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L'Idealismo Tedesco
1. Dall'Illuminismo alla filosofia dell'Umanità
Per idealismo tedesco si intende di solito quella grande fase della storia del pensiero che si è sviluppata in Germania dalla fine del Settecentò ai primi decenni dell'Ottocento e che si è concretata principalmente nei «sistemi» di Fichte, di Schelling e di Hegel. Tuttavia se questo schema storiografico, entro certi limiti, è valido e legittimo, non può far dimenticare che l'epoca è contraddistinta da una ricchezza di motivi e di interessi di gran lunga più vasti di quelli cristallizzati nelle grandi costruzioni speculative dei suoi maggiori esponenti. E'un'epoca che vede in Europa grandi sconvolgimenti storici, politici e sociali e che nel giro di pochi decenni porta dalla rivoluzione francese alle conquiste napoleoniche, alle guerre di ispirazione patriottica e nazionale, fino al congresso di Vienna e alla restaurazione. Per la Germania, poi, è un periodo nel quale si incrociano, si scontrano e si fondono motivi e interessi culturali tra loro diversissimi, ma quasi tutti di grande rilievo, per cui, non a torto, l'epoca viene chiamata «età di Goethe». Già l'esito dell'Illuminismo in Germania era stato parecchio complesso e interessante. Intorno agli anni settanta la nuova generazione facente capo al Goethe del Werther e imbevuta di ideali rousseauiani aveva rivendicato energicamente l'importanza della storia, della fantasia, della natura, della passione, del sentimento, insomma della vita contro ogni forma di materialismo, meccanicismo ed astratto razionalismo: ecco che prende dunque vita l'intenso movimento chiamato Sturm und Drang ( «impeto tempestoso»). Negli ultimi decenni del secolo c'era stato poi un vigoroso sforzo di superare ogni rigida contrapposizione tra immaginazione e intelletto, tra invenzione e giudizio, tra sentimento e riflessione, ogni arido rigorismo o utilitarismo morale, ogni miope riduzione razionalistica della poesia e della religione a un tipo di verità modellato sulle scienze esatte o naturall; superamento compiuto in nome di un «ideale di Umanità» non privo di nostalgie classicheggianti e inteso a cogliere l'uomo e la sua storia come un tutto organico, a vedere come momenti complementari e successivi i termini indebitamente contrapposti, a rivendicareil carattere profondamente organico e vitale della natura stessa.
2. La rivoluzione francese e il Romanticismo
Molti dei temi dello Sturm und Drang e della filosofia dell'Umanità rimarranno o torneranno pure nel Romanticismo e nell'idealismo, ma con un tono e un'impostazione diversa, segnata da un'esperienza che è stata decisiva e traumatica anche per la nuova generazione di filosofi, poeti ed artisti che doveva esprimersi nel Romanticismo e nell'idealismo: la rivoluzione francese. Se perfino il vecchio Kant, alla notizia degli eventi di Parigi, per una volta tanto aveva infranto la sua rigorosa puntualità e la sua proverbiale metodicità, è facile immaginare quale eco sollevasse il rapido succedersi delle vicende rivoluzionarie nelle università e nei seminari teologici e come la gioventù studiosa si sentisse improvvisa mente di fronte ad eventi che promettevano e annunciavano un radicale e forse definitivo mutamento nelle sorti dell'umanità. Molti di quegli entusiasmi dovevano poi spegnersi, affievolirsi o addirittura rovesciarsi in delusione e ostilità per la rivoluzione; ma la presenza e l'incidenza di questo momento è essenziale per comprendere un'atmosfera che forse nessuno ha saputo rendere meglio di F. Schlegel , quando ha detto: « la rivoluzione francese, la Dottrina della scienza di Fichte e il Meister di Goethe sono le più grandi tendenze dell'epoca ».
Friedrich Schlegel (1772-1829) insieme al fratello August Wilhelm (1767-1845), è tra i principali fondatori ed espor;enti della scuola romantica tedesca. La sua opera vastissima (appena ora in corso di pubblicazione integrale) abbraccia scritti di indole molto diversa: dalla storia alla critica dell'arte e della letteratura, ai saggi di estetica, agli scritti di filosofia della storia, del linguaggio, della religione ecc. Particolare effi cacia ebbero però i « frammenti » comparsi nelle riviste « Lyceum » e « Athenaeum » (1798-1800).
Tra le grandi tendenze dell'epoca con cui l'idealismo doveva misurarsi prendeva poi particolare sviluppo e peso il Romanticismo. Si tratta di un movimento estremamente complesso, di cui è difficile stabilire con esattezza le diverse tappe el'intero corso, appunto perché non ha voluto né potuto chiudersi in una costruzione sistematica che ne segnasse l'esito e la definizione, ma soprattutto perché ha voluto essere un programma di vita e di arte, più che di filosofia in senso stretto. C'è un certo accordo tra gli studiosi nell'individuare gli inizi del Romanticismo in quel «gruppo di Jena» che si formò intorno al 1796 e che aveva per maestri Fichte e Schiller, così come si suol parlare di un Romanticismo di Heidelberg, di Berlino o di Monaco, a seconda dei centri dove i vari gruppi romantici fiorirono dopo la diaspora del gruppo di Jena avvenuta all'inizio del 1800. Articolata e complessa rimane inoltre l'evoluzione delle correnti romantiche, particolarmente evidente in campo politico, dove al repubblicanesimo e al cosmopolitismo iniziale—nel quale si sentono fortissime le influenze della rivoluzione francese—viene sostituendosi l'interesse per le forme nazionali e tradizionali di vita politica, destinato a concludersi nell'esaltazione delle culture popolari e nazionali da un lato e ad ispirare in parte le ricerche della «scuola storica»nel campo del diritto e deilo Stato dall'altro. Anzitutto il Romanticismo comporta un legame strettissimo tra estetica e filosofia della storia, tra la concezione dell'arte e della storia e la concezione dello sviluppo della civiltà. Per i Romantici infatti il classicismo e la grecofilia affermatisi nel Settecento (come esempio tipico valga il Winckelmann e la sua idealizzazione dell'arte classica)
Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), archeologo, storico e teorico del I'arte, visse a lungo in Italia per poter approfondire la sua conoscenza dell'arte classica (soprattutto della scultura). Al Winckelmann si deve l'idealizzazione dell'arte greca come mondo di olimpica serenità e armonia; idealizzazione che ebbe grande influsso sulla cultura non solo tedesca, ma europea del tempo e diffuse una nozione di «classicità» destinata a rimanere per lungo tempo paradigmatica. La sua opera principale è la Storia dell'arte antica, del 1764.
sono inaccettabili non per ragioni di gusto, di stile o di tecnica, ma perché dimenticano o ignorano che l'arte classica è fiorita in un contesto culturale e politico irripetibile. La fase «ingenua» della civiltà umana, in cui l'uomo si sentiva spontaneamente conciliato con la natura e con gli altri, in sé e fuori di sé, è tramontata per sempre, e con il cristianesimo e il mondo moderno si è entrati ormai in un'epoca « sentimentale », in cui la conciliazione e l'armonia sussistono soltanto corne ideali irrealizzati. Di qui il carattere ironico, trascendentale e progressivo dell'arte romantica: ironico perché sempre consapevole dei limiti del finito rispetto all'inflnlto, delle realizzazioni rispetto all'ideale; trascendentale, perché sempre consapevole che tale inadeguatezza non è dovuta a difetti o a errori contingenti dell'artista, ma dipende dalla struttura stessa dell'attività spirituale (ben definita da Fichte con la sua teoria dell'incessante ritmo di superamento del Non-Io da parte dell'Io e del continuo riproporsi di tale processo); progressivo, infine, perché destinata a compiersi in un destino storico universale aperto, illimitato, in quanto l'essenza propria della poesia romantica, come diceva ancora F. Schlegel, è « di poter eternamente soltanto divenire, e mai essere compiuta». Appunto per questo suo carattere universale e storico insieme il Romanticismo non intende affatto chiudersi in una prospettiva estetica o artistica, ma vuole investire l'intera realtà dell'uomo nei suoi rapporti con la natura da un lato e la storia dall'altro. Per il primo aspetto si afferma quindi con il Romanticismo una visione finalistica della natura come organismo vivente, non disgiunta dallo spirito, ma sostanzialmente identica con esso. Per questo verso si ha da un lato la rivendicazione, dell'importanza filosofica del linguaggio simbolico e mitico come manifestazione del rapporto vitale tra l'uomo e il mondo; dall'altro, l'interesse per il fiabesco, il magico, il simbolico nella poesia, alla quale, infine, viene riconosciuta un'autentica funzione di verità, come rivelazione del significato più profondo della realtà, inaccessibile all'intelletto che vive nel campo delle fredde entità astratte, tra loro rigidamente e irrevocabilmente opposte. Quest'interesse per il mondo dei simboli e dei miti porta poi a un sempre maggiore spostamento di prospettiva anche nella valutazione dell'intero corso della civiltà umana. A partire da F. Schlegel, autore di un libro sulla lingua e la sapienza degli indiani (1808), su su fino a Schopenhauer e a Nietzsche, all'esaltazione del mondo greco come mondo della luce e dell'intelligenza filosofica, della forma perfetta e equilibrata, si sostituisce l'interesse per il mondo orientale più ricco di sfumature e più sensibile agli aspetti negativi (anche nichilistici) della realtà; non solo, ma la stessa concezione corrente della grecità viene attaccata e contestata come indebita mistificazione di una civiltà di cui si scorge soltanto l'elemento apollineo, mentre in essa era ben presente anche quello entusiastico, dionisiaco. Per altro verso, in campo storico- e politico, con il Romanticismo si fa sempre più vivo l'interesse per i caratteri nazionali e popolari delle diverse civiltà. Soprattutto nei circoli romantici di Heidelberg e di Berlino, nei periodo delle guerre napoleoniche, la Germania umiliata, divisa e lacerata andrà cercando nelle sue tradizioni, istituzioni e nella stessa poesia e letteratura popolare i germi di quel patrimonio nazionale che dovrà garantirne la rinascita. E contro le tendenze razionalistlche di uno statalismo livellatore si farà sentire la voce delle consuetudim e dei costumi come vera forza portante della vita dei popoli ed autentica legittimazione delle loro istituzioni. E'questo il multiforme e vivace contesto spirituale nel quale vengono sistemandosi e elaborandosi le grandi dottrine idealistiche che si distinguono però per il rigore con cui impostano il problema del rinnovamento della storia e della vita dell'uomo partendo da una precisa interpretazione del problema del sapere e delle sue possibilità e funzioni rispetto alla vita e alla reàltà. Ma per quanto complesse e raffinate siano le loro costruzioni concettuali, non mancano mai di riflettere il vigore e la freschezza di quelie aspirazioni e speranze di una sintesi nuova e conclusiva rispetto ai problemi posti dalla civiltà greca e da quella cristiana, sino a giungere con Hegel a identificare il corso stesso della storia della filosofia con la realizzazione organica e dialettica di questa sintesi.
Fonte: http://www.adripetra.com/DidatticaDispense/TerzoTr/Filosofia/Idealismo%20Ted.doc
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Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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