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La critica della ragion pratica e la critica del giudizio (con il sublime), rappresentano le prime avvisaglie del pensiero romantico che si sta sviluppando.
Un elemento fondamentale del romanticismo è la visione di una finalità nella natura, che ora non è più una macchina, ma un grande organismo vivente.
Origine:
Il romanticismo, che abbraccia l’ambito filosofico, quello culturale e quello artistico, nasce alla fine del ‘700 in Germania e in Inghilterra, diffondendosi poi in tutta Europa a partire dai primi anni dell’800.
Si dice sia nato nella città di Jena, in un circolo animato dai fratelli Schlegel, i quali sulla rivista “Athenaeum” (da loro fondata nel 1797) pubblicarono il documento programmatico del romanticismo.
Agli inizi, anche il romanticismo presenta una forte carica rivoluzionaria, nata essenzialmente come
reazione all’illuminismo, ma poi si stabilizza in posizioni più moderate.
I temi principali affrontati dal romanticismo sono:
I più grandi romantici:
non sono strettamente filosofi, ma più che altro poeti: filosofia e poesia, infatti, sono tanto connesse al punto da confondersi.
Dal clima culturale romantico nasce più tardi una diversa visione filosofica: l’idealismo tedesco, di cui i principali esponenti furono:
L’idealismo, nonostante sia nato dal romanticismo, poi se ne distacca, arrivando persino a criticarlo. Questo perché arriva a unificare tutti quegli elementi che nel romanticismo restavano slegati come pure intuizioni.
Il romanticismo è rielaborazione speculativa.
Rivoluzione francese:
il progetto di uguaglianza-fratenità-libertà non si era realizzato.
Duplice fallimento
sconfitta di Napoleone
La rivoluzione francese incarnava gli ideali illuministici ed i romantici vedono in questo fallimento anche la sconfitta della ragione illuministica, considerata una ragione astratta.
Nonostante la forte critica all’illuminismo, esistono però elementi comuni.
Critica della ragione illuministica: il sentimento
I romantici affermano che la ragione degli illuministi è astratta e astorica (non adatta a rappresentare la realtà storica), incapace di arrivare al cuore della realtà e quindi incapace di cogliere la realtà profonda dell’uomo, dell’universo e di Dio.
I romantici cercano altre vie di accesso all’assoluto… non è la ragione che giunge al cuore della realtà, ma occorre trovare una via immediata che non utilizzi schemi e rielaborazioni.
Acquista quindi autorità il sentimento, che non è una semplice ed effimera emozione, ma un’energia spirituale, più ricca e complessa, grazie alla quale si attinge direttamente dalla realtà.
«…Il sentimento fa conoscere…»
Con il sentimento si coglie la vita e la realtà che si trova dietro agli schemi razionali.
Hölderlin: «…Dio, è l’uomo quando sogna, un mendicante, quando pensa…»
Quando l’uomo pensa e quindi quando si affida alle sue sole capacità razionali, non è autosufficiente e ha bisogno come un mendicante.
Quando invece utilizza il sentimento, la fantasia e supera gli schemi razionali, è come un Dio che conosce la realtà e l’infinito.
L’arte:
L’esaltazione del sentimento procede parallelamente al culto dell’arte.
Se il sentimento ci permette di conoscere certamente la realtà allora la filosofia tende a coincidere con l’arte. L’arte, nelle sue varie forme, è la via di accesso immediata alla realtà, è ciò che anticipa il discorso logico e nello stesso tempo lo completa, giungendo là dove questo non può arrivare.
Intuitivamente l’artista coglie ciò che con il ragionamento razionale resta invisibile.
Novalis: «…Il poeta filosofo è un profeta…»
Al poeta si conferiscono doti profetiche, in quanto riesce a cogliere, attraverso una via fulminea, ciò che si potrebbe in parte raggiungere con un lungo ragionamento della ragione.
Il romanticismo valorizza la spontaneità e la creatività senza schemi: il genio e la sregolatezza.
Il vero genio è colui che crea liberamente, senza affidarsi a modelli o schemi.
La creatività,libera e senza regole, fa diventare l’arte fonte di conoscenza.
La verità passa attraverso la bellezza, il che vuol dire che realtà e bellezza si identificano.
Realtà Ξ Bellezza
I romantici non sono filosofi in senso stretto, in quanto anche la musica, l’arte e la poesia hanno un ruolo fondamentale. L’artista è colui che coglie intuitivamente la realtà attraverso la sua capacità creativa.
Così come Dio nell’atto della creazione era completamente libero, così anche l’artista con la creatività esce da ogni schema e da ogni regola. L’artista crea ogni volta qualcosa di nuovo, così come la creazione di Dio.
La religione:
La religione, come l’arte è un’esperienza di comunicazione immediata con l’assoluto, con Dio.
Attraverso la religione si raggiunge il contatto intimo con la divinità.
Novalis, ispirandosi agli eroici furori di Giordano Bruno e quindi al mito di Atteone, presenta l’immagine della dea velata:
«…Sollevando il velo della dea, l’eroe vede il suo stesso volto…»
Questo significa che la divinità non è diversa dall’uomo, anzi quando egli si fonde con l’assoluto, è come la divinità (anticipo di una visione panteistica).
N.B. Questo contatto diretto tra l’uomo e l’assoluto è uno dei principali punti di critica degli idealisti.
In questa condizione, secondo il pensiero idealista, l’uomo possiede una posizione passiva e questo rappresenta un limite per l’uomo stesso.
Il protagonista della comunicazione è l’assoluto e non l’uomo.
L’uomo annega nell’oceano dell’infinito, senza partecipare consapevolmente dell’esperienza.
Per gli idealisti l’unica via per entrare in comunicazione con l’assoluto è la ragione dialettica.
Rapporto tra finito e infinito:
I romantici sottolineano come nell’uomo sia presente una sete inestinguibile di infinito.
Il desiderio di infinito è da loro espresso tramite due termini:
Per i romantici l’infinito è si irraggiungibile, ma in qualche modo esso traspare nella realtà e nella natura. Da questo punto di vista il rapporto tra infinito e finito non è più pessimistico e nostalgico perché l’assoluto non è mai raggiungibile, ma ottimistico in quanto l’uomo vede dentro di sé una scintilla della divinità.
Nel romanzo di Novalis, il protagonista non troverà mai il fiore azzurro, ma questo desiderio è ciò che lo spinge a compiere il viaggio.
La natura e la storia:
L’infinito traspare nella realtà, in un lato dalla natura, nell’altro dalla storia:
Verso l’idealismo
Critica al concetto di cosa in sé:
Kant dichiarava la cosa in sé, ovvero la realtà, come lo chiama lui stesso il noumeno, esistente ma allo stesso tempo in conoscibile.
Il noumeno è pensabile, tanto è vero che ne parlo, esiste ed è la condizione indispensabile della conoscenza, ma è inconoscibile, perché irraggiungibile, infatti, secondo la prospettiva di Kant pensiero ed essere erano separati (dualismo gnoseologico).
Gli esponenti idealisti partendo da questa presunta contraddizione criticano così il concetto di noumeno, giudicando la sua inconoscibilità inammissibile.
Questa presunta realtà in sé risulta per essi qualcosa di inconsistente e completamente assurda che non può che configurarsi come un concetto impossibile, simile ad una grandezza matematica:
√-a = impossibile
L’abolizione della cosa in sé e l’infinitizzazione dell’io:
L’idealismo sorge quando gli idealisti portano alle estreme conseguenze la rivoluzione copernicana attuata da Kant e superano il dualismo gnoseologico, abolendo la cosa in sé, ovvero il concetto che la realtà è estranea all’io, e ristabilendo così la corrispondenza tra pensiero ed essere, che arrivano addirittura ad identificarsi.
Prima Kant : P // E
Poi Idealisti: P Ξ E
L’io, il pensiero diviene così entità creatrice, è la fonte di tutto ciò che esiste (non è più la sua manifestazione) ed infinita, priva di limiti esterni.
Tutto ciò che è, rientra dunque nell’orizzonte del pensiero; non c’è più nulla d’esterno.
Gli idealisti cercano infatti di risolvere ogni punto della realtà come un prodotto del pensiero.
Con Fitche:
L’ Io penso diventa Io puro.
Io penso = principio gnoseologico
Io puro = principio ontologico
L’ “io –penso” è l’unità sintetica, il principio supremo di tutta la conoscenza.
È però un io finito, limitato, il cui margine è costituito dall’intuizione sensibile, infatti, l’io penso si limitava a dar forma ai dati esterni, riordinandoli nelle categorie.
L’ “io-puro”invece non dà forma ai dati, è un’attività auto-creatirce, è fonte stessa dei dati, che crea in maniera del tutto spontanea e libera dai vincoli.
Dunque alla sua attività è dovuto non solo il pensiero della realtà oggettiva, ma la realtà stessa.
L’io è un essere assoluto, ovvero un ente incondizionato che non dipende da altro, ma da cui tutto il resto dipende, e pertanto è infinito, illimitato, poiché ha tutto dentro di sé e nulla al di fuori.
L’ “io-puro” sta ad indicare che è il pensiero la fonte dell’essere stesso e che l’essere è solo un prodotto del pensiero.
N.B. Per questo motivo si è parlato anche delle filosofie idealiste come filosofie dell’illimitato.
L’io che per gli idealisti, è la fonte di tutta la realtà, è un dunque un io universale che essi chiamano spirito infinito o assoluto. Da ciò la tesi tipica dell’idealismo tedesco, secondo cui «Tutto è spirito».
Spirito infinito (o assoluto) = perfetta coincidenza tra pensiero ed essere
La metafisica come scienza:
Kant nega la metafisica come scienza, poiché il noumeno è qualcosa di separato e irraggiungibile dal pensiero.
Gli idealisti invece sostenendo che pensiero ed essere coincidono, ristabiliscono la metafisica come scienza.
Le filosofie idealiste si definiscono a tal proposito come delle grandi metafisiche immanentistiche perché non c’è nulla che rimane trascendente, ma tutto è manifestazione dell’assoluto.
Il termine trascendentale:
Il termine trascendentale assume un significato diverso.
Per Kant significava rendere possibili gli oggetti dell’esperienza, mentre per gli idealisti trascendentale significa creare, far essere.
Fonte: http://digilander.libero.it/alemar85/Autori%20filo/Il%20Romanticismo.doc
Sito web da visitare: http://digilander.libero.it/alemar85/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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