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L’ECONOMIA DELLE AMERICHE
Lo sfruttamento economico delle Americhe avvenne in tempi diversi: già dal 1500 quello del Sud America, dal 1700 quello del Nord America.
I modelli economici furono però molto diversi e hanno dato origine alle disparità di oggi.
Nel Sud America il modello economico prevalente dal 1500 fu quello del latifondo a monocoltura: i conquistatori, depredate le terre dei minerali preziosi, cominciarono a lavorare grandi estensioni di terreno con prodotti esotici richiesti dai mercati europei, utilizzando come manodopera gli indios nativi e, successivamente, gli schiavi neri.
Cominciarono così dei ciclos, cioè dei periodi in cui il territorio veniva coltivato quasi esclusivamente con un prodotto: prima la canna da zucchero, poi il caffè, poi l’allevamento bovino. Questo tipo di produzione fa sì che, in caso di bassa o minore richiesta del prodotto in questione, tutta l’economia del sub-continente ne risenta. A questo va aggiunto che il territorio del sud America non è molto favorevole alla costruzione di vie di comunicazione fra le diverse regioni (a causa delle catene montuose e della foresta amazzonica) e che le risorse minerarie, che pure sono presenti, si trovano spesso in zone impervie e difficilmente raggiungibili per uno sfruttamento su larga scala.
Questo sfruttamento estensivo da parte dei colonizzatori, che non avevano interesse a migliorare le tecnologie di coltivazione, continuò fino alla decolonizzazione dell’America Meridionale, nella prima metà dell’800.
Nell’America Settentrionale il modello di sviluppo fu totalmente diverso. I primi coloni che vi sbarcarono provenivano da una cultura in cui si esaltava la libera impresa, la concorrenza, la piccola proprietà. I coloni furono da subito indirizzati alla creazione di piccole realtà economiche che, favorite da alcune condizioni geografiche, si ingrandirono presto.
Il Nord America, più del Centro e del Sud, permetteva la creazione di veloci vie di comunicazione, aveva attracchi portuali favorevoli, godeva di un clima adatto alla agricoltura e possedeva ingenti giacimenti di metalli e idrocarburi (importanti dal secondo ‘800).
Con la conquista del West si rafforzò nel 19° secolo la piccola proprietà e l’imprenditoria. Il modello agricolo degli stati del sud venne presto scalzato da quello industriale del nord (Guerra di Secessione) e il latifondo perse di redditività.
Il fatto che il continente, nel 20° secolo, non fosse stato toccato direttamente dalle due guerre mondiali non fece altro che rafforzare la potenza economica del continente che oggi si trova al primo posto per produzione mondiale di diversi prodotti.
Oggi il continente americano presenta ancora notevoli disparità nello sviluppo economico, ma alcuni stati del Sud stanno cercando di colmare il divario, come il Brasile che oggi è fra i 10 paesi più industrializzati al mondo.
Nel Nord l’agricoltura è quasi del tutto meccanizzata e il 24% del territorio è coltivato dal 2.3% della popolazione attiva. Nel Sud invece permangono ancora modelli di grandi estensioni, la terra non è distribuita equamente e le popolazioni di più stati reclamano a gran voce una riforma agraria.
I principali prodotti del settore primario del continente sono: cercali, zucchero, bovini, pescato e legname per il Nord America e petrolio (Venezuela), nitrati, stagno, rame (Cile e Perù), minerali di ferro (Brasile), bovini e cereali (Argentina) per il Sud America.
Nel settore secondario il Nord America presenta una gamma completa di industrie, spesso ai vertici mondiali e il terziario è fra i più sviluppati al mondo.
Negli USA si possono distinguere 4 zone economiche:
Negli USA si possono distinguere zone di monocoltura, chiamate belts. La produzione agricola è molto diversificata.
Il settore secondario si distingue la zona di antica industrializzazione, la zona dei Grandi Laghi, e quelle di recente industrializzazione, in cui si è sviluppato soprattutto il settore tecnologico.
Le industrie sono quasi tutte di grandissime dimensioni, multinazionali e detengono l’80% dei brevetti mondiali. Lo stato cerca di limitare la formazione di cartelli e trust per lasciare la libera concorrenza.
Il settore terziario occupa il 75% della popolazione e crea il 74% del PIL.
Nel 1994 Canada USA e Messico hanno firmato il NAFTA, un patto di libero scambio commerciale che ha aumentato molto i commerci statunitensi e ha accentuato al dipendenza del Canada da questi ultimi.
L’America Meridionale ha un’economia organizzata ancora in modo elementare. E’ sviluppata soprattutto l’attività estensiva, l’agricoltura è ancora basata sulla piantagione, il 19% della popolazione possiede il 70% delle terre, sulle coste l’agricoltura è praticata in modo intensivo. I principali prodotti sono caffè, cacao e canna da zucchero, seguiti da cotone, banane e tabacco.
Le foreste forniscono risorse immense e sono oggetto d’intenso sfruttamento, soprattutto lungo i corsi fluviali. Il Pacifico e certi tratti delle coste Brasiliane e Argentine sono molto pescosi.
Argentina e Brasile fanno parte del G20, il gruppo dei 20 paesi più industrializzati al mondo. Nessun paese ha un buon livello industriale, solo in Venezuela, in Brasile e in Cile le industrie sono più sviluppate e spesso dipendono da aziende e capitali stranieri
Una voce importante del Pil di questi paesi è il turismo.
Fonte: http://www.appuntidiclasse.it/lavoro/geografia/ecoameriche.doc
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