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I goblin di Tolkien
Da goblin a orchi
A differenza da Lo Hobbit, Tolkien chiama i goblin de Il Signore degli Anelli orcs, un termine che, come nota Tom Shippey , risale alla parola orcnéas (demoni cadaveri), presente nel Beowulf, e a un altro termine anglosassone orcþyrs (orchi giganti). Tolkien motiva questo cambiamento di terminologia parlando di “questione di gusti” e di “pedanteria storica ”, poiché queste creature non sono propriamente dei goblin. Ed effettivamente, gli orcs tolkieniani, specialmente ne Il Signore degli Anelli, sono una razza ancora più deforme e malvagia dei goblin del folclore, nonché la corruzione morale e fisica di alcuni elfi catturati da Morgoth.
Per la traduzione in italiano, la faccenda si complicò poi ulteriormente, poiché nella nostra lingua il termine “orco” è associato alla figura dell’ orco “mangiabambini” delle favole che è sicuramente più simile a un troll delle caverne, o a Grendel del Beowulf, che ai piccoli orcs o goblin tolkieniani. Così i traduttori italiani decisero di chiamare “orchi” (in alcune edizioni “orchetti”), sia i goblin de Lo Hobbit che gli orcs de Il Signore degli Anelli e de Il Simarillion; un termine che adotteremo anche in questa sede.
Gli orchi, i veri elfi oscuri
Nell’Edda di Snorri Sturluson come abbiamo ripetutamente visto, compaiono gli elfi luminosi e gli elfi oscuri. I primi, belli, eterei e semidivini, vivono vicino agli dei nelle dimore celesti, mentre i secondi, “neri come la pece” vivono sotto terra. Molti studiosi, e probabilmente Snorri per primo, hanno associato gli elfi oscuri a i nani. Tuttavia questa associazione, se non la stessa distinzione fra luminosi e oscuri, potrebbe essere nient’altro che una semplice interpretazione dello stesso scrittore islandese, valida soltanto per la sua opera e non per la mitologia norrena in senso lato. Questo è il pensiero della professoressa Heather O’Donoghue riguardo l’annoso dibattito:
<<Io sospetto che gli elfi oscuri compaiano soltanto nell’opera di Snorri, che probabilmente pensava a qualche modello cristiano per suddividere gli spiriti benigni da quelli maligni. Sinceramente non credo esistessero gli elfi oscuri nella tradizione norrena e nemmeno penso che abbiano una connessione con i nani, i quali hanno una genesi diversa. Non credo si possa parlare neppure di elfi luminosi, ma soltanto di elfi, poiché queste erano creature abbastanza neutrali. Probabilmente siamo caduti in una semplice trappola della cristianizzazione>>.
L’elfo della tradizione nordica era quindi uno spirito né favorevole, né avverso all’uomo, almeno per partito preso.
Tolkien, invece, nelle sue opere, propose una suddivisione più snorriana e su due livelli, uno orizzontale e uno verticale. Il primo livello contrappone gli elfi chiari, rimasti a vivere con gli angeli divini, a gli elfi scuri che invece abitavano la Terra di Mezzo, mentre il secondo schiera da una parte l‘intera razza degli elfi, alleata degli uomini, e dall’altra quella degli orchi, nata nel sottosuolo dalla deformazione degli elfi, e nemica della razza umana.
Sicuramente, gli elfi norreni, quando venivano raffigurati come esseri demoniaci e avversi, erano molto più simili agli orchi che i “cattivi” Morgoth, Sauron e Saruman inviavano contro i “buoni” della Terra di Mezzo. Come si può leggere nei seguenti esempi estrapolati da varie opere nordiche, gli elfi talvolta venivano considerati alla stregua di demoni e mostri, e spesso inviati a combattere il buon protagonista di turno:
Bósa saga ok Herrauðs (fonte scandinava)
Incantatrici,
troll e elfi,
e magiche norne,
bruceranno le tue stanze:
i giganti del ghiaccio ti distruggeranno
stalloni ti calpesteranno
pagliuzze ti pungoleranno
e tempeste strepiteranno
e ti porteranno disgrazie
finché non farai la mia volontà.
Hrólfs saga kraka (fonte scandinava)
Skuld utilizzò il più forte degli incantesimi per sgominare suo fratello il re Hrolf, tanto che al suo fianco c’erano anche elfi, norne e altre creature demoniache tanto innumerevoli a cui la forza umana non può far fronte.
Beowulf (fonte anglosassone)
Vendicava il massacro, il Signore eterno:
aveva ucciso Abele. Non trionfò della faida:
lo bandì, allontanandolo dalla specie degli uomini,
l’Arbitro, per l’assassinio. Da lui proliferarono
tutti i Deformi: i giganti, con gli elfi
e coi morti viventi; e con loro i Titani
che a Dio mossero guerra secolare: ma lui
gliela fece pagare. .
Waldere (fonte anglosassone)
Alcuni mandarono elfi, alcuni mandarono serpenti,
Alcuni inviarono mostri marini, che vivono presso le acque .
Gli orchi nelle opere di Tolkien non vennero creati da Morgoth, poiché egli essendo un angelo decaduto - l’unico dio “formale” era Eru - non aveva il potere di creare. Gli orchi, come già visto, non erano che elfi “imprigionati e, per mezzo di lente arti crudeli, corrotti e resi schiavi ”.
Ed è proprio su questo che Tolkien basò la sua difesa, quando venne accusato da un suo religiosissimo fan (un manager di una libreria cattolica di Oxford) di avere permesso che un’altra entità all’infuori di Dio creasse delle creature viventi:
Barbalbero non dice che il Signore delle Tenebre ‘creò’ i troll e gli orchi. Dice che li ‘fece’ imitazione di certe creature preesistenti. Per me c’è un abisso tra le due affermazioni, così ampio che l’affermazione di Barbalbero potrebbe anche (nel mio mondo) essere vera. Non è vera in realtà per quanto riguarda gli orchi - che sono fondamentalmente una razza di creature ‘razionali incarnate‘, benché orribilmente corrotte, anche se non molto di più di molti uomini che si incontrano oggi.
I goblin de Lo Hobbit
La fonte d’ispirazione per i goblin de Lo Hobbit è senza ombra di dubbio la novella di George MacDonald, The Princess and the Goblin , come confermò Tolkien stesso in una lettera, onde poi contraddirsi parzialmente in una missiva successiva:
Per quanto li riguarda (gli orchi de Il Signore degli Anelli) non mi sono basato su esperienze dirette; ma sono debitore in larga parte alla tradizione dei goblin (goblin è usata come traduzione da Lo Hobbit, dove gli orchi appaiono una volta soltanto, penso) riportata da George MacDonald, tranne che per i piedi morbidi a cui non ho mai creduto.
Il fatto che tu preferisca goblin a orchi implica un discorso più ampio ed è anche questione di gusti […] Personalmente preferisco orchi (dato che queste creature non sono goblin, nemmeno i goblin di George MacDonald, a cui assomigliano fino a un certo punto).
Tutto sommato, sebbene i goblin di Tolkien hanno piedi robusti mentre quelli dei goblin di MacDonald sono fragili, le analogie fra le due razze sono notevoli. I goblin di entrambi gli autori sono ostili agli uomini, sono governati da un re goblin e vivono in tortuosi cunicoli sotterranei e stanze di pietra. Inoltre in The Princess and the Goblin è presente una canzone cantata da Peter, figlio di un minatore, che ricorda palesemente quella cantata dai Goblin de Lo Hobbit. Seguono stralci dei due brani:
Canzone di Peter
“Ring! dod! bang!
Go the hammers' clang!
Hit and turn and bore!
Whizz and puff and roar!
Thus we rive the rocks,
Force the goblin locks. -
See the shining ore!”
La marcia dei goblin de Lo Hobbit
“Clap! Snap! the black crack!
Grip, grab! Pinch, nab!
And down down to Goblin-town
You go, my lad!
Clash, crash! Crush, smash!
Hammer and tongs! Knocker and gongs!
Pound, pound, far underground!
Ho, ho! my lad!”
I primi goblin che Bilbo e compagni incontrano sono decisamente fiabeschi, tanto che vivono sottoterra come minatori oscuri e canterini al servizio del Grande Goblin:
Ed ecco saltar fuori gli orchi, orchi grossi, orchi enormi e brutti, orchi a non finire, prima che si potesse dire massi e sassi. Ce n'erano almeno sei per ogni nano, e perfino due per Bilbo; e furono tutti agguantati e trascinati attraverso la fessura, prima che si potesse dire miccia e acciarino.
Soltanto, alla fine del racconto, un po’ come avvenne per i nani, i goblin acquisteranno quella dignità epica che si accentuerà ne Il Signore degli Anelli. E di fatto, insieme agli uomini, agli elfi, ai nani e ai lupi mannari prenderanno parte alla storica battaglia dei Cinque Eserciti.
Gli orchi della Terra di Mezzo
Ne Il Silmarillion, I Figli di Húrin e Il Signore degli Anelli i goblin diventano orcs , e abbandonano il mondo delle fiabe per approdare a una dimensione più drammatica e verosimile.
Bassi, con braccia lunghe e gambe sproporzionatamente corte, zanne e carnagione scura, gli orchi sono crudeli creature corrotte nel corpo e nello spirito, e al servizio prima di Morgoth e poi di Saruman e Sauron.
Gli orchi delle tre opere non si differenziano fra loro in alcuna maniera e vengono quasi sempre trattati come un nemico collettivo. Nessuna personalità particolare spicca sulle altre, ragione per cui li analizzeremo in un'unica sede.
Quello che segue è un ritratto di questi malefici nemici di elfi e uomini, estratto da Il Signore degli Anelli:
Gli Hobbit rimasero con gli Isengardiani: una banda scura e tetra, un'ottantina almeno di grossi Orchetti dalla carnagione nera e con occhi obliqui, muniti di grandi archi e di corte spade con lama larga.
[…]
“Sentirono le braccia dell'Orchetto fremere violentemente. «Maledetto lurido piccolo verme!», sibilò. «Slegarti le gambe? Slegherò il più piccolo filo che avete in corpo! Credete ch'io non sia capace di frugarvi sino nelle ossa? Frugarvi! Vi taglierò tutt'e due a piccoli pezzettini tremolanti. Non ho bisogno dell'aiuto delle vostre gambe per portarvi via... e avervi interamente per me!». Li afferrò improvvisamente. La forza delle sue lunghe braccia e delle sue spalle era impressionante. Se li infilò sotto le ascelle, schiacciandoli ferocemente contro i propri fianchi; una grossa mano soffocante tappò loro la bocca .
Gli orchi de Il Signore degli Anelli sono numerosi e, come detto, privi di individualità. Questo attributo razziale, unito a quello fisico degli occhi obliqui e al fatto che Mordor, da dove essi provengono, si trovi nella Terra di Mezzo orientale, ha spinto i fan dell’allegoria politica a identificarli come la caricatura dei comunisti cinesi. Un’ipotesi che tuttavia è poco probabile, dal momento che Tolkien ha sempre ripudiato ogni forma di allegoria ne Il Signore degli Anelli, e il suo interesse era sicuramente rivolto alla storia medievale piuttosto che a quella contemporanea.
In una lettera lo scrittore esplicita che i suoi orchi sono “tozzi, larghi, con il naso piatto, la pelle giallastra e bocche larghe e occhi obliqui: una versione in brutto dei tipi mongoli meno gradevoli a vedersi (per gli Europei) ”. In altre parole, gli orchi non sono la caricatura dei cinesi della prima metà del XX secolo, ma bensì degli unni della metà del primo: una popolazione presente anche nelle saghe germaniche quali ad esempio la Volsunga saga o il Nibelungenlied.
Più precisamente, gli unni che ispirarono il Professore furono quelli visti da William Morris, autore che amava creare romanzi a sfondo storico medievale e che Tolkien considerava uno dei suoi scrittori preferiti. In The roots of the mountains , libro pubblicato nel 1890, William Morris narra delle minacce che le tribù gotiche subivano da parte degli unni:
Quindi si abbatté su di loro quel popolo di assassini, che le tribù gotiche chiamarono gli “uomini scuri ”; e li combatterono ma furono sopraffatti, molti di loro vennero trucidati, mentre altri vennero schiavizzati…
L’orco della Terra di Mezzo veniva chiamato “urko” in Queyna e “orch” in Sindarin, termini che significano “bogeyman ” e sono associati alla paura. Gli orchi invece erano soliti chiamare se stessi con i termini in Linguaggio Nero “uruk” - per gli orchi più grossi provenienti da Mordor o Isengard - e “snaga” (schiavi), che gli uruk utilizzavano come dispregiativo per le altre razze.
La lingua propria degli orchi viene descritta in una delle appendici de Il Signore degli Anelli:
Gli Orchetti furono inizialmente allevati nei Tempi Remoti dall'Oscuro Potere. Pare che non avessero un loro linguaggio, ma che s'impadronissero di un gran numero di vocaboli degli altri idiomi, manipolandoli a modo loro; eppure non riuscivano a creare che dialetti brutali, appena sufficienti a esprimere ciò che era loro necessario, cioè maledizioni e bestemmie. Questi esseri pieni di malvagità, che odiavano persino i loro simili, svilupparono velocemente un numero tanto vasto di barbari dialetti quanto numerosi erano i loro vari gruppi e accampamenti, rendendo così estremamente difficile la comunicazione fra i membri delle diverse tribù.
Fu così che durante la Terza Era gli Orchetti incominciarono a usare la lingua Ovestron che permetteva alle varie tribù di comunicare fra loro; inoltre molti dei gruppi più antichi, come quelli che dimoravano nel Nord e nelle Montagne Nebbiose, usavano da tempo l'Ovestron come propria lingua, ma in un modo tale da farlo diventare brutto e sgradevole quasi quanto i dialetti delle tribù .
I primi orchi che la Compagnia dell’Anello incontrò, sono quelli che infestavano le miniere di Moria. Nell’occasione, l’arrivo delle malefiche creature venne annunciato dal sinistro e cupo suono di tanti tamburi sotterranei:
Gandalf aveva appena finito di pronunciare queste parole, quando si udì un grande rumore: un bum rombante che pareva giungesse dalle profondità sotto di essi, tremando nella roccia ai loro piedi.
Balzarono tutti allarmati verso la porta. Dum, dum, continuava a tuonare, come se immense mani avessero trasformato le caverne stesse di Moria in un gigantesco tamburo.
[…]
Dum, dum rintronò il tamburo, e le pareti tremarono.
[…]
Ci fu uno scoppio di roche risa, come il precipitare di viscidi sassi in un pozzo; in mezzo al clamore una voce profonda si levò autoritaria. Dum, dum, dum continuavano i tamburi negli abissi.
Con un rapido movimento Gandalf saltò fino alla stretta apertura della porta, puntando innanzi a sé il bastone. Una luce abbagliante illuminò la stanza ed il corridoio. Lo stregone lanciò velocemente un'occhiata fuori della stanza. Le frecce fischiarono e sibilarono lungo il corridoio mentre egli balzava indietro.
«Sono Orchetti, e sono una moltitudine», disse. «Alcuni grossi e malvagi; i neri Uruk di Mordor .
Il “dum, dum, dum” sotterraneo dei tamburi degli orchi è chiaramente un omaggio al minaccioso “boom, boom, boom” che avvertirono i protagonisti di The First men in the Moon di H.G. Wells, un libro che Tolkien conosceva molto bene tanto da citarlo anche nel The Notion Club Papers .
Questo è ciò che accade a Cavor e Bedford nell’opera di H.G. Wells:
Boom… Boom… Boom…
Veniva da sotto i nostri piedi, un suono nella terra. Ci pareva di udirlo con i nostri piedi così come con le nostre orecchie. La sua cupa risonanza era attutita dalla distanza…
[…]
A causa di questo suono pieno, lento e cadenzato, ci sembrava come se non potesse essere altro che il battito di un gigantesco orologio sepolto.
Boom… Boom… Boom….
[…]
E soprattutto, un avvertimento, una minaccia, palpitava dietro questo enigmatico suono.
Boom… Boom… Boom…
Ci domandavamo l’un l’altro flebilmente sotto voce.
“Un orologio?”
“Come un orologio!”
“Cos’è?”
“Cosa può essere? ”
Gli uruk-hai
La razza degli orchi si divide sostanzialmente in due rami: quello degli orchi e quello degli uruk-hai. Gli orchi, come abbiamo visto, sono di dimensioni ridotte e sproporzionate negli arti. Gi uruk-hai invece sono una razza “da laboratorio” che pare fosse stata creata da Saruman, incrociando degli orchi con degli uomini e altre sostanze; un accoppiamento che conferì loro un corpo umano e una faccia da orco, una maggiore forza e resistenza alla fatica, e la sopportazione della luce del sole, che invece indeboliva gli orchi. Gli uruk-hai si cibavano di carne, possibilmente umana, senza però disdegnare anche la carne degli orchi, che consideravano esseri a loro inferiori e che disprezzavano chiamandoli “snaga”. La probabile genesi di questa terribile razza di “super-orchi” viene ipotizzata da Treebeard ne Il Signore degli Anelli:
<<(Saruman n.d.r.) Complotta con gente immonda, con gli Orchetti. Brm, huum! Peggio ancora: sta facendo loro qualcosa, qualcosa di pericoloso.
Questi Isengardiani sembrano piuttosto Uomini malvagi. Una caratteristica degli esseri cattivi che accompagnavano la Grande Oscurità era che non tolleravano il Sole; ma gli Orchetti di Saruman lo sopportano benissimo, pur odiandolo. Chissà che cos'ha fatto! Sono essi Uomini ch'egli ha distrutto, o il risultato di un incrocio tra Orchetti e Uomini? Sarebbe un'atroce malvagità!» .
Secondo la J.R.R. Tolkien Encyclopedia edita da Michael D.C. Drout , gli Uruk-hai , risultati dagli esperimenti di Saruman, ricordano i mostri chiamati “Beast Folk” (uomini bestia), creati dal dottor Moreau de The island of doctor Moreau , incrociando uomini e animali. Così viene descritta questa razza ibrida, ancora una volta, da H.G. Wells, autore che evidentemente Tolkien doveva avere bene in mente quando scrisse Il Signore degli Anelli:
La maggior parte di loro aveva le spalle goffamente ricurve, e corti avambracci penzolanti. Pochi di loro erano cospicuamente pelosi – almeno per quel che vidi io durante il mio soggiorno sull’isola.
L’altra più ovvia deformità concerneva le loro facce, quasi tutte prognate, con orecchie malformate, un largo e protuberante naso, capelli ispidi o arruffati come fossero pelo, e spesso con occhi stranamente colorati o dislocati .
Conclusioni
Anche in questo caso Tolkien fece evolvere una delle razze parlanti della Terra di Mezzo con il passaggio fra la fiaba Lo Hobbit e il romanzo epico Il Signore degli Anelli. Così i goblin che attraversarono i destini di Bilbo, e che ricordano i folletti sotterranei delle fiabe, si trasformarono in uruk-hai e orchi dotati di armi e strategie di guerra, e assunsero un aspetto più simile ai mutanti dei film dell’orrore che ai sogghignanti spiritelli verdi dalle orecchie a punta che pattugliavano le miniere dei cantastorie.
Gli orchi di Tolkien non sono spiriti ma sono creature in carne e ossa, rese malvagie dalle arti oscure di Morgoth. Sono spietati, fratricidi e osservano soltanto la legge della forza. Totalmente avversi e insensibili a ciò che li circonda, sono la razza parlante più piatta fra quelle della Terra di Mezzo: male puro, senza possibilità di redenzione.
Tom Shippey, JRR Tolkien: la via per la Terra di Mezzo, Marietti (2005), p.106, 107
Lettera n. 151, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001), p.210
Heather O’Donoghue, intervista rilasciatami presso la Facoltà di Inglese dell’Università di Oxford (2008).
La Saga di Bósi e Herrauðr.
Bósa saga ok Herrauðs, testo in norreno pubblicato su www.heimskringla.no, capitolo V
La saga del re Hrolf kraki.
La saga è racccolta in Gwyn Jones, Eirik the Red and other Icelandic Sagas, Oxford University Press (1999) traduzione di Jones Gwyn, p.221
Beowulf, Einaudi (1992), traduzione dall’anglosassone di Ludovica Koch, (versi 109-114)
Versi di Waldere raccolti e tradotti in Tom Shippey, JRR Tolkien: la via per la Terra di Mezzo, Marietti (2005), p.50
JRR Tolkien, Il Silmarillion, Bompiani (2000), p.74
Lettera n. 153, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001), p. 216
Nella versione italiana de Lo Hobbit “goblin” fu tradotto con “orco”, e solo ne Il Signore degli Anelli fu tradotto con “orchetto”.
La Principessa e il Goblin.
Lettera n. 144, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001), p.202
L’idea che Tolkien aveva di goblin, potrebbe corrispondere a quella messa per iscritto nella sua poesia Goblin Feet (non legata alle vicende della Terra di Mezzo), dove questi venivano dipinti come piccoli folletti volanti più simili a fatine che a orchi mangiatori di uomini. [JRR Tolkien, Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani (2002), p. 128-129]
Lettera n. 151, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001)
Ring! Dod! Bang! Facciamo risuonare i martelli! Colpisci, gira e perfora! Fischia, gonfia e ruggisci! Così noi spacchiamo le rocce, Forziamo i lucchetti dei goblin, Guardiamo l’oro scintillante!
George McDonald, The Princess and the Goblin & The Princess and Curdie, Collins (1970), p. 12
Picchia! Acchiappa! La crepa nera! Afferra, tira! Pizzica, agguanta! E giù, giù alla città dei Goblin Tu finisci, ragazzo mio!/ Urta, fracassa! Frantuma, schiaccia! Martello e tenaglie! Battenti e gong! Colpisci, colpisci, lontano sottoterra! Oh, oh! Ragazzo mio!
JRR Tolkien, The Hobbit, George Allen & Unwin Ltd. (1966), p. 56
JRR Tolkien, Lo Hobbit annotato da Douglas A. Anderson, Bompiani (2002), p. 116, 117
“Tolkien preferì a kobold, una parola anglosassone, che si riscontra in due nomi composti, la forma plurale orc-neas trovata nel Beowulf, dove pare significare ‘demoni cadaveri’, e la forma singolare orc-þyrs, dove la seconda metà del composto si trova anche nella lingua norrena a indicare verosimilmente il ‘gigante’ ”. Tom Shippey, JRR Tolkien author of the century, HarperCollins Publishers (2000)., p.88
Come già esplicitato in alcune traduzioni viene usato “orchetti” per “orchi”.
JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani (2000), p. 553, 559
Lettera n. 210, JRR Tolkien , La realtà in trasparenza, Bompiani (2001)
In inglese “Dusky Men”.
Uomini dalla pelle scura.
William Morris, The roots of the mountains, George Prior (1979), p.178
In italiano viene tradotto come “uomo nero”, lo stesso che si cita per spaventare i bambini.
Linguaggio parlato dai servitori di Sauron.
JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani (2000), p.1351
Ibid., p. 403
I primi uomini sulla Luna
Nell’opera postuma pubblicata da Christopher Tolkien, il personaggio Guildford afferma: “E io ho letto The First Men in the Moon, e The Time Machine”. The Notion Club Papers da Christopher Tolkien, Sauron Defeted (The History of Middle-Earth vol.4), HarperCollinsPublisher (2002), p.165
H.G. Wells, The first men in the Moon, Transworld Publishers (1958), p. 75
JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli, Bompiani (2000), p.578
J.R.R. Tolkien Encyclopedia: Scholarship and Critical Assessment, Routlege (2006) edita da Michael Drout, p. 371
Termine traducibile dal Linguaggio Nero con “Orc folk” (Popolo degli orchi) .
L’isola del dottor Moreau
H. G. Wells, The Island od Doctor Moreau, William Heinemann (1917), 105
Fonte: http://www.marcodinoia.it/wp-content/uploads/2011/03/TESI.doc
Sito web da visitare: http://www.marcodinoia.it
Autore del testo: Marco Andrea di Noia
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"Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo un oceano!" Isaac Newton. Essendo impossibile tenere a mente l'enorme quantità di informazioni, l'importante è sapere dove ritrovare l'informazione quando questa serve. U. Eco
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