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Introduzione al fantasy
Roma, Al.Fa. Model Club 19 novembre 2016 Estratti da Wikipedia e note.
Il fantasy è un genere letterario sviluppatosi tra il XIX ed il XX secolo, i cui elementi dominanti sono il mito, il soprannaturale, l'immaginazione, l'allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale dove gli elementi fantastici non vengono spiegati in maniera scientifica.
La letteratura fantasy parla di magia, creature mitologiche, avventure e nasce dal mito: la mitologia classica, greca e romana, la mitologia mesopotamica , le saghe epiche medievali e i testi di mitologia scandinava,le raccolte dei miti celtici, i cicli normanni e francesi come il ciclo bretone o arturiano.
Attualmente il fantasy usa tutte le mitologie, anche quelle non europee come quella giapponese, quella azteca e quella egizia.
Prodotto della letteratura di genere (produzione letteraria scritta con l'intento di rientrare in uno specifico genere letterario attraente per particolari gruppi di lettori. I generi si evolvono, dividono e combinano, man mano che i gusti dei lettori cambiano e gli autori cercano nuovi modi per raccontare storie), nel tempo ha acquisito spazi nei prodotti veicolati dai mass media.
Nelle arti figurative è rappresentata soprattutto dall'illustrazione fantasy legata al mercato editoriale.
Vari scrittori e critici preferiscono usare il termine di speculative fiction (narrativa speculativa o fantastica) a causa della sempre più frequente contaminazione tra i generi.
Intanto ad Oxford un professore inizia ad inventare le lingue di popoli fantastici: Tolkien, con Lo Hobbit (1936) e Il Signore degli Anelli (1954-1955), porta all'apice la visione contemporanea della letteratura epica medievale, aggiungendovi la propria etica cristiana cattolica di ispirazione agostiniana e antimodernista. Tolkien viene spesso considerato il padre del fantasy, è in realtà il padre esclusivamente dell'high fantasy, che è uno degli innumerevoli sottogeneri del fantasy.
Tolkien ha dato grande visibilità al fantasy tutto, venendo anche candidato al Nobel per la letteratura
Molti scrittori della "nuova fantasy" hanno osteggiato il lavoro di Tolkien e degli autori da lui ispirati, considerati colpevoli di aver fossilizzato il genere sui suoi cliché fino a ridurlo in agonia.
NdA1: Esempi di fantasy: Bibbia (3000 anni fa circa), Iliade (3000 anni fa circa) Odissea (3000 anni fa circa), Alice nel paese delle meraviglie (1865), Il signore degli anelli (1954-55. Lo Hobbit 1936).
NdA2: Spunti: Differenze tra Signore degli anelli e Alice? Don Chisciotte (1605) si può definire fantasy? La Divina Commedia (1306-1320) che elementi ha in comune col fantasy di Tolkien? E Pinocchio e Topolino cosa sono?
Orco fantasy (oggi)
L'esempio più celebre di orco della narrativa fantasy (e l'ispirazione di molte altre varianti) sono quelli che compaiono nelle opere di J. R. R. Tolkien, ispirati agli orchi della mitologia germanica e in particolare a quelli del Beowulf.
Altre opere si rifanno anche alla tradizione folcloristica degli orchi delle fiabe. In inglese si usano due parole diverse per l'orco:
quello di Tolkien e del Beowulf è “ORC”, l'orco delle fiabe è “OGRE”.
Per aggiungere confusione -o per tentare di mettere ordine-, per riprodurre questa distinzione alcune traduzioni de Il Signore degli Anelli riportano come "orchetto" il termine usato da Tolkien. (NdA3)
Per aggiungere confusione -senza alcun tentativo di ordinare- ogni sciammannato che passava (vedi GW e D&D) ha dato interpretazioni personali, creando diecimila versioni di orchi per conto suo, allontanandosi dall'idea di base. (interessante: Silvana de Mari, L'Ultimo Orco e Gli ultimi incantesimi, descrive gli orchi come: “creature molto simili agli uomini, a volte addirittura belli, ma con differenti capacità. Non sentono il dolore, sono capaci di vedere il futuro e sono eccellenti strateghi militari, ma fanno fatica ad esprimersi ed imparano molto tardi a parlare”. Mi ricorda gli autistici. Vedi analogie col troll nelle note.) (NdA4)
Orco di Tolkien (1950)
Nei romanzi di Tolkien, gli orchi sono descritti come esseri antropomorfi, più bassi degli uomini, orribilmente deformi, sudici; hanno le gambe arcuate e sono forzuti ma impacciati, malvagi e miserabili, capaci solo di distruggere.
Nel libro non sono reperibili delle descrizioni precise e univoche, tuttavia vengono raffigurati come esseri neri, di forma umanoide ma con pochi peli sulla testa. Spesso hanno gambe corte e braccia piuttosto lunghe, mentre gli Uruk sono quelli meglio proporzionati. Hanno occhi obliqui e bocche crudeli con denti gialli e appuntiti. Sembra che non si facciano alcuno scrupolo a mangiare qualsiasi cosa passi nel loro piatto, compresi altri Orchi.
(da Tolkienpedia)
NdA5: Tolkien, ne “Lo Hobbit”, chiama gli orchi “goblin”, per cui secondo lui non c'è distinzione. Altri autori fanno distinzione, mentre nel folclore il goblin è uno spiritello maligno.
NdA6: nel libro, raffigurare l'orco è lasciato alla nostra fantasia. Ci sono descrizioni sommarie, si sofferma molto di più su quelle caratteriali (“nel profondo dei propri cuori oscuri gli Orchi detestavano il Signore che servivano nella paura, artefice solo della loro miseria”, “ I goblin erano molto sgarbati, e strizzavano senza pietà , e sghignazzavano e ridevano nelle loro orribili voci rauche “, “i goblin sono crudeli, perfidi, e dal cuore malvagio”, “alcuni sono grandi e malvagi: i neri Uruk di Mordor”). Da dove arriva la raffigurazione dell'orco verde?
NdA7: Ci interessa sapere da dove arriva l'orco verde, ha senso aprire una diatriba se per Tolkien orchi e goblin fossero la stessa razza, o è più importante soffermarsi su cosa rappresentano idealmente?
Orco del folclore, orco delle fiabe (1300-1500/1600)
Il termine folclore si riferisce all'insieme della cultura popolare, intesa come le forme di tradizione tramandata spesso oralmente e riguardante conoscenze, usi e costumi, miti, fiabe e leggende, filastrocche, proverbi e altre narrazioni, credenze popolari, musica, canto, danza eccetera, il tutto riferito a una determinata area geografica.
L'orco del folclore e delle fiabe deriva certamente dall'Orco della mitologia romana.
L'uso del termine "orco" per designare un mostro divoratore di uomini è documentato in italiano fino dal XIII secolo; lo usano, tra gli altri, Jacomo Tolomei (1290), Fazio degli Uberti (1367), Luigi Pulci, e Ludovico Ariosto.
Ristoro Canigiani (1363) ne parla esplicitamente come di uno spauracchio dei bambini.
È possibile che la figura dell'orco sia approdata in Europa proprio dall'Italia; lo testimonierebbe anche la probabile derivazione etimologica dall'italiano di molti termini europei (per esempio l'antico inglese orke, testimoniato nel 1656).
Ludovico Ariosto, “L'Orlando furioso” (1520 circa) [29]
Mentre aspettamo, in gran piacer sedendo, Che da cacciar ritorni il signor nostro, Vedemo l’Orco a noi venir correndo Lungo il lito del mar, terribil mostro.
Dio vi guardi, signor, che ’l viso orrendo De l’Orco agli occhi mai vi sia dimostro: Meglio è per fama aver notizia d’esso, Ch’andargli, si che lo veggiate, appresso.
[30]
Non gli può comparir quanto sia lungo, Sì smisuratamente è tutto grosso.
In luogo d’occhi, di color di fungo Sotto la fronte ha duo coccole d’osso. Verso noi vien (come vi dico) lungo
Il lito, e par ch’un monticel sia mosso.
Mostra le zanne fuor, come fa il porco; Ha lungo il naso, il sen bavoso e sporco.
NdA8: Alto, grosso, non ha gli occhi, naso lungo, bavoso e sporco. Questa la descrizione dell'Ariosto.
L'orco di Perrault
Probabilmente traendo spunto dalla tradizione italiana (per esempio dall'uerco de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, 1634 [*]), Charles Perrault introdusse alla fine del XVII secolo il prototipo di quello che sarebbe poi diventato l'orco tradizionale delle fiabe. Si tratta di un uomo gigantesco, dall'aspetto di un bruto (spesso rappresentato come peloso, muscoloso, barbuto e con il ventre prominente), non raramente armato di un pesante bastone. Caratteristica correlata è la stupidità, che spesso è ciò di cui l'eroe della storia si avvantaggia per sconfiggere l'orco. In alcune varianti, gli orchi sono in grado di mutare forma. Vivono spesso in palazzi o castelli sperduti, ma anche in grotte e paludi. Nelle fiabe, l'orco è spesso il guardiano di una principessa prigioniera, oppure tiene in schiavitù o divora bambini.
[* Giambattista Basile, (letterato e scrittore italiano di epoca barocca, primo a utilizzare la fiaba come forma di espressione popolare) “Lo cunto de li cunti” (1634):
“...un orco, e quant'era brutto! Era nano e trasandato, aveva la testa più grossa di una zucca indiana, la fronte era tutta bitorzoluta, le sopracciglia quasi appiccicate, gli occhi strabici, il naso ammaccato con due narici che sembravano due fogne, una bocca grossa come un forno, dalla quale cadevano due lunghissime zanne che gli arrivavano ai piedi, il petto era tutto peloso, le braccia da arcolaio, con le gambe a volta di cantina e i piedi piatti come una paperella: insomma, era brutto come un diavolo, un fantasma che avrebbe fatto rabbrividire Orlando e impallidire anche il più coraggioso degli uomini.”]
NdA9: nel “cunto” sono presenti sei tipologie caratteriali di orco, non tutte totalmente negative: alcuni hanno la funzione di iniziatore. Vedi: http://www.pontelandolfonews.com/napoletanita/lo- cunto-de-li-cunti-di-giambattista-basile/ )
NdA10: Perrault (1697) prende questa figura e la utilizza insieme ad altri elementi conosciuti (i sassi di Pollicino come il filo di Arianna) per le sue fiabe. Non si limita a questo e nemmeno ad usare la fiaba come “descrizione della realtà” alla maniera di Basile (che l'ha utilizzata per descrivere una Napoli volgare e cafona con l'occhio del moralista): a mio avviso Perrault, con duecento anni di anticipo su Freud, utilizza le sue figure per una rappresentazione psicologica della realtà, per introdurre i giovani ad una visione più attenta del mondo, basata non tanto sulla “ritualizzazione” dei comportamenti o dividendo in “bene e male” e “buono e cattivo”, quanto sulla loro interpretazione, perchè riescano a distinguere “bene, male, buono, cattivo” a prescindere dal ruolo sociale o dalla forma. Non più l'indottrinamento morale, ma l'utilizzo della propria intelligenza. In Pollicino, l'orco ha caratteristiche umane (sposato, con sette figlie che ama tanto, benestante. Lato negativo: mangia i bambini. Nel “gatto con gli stivali”, l'orco è ricco, possiede un castello, può cambiar forma e viene chiamato “uomo”) e descrive la ricerca di un'identità paterna all'esterno della famiglia: quando la trova, è solo una montatura per mangiarsi i bambini. Perrault insegna a cavarsela con le proprie forze al di fuori delle mura familiari.
Orco della mitologia norrena (prime fonti scritte: 1200 circa)
La mitologia norrena, mitologia nordica o mitologia scandinava è all'insieme dei miti della religione tradizionale pre-cristiana dei popoli scandinavi. È un ramo della mitologia germanica (che include anche la mitologia inglese). La mitologia germanica ha radici nella mitologia indoeuropea.
Per la maggior parte dell'età vichinga venne trasmessa oralmente e le nostre conoscenze al suo riguardo sono principalmente basate su testi medievali, compilati successivamente all'introduzione del Cristianesimo tra i popoli germanici.
Nella mitologia norrena, l'orco (orc sia in tedesco sia in inglese,oppure orcus in latino) è un mostro antropomorfo, con connotazioni bestiali e demoniache. Sia il termine sia la tipica rappresentazione dell'orco nordico derivano dall'orco della mitologia romana.
Il termine orc si trova soprattutto in Beowulf, dove la razza dei non morti di Grendel è descritta come Orc-néas, che sembra significare "cadaveri di Orcus". Gli orchi di Beowulf (Grendel e sua madre) sono esseri metà uomo e metà mostro, che vanno a caccia di notte, e si riparano in una dimora subacquea in fondo a nebbiosi acquitrini.
Grendel: mostro mangia-uomini che terrorizzava il popolo danese, fu ucciso da Beowulf. Grendel viveva con la madre in fondo ad una laguna, abitata da altri mostri. Viene considerato discendente di Caino ('il progenitore di tutti gli spiriti del male').
Madre di Grendel: mostro, progenie della linea maledetta di Caino. Visse nel covo sotterraneo di fuoco, vendicò l'omicidio di suo figlio uccidendo Æschere, il consigliere di Hrothgar, e alla fine venne uccisa da Beowulf.
NdA11: Non c'è alcuna descrizione fisica dei mostri, tranne la grande testa di Grendel (tre uomini per trasportarla), i suoi occhi luccicanti, descritti entrambi come “giganteschi demoni”, il più grande era quello con la forma d'uomo (maschile), lei con artigli al posto di unghie, lui con “unghie d'acciaio”. Lei, durante lo scontro finale, viene spesso chiamata “strega”.
Orco della mitologia romana (prima repubblica, 509 a.C.-27 a.C.)
La mitologia romana del periodo repubblicano è legata al culto ed è nata nei primi anni della storia di Roma. Si distingueva nettamente dalla tradizione greca ed etrusca, soprattutto per quanto riguarda le modalità dei riti. Le figure dominanti del pantheon romano sono tuttavia analoghe a quelle di altri nell'ambito del Mediterraneo.
Orco (lat. Orcus) era il dio degli Inferi nella prima mitologia romana[1]. Come con Ade, il
nome del dio è stato utilizzato anche per indicare gli
fu associata anche a Dite, per poi confluire in Plutone.
adizione, la sua figura
L'origine di tale divinità è probabilmente etrusca: Orco è ritratto in alcuni affreschi nelle tombe etrusche come un gigante peloso e barbuto. Presso gli etruschi il destino di ogni defunto era di essere condotto in un mondo di patimenti, senza luce e speranza[4], popolato da creature demoniache, le quali occupavano un ruolo di primo piano come rapitori e carnefici delle anime[5]. In questo quadro, probabilmente trae la sua origine la tetra figura di Orco.
Occasionalmente, la sua invocazione distingueva chiaramente le funzioni del dio Plutone-Ade: come dio del sottosuolo, delle ricchezze celate in esso e dei morti, poteva essere visto come generoso padre dispensatore di ricchezze, dunque identificato con Dis Pater (o Pluto), oppure come oscuro e brutale Signore degli Inferi, dunque identificato con Orco (o Ade).
NdA12: folclore=forma di mitologia disorganizzata?
NdA13: Troll: Il troll (o trold), nella mitologia norrena, è una creatura umanoide che vive nelle foreste dell'Europa settentrionale. Trattandosi di una figura evolutasi in un contesto di tradizioni orali e grande dispersione geografica, le caratteristiche fisiche e comportamentali del troll non sono codificate con precisione. Normalmente è descritto come una creatura ruvida, irsuta e rozza, dotata di un grosso naso e di una coda dal folto pelo e con solo quattro dita per ogni mano o piede.
A seconda del filone folcloristico di provenienza, è possibile identificare due tipi di troll: uno di dimensioni giganti e dal comportamento maligno (simile a un orco) e uno di dimensioni umane e dal comportamento benevolo. Si racconta che i troll rubino i bambini alle famiglie mentre dormono e mettano nel letto un Changeling, oppure un cucciolo di troll. Questa era normalmente la giustificazione che si dava alla nascita di figli deformi.
Misticismo: La mistica, e i relativi termini misticismo e misticità, intendono indicare quella contemplazione della dimensione del sacro, o della divinità, implicandone una sua esperienza diretta, "al di là" del pensiero logico-discorsivo[1].
Spiritualità: il concetto che oltre alla materia tangibile esista un livello spirituale di esistenza, dal quale la materia tragga vita, intelligenza o almeno lo scopo di esistere; tuttavia può arrivare ad includere la fede in poteri soprannaturali (come nella religione), ma sempre con l'accento posto sul valore personale dell'esperienza. L'attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda, in generale, all'esistenza dello spirito; in questo caso la spiritualità è vista piuttosto un "modo d'essere" che evidenzi scarso attaccamento alla materialità.
Conclusione personale/NdA14: orco è la rappresentazione, la spiegazione, la forma materiale (diversa dal “diavolo”, che è una “divinità”) che l'uomo si è dato della cattiveria e del male; arrivando all'assoluto, la cosa che più è “male” per l'uomo è la sua stessa morte, a cui non riesce ancora a dare spiegazione. Orco, da dio della morte diventa il dipensatore di morte, rappresenta la figura che conduce alla morte. Non il male in sé, ma la causa del male. Rappresentato in forma umanoide, ma estremamente legata alla natura animale dell'uomo, rappresenta quelle figure/persone
che prevalgono sulle altre fino ad annullarle (morte=annullamento completo). La spiritualità originale, incapace di fornire una spiegazione sociale o psicologica, mistifica i personaggi utilizzando la fantasia, incarnandoli in questa figura irreale. Ad oggi, l'orco può mantenere le sue caratteristiche comportamentali, ma possiamo dargli una forma differente, più adatta al momento. Più consapevoli che stiamo parlando di comportamenti e paure umani e non di qualcosa che scende dall'alto e a cui non riusciamo a dare una spiegazione.
In questo modo, il fantasy diventa strumento di analisi del prodotto di fantasia (non della fantasia stessa) e si può applicare ad ogni figura che la fantasia ha creato, per eventualmente crearne di nuove o ridare coerenza a quelle già esistenti. La frammentazione, la “contaminazione”, l'influenza dei generi la vedo solo come una giustificazione alla carenza di utilizzo della fantasia, con conseguente superamento della fantasia da parte della realtà (stiamo parlando di orchi e intanto la scienza studia astronavi capaci di muoversi grazie al vento solare. Che siano diventati più fantasiosi gli scienziati rispetto ai fantasiosi? O che il prodotto fantastico venga utilizzata come sedativo e finalmente agli studiosi è concesso di immaginare delle idee che vanno al di là del conosciuto per poi realizzarle, fondendo nelle loro realizzazioni fantasia ed immaginazione?)
https://it.wikipedia.org/wiki/Fantasy
https://it.wikipedia.org/wiki/Orco_%28fantasy%29
https://it.wikipedia.org/wiki/Orco_%28folclore%29
https://it.wikipedia.org/wiki/Folclore
https://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_Ariosto
https://it.wikisource.org/wiki/Orlando_furioso/Canto_17
https://it.wikipedia.org/wiki/Giambattista_Basile
https://it.wikipedia.org/wiki/Lo_cunto_de_li_cunti
http://www.pontelandolfonews.com/napoletanita/lo-cunto-de-li-cunti-di-giambattista-basile/
http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/basile/l_orco.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Fiaba
https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Perrault
https://it.wikipedia.org/wiki/Pollicino
http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/perrault/gattoconglistivali.htm
http://psicologia.tesionline.it/psicologia/article.jsp?id=23989
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_norrena
https://it.wikipedia.org/wiki/Orco_%28mitologia_norrena%29
https://it.wikipedia.org/wiki/Beowulf http://www.letturefantastiche.com/la_leggenda_di_beowulf.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Madre_di_Grendel
https://it.wikipedia.org/wiki/Grendel
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_romana
https://it.wikipedia.org/wiki/Orco_%28mitologia%29
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia
https://it.wikipedia.org/wiki/Mistica
https://it.wikipedia.org/wiki/Spiritualit%C3%A0
http://www.treccani.it/vocabolario/orco/
AM XVI
Fonte: http://www.aleksander-michelotti.it/testi/introduzione-al-fantasy.pdf
Sito web da visitare: http://www.aleksander-michelotti.it
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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