Compostaggio domestico e industriale

Compostaggio domestico e industriale

 

 

 

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Compostaggio domestico e industriale

FATTORIA SOCIALE
ISCA DELLE DONNE

 

COMPOSTAGGIO

CHE COS’E’ E COME SI FA

BREVE RACCOLTA DI ARTICOLI E NOTIZIE DALLA RETE

 

QUADERNO. N.2

Testi rielaborati e curati da:
dr.agr. Giuseppe MESSINA

 

Serra di Pratola, 31 luglio 2008

 

 

Fattoria sociale “Isca delle donne” Settore d’intervento: inserimento lavoro svantaggiati - Via Ventole – 83049 - Serra di Pratola (AV)
Gestito dal Consorzio Isca Delle Donne Fattoria Sociale
Direttore: Nunzia Lombardi 


DAI RIFIUTI NASCONO I FIORI

 

Un modo per riciclare i rifiuti e concimare la terra e’ produrre da sé il proprio compost. Può essere utilizzata tutta la materia organica che può servire da nutrimento come tutti gli scarti di cucina come verdura o bucce di frutta, piccole quantità di resti alimentari, i fiori appassiti, i fondi di caffè o le bustine di tè, i resti di lana, piume, gli scarti di giardino come le malerbe, taglio d’erba, fogliame, rami sminuzzati, letame degli animali da cortile o di bestiame grosso, ecc.

Composter

CICLO DEL COMPOST

Coltivazioni su campo concimato con compost

Freccia

Compost finito

Freccia

Impianto di compostaggio

Freccia

Spargimento su campo del compost

Il recupero di materia, che nella scala di priorità definita dal Decreto Ronchi, si trova immediatamente dopo il primo obiettivo di riduzione della produzione di rifiuti, è perseguibile attraverso la raccolta differenziata e la disponibilità di impianti di trattamento in grado di ricevere e trasformare le tipologie differenziate in prodotti.
Un settore decisivo per il successo della "filosofia del recupero" è certamente il compostaggio che trasforma la frazione organica in fertilizzante.
Nell’azienda agricola il compostaggio acquista un’importanza strategica per mantenere e sviluppare la vita nel terreno agrario e garantirsi prodotti sani e saporiti.
Questo piccolo opuscolo ha l’obiettivo di introdurti in questo fantastico mondo.

                                                                                 Giuseppe Messina – agronomo
                                                                                


IL COMPOSTAGGIO DOMESTICO

Nel sottobosco i batteri, protozoi, insetti ed altri piccoli organismi, alla fine di una complessa serie di trasformazioni, degradano le sostanze organiche (foglie, rami, frutti, animali morti, ecc) in sostanze nutrienti. L’azione è favorita anche dalla presenza di una miriade di lombrichi ed altre piccole creature che rimescolano il terreno alla ricerca di cibo, rendendolo soffice e permeabile all’aria e all’acqua. Tutto questo ciclo sopperisce alle necessità nutritive delle piante che crescono sul terreno.

Lo stesso ciclo può essere compiuto in ambiente “artificiale” attraverso il compostaggio che può essere svolto in ambito domestico o industriale.

La particolarità del compostaggio in ambito confinato è quello di accelerare i tempi naturali in modo considerevole così da ottenere i prodotti finiti anche soltanto in tre mesi; durante questo periodo, il raggiungimento di considerevoli temperature, consente anche l’eliminazione di parassiti e agenti patogeni eventualmente presenti nella miscela.

Il compostaggio domestico può essere utilizzato per trasformare in concime ed ammendante molti degli scarti organici prodotti da civile abitazione.
All’interno di una compostiera (un grosso bidone traforato per permettere l’aerazione del materiale) può essere messo tutto il materiale proveniente da potature dei giardini nonché tutti gli scarti alimentari con l’eccezione delle carni, delle ossa, dei formaggi, degli oli e grassi. Con qualche accortezza quali il rimescolamento della massa e l’umidificazione qualora ce ne fosse bisogno, si ottiene, nell’arco di tre quattro mesi, un prodotto utilizzabile per concimare il giardino e l’orto.
Molte aziende municipalizzate e molti comuni forniscono gratuitamente, o dietro esiguo contributo, le compostiere da piazzare nei giardini ed orti. A Caserta questo non avviene.
Il compost maturo ha un gradevole odore di torba; l’attenzione alle varie fasi di maturazione è necessaria a prevenire la formazione di cattivi odori ed insetti conseguenti alla marcescenza dei materiali.
Schema compostaggio

Il compostaggio, sia domestico che industriale, consente di restituire alla natura ciò che altrimenti andrebbe perso nelle discariche.
Il compost ottenuto da scarti organici selezionati alla fonte è un ottimo fertilizzante che viene utilizzato come ammendante in orticoltura, frutticoltura, coltivazioni industriali, florovivaismo, realizzazioni di aree a verde pubblico e di interesse naturalistico.
Il compost di qualità controllata ottenuto da scarti non selezionati alla fonte trova un valido utilizzo nei ripristini ambientali e come materiale per usi tecnici vari.
II COMPOSTAGGIO IN AMBITO RURALE

Nel mondo agricolo il compostaggio è sempre stato adottato, spesso in modo inconsapevole, con la finalità di riporre nei terreni parte della sostanza organica utilizzata per le coltivazioni; ne sono esempi portanti la maturazione del letame ed il sotterramento dei vegetali dopo la raccolta.
Nel caso di piccole aziende ancora oggi si osservano alcune attività che riconducono alla maturazione di sostanze in cumuli finalizzata alla stabilizzazione e alla umificazione della sostanza organica; è questa un'attività finalizzata all'eliminazione di un rifiuto piuttosto che all'ottenimento di compost.
In aziende di grandi dimensioni, dove le deiezioni e gli scarti in genere vengono ritenuti dei veri e propri rifiuti di cui disfarsi, è cresciuta recentemente la necessità di poter quanto meno ridurre le spese di gestione degli stessi, ciò anche a seguito della pubblicazione del D. Lgs. n° l52/99, modificato dal D. Lgs. n° 258/00.
Sia nelle piccole che nelle grandi aziende, il problema principale che oggi ci si pone è dunque eseguire il compostaggio per ottenere un duplice beneficio: eliminare un rifiuto e ridurre le spese per la concimazione dei terreni. Il compostaggio comunque può essere realizzato sia a livello industriale (raccolta e maturazione di letami e scarti vegetali di varia provenienza) che a livello di singola azienda, con ovvie differenze anche qualitative che però non sono riconducibili a metodi di lavorazione diversi, bensì a diverse miscele di partenza di substrato; in altre parole mentre in in impianto industriale, dati i quantitativi lavorati, va dosata ciascuna matrice, in un sistema più semplice è più conveniente miscelare tutti gli scarti in un unico impianto.
IL COMPOSTAGGIO NELLA FATTORIA
La trasformazione degli scarti in humus è il modo in cui opera la natura stessa. Controllato dall’uomo il processo diventa solo più veloce.
Il continuo sfruttamento dei terreni agrari, dovuto a tecniche colturali intensive come l’aratura profonda e la monocoltura, il massiccio impiego di fertilizzanti chimici, ecc., hanno arrecato considerevoli danni alla fertilità del terreno. I concimi chimici, in particolare, pur avendo l’effetto immediato di aumentare la fertilità dei terreni, hanno di fatto portato all’esclusione dei fertilizzanti organici, con conseguente degradazione delle caratteristiche fisiche dei terreni (struttura in primis). In modo del tutto simile l’impiego di grandi quantità di liquami zootecnici ha contribuito ad aumentare il degrado fisico dei terreni agrari e comportato inquinamento delle falde acquifere causato da un apporto eccessivo di nitrati. In carenza di sostanza organica, i concimi minerali e i liquami, che sono facilmente solubili in acqua, vengono dilavati velocemente senza essere trattenuti dalle particelle del terreno causando l’eutrofizzazione delle acque. L’eutrofizzazione è un processo grazie al quale l’acqua diventa eccessivamente ricca di sostanze nutritive disciolte (principalmente azoto e fosforo): ciò provoca uno sviluppo eccessivo di alghe e di altre piante microscopiche, con conseguente diminuzione dei livelli di ossigeno disciolto.
Importanza della sostanza organica nei terreni agrari. La sostanza organica è la vera e propria energia del terreno; una sua riduzione comporta il peggioramento delle caratteristiche chimico-fisiche dello stesso, rendendolo sempre meno adatto allo sviluppo dell’apparato radicale delle piante.
La sostanza organica, infatti:
- arricchisce il terreno di microrganismi in grado di demolire le sostanze inquinanti presenti a favore di una migliore crescita vegetale;
- migliora e stabilizza la struttura fisica del terreno permettendo il rilascio graduale degli elementi nutritivi indispensabili per la crescita delle piante;
- aumenta la capacità di ritenzione idrica dei terreni sabbiosi e la porosità dei terreni più argillosi favorendone l’aerazione e rendendoli più lavorabili.
Perché fare il compost in FATTORIA?
Il compostaggio in ambito rurale, se condotto in condizioni controllate, permette di dare una risposta alle necessità di ripristino e mantenimento della fertilità organica dei suoli. Questa tecnica rappresenta, inoltre, una valida soluzione al problema dello smaltimento delle deiezioni animali. Tali materiali, se non compostati, posseggono un elevato contenuto di sostanza organica altamente fermentescibile: col compostaggio si ottiene un prodotto stabile e sicuro in termini di fitotossicità. Questa tecnica, inoltre:
1. a differenza della distribuzione tal quale delle deiezioni animali permette di liberare l’azoto organico in modo graduale favorendo, così, un rilascio equilibrato e costante degli elementi nutritivi ed evitando, contemporaneamente, i pericoli di dilavamento ed inquinamento delle falde acquifere;
2. rappresenta una valida soluzione per il recupero e la valorizzazione dei residui di natura organica, in particolare quelli di indiscutibile qualità come gli scarti provenienti dalle colture agricole biologiche e le deiezioni zootecniche;
3. permette, infatti, di ottenere un ammendante compostato di ottima qualità, prezioso per l’impiego agronomico soprattutto in terreni a basso tenore di sostanza organica, con conseguente aumento della fertilità e miglioramento delle caratteristiche fisiche del terreno.
Va comunque sottolineato che questa importante pratica deve essere sempre accompagnata da tecniche agronomiche di salvaguardia della sostanza organica come le lavorazioni ridotte e superficiali del terreno, l’interramento dei residui colturali (quando non ci sono rischi di patogeni in essi albergati), le rotazioni ampie, le colture intercalari, i sovesci. Non va dimenticato che l’agricoltura biologica è un’agricoltura “integrata” e che per la fertilizzazione del terreno si devono “integrare” tutte le possibilità agronomiche.
Che cos’è il compostaggio?
Il compostaggio è un processo biossidativo controllato a carico di un substrato eterogeneo allo stato solido, che viene degradato e trasformato dai microrganismi aerobi presenti naturalmente nel terreno e negli scarti, in sostanza organica stabilizzata di tipo umosimile definita compost; tale processo avviene con liberazione di calore e porta alla produzione di composti chimici più semplici quali sali minerali, acqua, anidride carbonica e sostanza organica.
Con il compostaggio non si è inventato nulla di nuovo perché in natura tutta la sostanza organica prodotta e non più vitale subisce comunque questo tipo di trasformazione ad opera di complesse popolazioni microbiche presenti sia sui residui organici che nel terreno. Però, mentre in natura il tempo richiesto affinché il materiale organico si trasformi in humus è molto lungo, con il compostaggio tale processo viene riprodotto in forma controllata e accelerata, riducendo drasticamente i tempi necessari per ottenere questo prezioso componente della fertilità del suolo.
Che cosa si può compostare?
Tutti gli scarti di origine agricola come i residui colturali, gli stocchi di mais, le ramaglie di potature dei fruttiferi e le deiezioni animali possono essere compostati in azienda impiegando tecnologie semplici ed economiche. Le caratteristiche del compost finale dipenderanno dalla qualità degli scarti compostabili; le aziende biologiche, in particolare, possiedono scarti di elevata qualità ed il compost che si ottiene dalla loro trasformazione sarà un ottimo ammendante senz’altro da reimpiegarsi nell’azienda stessa.
Allestimento dei cumuli
Il compostaggio aziendale non richiede particolari tecnologie; i macchinari necessari (es. trattore con pala frontale, spandiletame, carro miscelatore) sono spesso già presenti in un’azienda agricola di piccole-medie dimensioni. In presenza di residui legnosi di medio-grandi dimensioni, prima della miscelazione viene effettuata la triturazione dei residui stessi. La triturazione permette una riduzione volumetrica, attraverso un’azione di taglio e sfibratura del materiale lignocellulosico permettendo, inoltre, attraverso la creazione di una grande superficie di attività per i microrganismi responsabili del processo, una più veloce trasformazione degli stessi.
Alla triturazione degli scarti lignocellulosici seguirà la miscelazione degli scarti compostabili. In assenza di attrezzature specifiche come il carro miscelatore, la miscelazione potrà essere attuata con il trattore aziendale munito di pala frontale. In alternativa si può utilizzare uno spandiletame, spesso presente nelle aziende zootecniche.
Le stesse macchine potranno poi essere utilizzate per l’allestimento dei cumuli aziendali.
Il materiale così triturato e miscelato viene posto in cumulo dove rimarrà fino ad avvenuta stabilizzazione. L’allestimento dei cumuli è molto semplice: per agevolare alcune operazioni, come il rivoltamento, è consigliabile allestire i cumuli su una platea pavimentata costituita, eventualmente, da concimaie già esistenti in azienda ed inutilizzate.
Dimensioni e forma dei cumuli
Si comincia con un piccolo cumulo ben piatto e lo si completa fino ad una altezza massima di cm. 60 ed una larghezza di cm. 120. La lunghezza non ha limiti. Evitare le stratificazioni spesse di un unico tipo di materiale.

La forma e le dimensioni del cumulo dipenderanno dalla quantità e dalla qualità del materiale da trattare, ma anche dalla disponibilità di attrezzature, dalla stagione e dagli spazi opportunamente attrezzati.
La forma dei cumuli che più si adattano alle esigenze di compostaggio delle aziende agricole sono cumuli a sezione triangolare o parabolica o trapezoidale.
Anche la formazione del cumulo potrà essere attuata con una pala frontale avendo cura di scaricare il materiale dall’alto verso il basso, così da evitare una sua eccessiva compattazione.
Se i materiali da compostare sono prevalentemente legnosi e, quindi, poco fermentescibili, come ad esempio i residui di potatura, si consiglia di allestire cumuli a sezione triangolare o parabolica aventi una base di 3-3,5 m di larghezza e un’altezza di 1,5-1,8 m, mentre la lunghezza dipenderà dalla quantità di materiali disponibile.
Se, invece, i materiali da trattare sono particolarmente fermentescibili, come gli scarti delle colture orticole o le deiezioni zootecniche, l’allestimento del cumulo potrà essere a sezione triangolare, parabolica o trapezoidale, con l’obbligo di rivoltare periodicamente i cumuli per garantire, soprattutto nella prima fase del processo, la presenza di ossigeno nella massa in fermentazione.

Dove possiamo fare il compost?

  • Direttamente sul terreno
  • Dentro un contenitore
  • creando un recinto con assi di legno
  • usando gli appositi contenitori chiamati Composter

I cumuli così costituiti dovranno avere una base con larghezza di 3,5-4 m, mentre l’altezza non dovrà essere superiore a 1,5-1,8 m. Più è umido e compatto il materiale, minore dovrà essere l’altezza del cumulo. Al decrescere della compattezza e dell’umidità è possibile elevare l’altezza del cumulo a 1,5-2,0 m e la larghezza a 4,5-5,0 m.
Additivi per il composto
Se il composto contiene una notevole quantità di legno bisogna aggiungere concimi organici che accelerino la decomposizione dei materiali poveri di azoto. Si tratta di prodotti come, farina di pesce, corna, farina di ossa, sangue secco, e stallatico.
Come tenere lontano gli ospiti indesiderati
Le atanasie e le felci, oltre a fornire un apporto di azoto, tengono lontani gli insetti nocivi, come mosche e coccinelle. Le ortiche, inoltre, possono fornire preziosi sali minerali.
Rivoltamenti della massa.
Durante il compostaggio sarà necessario verificare periodicamente la temperatura e l’umidità del cumulo e procedere a dei periodici rivoltamenti al fine di garantire un corretto andamento di processo. Dovrà, inoltre, essere costantemente assicurata una buona porosità al cumulo, tale da permettere all’ossigeno di circolare all’interno della massa.
Per favorire ciò è necessario rivoltare periodicamente il cumulo. Ciò avverrà ogni 2-3 giorni nei primi 15-20 giorni di trattamento, per poi arrivare ad effettuare un rivoltamento ogni 10-15 giorni con il progredire della maturazione del compost. Il numero dei rivoltamenti sarà tanto maggiore quanto più elevata è la fermentescibilità dei materiali trattati.
Le operazioni di rivoltamento potranno essere eseguite con la pala meccanica o con apposite rivoltatrici presenti sul mercato in diverse tipologie e soluzioni economiche.
Parametri da tenere sotto controllo.
Affinché il processo di compostaggio sia efficiente devono essere controllati i seguenti parametri:
Ossigeno: deve essere garantito soprattutto nella fase iniziale di processo. Per assicurare la sua presenza nella biomassa in trasformazione e ottenere, quindi, un compost valido è necessaria una buona porosità, che viene garantita dalla presenza del materiale lignocellulosico.
Rapporto C/N: è importante utilizzare materiali di diversa natura e composizione in modo tale da allestire una miscela che presenti un giusto equilibrio tra residui azotati e residui carboniosi. Il rapporto carbonio-azoto (C/N) ottimale è del 25-35%.
Umidità: è necessaria la presenza di umidità, in quanto l’acqua è essenziale per la vita dei microrganismi che intervengono nel processo di compostaggio. Il contenuto ideale è tra il 55-65%, in funzione dei residui da compostare.
Temperatura: è importante raggiungere temperature di almeno 60°C che, mantenute per un periodo di almeno 5 giorni, permettono l’igienizzazione della biomassa compostata, eliminando così i microrganismi patogeni e disattivando i semi di infestanti presenti nei materiali avviati al compostaggio.
pH: anche il pH è un parametro da tenere sotto controllo; le condizioni migliori si hanno quando il pH del prodotto da trattare è compreso tra i valori di 5,5 – 8, in quanto i microrganismi preposti alla degradazione degli scarti lavorano bene in un ambiente con una reazione prossima alla neutralità.
Durata e prodotti ottenibili
La durata del processo di compostaggio varia in funzione del tipo di prodotto che si vuole ottenere e dell’utilizzo che se ne vuole fare.
Come faccio a capire quando è maturo?

  • il colore è scuro
  • l'odore è gradevole, simile al terriccio di bosco
  • l'aspetto è soffice, non si riconoscono gli scarti conferiti
  • sono scomparsi lombrichi e moscerini, avendo terminato il loro
    compito
  • la temperatura è simile a quella esterna

Si possono individuare principalmente due tipologie di compost in funzione della durata del processo di compostaggio e del grado di maturazione:
- il compost pronto che si ottiene in circa 3 mesi. È un prodotto stabile in cui l’attività biologica non produce più calore; è sufficientemente asciutto e può essere utilizzato con qualche precauzione anche a diretto contatto con le radici. Esso può essere impiegato per fertilizzare orti, giardini e in pieno campo subito prima della semina e del trapianto.
- il compost maturo, invece, ha subìto una fase di maturazione di almeno 4-5 mesi. È un prodotto di elevata stabilità anche se possiede un minore effetto concimante. Il suo impiego non ha controindicazioni e può essere utilizzato anche a diretto contatto delle radici e dei semi in periodi vegetativi delicati. Questo tipo di compost è indicato soprattutto come terriccio nel florovivaismo, per le risemine e per i rinfittimenti dei prati.
Utilizzo del compost
Il compost potrà essere utilizzato in agricoltura in sostituzione del letame rispetto al quale presenta i vantaggi di non avere cattivi odori e di essere più asciutto e, quindi, più maneggevole. Il compost, per espletare al meglio i suoi effetti positivi, dovrà essere interrato superficialmente, ma non troppo per evitare la riduzione dell’effetto fertilizzante con conseguente perdita di elementi nutritivi. La distribuzione può essere fatta con un normale spandiconcime.
Non dimentichiamo che il compost oltre che in agricoltura e nel florivivaismo può essere utilizzato nelle aree verdi, come parchi e giardini, e nei recuperi ambientali di discariche, cave dismesse, scarpate, campi da gioco, ecc.
Conclusioni
I vantaggi che si possono ottenere effettuando il compostaggio sono molteplici; oltre ad utilizzare materiali di scarto che sono dannosi per l’ambiente e costosi da smaltire, questa pratica permette di ottenere un prodotto stabile, ricco di sostanza organica e di elementi nutritivi, che può essere tranquillamente utilizzato nei terreni dell’azienda agricola con conseguente aumento della fertilità e miglioramento delle caratteristiche fisiche del terreno.
Grazie alle sue caratteristiche biochimiche il compost può tranquillamente sostituire i tradizionali ammendanti di origine animale (quelli commerciali sono particolarmente costosi) ed è di impiego molto elastico. Il compostaggio può essere, quindi, un’operazione vantaggiosa per l’ambiente e una grande opportunità per l’azienda agricola.

 

 

 

SE VUOI APPROFONDIRE

INTRODUZIONE
II termine compostaggio nell'attuale accezione comune indica una serie di fenomeni biologici che concorrono nella conversione della materia organica complessa in sostanze più o meno semplici (anidride carbonica, acqua, humus e sali minerali). I batteri, gli attinomiceti ed i funghi, cioè i responsabili del processo di umidificazione, degradano mediante gli enzimi attivi la sostanza organica complessa per il proprio sostentamento; i derivati metabolici che ne risultano sono più facilmente assimilabili dal terreno assicurando il completo e veloce riciclaggio dello scarto utilizzato in partenza.
I materiali di partenza (o matrici) possono essere vari e di diversa provenienza.
Anche se la pratica del compostaggio è conosciuta nel mondo agricolo sin dall'antichità, soltanto da relativamente pochi decenni sono stati studiati i meccanismi relativi ai vari processi biochimici e microbiologici che regolano la formazione del compost, ed ancora in tempi più recenti sono stati messi a punto metodi ripetitivi per standardizzare l'intero processo.
Oggi qualsiasi rifiuto organico può essere trasformato in compost e divenire così una vera e propria ricchezza. A rafforzamento di ciò va detto che le "emergenze ambientali" verificatesi recentemente (soprattutto quelle relative alla gestione dei rifiuti in Campania) dovrebbero fungere da stimolo per nuove iniziative imprenditoriali e/o professionali. Sul Sole 24h delle ultime settimane è stata evidenziata più volte l'importanza del riutilizzo delle biomasse; da un recente rapporto Ocse, infatti, risulta che nell'ultimo decennio, a fronte di una continua richiesta di agricoltori e dei consumatori, sono stati dimezzati i consumi di pesticidi e di concimi chimici; la produzione di compost, però, attualmente non ne supplisce la crescente richiesta, da un lato per la carenza di strutture e dall'altro per una certa difficoltà nel produrre compost di qualità. Di fronte a tali esigenze e di fronte anche alle emergenze rifiuti che si potrebbero verificare in Puglia, Calabria e Sicilia e considerando anche che nel centro sud si sta verificando un costante aumento di aziende agrituristiche e di agricoltura biologica appare chiaro che le prospettive per le iniziative di cui parliamo non possano che essere estremamente positive. E' oltretutto evidente che per le peculiarità imposte dal particolare metodo che si utilizza per ottenere compost alcune figure professionali, in particolar modo i biologi, diventano il fulcro dell'intera attività, non escludendo la possibilità che i professionisti possano corrispondere essi stessi all'imprenditore, se ipotizziamo che gli investimenti iniziali per intraprendere questa attività possono essere relativamente bassi.

MERCATO DEL COMPOST
Recenti stime di mercato hanno evidenziato come la richiesta di compost di qualità sia nettamente superiore rispetto a quello attualmente collocato. Desta stupore ( conoscendo le potenzialità ed i quantitativi ricavabili attraverso la raccolta differenziata del solo organico) il fatto che nel settore dell'agricoltura (compresa quella tradizionale di pieno campo) il compost copre solo il 6,2% delle effettive possibilità, mentre nel settore della cura del verde viene soddisfatto il 12,5% della richiesta potenziale.
Per quanto concerne l'impiego nella hobbistica e nel vivaismo l'impiego e le proporzioni sono rispettivamente del 45% e del 10% , percentuali sempre riferite alla richiesta potenziale. In sostanza il compost prodotto viene collocato maggiormente nel mercato florovivaistico per il confezionamento di sacchetti per l'utenza domestica, lasciando così "scoperto" tutto il mercato della vendita alle aziende agricole le quali, come si è detto sopra, aumentano in continuo la richiesta di ammendamento dei terreni. Da non trascurare tra l'altro è la possibilità di collocare il compost per la lotta alla desertificazione e per la protezione del territorio (ingegneria naturalistica), attività che sostanzialmente stanno nascendo ora e, ovviamente, il cui mercato è attualmente totalmente scoperto.

IL COMPOSTAGGIO INDUSTRIALE
Negli ultimi anni il compostaggio a livello industriale ha conosciuto una meccanizzazione sempre più articolata per fronteggiare la crescente esigenza di accorciare il più possibile i tempi di ottenimento del compost maturo; ciò è avvenuto con il fine di allungare i tempi di vita delle discariche a fronte di un possibile recupero di sostanza organica mediante lo spargimento sui terreni; con la meccanizzazione in sostanza si è voluto accelerare i processi di maturazione del compost.
Sotto questo aspetto però va ricordato che il compostaggio è un processo naturale e come tale dovrebbe essere ottimizzato non tanto partendo dal punto di vista strumentale (metodo che comunque ha la sua importanza nel processo gestionale) quanto da un punto di vista prettamente biologico. In altre parole riteniamo che il metodo migliore per eseguire il compostaggio, anche quello industriale, derivi anzitutto dall'osservazione dei processi di maturazione della sostanza organica che avvengono spontaneamente in natura.
In natura esistono numerosi esempi di compostaggio spontaneo; fra tanti basterebbe citare la decomposizione della lettiera del bosco e la maturazione del letame, processo quest'ultimo che ancora ai giorni nostri viene praticato da numerosi allevatori. L' unico problema che deriva dal compostaggio spontaneo deriva dal fatto che i tempi di trasfonnazione sono in genere troppo lunghi rispetto ai canoni che devono essere rispettati in un sistema industriale.
Oggi è possibile ottimizzare tutti i processi naturali di compostaggio operando accorgimenti tecnico-pratici (utilizzo di enzimi attivati, rivoltamenti con pale meccaniche, tempi di maturazione ecc) che consentono di ridurre i tempi di ottenimento del compost maturo, di aumentare la richiesta di forza-lavoro, di ottenere compost di qualità con valore economico aggiunto (come si vedrà più avanti questi ultimi vantaggi non sono facilmente ottenibili con la meccanizzazione spinta).
DESCRIZIONE SINTETICA DELLE FASI DEL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Il compost o composto (dal latino compositum, ovvero costituito da più sostanze) è una pratica utile a stabilizza biologicamente qualsiasi residuo organico convertendolo in un prodotto finale ricco di humus, dotato di elementi nutritivi di elevate proprietà fisiche, igienicamente sicuro, esente da semi vitali di erbe infestanti.
Il compostaggio è un processo aerobico che si sviluppa essenzialmente in tre fasi:
1. degradazione biochimica ad opera di enzimi idrolitici;
2. trasformazione biologica;
3. maturazione.

Sinteticamente: i composti organici complessi vengono scissi enzimaticamente in elementi più semplici (amminoacidi, acidi grassi, zuccheri per la maggior parte) che vengono assorbiti dalle cellule dei microrganismi ed utilizzate per il proprio metabolismo; nella fase di maturazione avviene il completamento del compostaggio attraverso la umificazione delle matrici.

Approfondiremo di seguito ciascuna delle tre fasi:

l. Nella prima fase (chiamata termofila), che evidentemente deve essere molto rapida e intensa per evitare fenomeni di anaerobiosi, si libera energia sotto forma di calore (la temperatura infatti supera i 60'C e per un compostaggio ottimale dovrebbe superare i 65°C); in questa fase che dura circa un mese e che è la fase limitante di tutto il processo, si ha un'elevata richiesta di ossigeno e la formazione temporanea di composti intermedi di degradazione (acido acetico, propionico e butirrico) che sono tossici per le piante e che vengono velocemente metabolizzati.
2. Nella seconda fase (40:45'C) i processi metabolici diminuiscono di intensità; accanto all'attività batterica se ne evidenziano altre dovute a varie specie di funghi e di attinomiceti che degradano amido, cellulosa e lignina, importanti per la sintesi delle sostanze umiche. In questa fase diminuisce sensibilmente la richiesta di ossigeno e la sostanza organica è sufficientemente stabile quindi non esplica più un'azione tossica sui vegetali. Già in questa fase viene conferito al compost il tipico odore di terriccio fresco; gli attinomiceti hanno un ruolo importante in ciò, perche producono composti aromatici presenti tipicamente nel suolo.
3. La terza fase del processo è caratterizzata da un 'intensa colonizzazione da parte di animali di piccole dimensioni (per esempio i lombrichi) che contribuiscono allo sminuzzamento e al rimescolamento dei composti organici e minerali formatisi.
Come si è più volte affermato, durante il compostaggio è necessario mantenere le condizioni ambientali in grado di favorire l'attività microbica. Tra i fattori più importanti da controllare durante l'intero processo possiamo annoverare l'ossigeno, l'umidità e la temperatura.
Per quanto riguarda in particolare l'ossigeno va detto che esso è l'elemento ovviamente indispensabile in un processo che è assolutamente aerobico; l'ossigeno viene fornito alla massa da compostare in due diverse modalità: areazione forzata mediante pompe soffianti e/o rivoltamenti meccanici. Proprio nella prima fase del processo però, dove l'ossigenazione è più importante, è opportuno evitare continui rimescolamenti od insufflazioni d'aria che porterebbero i cumuli ad un repentino raffreddamento, quindi all'abbattimento della temperatura sopra menzionato. Il tenore di ossigeno nell'atmosfera delle masse deve essere compreso tra il 5 ed il 15%. Al di sotto del 5% prevalgono batteri facoltativi, quindi processi putrefattivi, con produzione (a seconda delle matrici di partenza) di acido solfidrico, ammoniaca, aldeidi, chetoni ed ammine che conferiscono ciascuna tipici cattivi odori. Della temperatura si è già parlato in precedenza; è il caso comunque di menzionare il fatto che oltre l'importanza nel processo, le temperature raggiunte causano la riduzione dell'umidità nei materiali e soprattutto l'abbattimento di germi patogeni e di semi infestanti.
Per quanto concerne invece l'umidità, ben sapendo che l'acqua è un altro elemento importante affinché si esplichino le attività microbiologiche, va ricordato che anche il suo controllo nel processo diventa essenziale per evitare decorsi anomali del compostaggio. II range ottimale di umidità nel compostaggio va dal 50 al 55%; al di sotto del 40% si blocca l'intero processo. Vanno quindi controllati non solo l'innalzamento termico del cumulo, ma anche la temperatura dell'ambiente circostante, per apportare, se necessario, ulteriori volumi di acqua.
Dopo questa rapida descrizione va anche detto che vi sono altri indici di controllo che possono essere presi in considerazione per controllare meglio l'evoluzione del compostaggio: rapporto carbonio/azoto, pH, presenza di sostanze umiche.
Nel primo caso, C/N all'inizio del processo dovrebbe essere compreso tra 25 e 35. Valori superiori od inferiori causerebbero rispettivamente rallentamento del processo e perdita di azoto per volatilizzazione dell'ammoniaca. Per questo motivo è preferibile, nella scelta delle matrici da compostare, associare residui vegetali (ricchi in carbonio) a residui animali (ricchi in azoto).
Nel secondo caso il range ottimale di attività varia tra 5,5 ed 8, dunque un intervallo che non crea particolari problematiche a meno che alcune matrici di partenza non derivino da attività particolari.
Va altresì ricordato che i parametri chimico-fisici non possono non essere integrati ad alcuni saggi biologici, direi essenziali per esprimere un giudizio complessivo sulla qualità del materiale in esame. Alcuni tra i parametri biologici sono:

  • saggio di fitotossicità:
  • è importante per avere un'idea di quanto alcune sostanze (si parlava in precedenza di acidi grassi a catena corta) possono bloccare la crescita microbica nella prima fase del processo; la loro presenza nel compost finale indica invece una insufficiente stabilizzazione ed una trasformazione non corretta o non completa;
  • saggio respirometrico: garantisce il controllo dello stato di ossigenazione durante l'intero processo;
  • determinazione degli agenti patogeni;
  • saggio di mineralizzazione dell'azoto.

LEGISLAZIONE SUL COMPOSTAGGIO: TIPOLOGIE DI COMPOST E COMPOST-SIMILI
A fronte di una situazione deficitaria sotto diversi aspetti (tecnico-commerciale) la normativa italiana si presenta all'avanguardia in questo campo. Già nel dai primi anni '80 è stato disciplinato il trattamento dei rifiuti mediante il compostaggio; la Legge 748/84 e successive modificazioni ed aggiornamenti, infatti, ha previsto la possibilità di ottenere "ammendanti organici" ottenuti attraverso trattamenti biologici vari (fermentazione, trattamento enzimatico), partendo da matrici quali r.u., deiezioni zootecniche, scarti agroalimentari di vario tipo. Di recente (d.lgs 22/97 e successive modificazioni ed aggiornamenti e D. lgs 152/99 e D. Lgs.258/00) è stata poi rafforzata l'importanza della legge 748 circa anche l'utilizzo di matrici di partenza. Elenchiamo alcuni esempi di fertilizzanti tratti dalla Legge 748/84 e successive modificazioni; in questi casi non si può parlare ovviamente di compost giacché si tratta chiaramente di prodotti ottenuti da una prima fase di degradazione, essi sono comunque inerenti l'argomento trattato perche consentono l'allargamento delle opportunità professionali di cui si parlava in premessa:
A. Ammendante organico naturale - Prodotto ottenuto mediante idrolisi catalitico-enzimatica delle acque di vegetazione delle olive.
B. Carniccio fluido in sospensione - Sospensione di residui della lavorazione della carne solubilizzati e parzialmente idrolizzati.
C. Epitelio animale idrolizzato - Residui idrolizzati di epitelio animale da concerie e macelli.
D. Ammendante vegetale composto - Prodotto fermentato a base vegetale contenente sostanze di origine animale.
E. Gesso di defecazione - Prodotto ottenuto da idrolisi mediante enzimi e calce di materiali biologici.
Ecco infine le tre categorie di compost definite dalla Commissione tecnico-consuntiva per i fertilizzanti; analogamente ai composti appena descritti:

  • Ammendante compostato verde (scarti di origine vegetale escluse alghe e piante marine);
  • Ammendante compostato misto (fraz. organica di RSU, scarti di origine animale, attività industriali, vegetali);
  • Ammendante torboso composto (1 e/o 2 + torba)

 

Fonte: http://www.messinagiuseppe.it/public/rifiuti/QUADERNO%20N.2%20COMPOSTAGGIO%20IN%20AMBITO%20RURALE.%20COME%20FARE.doc

Sito web da visitare: http://www.messinagiuseppe.it

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