Geografia agraria

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Geografia agraria

LA GEOGRAFIA AGRARIA
1 L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI E DELLE TECNICHE IN AGRICOLTURA.
L’agricoltura attuale deriva da una serie di riforme e innovazioni realizzate nel corso dei secoli; le più importanti e significative si sono comunque concentrate in un arco di tempo relativamente breve, cioè a partire dal XVIII secolo fini ai giorni nostri.
Tutta la storia dell’uomo è caratterizzata dal tentativo di rendere più efficiente e redditizia l’attività agricola. Nel corso degli ultimi tre secoli si è assistito ad un rapido processo di razionalizzazione e intensificazione delle attività agricole, sia sotto il profilo dei miglioramenti tecnologici elaborati e utilizzati, sia per ciò che riguarda la produzione globale e la produttività unitaria.
I sistemi di irrigazione, concimazione, rotazione dei campi, l’aratura, ecc. sono stati perfezionati e applicati in modo sistematico, grazie al contributo della scienza moderna.
Sul piano organizzativo, il progresso tecnico ha portato ad una netta divaricazione dei sistemi di gestione del settore primario.
L’agricoltura intensiva si è configurata come il modello prevalente di sfruttamento del terreno nelle aree sviluppate. Essa implica l’adozione simultanea di tutte le innovazioni e gli strumenti disponibili per incrementare la produttività, con un impiego molto intenso delle risorse naturali.
L’agricoltura estensiva moderna è basata su uno sfruttamento meno intenso delle risorse naturali e più rispettoso degli equilibri ecologici degli ecosistemi. La conservazione della proprietà e della fertilità dei campi è quindi garantita per un lungo tempo, ed essi forniscono al tempo stesso buone rese, grazie alla biotecnologia, all’impiego del supporto scientifico ed alla pratica della selezione dei sementi, già utilizzata nel passato. Si ottiene anche una elevata produttività per addetto, sostenendo nello stesso tempo il livello dei redditi degli agricoltori.
Una delle innovazioni più importanti e quella della rotazione agraria, che consiste nell’alternanza delle coltivazioni su un medesimo fondo. ciascuna specie vegetale, infatti, utilizza soltanto alcune sostanze presenti nel suolo, modificandone le proprietà e pregiudicandone con il tempo la fertilità. Per reintegrare le perdite, i terreni necessitano di periodi di riposo, o di un’alternanza di varietà che utilizzino sostanze diverse. Perciò sono stati elaborati vari schemi di rotazione agraria:

  • La rotazione biennale, consiste in un’alternanza tra coltivazione e riposo (maggese), che si susseguono a ritmo annuale;
  • La rotazione triennale, consiste in un ricorso meno frequente al maggese (1 turno ogni 3 anni) e consente di incrementare la produzione. Questa tecnica è adatta ai suoli più fertili e robusti delle regioni umide;
  • Altre forme di rotazione più complesse e articolate sono state elaborate nel corso del XX secolo. Grazie anche al contributo di concimi  e diserbanti  chimici e alle scoperte della scienza, è stato possibile eliminare il maggese.

La seconda grande trasformazione delle campagne riguarda la riforma agraria, in particolare l’assetto proprietario della terra. Venne superata la struttura feudale di gestione della proprietà e i terreni rientrarono nel ciclo economico e furono oggetto di compravendita. Le terre vennero distribuite tra i contadini tramite una parcellizzazione dei suoli in piccoli appezzamenti.
La terza importante riforma riguarda la liberalizzazione dei commerci e l’abolizione dei dazi ai confini degli Stati ha costituito uno dei principali che la società moderna ha introdotto nel campo agricolo.
La quarta importante riforma riguarda la liberazione dei contadini dalla “servitù della gleba”. Si sviluppa così una figura di imprenditore agricolo, l’affittuario che cerca di massimizzare i rendimenti dei propri possessi, per lucrare il più possibile dai terreni che ha preso in affitto.
Le tecniche agricole hanno compiuto enormi progressi nei campi della meccanizzazione, della chimica, della genetica e dell’informatica.
l’introduzione dei mezzi meccanici ha consentito di ridurre l’impiego della manodopera ed ha permesso la razionalizzazione delle fasi della lavorazione, rendendole più efficienti e aumentando le rese dei terreni. Il mezzo più utile si è rilevato il trattore , la cui introduzione ha permesso di aumentare la capacità di aratura dei campi, sia in senso quantitativo, sia in relazione alla profondità di sollevamento e di aerazione del suolo.
I fertilizzanti chimici, costituiscono il secondo aspetto  dell’innovazione tecnica applicata all’agricoltura, generalizzando l’uso della chimica in agricoltura.
Una delle innovazioni più rivoluzionarie nella storia dell’agricoltura è stata lo sviluppo di nuove scienze applicate in modo sistematico ai vari comparti del primario. Questo processo di razionalizzazione agricola fu integrato con le scoperte dell’ingegneria genetica  che consentiva la creazione di organismi viventi nuovi, dotati di proprietà scelte preventivamente, come la ersistenza ai rigori del clima o all’assalto dei parassiti, la dimensione dei frutti, ecc.
L’applicazione della biotecnologia ha avuto poi altri benefici risultati sull’agricoltura moderna. Infatti, sono state elaborate tecniche in grado di annullare gli effetti negativi di un impiego esasperato di agenti chimici e della selezione genetica. Così, per ovviare all’impoverimento dei suoli, al loro degrado dovuto all’eccesso di fertilizzanti impiegati, sono stati introdotti correttivi quali “insetti buoni” (che uccidono i parassiti dannosi), concimazione naturale controllata, recupero della rotazione  delle colture, ecc. L’agricoltura biologica evita quindi, l’impiego di sostanze chimiche e ricorre anche a metodi antichi di organizzazione agricola, come la rotazione o la coltivazione di colture intercalari (piante che maturano in tempi diversi e che possono essere coltivate sul medesimo campo) contro le erbe infestanti.

2 LE CONSEGUENZE DELLO SVILUPPO

I progressi tecnologici hanno incrementato fortemente la produttività agricola, con un effetto positivo sul tenore di vita degli operatori.
L’impiego delle macchine e di tutti i mezzi che consentono di incrementare la produttività ha permesso di ridurre drasticamente il numero degli addetti del settore, anche se la quantità di beni fornita ai mercati non solo non è diminuita, ma è addirittura aumentata. Questo risultato è stato ottenuto grazie alla razionalizzazione tecnica, che ha incrementato la produttività di ogni addetto.
Nei Paesi sviluppati l’applicazione delle innovazioni tecnologiche e la preparazione ed efficienza della manodopera hanno permesso di ridurre gli addetti, incrementando a tal punto la produzione da alimentare consistenti flussi di esportazione. Invece, nelle regioni povere e marginali, dove il settore primario è arretrato, gli occupati nell’agricoltura costituiscono ancora una parte cospicua del totale.
L’integrazione dell’agricoltura con attività tipiche dell’industria o del commercio ha reso questo settore uno dei più ricchi e importanti nel quadro economico di numerosi stati. Ciò ha stimolato la crescita produttiva e la nascita di numerosissime imprese  che operano nel settore agroalimentare.

3 L’ORGANIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA

 I modelli di gestione del settore primario sono essenzialmente quattro:

  • agricoltura di sussistenza;
  • agricoltura di mercato;
  • agricoltura speculativa e di piantagione;
  • agricoltura collettiva.

Questi modelli presentono delle differenze dovute a diversi fattori:

  • le condizioni ambientali e morfologiche di partenza influenzano notevolmente il settore primario: la ricchezza dei suoli, la presenza di acqua, il clima influiscono sul tipo di attività che può essere praticata;
  • a livello politico il quadro istituzionale e legislativo in cui un’economia si sviluppa è decisivo per le modalità organizzative che essa assume;
  • il grado di sviluppo tecnologico spiega il livello di progresso a cui l’agricoltura di una certa regione si colloca, a partire dalle forme più semplici, fino a quelle più complesse orientate al mercato;
  • sul piano economico – sociale l’adozione di un determinato modello di sviluppo economico influenza fortemente il comparto agricolo.
  • L’agricoltura di sussistenza si ha quando la popolazione rurale dedica oltre due terzi del suolo e del lavoro a produzioni che servono all’autoconsumo. Le caratteristiche fondamentali sono una bassa utilizzazione delle possibilità di produzione, l’uso di attrezzi rudimentali e del lavoro manuale, un denso popolamento delle campagne accompagnato a miseria rurale, la quasi totale assenza del commercio e la scarsa circolazione della moneta. Si osservano diversi tipi di agricoltura di sussistenza. L’Europa, sia centrale che meridionale, ha conosciuto due forme di agricoltura di sussistenza, caratterizzate rispettivamente dal ricorso al maggese e dalla policoltura della piccola proprietà contadina. Nelle aree settentrionali dell’Europa si è sviluppata una variante della policoltura mediterranea, che prevede una prevalenza dell’allevamento del bestiame sull’attività agricola. Forme diverse di agricoltura di sussistenza si possono incontrare nelle regioni caratterizzate dal ricorso sistematico all’irrigazione per incrementare la produzione dei campi. Una forma marginale dell’agricoltura di sussistenza, adottata da civiltà più primitive e insediate  nella savana arborata è la cosiddetta agricoltura itinerante, con incendio del bosco.
  • L’agricoltura di mercato o commerciale viene definita come quella modalità di sfruttamento del suolo che prevede che almeno il 50% dei prodotti siano destinati alla vendita. Essa è dominata dalla cosiddetta agroindustria, costituita da grandi imprese multinazionali in grado di provvedere non solo alla produzione, ma anche alla trasformazione industriale del prodotto agricolo e alla sua commercializzazione, fornendo i prodotti dell’industria e della ricerca scientifica a monte e a valle del processo produttivo. A monte sono forniti sementi, concimi, attrezzi; a valle vengono attuate tutte le trasformazioni di tipo industriale necessarie a confezionare il prodotto.. per la vendita, una rete di supermercati colloca il prodotto direttamente nelle mani del consumatore. Il paradiso dell’agroindustria è il Nord America, dove operano aziende multinazionali di dimensioni colossali che controllano gran parte del mercato mondiale del settore.
  • L’agricoltura speculativa e di piantagione è caratterizzata da grandi proprietà terriere costruite nelle aree tropicali sui suoli migliori, in grado di garantire la massima resa per ettaro di prodotti particolarmente adatti a quelle condizioni climatiche. Le aziende che operano nel settore delle piantagioni sono di tre tipi: grandi aziende multinazionali proprietarie direttamente della terra,  piccole aziende contadine controllate da una grande società straniera, imprese che controllano la produzione dei piccoli operatori grazie alla mediazione dello Stato.
  • L’agricoltura collettiva è caratterizzata  dalla conduzione comune della terra e dall’assegnazione alle famiglie di diritti comuni su alcune aree agricole. Le forme più moderne di agricoltura collettiva sono i sovchoz e i kolchoz di origine sovietica. I sovchoz sono grandi aziende pilota gestite direttamente dallo Stato con l’intento di attuare e diffondere l’aumento della produttività attraverso l’innovazione agricola. I kolchoz sono cooperative formate dalle famiglie dei vecchi villaggi contadini che hanno messo in comune il lavoro.

 

Fonte: http://lumolin.altervista.org/files/capitolo_8_-_la_geografia_agraria.doc

Sito web da visitare: http://lumolin.altervista.org

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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