Epicuro

Epicuro

L’assunto filosofico da cui parte Epicuro è molto semplice: la realtà è fatta di atomi. Come devono essere intesi? Come gli elementi ultimi della realtà, immutabili e impossibili da dividere. Essi hanno tre qualità: peso, forma e grandezza. Esistono solo loro? No, c’è anche un altro elemento: il vuoto. Il vuoto è inteso in tre modi: come luogo, come vuoto nella stretta accezione del termine e come spazio.
Che differenza c’è con il sistema atomistico di Democrito? La differenza più grande consiste nel moto atomico di Epicuro: gli atomi sono in movimento nel vuoto. Epicuro nei suoi scritti parla soltanto di due tipi di movimento: per rimbalzo e per caduta verso il basso. La grande novità sta invece nel “De Rerum Natura” di Lucrezio dove quest’ultimo parla, a proposito di Epicuro, di un terzo tipo di movimento per declinazione (clinamen): esso è da considerarsi un minimo e casuale movimento dell’atomo in caduta che avviene in un momento casuale e in luogo casuale.  Perché,dunque, Epicuro ha necessità di questo terzo tipo di movimento? E’ presto detto: laddove Democrito parla di un vortice che è il principio motore, di azione e d’aggregazione degli atomi e, facendo ciò, cade vittima di un forte determinismo che non lascia spazio alla possibilità autonoma di agire dell’individuo.
Il clinamen è invece un movimento degli atomi che, al contrario di Democrito, non viene determinato da un movimento precedente (come un urto un rimbalzo) ma è un movimento indeterminato che garantisce la libera volontà dell’individuo.
Il concetto è che se la realtà è fatta interamente da atomi (compreso l’individuo), il movimento e dunque la libertà si basa su un rapporto di causa ed effetto all’infinito, di conseguenza anche noi, in quanto composti da atomi, saremmo “vittime” di questa realtà deterministica. Il clinamen, invece, è un movimento nella realtà atomica non causato dagli atomi e dal loro urto all’infinito, bensì spontaneo, autonomo che garantisce l’indipendenza dalla materia stessa.
Se la realtà è tutta materia, dunque determinata, l’individuo (che è atomi anch’egli) potrà esser libero solo se presupponiamo l’esistenza di un clinamen, cioè di un movimento spontaneo che giustifica la sua libertà.

L’etica Epicurea

La filosofia Epicurea mira ad un fine ben preciso: la felicità, intesa come piacere puro, svincolato da ogni turbamento (atarassìa) e da ogni dolore corporeo (aponìa). Per Epicuro ciò che è importante è vivere. Cosa significa? Vivere, cioè godere, del presente liberandosi da ogni angoscia futura e da ogni peso insopportabile del passato. Non è dunque un piacere corporeo, fisico, passionale a cui mira l’etica Epicurea, bensì un piacere che potremmo definire “catastematico”, cioè in quiete, un piacere che nasce dal calcolo attento dei piccoli stati di godimento di cui si può fruire in ogni singolo istante della nostra vita con la capacità di attribuire ai momenti meno felici il giusto peso e la giusta importanza.
Equilibrio, controllo, consapevolezza dei limiti del nostro essere individui umani: questo è ciò che la dottrina di Epicuro predica.