può essere per il bambino un "rinforzo vicario". Perchè?
A) Il bambino lo percepisce come modello e si identifica.
B) Il bambino lo percepisce come modello e si relaziona con gli altri.
C) Il bambino lo percepisce come modello per svolgere le attività.
D) Il bambino lo percepisce come modello per risolvere le difficoltà.
1154. La relazione educatore-bambino:
A) Può sviluppare o inibire i rapporti nel gruppo dei pari.
B) Definisce esclusivamente la relazione a due.
C) Sostituisce la relazione madre-bambino.
D) É in competizione con la relazione madre-bambino.
1155. Per favorire il benessere del bambino all'interno del gruppo dei pari l'educatore è attento:
A) All'espressione di sentimenti e comportamenti tra i bambini.
B) All'espressione della propria individualità.
C) Alla capacità di sviluppare spirito competitivo.
D) Al livello sociale di appartenenza del bambino e della famiglia.
1156. La qualità della vita dei bambini al nido è in relazione:
A) Alla capacità degli operatori di predisporre contesti adeguati per il loro sviluppo.
B) Agli anni di servizio degli operatori e alla loro esperienza.
C) All'età dei bambini al momento dell'inserimento.
D) Alla capacità degli operatori di mantenere buoni rapporti con le famiglie.
1157. L'osservazione al nido è una modalità educativa che aiuta l'educatore a:
A) Sintonizzare la propria attenzione e la propria azione su ciò che il bambino manifesta con i suoi comportamenti.
B) Sintonizzare la propria attenzione e la propria azione su ciò che il bambino richiede.
C) Indirizzare la propria azione indipendentemente dai comportamenti del bambino ma in base ai dati della programmazione.
D) Sintonizzare la propria azione in relazione ai livelli di sviluppo indicati nelle teorie di riferimento.
1158. Al nido durante l'osservazione l'educatore deve focalizzare l'attenzione:
A) Sui comportamenti del bambino in relazione all'ambiente.
B) Solo sui comportamenti adeguati del bambino.
C) Solo sui comportamenti sociali del bambino.
D) Solo sulle interazioni tra adulto e bambino.
1159. Al nido il quaderno individuale è uno strumento di lavoro sul quale gli educatori:
A) Annotano come nel bambino si siano manifestati i comportamenti, le sue preferenze ed i suoi stili.
B) Annotano come nel bambino si manifestino i comportamenti relativi alle interazioni con i coetanei.
C) Annotano le informazioni ricavate attraverso i colloqui individuali con i genitori.
D) Annotano i propri giudizi relativamente ai comportamenti del bambino.
1160. Al nido l'osservazione partecipe è quella in cui l'osservatore:
A) É coinvolto e partecipa al gioco rimandando a dopo la registrazione dei comportamenti.
B) NON interagisce coi bambini.
C) NON si fa vedere dai bambini.
D) Interagisce con i bambini e contemporaneamente annota le osservazioni.
1161. Pensando al bambino che frequenta un asilo nido, quale dei seguenti obiettivi risulta fondamentale?
A) Valorizzare le sue potenzialità e le sue competenze.
B) Offrire un luogo protetto durante l'assenza dei genitori.
C) Preparare all'ingresso nel mondo della scuola.
D) Riconoscere precocemente eventuali difficoltà dei bambini.
1162. Valorizzare le potenzialità e le competenze del bambino, significa riconoscerlo come:
A) Un soggetto sociale dotato di una propria autonomia.
B) Un essere inerme da proteggere e tutelare.
C) Un soggetto sociale totalmente dipendente dall'adulto.
D) Un individuo con facoltà decisionale.
1163. Al fine di limitare l'ansia da separazione dalle figure familiari, è importante che all'asilo ciascun bambino possa trovare:
A) Un educatore di riferimento che si occupi di lui nelle situazioni che esigono il rapporto a due.
B) Un oggetto dell'ambiente familiare cui è molto legato.
C) Una fotografia abbastanza grande di un familiare.
D) Una registrazione della voce della madre.
1164. In quale delle seguenti situazioni che richiedono un rapporto diadico è importante che all'asilo nido il bambino possa relazionarsi con lo stesso educatore?
A) Il momento del cibo, del cambio e del sonno.
B) Il momento del gioco con i pari.
C) La libera esplorazione degli ambienti.
D) L'arrivo del famigliare a fine giornata.
1165. La giornata dei bambini al nido presenta occasioni diverse di apprendimento sociale con gli adulti e i pari. In considerazione di ciò è importante che l'educatore curi:
A) L'organizzazione di attività sia in piccoli sia in grandi gruppi.
B) L'igiene e l'abbigliamento dei bambini affidatigli.
C) Il proprio "bon ton" al fine di dare il buon esempio.
D) L'equa distribuzione di attività e materiali tra i vari bambini.
1166. Quale tra queste attività NON rappresenta una parte integrante del lavoro degli educatori di un asilo nido?
A) La consultazione con il pediatra del bambino.
B) L'aggiornamento professionale.
C) Gli incontri con le famiglie.
D) Il confronto con i colleghi.
1167. Con riferimento alle dinamiche relazionali che il bambino sviluppa durante le attività all'asilo nido, per "trasmissione verticale" si intende:
A) Il complesso di conoscenze che l'adulto può trasmettere al bambino.
B) L'apprendimento che avviene passando dal concetto generale a quello particolare.
C) Le conoscenze che il bambino apprende dai propri coetanei.
D) L'apprendimento che avviene passando dal concetto particolare a quello generale.
1168. Il ruolo dell'educatore nel gruppo dei "piccoli" è di sostegno a:
A) La scoperta dell'ambiente e dell'altro.
B) La promozione specifica dell'area creativa.
C) L'apprendimento del linguaggio.
D) Il potenziamento delle competenze grafiche.
1169. L'educatore della sezione dei "piccoli", per favorire lo sviluppo delle abilità comunicativo-sociali, progetta esperienze e giochi quali:
A) Dialoghi, scambi comunicativi e messaggi NON verbali.
B) Attività grafiche e giochi con l'acqua.
C) Giochi con la musica e attività pittoriche.
D) Filastrocche musicali e attività con grandi giochi.
1170. L'educatore del nido deve progettare le esperienze tenendo conto dei legami che intercorrono tra lo sviluppo cognitivo e quello emotivo relazionale, quindi dovrà:
A) Valutare le ricadute di uno sull'altro poiché sviluppo cognitivo ed emotivo-relazionale sono interconnesi e si influenzano reciprocamente.
B) Progettare attività distinte poiché sviluppo cognitivo ed emotivo-relazionale sono ambiti indipendenti e NON connessi.
C) Progettare ed eseguire per prime esperienze di tipo cognitivo poiché lo sviluppo di queste abilità precede e stimola lo sviluppo emotivo-relazionale.
D) Progettare ed eseguire per prime esperienze di tipo emotivo-relazionale poiché lo sviluppo di queste abilità precede e stimola lo sviluppo cognitivo.
1171. Il lavoro educativo nella progettazione verte sulla costruzione:
A) Di un contesto conosciuto e riconoscibile capace di dare un senso alle azioni dei bambini.
B) Di relazioni interpersonali efficaci.
C) Del rapporto di fiducia tra adulto e bambino.
D) Di un rapporto affettivo che compensa la paura del distacco.
1172. All'educatore del nido competono diverse funzioni che si esplicano:
A) In un continuum tra cura e accudimento e funzioni metodologiche e didattiche.
B) In un insieme di funzioni di cura e accudimento.
C) In un insieme di funzioni metodologiche e didattiche.
D) In un insieme di capacità umane, culturali e relazionali.
1173. Le competenze relazionali dell'educatore del nido consentono al bambino di:
A) Sentirsi rassicurato e sostenuto nel suo percorso evolutivo.
B) Sentirsi accudito e rassicurato come a casa, così da NON avvertire il distacco dal genitore.
C) Instaurare un rapporto privilegiato con una figura adulta che riesce a sostituire il genitore.
D) Sentirsi sicuro poiché qualcuno lo protegge nei momenti sociali più intensi e difficili da affrontare.
1174. Quali giochi ed esperienze predispone l'educatore, per la sezione dei "medi", per favorire lo sviluppo delle abilità percettivo-motorie?
A) Giochi di movimento, manipolativi e con il corpo, attività grafico-pittoriche.
B) Giochi che prevedono l'afferrare e l'esplorare oggetti, nonché il movimento del gattonare.
C) Giochi di manipolazione, esplorazione degli oggetti, per consolidarne gli schemi d'azione.
D) Giochi con la musica e i libri, per iniziare ad apprendere l'uso di frasi complesse.
1175. Il compito dell'educatore del nido è favorire nel bambino l'apprendimento attraverso:
A) La relazione positiva del bambino con l'ambiente, con gli altri, in una dimensione di fluidità e varietà delle situazioni.
B) La sperimentazione di esperienze proposte in un rapporto privilegiato del bambino con l'educatore di riferimento.
C) La realizzazione di attività progettate e svolte in piccoli gruppi con la collaborazione di tutti gli educatori.
D) La costruzione di un ambiente protetto dove sperimentare e sviluppare la sua identità in un rapporto privilegiato con l'educatore.
1176. Al nido è necessario prevedere una pluralità di esperienze educative tenendo presente che le diverse aree di esperienza sono:
A) Interagenti le une sulle altre, quindi nessuna dovrà prevalere sull'altra.
B) Indipendenti le une dalle altre, ma alcune da privilegiare.
C) Indipendenti le une dalle altre, quindi progettabili separatamente.
D) Interagenti le une sulle altre, ma alcune da privilegiare.
1177. Le competenze relazionali entrano in gioco nei momenti di equipe quando l'educatore del nido è chiamato:
A) Ad operare uno scambio e confronto di idee, punti di vista, emozioni ed aspettative per giungere ad una progettazione condivisa.
B) Ad operare un confronto che, nella diversità di ruoli e funzioni, condurrà a scelte operative distinte e separate.
C) A sostenere e promuovere le proprie scelte educative indipendenti e relative all'ambito della propria sezione.
D) A sostenere e promuovere la propria progettazione didattica ed educativa al fine di renderla condivisa ed attuata dal gruppo.
1178. Qual è il compito principale del gruppo di lavoro del nido?
A) Allestire spazi e prevedere tempi per rispondere ai bisogni dei bambini e promuoverne lo sviluppo.
B) Allestire uno spazio ed un tempo di accudimento il più possibile simile a quello familiare.
C) Progettare esperienze significative che NON facciano sentire al bambino il distacco dai genitori.
D) Progettare esperienze significative per promuovere l'ambientamento del bambino.
1179. L'equipe educativa o collettivo del nido è un organo di gestione composto:
A) Da tutti gli operatori della struttura.
B) Dai rappresentanti degli operatori della struttura.
C) Da tutti gli educatori della struttura.
D) Da tutti gli operatori della struttura e dai rappresentanti dei genitori.
1180. In ambito percettivo-motorio, quali giochi ed attività l'educatore del nido progetta per la sezione dei "piccoli"?
A) Giochi che prevedono l'afferrare, l'esplorare oggetti e il movimento del gattonare.
B) Giochi di movimento, manipolativi che richiedono condotte motorie complesse.
C) Giochi che prevedono l'utilizzo di tunnel, scale, scivoli per la coordinazione motoria.
D) Giochi di esplorazione, di costruzione per scoprire le funzioni simboliche degli oggetti.
1181. La consapevolezza delle proprie emozioni, consente all'educatore del nido di:
A) Conoscerle in maniera profonda ed autentica, così da poter aiutare il bambino a "leggere" le proprie.
B) Conoscerle, ma tenerle sotto controllo NON esprimendole così da aiutare il bambino a controllare le proprie.
C) Conoscerle così da NON esserne condizionato e aiutare il bambino a NON essere condizionato dalle proprie.
D) Conoscerle e dimostrare al bambino, usando il linguaggio, il modo di esprimere le proprie a parole.
1182. L'educatore deve predisporre la sezione dei "medi" e quella dei "grandi" in modo da:
A) Strutturare angoli diversificati per consentire la realizzazione di una pluralità di attività.
B) Strutturare angoli morbidi con tappetoni.
C) Strutturare angoli in base alle richieste dei bambini.
D) NON strutturare angoli in maniera preordinata per poter cambiare giornalmente la disposizione.
1183. Al nido progettare un'attività di narrazione significa:
A) Strutturare le attività, i tempi, gli spazi e le modalità in riferimento al mondo reale e/o irreale che la storia o la favola evoca.
B) Strutturare le attività facendo riferimento ai personaggi della storia o della favola.
C) Indurre il bambino ad immedesimarsi col protagonista della storia o della favola.
D) Far diventare gli educatori come i personaggi della storia o della favola in modo che ne assumano le caratteristiche.
1184. Per favorire nel bambino atteggiamenti di esplorazione e ricerca, l'educatore è chiamato:
A) Ad assumere un atteggiamento empatico che alimenta il senso di sicurezza e il piacere della conoscenza.
B) A riconoscere le emozioni del bambino e farsene carico, al fine di renderlo più aperto verso la conoscenza.
C) A strutturare percorsi di apprendimento strettamente cognitivi che risulteranno emotivamente più accessibili al bambino.
D) A strutturare percorsi ed esperienze in cui emozioni e sentimenti sono impliciti, per NON confondere o impaurire il bambino.
1185. Un educatore al termine delle attività dovrebbe:
A) Coinvolgere i bambini nel riordinare lo spazio e i materiali.
B) Mettere a posto personalmente, qualora i bambini NON provvedano di loro iniziativa.
C) Chiamare il personale ausiliario affinché provveda al riordino dei locali.
D) Lasciare lo spazio esattamente come si trova e aspettare che i bambini, di loro iniziativa, provvedano al riordino.
1186. Per favorire l'inserimento del bambino al nido l'educatore deve promuovere:
A) L'ascolto e l'accoglienza, attraverso i quali educatore, genitore e bambino imparano progressivamente a conoscersi.
B) L'accoglienza del bambino per favorire lo sviluppo del suo senso di appartenenza.
C) L'avvicinarsi progressivo del bambino al contesto interpersonale per sviluppare il suo progressivo adattamento sociale.
D) L'avvicinarsi del bambino e del genitore all'educatore condividendo progressivamente le loro modalità di comunicazione.
1187. Nella stesura della programmazione, l'educatore del nido deve:
A) Prevedere l'alternanza di attività guidata e gioco libero.
B) Tenere in considerazione le necessità delle famiglie.
C) Conoscere il numero dei bambini presenti ogni giorno.
D) Considerare la fruibilità degli spazi interni al nido.
1188. La dimensione della cura nel lavoro dell'educatore:
A) Deve essere NON intrusiva e rispettosa del bambino.
B) Deve essere standardizzata perché tutti i bambini sono uguali.
C) Può essere anche un po' intrusiva per comprendere meglio le caratteristiche del bambino.
D) Può essere rigidamente organizzata e pianificata per meglio distribuire i carichi di lavoro.
1189. L'educatore della sezione dei "grandi", per lo sviluppo delle abilità percettivo-motorie, deve prevedere giochi ed esperienze quali:
A) Utilizzo di tunnel, scale, scivoli, costruzioni per favorire la coordinazione motoria e l'acquisizione di concetti spaziali.
B) Giochi che prevedono l'afferrare e l'esplorare oggetti, nonché il movimento del gattonare.
C) Giochi di manipolazione ed esplorazione di oggetti presenti ma nascosti.
D) Giochi come nascondino e "cu-cu", per l'acquisizione del concetto della permanenza dell'oggetto.
1190. L'educatore del nido deve curare la propria formazione relativamente alle competenze relazionali che riguardano:
A) L'abilità di ascoltare e farsi ascoltare, di progettare e lavorare in gruppo, di condividere i valori educativi.
B) L'abilità di entrare in contatto col bambino, di saperlo ascoltare e comprenderne i bisogni.
C) L'abilità di saper lavorare in gruppo con altri operatori e di agire col gruppo di bambini.
D) L'abilità di relazionarsi col bambino, di ascoltarlo e di fungere da sostituto genitoriale.
1191. L'educatore della sezione dei "piccoli", per favorire lo sviluppo delle abilità cognitive, progetta esperienze e giochi quali:
A) Giochi di manipolazione ed esplorazione degli oggetti, per consolidare gli schemi d'azione e loro funzionalità.
B) Giochi di esplorazione con l'acqua, la sabbia, le costruzioni, per scoprire le molteplici funzioni di un oggetto.
C) Giochi allo specchio e giochi di ruolo, per favorire lo sviluppo del pensiero simbolico e astratto.
D) Attività grafico-pittoriche e giochi con le parole per scoprirne l'uso semantico e fonetico.
1192. L'educatore della sezione dei "grandi", per favorire lo sviluppo delle abilità cognitive, progetta esperienze e giochi quali:
A) Giochi allo specchio, giochi con materiale strutturato, attività di drammatizzazione, per lo sviluppo del pensiero logico-astratto.
B) Giochi di manipolazione, esplorazione degli oggetti, per consolidare gli schemi d'azione e loro funzionalità.
C) Giochi strutturati da svolgere esclusivamente in sezione ed in piccolo gruppo.
D) Giochi NON strutturati da svolgere esclusivamente nell'ambito del grande gruppo.
1193. L'educatore al nido, nella scelta delle attività, delle procedure, dei materiali, deve tenere sempre presente che:
A) Potrebbe essere necessario riformulare obiettivi, dilazionare i tempi ed i ritmi di svolgimento delle esperienze.
B) Gli obiettivi, i tempi ed i ritmi di svolgimento delle esperienze sono formulati a priori e NON modificabili.
C) Potrebbe accadere che solo una parte del gruppo fruisca delle esperienze e consolidi gli apprendimenti.
D) Gli obiettivi, i tempi ed i ritmi di svolgimento delle esperienze NON dovranno essere fissati a priori.
1194. Al nido, l'educatore deve favorire i processi di socializzazione tra pari poiché il bambino:
A) Inizia a discriminarsi e a costruire la propria individualità attraverso il confronto con gli altri.
B) Impara a riconoscersi negli altri e ad essere come loro attraverso un processo di identificazione.
C) Impara, attraverso il confronto, a tenere sotto controllo le proprie pulsioni ed i propri bisogni.
D) Inizia a distaccarsi dalle figure genitoriali e dall'educatore di riferimento attraverso l'osservazione degli altri.
1195. L'educatore deve preparare il momento del congedo e del ritorno a casa attraverso modalità che:
A) Sollecitano nel bambino il desiderio di incontrare i genitori preparandolo a lasciare attività e persone del nido.
B) Sollecitano nel bambino il desiderio di muoversi facendolo avvicinare alla porta d'uscita.
C) Sollecitano momenti affettivi tra bambini ed educatori di riferimento.
D) Sollecitano l'abbandono delle attività anche se NON ancora terminate.
1196. La relazione educativa si esplica anche attraverso l'affettività, ovvero attraverso la capacità dell'educatore di:
A) Cogliere ed assegnare significati alla comunicazione verbale e NON verbale e rispondervi adeguatamente.
B) Accudire, occuparsi del bambino e dei suoi bisogni in maniera amorevole soprattutto nelle attività di routines.
C) Attaccamento al bambino esplicitata a livello verbale e NON verbale nel momento del commiato.
D) Attaccamento a ciascun bambino esplicitato con comportamenti verbali e condiviso nel gruppo di lavoro.
1197. Se un bambino ha una crisi di rabbia, si butta a terra e batte i pugni, l'educatore dovrebbe:
A) Essere presente, attento e disponibile ma intervenire solo dopo la fase acuta.
B) Far finta che NON accada nulla.
C) Essere presente e fermare con decisione il bambino.
D) NON essere presente perché la crisi si attenui.
1198. Il gruppo di educatori del nido attraverso la programmazione:
A) Analizza i bisogni, vaglia le risorse e definisce le attività che sostengono le pratiche educative.
B) Analizza le competenze individuali e definisce le caratteristiche di ciascun bambino.
C) Analizza i bisogni del bambino e della famiglia, per definire le attività che saranno svolte al nido.
D) Analizza le potenzialità del gruppo riferendosi a modelli di sviluppo teorici e standardizzati.
1199. Predisponendo lo svolgimento di attività in "grande gruppo", l'educatore deve:
A) Creare un momento di socializzazione spontanea e favorire le interazioni tra pari.
B) Verificare la generalizzazione degli apprendimenti.
C) Prendere in considerazione le attività svolte in precedenza.
D) Creare momenti di allegria e gioco spontaneo.
1200. L'educatore, nel progettare le attività di tipo cognitivo, deve essere consapevole che queste inducono nel bambino un'"ansia conoscitiva", ovvero producono:
A) Un forte coinvolgimento emotivo che spinge il bambino verso la conoscenza e l'esplorazione.
B) Una paura del bambino ad affrontare nuove esperienze e conoscenze e a rifugiarsi "tra le braccia" dell'educatore.
C) Un forte coinvolgimento emotivo che spinge il bambino a chiudersi alle relazioni coi coetanei.
D) Una forte insicurezza verso possibili nuovi apprendimenti mai sperimentati in precedenza.
1201. L'educatore al nido, relativamente agli apprendimenti, ha il compito di:
A) Promuovere nel bambino curiosità e interesse, per favorire processi di co-costruzione della conoscenza.
B) Proporre al bambino più esperienze possibili, per consentirgli di sperimentare in più ambiti.
C) Proporre esperienze e materiali, per consentire al bambino il raggiungimento dei livelli di sviluppo relativi all'età.
D) Organizzare esperienze diversificate ma omogenee per tutti i bambini in relazione alle preferenze da loro espresse.
1202. L'educatore del nido deve strutturare la sezione dei "piccoli" utilizzando:
A) Materiali percettivamente organizzati che veicolino intimità e protezione.
B) Materiali scelti in base alla programmazione e al proprio gusto personale.
C) Materiali dai colori vivaci scelti anche dai bambini.
D) Materiali morbidi e accoglienti, dai colori tenui.
1203. L'educatore al nido nella progettazione relativa alle diverse fasce di età dei bambini (piccoli, medi e grandi) deve avere una visione integrata dello sviluppo, ovvero deve prevedere:
A) Esperienze che tengano conto sia dello sviluppo cognitivo che di quello relazionale ed emotivo.
B) Esperienze unilaterali per ciascun ambito di competenze separando sviluppo cognitivo e affettivo.
C) Principalmente esperienze che facciano riferimento ai processi cognitivo-razionali.
D) Principalmente esperienze che facciano riferimento ai processi affettivo-relazionali.
1204. L'educatore dell'asilo nido periodicamente verifica:
A) Lo stato di usura dei giochi.
B) L'ordine e la sicurezza dei giochi.
C) Il numero dei giochi presenti nella struttura.
D) Che ogni mese ci siano giochi nuovi.
1205. L'educatore del nido deve essere capace di:
A) Trasformare i principi educativi in azioni pedagogiche e in eventi intenzionali.
B) Interagire col bambino e far fronte ai suoi bisogni quotidiani e a quelli della famiglia.
C) Occuparsi del bambino attraverso la cura quotidiana e la risposta ai suoi bisogni primari.
D) Diventare un valido sostituto dei genitori nei periodi della loro assenza.
1206. Nei confronti del bambino l'educatore esercita la funzione di cura, che è legata:
A) Ad un insieme di azioni che favoriscono lo sviluppo del legame di attaccamento.
B) All'insieme delle azioni di tipo materiale quali pulire, cambiare, ecc.
C) Alla capacità di rispondere in maniera immediata ai bisogni del bambino.
D) All'insieme di azioni che riguardano lo svolgimento delle routine.
1207. All'educatore del nido è richiesto di svolgere nei confronti del bambino, una funzione di continuità con la famiglia che si attua attraverso:
A) Diverse azioni specifiche di cura fisica, emotiva e di maternage.
B) Diverse azioni specifiche di cura fisica, come sostituto del genitore.
C) Diverse azioni di scambio e incontro tra genitori ed esperti.
D) Diverse azioni formative rivolte ai genitori che acquisiscono le modalità educative della struttura.
1208. Le competenze relazionali dell'educatore entrano in gioco anche nei momenti di interazione del bambino col gruppo dei
pari; in questo contesto l'educatore del nido è chiamato:
A) Ad armonizzare le caratteristiche dei diversi bambini, riconoscendo e valorizzando le unicità.
B) Ad omogeinizzare le caratteristiche personali valorizzando ed evidenziando quelle comuni e condivise.
C) Ad evidenziare le caratteristiche comuni al fine di rendere l'esperienza riconducibile ad un progetto generale.
D) A separare le peculiarità di ciascun bambino, evidenziando l'eccezionalità delle differenze individuali.
1209. Il bambino al nido è soggetto attivo, capace e competente; per questo l'educatore deve progettare esperienze:
A) Diversificate per età che favoriscono lo sviluppo di competenze esplorative, di espressione, di interazione, di comunicazione.
B) Diversificate per età poiché i bambini hanno bisogno di esperienze specifiche e in piccoli gruppi.
C) NON diversificate a seconda dell'età poiché i bisogni dei bambini NON dipendono dall'età cronologica, ma dalla competenza.
D) NON diversificate a seconda dell'età per far sì che i bambini imparino ad adattarsi a qualsiasi contesto.
1210. Quali sono le competenze professionali richieste agli educatori del nido?
A) Conoscenze psicopedagogiche, capacità progettuali e relazionali.
B) Competenze psicopedagogiche, capacità progettuali e capacità di accudimento.
C) Capacità di accudimento e armonizzazione dei conflitti.
D) Competenze psicopedagogiche e relative agli argomenti inerenti la prima infanzia.
1211. Le competenze relazionali richieste all'educatore del nido sono:
A) Potenziate da un percorso autoconoscitivo finalizzato alla scoperta di sé.
B) Innate, ovvero già presenti nell'educatore che con l'esperienza può "affinarle".
C) Oggetto di apprendimento, attraverso lo studio di manuali teorici specifici e la frequenza di corsi.
D) Innate, ovvero presenti nell'educatore che può migliorarle con la formazione e lo studio.
1212. L'educatore può organizzare le sezioni in maniera orizzontale, ovvero con:
A) Bambini di età omogenea.
B) Bambini di età diverse ma con competenze simili.
C) Bambini di età diverse con competenze differenti.
D) Bambini di età omogenea e dello stesso sesso.
1213. Al nido, nel rapporto educativo assume importanza la capacità dell'educatore di stabilire un contatto emozionale col bambino; ciò significa che:
A) Le emozioni dell'adulto e quelle del bambino si "toccano" e interagiscono.
B) Le emozioni dell'adulto NON devono "toccare" ed interagire con quelle del bambino.
C) Le emozioni del bambino devono trovare spazio, mentre quelle dell'educatore devono essere controllate.
D) Le emozioni del bambino devono essere riconosciute dall'adulto che cerca, però, di NON farle emergere.
1214. Per favorire lo sviluppo delle abilità comunicativo-sociali, l'educatore della sezione dei "grandi" progetta:
A) Attività di lettura, racconto e narrazione per favorire la produzione di frasi complesse.
B) Dialoghi, scambi comunicativi e uso di segnali NON verbali.
C) Giochi NON strutturati da svolgere esclusivamente in sezione ed in piccolo gruppo.
D) Giochi NON strutturati da svolgere in sezione e/o in grande gruppo.
1215. Indipendentemente dall'età del bambino che frequenta il nido, l'educatore deve progettare esperienze che tengano
conto:
A) Dei diversi domini dello sviluppo.
B) Soprattutto di determinati ambiti a seconda delle propensioni del bambino.
C) Di stimolazioni varie a seconda delle competenze del bambino, senza eccessivo impegno.
D) Di stimolazioni che, a seconda del modello teorico di riferimento, privilegino un ambito di esperienza o un altro.
1216. Il contatto fisico tra educatore del nido e bambino è:
A) Uno degli strumenti comunicativi più importanti.
B) Un mezzo di comunicazione poco efficace.
C) Un veicolo di sentimenti troppo complessi per un bambino piccolo.
D) Una prassi da limitare al minimo per NON creare nel bambino confusione sui "ruoli".
1217. Per favorire lo sviluppo delle abilità cognitive, l'educatore nella sezione dei "medi" progetta:
A) Giochi di esplorazione con l'acqua, la sabbia, le costruzioni, per favorire la scoperta delle molteplici funzioni di un oggetto.
B) Giochi di manipolazione, di esplorazione degli oggetti, per consolidare gli schemi d'azione.
C) Giochi NON strutturati che prevedono piccoli movimenti nello spazio della sezione.
D) Giochi strutturati che prevedono il potenziamento della motricità fine.
1218. L'educatore del nido ha il diritto/dovere ad una formazione permanente finalizzata a:
A) Arricchire le conoscenze, valorizzare l'esperienza e alimentare il sapere professionale.
B) Accrescere le conoscenze ed approfondire le tematiche educativo didattiche.
C) Favorire la capacità e le competenze organizzativo-progettuali e le abilità gestionali.
D) Ampliare le conoscenze e sviluppare le funzioni di cura nei confronti di bambini e famiglie.
1219. L'educatore del nido è chiamato a svolgere, oltre al lavoro educativo col bambino, un lavoro di equipe che è finalizzato ad elaborare:
A) Il progetto pedagogico declinandolo in programmazione educativa e didattica, prevedendo strategie e strumenti di valutazione.
B) Il progetto annuale di inserimento in maniera collegiale ed armonizzare le diverse progettazioni delle sezioni.
C) I progetti pedagogici relativi alle diverse sezioni prevedendo strategie e strumenti per ciascuna sezione.
D) Il progetto pedagogico lasciando agli educatori di sezione il compito di stendere le diverse programmazioni per le singole sezioni.
1220. Uno stile comunicativo autoritario:
A) Caratterizza comportamenti adulti rigidamente impositivi e di scarsa propensione all'ascolto.
B) É caratterizzato da una grande disponibilità all'ascolto e quindi efficace con i bambini.
C) Risulta ideale nell'apprendimento collaborativo tra pari con gli adulti, meno con i bambini.
D) Coincide con lo stile comunicativo autorevole e quindi risulta efficace nella comunicazione.
1221. L'aspettativa di un educatore rispetto allo sviluppo di un bambino:
A) Può avere effetti sulla evoluzione del bambino.
B) Risulta ininfluente sull'evoluzione del bambino.
C) Determina il futuro scolastico del bambino.
D) Sostiene i processi di apprendimento dei bambini.
1222. Un educatore di asilo-nido:
A) Deve riconoscere la possibile ambivalenza dei propri sentimenti verso i bambini.
B) Deve assolutamente provare sentimenti positivi per tutti i bambini.
C) Deve esprimere liberamente la propria disapprovazione nei confronti di chi si comporta male.
D) Deve fingere di provare sentimenti positivi anche se si trova a vivere sentimenti ostili.
1223. Un bambino particolarmente curioso, esplorativo:
A) Deve poter trovare proposte di attività più complesse.
B) Non deve assolutamente essere elogiato in modo esplicito.
C) Deve essere costantemente elogiato e premiato per motivarlo.
D) Deve svolgere le stesse attività degli altri bambini.
1224. Nei confronti dei bambini di 3 anni, un obiettivo può essere quello di:
A) Mettere i bambini nella condizione di costruire autonomamente nuove conoscenze.
B) Correggere le teorie scientifiche ingenue elaborate autonomamente dai bambini.
C) Trasmettere i concetti principali, seppure semplificati, adattati alle competenze dei bambini, le scienze.
D) Consolidare le conoscenze dei bambini e le loro competenze per i successivi apprendimenti.
1225. In termini organizzativi dobbiamo ricordare che qualsiasi attività:
A) Necessita di materiali adeguati alle abilità del bambino.
B) Va prevista nella durata complessiva e nelle singole fasi.
C) Può pregiudicare il percorso educativo di un bambino.
D) É in grado di gestire autonomamente i tempo educativi.
1226. L'atttività di documentazione del lavoro svolto è professionalmente utile:
A) Per poter "ritornare" e riflettere su quanto compiuto e da ciò imparare.
B) Per catalogare i materiali sulla base delle competenze dell'età e del lavoro.
C) Agli educatori che intendono avvalersi delle nuove teconologie internet.
D) Solo ed esclusivamente ai coordinatori educativi ed alle famiglie.
1227. L'organizzazione delle attività dovrebbe prevedere:
A) Una eterogeneità equilibrata tra situazioni individuali e situazioni di gruppo.
B) Prevalentemente modalità di rapporto individuale come all'inizio dell'anno.
C) Esclsuivamente modalità di lavoro in piccoli gruppi omogenei per età.
D) Un'assoluta omogeneità di modalità per evitare confusioni nel bambino.
1228. Gli incontri assidui dei genitori con gli educatori:
A) Favoriscono comprensione reciproca e fiducia.
B) Favoriscono le attività di routines del nido.
C) Possono essere sintomo di un clima di diffidenza.
D) Possono mettere in dubbio la professionalità degli educatori.
1229. Il modo più semplice per coinvolgere i genitori è :
A) Un' informazione frequente sui bambini e sulle attività.
B) Proporre loro un ruolo nella gestione delle attività del nido.
C) Organizzare interventi formativi diretti ai genitori.
D) Favorire la partecipazione ad associazioni familiari.
1230. Il primo momento in cui è espressa la continuità tra nido e famiglia è quello:
A) Dell' accoglienza/inserimento.
B) Dell' iscrizione.
C) Dell' informazione sulle attività e le regole del nido.
D) Della scelta del nido.
1231. La partecipazione familiare deve scaturire:
A) Da un lavoro condiviso tra genitori e educatori.
B) Da un impegno significativo delle famiglie.
C) Da un lavoro condiviso tra i genitori del bambino.
D) Dallo sforzo degli educatori.
1232. Il nido per favorire le relazioni con le famiglie può:
A) Creare sempre nuove occasioni di incontro (iniziative, feste, corsi..).
B) Affidare ai genitori la stesura del progetto educativo innovativo.
C) Creare ruoli professionali nei quali coinvolgere i genitori.
D) Richiedere l'intervento di esperti di processi educativi esterni al nido.
1233. Gli stili e i modelli educativi propri della famiglia:
A) Devono essere rispettati e tenuti in considerazione dall'educatore.
B) Devono essere considerati solo in presenza di bambini che presentino problematiche di adattamento.
C) Devono essere valutati dall'educatore per evitare che possano influenzare il contesto educativo.
D) Devono essere tutelati dall'educatore e riprodotti nel contesto educativo del nido.
1234. Perché si realizzi un clima di fiducia e dialogo tra educatori e famiglia è necessario che:
A) I dialoganti riescano a superare il limite di ragioni e interessi personali.
B) Il coinvolgimento dei genitori NON sia pressante.
C) I genitori siano coinvolti anche nella gestione delle attività del nido.
D) Gli educatori rispondano sempre positivamente alle richieste della famiglia.
1235. Con il "patto educativo" tra educatori e genitori:
A) Si condivide ed accetta il progetto educativo del nido attraverso una corresponsabilità nell'attuazione del progetto stesso.
B) La famiglia accetta il progetto educativo del nido.
C) Gli educatori accettano il progetto educativo della famiglia e si impegnano a continuarlo.
D) La famiglia delega agli educatori la realizzazione del progetto educativo per i propri figli.
1236. La relazionalità tra genitori ed educatori:
A) Arricchisce la capacità del nido di assolvere al suo compito educativo.
B) Condiziona la programmazione del nido.
C) Contribuisce essenzialmente ad aumentare le competenze professionali dell'educatore.
D) Porta la famiglia a modificare il suo stile educativo.
1237. Cooperare in relazione al rapporto nido-famiglia significa:
A) Operare insieme per il raggiungimento di una determinata finalità.
B) Lavorare in gruppo.
C) Gestire insieme la progettazione educativa.
D) Collaborare nei momenti di necessità.
1238. I genitori dei bambini devono essere considerati come:
A) Partner con i quali collaborare.
B) "Clienti" che acquistano un servizio.
C) Soggetti da indirizzare nel processo educativo.
D) Interlocutori da soddisfare.
1239. L'accoglienza dei genitori al nido è:
A) Il primo momento in cui si stabilisce la relazione tra nido e famiglia.
B) Semplicemente un momento di routine.
C) Il momento dedicato agli adempimenti delle pratiche burocratiche.
D) Il momento della "presa in carico" del bambino da parte del nido.
1240. Lo stile educativo dei genitori che meglio permette una continuità/collaborazione con il nido e gli educatori è quello:
A) Autorevole.
B) Autoritario.
C) Permissivo.
D) Autonomo.
1241. É importante che educatori e famiglia lavorino insieme in quanto:
A) Sono accomunati dal fatto di mirare entrambi allo sviluppo della personalità dei bambini ed al loro inserimento sociale.
B) Gli educatori senza il contributo dei genitori NON avrebbero tutte le conoscenze necessarie per svolgere il loro lavoro.
C) Senza una stretta collaborazione con le famiglie sarebbe impossibile realizzare un progetto educativo.
D) I genitori senza l'apporto degli educatori NON saprebbero assolvere pienamente il loro compito educativo.
1242. L'obiettivo della promozione del rapporto tra nido e famiglia è una:
A) Collaborazione attiva.
B) Presenza costante.
C) Delega reciproca.
D) Cooperazione primaria.
1243. La partecipazione a livello individuale dei genitori si realizza:
A) Negli incontri, nei colloqui e nelle assemblee.
B) Negli organi di gestione.
C) Nelle associazioni familiari.
D) Nei momenti formativi organizzati per i genitori.
1244. Tra nido e famiglia si deve realizzare una continuità:
A) Formativa.
B) Progettuale.
C) Valoriale.
D) Sociale.
1245. La famiglia del bambino dovrebbe partecipare all'intervento educativo del nido....
A) Collaborando costantemente con l'equipe di educatori.
B) Collaborando in occasione di feste ed uscite.
C) Agendo accanto all'educatore del nido e agli altri membri della struttura.
D) Fornendo indicazioni sulle modalità di programmazione da attuare nel nido.
1246. La partecipazione dei genitori al nido:
A) Deve essere programmata e organizzata.
B) Deve essere spontanea.
C) Deve essere iniziativa delle famiglie.
D) NON deve essere programmata con eccessiva continuità.
1247. L'asilo nido deve perseguire i propri fini:
A) Collaborando con le famiglie.
B) Sostituendosi alle famiglie.
C) Collaborando con le famiglie per le verifiche delle attività.
D) Progettando secondo le indicazioni delle famiglie.
1248. L'atteggiamento di ascolto da parte degli educatori del nido nei confronti dei singoli membri della famiglia contribuisce:
A) A creare uno spazio in cui l'altro si possa sentire accettato e compreso.
B) A rafforzare le convinzioni dell'altro.
C) A definire la relazione in modo strutturato e chiaro.
D) Ad eliminare i pregiudizi da parte dell'altro.
1249. L'organizzazione da parte del nido di momenti formativi rivolti alle famiglie è:
A) Un modo per favorire la partecipazione.
B) Finalizzata a risolvere le difficoltà dei genitori nello svolgere il loro ruolo educativo.
C) Un modo per indirizzare lo stile educativo della famiglia.
D) Una proposta di soluzione alle difficoltà nei rapporti educatori-genitori.
1250. La relazione tra educatori del nido e famiglia dovrebbe essere:
A) Cooperativa.
B) Amicale.
C) Giocosa.
D) Intima.
1251. Famiglia e nido sono due contesti:
A) Complementari.
B) Interscambiabili.
C) Conformi.
D) Di continuità educativa.
1252. La relazione con le famiglie, nel nido, è assicurata da:
A) Modalità articolate e flessibili di incontro e di collaborazione.
B) Calendari di incontro affissi all'albo del nido.
C) Piani definiti all'inizio dell'anno.
D) Una programmazione pianificata.
1253. Tra famiglia-nido-bambino è importante che si instauri un rapporto di:
A) Circolarità.
B) Linearità.
C) Continuità.
D) Dipendenza.
1254. La partecipazione dei genitori a livello rappresentativo si realizza quando essi:
A) Svolgono una funzione di tipo consultivo in rappresentanza di tutti i genitori.
B) Fanno parte di associazioni familiari.
C) Partecipano alle attività di programmazione del nido.
D) Partecipano alle assemblee e ai colloqui.
1255. Nell'ambito delle relazioni familiari, l'educatore del nido dovrà considerare...
A) Le storie, i vissuti e i valori di cui è portatrice la famiglia.
B) La necessità di modificare i ruoli al suo interno.
C) Le regole errate da correggere.
D) Le storie dei singoli.
1256. Una buona relazione educativa con la famiglia migliora:
A) I risultati dell'intervento educativo di tutta la struttura.
B) La sicurezza nel bambino nel nido.
C) La sicurezza nell'educatore del nido.
D) La sistematicità dei modelli educativi.
1257. I genitori sono coinvolti nella gestione del nido quando:
A) Hanno un ruolo all'interno degli organi di gestione (comitati di gestione).
B) Hanno frequenti contatti con gli educatori.
C) Pagano una retta per la frequenza.
D) Si occupano dell'amministrazione del nido.
1258. La relazione con le famiglie dei bambini del nido:
A) Va sempre ricercata anche se può essere difficoltosa ed impegnativa.
B) É sempre positiva e priva di difficoltà.
C) Va incentivata direttamente dagli educatori nei casi in cui il bambino si trovi in situazioni di disagio.
D) Va promossa dall'educatore come occasione di arricchimento per le famiglie.
1259. Quando si rapporta alla famiglia l'educatore del nido ha necessità di:
A) Capirne le regole, i riti e i miti che la caratterizzano.
B) Ricercare il massimo delle informazioni prima di conoscerla.
C) Interpretare a suo modo le dinamiche relazionali.
D) Sviluppare una visione di sistema che tenga conto della sua situazione socio economica.
1260. Educatori e famiglia, nella loro collaborazione, devono sempre tenere presente la centralità:
A) Del bambino.
B) Degli obiettivi.
C) Dei loro ruoli.
D) Dei metodi educativi.
1261. Al fine di stabilire un clima costruttivo con la famiglia è necessario....
A) Centrare il rapporto sul ricevere (informazioni, conoscenze, ecc.) e sul dare (informazioni, documentazioni, ecc.).
B) Acquisire il maggior numero possibile di informazioni sul bambino e sulla famiglia.
C) Illustrare alla famiglia la programmazione del nido.
D) Effettuare incontri ma soltanto se si tratta di bambini con particolari difficoltà.
1262. Nella prospettiva di collaborazione tra educatori e famiglia, le scelte didattiche:
A) Restano di esclusiva competenza degli educatori.
B) Possono essere suggerite dalla famiglia.
C) Sono competenza dell'educatore ma devono essere vagliate e accettate dalla famiglia.
D) Vengono meditate e definite in maniera congiunta da famiglia ed educatori.
1263. Per un ottimale adattamento del bambino al nido è necessario che gli operatori effettuino un colloquio con i genitori prima del suo inserimento?
A) Sì, al fine di stabilire un rapporto di fiducia tra le due istituzioni.
B) Sì, per illustrare la programmazione educativa.
C) Si per indirizzare la famiglia ai servizi territoriali.
D) No, a meno che si tratti di bambino con particolari disagi.
1264. La continuità educativa tra famiglia ed educatori:
A) Conduce ad avere una maggiore consapevolezza delle scelte e del progetto educativo.
B) Presuppone che i genitori adeguino il loro stile educativo.
C) Implica la sola condivisione delle scelte didattiche.
D) Genera variabili che influiscono sulla scelta delle attività.
1265. I Comitati di Gestione:
A) Devono assicurare la rappresentanza di tutti i soggetti coinvolti.
B) Garantiscono la presenza delle famiglie utenti ed avvalorano i loro contributi.
C) NON prevedono la rappresentanza del coordinatore pedagogico.
D) Devono assicurare la rappresentanza dei principali interlocutori coinvolti.
1266. É importante che gli educatori coinvolgano i genitori nelle decisioni riguardanti il proprio figlio in quanto:
A) Nessuno meglio di loro è in grado di conoscere difficoltà e bisogni del bambino.
B) Questo evita atteggiamenti di difesa e diffidenza verso il nido.
C) Il livello di soddisfazione dei genitori è determinante ai fini della progettualità didattica.
D) Spetta al genitore determinare il progetto educativo dei propri figli.
1267. La base per una corretta relazione tra educatore del nido e famiglia è....
A) Il confronto come stimolo per la crescita.
B) La condivisione come segno di identiche vedute.
C) La libertà come sviluppo di nuove potenzialità.
D) L'interazione come tendenza all'assertività.
1268. Buone relazioni tra nido e famiglia:
A) Possono favorire lo sviluppo del bambino.
B) Costituiscono l'unico strumento affinché gli obiettivi educativi vengano raggiunti.
C) Sono garanzia di una partecipazione attiva dei genitori.
D) Influenzano i risultati professionali dell'educatore.
1269. Il termine partecipazione (nella prospettiva nido-famigliA) indica:
A) Condivisione di responsabilità educative e gestionali.
B) Sostegno.
C) Cooperazione.
D) Investimento per lo sviluppo del bambino.
1270. La partecipazione delle famiglie al nido consente:
A) La condivisione delle scelte educative.
B) La conoscenza del progetto educativo. (rivedere commissione - come da Voi modificata la risposta ci sembra essere plausibile).
C) La verifica dei processi e la verifica dei risultati dei figli.
D) Il confronto con gli educatori e la verifica dell'aggiornamento del personale.
1271. La collaborazione da parte della famiglia può costituire:
A) Una continuità formativa con il nido.
B) Un'alternativa educativa a quella del nido.
C) Un percorso che si deve attivare solo ad inizio anno.
D) Un insieme di suggerimenti che l'educatore deve trasporre nelle pratiche educative.
1272. La presenza di spazi, pensati per le esigenze dei genitori, all'interno del nido:
A) Può favorire le relazioni e il senso di accoglienza.
B) É utile nella fase dell'inserimento.
C) Può rendere difficoltoso il distacco e la separazione dal bambino.
D) Può contribuire all'accoglienza ma allo stesso modo sfavorire la separazione dal bambino.
1273. La gestione sociale permette:
A) Una diretta partecipazione delle famiglie alla gestione ed al funzionamento del nido.
B) Una partecipazione diretta delle famiglie alla programmazione didattica.
C) Una partecipazione delle famiglie durante le attività giornaliere del nido.
D) Una diretta partecipazione delle istituzioni territoriali alla gestione del nido.
1274. Nel nido il colloquio con le famiglie deve essere caratterizzato da:
A) Reciprocità e complementarietà.
B) Identificazione e riconoscimento.
C) Distacco e astensione.
D) Cordialità ma distacco.
1275. All'interno del nido è necessario che gli educatori stabiliscano un forte legame di collaborazione con la famiglia:
A) Per garantire continuità e coerenza educativa.
B) Per creare una relazione di armonia con le famiglie.
C) Per lo sviluppo degli apprendimenti del bambino.
D) Per conoscere il gruppo parentale del bambino.
1276. Nelle relazioni tra educatori del nido e famiglie è fondamentale:
A) Confrontare e rispettare i propri stili educativi.
B) Indirizzare le famiglie verso corrette pratiche educative.
C) Seguire le indicazioni delle famiglie anche se NON sono educative.
D) Esprimere lamentele alle famiglie sui loro comportamenti nei confronti del bambino.
1277. Nei confronti della famiglia l'educatore di riferimento offre la possibilità di costituire nella fase dell'ambientamento:
A) Un punto di riferimento continuativo e competente che consente l'istaurarsi di un rapporto di fiducia.
B) Una persona con cui scambiare opinioni e confrontarsi sulla crescita del proprio bambino.
C) Un punto di riferimento competente per risolvere i problemi di salute del bambino.
D) Una persona di riferimento con cui esprimere le frustrazioni dell'essere genitori.
1278. Nella comunicazione quotidiana, per coinvolgere le famiglie nel progetto educativo, l'educatore deve cercare di:
A) Integrare il livello di informazione sul benessere del bambino con le esperienze vissute nella giornata.
B) Limitarsi alle informazioni sul benessere del bambino perché sono le più importanti.
C) Integrare le informazioni sulla routine presentando ogni giorno un lavoro fatto dal bambino.
D) Consegnare giornalmente le schede tematiche esplicative dell'attività fatta durante il giorno.
1279. Il nido come servizio per le famiglie deve rivolgere il suo impegno:
A) Nella costruzione di un rapporto di qualità con le famiglie.
B) Nella costruzione di un rapporto di qualità con il quartiere.
C) Per migliorare le famiglie.
D) Per migliorare i bambini.
1280. Quando si parla di alleanza educativa tra le famiglie e gli educatori s'intende:
A) Una relazione di co-educazione.
B) Una relazione di indipendenza.
C) Un patto educativo.
D) Una relazione di subordinazione.
1281. La comunicazione con le famiglie al nido è caratterizzata:
A) Dalla regolarità dei contatti.
B) Dalla sporadicità dei contatti.
C) Dall'informalità delle comunicazioni.
D) Dalla confidenzialità delle comunicazioni.
1282. Nel caso di divergenze tra genitore ed educatore sulle strategie educative occorre:
A) Che entrambi si pongano in relazione per stabilire un progetto educativo condiviso.
B) Che l'educatore rispetti il parere del genitore e adatti il proprio stile educativo.
C) Che il genitore sottolinei la propria autorità educativa.
D) Che l'educatore continui con le proprie strategie attenendosi alla progettazione interna.
1283. Il ruolo che le famiglie dovrebbero riconoscere all'educatore è quello di:
A) Un soggetto con il quale collaborare per delineare un progetto educativo per il bambino.
B) Un sostituto alla gestione familiare del bambino.
C) Un soggetto maggiormente qualificato al quale demandare la scelta delle strategie educative del bambino.
D) Una figura orientata a far giocare il bambino.
1284. Il linguaggio tra l'educatore e i genitori dovrebbe essere:
A) Chiaro, esemplificativo e propositivo nel rispetto dei diversi ruoli.
B) Tecnico e nozionistico al fine di dimostrare la propria professionalità.
C) Omogeneo a prescindere dai diversi casi familiari.
D) Formale e distaccato al fine di mantenere delineati i ruoli.
1285. Nella comunicazione con le famiglie l'educatore deve utilizzare un linguaggio:
A) Semplice e chiaro.
B) Tecnico.
C) Molto formale.
D) Amicale.
1286. Per dare all'educatore una corretta informazione iniziale sul bambino, un genitore deve:
A) Fornire informazioni sullo stato psico-fisico del bambino e sulle sue abitudini.
B) Dare informazioni sul proprio nucleo familiare.
C) Fornire informazioni su eventuali altre strutture dove il bambino è stato inserito precedentemente.
D) Compilare un resoconto sulla propria situazione familiare da aggiornare periodicamente.
1287. Coinvolgere i genitori nella cura dell'ambiente del nido, attraverso piccole manutenzioni o chiedendo di portare del materiale di recupero:
A) Contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza e di condivisione dei genitori.
B) Contribuisce a rafforzare le relazioni amicali tra i genitori.
C) É sconsigliabile perché ciò potrebbe ostacolare la routine del nido.
D) É sconsigliabile poiché potrebbe nuocere al bambino nella socializzazione con i pari.
1288. Al nido, nella relazione con i genitori risulta essere fondamentale:
A) La capacità di ascolto empatico.
B) L'assunzione di un ruolo autoritario.
C) La capacità linguistica.
D) La competenza riflessiva.
1289. La relazione tra nido e famiglia è regolata da meccanismi di gestione sociale. Ciò significa:
A) Che attraverso organismi di rappresentanza le famiglie partecipano alla definizione del servizio e dei suoi contenuti.
B) Che tutte le famiglie partecipano alla gestione ed al funzionamento del servizio.
C) Che il Comune attraverso organismi di rappresentanza partecipa alla gestione del nido.
D) Che il regolamento del nido fa riferimento ai servizi sociali.
1290. Quando il bambino compie dei progressi l'educatore:
A) Deve puntualmente restituirli ai genitori.
B) Deve informarli attraverso un breve resoconto scritto che documenta il suo livello di sviluppo rispetto all'età.
C) Deve consigliare ai genitori un'attenzione specifica all'impegno del bambino.
D) Deve cercare di forzare il comportamento del bambino per rinforzare il progresso acquisito.
1291. Per favorire una prima conoscenza delle famiglie al nido, all'inizio dell'anno è consigliabile organizzare:
A) Un'assemblea con i genitori.
B) Una visita al nido.
C) Una festa di inizio anno.
D) Un incontro con il gruppo di sezione.
1292. La continuità orizzontale riflette uno stile pedagogico basato:
A) Sulla relazione e sulla promozione di un clima di coerenza fra asilo e famiglia.
B) Sulla relazione di collaborazione e continuità tra scuola d'infanzia e asilo nido.
C) Sulla divisione dei bambini dell'asilo nido in gruppi omogenei per età.
D) Sulla divisione dei bambini dell'asilo nido in gruppi eterogenei per età.
1293. Le opinioni espresse dai genitori sul nido:
A) Dovrebbero essere prese in considerazione unitamente all'osservazione dei comportamenti del bambino in ambiente educativo.
B) Possono essere rilevate ma ritenute marginali in quanto falsate dalla componente affettiva.
C) Devono essere ritenute parziali e secondarie rispetto all'osservazione diretta degli educatori in equipe.
D) Devono essere ritenute sufficienti per diagnosticare eventuali comportamenti problematici.
1294. Quando i genitori rincontrano i figli al termine della giornata:
A) Gli educatori devono accompagnare i bambini mostrando familiarità coi genitori e salutando il bambino con affabilità.
B) Gli educatori devono separarsi dai bambini per evitare che si possa generare confusione sulle principali figure di attaccamento.
C) Gli educatori devono consegnare ai genitori i materiali prodotti dai bambini nella giornata e un resoconto scritto delle attività.
D) Gli educatori devono sedersi assieme a tutti i genitori e i bambini presenti raccontando quanto è accaduto durante la giornata.
1295. Se un genitore viene ad informarsi sulla struttura del nido assieme al suo bambino:
A) L'educatore deve parlare con lui fornendo le necessarie informazioni e relazionarsi anche con il bambino cercando un iniziale approccio.
B) L'educatore deve mostrare la massima professionalità riferendosi al genitore e dando spiegazioni tecniche sui servizi offerti dalla struttura.
C) L'educatore deve intrattenere il bambino per mostrare le proprie capacità di animazione e poi rivolgersi al genitore spiegando gli approcci educativi su cui si basa la struttura.
D) L'educatore deve chiedere al genitore di tornare senza il bambino per avere un colloquio approfondito senza interruzioni.
1296. Gli scambi comunicativi tra genitori ed educatori:
A) Sono intensi e frequenti.
B) Devono avere una scadenza regolare, possibilmente settimanale.
C) Avvengono con una riunione comune una volta al mese.
D) Sono sporadici ma privati.
1297. Il miglioramento del rapporto tra genitori e nido può variare in funzione:
A) Della qualità dei colloqui.
B) Della qualità delle brochures sulle attività del nido.
C) Dell'aspetto degli educatori.
D) Delle conoscenze medico-sanitarie degli educatori.
1298. Nel nido con i genitori che NON si incontrano spesso per cause lavorative:
A) É bene stabilire degli incontri fissi con appuntamento.
B) É utile descrivere i progressi del bambino e comunicarli ai genitori.
C) É utile chiedere loro di delegare altri genitori per discutere i progressi del bambino.
D) É necessario NON richiedere incontri per NON pregiudicare il rapporto lavorativo.
1299. Le comunicazioni degli educatori a fine giornata:
A) Sono il frutto delle osservazioni da parte degli educatori sul bambino.
B) Sono il resoconto di quanto ha mangiato il bambino e di eventuali malesseri riscontrati durante la giornata.
C) Servono a rassicurare il bambino sul rapporto di fiducia tra genitori ed educatori.
D) Servono a lenire il senso di colpa dei genitori per il distacco dal bambino.
1300. É importante che tra i genitori e gli educatori:
A) Si instauri un clima positivo di collaborazione.
B) Si mantenga un rapporto formale.
C) Ci sia una conoscenza esterna al nido.
D) Ci sia una conoscenza approfondita.
1301. Nel nido i rapporti diretti con i genitori dei bambini:
A) Sono indispensabili per una corretta pianificazione del percorso educativo e per la trasparenza.
B) Sono superflui se c'è un rapporto diretto con altre figure di riferimento (es. nonni).
C) Sono importanti ma NON fondamentali per la pianificazione dei percorsi educativi individuali.
D) Sono indispensabili per suggerire ai genitori le pratiche educative più adatte al loro bambino.
1302. Uno degli elementi costitutivi su cui si fonda la pedagogia dei nidi è:
A) Il rapporto tra nido e famiglia.
B) La centralità della didattica.
C) La centralità del nido come unica agenzia educativa.
D) La spontaneità dell'agire educativo.
1303. L'asilo nido può contribuire a sostenere la genitorialità:
A) Proponendosi come occasione di crescita delle competenze pedagogiche delle famiglie.
B) Alleggerendo i compiti delle famiglie e trasformando i saperi familiari.
C) Proponendosi come agente educativo unico in quanto titolare di competenze educative.
D) Proponendosi come luogo del sapere educativo in alternativa alle altre agenzie educative.
1304. Per instaurare una relazione positiva e costruttiva con la famiglia l'educatore:
A) NON deve mai avere un atteggiamento giudicante.
B) A volte deve negare la verità sul bambino.
C) Deve avere sempre un atteggiamento risolutivo.
D) Deve avere un atteggiamento accondiscendente.
1305. Nel nido considerare una risorsa il confronto con le famiglie permette:
A) Che si realizzino forme di partecipazione attiva.
B) Alle famiglie di partecipare alla routine del nido.
C) Agli educatori di intessere relazioni amicali con la famiglia.
D) Ai bambini di sviluppare il senso di autostima.
1306. Al nido per rispondere ai bisogni delle famiglie le occasioni di incontro e partecipazione devono essere:
A) Diversificate nel tempo.
B) Rare ma intense.
C) Previste dal regolamento interno.
D) Programmate dall'intero Comitato di gestione.
1307. Gli incontri di sezione:
A) Favoriscono il confronto e lo scambio tra i genitori della stessa sezione.
B) Potenziano le interazioni tra tutte le famiglie dei bambini che frequentano il nido e i rappresentanti del comitato di partecipazione.
C) Favoriscono la relazione tra genitori e educatore di riferimento.
D) Valorizzano il ruolo del coordinatore pedagogico in ambito territoriale.
1308. L'asilo nido funziona attorno a una triade famiglia-bambino-educatore all'interno della quale:
A) Il bambino è elemento centrale e di raccordo.
B) La famiglia è elemento secondario ma di raccordo.
C) La famiglia e l'elemento dominante e di raccordo.
D) L'educatore è l'elemento più rilevante e di raccordo.
1309. La continuità tra nido e famiglia si basa:
A) Sull'approccio relazionale tra i due agenti educativi.
B) Sull'omologazione dei comportamenti.
C) Sulla totale condivisione dello stile educativo.
D) Sulla uniformità dei valori educativi.
1310. Quando un bambino si fa male al nido l'educatore:
A) Valuta la gravità e se necessario chiama la famiglia.
B) É obbligato sempre a chiamare la famiglia immediatamente.
C) Si rivolge tempestivamente al pediatra del nido.
D) Si rivolge tempestivamente al pronto intervento.
1311. Quando l'educatore comunica alla famiglia che il bambino è stato morso da un compagno:
A) NON riferisce il nome del bambino autore del fatto ma spiega le dinamiche del fatto.
B) Riferisce il nome del bambino autore del fatto e spiega le dinamiche del fatto.
C) Chiama il bambino attore del gesto a scusarsi con la famiglia.
D) Si mostra allarmato e preoccupato per l'accaduto.
1312. La visita preliminare al nido ha l'obiettivo:
A) Di far conoscere la struttura e informare le famiglie del progetto che sottende il servizio.
B) Di far conoscere al bambino la struttura per permettere un inserimento autonomo del bambino.
C) Di presentare a tutto il gruppo parentale la struttura per far sì che il nido sia una scelta condivisa.
D) Di iscrivere subito il bambino all'asilo nido per fare la programmazione degli inserimenti.
1313. Le esperienze di avvicinamento al nido:
A) Sono esperienze di incontro fra genitori e educatori.
B) Sono esperienze di conoscenza dei bambini.
C) Sono attività che facilitano l'avvicinarsi del bambino.
D) Sono attività che facilitano l'avvicinarsi del territorio.
1314. Inserire un bambino al nido può generare sensi di colpa nel genitore. Come può rispondere l'educatore?
A) Rassicurandolo e mettendo in evidenza le risorse del bambino.
B) Rassicurandolo e mettendo in evidenza le sue competenze educative.
C) Che il suo stato d'animo NON ha ragione d'esistere.
D) Mostrando comprensione.
1315. La fiducia dei genitori verso gli educatori:
A) Va costruita nel tempo.
B) Va sottintesa.
C) NON è importante quanto quella del bambino.
D) É doverosa.
1316. Nel nido durante le assemblee con i genitori:
A) Avviene un maggior approfondimento dei contenuti.
B) Si verifica una maggiore possibilità d'ascolto empatico.
C) NON c'è spazio di confronto tra le esperienze diverse.
D) Il diritto di parola è riconosciuto principalmente agli educatori.
1317. Nel nido quale può essere considerato un momento informale di comunicazione con la famiglia?
A) Il tempo della restituzione giornaliera.
B) L'assemblea generale dei genitori.
C) Il colloquio preliminare con l'educatore.
D) L'iscrizione al nido.
1318. Nel nido i reali bisogni della prima infanzia sono soddisfatti con la continuità:
A) Del dialogo, del confronto e della compartecipazione con le famiglie.
B) Delle informazioni, delle soluzioni e delle proposte con il territorio.
C) Del dialogo tra educatori e coordinatore.
D) Dello scambio di idee e delle informazioni.
1319. I rapporti tra nido e famiglie sono finalizzati al rispetto:
A) Delle reciproche competenze.
B) Di stili educativi differenti.
C) Di orari lavorativi di famiglie-educatori.
D) Di atteggiamenti stereotipati.
1320. Per evitare situazioni di conflitto, nella relazione educatore-famiglia una regola implicita è:
A) Tenere distinti gli ambiti di intervento.
B) Essere reciprocamente accondiscendente.
C) Giudicare l'operato altrui solo alla fine dell'anno.
D) Suggerirsi e consigliarsi l'un l'altro sulle modalità di azione.
1321. Al nido la partecipazione delle famiglie ha come fondamento la visione del genitore come una risorsa, un'opportunità:
A) In quanto portatore di competenze.
B) In quanto soggetto da soddisfare.
C) Perché porta il proprio figlio al nido.
D) In quanto adulto.
1322. I conflitti tra educatori e genitori devono essere risolti quanto prima per evitare:
A) Un clima relazionale bloccato.
B) Atteggiamenti accusatori.
C) Il malessere del bambino.
D) Il burn out degli educatori.
1323. La condivisione tra operatori del nido e famiglia, della crescita e dell'educazione del bambino comporta:
A) La messa in atto di una dinamica relazionale complessa.
B) Un percorso relazionale semplice e naturale.
C) Interazioni difficili e oscillazioni continue.
D) Recriminazioni e svalorizzazioni reciproche.
1324. La presenza del genitore al nido prevista dal progetto di inserimento, mette in evidenza l'importanza:
A) Dello stabilirsi di un'efficace comunicazione a tre.
B) Della gradualità dell'inserimento.
C) Della complessità delle relazioni tra educatore e famiglia.
D) Del ruolo educativo del genitore al nido.
1325. Spesso un elemento critico nella relazione educatore-genitore è:
A) Il blocco della comunicazione.
B) Il blocco delle procedure.
C) La comunicazione verbalizzata.
D) La comunicazione agita.
1326. Per il bambino la presenza dei genitori al nido ha funzione:
A) Di mediazione.
B) Di stimolazione.
C) Di intralcio.
D) Di disturbo.
1327. É importante che il genitore presente al nido si qualifichi come:
A) Osservatore partecipante.
B) Partecipante propositivo.
C) Figura catalizzante.
D) Figura intrusiva.
1328. La presenza del genitore al nido deve rappresentare per il bambino:
A) Una base sicura.
B) Un riferimento costante.
C) Un obiettivo.
D) Una testimonianza.
1329. La qualità del progetto pedagogico richiede che genitori ed educatori perseguano un rapporto secondo un modello:
A) Integrato.
B) Concorrente.
C) Competitivo.
D) Alternativo.
1330. Una buona relazione tra le famiglie e gli educatori presuppone che i genitori siano in grado:
A) Di accettare la separazione e lo sviluppo dell'autonomia nel bambino.
B) Di comprendere gli obiettivi educativi del nido.
C) Di sostenere il bambino nel distacco dai genitori.
D) Di condividere le proprie difficoltà nella gestione del figlio.
1331. Per le famiglie la relazione con gli educatori può costituire:
A) Una occasione di crescita personale.
B) Un'opzione ideale.
C) Una adesione al modello degli educatori.
D) Una forma di generosità.
1332. Nella relazione con la famiglia, gli educatori hanno modo:
A) Di sostenerla.
B) Di incoraggiarla alla delega.
C) Di modificare le relazioni o i valori di cui la famiglia è portatrice.
D) Di consigliarla continuamente.
1333. Una stretta collaborazione tra gli operatori del nido e le famiglie è funzionale:
A) Alla congruenza e omogeneità dell'esperienza vissuta dai bambini.
B) Al fatto che i bambini NON possano vivere esperienze diverse in contesti diversi.
C) Ad una funzione assistenziale del nido.
D) Alla partecipazione delle famiglie ai momenti di routines.
1334. Un clima disteso e di reciproca fiducia nella relazione con le famiglie al nido è ottenuto attraverso l'utilizzazione di "modi":
A) Sicuri e rilassati.
B) Autorevoli e formali.
C) Informali e amicali.
D) Sicuri e distaccati.
1335. Per instaurare un clima di familiarità e disponibilità nella relazione con le famiglie è necessario che gli operatori del nido:
A) Accolgano le aspettative dei genitori nei confronti del servizio.
B) Accettino ogni critica da parte dei genitori.
C) Diano importanza esclusivamente alle attività che il bambino svolge al nido.
D) Affrontino lo scambio di idee partendo da una posizione autoritaria.
1336. La collaborazione con le famiglie:
A) É finalizzata alla costruzione di un progetto che risponde ai bisogni del bambino.
B) É finalizzata a creare un rapporto sereno per evitare qualsiasi tipo di conflittualità.
C) É definita nel progetto pedagogico, ma NON per questo risulta essere obbligatoria.
D) É una relazione obbligatoria a causa dell'immaturità dei bambini.
1337. Le aspettative della famiglia:
A) NON sono sempre coincidenti con il progetto educativo dell'asilo.
B) Devono essere coincidenti con il progetto educativo dell'asilo.
C) Devono essere soddisfatte dall'asilo anche se NON coincidenti con il progetto.
D) Devono essere assolte dall'asilo quando ci sono le risorse necessarie.
1338. Accanto all'"identità educativa", l'asilo nido ha anche un'"identità sociale" che, rispetto all'interazione con le famiglie, si traduce in un impegno a:
A) Ascoltare le esigenze della famiglia ed integrarle nei piani educativi.
B) Aiutare economicamente i nuclei svantaggiati.
C) Far socializzare tra loro le famiglie per favorire modelli educativi comuni.
D) Avanzare proposte alle amministrazioni per una politica delle famiglie.
1339. La promozione del diritto all'uguaglianza delle opportunità educative, in riferimento al contesto famigliare di provenienza del bambino, va intesa come:
A) Accoglienza e rispetto della pluralità e della diversità delle culture familiari.
B) Offerta ai genitori stranieri di corsi serali di lingua italiana.
C) Presenza di educatori che parlino la lingua dei gruppi migranti più numerosi sul territorio.
D) Offerta di programmi educativi differenziati per cultura di appartenenza del bambino.
1340. La promozione della partecipazione famigliare alla vita ed alla gestione dell'asilo nido, deve avvenire considerando la famiglia come:
A) Risorsa significativa per cultura e competenze con la quale condividere il progetto educativo.
B) Agenzia educativa alla quale affidare la realizzazione del progetto educativo.
C) Fornitore di materiali ed attrezzature da impiegare nelle attività del nido.
D) Risorsa economica che permette l'esistenza e la continuazione dell'asilo nido.
1341. Il passaggio dalla famiglia al nido rappresenta uno dei momenti più delicati del percorso educativo del bambino.
Rispetto a tale evento è opportuno che gli educatori:
A) Adottino un rapporto di sinergia con la famiglia per condividere le strategie di ambientamento.
B) Si dotino di una procedura standard valida per ogni nuovo ingresso.
C) NON inseriscano modalità e strategie per l'ambientamento all'interno della progettazione educativa.
D) Consentano ad ogni famiglia di individuare le modalità di ambientamento che ritiene più opportune per il bambino.
1342. I genitori che vivono l'esperienza del nido possono essere aiutati dagli educatori:
A) A condividere idee e atteggiamenti relativi al bambino.
B) A confermare le proprie convinzioni sul bambino.
C) Ad abbandonare totalmente le proprie rappresentazioni.
D) A mettersi continuamente in discussione.
1343. Uno dei principali compiti relazionali dell'educatore é:
A) Curare i rapporti di fiducia e scambio comunicativo tra il nido e le famiglie.
B) Saper spiegare bene ai genitori i programmi e le attività svolte dal bambino al nido.
C) Illustrare quale tipo di relazione intende costruire con il bambino.
D) Relazionare le famiglie sulle attività di routines del bambino.
1344. Al nido, gli incontri individuali con i genitori sono condotti dall'educatore attraverso:
A) Il colloquio NON direttivo che focalizza la comunicazione sul vissuto emotivo e sulle aspettative dei genitori.
B) Il colloquio con domande dirette che focalizza la comunicazione su argomenti precisi, definiti a priori.
C) Il colloquio NON direttivo dove il genitore è libero di parlare di ciò che vuole relativamente alla propria famiglia.
D) Il colloquio con domande precedentemente stilate dall'educatore che NON consente divagazioni o dispersioni.
1345. L'educatore del nido nel suo rapporto con la famiglia deve essere consapevole che la stessa:
A) Costituisce il contesto di sviluppo primario e più forte per il bambino.
B) Ha bisogno di un sostegno per riuscire ad attuare il processo educativo.
C) Delega al nido il compito educativo, ma deve essere informata su ciò che accade.
D) É il contesto di sviluppo privilegiato e le sue modalità educative dovranno essere riprese al nido.
1346. Al nido, periodicamente, sono organizzati colloqui coi genitori dei bambini della sezione, al fine di:
A) Informarli riguardo alle attività dei bambini e condividerne la progettualità didattica.
B) Parlare delle eventuali difficoltà del bambino delineando un possibile percorso riabilitativo.
C) Parlare dei vari aspetti della crescita di ciascun bambino ed evidenziare le strategie educative.
D) Delineare le line progettuali e di programmazione principali della sezione.
1347. L"atteggiamento responsivo" che l'educatore deve avere nei confronti delle famiglie è:
A) Un atteggiamento di interesse e considerazione.
B) Un atteggiamento di guida e suggerimenti.
C) Un atteggiamento di curiosità.
D) Un atteggiamento in cui prevalga la responsabilità educativa.
1348. Al nido, nell'ambito delle attività organizzate per e con le famiglie si possono prospettare incontri:
A) Per la costruzione di giochi, arredi o materiali utili per le attività del nido.
B) Per la raccolta di materiale acquistato da ogni genitore.
C) Per il riordino e l'organizzazione dei diversi spazi del nido.
D) Per la raccolta di fondi da destinare all'acquisto di nuovi materiali.
1349. Le relazioni tra famiglia e gruppo educativo del nido sono:
A) Formali e informali, ovvero pianificate nel tempo ma anche quotidiane.
B) Informali, quotidiane e non stabilite a priori.
C) Formali, ben strutturate e programmate durante l'anno.
D) Informali, organizzate a seconda dell'emergere di bisogni e/o difficoltà.
1350. Un educatore rappresenta un valido punto di riferimento per la famiglia quando:
A) Conosce le dinamiche di attaccamento e separazione del bambino e aiuta a gestirle senza ansia.
B) Conosce a fondo la pedagogia e la psicologia dei bambini da zero a tre anni.
C) Dà delle regole di comportamento alle quali le famiglie devono attenersi.
D) É informato sulla qualità delle relazioni che la famiglia elabora al proprio interno.
1351. Nel caso di genitori separati, l'educatore deve cercare di:
A) Instaurare con entrambi rapporti NON pregiudiziali.
B) Avere informazioni sui motivi della separazione.
C) Comunicare soprattutto con la madre.
D) Evitare che, negli incontri al nido, i genitori entrino in relazione.
1352. La figura dell'educatore, rispetto alla famiglia del bambino che entra al nido, deve essere:
A) Di mediatore rispetto al nuovo contesto educativo.
B) Di consigliere rispetto ai principali errori educativi.
C) Di informatore su tecniche e pratiche educative.
D) Di primaria importanza per il ruolo che ricopre.
1353. Al nido, quando si parla di continuità orizzontale si intende:
A) La continuità tra nido e famiglia che invita entrambi a condividere la cura del bambino.
B) La continuità del percorso formativo al nido con la condivisione di scelte ed esperienze simili.
C) La continuità tra esperienze delle diverse sezioni che sono condivise da tutti i genitori del nido.
D) La continuità emotiva tra genitore ed educatore che conduce all'attuazione di modalità educative identiche.
1354. Il risultato auspicabile da un colloquio individuale fra genitore ed educatore è:
A) La percezione da parte del genitore di essere compreso ed accettato nel proprio ruolo senza distorsioni o pregiudizi.
B) La certezza del genitore di aver trasmesso all'educatore più notizie possibili riguardo la relazione col proprio figlio.
C) La definizione e l'interpretazione, da parte dell'educatore, delle modalità educative fra genitore e bambino.
D) La percezione dell'educatore di aver trattato in maniera esauriente ogni argomento oggetto del colloquio.
1355. Una relazione positiva fra educatori del nido e genitori dovrebbe prevedere:
A) Accettazione della separazione e condivisione del maternage.
B) Accettazione dell'equivalenza tra cultura familiare e cultura del nido.
C) Similarità degli stili educativi del nido con quelli della famiglia.
D) Prevalenza della competenza pedagogica dell'educatore rispetto a quella della famiglia.
1356. L'ingresso al nido può costituire un momento positivo di crescita se la struttura:
A) Ha degli educatori consapevoli della complessità e della delicatezza del momento stesso.
B) Ha provveduto a regolare in maniera precisa tempi e modi dell'inserimento.
C) Ha preparato le famiglie, negli incontri di conoscenza reciproca, alle difficoltà che incontreranno.
D) Ha informato le famiglie delle responsabilità cui il nido va incontro.
1357. Gli incontri periodici tra genitori ed educatori al nido dovrebbero essere:
A) Cadenzati nel tempo con una certa regolarità.
B) Occasionali a seconda dei bisogni che emergono.
C) Stabiliti e svolti solo in momenti di "emergenza" e difficoltà del bambino.
D) Stabiliti e svolti ad inizio, metà e fine anno.
1358. Nei confronti dei genitori dei bambini, l'educatore deve:
A) Evitare opposizioni e sentimenti di rivalità.
B) Mostrare alle madri quali sono i modi corretti di rapportarsi con i figli.
C) Avere un ruolo determinante nel caso di rapporti conflittuali.
D) Fornire materiale informativo e dimostrativo sull'educazione.
1359. Un compito del nido è creare spazi di confronto tra genitori affinché:
A) Le scelte educative di ciascuno possano essere discusse tra pari e generare nuove soluzioni e idee.
B) I genitori si sentano coinvolti nella vita educativa del nido e ne condividano la gestione.
C) Siano raccontate e conosciute le storie di ciascun bambino nel suo sviluppo e nelle sue particolarità.
D) Si sviluppino capacità progettuali e si organizzino attività.
1360. Una buona relazione tra educatore e genitore significa che:
A) Tra educatore e genitore si crea un'alleanza per uno scopo comune, condiviso e rispetto al quale c'è una delega reciproca.
B) I genitori demandano all'educatore la loro responsabilità educativa, visto il consistente tempo che il bambino trascorre al nido.
C) I genitori assumono come proprie le modalità educative dell'educatore impegnandosi ad attuarle.
D) L'educatore assume come proprie le modalità educative della famiglia e si impegna a metterle in pratica al nido.
1361. Con una famiglia di tipo "allargato", l'educatore deve:
A) Compiere una attenta valutazione dell'intreccio delle variabili affettive in cui vive il bambino.
B) Compiere una attenta valutazione della vita dei componenti dei diversi nuclei famigliari.
C) Valutare quali sono le figure più significative per il bambino e relazionarsi esclusivamente con esse.
D) Cercare di capire le caratteristiche del carattere di ciascuno dei componenti della famiglia allargata.
1362. La collaborazione attiva fra educatori e genitori determina:
A) Uno scambio continuo e reciproco fra i diversi contesti nei quali il bambino cresce.
B) Una distinzione netta fra i diversi contesti nei quali il bambino cresce.
C) Una valutazione reciproca dei diversi contesti nei quali il bambino cresce.
D) Una diminuzione graduale di tutte le differenze tra nido e famiglia.
1363. La relazione con la famiglia deve partire dal presupposto che la famiglia al nido è:
A) Soggetto attivo, informato sulla vita del nido e partecipe delle scelte educative.
B) Soggetto partecipe della programmazione delle attività educative.
C) Soggetto informato sullo svolgimento delle attività e sulle verifiche delle stesse.
D) Soggetto partecipe della gestione e dell'organizzazione della struttura.
1364. I genitori che faticano ad instaurare con gli educatori un tipo di relazione cooperativa solitamente temono:
A) Di perdere autorevolezza nel proprio status.
B) Di NON essere sufficientemente preparati ad educare il bambino.
C) Di essere inadeguati rispetto alla loro funzione di cura.
D) Di NON essere compresi rispetto ai propri sforzi.
1365. Le relazioni informali tra famiglia ed educatore di riferimento sono quotidiane e:
A) Favoriscono le esperienze di continuità vissute dal bambino.
B) NON riguardano le esperienze del bambino durante tutta la giornata in quanto attengono solo alle routines.
C) Sono finalizzate a riferire al genitore le attività ludiche svolte dal bambino nella giornata al nido.
D) Riguardano principalmente le emozioni del bambino nel momento del distacco e del ricongiungimento.
1366. In caso di problemi di gestione educativa tra genitori e bambino, l'educatore si pone come:
A) Un mediatore efficace che sa recuperare le risorse genitoriali.
B) Una figura di riferimento alternativa a quelle dei genitori.
C) Un valutatore dei processi intrafamiliari.
D) Una guida nell'apprendimento delle relazioni.
1367. Per l'educatore é fondamentale osservare la relazione genitori/bambino in quanto:
A) Evidenzia lo stile di attaccamento che la coppia ha elaborato nei confronti del figlio.
B) Evidenzia il modo in cui i genitori parlano al bambino.
C) É utile nel determinare il futuro livello di autonomia del bambino.
D) É utile per capire quale valenza potrà avere il rapporto educatori-genitori.
1368. Una buona relazione tra genitori ed educatori del nido si costruisce anche in momenti di partecipazione alla vita del nido (feste, gite...) che consentono di creare:
A) Un clima positivo in cui ognuno è protagonista nella relazione e contribuisce con le sue possibilità alla crescita del nido.
B) Un clima confidenziale in cui ognuno è libero di esprimersi e di portare le proprie modalità educative.
C) Un clima familiare in cui le relazioni si consolidano e si intensificano ed i ruoli si scambiano.
D) Un clima familiare in cui ciascun genitore può esprimere i propri giudizi, le proprie valutazioni ed opinioni.
1369. É fondamentale, per un educatore, NON porsi mai, nei confronti di un genitore con:
A) Un atteggiamento di critica e diffidenza.
B) Un atteggiamento di ascolto empatico.
C) Un atteggiamento di mediazione.
D) Un atteggiamento di ascolto e reciprocità.
1370. Gli educatori del nido, nel rapporto con le famiglie devono:
A) Condividere le principali regole educative.
B) Stabilire, fin dall'inizio, confini e regole ben precise.
C) Cercare di trasmettere le principali regole sull'educazione.
D) Differenziarsi nell'importanza educativa.
1371. Le relazioni formali con la famiglia prevedono al nido diverse occasioni d'incontro quali:
A) Colloqui individuali, assemblee generali e di sezione, comitato di gestione.
B) Colloqui individuali, assemblee generali, momenti di comunicazione informale.
C) Colloqui individuali, assemblee generali e di sezione, occasioni di festa e iniziative.
D) Colloqui individuali, incontri laboratoriali, feste e comitato di gestione.
1372. Gli atteggiamenti educativi di genitori ed educatori dovrebbero essere caratterizzati:
A) Da coerenza.
B) Da ambivalenza.
C) Da differenza della prospettiva.
D) Da uguaglianza.
1373. L'educatore deve favorire nei genitori la consapevolezza che i bambini, nel contesto del nido, sono considerati:
A) Sia nella loro dimensione individuale che in quella sociale.
B) Sia nella loro dimensione percettiva che in quella motoria.
C) Sia nella loro dimensione sociale che in quella di gruppo.
D) Sia nella loro dimensione cognitiva che in quella individuale.
1374. L'educatore, per favorire la qualità della relazione con i genitori, dovrebbe evitare:
A) Un atteggiamento giudicante.
B) Un atteggiamento empatico.
C) Un atteggiamento di accoglienza.
D) Un atteggiamento di collaborazione.
1375. La relazione tra educatore del nido e famiglia, in primo luogo deve basarsi:
A) Sulla fiducia reciproca.
B) Sulla disparità dei ruoli.
C) Sull'alternanza dei ruoli.
D) Su una osservazione della famiglia.
1376. Il valore fondamentale della relazione fra educatori del nido e genitori consiste:
A) Nella condivisione della lettura dei processi di crescita del bambino.
B) Nel favorire percorsi di socializzazione delle famiglie.
C) Nel riconoscimento da parte delle famiglie delle competenze degli educatori.
D) Nella socializzazione fra educatori e genitori.
1377. Lo scambio e la relazione costruttiva fra educatori del nido e genitori si basano principalmente:
A) Su atteggiamenti di ascolto reciproco e di condivisione.
B) Su un atteggiamento di tipo didattico-educativo.
C) Sull'autoreferenzialità delle figure genitoriali.
D) Su un atteggiamento di tipo informativo.
1378. Il primo incontro tra gli educatori ed i genitori deve essere inteso come:
A) Occasione di conoscenza e base per instaurare un rapporto di fiducia.
B) Il momento più propizio per ottenere le informazioni sul bambino.
C) Incontro informativo sulle norme di comportamento al nido.
D) Informazione sulle regole peculiari del nido.
1379. Al nido, periodicamente, sono organizzati colloqui individuali con i genitori al fine di:
A) Parlare dei vari aspetti della crescita del bambino mettendo a punto alleanze e condividere principi educativi.
B) Parlare delle eventuali difficoltà del bambino delineando un possibile percorso riabilitativo.
C) Parlare della vita di sezione e relazionare riguardo le diverse attività che si sono svolte.
D) Condividere le linee progettuali e di programmazione delle attività svolte nel corso dell'anno.
1380. Il momento quotidiano del congedo dal nido implica che l'educatore favorisca il ricongiungimento col genitore:
A) Rispettando i modi personali di ciascuno di ricongiungersi col proprio figlio e creando condizioni precise perché ciò avvenga.
B) Organizzando una modalità precisa e uguale per ciascuno, in modo da NON creare differenziazioni e confusione.
C) Rispettando i modi personali di ciascuno di ricongiungersi, sollecitando, però, un'uscita in tempi abbastanza veloci.
D) Organizzando le uscite facendo in modo che ciascun genitore possa da solo ricongiungersi col proprio figlio.
1381. Le relazioni formali tra famiglia ed educatore prevedono l'organizzazione di incontri periodici al fine di:
A) Riflettere sul percorso educativo e favorire la partecipazione della famiglia.
B) Favorire nel genitore la consapevolezza circa eventuali difficoltà che potrebbero presentarsi per il bambino.
C) Comunicare alla famiglia i percorsi educativi e le esperienze svolte al nido, nonché le competenze acquisite dai bambini.
D) Favorire lo scambio tra genitori in merito all'educazione dei bambini, soprattutto della sezione dei "piccoli".
1382. La realizzazione di uno scambio fra educatori del nido e famiglie è finalizzata:
A) Alla condivisione delle esperienze.
B) Alle comunicazioni di servizio.
C) Alla comunicazione di problematiche.
D) Al monitoraggio del clima familiare.
1383. Un rapporto di continuità tra il nido e l'ambiente circostante è importante:
A) Per poter sfruttare le potenzialità educative che offre il territorio.
B) Per poter conoscere cosa fanno i bambini fuori dal nido.
C) Per conoscere l'ambiente in cui vive ogni bambino.
D) Per sapersi orientare nel territorio in cui è ubicato il nido.
1384. L'asilo nido dovrebbe conoscere il contesto socio-culturale in cui vivono i bambini:
A) Per poter adeguare la propria offerta formativa.
B) Per capire i loro comportamenti.
C) Per conoscere meglio le famiglie.
D) Per NON fraintendere le intenzioni dei genitori.
1385. Il rapporto nido-territorio:
A) É la relazione tra l'asilo nido e il contesto territoriale in cui questo si trova.
B) É la relazione che si instaura tra il nido e le famiglie dei bambini presenti nel territorio.
C) É la relazione tra il nido e la scuola dell'infanzia.
D) Identifica la relazione che intercorre tra i diversi asili nido presenti nello stesso Municipio.
1386. Gli educatori dovrebbero sempre cercare di:
A) Guardare oltre il contesto dell'asilo nido, per saper leggere i segnali del territorio.
B) NON farsi influenzare da agenti esterni al nido.
C) Tenersi informati sulle trasformazioni del territorio.
D) Organizzare il proprio progetto educativo in relazione a fattori provenienti dal contesto territoriale.
1387. Un rapporto stretto tra nido e territorio:
A) Permette di considerare lo sviluppo del bambino in modo armonico e globale.
B) Permette di proporre attività più stimolanti.
C) Facilita la crescita del bambino nel suo contesto sociale.
D) NON facilita gli educatori nel loro lavoro.
1388. Il rapporto tra il nido e le altre agenzie educative presenti su un territorio costituisce la:
A) Continuità orizzontale.
B) Continuità verticale.
C) Continuità trasversale.
D) Continuità territoriale.
1389. Nel rapporto nido-territorio, se il nido è opportunamente gestito, può diventare:
A) Un luogo per la diffusione di una cultura dell'infanzia nel territorio.
B) Un punto d'incontro per le famiglie.
C) Uno spazio a disposizione del territorio.
D) Un'occasione di confronto per gli educatori.
1390. É fondamentale che l'asilo nido nei confronti del territorio nel quale è inserito manifesti interesse?
A) Si, costituisce uno dei presupposti fondamentali nel rapporto nido-territorio.
B) Si, ma solo al fine di conoscere le ludoteche presenti nel territorio.
C) Si, ma solo in alcuni momenti particolari, quali l'organizzazione di visite guidate.
D) No, nel rapporto nido-territorio è fondamentale conoscere i presidi sanitari che devono interagire con esso.
1391. Per facilitare la collaborazione tra i diversi servizi educativi presenti sul territorio gli educatori dovrebbero:
A) Conoscere i servizi per agire in un'ottica di rete.
B) Utilizzare tutti i servizi disponibili.
C) Creare progetti educativi per le altre agenzie educative del territorio.
D) Raccogliere molte informazioni.
1392. Per l'asilo nido la biblioteca per i genitori rappresenta:
A) Un luogo dove promuovere la cultura dell'infanzia.
B) Il luogo per la formazione degli operatori.
C) Un luogo imprescindibile per lo sviluppo linguistico.
D) Un luogo di incontro tra operatori e bambini.
1393. Con l'espressione "nido aperto":
A) Si intendono le iniziative d'apertura del nido alla cittadinanza.
B) Si intende l'apertura del nido il sabato.
C) Si intendono gli spazi gioco per i bambini del quartiere.
D) Si intendono le uscite didattiche dei bambini del nido.
1394. Operare per rendere l'asilo nido un luogo di cultura dell'infanzia significa:
A) Creare contesti e relazioni attraverso la partecipazione della cittadinanza.
B) Creare contesti di gioco per i bambini degli asili nido del territorio.
C) Organizzare convegni dedicati agli esperti dell'infanzia.
D) Organizzare attività per i genitori ed i bambini del nido.
1395. Lo scambio delle "buone pratiche" tra servizi diversi:
A) Favorisce la diffusione di competenze tra adulti.
B) Valorizza l'omogeneità dei programmi.
C) Sostiene la competenza genitoriale.
D) Evidenzia le competenze relazionali degli educatori.
1396. L'attivazione di progetti di integrazione sul territorio:
A) Valorizza le buone pratiche.
B) Contestualizza le esperienze diverse.
C) Rende uniforme le esperienze.
D) Permette a tutti di riprodurre qualsiasi attività.
1397. Che cosa sono i servizi integrativi per la prima infanzia?
A) Sono servizi complementari attivati per rispondere ai diversi bisogni della famiglia.
B) Sono servizi sociali attivati per rispondere al disagio nella prima infanzia.
C) Sono servizi utili per le famiglie straniere.
D) Sono servizi socio sanitari di prevenzione gestiti dalle ASL.
1398. Le attività di lettura sono organizzate:
A) Per promuovere la curiosità del bambino nei confronti della narrazione.
B) Per permettere al bambino di sviluppare la capacità di lettura.
C) Per la realizzazione di scambi con le scuole del territorio.
D) Per sviluppare la continuità educativa orizzontale.
1399. La cooperazione costruttiva tra famiglie, nido e territorio favorisce:
A) Forme di integrazione e di continuità.
B) Forme di uguaglianza e di opportunità.
C) Forme di opportunità e disuguaglianza.
D) Forme di competitività e rivalità.
1400. Il nido, pur conservando la sua specificità educativa deve affermarsi come struttura educativa:
A) Che interagisce in un sistema formativo policentrico.
B) Attorno alla quale ruotano altre agenzie educative.
C) Che sostituisce il ruolo delle famiglie.
D) Che determina l'inserimento nella scuola dell'infanzia.
1401. Le ricerche svolte dall'università all'asilo nido:
A) Sono occasione di formazione per gli operatori.
B) Sono occasione di formazione per i bambini.
C) NON sono facilmente praticabili perché interferiscono con la didattica.
D) Si possono realizzare se coinvolgono direttamente le famiglie.
1402. Le uscite sul territorio con i bambini organizzate dal nido:
A) Sono attività positive di apprendimento per il bambino.
B) Sono attività molto stressanti per gli educatori.
C) Possono essere fatte solo in luoghi altamente organizzati.
D) NON possono essere effettuate perché i bambini sono troppo piccoli.
1403. Gli incontri tematici condotti da esperti sono:
A) Momenti di scambio e confronto per le famiglie.
B) Momenti di formazione permanente per gli educatori.
C) Occasioni uniche di supervisione per gli educatori.
D) Attività per i bambini guidate da esperti.
1404. Su che cosa si fonda il lavoro di rete?
A) Sullo scambio tra operatori appartenenti a servizi diversi.
B) Sull'uniformità territoriale delle proposte didattiche.
C) Sulla continuità educativa nido famiglia.
D) Sulla continuità educativa nido e scuola d'infanzia.
1405. La continuità orizzontale coinvolge:
A) Nido, famiglia, ambiente del territorio.
B) Nido, famiglia, servizi sociali.
C) Nido, famiglia, servizi sanitari.
D) Nido, famiglia, centri ricreativi.
1406. Le ricerche universitarie svolte all'interno del nido hanno una ricaduta sulle famiglie?
A) Si, perché i risultati vengono condivisi e confrontati con le famiglie.
B) Si, solo perché le famiglie devono dare il loro consenso.
C) NO, perché le ricerche hanno solo obiettivi scientifici.
D) NO, perché servono a mettere a punto strumenti osservativi.
1407. Un nido che vuole far parte del sistema formativo integrato:
A) Attiva rapporti di integrazione, collaborazione e scambio, con le agenzie formative e NON del territorio.
B) Progetta e attiva esperienze esclusivamente con le scuole d'infanzia del territorio.
C) Progetta e attiva spazi di gioco e socializzazione per le famiglie dei bambini inseriti al nido.
D) Attiva servizi diversi allo scopo di pubblicizzare il servizio sul territorio e aumentare gli iscritti.
1408. Promuovere la continuità significa:
A) Progettare azioni che garantiscano il raccordo del nido con le scuole e l'extrascuola.
B) Promuovere interventi di partecipazione familiare al nido.
C) Programmare attività di collegamento tra la sezione lattanti e divezzi.
D) Elaborare una programmazione didattica educativa per l'infanzia.
1409. L'asilo nido, per il territorio, svolge un'importante funzione:
A) Di prevenzione nel campo dello sviluppo infantile.
B) Di assistenza alle famiglie disagiate.
C) Di esperienza professionale per gli operatori dell'educazione.
D) Sociale di aggregazione.
1410. Quando si parla del territorio come comunità educante s'intende:
A) Che il territorio è una risorsa educativa.
B) Che nel territorio sono presenti servizi educativi.
C) Che si attivano progetti di educazione ambientale.
D) Che il nido offre un servizio sociale alla comunità.
1411. Le giornate di nido aperto sono organizzate:
A) Per visitare il nido e ricevere informazioni sul servizio.
B) Per offrire alle famiglie un servizio integrativo.
C) Per inserire i bambini con difficoltà.
D) Per proporre progetti di multiculturalità.
1412. Il municipio rappresenta un'istituzione strategica per:
A) Sviluppare e coordinare il lavoro di rete.
B) Le manutenzioni strutturali del nido.
C) L'organizzazione di feste all'interno del nido.
D) Elaborare i progetti pedagogici.
1413. Attraverso l'integrazione tra asilo nido e territorio si contribuisce:
A) Alla promozione di una cultura della prima infanzia.
B) Al sostegno della genitorialità.
C) Allo sviluppo di una cultura della partecipazione.
D) Allo sviluppo della gestione sociale.
1414. La partecipazione del nido alle iniziative sul territorio può configurarsi come occasione:
A) Di diffusione della cultura dell'infanzia.
B) Per sviluppare relazioni sociali.
C) Per mescolare l'identità del nido con altre realtà.
D) Per programmare le attività didattiche interne.
1415. Le feste sul territorio sono:
A) Occasioni ludiche di socializzazione.
B) Esclusivamente momenti divertenti.
C) L'unico modo per conoscere veramente il territorio.
D) Momenti di autovalutazione delle attività svolte.
1416. Il confronto con altre realtà educative del territorio presuppone:
A) Che il nido definisca la propria identità pedagogica.
B) Sempre degli incontri preliminari tra il personale amministrativo dei servizi.
C) Che prima i bambini abbiano raggiunto gli obiettivi della programmazione.
D) Che gli educatori siano disponibili a documentare le attività svolte.
1417. Tra i servizi integrativi, il "micronido":
A) É un asilo nido che accoglie un piccolo numero di bambini.
B) É un baby parking che accoglie bambini dai 2 anni.
C) É un piccolo asilo nido che effettua solo servizio a ore.
D) É un centro giochi per le famiglie con bambini piccoli.
1418. Le esperienze ed i progetti rivolti all'esterno:
A) Permettono di dare visibilità alle potenzialità e competenze dei bambini.
B) Permettono un rapporto privilegiato con le famiglie del nido.
C) Richiedono l'adesione delle famiglie; per questo sono difficili da attuare.
D) Permettono di dare visibilità alle potenzialità dell'attività didattica.
1419. Organizzare percorsi all'interno del quartiere:
A) Piace molto ai bambini perché scoprono e riscoprono gli spazi in cui vivono.
B) NON interessa ai bambini perché sono troppo piccoli.
C) Consente di perseguire il senso di appartenenza alla comunità sociale.
D) NON coinvolge i bambini perché NON sono ancora parte attiva della società.
1420. Quale ruolo educativo riveste l'educatore nei centri-famiglia?
A) Agisce a supporto delle competenze genitoriali.
B) Agisce direttamente sul bambino.
C) Osserva e valuta le dinamiche familiari.
D) Valuta i processi educativi.
1421. I rapporti del nido con associazioni, enti, servizi integrativi e agenzie educative del territorio:
A) Sviluppano il lavoro di rete.
B) Accrescono il lavoro degli educatori.
C) Sono rapporti ricchi, ma poco praticabili.
D) Riguardano primariamente le famiglie.
1422. Ciascun asilo nido è inserito in uno specifico contesto socio culturale, rispetto al quale è opportuno che sviluppi:
A) Attenzione verso le problematiche infantili nella comunità e nelle risorse del territorio.
B) Un sufficiente distacco per evitare la contaminazione con problematiche sociali.
C) Un'identità politica per far riconoscere le proprie esigenze.
D) Programmi universali NON condizionati dalle specificità culturali del territorio.
1423. Il ruolo socio-educativo dell'asilo nido comprende anche la capacità di "accogliere il bambino nella sua qualità di cittadino". In riferimento a ciò è opportuno che esso:
A) Si occupi dell'affermazione dei diritti dei minori da zero a tre anni.
B) Si faccia portavoce dei bisogni della prima infanzia presso l'ONU.
C) Si impegni per la promozione dei diritti di cittadinanza delle famiglie immigrate.
D) Promuova il prolungamento della scuola dell'obbligo fino alla maggiore età.
1424. Un educatore che riscontrasse su un bambino segni di presunto maltrattamento fisico riconducibile a violenze intrafamiliari, in base alle normative vigenti, sarebbe tenuto a:
A) Far sì che venga informata senza ritardo la competente Autorità Giudiziaria.
B) Informare tempestivamente i genitori.
C) Effettuare indagini sul caso e quindi valutare se segnalare alle autorità.
D) Informare il coordinatore e con esso rivolgere un richiamo formale ai genitori.
1425. Se un bambino riferisce all'asilo nido di essere stato oggetto di attenzioni sessuali da parte di un genitore, quale comportamento dovrebbero tenere gli operatori?
A) Segnalare senza ritardo le rivelazioni all'Autorità Giudiziaria competente.
B) Ritenere che si tratti di fantasie edipiche e NON darvi troppo peso.
C) Chiedere spiegazioni del fatto al genitore NON abusante.
D) Strutturare una propria strategia di controllo per prevenire ulteriori abusi.
1426. Quale dei seguenti servizi territoriali è più adeguato per segnalare la presenza di un presunto ritardo mentale in un bambino dell'asilo nido?
A) La neuropsichiatria infantile della ASL di appartenenza.
B) I servizi sociali comunali, area minori.
C) Uno psicologo dell'infanzia o un neuropsichiatra privato.
D) La più vicina Autorità Giudiziaria.
1427. Per contesto socioculturale in cui opera l'asilo nido s'intende:
A) L'insieme delle economie, etnie, istituzioni, forze sociali, risorse umane e dei quadri valoriali presenti sul territorio.
B) L'insieme delle caratteristiche comportamentali, sociali, culturali ed individuali del gruppo di bambini che frequentano il nido.
C) Il bagaglio economico, culturale, sociale, valoriale e comportamentale delle famiglie presenti sul territorio.
D) L'ambiente in cui il bambino vive con particolare attenzione alle relazioni sociali e culturali che esprime nella quotidianità.
1428. L'asilo nido è un servizio che svolge anche una importante funzione sociale. Quali iniziative corrispondono a questo obiettivo?
A) Realizzare un progetto pedagogico attraverso il coinvolgimento delle famiglie per arricchirne i legami sociali e costruire reti.
B) Creare occasioni di collaborazione in riferimento alle disponibilità e alle competenze personali dei genitori.
C) Creare all'interno della struttura spazi riservati alle famiglie e ai bambini.
D) Distribuire materiale informativo sui problemi legati alla crescita e alla cura dei bambini.
1429. Le feste e gli eventi organizzati dall'asilo nido possono essere occasioni per:
A) Far conoscere al territorio (bambini, genitori, forze e istituzioni sociali, ecc.) la vita che si svolge al nido.
B) Impegnare in modo ludico e divertente il tempo dei bambini di ogni fascia di età.
C) Conoscere in modo sempre più puntuale le potenzialità, abilità e autonomie dei bambini.
D) Migliorare i rapporti e le relazioni comunicative tra i bambini e tra le diverse famiglie che hanno figli a carico.
1430. Nel processo di educazione e crescita dei bambini da 0 a 3 anni sono coinvolti:
A) Genitori, educatori, istituzioni locali e cittadini.
B) Educatori, psicologi, servizi sociali ed enti regionali.
C) Istituzioni politiche, culturali e religiose.
D) Genitori, educatori e istituzioni culturali.
1431. Attraverso quali strumenti operativi il lavoro di rete assume significato?
A) Intese verbali, incontri periodici, accordi di programma.
B) Incontri periodici effettuati alla presenza degli esperti dei servizi territoriali socio sanitari.
C) Supervisione effettuata dal personale psicopedagogico.
D) Presenza frequente al nido del pediatra e degli operatori socio sanitari.
1432. I bisogni educativi delle famiglie con bambini da 0 a 3 anni possono essere rilevati attraverso:
A) Questionari, interviste, assemblee collettive, colloqui.
B) Calcoli statistici realizzati da aziende esperte.
C) L'organizzazione di assemblee, riunioni aperte alla cittadinanza.
D) La conoscenza delle statistiche nazionali in materia di infanzia.
1433. Per creare un adeguato rapporto tra nido e territorio è necessario:
A) Coinvolgere tutte le parti sociali presenti nel territorio per favorire la creazione di una rete di relazioni utili alla crescita dei bambini e delle persone coinvolte nei processi educativi.
B) Progettare e realizzare la struttura che accoglie il nido in una zona del territorio ad alta densità abitativa per favorire le famiglie residenti.
C) Progettare una serie di eventi con la scuola dell'infanzia e con i centri socio-educativi per favorire la conoscenza e la collaborazione reciproca.
D) Coinvolgere i bambini della scuola dell'infanzia al fine di favorire la creazione di una rete di relazioni utili per il futuro del bambino che frequenta ancora il nido.
1434. Un asilo nido effettua un adeguato rapporto con gli altri asili nido presenti sul territorio quando:
A) Rende disponibile e trasferibile il suo modello educativo.
B) Rende disponibile agli educatori materiale per l'organizzazione delle attività.
C) Organizza corsi di formazione per educatori, assistenti sociali e pedagogisti.
D) Organizza tirocini e stage per studenti di corsi di formazione nell'area educativa.
1435. Il nido realizza adeguati rapporti con il territorio quando:
A) Cura particolarmente il rapporto con le famiglie e con i servizi ubicati sul territorio.
B) Organizza e progetta riunioni, assemblee, convegni, giornate di studio aperte alla cittadinanza.
C) Invita, all'inizio dell'anno, la cittadinanza a visitare gli edifici dove è ubicato il nido.
D) Conosce i nuclei familiari con figli di età compresa tra 0 e 3 anni presenti sul territorio.
1436. Il nido, configurandosi come servizio educativo territoriale, ha il compito di:
A) Creare contesti, relazioni, momenti di incontro e di scambio con il territorio.
B) Creare momenti di riflessione al proprio interno, relativi a problematiche del territorio.
C) Seguire le indicazioni metodologiche ed educative indicate dai diversi servizi territoriali.
D) Adeguare le proprie modalità organizzative e gestionali alle problematiche del territorio.
1437. L'asilo nido collabora con il territorio in cui opera quando:
A) Si rende disponibile ad entrare in relazione con le istituzioni locali e la cittadinanza.
B) Rende disponibile ai servizi sociali gli archivi e la documentazione relativa ai bambini.
C) É informato sui cambiamenti politici che avvengono nell'Amministrazione comunale.
D) Fornisce materiale e documentazione precisi alle famiglie e alle persone interessate.
1438. Per lavoro di rete al nido si intende:
A) Quello di connessione, scambio, collaborazione tra famiglia, servizi educativi, servizi territoriali competenti.
B) La collaborazione tra famiglia, educatori, pediatra e psicologo.
C) La collaborazione tra famiglia, educatori e servizi sociali.
D) Quello di scambio tra famiglia e servizi territoriali socio sanitari.
1439. Il rapporto nido/territorio può favorire:
A) La trasformazione delle diversità in ricchezza.
B) La rimozione delle diversità.
C) L'assimilazione delle diversità.
D) La trasformazione delle diversità in uguaglianza.
1440. Gli asili nido arricchiscono a livello valoriale il territorio in cui operano perché:
A) Realizzano un'azione di sostegno alle famiglie nella cura e nell'educazione dei figli.
B) Concorrono alla formazione di figure professionali altamente qualificate.
C) Realizzano un'azione di sostegno per le famiglie che presentano problemi socio-economici e culturali.
D) Concorrono alla formazione di una fitta rete di relazioni sociali e culturali.
1441. L'Ente Locale favorendo e potenziando gli aspetti qualitativi dei nidi, opera:
A) Un forte investimento sul futuro e sulla partecipazione dei futuri cittadini.
B) Una politica riferita all'immagine sociale che la struttura riveste.
C) Un investimento circa la futura affluenza di nuove famiglie nella struttura.
D) Una politica sociale di risposta ai bisogni dei soggetti più deboli.
1442. Gli incontri di conoscenza tra gli educatori del nido e le parti sociali presenti sul territorio hanno lo scopo di:
A) Creare condivisione rispetto alle finalità, alle attività, agli strumenti metodologici propri dell'asilo nido.
B) Dare indicazioni metodologiche sulle modalità educative dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni.
C) Rassicurare le famiglie sulle attività e sugli strumenti che il nido usa nella sua quotidianità.
D) Creare condizioni adeguate all'accoglienza delle differenze (bambini diversamente abili, appartenenti ad etnie diverse, ecc..).
1443. Nella progettazione dell'apertura di un asilo nido su un territorio è auspicabile:
A) Effettuare un piano di fattibilità dal quale emergano la fisionomia ed i bisogni educativi e sociali del territorio.
B) Avere i permessi del Comune in materia di igiene così da rispettare le norme legislative relative all'infanzia.
C) Organizzare corsi di formazione del personale educativo in materia di assistenza e cura all'infanzia.
D) Conoscere, osservare, ascoltare, interpretare i reali bisogni dei bambini di età compresa tra gli 0 e i 3 anni.
1444. Compito del nido è svolgere una funzione di formazione permanente sul territorio per:
A) Promuovere una cultura dell'infanzia attraverso l'integrazione con altri servizi educativi, sociali e sanitari del territorio.
B) Promuovere la propria cultura relativa alla prima infanzia organizzando incontri sui temi dello sviluppo.
C) Conoscere le diverse culture relative alla prima infanzia indipendentemente dagli altri servizi del territorio.
D) Conoscere gli altri servizi presenti sul territorio ed essere sempre aggiornato sulle nuove tipologie di servizi.
1445. Gli Enti Locali e più in generale il territorio, hanno il dovere di:
A) Realizzare e mantenere servizi per l'infanzia in grado di "aiutare" e sostenere la famiglia nel compito educativo.
B) Organizzare servizi in grado di farsi carico di iniziative di formazione da dedicare ai genitori.
C) Realizzare servizi capaci di indirizzare i genitori nelle scelte educative e nelle pratiche di accudimento.
D) Organizzare servizi capaci di farsi carico delle difficoltà derivanti dal ruolo di genitore e sostituirsi a lui.
1446. Per favorire una cultura dell'infanzia nel territorio è necessario:
A) Progettare incontri aperti alla cittadinanza su temi relativi all'infanzia.
B) Aprire asili nido e centri per l'infanzia.
C) Organizzare feste e incontri ludici con i bambini.
D) Organizzare con esperti incontri a tema, dedicati al gruppo di lavoro.
1447. L'asilo nido collabora con i servizi sociali presenti sul territorio al fine di:
A) Sostenere le situazioni di disagio e favorire la promozione dell'agio.
B) Realizzare una commissione che vigila in materia di abuso sui minori.
C) Creare una mediazione fra le famiglie con bambini da 0 a 3 anni e gli Enti comunali.
D) Favorire e sostenere la comunicazione relativa ai bambini extracomunitari e i bambini diversamente abili.
1448. Con la dicitura "progetto educativo partecipato" s'intende un progetto educativo che:
A) Richiede la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti.
B) Coinvolge educatori, amministratori e cittadini.
C) Vede coinvolti educatori e bambini.
D) Vede coinvolti educatori di differenti nidi.
1449. La prospettiva psicopedagogica "ecologica" sostiene l'importanza del rapporto nido-territorio in quanto afferma che:
A) NON è possibile studiare lo sviluppo del bambino al di fuori degli ambienti o sistemi sociali in cui è collocato.
B) É possibile studiare lo sviluppo del bambino partendo dall'osservazione delle interazioni con i coetanei.
C) Il rapporto del bambino con i coetanei e con gli adulti di riferimento favorisce un adeguato sviluppo di abilità.
D) NON è possibile studiare lo sviluppo del bambino al di fuori dell'ambiente nido e dell'ambiente familiare.
1450. Nella creazione di relazioni tra il nido e il territorio il "mesosistema" rappresenta:
A) L'insieme dei rapporti reali e di quelli percepiti dai soggetti, che si stabiliscono tra i genitori e gli educatori, tra il bambino e l'educatore, tra i bambini all'interno del gruppo dei pari.
B) L'insieme dei rapporti che si vengono a creare all'interno del nido tra gli educatori e il coordinatore pedagogico, tra il bambino e il gruppo dei pari.
C) La rete di relazione che si viene a creare all'interno e all'esterno del nido con le istituzioni sociali e con le figure adulte di riferimento per il bambino.
D) Lo spazio fisico e mentale dove l'educatore può realizzare attività mirate che favoriscano la relazione interpersonale tra i bambini appartenenti alle diverse sezioni del nido.
1451. Un buon rapporto nido-territorio si può instaurare se, tra i diversi servizi per l'infanzia, si individuano punti di vista:
A) Comuni e condivisi.
B) Specifici e NON necessariamente condivisi.
C) NON condivisi.
D) Specifici ed indipendenti tra loro.
1452. In una prospettiva di relazione tra il nido e il territorio il "macro sistema" rappresenta:
A) L'insieme delle istituzioni sociali, delle tradizioni culturali comuni, del sistema di valori condiviso presenti sul territorio.
B) L'insieme delle tradizioni popolari e dei sistemi di valori condivisi presenti sul territorio in cui il nido opera.
C) Il sistema organizzativo e gestionale dell'asilo nido in rapporto alle scuole dell'infanzia presenti sul territorio.
D) L'insieme delle relazioni sociali e dei ruoli che si realizzano all'interno dell'asilo nido e delle famiglie.
1453. L'equipe degli educatori ha il compito di promuovere iniziative che conducano a:
A) Creare una rete di relazioni sul territorio e con chi vi opera, a favore dell'infanzia e della famiglia.
B) Conoscere tutte le diverse tipologie di servizi a carattere educativo che sono presenti sul territorio.
C) Valorizzare il loro operato in modo tale da ricevere riconoscimenti relativamente al ruolo ricoperto.
D) Creare una rete di relazioni con i servizi sanitari ai quali fare ricorso in caso di difficoltà legate al disagio.
1454. Un territorio può essere definito come "comunità educante" quando:
A) L'Ente locale favorisce la realizzazione di specifici servizi e percorsi educativi sul territorio.
B) Realizza corsi di formazione e di aggiornamento per gli educatori di asilo nido.
C) Organizza strutture di accoglienza per soggetti con disagio sociale.
D) L'Ente locale stabilisce le forme di continuità orizzontale.
1455. L'asilo nido concorre alla creazione sul territorio di:
A) Una cultura per l'infanzia.
B) Spazi di gioco per bambini.
C) Un'area che privilegia i bisogni dei bambini.
D) Una rete di relazioni tra le famiglie.
1456. Il nido è integrato nel territorio in cui opera quando:
A) Ne conosce il contesto socioculturale.
B) Conosce le problematiche delle altre agenzie educative.
C) Ne conosce il contesto e il quadro politico.
D) Ne conosce il contesto economico e sociale.
1457. Per continuità orizzontale al nido s'intende il rapporto:
A) Costante e continuo con le famiglie e con il territorio.
B) Privilegiato e periodico con il territorio.
C) Prioritario e stabile con i servizi sociali.
D) Costante e continuo con le scuole presenti sul territorio.
1458. L'organizzazione di feste, incontri aperti ad altri bambini che non frequentano il nido, consente di:
A) Integrare questo servizio nel contesto locale, partendo dalle esperienze dell'infanzia.
B) Far conoscere e pubblicizzare le esperienze per averne una ritorno di immagine.
C) Promuovere le proprie attività con lo scopo di favorire un incremento delle iscrizioni.
D) Offrire a tutti i bambini, le stesse opportunità di gioco e divertimento.
1459. L'apertura di asili nido sul territorio è finalizzata in generale:
A) Ad aumentare il benessere della cittadinanza.
B) All'offerta di posti di lavoro nel settore sociale.
C) A migliorare l'immagine sociale del territorio.
D) Ad aumentare il benessere dei giovani.
1460. Il rapporto del nido con il territorio è di:
A) Reciprocità ed interdipendenza (sociale e didatticA).
B) Autonomia e socialità (relazionale e didatticA).
C) Dipendenza e reciprocità (progettuale e didatticA).
D) Socialità ed interdipendenza (sociale e scolasticA).
1461. I servizi educativi presenti sul territorio rappresentano per l'asilo nido:
A) Delle risorse atte a soddisfare i bisogni dei bambini, delle famiglie e del personale educativo.
B) Delle strutture che ospitano bambini di età compresa tra i 2 e i 4 anni.
C) Delle strutture nei confronti delle quali realizzare una sana concorrenza.
D) Delle risorse atte a soddisfare i bisogni e le richieste formative degli educatori e degli insegnanti.
1462. Un asilo nido risponde in modo adeguato al territorio quando:
A) Favorisce l'incontro, l'espressione e la soddisfazione dei bisogni socio-educativi presenti sul territorio.
B) Effettua indagini, analisi, interviste alle famiglie che hanno figli piccoli e sono residenti sul territorio.
C) Favorisce l'incontro, l'espressione e la soddisfazione dei bisogni socio-culturali delle famiglie.
D) Crea relazioni e collaborazioni con la scuola dell'infanzia e la scuola elementare.
1463. Territorio e nido devono essere in relazione al fine di:
A) Monitorare i bisogni e le richieste delle famiglie per poter così organizzare risposte efficaci.
B) Analizzare le richieste delle famiglie per realizzare efficaci ricerche e studi sociologici.
C) Essere interdipendenti in modo che il nido possa rispondere alle necessità legate all'emergere di nuovi modelli familiari.
D) Essere interdipendenti poiché al nido spetta il compito di rimuovere le nuove emergenze sociali attraverso le pratiche educative.
1464. La creazione di un rapporto forte tra nido e famiglia contribuisce:
A) Ad allargare e potenziare la cultura dell'infanzia, facendo diventare i genitori portavoce di questi messaggi.
B) A consolidare l'idea del nido come servizio educativo indispensabile alla famiglia.
C) A rinsaldare i rapporti di fiducia e stima reciproca anche tra genitori e risorse territoriali.
D) Ad allargare le possibilità di intervento del nido in contesti sociali problematici.
1465. Il "microsistema" per il bambino inserito al nido rappresenta:
A) Lo spazio quotidiano di vita caratterizzato da relazioni interpersonali, da attività possibili e richieste, da ruoli che si realizzano all'interno della famiglia, della sezione del nido, del gruppo dei pari.
B) L'insieme delle istituzioni sociali, delle relazioni interpersonali, delle tradizioni culturali comuni, del sistema di valori condiviso presenti sul territorio in cui il nido opera.
C) Le relazioni interpersonali con i componenti della famiglia, con i pari e con gli adulti di riferimento in luoghi diversi dall'ambiente familiare.
D) Lo spazio fisico e mentale dove poter realizzare i diversi ruoli e le diverse competenze necessarie all'integrazione adeguata con i diversi ambienti di vita.
1466. L'asilo nido rappresenta per il territorio in cui opera:
A) Una risorsa socio-educativo-culturale per le famiglie, le istituzioni, la cittadinanza.
B) Un luogo che accoglie e assiste bambini da 0 a 3 anni di età.
C) Una risorsa culturale per le persone coinvolte nei processi educativi.
D) Un luogo protetto dove le famiglie possono vedere accuditi e assistiti i loro figli.
1467. L'educatore nel rapporto con il personale appartenente alle altre istituzioni (assistenti sociali, insegnanti, psicologi..) usa:
A) Strumenti di lettura e descrizione della propria competenza professionale per sviluppare un linguaggio concreto e relazionale.
B) Un linguaggio tecnico-scientifico per supportare le proprie conoscenze e il proprio ruolo all'interno della comunità.
C) Strumenti di lettura e descrizione della realtà individuale del bambino per trasferire conoscenze tecniche e scientifiche.
D) Un linguaggio semplice e quotidiano per creare un'atmosfera colloquiale e favorire sensazioni di agio e benessere.
1468. Nel passaggio dall'asilo nido alla scuola dell'infanzia:
A) É importante che i bambini trovino un ambiente che tenga conto dei loro bisogni e delle loro esperienze precedenti.
B) É importante che i bambini si integrino in fretta nel nuovo ambiente.
C) I bambini attraverseranno sicuramente un momento iniziale di disorientamento.
D) I bambini si integreranno indipendentemente dalle modalità del passaggio.
1469. Si realizza un progetto di continuità per:
A) Accompagnare il bambino lungo il suo percorso di crescita e per valorizzare le sue esperienze precedenti.
B) Far conoscere la scuola dell'infanzia alle famiglie.
C) Evitare traumi e rifiuti da parte dei bambini durante la fase di inserimento alla scuola dell'infanzia.
D) Informare gli insegnanti della scuola dell'infanzia su ciò che i bambini hanno imparato all'asilo nido.
1470. Nel momento del passaggio tra asilo nido e scuola dell'infanzia è importante considerare il bambino:
A) Nella sua globalità, quindi nella molteplicità delle esperienze affettive, sociali e cognitive a cui egli partecipa.
B) Soltanto negli aspetti che riguardano strettamente le sue competenze relazionali.
C) Per come appare senza indagare e conoscere la sua storia.
D) In base alla descrizione che di lui hanno fatto i genitori.
1471. Per favorire il percorso di continuità educativa dei soggetti diversamente abili è auspicabile che:
A) L'educatore del nido che ha seguito il bambino possa accompagnarlo per i primi mesi nella scuola dell'infanzia.
B) L'insegnante di scuola dell'infanzia possa seguire il bambino durante l'ultimo anno del nido.
C) Un operatore del nido mantenga contatti stabili con la famiglia anche quando il bambino frequenta la scuola dell'infanzia.
D) L'educatore del nido e l'insegnante di scuola dell'infanzia lavorino assieme.
1472. Alcune ricerche hanno confermato che i bambini che provengono dal nido, nella scuola dell'infanzia:
A) Giocano e parlano di più con i loro coetanei.
B) Dedicano la maggior parte del tempo libero al gioco individuale.
C) Dimostrano un'aggressività minore.
D) Si rivolgono più frequentemente agli insegnanti che ai loro coetanei.
1473. Per continuità orizzontale si intende:
A) Il rapporto che il nido stabilisce con le famiglie e le agenzie del territorio.
B) Il rapporto che il nido stabilisce con le famiglie e le istituzioni che lo seguono.
C) Il rapporto che il nido stabilisce con le risorse culturali del territorio.
D) Il rapporto che gli operatori del nido stabiliscono tra di loro.
1474. La continuità educativa può essere descritta come :
A) La capacità di accompagnare e sostenere le caratteristiche di ogni individuo nel cambiamento.
B) L'abilità di organizzare attività.
C) Il momento del passaggio dall'asilo nido alla scuola dell'infanzia.
D) La capacità di mantenere un buon rapporto con i colleghi di lavoro.
1475. Parlando di continuità verticale si fa riferimento:
A) Al rapporto che deve esistere tra il nido e la scuola dell'infanzia.
B) All'insieme delle relazioni tra il bambino e l'educatore.
C) All'anticipazione di alcune proposte didattiche della scuola dell'infanzia ai bambini del nido.
D) Al rapporto tra il nido e la famiglia di ogni bambino.
1476. In mancanza di un atteggiamento che favorisca la continuità nido - scuola dell'infanzia vi è il rischio:
A) Di un possibile impoverimento della personalità del bambino.
B) Di un comportamento eccessivamente vivace da parte del bambino.
C) Che il bambino NON voglia più vedere gli educatori del nido.
D) Di un rifiuto della nuova scuola da parte del bambino.
1477. Il nido si propone come mediatore tra il bambino e l'ambiente sociale e culturale circostante; a tal fine vengono organizzate:
A) Uscite e scambi con il territorio.
B) Occasioni di festa.
C) Rapporti di comunicazione con gli altri bambini.
D) Incontri con le famiglie.
1478. I bambini allevati al nido, nella scuola dell'infanzia:
A) Si integrano più rapidamente nella nuova realtà scolastica.
B) NON hanno un comportamento diverso dagli altri bambini.
C) Parlano poco con gli altri bambini ma giocano molto.
D) Manifestano maggiori difficoltà di inserimento.
1479. Per poter garantire la continuità asilo nido- scuola dell'infanzia è importante favorire:
A) Una conoscenza reciproca tra le due istituzioni educative.
B) Una conoscenza del territorio.
C) Una conoscenza approfondita delle famiglie dei bambini.
D) Una conoscenza dei servizi offerti da entrambe le strutture .
1480. In un progetto di continuità educativa dovrebbero essere coinvolti insieme ai bambini:
A) Gli educatori del nido, gli insegnanti della scuola dell'infanzia e le famiglie.
B) Gli educatori del nido e le famiglie.
C) Soltanto gli educatori del nido.
D) Soltanto gli insegnanti della scuola dell'infanzia.
1481. Al fine della realizzazione di un progetto di continuità educativa è utile:
A) Lo svolgimento di incontri tra gli educatori del nido e gli insegnanti della scuola dell'infanzia.
B) Parlare ai bambini, anche se piccoli, delle loro esperienze future.
C) Ospitare al nido i futuri insegnanti, in modo che possano conoscere anticipatamente i loro futuri bambini.
D) Insegnare ai bambini alcune regole che incontreranno alla scuola dell'infanzia.
1482. Quale tra le seguenti pratiche favorisce un progetto di continuità tra asilo nido e scuola dell'infanzia?
A) Modalità comuni per la programmazione da parte degli educatori del nido e degli insegnanti della scuola dell'infanzia.
B) Proporre ai bambini della scuola dell'infanzia alcune attività del nido.
C) Anticipare alcune attività della scuola dell'infanzia ai bambini del nido.
D) Portare i bambini più grandi del nido a visitare la loro futura scuola dell'infanzia.
1483. Il momento di discontinuità che segna il passaggio dal nido alla scuola dell'infanzia:
A) Se gestito in modo opportuno, costituisce un momento di crescita per il bambino.
B) Può provocare un rifiuto della nuova scuola da parte del bambino.
C) Porta difficoltà ad instaurare relazioni sociali del bambino all'interno del nuovo ambiente.
D) Può essere evitato se il bambino viene inserito insieme ad un gruppetto di bambini provenienti dallo stesso asilo nido.
1484. Il momento del passaggio dal nido alla scuola dell'infanzia può essere accompagnato da un lavoro sulle emozioni; perché?
A) La gioia, la paura, l'incertezza sono stati d' animo che possono accompagnare i bambini in un momento di cambiamento.
B) I bambini si rilassano maggiormente.
C) I sentimenti negativi possono creare disagio nei bambini.
D) I bambini temono le esperienze che rompono gli equilibri.
1485. Per continuità orizzontale si intende:
A) La relazione tra l'asilo nido e le altre agenzie educative che interessano il bambino, tra cui in primo luogo la famiglia.
B) La relazione tra più asili nido presenti su un dato territorio.
C) Il dialogo continuo tra gli educatori dell'asilo nido, al fine di tenersi costantemente aggiornate sul comportamento di ogni bambino.
D) Stabilire alcune date, in cui gli educatori del nido saranno a disposizione delle famiglie per un colloquio.
1486. L'educatore che opera per assicurare una continuità tra l'asilo nido e la scuola dell'infanzia:
A) Deve cercare di integrare le nuove esperienze con le esperienze passate di ogni bambino.
B) Deve cercare di approfondire le storie personali di ogni bambino ma NON le comunica.
C) Comunica con i futuri insegnanti dei suoi bambini trasmettendo informazioni.
D) Si preoccupa solo in parte di accompagnare i bambini in questa fase di cambiamento.
1487. L' educatore dovrebbe porsi nei confronti degli insegnanti della scuola dell'infanzia:
A) Disponibile al dialogo e alla collaborazione.
B) Sicuro della validità del proprio operato.
C) Rigido ma disponibile alla comunicazione.
D) Indifferente ad ogni tipo di collaborazione.
1488. Per continuità verticale si intende:
A) Il rapporto interattivo che il nido stabilisce con le istituzioni che lo seguono.
B) La capacità del nido di raccordarsi ai modelli messi in atto dalla famiglia.
C) La capacità del nido di preparare i bambini alla frequenza della scuola materna.
D) Il rapporto che il nido stabilisce con le agenzie del territorio.
1489. Agire per una continuità educativa tra asilo nido e scuola dell'infanzia, significa:
A) Considerare il processo di crescita dei bambini come un processo unitario e armonico, tenendo conto dello sviluppo psicologico, dei bisogni e degli interessi del bambino.
B) Proporre al bambino attività molto simili a quelle che gli verranno proposte alla scuola dell'infanzia.
C) Sollecitare le famiglie, affinché iscrivano il proprio figlio ad una scuola dell'infanzia della stessa zona dell'asilo nido frequentato.
D) Tenere in costante aggiornamento gli insegnanti della scuola dell'infanzia sulle attività che vengono svolte al nido.
1490. Le diverse iniziative di continuità verticale:
A) Garantiscono ai bambini un percorso formativo coerente e unitario.
B) Evidenziano la frammentazione dell'azione educativa nella prima infanzia.
C) Garantiscano la validità dei programmi didattici della scuola materna.
D) Garantiscono l'integrazione tra asilo nido e famiglia.
1491. Nell'ambito del sostegno alla genitorialità, quali attività può proporre l'asilo nido?
A) Incontri tematici con esperti.
B) Feste all'interno del nido.
C) Gite didattiche.
D) Visite nelle scuole materne.
1492. Che cosa s'intende per portfolio del bambino:
A) Una sorta di curriculum che accompagna i bambini in tutto il loro percorso didattico.
B) La cartellina dei lavori che il bambino del nido porta alle maestre della scuola dell'infanzia.
C) La scheda di valutazione dello sviluppo del bambino all'asilo nido compilata con i genitori.
D) Il progetto pedagogico dell'asilo nido redatto dagli operatori dell'asilo nido.
1493. Quale ricaduta hanno sui genitori i progetti di continuità educativa verticale?
A) Riducono l'ansia per il passaggio alla scuola d'infanzia.
B) Facilitano la conoscenza con la direzione didattica della scuola.
C) Aumentano la preoccupazione per il passaggio alla scuola d'infanzia.
D) Facilitano l'integrazione della famiglia nel nido e nel territorio.
1494. Nell'ambito della continuità educativa, le relazioni tra gli educatori del nido e quelle della scuola d'infanzia contribuiscono:
A) A creare un clima collaborativo.
B) A creare una positiva concorrenza.
C) A rassicurare gli educatori del nido.
D) A rassicurare i genitori dei bambini.
1495. Quando si parla di progetti-ponte si fa riferimento:
A) Ai percorsi didattici che coinvolgono bambini di nido e di scuola dell'infanzia.
B) Ai laboratori che coinvolgono i genitori ed i bambini all'interno del nido.
C) All'organizzazione di uscite didattiche sul territorio.
D) Alle visite dei bambini, dell'ultimo anno, alla scuola d'infanzia.
1496. La continuità del nido con la scuola dell'infanzia da luogo a esperienze di:
A) Raccordo educativo e didattico.
B) Raccordo spaziale e temporale.
C) Raccordo temporale e didattico.
D) Raccordo creativo ed espressivo.
1497. La continuità verticale si realizza tra:
A) Esperienze pregresse, nido, scuola dell'infanzia.
B) Esperienze pregresse, nido, centri ricreativi.
C) Esperienze pregresse, nido, centri sociali.
D) Famiglia, nido, centri sociali.
1498. L'asilo nido per aiutare e sostenere le famiglie nel passaggio alla scuola d'infanzia può organizzare:
A) Assemblee con le maestre della scuola d'infanzia.
B) Attività per i bambini realizzate dalle maestre della scuola d'infanzia.
C) Rapporti di rete con le agenzie del territorio.
D) Attività di laboratorio per genitori e bambini.
1499. Il principio della continuità si fonda su dimensioni di ordine:
A) Psicologico, sociale e culturale.
B) Psicologico, organizzativo e culturale.
C) Strutturale, organizzativo e logico.
D) Motivazionale, organizzativo e culturale.
1500. La continuità educativa nasce dall'esigenza di garantire:
A) Il diritto dell'individuo ad un percorso formativo, organico e completo.
B) Il diritto dell'individuo ad un percorso NON formale, organico e completo.
C) Il diritto dell'individuo ad un percorso formale, organico e completo.
D) Il diritto dell'individuo ad un percorso originale, organico e completo.
1501. Per favorire il confronto professionale e la progettazione comune tra gli educatori dell'asilo nido e quelli della scuola materna è importante organizzare:
A) Momenti di formazione comune.
B) Un incontro tra le direzioni didattiche.
C) Feste e attività ludiche.
D) Gite ed incontri per i bambini del nido e della scuola materna..
1502. Il lavoro di rete tra gli operatori del nido e quelli della scuola d'infanzia:
A) Rappresenta un momento di auto-formazione.
B) É un momento obbligatorio solo se previsto dal regolamento.
C) Influenza tutte le relazioni con le famiglie.
D) Conduce all'uniformità dei curricoli.
1503. La continuità nido-scuola dell'infanzia prevede:
A) Continuità di pensiero.
B) Un curricolo informale.
C) Continuità di spazi.
D) Un curricolo implicito.
1504. Nelle esperienze di "nido aperto":
A) Le famiglie visitano la struttura per ricevere informazioni.
B) Le famiglie con difficoltà possono confrontarsi con gli educatori.
C) I bambini possono usufruire di un servizio integrativo.
D) I bambini possono partecipare a progetti di multiculturalità.
1505. In un'ottica di continuità educativa i bambini dell'ultimo anno di nido visitano la scuola d'infanzia per:
A) Favorire la conoscenza e l'ambientamento nel momento del passaggio.
B) Facilitare l'amicizia con i bambini della scuola d'infanzia.
C) Portare i lavori fatti al nido alle maestre della scuola d'infanzia.
D) Anticipare alcune attività proprie della scuola d'infanzia.
1506. Nel nido la continuità educativa si concretizza con l'elaborazione di:
A) Progetti educativi con la scuola dell'infanzia.
B) Riflessioni critiche.
C) Valutazioni con la scuola dell'infanzia.
D) Stereotipi con la scuola dell'infanzia.
1507. Per favorire la continuità con la scuola dell'infanzia, nel nido è opportuno attivare:
A) Attività specifiche ed interventi mirati.
B) Attività motorie e simboliche.
C) Attività simboliche e grafiche.
D) Attività drammatiche e grafiche.
1508. Le esperienze di continuità verticale:
A) NON mettono in discussione le specificità del singolo grado scolastico.
B) Generalizzano e uniformano i due ordini scolastici.
C) Creano confusione alle famiglie ed ai bambini.
D) Sono occasioni di integrazione con il territorio.
1509. Lo scambio di informazioni sui bambini tra gli operatori del nido e della scuola dell'infanzia:
A) Permette interventi educativi mirati sul bambino.
B) Permette la conoscenza con le famiglie.
C) Costituisce un momento obbligato per tutti gli operatori.
D) Permette di organizzare le nuove sezioni dell'asilo nido.
1510. Alcune strutture utilizzano, come elemento di continuità verticale, "il laboratorio della continuità", ossia:
A) Un'attività di laboratorio utilizzata sia dal nido che dalla scuola d'infanzia.
B) Un'attività di laboratorio programmata dal nido ma attuata dalla scuola d'infanzia.
C) Uno studio sulle pratiche educative svolto dagli educatori dei diversi ordini scolastici.
D) Un'attività di laboratorio attuata nella scuola dell'infanzia e condotta da un esperto che i bambini hanno conosciuto al nido.
1511. I progetti di formazione condivisi da educatori della scuola dell'infanzia e dei nidi:
A) Permettono lo sviluppo di un linguaggio comune.
B) Permettono agli operatori di instaurare rapporti professionali.
C) Sono occasione di autovalutazione per il gruppo di lavoro.
D) Facilitano lo sviluppo dei bambini.
1512. Il ritrovare nella scuola dell'infanzia oggetti conosciuti, provenienti dall'asilo nido:
A) Rassicura il bambino durante l'inserimento.
B) Aiuta il bambino a ricordare il passato e l'esperienza fatta.
C) Suscita emozioni NON positive nel bambino.
D) NON è visto positivamente dagli educatori della scuola dell'infanzia.
1513. La sezione di raccordo:
A) É una sezione che accoglie bambini dai 2 ai 3 anni.
B) É la sezione che accoglie i bambini dai 18 ai 36 mesi.
C) É la sezione che accoglie i bambini dai 12 ai 18 mesi.
D) É la sezione che accoglie i bambini dai 12 ai 24 mesi.
1514. I progetti che coinvolgono insieme i bambini del nido e della scuola dell'infanzia:
A) Facilitano l'inserimento dei bambini del nido nella nuova scuola.
B) Valorizzano le competenze dei bambini più grandi e maturi.
C) Valorizzano le competenze dei bambini piccoli.
D) Fanno parte della continuità orizzontale.
1515. La continuità pedagogico-educativa tra nido e scuola dell'infanzia implica la stesura:
A) Di un progetto pedagogico unitario che individui modalità specifiche simili per realizzarlo e verificarlo.
B) Di due distinti progetti pedagogici con modalità specifiche simili per realizzarli.
C) Di un progetto pedagogico unitario che individui modalità attuative specifiche per ciascuna istituzione.
D) Di un progetto istituzionale che miri alla realizzazione di un servizio strutturalmente unitario.
1516. Perché è importante per la buona crescita del bambino che i servizi ad essa preposti (nidi, scuole dell'infanziA) si pongano in continuità tra loro?
A) Per far sì che i bambini NON incontrino troppa differenza e discontinuità nel passaggio dall'asilo nido alla scuola dell'infanzia.
B) Per rinforzare il senso di benessere e appartenenza che i bambini hanno sperimentato nei primi anni della loro vita.
C) Per consentire un inserimento adeguato anche a quei bambini che già al nido presentano difficoltà di sviluppo.
D) Per salvaguardare l'identità sociale e culturale che i bambini si sono formati nel percorso educativo al nido.
1517. Gli insegnanti della scuola dell'infanzia e gli educatori del nido potrebbero approfondire le loro conoscenze in tema di continuità nido-scuola dell'infanzia attraverso:
A) La frequenza comune a corsi di formazione e di aggiornamento.
B) La frequenza di Master universitari.
C) La stesura di un diario quotidiano delle attività.
D) La conoscenza delle tappe di sviluppo del bambino da 0 a 5 anni di età.
1518. A livello istituzionale, organizzativo ed operativo con il concetto di continuità tra nido e scuola dell'infanzia s'intende:
A) La costruzione e l'attuazione di un progetto pedagogico condiviso da nido e scuola dell'infanzia, per la fascia 0-6 anni.
B) La costruzione di un insieme di azioni educative da svolgere parallelamente al nido e alla scuola dell'infanzia.
C) L'attuazione di un insieme di scambi di materiali e strumenti didattici tra l'asilo nido e la scuola dell'infanzia.
D) La condivisione di spazi ed arredi tra asilo nido e scuola dell'infanzia, per lo svolgimento di attività comuni.
1519. Quali strategie metodologiche e didattiche favoriscono la co-progettazione fra nido e scuola dell'infanzia?
A) Promuovere incontri fra il personale coinvolto ai fini di conoscere la realtà educativa delle due strutture e dell'organizzazione di spazi e ambienti.
B) Definire un progetto rivolto ai bambini che prevede incontri nelle due strutture ove essi siano coinvolti in attività di gioco co
progettate dall'educatore e dagli insegnanti.
C) Stabilire modalità di verifica e di progettazione al fine di valutare il livello di sviluppo raggiunto dai bambini.
D) Promuovere incontri fra il personale delle due strutture con la finalità di conoscere spazi, ambienti ed organizzazione.
1520. Gli educatori favoriscono nel bambino del nido sentimenti positivi verso la scuola dell'infanzia quando:
A) Mettono in atto strategie di familiarizzazione con lo "sconosciuto" (visite, attività in comune, racconto di storie, ecc.).
B) Costruiscono narrazioni mirate che raccontano la vita dei bambini dai 3 ai 5 anni (favole, racconti, ecc.).
C) Forniscono informazioni dettagliate sugli orari e sull'organizzazione della scuola dell'infanzia.
D) Incontrano periodicamente gli operatori sociali al fine di far conoscere i profili personali di sviluppo di ciascun bambino.
1521. Per consolidare il progetto di continuità, i momenti di educazione e formazione comuni tra operatori del nido e della scuola dell'infanzia dovrebbero mirare a:
A) Costruire un linguaggio pedagogico comune.
B) Costruire relazioni interpersonali solide e di fiducia reciproca.
C) Costruire una programmazione educativa comune.
D) Costruire un bagaglio comune di conoscenze per la fascia 0-6 anni.
1522. La continuità nido-scuola dell'infanzia favorisce nei bambini che frequentano l'ultimo anno del nido:
A) Maggiore tranquillità e apertura nei confronti del passaggio alla scuola dell'infanzia.
B) Un atteggiamento di apertura nei confronti dei bambini che frequentano la scuola dell'infanzia.
C) L'acquisizione di abilità affettivo-relazionali, cognitive e di socializzazione.
D) Maggiore tranquillità nei confronti della separazione dagli oggetti e materiali usati nella quotidianità del nido.
1523. Per favorire la continuità nido-scuola dell'infanzia gli educatori e gli insegnanti organizzano:
A) Incontri mirati alla verifica e alla programmazione delle attività di continuità (visite alla scuola dell'infanzia, incontri con le famiglie e tra il personale educativo, ecc.).
B) Visite guidate e programmate alla scuola dell'infanzia con particolare attenzione agli spazi adibiti a laboratorio.
C) Incontri mirati di conoscenza tra i bambini che frequentano l'ultimo anno dell'asilo nido e quelli che frequentano il primo anno della scuola dell'infanzia.
D) Assemblee e riunioni con le famiglie di bambini di 3 anni per riflettere e discutere su tematiche relative alle tappe di sviluppo dei bambini.
1524. Chi progetta la continuità educativo-didattica fra asilo nido e scuola dell'infanzia?
A) Gli educatori dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia raccordati dal Coordinatore Pedagogico.
B) Gli educatori dell'asilo nido raccordati da un responsabile dei servizi sociali.
C) Gli esperti dell'Amministrazione comunale.
D) Gli educatori dell'asilo nido e le famiglie, raccordati dal Coordinatore.
1525. Lavorare per la continuità tra nido e scuola dell'infanzia significa conferire:
A) Ad entrambi una valenza formativa forte e una maggiore dignità all'educazione della prima infanzia.
B) Al nido il ruolo di ambiente libero per giocare e alla scuola dell'infanzia il ruolo di attivatore degli apprendimenti.
C) Ad entrambi un ruolo specifico ma sequenziale di formazione e preparazione alla scuola elementare.
D) Al nido una valenza più affettiva e di cura ed alla scuola dell'infanzia un compito più socializzante.
1526. Verificare il progetto educativo del nido in un'ottica di continuità con la scuola dell'infanzia significa:
A) Essere consapevoli dei processi educativi messi in atto e saperli comunicare.
B) Progettare schede e protocolli specifici per ciascun bambino al fine di far conoscere i livelli di sviluppo raggiunti.
C) Saper codificare agevolmente gli interventi, le modalità e le strategie educative adottate attraverso strumenti specifici di rilevazione.
D) Far evolvere nel territorio l'idea relativa all'educazione all'infanzia promuovendo incontri e dibattiti con la cittadinanza.
1527. Per favorire il percorso di continuità educativa al nido dei bambini diversamente abili è auspicabile che:
A) L' educatore che ha seguito il bambino al nido collabori alla progettazione del piano educativo personalizzato con gli insegnati della scuola dell'infanzia.
B) Vengano organizzati alla scuola dell'infanzia percorsi ludici specifici che mirino a sviluppare competenze relazionali e motorie.
C) I bambini diversamente abili siano fermati ancora per un anno all'asilo nido così da godere di un clima educativo sicuro e protetto.
D) Il passaggio alla scuola dell'infanzia avvenga il più velocemente possibile così da evitare nel bambino ansie da separazione.
1528. Per favorire la relazione e stimolare la collaborazione tra bambini del nido e bambini della scuola dell'infanzia è auspicabile:
A) Realizzare attività collettive di ricerca e rielaborazione delle esperienze.
B) Organizzare un evento specifico come, ad esempio, una recita teatrale.
C) Realizzare e organizzare attività individualizzate.
D) Progettare e realizzare attività di canto, danza, movimento.
1529. Per la realizzazione della continuità tra nido e scuola dell'infanzia, il gruppo di operatori deve:
A) Individuare linee di impostazione, scelte orientative e stili di conduzione comuni relativi alla progettazione pedagogica.
B) Dar luogo ad uno scambio di documentazione al fine di favorire il passaggio di informazioni sul bambino.
C) Dar luogo a diversi incontri in cui siano presenti tutti gli operatori al fine di consentire la conoscenza reciproca.
D) Individuare i comportamenti inadeguati e i mancati apprendimenti di ciascun bambino e informarne tutti gli altri operatori.
1530. In che modo i genitori sono coinvolti nel processo di continuità tra nido e scuola dell'infanzia?
A) Vengono informati sul progetto che riguarda il loro figlio e sono coinvolti in varie iniziative.
B) Vengono informati sul progetto educativo e sulle modalità organizzative della scuola dell'infanzia.
C) Sono invitati a diversi incontri a carattere informativo nella scuola dell'infanzia.
D) Viene consegnato loro materiale cartaceo che spiega l'organizzazione della scuola dell'infanzia.
1531. La continuità tra nido e scuola dell'infanzia diventa operativa quando:
A) Attraverso il gioco e le attività progettate si attua una conoscenza reciproca tra bambino e nuovo ambiente.
B) L'educatore di riferimento effettua le consegne relative al bambino e ne illustra le particolarità.
C) Il bambino, al termine del suo percorso al nido, entra a tutti gli effetti nella scuola dell'infanzia.
D) Il bambino del nido comincia a conoscere i nuovi operatori della scuola dell'infanzia.
1532. La professionalità degli educatori del nido e degli insegnanti della scuola dell'infanzia in materia di continuità educativa si realizza quando:
A) C'è un reale confronto sui valori e sulle scelte che definiscono l' identità educativa dei due servizi.
B) Nel percorso formativo-educativo del personale sono compresi argomenti relativi alle teorie pedagogiche in materia di prima infanzia.
C) Le scelte, le metodologie, le strategie educative vengono verificate in modo sperimentale.
D) Sia gli educatori che gli insegnanti possono accedere a percorsi di supervisione psicopedagogica.
1533. Quali strategie e modalità organizzative devono essere predisposte dai gruppi di lavoro per favorire un rapporto di continuità fra nido e scuola dell'infanzia?
A) I confronti sull'identità dei due servizi e sulle pratiche educative, programmando anche incontri con piccoli gruppi di bambini.
B) Organizzare momenti di incontro fra bambini dell'asilo nido e della scuola dell'infanzia per favorire la conoscenza reciproca.
C) Raccordarsi sul passaggio delle informazioni circa i singoli bambini che frequenteranno la scuola dell'infanzia.
D) Fornire alle famiglie le informazioni sull'organizzazione e il funzionamento della scuola dell'infanzia.
1534. Quando al nido è inserito un bambino disabile il passaggio alla scuola dell'infanzia deve essere attuato prevedendo incontri precedenti in cui:
A) Entrambi i gruppi di operatori valutano la situazione ed individuano strategie idonee per favorire il passaggio del bambino da un'istituzione all'altra.
B) I responsabili dei servizi socio-sanitari illustrano la situazione ed il livello di sviluppo del bambino sia agli educatori del nido che agli insegnanti della scuola dell'infanzia.
C) I genitori illustrano, ai nuovi operatori della scuola dell'infanzia, le abilità e le caratteristiche del loro bambino sostenuti dalla presenza di un educatore del nido.
D) Il pediatra del nido presenta la cartella clinica del bambino e la documentazione del suo percorso educativo ai nuovi operatori della scuola dell'infanzia.
1535. La continuità nido-scuola dell'infanzia favorisce:
A) Un migliore inserimento del bambino alla scuola dell'infanzia.
B) La conoscenza puntuale dei futuri insegnanti.
C) La realizzazione di attività ludiche adeguate all'età dei bambini.
D) La realizzazione di incontri tra le famiglie e gli insegnanti.
1536. La continuità nido-scuola dell'infanzia permette al bambino di:
A) Ritrovare nel passaggio da un contesto all'altro luoghi, azioni, ambienti che riconosce come familiari.
B) Conoscere in anticipo i compagni che frequenterà negli anni successivi al nido.
C) Portare nella scuola dell'infanzia materiali prodotti al nido con l'aiuto degli educatori.
D) Completare il processo di crescita, di autonomia e di sviluppo avviato all'asilo nido.
1537. Attuare soluzioni di tipo raccordativo per favorire la continuità tra nido e scuola dell'infanzia significa:
A) Introdurre opportunità di comunicazione e coordinamento.
B) Introdurre la presenza di una figura di raccordo.
C) Prevedere un'unitaria figura di dirigente.
D) Sottoscrivere un unico documento di programmazione.
1538. La continuità nido-scuola dell'infanzia favorisce:
A) La familiarizzazione con la scuola dell'infanzia.
B) La conoscenza dei bambini che frequentano la scuola dell'infanzia.
C) La familiarizzazione con le attività che si svolgono alla scuola dell'infanzia.
D) La conoscenza degli spazi fisici interni ed esterni della scuola dell'infanzia.
1539. La continuità fra nido e scuola dell'infanzia si configura come:
A) L'offerta di un percorso di crescita intesa come un itinerario da percorrere con continuità ponendo al centro il bambino e la sua storia evolutiva.
B) Un'occasione di confronto fra due istituzioni contigue.
C) Un'occasione per sottolineare le differenti proposte educative e didattiche che caratterizzano i due servizi.
D) L'occasione per stabilire dal punto di vista organizzativo le competenze di ciascuna istituzione.
1540. Nella progettazione della continuità nido-scuola dell'infanzia:
A) Vengono accolte le differenze e le specificità di entrambi i contesti educativi.
B) NON vengono accolte le differenze di entrambi i contesti educativi.
C) Vengono accolte le metodologie simili in entrambi i contesti educativi.
D) Vengono accolti i bambini che hanno raggiunto la fase di sviluppo del pensiero operatorio.
1541. Gli insegnanti della scuola dell'infanzia e gli educatori del nido lavorano per la continuità nido-scuola dell'infanzia in modo:
A) Collettivo e collegiale.
B) Individuale e soggettivo.
C) Casuale e relazionale.
D) Personale e colloquiale.
1542. Una proposta educativa che favorisce sentimenti di fiducia nei bambini che partecipano al progetto di continuità educativa nido-scuola dell'infanzia, deve garantire la presenza di:
A) Attività, giochi, laboratori con funzione di "filo conduttore" tra le due diverse realtà educative.
B) Momenti di attività individualizzata dove il bambino può gestire autonomamente il tempo.
C) Attività di gioco finalizzate ad aumentare la soddisfazione nei bambini.
D) Laboratori di espressività grafico-pittorica e di coordinazione motoria.
1543. Per continuità nido-scuola dell'infanzia s'intende:
A) Un percorso educativo di accompagnamento dei bambini nel passaggio dal nido alla scuola dell'infanzia.
B) L'organizzazione di visite guidate e studiate dagli educatori del nido alla scuola dell'infanzia per le famiglie.
C) La continuazione nell'uso della progettazione e delle metodologie educative e didattiche da parte degli insegnanti della scuola dell'infanzia.
D) Un percorso ludico e una serie di attività di gioco per far conoscere la scuola dell'infanzia alle famiglie.
1544. La continuità è un percorso di raccordo tra il nido e la scuola dell'infanzia che dovrebbe assicurare:
A) Un'unitarietà educativa nello sviluppo e una continuità nelle esperienze.
B) Un passaggio di informazioni dettagliato tra operatori delle due istituzioni educative.
C) Una conoscenza del bambino relativamente ai suoi bisogni ed alle sue particolarità.
D) Uno scambio di metodologie educative appropriate per ciascun bambino.
1545. Un progetto di continuità nido-scuola dell'infanzia prevede incontri tra educatori ed insegnanti al fine di favorire una conoscenza reciproca sulle:
A) Modalità comunicative/espressive, sui comportamenti, sulle scelte tecnico-organizzative, sull'identità educativa dei due servizi.
B) Strategie educative d'intervento utili in quelle situazioni che presentano caratteristiche di disagio e di disabilità.
C) Modalità di documentazione e di incontro con le famiglie, sui modelli organizzativi e didattici.
D) Risorse disponibili a livello territoriale per il reperimento dei finanziamenti regionali, provinciali ed europei.
1546. Gli insegnanti della scuola dell'infanzia, si incontrano con gli educatori del nido per:
A) Confrontarsi sui contenuti della programmazione, delle scelte educative, dei rapporti con le famiglie.
B) Decidere come organizzare le attività del primo anno della scuola dell'infanzia.
C) Aggiornarsi e discutere sulle nuove tecniche e metodologie didattiche d'insegnamento.
D) Organizzare e progettare percorsi ludici per gruppi di bambini che frequentano l'ultimo anno del nido.
1547. Progettare attività che favoriscono la continuità nido-scuola dell'infanzia significa organizzare:
A) Attività che stimolano la conoscenza reciproca dei bambini, degli spazi, degli insegnanti, delle metodologie educative.
B) Incontri periodici tra il personale del nido e della scuola dell'infanzia, per favorire la conoscenza reciproca.
C) Laboratori di attività nello spazio interno della scuola dell'infanzia simili a quelli dell'asilo nido.
D) Metodologie educative e didattiche specifiche per affrontare le ansie dei genitori nei confronti dei futuri cambiamenti.
1548. I progetti di continuità educativa aiutano i bambini a:
A) Conoscere in largo anticipo i luoghi che frequenteranno nel futuro favorendo una maggiore apertura, disponibilità e serenità.
B) Capire che per poter frequentare con serenità la scuola dell'infanzia dovranno potenziare la loro competenza sociale.
C) Comprendere che gli insegnanti adottano strategie e metodologie didattiche diverse da quelle degli educatori.
D) Conoscere precedentemente luoghi e attività a cui parteciperanno e che favoriranno lo sviluppo di capacità di lettura-scrittura.
1549. Un adeguato progetto di continuità nido-scuola dell'infanzia ha l'obiettivo di:
A) Rendere più familiare al bambino del nido la sua futura scuola, sostenerne curiosità e fiducia e abbassare la tensione.
B) Far incontrare i bambini del nido con i bambini che frequentano il primo anno della scuola dell'infanzia.
C) Mostrare le differenze che i bambini del nido incontreranno alla scuola dell'infanzia.
D) Rendere l'ambiente della scuola dell'infanzia similare a quello dell'asilo nido (spazi, materiali, attività, ecc.).
1550. Il processo della continuità tra nido e scuola dell'infanzia può essere favorito:
A) Dalla convivenza di diverse istituzioni educative nello stesso plesso.
B) Dal favorire l'incontro tra genitori del nido e genitori della scuola dell'infanzia.
C) Dallo scambio frequente tra educatori di nido ed insegnanti della scuola dell'infanzia.
D) Dalla presenza di un unico dirigente per le diverse istituzioni educative.
1551. La continuità che si realizza tra il nido e la scuola dell'infanzia si propone di:
A) NON limitare il cambiamento, ma favorire nel bambino la riorganizzazione del comportamento e delle percezioni dell'ambiente.
B) Limitare il cambiamento, perseguendo un modello di crescita dove i passaggi sono privi di innovazione e trasformazione.
C) NON limitare il cambiamento, favorendo lo sviluppo della creatività che facilita l'accettazione del cambiamento.
D) Limitare il cambiamento, al fine di evitare che nel bambino siano mobilitate energie e reazioni emotive troppo forti.
1552. I colloqui e gli incontri tra gli insegnanti della scuola dell'infanzia e gli educatori del nido vengono svolti per favorire il passaggio di informazioni relative:
A) Ai bambini, alle famiglie, agli spazi, alle attività e alle modalità educative.
B) Alle famiglie, ai bambini diversamente abili, alle risorse territoriali in materia di infanzia.
C) Ai bambini, alle risorse territoriali, ai materiali, agli spazi e alle metodologie d'intervento.
D) Alle modalità organizzative-didattiche, alle strategie d'intervento, alle attività, agli spazi e ai materiali.
1553. Se l'educatore nota difficoltà e disagio in un bambino può:
A) Mettere in atto un percorso osservativo, condividendolo con altri educatori.
B) Parlarne subito alla famiglia per chiedere un supporto agli operatori dei servizi socio-sanitari territoriali.
C) Chiedere un supporto agli operatori dei servizi socio-sanitari territoriali.
D) Mettere in atto strategie d'intervento dopo la lettura di testi specifici.
1554. Il progetto educativo individualizzato per il bambino diversamente abile richiede:
A) Una diagnosi funzionale.
B) Puntuale conoscenza delle tappe evolutive.
C) La collaborazione con la famiglia.
D) La conoscenza dell'ambiente di provenienza.
1555. In presenza di un bambino con disagio è utile che l'educatore:
A) Conosca e collabori con i servizi territoriali competenti.
B) Realizzi un profilo dinamico funzionale dettagliato.
C) Affidi la presa in carico del bambino ai servizi territoriali competenti.
D) Realizzi una diagnosi funzionale dettagliata.
1556. Gli aspetti più importanti da tenere in considerazione con un bambino diversamente abile sono:
A) Le sue potenzialità.
B) I suoi deficit.
C) Le sue disabilità.
D) Le sue capacità di relazionarsi.
1557. La Diagnosi Funzionale è:
A) Un documento redatto dal personale sanitario che indica la patologia da cui è affetto il bambino.
B) Un documento redatto dal personale educativo che indica gli obbiettivi educativi e didattici.
C) Un documento redatto da strutture sanitarie in collaborazione con gli educatori.
D) Un documento redatto da strutture sanitarie in collaborazione con la famiglia.
1558. Il piano educativo individualizzato (PEI):
A) Descrive gli interventi educativi predisposti per il bambino.
B) Descrive lo stato psico-fisico del bambino.
C) Descrive lo sviluppo potenziale del bambino.
D) Viene redatto dalle Asl.
1559. Conoscere la storia (storia clinica, familiare...) del bambino diversamente abile, per l'attività dell'educatore:
A) É indispensabile per realizzare progetti educativi individualizzati.
B) É oggi affidato/a ai servizi sociali territoriali.
C) Può rendere meno imparziale ed oggettiva la valutazione dell'educatore.
D) É un obiettivo da perseguire solo dalla scuola primaria in poi.
1560. Un'azione educativa di supporto per i bambini affetti da ritardo mentale risulta più efficace se:
A) Viene impostata precocemente sul periodo di sviluppo del bambino poiché la plasticità educativa decresce con l'età.
B) Viene effettuata con alternanza di periodi intensivi e di sospensione di attività.
C) Viene impostata quando il bambino si trova in uno stadio avanzato del proprio sviluppo poiché la plasticità educativa aumenta con l'età.
D) Avviene quando il bambino ha completato il proprio sviluppo.
1561. Indicare quale modo deve assumere l'educatore di fronte alle differenze.
A) Individuare e valorizzare le diversità individuali.
B) Individuare semplicemente delle differenze.
C) Classificare le differenze.
D) Catalogare le differenze.
1562. Quale sarà il primo approccio dell'educatore per individuare una difficoltà di sviluppo cognitivo in un bambino?
A) L'osservazione sistematica.
B) Il colloquio con la famiglia.
C) La lettura dei testi specifici.
D) Una consultazione con altri operatori.
1563. Il profilo dinamico funzionale di un bambino diversamente abile:
A) Indica il prevedibile sviluppo.
B) Indica le strategie riabilitative che l'educatore deve seguire.
C) Indica la gravità del disagio.
D) Indica i risultati della riabilitazione.
1564. Le verifiche del Piano Individualizzato vanno effettuate:
A) In relazione agli obbiettivi raggiunti e non raggiunti.
B) Secondo scadenze stabilite: a metà e a fine anno scolastico.
C) Dopo alcuni mesi dall'inizio dell'anno scolastico.
D) Solo se richiesto dalle famiglie.
1565. Per progettare l'intervento con il bambino diversamente abile:
A) É importante un'attenta osservazione del comportamento del bambino.
B) L'uso di eventuali test è irrilevante.
C) Non è necessario utilizzare materiale didattico specifico.
D) La valutazione delle difficoltà e delle risorse del bambino va fatta dopo l'intervento educativo.
1566. L'educatore, rapportandosi con la famiglia del bambino diversamente abile dovrà:
A) Avvicinarsi ai genitori con discrezione favorendo la comunicazione e il dialogo.
B) Chiedere informazioni dettagliate sul bambino e sulle sue disabilità.
C) Spronare la famiglia a seguire ed accogliere il progetto educativo della scuola.
D) Formulare una diagnosi dettagliata del deficit.
1567. L'educatore di sostegno è:
A) Un educatore di appoggio al gruppo educativo.
B) Un educatore non facente parte del gruppo di lavoro con particolari competenze.
C) Un operatore dei servizi socio-sanitari territoriali.
D) Un educatore scelto dalla famiglia.
1568. Per favorire l'apprendimento dei bambini in condizione di disagio, sarà utile promuovere metodi che si basano:
A) Su individualizzazione.
B) Su pluralizzazione.
C) Su oggettivazione.
D) Su diversificazione.
1569. IL Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) di intervento didattico/educativo:
A) É un progetto individualizzato realizzato in collaborazione con altri servizi territoriali.
B) É un piano specifico per bambini diversamente abili elaborato dagli educatori.
C) É un piano specifico per bambini extracomunitari elaborato dagli educatori.
D) É un piano specifico per i bambini diversamente abili elaborato sulle esigenze famigliari.
1570. Il Piano Educativo Individualizzato (P.E.I.) è:
A) Il documento dove vengono descritti gli interventi didattico-educativi previsti per il bambino diversamente abile.
B) Il documento che contiene la diagnosi funzionale medica del bambino diversamente abile.
C) Il documento che contiene le medicazioni terapeutiche che il bambino diversamente abile deve seguire.
D) Il documento che contiene i dati della sezione in cui il bambino diversamente abile è inserito.
1571. Quali soggetti coinvolge la legge 104/92 per ciò che riguarda l'inserimento scolastico dei bambini diversamente abili?
A) I soggetti istituzionali (Enti locali, ASL, Comuni).
B) I soggetti informali (Famiglia, Chiesa, Volontariato).
C) I soggetti istituzionali ed informali.
D) I soggetti appartenenti a categorie svantaggiate.
1572. Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) per i bambini in condizione di disagio descrive:
A) Gli interventi educativi predisposti.
B) Lo stato psico-fisico.
C) Lo sviluppo potenziale.
D) Gli obiettivi minimi da raggiungere.
1573. Per un bambino con Sindrome di Down....
A) L'inserimento precoce al nido gli offre più contesti educativi stimolanti.
B) L'inserimento al nido richiede una maggiore maturazione, per cui è meglio aspettare.
C) L'inserimento al nido deve avvenire quando i genitori lo ritengono opportuno.
D) L'inserimento al nido deve avvenire quando gli educatori e i genitori lo ritengono opportuno.
1574. Il termine Burn-Out indica:
A) Le conseguenze di una situazione stressante che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto.
B) Un particolare tipo di disabilità del bambino.
C) La condizione emotiva della famiglia in cui vi sono soggetti in condizione di disagio.
D) L'incapacità di una struttura di accogliere soggetti in condizione di disagio.
1575. In presenza di bambini con handicap le loro esigenze:
A) Vanno considerate fin dalla fase progettuale.
B) Vanno considerate nella fase progettuale esclusivamente se inerenti ai momenti di "routines".
C) Vanno analizzate solo una volta concluso l'inserimento e quindi vengono analizzate solo in seguito alla progettazione.
D) Vanno considerate in fase progettuale solo se riferite all'eliminazione delle barriere architettoniche.
1576. Il Profilo Dinamico Funzionale è un atto:
A) Successivo alla Diagnosi Funzionale.
B) Antecedente all'inserimento del bambino al nido.
C) Successivo al Piano Educativo Individualizzato.
D) Che precede la Diagnosi Funzionale.
1577. La fase di inserimento al nido del bambino in situazione di disagio:
A) Deve essere oggetto di particolare attenzione da parte dell'educatore.
B) NON deve avere tempi differenti rispetto a quella degli altri bambini.
C) Deve essere un processo molto rapido per NON minare gli equilibri del gruppo.
D) NON viene effettuata dall'educatore ma da un assistente sociale.
1578. Per favorire l'inserimento e lo sviluppo di un bambino in condizione di disagio è utile una programmazione:
A) Individualizzata.
B) Non specifica.
C) Specializzata.
D) Diversificata.
1579. Nell'attività di programmazione in presenza di bambini in situazione di disagio l'educatore:
A) Deve avere la capacità di mediare tra la programmazione del nido e la programmazione individualizzata.
B) NON deve modificare la programmazione per evitare discriminazioni.
C) Deve adeguare il gruppo alle esigenze del soggetto in situazione di disagio.
D) Deve comunque programmare le attività tenendo solo conto delle esigenze della maggioranza del gruppo di bambini.
1580. La Diagnosi Funzionale per i soggetti disabili:
A) Permette di misurare il deficit ma soprattutto di conoscere le capacità potenziali residue.
B) Misura esclusivamente il deficit motorio.
C) NON misura il deficit ma rileva le potenzialità di cui il soggetto è portatore.
D) Misura i risultati che sono stati raggiunti con la rieducazione.
1581. L'atteggiamento dell'educatore (in riferimento ai bambini in situazione di disagio) deve essere orientato:
A) All'osservazione e all'ascolto.
B) Alla diagnosi e al dialogo.
C) All'assistenza.
D) Al controllo.
1582. Il Profilo Dinamico Funzionale:
A) Nasce dall'integrazione delle competenze di Asl-educatori-famiglia.
B) É redatto esclusivamente dalla commissione medica delle Asl.
C) Viene realizzato dagli educatori all'interno del progetto educativo individualizzato.
D) É realizzato da un operatore sociale incaricato dalle Asl.
1583. I contatti con le famiglie dei bambini in situazione di disagio:
A) Devono essere frequenti per rilevare le loro risorse educative e le possibilità di collaborazione.
B) Devono avvenire solo quando il bambino ha concluso la fase di inserimento.
C) Permettono all'educatore di fare una diagnosi del deficit in relazione alla situazione familiare.
D) Devono essere sporadici per alleggerire la famiglia già provata dal disagio del bambino.
1584. Il Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F) è predisposto:
A) In collaborazione con i Servizi Sanitari e contiene l'indicazione delle potenzialità e delle difficoltà del bambino diversamente abile.
B) Dall'educatore in collaborazione con la famiglia e contiene informazioni sulla vita del bambino.
C) Dal personale sanitario in collaborazione con gli educatori e contiene informazioni sullo stato di salute del bambino.
D) Dal personale sanitario e dalla famiglia e contiene informazioni sullo stato di salute e sulla vita del bambino.
1585. Qualora venga inserito al nido un bambino di 21 mesi, con grave ritardo psicomotorio, è opportuno:
A) Valutare la sue abilità ed inserirlo in un gruppo stabile, secondo un progetto specifico.
B) Inserirlo nel gruppo corrispondente alla sua età anagrafica.
C) Inserirlo, valutando giornalmente, nel gruppo di bambini meno numeroso.
D) NON prevedere un'organizzazione specifica e attendere che il bambino risponda alle sollecitazioni del gruppo.
1586. Il bambino in situazione di disagio inserito al nido ha bisogno soprattutto:
A) Di attenzioni educative.
B) Di interventi sanitario-rieducativi.
C) Di interventi terapeutici.
D) Di cure specifiche.
1587. Nell'ambito dell'intervento educativo con il bambino disabile è importante:
A) Un'attenta osservazione del comportamento anche in relazione alle indicazioni del Profilo Dinamico Funzionale.
B) L'uso di test che possono segnalare eventuali difficoltà della famiglia.
C) L'uso di materiale didattico esclusivamente strutturato e pensato per quella specifica disabilità.
D) La valutazione delle difficoltà del bambino, della famiglia e la situazione economica.
1588. Gli educatori, nei confronti dei bambini portatori di handicap,:
A) Devono avere sempre un'aspettativa positiva.
B) Devono avere un'aspettativa realistica, basata sulle reali capacità del bambino.
C) Devono limitare le proprie aspettative per NON rimanere delusi.
D) NON devono avere alcuna aspettativa.
1589. L'educatore di fronte al disagio del bambino, deve armonizzare:
A) L'identità dell'Io con la diversità dell'Io.
B) La relazione del bambino con i pari.
C) Le abilità del bambino.
D) L'identità dell'Io.
1590. Quale atteggiamento educativo favorisce il sostegno al bambino in difficoltà?
A) L'esperienza di collegialità tra gruppo di bambini ed adulti.
B) L'esperienza di piccolo gruppo solo in alcuni momenti dell'anno.
C) Evitare esperienze di grande gruppo in particolari momenti dell'anno.
D) Evitare l'esperienza di collegialità tra gruppo di bambini ed adulti.
1591. In caso di bambini con difficoltà relazionali, quale tecnica espressivo-comunicativa si può usare con maggior profitto?
A) Uso dei burattini e manipolazione di materiali.
B) Uso di specifiche tecniche di narrazione.
C) Uso di materiale strutturato.
D) Uso di materiale montessoriano.
1592. Il disagio del bambino può essere:
A) Permanente o temporaneo.
B) Stabile o saltuario.
C) Definitivo o temporaneo.
D) Permanente o saltuario.
1593. Per l'eventuale inserimento di un bambino diversamente abile al nido quali accorgimenti bisogna adottare?
A) Disporre di locali e materiali adatti.
B) Disporre di più personale per garantire l'assistenza.
C) Disporre di personale socio-sanitario.
D) Disporre di un numero limitato di personale per NON confondere il bambino.
1594. Quale può essere la causa di comportamenti aggressivi dei bambini nella sezione?
A) Un'incoerenza negli interventi dell'educatore che altera il clima educativo.
B) Un'incapacità del bambino ad adattarsi e ad interiorizzare le regole del nido.
C) Una ridondanza di stimoli percettivi e cognitivi che lo mettono in una situazione di affaticamento.
D) Una noia nei confronti delle attività proposte, troppo facili per il livello cognitivo del bambino e troppo ripetitive.
1595. Il Piano Educativo Personalizzato deve essere elaborato:
A) Dall'equipe multidisciplinare e dalla famiglia.
B) Dall'educatore.
C) Dai genitori.
D) Dall'equipe multidisciplinare.
1596. Accogliere nel nido un bambino con disabilità comporta da parte dell'educatore un atteggiamento di "ascolto attivo" basato:
A) Sull'accettazione dell'altro, sulla comprensione dell'altro e dei suoi bisogni.
B) Sull'accettazione dell'altro e sulla comprensione delle emozioni.
C) Sul benessere dell'altro e sulla comprensione empatica dei suoi bisogni.
D) Sulle strategie di intervento e sull'attuazione di strategie.
1597. Qual è l'atteggiamento che l'educatore deve tenere nei confronti del bambino diversamente abile?
A) Mettersi a disposizione del bambino, oggettivando e NON soggettivando i suoi problemi.
B) Partecipare ai successi e agli insuccessi del bambino anche emotivamente perché questi avverta la massima condivisione.
C) Vivere con distacco i problemi del bambino per NON metterlo in difficoltà nel rapporto con i coetanei.
D) Fissare i limiti del bambino ed evitare false aspettative soprattutto nei confronti delle famiglie.
1598. La stesura del Piano Educativo Personalizzato comporta:
A) Individualizzazione degli obiettivi e personalizzazione dei traguardi.
B) Individualizzazione degli spazi e personalizzazione dell'esplorazione.
C) Individualizzazione delle attività e personalizzazione delle difficoltà.
D) Individualizzazione degli obiettivi e personalizzazione dell'osservazione.
1599. Nel nido, in presenza di bambini con disagio, è opportuno promuovere:
A) Attività di animazione.
B) Attività motoria.
C) Attività tranquilla.
D) Attività spontanea.
1600. La famiglia del bambino diversamente abile deve sapere che l'obiettivo del nido è:
A) Il benessere del bambino attraverso la sua integrazione.
B) L'adattamento del bambino alla nuova realtà.
C) L'inserimento del bambino nell'ambiente.
D) Strutturare un ambiente accogliente.
1601. L'inserimento del bambino diversamente abile deve evitare:
A) Forzature e anticipazioni.
B) Forzature e ritardi.
C) Ritardi e sensi di colpa.
D) Ritardi e rivalità.
1602. Quale atteggiamento è rilevante per lavorare in modo efficace con bambini con difficoltà?
A) Valorizzare cosa il bambino sa e può fare.
B) Fissare i limiti del bambino ed evitare false aspettative.
C) Porsi obiettivi didattici semplici e facilmente raggiungibili.
D) Vivere con distacco i problemi e i successi del bambino.
1603. L'intervento educativo nei confronti del disagio deve mirare a potenziare nel bambino:
A) La stima e la fiducia di sé.
B) La relazione e l'amore.
C) La fiducia e le competenze.
D) Le potenzialità e le competenze.
1604. Per lo svolgimento delle attività del bambino diversamente abile occorre prevedere:
A) Un'organizzazione temporale elastica.
B) Un'organizzazione temporale rigida.
C) Un'organizzazione temporale occasionale.
D) Un'organizzazione temporale mensile.
1605. Il Profilo Dinamico Funzionale è un mezzo per elaborare:
A) Il Piano Educativo Individualizzato.
B) Il rapporto bambino educatore.
C) La Carta dei Servizi.
D) La Programmazione Educativa e Didattica.
1606. Gli handicap motori riducono:
A) Corretti movimenti - autonomia - coordinazione motoria.
B) Corretta gestualità - autonomia - coordinazione oculo/manuale.
C) Corretti movimenti - autonomia - coordinazione dei riflessi.
D) Competenze - obiettivi - coordinazione dei riflessi.
1607. Le verifiche del piano educativo individualizzato (PEI) vanno effettuate....
A) In relazione agli obiettivi raggiunti e/o NON raggiunti.
B) Alla metà dell'anno scolastico.
C) Dopo due o tre mesi di attività.
D) Solo se richiesti dall'educatore ed in particolari situazioni.
1608. L'educatore NON si deve soffermare all'analisi del deficit ma "dirottare lo sguardo" verso la:
A) Globalità e storicità del bambino.
B) Parzialità e astoricità del bambino.
C) Conquista e gioia del bambino.
D) Competenza e capacità del bambino.
1609. Le strategie utili all'inserimento del bambino diversamente abile sono orientate a modellare l'intervento:
A) Sulle potenzialità e risorse.
B) Sull'identificazione del sintomo.
C) Sulle definizioni elastiche dei tempi.
D) Sulle potenzialità e motivazioni del bambino.
1610. Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è....
A) Il documento in cui vengono descritti gli interventi previsti.
B) Il documento che contiene i dati relativi alla vita del bambino.
C) Il documento che contiene le notizie sulla famiglia del bambino.
D) Il documento che contiene i dati del gruppo nel quale il bambino è inserito.
1611. Quale sarà il primo approccio dell'educatore per individuare una difficoltà di sviluppo cognitivo?
A) L'osservazione sistematica.
B) Solo il colloquio con la famiglia.
C) La lettura di testi specifici.
D) Una consultazione con altri educatori.
1612. Nel caso di un bambino in situazione di disagio è importante:
A) Stimolarlo partendo dalle sue capacità.
B) Predisporgli un percorso di apprendimento predeterminato.
C) Lasciare che il bimbo interagisca senza intromissioni esterne.
D) Evitare che abbia contatti troppo frequenti con gli altri bambini.
1613. In presenza di bambini diversamente abili l'educatore deve:
A) Proporre stimoli diversi rispettando competenze e abilità di ogni bambino.
B) Proporre attività uguali per tutti i bambini pur nella differenziazione degli stimoli.
C) Proporre esperienze uguali per tutti i bambini uniformando gli stimoli.
D) Proporre giochi simili per tutti i bambini predisponendo una varietà di materiali.
1614. Con i bambini con handicap sensoriali è necessario:
A) Valorizzare e potenziare i sensi NON colpiti.
B) Stimolare e potenziare i sensi colpiti.
C) Curare e ridurre la menomazione.
D) NON svolgere esercizi sensomotori.
1615. Per i bambini diversamente abili è necessaria:
A) Una stimolazione globale nel loro ambiente di vita.
B) L'impostazione di tecniche rieducative standardizzate.
C) L'impostazione di tecniche rieducative settoriali.
D) Una stimolazione specifica in contesti predefiniti.
1616. Gli handicap sensoriali sono deficit che:
A) Richiedono interventi specifici.
B) Impediscono l'apprendimento.
C) Impediscono le relazioni.
D) Richiedono affettuosità.
1617. L'educatore, di fronte al disagio del bambino, deve istituire rapporti con i servizi territoriali competenti per favorire:
A) L'integrazione.
B) La socializzazione.
C) Lo sviluppo linguistico.
D) Lo sviluppo motorio.
1618. Quale dovrebbe essere l'approccio dell'educatore rispetto alle differenze?
A) La valorizzazione delle differenze come potenzialità individuali.
B) La correzione dei comportamenti NON uniformi.
C) L'identificazione delle differenze.
D) La tolleranza per le diversità.
1619. Al nido per favorire il raggiungimento di un obiettivo in bambini in condizioni di disagio....
A) Si utilizzano strategie personalizzate.
B) Si utilizzano strategie di gruppo.
C) Si utilizzano strategie standard per NON creare differenziazioni educative.
D) Si utilizza il role-playing.
1620. Se un bambino problematico viene isolato dagli altri bambini l'educatore deve:
A) Intervenire per favorirne l'integrazione.
B) Lasciare che il bambino sfrutti le attività di gruppo per integrarsi.
C) Giocare solo con lui.
D) Allontanare i bambini che lo hanno emarginato.
1621. Il profilo dinamico funzionale:
A) Viene redatto dopo la diagnosi funzionale.
B) É un documento che sintetizza il grado di disabilità del bambino.
C) Viene redatto dall'operatore sanitario che ha in cura il bambino.
D) É un documento facoltativo per migliorare l'integrazione del bambino disabile.
1622. Lo sviluppo del bambino diversamente abile presuppone strategie finalizzate:
A) Al benessere del bambino attraverso l'integrazione.
B) All'inserimento precoce al nido.
C) All'inserimento in contesti nuovi.
D) All'adattamento a nuove situazioni.
1623. L'intervento educativo per il soggetto diversamente abile deve essere finalizzato a strutturare:
A) La stima e la fiducia in sé.
B) La competenza e la motricità.
C) La potenzialità e l'intuizione.
D) La competenza e l'apprendimento.
1624. Qual è il primo metodo a disposizione dell'educatore per identificare un ritardo cognitivo?
A) L'osservazione mirata.
B) La consultazione con educatori più esperti.
C) Il confronto con gli altri bambini.
D) L'uso di testi appropriati.
1625. Nei confronti di bambini diversamente abili il rapporto educativo deve essere....
A) Individualizzato.
B) Standardizzato.
C) Decentrato.
D) Il risultato di uno studio di testi specifici.
1626. La diagnosi funzionale deve consentire:
A) La conoscenza dell'eventuale deficit e l'individuazione delle capacità funzionali.
B) La puntuale rilevazione delle area di inefficienza.
C) Di evidenziare in che misura l'handicap può compromettere il risultato educativo.
D) Di informare l'educatore circa il possibile insuccesso.
1627. Quale apporto può fornire l'educatore nella fase di diagnosi della disabiltà?
A) Fornire dati significativi emersi durante l'osservazione del bambino.
B) Seguire e controllare le procedure mediche.
C) Definire l'individuazione della disabiltà.
D) Controllare la certificazione e la diagnosi funzionale.
1628. Il profilo dinamico funzionale è:
A) Uno strumento operativo per calibrare le proposte educative in base alle potenzialità e difficoltà del bimbo.
B) Un documento che elenca quali sono le attività che il bambino deve evitare.
C) Un documento compilato dai genitori all'atto dell'iscrizione al nido per comprendere al meglio il percorso del bambino.
D) L'insieme dei referti clinici del bambino.
1629. Se l'osservazione fa rilevare un caso di disagio....
A) Occorre che gli educatori discutano le proprie ipotesi di intervento da realizzare e da proporre ai genitori.
B) Occorre che l'osservazione perduri senza intervento per lasciare libertà al bambino.
C) Ogni educatore deve redigere un documento riassuntivo da confrontare in equipe.
D) Bisogna subito contattare un consulente specializzato.
1630. Se un bambino tende ad auto-isolarsi....
A) L'educatore deve cercare di inserirlo nelle attività attivando processi di facilitazione all'interazione.
B) Bisogna forzare il bambino a socializzare per evitare che il comportamento di isolamento diventi una pratica normale.
C) Può essere utile iniziare un'attività senza coinvolgerlo per destare la sua curiosità.
D) L'educatore deve assecondare il comportamento del bambino in quanto può essere frutto di abitudini radicate e legate alle abitudini familiari.
1631. La diagnosi funzionale si articola in:
A) Anamnesi del bambino-diagnosi clinica.
B) Certificazione medica-piano individualizzato.
C) Diagnosi clinica-interventi riabilitativi.
D) Diagnosi clinica-certificazione medica.
1632. L'handicap motorio condiziona:
A) La coordinazione e l'autonomia.
B) Il movimento e l'osservazione.
C) L'esplorazione e l'affettività.
D) L'affettività e la relazione.
1633. Il PEI è redatto congiuntamente da:
A) Operatori sanitari, educatori, genitori.
B) Coordinatore, educatore, genitori.
C) Educatori di sostegno, genitori, operatori.
D) Operatori del nido, sanitari, agenzie territoriali.
1634. Al nido l'approccio nei confronti dei bambini diversamente abili richiede accordo tra:
A) Interventi terapeutici ed educativi.
B) Interventi educativi e motori.
C) Interventi terapeutici e riabilitativi.
D) Interventi terapeutici e motori.
1635. Perché è importante il recupero motorio?
A) Perché esiste una continuità funzionale tra comportamento motorio ed attività logiche del pensiero.
B) Perché i problemi motori sono causa di frustrazione e di scarso interesse per l'ambiente.
C) Perché i problemi motori portano all'esclusione dal gruppo dei pari.
D) Perché i bambini con problemi motori hanno difficoltà con i genitori e con gli adulti in generale.
1636. L'osservazione del comportamento dei bambini diversamente abili è indispensabile:
A) Alla progettazione dell'intervento educativo.
B) All'organizzazione dei momenti di routines.
C) All'organizzazione degli spazi al nido.
D) All'organizzazione dei tempi al nido.
1637. Nel caso di manifestazioni di aggressività da parte del bambino....
A) L'educatore dovrà riflettere e confrontarsi con la famiglia.
B) L'educatore dovrà avvisare i genitori in modo che prendano provvedimenti affinché tali comportamenti cessino.
C) L'educatore dovrà allontanare il bambino dagli altri per evitare che il comportamento diventi usuale.
D) L'educatore dovrà solo osservare la situazione affinché il bambino sia libero di sfogare le sue energie.
1638. Nel nido l'ausilio di uno psico-pedagogista esterno....
A) Può essere utile, in affiancamento agli educatori, per il monitoraggio del percorso didattico.
B) É d'obbligo se tale figura NON è compresa all'interno dell'equipe degli educatori.
C) Va richiesto agli enti territoriali.
D) É richiesto per la redazione di un certificato di buono stato psicofisico del bambino da compilare per le famiglie.
1639. Il PEI si elabora sulla base:
A) Del profilo dinamico-funzionale.
B) Della programmazione educativo-didattica.
C) Delle indicazioni dell'operatore sanitario.
D) Del rapporto bambino-educatore.
1640. I bambini che presentano difficoltà di apprendimento richiedono interventi educativi basati su:
A) Concretezza, impiego di sussidi, rinforzi.
B) Qualità, tempestività, complessità.
C) Professionalità, flessibilità, complessità.
D) Astrattezza, flessibilità, rinforzi.
1641. L'educatore di fronte al bambino svantaggiato deve:
A) Partire dal "vissuto" per realizzare attività significative.
B) Proporre alcuni interventi correttivi e sostitutivi.
C) Risolvere i problemi eliminando le cause.
D) Convincere i genitori ad accettare il bambino.
1642. Rispetto al bambino normodotato, nel processo di maturazione di un bambino diversamente abile:
A) Varia il ritmo di sviluppo mentre le sequenze evolutive sono uguali.
B) Sono omogenei sia il ritmo di sviluppo che le sequenze evolutive.
C) Variano sia il ritmo di sviluppo che le sequenze evolutive.
D) Il ritmo di sviluppo è uguale mentre variano le sequenze evolutive.
1643. Gli educatori che interagiscono con bambini in situazioni di disagio devono:
A) Avere una formazione che permetta loro di interpretarne le dinamiche.
B) Avere una sensibilità sviluppata solo attraverso l'esperienza pratica.
C) Essere iscritti all'albo nazionale degli educatori professionali.
D) Essere supportati da un operatore specializzato.
1644. L'educatore di un bambino disabile deve attuare tutte le strategie per portarlo alla cosiddetta "normalizzazione strumentale", cioè:
A) Alla conoscenza e all'uso di tutti i sussidi che possono promuovere una sua sempre maggiore autonomia.
B) Allo sviluppo delle percezioni in senso lato.
C) All'aiuto dato dall'esterno rispetto all'ambiente.
D) All'abitudine ad agire in contesti conosciuti.
1645. Perché l'educatore deve sempre verbalizzare al bambino problematico le emozioni che via via esso manifesta?
A) Perché lo aiuta a gestirle e ad accettarsi.
B) Perché gli insegna le regole di comportamento.
C) Perché rafforza il linguaggio.
D) Perché è un modo veloce di comunicare.
1646. Soprattutto al nido, per un bambino disabile, l'educatore come figura di riferimento stabile:
A) É essenziale.
B) NON é così importante.
C) Deve essere interscambiabile con altri educatori.
D) É secondaria rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
1647. É molto importante per un bambino disabile, che l'educatore favorisca il suo stare nel gruppo dei pari:
A) Per le positive funzioni di "modeling" esercitate dagli altri bambini.
B) Perché può giocare di più.
C) Perché socializza e può allargare i campi di esperienza.
D) Perché si trova in un ambiente nuovo.
1648. Con i bambini che hanno difficoltà di comprensione l'educatore deve usare molto i cartelloni, le foto e il materiale illustrato:
A) Per favorire in loro la rappresentazione mentale di ciò che é stato letto/raccontato/cantato.
B) Perché le figure sono accattivanti.
C) Per prolungare l'attività durante i momenti NON strutturati.
D) Per abbellire la sezione con materiale colorato.
1649. Nel caso di bambini con disturbi dell'attenzione, l'educatore dovrà:
A) Rinforzare sistematicamente le risposte adeguate ai diversi contesti e agli obiettivi prefissati.
B) Farli stare molto più concentrati sul compito richiesto.
C) Farli giocare insieme ai compagni affinché si distraggano dall'impegno.
D) NON porre obiettivi troppo difficili.
1650. Di fronte al disagio del bambino, in determinate attività é auspicabile, per un educatore, essere in compresenza perché:
A) Un educatore interagisce direttamente con i bambini, mentre l'altro osserva.
B) I due educatori possono darsi il cambio.
C) Un educatore si occupa dei bambini più piccoli.
D) Un educatore conduce l'attività e l'altro predispone i materiali.
1651. Il progetto educativo personalizzato ottimale per un bambino disabile deve essere:
A) Elaborato, condiviso e realizzato da tutte le figure presenti nella struttura del nido.
B) Portato a conoscenza dei genitori del bambino disabile.
C) Controllato dal responsabile della struttura.
D) Gestito principalmente dall'educatore di sostegno.
1652. Il monitoraggio del lavoro svolto su bambini disabili va aggiornato periodicamente tra:
A) Educatore di sostegno, altri educatori, famiglia, Servizi.
B) Educatore di sostegno, pedagogista e supervisore.
C) Educatore di sostegno, Servizi Sociali e famiglia.
D) Educatore di sostegno, famiglia, personale del nido.
1653. Nel caso di bambini con disagio quali sono le fasi principali della programmazione degli interventi individualizzati che un educatore deve sempre tener presenti?
A) Osservare, realizzare, documentare, valutare.
B) Osservare, tradurre, progettare, realizzare.
C) Documentarsi, filmare, proporre, elaborare.
Fonte: http://www.unich.it/~sasso/QUIZ%202007.doc
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