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CARATTERI FISICI
Il quarto in ordine di grandezza dei sette continenti della terra (dopo Asia, Africa e America settentrionale), con una superficie di circa 17.821.866 km2, corrispondente al 12% delle terre emerse del pianeta. È attraversato dall'equatore e dal tropico del Capricorno, mentre a nord l'istmo di Panamá lo collega all'America centrale e settentrionale. Il continente si estende per circa 7400 km da capo Gallinas a nord a capo Froward a sud, e per circa 4830 km fra la sua estremità orientale, capo Branco, e quella occidentale, capo Pariñas.
La popolazione dell'America meridionale è stimata in 304 milioni di abitanti (1990), ovvero meno del 6% della popolazione mondiale. Il continente comprende le nazioni Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela, Guyana, Suriname e Guayana Francese, un dipartimento d'oltremare della Francia. Alcune repubbliche sudamericane comprendono territori lontani situati a grandi distanze dal continente: le isole Juan Fernández e l'isola di Pasqua appartengono al Cile, le isole Galápagos all'Ecuador, l'arcipelago Fernando de Noronha al Brasile, mentre le isole Falkland sono una colonia britannica rivendicata dall'Argentina. Le coste dell'America meridionale sono relativamente regolari, fatta eccezione per gli estremi litorali meridionali e sudoccidentali, incisi da numerosi fiordi e insenature.
L’AMBIENTE NATURALE
L'America meridionale ha una morfologia analoga a quella dell'America settentrionale; i margini settentrionale e occidentale sono dominati dal sistema montuoso dalle Ande mentre gran parte della fascia costiera orientale è limitata dagli estesi altipiani della Patagonia e dai massicci della Guyana e del Brasile. Nella regione equatoriale del continente si trova l'ampia pianura del bacino del Rio delle Amazzoni alla quale si contrappone, a nord, la più limitata pianura attraversata dall'Orinoco; a sud si trova il bacino del Paraguay-Paraná. Il punto più basso dell'America meridionale (40 m sotto il livello del mare) è situato sulla penisola di Valdés, nell'Argentina orientale, mentre il punto più elevato è la vetta dell'Aconcagua (6960 m), nell'Argentina occidentale.
STORIA GEOLOGICA
Il più antico e più stabile elemento strutturale del continente è costituito dalla piattaforma degli altipiani del Brasile e della Guyana a est e a nord-est; esso comprende un insieme di rocce eruttive e metamorfiche risalenti al Precambriano. In molte zone la piattaforma è ricoperta da rocce sedimentarie, risalenti perlopiù al Paleozoico (da 570 milioni a 225 milioni di anni fa), nonostante in alcune aree, in particolare nel Brasile meridionale, siano presenti basalti di formazione più recente. Fossili ritrovati nell'altopiano del Brasile costituiscono una prova della deriva continentale, secondo la quale durante il Permiano il continente sarebbe stato unito al Gondwana, un'enorme placca che comprendeva l'Africa e l'Asia.
L'altopiano della Patagonia poggia su depositi sedimentari dell'era mesozoica (da 225 milioni a 65 milioni di anni or sono) e del Terziario (da 65 milioni a 2,5 milioni di anni fa) e su basalti di recente formazione. I materiali d'erosione delle antiche piattaforme contribuirono alla costituzione di spessi depositi di sedimenti nei mari circostanti. Queste formazioni subirono ripetuti sollevamenti nel Mesozoico dando vita ai rilievi costieri del Cile e del Perù meridionale e alla più elevata e più estesa catena delle Ande. Questo processo orogenetico, che continuò nel Terziario, fu accompagnato da intrusioni di magma (roccia fusa) e dalla formazione di vulcani. L'attività vulcanica e sismica interessa tuttora l'intero margine occidentale del continente per effetto della subduzione della placca pacifica rispetto a quella sudamericana (Vedi Tettonica a zolle). I ghiacciai dell'estremità meridionale delle Ande hanno origine nelle grandi glaciazioni dell'era quaternaria (iniziata 2,5 milioni di anni fa). L'erosione degli altipiani continua ad apportare sedimenti nelle pianure circostanti.
TERRITORIO
Il territorio del continente può essere suddiviso in tre regioni fisiche: la cordigliera delle Ande, le pianure centrali e gli altipiani orientali. Le Ande s'innalzano bruscamente dalle coste nordoccidentali e occidentali del continente e formano un'unica catena nel Venezuela settentrionale e lungo gran parte del Cile e dell'Argentina meridionale, mentre al centro si dividono in due o tre catene parallele chiamate cordigliere (spagnolo cordilleras). Fra le numerose vette che superano i 5000 m d'altitudine vi sono molti vulcani attivi situati nel Cile centromeridionale, in Perù, nella Bolivia meridionale e in Ecuador.
I vasti altipiani della Guyana a nord-est e del Brasile a est presentano aree collinari, ampi tavolati e alte mesas. I tavolati sono più elevati e meno estesi negli altipiani della Guyana, mentre l'altopiano del Brasile raggiunge le massime altitudini nei rilievi situati lungo la costa orientale. I suoli di questi altipiani sono generalmente poveri, ma in molte valli il terreno è reso fertile dalla presenza di rocce basaltiche. L'altopiano della Patagonia è meno elevato e relativamente piatto; qui lo sfruttamento dei suoli fertili è ostacolato dalle difficili condizioni climatiche.
A nord del continente si estende l'area pianeggiante del bacino dell'Orinoco, che comprende i llanos – una regione di pianure alluvionali e basse mesas – e un vasto sistema di valli convergente verso l'Amazzonia tra i fiumi Caquetá e Madeira. Lo stesso bacino amazzonico presenta un territorio dolcemente collinare. Più a sud si trovano le valli poco profonde e le pianure del Gran Chaco e della Pampa che si fondono nelle pianure alluvionali e acquitrinose dei fiumi Paraguay e Paraná.
IDROGRAFIA
Gran parte dei fiumi dell'America meridionale sfocia nell'oceano Atlantico e appartiene ai tre grandi sistemi fluviali del Rio delle Amazzoni, dell'Orinoco e del Paraguay-Paraná. Ciascuno di questi grandi fiumi fornisce anche numerose vie navigabili che raggiungono le regioni interne. Nel Brasile nordorientale scorre il São Francisco, mentre altri fiumi minori solcano i versanti caraibico e pacifico delle Ande: di questi il più importante è il Magdalena che riceve le acque del Cauca. Anche questo sistema, che defluisce a nord attraverso le valli andine per sfociare nel mar dei Caraibi, offre una via d'accesso verso l'interno. Un gran numero di brevi fiumi che scendono dalle Ande ha favorito per secoli l'agricoltura in Perù, Cile e nell'Argentina nordoccidentale; fra essi i più importanti sono il Guayas, il Santa e il Bío-Bío. I maggiori bacini lacustri si trovano nelle regioni andine, a quote elevate: i principali sono il Titicaca, il Poopó, il Buenos Aires, l'Argentino e il Nahuel Huapí.
CLIMA
La fascia equatoriale del continente è caratterizzata da un clima tropicale che a nord e a sud lascia il posto ad ampie zone dove la durata della stagione delle piogge e la piovosità diminuiscono. Queste zone presentano estati piovose e inverni secchi e sono soggette a prolungate siccità che costituiscono un problema particolarmente grave nel nord-est del Brasile e lungo la costa settentrionale del Venezuela e della Colombia. Le aree di clima tropicale piovoso e umido-secco, corrispondenti alle fasce costiere pacifiche della Colombia e dell'Ecuador, sono caratterizzate da una brusca transizione alle zone climatiche aride del litorale peruviano e del settentrione cileno. Nella metà settentrionale dell'America meridionale la regione andina è l'unica che presenti un clima freddo; il clima tropicale delle pianure lascia il posto, a quote intermedie, a un clima subtropicale e, nelle zone più elevate, a un clima alpino.
La fascia temperata dell'America meridionale si estende prevalentemente a sud del tropico del Capricorno. Nel Cile meridionale le precipitazioni sono cospicue a causa dei cicloni che provengono dall'oceano Pacifico. La frequenza di tali fenomeni, maggiore in inverno, diminuisce verso nord lasciando il posto a una zona di clima mediterraneo, con inverni miti e umidi ed estati calde e secche, e successivamente a un'area desertica, che dalla costa si estende verso nord fino all'Ecuador. Di questa regione fa parte il deserto di Atacama, uno dei luoghi più aridi del mondo. Condizioni climatiche di piogge meno intense e aridità prevalgono a est delle Ande meridionali. Nelle Pampas e nelle regioni meridionali dell'altopiano del Brasile le estati sono tendenzialmente piovose; durante l'inverno queste zone vengono a volte raggiunte dai cicloni che determinano un clima piovoso e freddo.
FLORA
La vegetazione dell'America meridionale varia in base alle diverse regioni climatiche. Le aree dal clima tropicale presentano un fitto manto di foresta pluviale, o selva. Questa regione, la più estesa del mondo, copre gran parte della fascia equatoriale, comprese le fasce costiere brasiliane e le pendici più basse delle Ande, ed è ricca di piante tropicali dal legno duro, palme, felci arboree, bambù e liane. Nelle aree caratterizzate da siccità invernale, soprattutto lungo la costa venezuelana, nel nord-est del Brasile e nel Gran Chaco, si trovano rade foreste e macchia. Fra queste aree più secche e la foresta pluviale compaiono zone di alta vegetazione erbacea (savane, o campos) e di boscaglia mista a prati (campos cerrados). Nel Brasile meridionale e lungo le pendici delle Ande crescono boschi semidecidui e decidui. Il Gran Chaco è caratterizzato da pianure erbose e boscaglia arbustiva, mentre le piatte Pampas dell'Argentina centrorientale presentano vastissime praterie. A sud una zona di steppa e macchia (monte) segna la transizione all'area di bassa macchia e vegetazione erbacea, che caratterizza la regione più arida e più fredda della Patagonia. Lungo la costa del Pacifico, procedendo verso nord, la foresta lascia il posto a boschi sparsi, agli arbusti e ai prati del Cile centrale e, infine, alla macchia e alla vegetazione desertica che prevalgono nel Perù settentrionale e nelle zone più elevate dei versanti montani.
FAUNA
L'America meridionale, l'America centrale, le pianure del Messico e le Indie Occidentali appartengono a una singola regione zoogeografica, solitamente chiamata regione neotropicale. La fauna è caratterizzata da una grande varietà di specie presenti solo in questo continente e comprendenti scimmie, vampiri e moltissimi roditori. Nella regione vive un'unica specie di orso e un tipo di camelide, il lama. Caratteristici del continente sono inoltre la vigogna, l'alpaca, il giaguaro, il pecari, il formichiere gigante e il coati. Per quanto riguarda l'avifauna, numerosissime sono le famiglie di uccelli neotropicali e marini, oltre a quelle dei colibrì o uccelli mosca (500 speci), dei thraupidi e degli ara. Tra gli uccelli di più grandi dimensioni si annoverano nandù, condor e fenicotteri. Fra i rettili vi sono boa e anaconde, iguane, caimani e coccodrilli. Di varie specie e in gran numero sono i pesci d'acqua dolce, gli insetti e gli invertebrati. Le isole Galápagos sono famose quale habitat di grandi testuggini e altri rettili, nonché di uccelli presenti soltanto in questo arcipelago.
RISORSE MINERARIE
Il territorio dell'America meridionale è ricco di risorse minerarie. In epoca coloniale si iniziarono a sfruttare i giacimenti auriferi delle Ande e quelli di argento e mercurio delle regioni montuose situate tra il Perù centrale e la Bolivia meridionale, zone oggi note per la presenza di ingenti depositi di rame, stagno, piombo e zinco. Il rame viene estratto inoltre nel Cile settentrionale e centrale. Una ricca zona mineraria (bauxite, minerali ferrosi e oro) è situata fra Ciudad Bolívar e il Suriname settentrionale, al margine degli altipiani della Guyana. In epoca coloniale furono inoltre scoperti notevoli giacimenti di oro e diamanti nel Brasile centro-orientale, tuttora produttivi. Nonostante la presenza di metalli preziosi, di cui il continente rimane uno dei maggiori produttori mondiali, il futuro sviluppo industriale dei paesi sudamericani poggia sulla presenza di ingenti riserve di minerali ad alto contenuto di ferro e di più modesti giacimenti di bauxite. Scarse le riserve di carbone, situate soprattutto nelle Ande e nel Brasile meridionale, mentre le ricche riserve petrolifere e di gas naturale del continente si trovano in bacini situati ai margini delle Ande e nella cordigliera stessa, dal Venezuela alla Terra del Fuoco, soprattutto nella zona del lago di Maracaibo.
CARATTERI CULTURALI
POPOLAZIONE
Nonostante la vastità del suo territorio, l'America meridionale ospita meno del 6% della popolazione mondiale. Dal 1930 il flusso migratorio nel paese è minimo, mentre ha assunto rilievo la migrazione interna, soprattutto verso le regioni costiere. La popolazione è oggi concentrata negli agglomerati urbani e oltre la metà del continente presenta una densità demografica inferiore ai 2 abitanti per km2. Poco più del 50% della popolazione vive in Brasile; oltre un quinto risiede in Colombia, Venezuela ed Ecuador. L'incremento demografico naturale e le migrazioni dalle aree periferiche hanno determinato una crescita della popolazione urbana superiore al 4% annuo. In Argentina, Cile e Uruguay, il tasso di crescita demografica urbana ha rallentato, ma nei paesi tropicali lo sviluppo delle città è rapidissimo. Nei più urbanizzati fra i maggiori paesi – Argentina, Cile, Uruguay e Venezuela – almeno l'80% della popolazione vive nelle città; nei paesi meno urbanizzati – Bolivia, Ecuador e Paraguay – meno del 60% viene classificato fra la popolazione urbana.
LINGUE
Lo spagnolo è la lingua ufficiale in 9 dei 13 paesi del continente. Il portoghese è la lingua ufficiale del Brasile, l'inglese della Guyana, l'olandese del Suriname e il francese della Guayana Francese. Fra le diverse lingue amerinde, il quechua, l'aymará e il guaraní sono parlate dal maggior numero di persone. Gli abitanti di lingua quechua abitano soprattutto gli altipiani andini centrali, mentre coloro che parlano aymará vivono perlopiù sugli altipiani della Bolivia e del Perù. Il guaraní è la lingua diffusa in Paraguay insieme allo spagnolo, la lingua ufficiale.
RELIGIONI
Circa il 90% della popolazione del continente è cattolica. In Brasile e in Cile vi sono oltre 11 milioni di protestanti, presenti in esigue minoranze anche nei centri urbani di altri paesi. Nelle città, soprattutto in Argentina e in Brasile, vivono inoltre minoranze ebree. I 550.000 indù, i 400.000 musulmani e i 375.000 buddhisti dell'America meridionale sono concentrati nella Guyana e nel Suriname. La fede cattolica fu introdotta dagli spagnoli e dai portoghesi all'inizio della conquista, mentre la presenza di protestanti riflette la successiva immigrazione europea e l'attività missionaria iniziata nel secolo XIX.
CARATTERI ECONOMICI
ECONOMIA
Storicamente territorio di colonia ed economicamente dipendente dalle esportazioni di prodotti agricoli e minerari, l'America meridionale ha conosciuto un notevole sviluppo e un'ampia diversificazione produttiva in tutti i settori a partire dagli anni Trenta. Dopo la seconda guerra mondiale le politiche nazionali favorirono la produzione locale di beni precedentemente importati e un conseguente sviluppo delle attività industriali che interessò principalmente i distretti urbani.
AGRICOLTURA
La maggior parte della produzione agricola e zootecnica del continente è destinata al consumo e ai mercati interni. Ciò nonostante, le entrate derivate dagli scambi commerciali con l'estero di prodotti agricoli costituiscono una voce importante nel bilancio di numerosi paesi sudamericani. Benché l'agricoltura, insieme a caccia, pesca e attività forestali, rappresenti circa il 12% del prodotto interno lordo (PIL) del continente, gli addetti al settore primario sono ancora oltre il 30% della forza lavoro in Bolivia, Paraguay, Perù ed Ecuador, fra il 20 e il 30% in Colombia, Brasile e Guyana, e meno del 20% in Suriname, Cile, Uruguay, Venezuela, Argentina e Guayana Francese.
La coltivazione intensiva di prodotti destinati alla commercializzazione, in particolare ortaggi e frutta, viene praticata soprattutto nei pressi delle città, mentre la produzione di derrate per il consumo interno, quali radici commestibili, fagioli e mais, è di tipo rurale. Frumento e riso vengono prodotti ovunque lo consentano le condizioni climatiche e del terreno. L'allevamento dei bovini assicura ai paesi sudamericani l'autosufficienza alimentare e in Argentina, Uruguay, Paraguay e Colombia sostiene un fiorente mercato delle esportazioni. Un'economia agricola orientata ai mercati esteri si è sviluppata nelle aree tropicali e alle medie latitudini, dove i terreni arabili e l'accesso ai porti hanno creato condizioni adeguate. In queste zone la coltura prevalente è quella del caffè, praticata in particolare negli altipiani del Brasile sudorientale e della Colombia centroccidentale. Notevole importanza hanno inoltre il cacao, prodotto nel Brasile orientale e nell'Ecuador centroccidentale, le banane e la canna da zucchero; le coste del Perù, la Guyana e il Suriname sono zone con una consolidata tradizione nella produzione di zucchero per i mercati esteri; lungo le coste peruviane si trovano inoltre estese piantagioni di cotone. Nel Brasile sudorientale la soia, a partire dagli anni Settanta, è diventata un'importante coltura da esportazione. L'Argentina esporta tradizionalmente frumento, mais e semi di lino, bovini, ovini e, insieme all'Uruguay, pellame e lana.
RISORSE MINERARIE
I paesi dell'America meridionale possiedono ingenti risorse minerarie che alimentano un'industria che, fino a tempi molto recenti, era gestita prevalentemente da società straniere. I prodotti principali sono petrolio, rame, bauxite e minerali di ferro, che sostengono un mercato delle esportazioni estremamente diversificato, oltre a piombo, zinco, manganese e stagno. Le attività estrattive rappresentano quindi settori di massima importanza per molte economie nazionali. Il Venezuela esporta principalmente petrolio grezzo, raffinato e derivati, mentre la dipendenza dalle esportazioni di minerali è minore in Suriname, Bolivia e Cile. Il Perù e, da tempi recenti, l'Ecuador basano la loro economia sulla vendita di minerali. Nonostante questo genere di esportazioni crei entrate di bilancio, l'industria mineraria offre un contributo minimo al PIL continentale e all'occupazione, pur rimanendo una voce importante nella crescente diversificazione industriale del continente.
INDUSTRIA
Alla fine degli anni Settanta il settore industriale contribuiva per il 25% al PIL del continente, registrando un notevole incremento rispetto al 1956, anno in cui per la prima volta le attività industriali superarono per importanza sia quelle agricole sia quelle commerciali e finanziarie.
Le principali attività del settore sono legate alla trasformazione dei prodotti agricoli, soprattutto in Argentina e Brasile, i paesi più industrializzati. Grande rilievo hanno inoltre le attività di lavorazione e raffinazione dei minerali, che tendono a essere localizzate nei pressi dei giacimenti. Raffinerie di petrolio, stabilimenti siderurgici, cementifici e industrie di produzione di beni di consumo (tessili, bevande, veicoli a motore, apparecchi elettrici e meccanici, plastica) sono concentrati nei principali distretti urbani.
In molti paesi dell'America meridionale lo sviluppo industriale ha potuto verificarsi grazie al sostegno del governo. Benché molte industrie operino ancora su licenza di grandi società straniere o ne siano consociate, dagli anni Trenta i governi nazionali sono stati direttamente coinvolti nello sviluppo dell'industria pesante, soprattutto nei settori siderurgico, del montaggio delle auto e della cantieristica navale. In alcuni paesi le industrie manifatturiere sono così avanzate da consentire la produzione di merci per l'esportazione (macchine utensili, aerei e mezzi militari). Ma lo sviluppo industriale del continente continua a trovare ostacoli nell'esigua dimensione dei mercati nazionali, nell'inadeguatezza della tecnologia e nella mancanza di adeguate reti di trasporto e di distribuzione.
ENERGIA
Le principali fonti energetiche nell'America meridionale sono costituite dal petrolio e dal gas naturale, che hanno reso necessaria la costruzione di un sistema esteso di oleodotti in Argentina, Venezuela e Colombia. Il carbone, le cui riserve sono relativamente modeste, ebbe notevole importanza nei primi sviluppi delle ferrovie, dei trasporti fluviali e marittimi e dell'industria in Cile, Argentina, Brasile e Colombia. In Brasile il carburante più diffuso è l'alcol derivato dalla canna da zucchero. Lo sfruttamento dell'energia idroelettrica ebbe inizio in Brasile, Cile e Colombia e oggi copre oltre il 60% della produzione energetica in paesi come il Paraguay, il Brasile, l'Uruguay, la Colombia e la Bolivia. Lo sviluppo di questo settore è diversificato e varia dalle piccole centrali, utilizzate dalle città di provincia, ai grandi impianti, costruiti nel bacino medio e superiore del Paraná e nei tratti superiore e inferiore del fiume São Francisco.
TRASPORTI E COMMERCIO
Le reti stradali e ferroviarie del continente svolgono un ruolo di primaria importanza per il trasporto di persone e di merci e sono sviluppate soprattutto nel Brasile sudorientale e nelle Pampas argentine. Prevalente è il trasporto su gomma anche se in Argentina, Brasile e Cile si fa ampio uso delle reti fluviali, marittime e ferroviarie. Le linee aeree nazionali e internazionali offrono un sistema di trasporti continentali più completo e affidabile sotto il profilo operativo; il fenomeno è in larga parte la conseguenza della storica mancanza di insediamenti all'interno del continente.
In America meridionale gli scambi internazionali avvengono soprattutto con Stati Uniti, Europa occidentale e Giappone. La voce più importante del commercio estero è costituita dal petrolio e dai suoi derivati, esportati soprattutto dal Brasile e dal Venezuela. L'America meridionale contribuisce in modo significativo al commercio mondiale di olio, caffè, rame, bauxite e semi oleosi. Il commercio interno è stato favorito a partire dagli anni Sessanta da organismi commerciali regionali, quali la Latin American Free Trade Association (LAFTA, Associazione latinoamericana di libero scambio) e ha per oggetto soprattutto frumento, vino, bestiame, vino e manufatti industriali.
CARATTERI STORICI
STORIA
Dopo il 1453, anno in cui i turchi conquistarono definitivamente l'impero bizantino e il dominio del Mediterraneo orientale, le nazioni dell'Occidente, soprattutto la Spagna e il Portogallo, furono costrette a cercare nuove vie verso l'Oriente. Gli esploratori portoghesi, che avevano compiuto numerosi viaggi nell'oceano Atlantico navigando verso sud, cercarono la nuova rotta esplorando la costa africana e raggiungendo il capo di Buona Speranza nel 1486. Nel 1492 Cristoforo Colombo, nel tentativo di raggiungere l'India navigando verso ovest attraverso l'oceano Atlantico, sbarcò nelle attuali Indie Occidentali, aprendo un nuovo mondo al commercio e all'influenza europei. Per informazioni riguardanti le civiltà precolombiane dell'America meridionale, vedi araucaniani; inca; maya; olmechi; Archeologia: le Americhe; Perù: storia; Arte e architettura precolombiana; Tiahuanacu; Tupí-Guaraní.
Dopo il ritorno di Colombo in Europa, la Spagna e il Portogallo furono coinvolti nella disputa riguardante i diritti sui territori del Nuovo Mondo. La controversia fu appianata nel 1493 da papa Alessandro VI che, stabilita una linea di demarcazione tracciata da nord a sud, a ovest delle Azzorre, assegnò al Portogallo i nuovi territori situati a est di tale linea e alla Spagna i territori a ovest. La linea di demarcazione fu in seguito modificata con la conseguenza che il Portogallo ottenne la sovranità sui territori dell'America meridionale corrispondenti all'odierno Brasile. Il 1° agosto 1498, nel corso del suo terzo viaggio, Colombo raggiunse la foce dell'Orinoco e avvistò il continente sudamericano.
ESPLORATORI POSTCOLOMBIANI
Il secondo europeo che raggiunse il continente fu il navigatore portoghese Pedro Alvares Cabral. Nell'aprile del 1500 una flotta al suo comando gettò l'ancora al largo dell'attuale Brasile, su cui rivendicò i diritti del Portogallo. I portoghesi, che nel frattempo avevano scoperto una rotta verso l'India circumnavigando l'Africa, per tre decenni prestarono scarsa attenzione al territorio scoperto da Cabral. Durante questo periodo gli spagnoli intensificarono notevolmente le attività di esplorazione e colonizzazione nel Nuovo Mondo, spingendosi soprattutto verso le Indie Occidentali e l'America centrale. Numerosi esploratori visitarono le coste nordorientali del continente nei primi anni del secolo XVI: tra questi, i navigatori spagnoli Vicente Yáñez Pinzón, Alonso de Ojeda, Pedro Alonso Niño, il navigatore e geografo spagnolo Juan de la Cosa e il navigatore di origine italiana Amerigo Vespucci. Alla fine del 1519 Ferdinando Magellano, alla ricerca di una rotta occidentale che lo conducesse verso l'Estremo Oriente, esplorò l'estuario del Rio de la Plata. Egli riprese le sue ricerche l'anno successivo, navigando verso sud, e il 28 novembre 1520, attraversando lo stretto che oggi ne porta il nome, compì la sua missione e realizzò il sogno di innumerevoli navigatori.
DAL XVI AL XVIII SECOLO
All'inizio del 1600 gli spagnoli avevano stabilito numerose colonie in America meridionale. Al vicereame del Perù (creato nel 1542) e alle varie audiencias, o divisioni territoriali in cui erano divisi i possedimenti spagnoli nel continente, non mancavano prospettive di sviluppo verso condizioni di prosperità e potenza, basate sulla presenza di ricchezze naturali quali minerali preziosi, legname e terreni fertili. L'agricoltura e l'allevamento divennero presto attività fiorenti e i coloni iniziarono a disporre di un numero sempre maggiore di schiavi neri. Durante la prima metà del XVI secolo migliaia di immigrati raggiunsero i possedimenti spagnoli e portoghesi in cerca di fortuna o spinti da uno zelo cristiano evangelizzatore nei confronti dei nativi pagani. I governi spagnolo e portoghese ricevettero ampio aiuto dalla Chiesa nei loro sforzi volti a consolidare i rispettivi imperi coloniali. Il cattolicesimo era l'unica religione riconosciuta nelle colonie, ma la politica ecclesiastica era determinata e controllata dalla corona. In cambio dei servigi prestati nell'evangelizzazione, istruzione e pacificazione dei nativi, alla Chiesa e ai vari ordini religiosi cattolici attivi nel continente erano assicurati numerosi privilegi ed estesi possedimenti territoriali.
Alla fine del XVII secolo la Spagna e il Portogallo dominavano tutta l'America meridionale eccetto la Guyana, che era stata conquistata da Gran Bretagna, Francia e Olanda. La potenza navale dei regni iberici era stata tuttavia indebolita da una serie di cruenti conflitti e, come le colonie, era costantemente minacciata da pirati inglesi, olandesi e francesi. La situazione fu aggravata dall'imposizione di una spietata politica fiscale alle colonie. I governi regi, che esercitavano pieno controllo sulle attività commerciali, reagirono stabilendo rigidi vincoli alle economie coloniali, suscitando profondo malcontento. Nel corso del XVIII secolo la tensione popolare nelle colonie spagnole sfociò in numerose rivolte, in particolare nel Paraguay dal 1721 al 1735, in Perú dal 1780 al 1782 e a Nuova Granada nel 1781.
Le disuguaglianze sociali costituivano un'altra causa di malcontento fra i coloni spagnoli e portoghesi. I cosiddetti peninsulares, nati nella madre-patria, venivano inviati nelle colonie per assolvervi qualche alto incarico; erano solitamente di origine nobile, sprezzanti nei confronti degli altri gruppi sociali e unicamente desiderosi di accumulare ricchezze e di fare poi ritorno in Europa. Il gruppo sociale immediatamente inferiore era costituito dai creoli, persone nate nel continente ma di discendenza europea. Essi godevano formalmente degli stessi diritti politici dei peninsulares, ma venivano di fatto esclusi dalle più importanti cariche civili ed ecclesiastiche. A causa della loro avversione nei confronti dei peninsulares, i creoli generalmente si schieravano con i mestizos e con i mulatti.
GUERRE DI INDIPENDENZA
Dopo quasi tre secoli di sfruttamento economico e ingiustizia politica, nelle colonie sudamericane si verificò un acceso movimento rivoluzionario. Guidato dai creoli e di carattere fondamentalmente liberale, il movimento fu stimolato dal successo della rivolta delle colonie britanniche nell'America settentrionale e dalla Rivoluzione francese.
La lotta per la libertà politica nell'America meridionale spagnola può essere suddivisa in due fasi. La prima fase, dal 1810 al 1816, si concluse con il conseguimento dell'indipendenza da parte del vicereame della Plata (corrispondente all'Argentina, al Paraguay e all'Uruguay odierni); la seconda fase, dal 1816 al 1825, portò alla piena indipendenza dalla Spagna. Fra gli eccezionali capi nella lotta per l'indipendenza ebbero un ruolo fondamentale i venezuelani Simón Bolívar e Francisco de Miranda e l'argentino José de San Martín.
Il 25 maggio 1810 i creoli di Buenos Aires deposero il viceré spagnolo e instaurarono un organismo provvisorio di governo per le province della Plata. L'autorità diretta della Spagna non fu più ripristinata. Il 14 agosto 1811 i paraguayani, che avevano rifiutato l'aiuto di Buenos Aires, proclamarono l'indipendenza dalla Spagna e, nel 1813, anche dal governo provvisorio. Nel 1814 San Martín si mise a capo di un esercito nazionale nell'Argentina occidentale, intenzionato a liberare il Cile e a muovere via mare contro il Perù, la principale roccaforte spagnola nel continente. Nella successiva campagna per la liberazione del Cile del 1817-1818, San Martín fu sostenuto dal rivoluzionario cileno Bernardo O'Higgins. Il 12 febbraio 1817 San Martín sconfisse l'esercito spagnolo a Chacabuco, e nello stesso giorno fu dichiarata l'indipendenza del paese. A San Martín fu offerta la guida del nuovo governo cileno, ma egli rifiutò in favore di O'Higgins. Dopo la sconfitta di un'armata spagnola a Maipú, il 5 aprile 1818, l'indipendenza cilena mise solide basi e San Martín si preparò ad attaccare il Perù.
Teatro della successiva grande vittoria nelle guerre per l'indipendenza fu la Colombia. Alla testa di un esercito di patrioti e di mercenari reclutati in Inghilterra, Bolívar sconfisse i lealisti il 7 agosto 1819, nella battaglia di Boyacá. Mentre i combattimenti erano ancora in corso, un congresso che si teneva ad Angostura (oggi Ciudad Bolívar, in Venezuela) organizzava lo stato della Grande Colombia, che avrebbe compreso la ex audiencia di Nuova Granada, l'odierno Panamá e, alla loro liberazione, il Venezuela e Quito (Ecuador). In seguito Bolívar assunse la carica di presidente e dittatore. Benché il Venezuela si fosse dichiarato indipendente il 7 luglio 1811, la colonia era ancora nelle mani dei realisti. Bolívar li sconfisse a Carabobo il 24 giugno 1821, garantendo così l'indipendenza al Venezuela. Sotto la guida di Antonio José de Sucre, uno dei luogotenenti di Bolívar, un esercito patriottico trionfò sulle forze realiste a Pichincha il 24 maggio 1822 e liberò l'Ecuador.
Nel frattempo, il 7 settembre 1820, un esercito inviato da San Martín sbarcava sulla costa peruviana e il 9 luglio 1821 entrava a Lima, la capitale. L'indipendenza del Perú fu proclamata il 28 luglio, ma le forze realiste rimanevano in possesso della maggior parte del paese. Di comune accordo, dopo la battaglia di Pichincha, Bolívar e Sucre prepararono una spedizione militare a sostegno dei patrioti peruviani assediati. Un contingente d'assalto di questa spedizione fu sconfitto nel 1823, ma Bolívar e Sucre ottennero la vittoria il 6 agosto 1824 a Junín, e il 9 dicembre Sucre vinse la decisiva battaglia di Ayacucho. Sebbene le residue forze realiste venissero espulse dal Perú soltanto nel gennaio del 1826, la battaglia di Ayacucho fu il più importante atto conclusivo nella conquista dell'indipendenza dalla Spagna. L'Alto Perú proclamò l'indipendenza il 5 gennaio 1825 e, il 25 agosto di quell'anno, prese il nome di Bolivia in onore del suo liberatore.
Il Brasile conquistò l'indipendenza dal Portogallo il 12 ottobre 1822, ma conservò una forma monarchica di governo fino al 1889, anno di instaurazione della repubblica.
IL XIX SECOLO
Alla fine delle guerre di indipendenza gli stati sovrani dell'America meridionale staccatisi dalla corona spagnola erano Grande Colombia, Perù, Cile, Province Unite del Rio de la Plata (poi Argentina), Paraguay e Bolivia. Fra il 1830 e il 1832 dalla Grande Colombia si formarono gli stati sovrani del Venezuela, dell'Ecuador e della Nuova Granada. Fino al 1903 la Nuova Granada, la futura Colombia, comprese il Panamá. L'Uruguay, soggetto ai portoghesi e ai brasiliani, divenne uno stato sovrano nel 1828.
Nonostante la stretta cooperazione del periodo rivoluzionario, le colonie spagnole non seguirono l'ideale di Bolívar che preconizzava una confederazione dell'America meridionale spagnola: essa fu ostacolata da dissidi interni, dalla vastità del territorio, dall'inadeguatezza delle comunicazioni, dall'inesperienza politica dei vari leader e dalla carenza di tradizioni democratiche. Queste due ultime condizioni contribuirono enormemente all'instabilità politica nelle repubbliche di recente costituzione. Le ricchezze e il potere politico erano ancora concentrati nelle mani della Chiesa e di poche famiglie, mentre i gruppi politici conservatori e liberali erano in costante conflitto al pari dei creoli e dei peninsulares dell'epoca coloniale. Le rivoluzioni scoppiarono numerose e alcuni paesi subirono per lunghi periodi il governo di dittature militari. Tutto questo ritardò lo sviluppo economico e sociale dell'America meridionale. Dopo il 1900 si assistette a un progresso più rapido, in particolare in Argentina, Brasile e Cile.
Nacquero dispute di confine che talvolta sfociarono in aspri conflitti, come avvenne tra il Paraguay e le forze riunite di Argentina, Brasile e Uruguay, fra il 1864 e il 1870, e tra il Cile e le forze unificate della Bolivia e del Perù tra il 1879 e il 1883. La guerra del Chaco, combattuta fra Paraguay e Bolivia dal 1932 al 1935, fu il culmine di una lunga disputa fra i due paesi. La dottrina Monroe, proclamata dagli Stati Uniti nel 1823, giocò un ruolo importante nel XIX secolo, impedendo l'intervento europeo nelle regioni settentrionali dell'America meridionale.
SECOLO XX E POLITICA STATUNITENSE
Durante la seconda metà del XIX secolo e nei primi anni del XX, il governo USA intervenne direttamente negli affari latinoamericani incontrando strenua opposizione nei paesi dell'America centrale e meridionale. In quanto maggiore potenza dell'emisfero occidentale, gli Stati Uniti si arrogarono il "diritto palese" di regolare i destini delle turbolente repubbliche meridionali. Nel 1933, dopo una dichiarazione del presidente Franklin D. Roosevelt, l'atteggiamento di cooperazione statunitense fu designato con l'espressione "politica di buon vicinato". Nel corso di entrambe le guerre mondiali le nazioni sudamericane cooperarono pienamente con gli Stati Uniti a livello sia militare sia economico.
Nel 1960 sei paesi sudamericani e il Messico firmarono un trattato che istituiva una Latin American Free Trade Area (LAFTA, Zona latinoamericana di libero scambio). Negli anni seguenti il presidente John F. Kennedy promosse il programma di Alleanza per il Progresso, diretto a incoraggiare le riforme economiche e sociali nelle repubbliche americane. Nell'aprile del 1967 i paesi membri dell'alleanza si incontrarono a Punta del Este, in Uruguay, per valutare i progressi compiuti e riaffermare la propria fiducia nell'istituzione. La questione più importante su cui fu raggiunto un accordo fu la costituzione di un Mercato comune latinoamericano, in sostituzione dell'accordo sul libero commercio. Nel 1971, dieci anni dopo l'istituzione dell'alleanza, i problemi causati da un'inaspettata crescita demografica, dall'aumento della disoccupazione e dalla distribuzione ineguale del reddito e della proprietà iniziarono a suscitare un diffuso malcontento. All'inizio degli anni Ottanta questi problemi furono aggravati in gran parte dei paesi da una generale recessione economica che portò a una pesante crescita del debito estero.
Negli anni Novanta per gran parte dei paesi dell'America meridionale le prospettive migliorarono. L'ammontare del PIL crebbe di oltre il 3% nella prima metà del decennio, e si riuscì a esercitare un controllo sugli elevati livelli di inflazione. Nel 1995 l'istituzione dell'unione doganale Mercosur (i cui membri fondatori furono Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) era destinata a favorire una maggiore autosufficienza delle economie continentali. Ma l'aspetto più incoraggiante fu forse il rifiuto, da parte dell'America meridionale, delle dittature militari in favore di forme democratiche di governo.
Fonte: http://www.studenti.it/download/scuole_medie/America%20Meridionale.doc
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