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Il FIUME PIU’ LUNGO DEL MONDO, OGGETTO DI DISPUTE
Per comprendere quanto il Nilo influenzi le scelte politiche, occorre inquadrare i tre Stati cruciali del bacino del fiume: Egitto, Etiopia, Sudan.
L’Egitto, il cui territorio è desertico per circa il 98% e riporta un livello di piogge annuali pari a zero, dipende per ben il 95% dal Nilo. L’agricoltura si basa essenzialmente sui sistemi di irrigazione alimentati dal fiume, la diga di Assuan produce energia elettrica importante per lo sviluppo del Paese e la popolazione, la più numerosa di tutto il bacino, considera la sua acqua come fonte primaria di sostentamento.
L’idea di Erodoto, secondo il quale l’Egitto è “un regalo del Nilo”, è stata ormai interiorizzata da ogni egiziano ed istituzionalizzata negli ambienti politici. Lo Stato egiziano, quindi, non esita a reclamare diritti storici sul suo sfruttamento. Tale pretesa trova legittimazione nei due accordi che riconoscono all’Egitto una posizione di assoluta priorità rispetto agli Stati a monte. L’accordo con il Sudan del 1929, stipulato dagli inglesi allora colonizzatori, consente all’Egitto, tra gli altri vantaggi, di esercitare un diritto di veto dinanzi a progetti di dighe di altri Stati del bacino.
Il trattato egiziano-sudanese del 1959 riconosce al Cairo la prelazione su 55,5 miliardi di m3 d’acqua, più della metà degli 84 miliardi di m3 che sono la portata media del fiume. Al Sudan, invece, spettano 18,5 miliardi di m3. Il Nilo è innanzitutto una questione di sicurezza per l’Egitto. Per questo le relazioni politiche con tutti gli altri Stati del bacino sono costruite con estrema attenzione.
Considerando che l’85% delle acque del Nilo proviene dall’Etiopia, lo Stato del Corno d’Africa gioca un ruolo centrale nelle vicende in oggetto. Paese poco sviluppato, colpito da carestie, con accesso limitato alle risorse, l’Etiopia ha bisogno di acqua soprattutto per irrigare i campi e per alimentare nuove centrali idroelettriche. Malgrado l’utilizzo etiope del Nilo sia stato fermo finora al 1%, l’esigenza di migliorare l’efficienza delle risorse idriche è ormai improrogabile, come dimostra l’ambizioso piano di costruzione di dighe supportato dal rieletto Zenawi. Il mese scorso sono stati inaugurati i lavori per la diga Tana Beles, un progetto che prevede di prelevare circa 7,5 miliardi di m3 dal lago Tana per scopi agricoli ed idroelettrici. Il Nilo Azzurro, emissario del lago, ne sarebbe quindi coinvolto. La più grande minaccia per la sicurezza interna egiziana risiede proprio nella possibilità che gli Stati a monte, l’Etiopia in primis, possano ostruire il corso del fiume, favorendo blocchi e deviazioni.
L’Egitto insiste sull’inutilità di dighe che vadano a coinvolgere il Nilo Azzurro in quanto il fabbisogno etiope può contare sulle acque piovane e di altri fiumi. Inoltre, deviare il fiume per allocare le risorse idriche addirittura fuori dal bacino del Nilo è considerata un’azione pericolosa per entrambi gli Stati. L’Egitto, infatti, vedrebbe diminuire il flusso idrico nel suo territorio e l’Etiopia si sentirebbe minacciata. Addis Abeba non ha nascosto dubbi sui progetti egiziani miranti a portare l’acqua del Nilo fino ai territori del Sinai, per molti situati fuori dal perimetro del bacino.
Mantenere la storica posizione di Stato dominante nell’area non è oggi così facile per l’Egitto. Non sono poche le difficoltà incontrate dalle autorità del Cairo per accedere alla “scatola nera del Nilo”, come viene da alcuni definito lo Stato nel Corno d’Africa. Recepire informazioni sui progetti idrici etiopi è vitale per l’Egitto, ma rientra nell’esercizio di quei poteri supremi che nessuno Stato a monte è più intenzionato a riconoscere. I due Stati, quindi, sebbene non confinanti, restano legati da interessi strategici. Se le acque del fiume significano vita per l’Egitto, per gli etiopi rappresentano il trait-d'union con le dinamiche geopolitiche medio-orientali.
Posizionato tra l’Egitto e l’Etiopia, il Sudan ha duplici interessi. Da una parte, lingua, storia e cultura, soprattutto del suo territorio settentrionale, lo proiettano verso la naturale alleanza con l’Egitto. Dall’altra, il flusso idrico e la quantità di limo proveniente dall’Etiopia, con le piene che ne conseguono, lo motivano a cooperare di più con il governo di Addis Abeba. Percorrendo le vicende legate al bacino del Nilo, però, è evidente che il Sudan ha sempre mantenuto una solida alleanza politica con l’Egitto. Sin dagli accordi del 1929 e del 1959 l’obiettivo primario del Cairo è stato quello di controllare il governo di Khartoum, potendo così contare su uno Stato alleato nella valle del Nilo. Considerando che il 20% delle acque del fiume arrivano in territorio egiziano dal sud del Sudan, la strategia politica dell’Egitto punta a favorire l’unità del più grande Stato africano, supportando le fazioni più moderate e proponendosi come mediatore in varie fasi della guerra civile.
In questa cornice di interessi rientra la costruzione del “Jonlglei Canal”, in un’area del Sudan meridionale chiamata Sudd, dove la formazione di una palude rallenta il Nilo e provoca evaporazioni ed infiltrazioni d’acqua dannose per il flusso egiziano. Iniziati i lavori secondo un’intesa tra i due Stati, il canale è stato interrotto nel 1983 a causa di attacchi e rivendicazioni del SPLM, movimento per l’indipendenza del Sud Sudan. È chiaro, quindi, che l’Egitto attende con timore l'atteso referendum sulla secessione della provincia meridionale a maggioranza cristiana, previsto nel 2011.
I riferimenti giuridici e i tentativi di accordo tra gli Stati del bacino
L’incontro ad Entebbe del 14 maggio scorso segna l’ennesimo passo verso un’equa e condivisa ripartizione del Nilo tra gli Stati del bacino, dopo decenni di iniziative giuridiche e fallimenti negoziali. L’Uganda, l’Etiopia, la Tanzania, il Ruanda e, in seguito, il Kenya hanno firmato il protocollo d’intesa “Cooperative Framework agreement” che vincola i Paesi aderenti a formare una nuova Commissione per gestire lo sfruttamento idrico del Nilo e che resterà aperto alle adesioni per un anno. Superare i dettami dell’accordo del 1959, che consacra l’Egitto come sfruttatore quasi unico del Nilo, senza tener conto di nessun altro Paese, è lo scopo fondamentale del nuovo accordo. L’Egitto ed il Sudan non accettano alcun cambiamento delle posizioni sancite nel 1959 e valutano il trattato come unico riferimento giuridico valido. Il disaccordo, quindi, continua a dominare la storia del Nilo. D’altronde la “Nile Basin Initiative”, nata nel 1999 proprio per favorire una Commissione di gestione tra tutti gli Stati, non ha prodotto risultati e nel 2012 finirà il suo mandato. Già nel 1966 si era tentato di dare una cornice giuridica internazionale alla delicata questione dell’uso dei fiumi internazionali.
Le “Helsinki rules”, redatte dall’Associazione Internazionale di Diritto, enunciavano il principio dello sfruttamento equo e razionale delle risorse idriche. Successivamente, nel 1997 l’Onu ha adottato la “Convention on the Law of the Non-navigational Uses of International Watercourses”. Nonostante non sia vincolante per gli Stati membri e solo il Kenya ed il Sudan nel bacino del Nilo si siano espressi a favore, essa ha valore di diritto consuetudinario internazionale. Il nodo da sciogliere, però, resta il rapporto di queste proposizioni giuridiche con il trattato del 1959: succedono ad esse o mantengono comunque valido il vecchio accordo? Anche a livello giuridico, quindi, le posizioni dell'Egitto e degli altri Stati sono lontane.
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Il Nilo, il fiume più lungo del mondo
Il Nilo (arabo: نهر النيل , Nahr al-Nīl) è un fiume nordafricano lungo 6.671 km. È probabilmente il fiume più lungo del mondo.
Ha due grandi affluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro. Quest'ultimo contribuisce con un maggior apporto di acqua e di limo fertile, ma il primo è il più lungo. Il Nilo Bianco nasce nella regione dei Grandi Laghi dell’Africa centrale, con le fonti che si spingono fino al Ruanda e poi verso nord e attraversa la Tanzania, il Lago Vittoria, l’Uganda e il Sudan meridionale. Il Nilo Azzurro invece ha le sue fonti nel Lago Tana in Etiopia scorre attraverso il Sudan sud-orientale. I due fiumi s’incontrano e si fondono vicino alla capitale sudanese Khartoum.
La sezione settentrionale del fiume scorre quasi interamente attraverso il deserto, dal Sudan all’Egitto, un paese la cui civiltà è dipesa dal fiume fin dai tempi antichi e più remoti. La maggior parte della popolazione egiziana e tutte le sue città (con l'eccezione di quelle situate lungo la costa) si trovano lungo la valle del Nilo a nord di Assuan, e quasi tutti i siti storici e culturali dell'Antico Egitto si trovano lungo le sponde del fiume. Conclude il suo percorso in un grande delta e sfocia nel Mar Mediterraneo. Dalle sorgenti al delta il Nilo attraversa 10 paesi africani: Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sudan ed Egitto, ma il suo bacino idrografico include porzioni della Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Etiopia ed Eritrea.
Etimologia della parola Nilo
La parola Nilo (in arabo: 'nīl) proviene dalla parola greca Neilos (Νειλος), che significa valle del fiume. Nella lingua egiziana antica, il Nilo è chiamato iteru, che significa grande fiume, rappresentato dai geroglifici mostrati a sinistra(letteralmente itrw). In copto, le parole piaro o phiaro che significano il fiume (lett. p(H) iaro il.canale-grande) provengono dallo stesso nome antico.
Affluenti e corso del fiume
Il bacino idrografico del Nilo copre una superficie di 3.254.555 chilometri quadrati (quasi 11 volte l’Italia), circa il 10% della superficie dell'Africa.
Nilo Bianco
Comunemente si indicano le sorgenti del Nilo dal lago Vittoria ( Uganda) anche se il lago stesso è alimentato da un immissario, il Kagera lungo 690 km. Le sorgenti sud del Nilo sono state scoperte dall'esploratore Burckhart Waldecker nel 1934: si trovano nella parte meridionale dell'altopiano del Burundi a 45 km. a est del lago Tanganica, sul versante nord del monte Gikizi (3°54'47" sud), a Gasumo, comune di Rutovu, provincia di Bururi. Qui nasce il Gasenyi che diventa poi Kigira, affluente del Ruvyironza che alimenta il fiume Ruvubu il quale fluisce insieme al Nyabarongo, dopo 350 km, a formare il Kagera.
Uscendo dal lago Vittoria il fiume assume il nome di Nilo Vittoria scorre per circa 500 km. nel corso dei quali attraversa il lago Kyoga e raggiunge il lago Alberto, ne esce con il nome di Nilo Alberto ed entra nel territorio del Sudan nel quale assume il nome di Bahr al Jabal (fiume delle montagne). Alla confluenza del Bahr al Jabal con il Bahr el Ghazal (fiume delle gazzelle), lungo 720 km, il fiume assume il nome di Bahr al Abyad, ossia Nilo Bianco. Da qui scorre verso la città di Khartoum.
Nilo Azzurro
Le Cascate del Nilo Azzurro conosciute come Tis Issat oTissisat, situate nella prima parte del corso del fiume, circa 30 km dalla cittadina di Bahir Dare dal Lago Tana.
Il Nilo Azzurro (Bahr al Azraq) nasce invece dal lago Tana situato negli altopiani etiopi (Rift Valley), scorre per circa 1.400 km. fino a Khartoum dove si unisce al Nilo Bianco formando il Nilo.
Il fiume scorre in direzione nord attraversando una vasta zona desertica fino a raggiungere il lago Nasser, un bacino artificiale formato dallo sbarramento della diga di Assuan. Attraversa il confine fra Sudan ed Egitto. Nella zona desertica dell'alto Egitto il Nilo forma un'oasi fluviale larga dai 5 ai 20 km utilizzabile per la coltivazione.
Atbara (affluente del corso finale )
Un altro importante affluente è il fiume Atbara, che ha origine in Etiopia a nord del Lago Tana. Possiede una lunghezza di circa 800 km, ma riesce a scorrere per tutto il suo tratto solamente durante la stagione delle piogge in Etiopia e si prosciuga molto rapidamente. Confluisce nel Nilo circa 300 km a nord di Khartoum.
L’Atbara si immette circa a metà del suo percorso verso il mare; da questo punto in poi la portata d'acqua, in assenza di nuova alimentazione, tende a diminuire a causa dell’evaporazione.
Il corso del Nilo in Sudan è caratterizzato dalla presenza di 6 gruppi di cateratte, la prima a Assuan, la sesta a Sabaloka (appena a nord di Khartoum) e dopo la quale il fiume forma una grande ansa ripiegando verso sudovest, prima di ritornare a scorrere nuovamente verso nord.
Il fiume prosegue in direzione nord attraversando una vasta zona desertica fino a raggiungere il lago Nasser, un bacino artificiale formato dallo sbarramento della diga di Assuan. Attraversa il confine fra Sudan ed Egitto. Nella zona desertica dell'alto Egitto il Nilo forma un'oasi fluviale larga dai 5 ai 20 km utilizzabile per la coltivazione.
A nord del Cairo, il Nilo si divide in due rami che confluiscono nel Mediterraneo: il Ramo di Rosetta a ovest e il Ramo Damietta a est che danno vita così ad un Delta che si estende su 24.000 km² di superficie.
Idrologia
La portata d’acqua del Nilo Alberto a Mongalla è costante durante quasi tutto l'anno e la media è di 1.048 m³/s. Passata la città di Mongalla il Nilo, che diviene noto con il nome di Bahr el Jebel, entra in un’enorme regione paludosa chiamata Sud nel Sudan meridionale. Più della metà delle acque del Nilo viene persa in queste paludi causa l’evaporazione e la filtrazione nel suolo. La portata d’acqua del Bahr el Jebel scende drasticamente a circa 510 m³/s. Da qui ben presto incontrerà il fiume Sobat e darà forma al Nilo Bianco vero e proprio.
Il Bahr el Ghazal e il Sobat sono i due principali affluenti del Nilo bianco, in termini di bacino idrografico e portata d’acqua. Il bacino idrografico del Bahr el Ghazal è il più vasto fra tutti i sub-bacini del Nilo, e misura 520.000 chilometri quadrati. Il fiume Sobat, che entra a far parte del Nilo poco distante dal Lago No, possiede un bacino idrografico grande la metà, circa 225.000 km², ma contribuisce mediamente con 412 metri cubi di acqua al secondo.
Il flusso medio del Nilo bianco a Malakal, poco a valle della confluenza con il fiume Sobat, è di 924 m³/s, con picchi nell’ordine di 1.218 m³ / s ai primi di marzo e punte minime di circa 609 m³/s a fine agosto. La fluttuazione è dovuta alla sostanziale variazione della portata del Sobat che varia da un minimo di circa 99 m³/s nel mese di agosto, ad un picco di oltre 680 m³/s all'inizio di marzo.
Da qui il Nilo bianco si dirige verso Khartoum dove si fonde con il Nilo Azzurro, dando vita al fiume Nilo.
Più a valle il fiume Atbara, l'ultimo significativo affluente del Nilo, si fonde al corso d’acqua principale. Durante la stagione secca (da gennaio a giugno) il Nilo Bianco contribuisce tra il 70% e il 90% della portata d’acqua totale del Nilo. Durante questo periodo la portata del Nilo Azzurro può essere inferiore ai 113 m³/s, anche se le dighe a monte regolano il flusso del fiume. Durante la stagione secca non ci sono apporti da parte del fiume Atbara.
Il Nilo Azzurro contribuisce con circa l’80-90% della portata del fiume Nilo. Il flusso del Nilo azzurro varia notevolmente durante il ciclo annuale e di conseguenza influenza notevolmente il flusso del Nilo stesso. Durante la stagione umida il picco di flusso del Nilo azzurro spesso supera i 5.663 m³/s verso fine agosto.
Prima della costruzione delle dighe sul fiume, la portata poteva variare di 15 volte presso Assuan nel corso dell’anno. Il picco massimo poteva superare gli 8.212 m³/s tra fine agosto e inizio settembre, e il flusso minimo toccava i 552 m³/s tra fine aprile e inizio maggio.
Resta il fatto che il bacino idrografico del Nilo rimane complesso, e molti fattori su un’area così vasta possono influenzare anche notevolmente la portata del fiume, come l’andamento meteo, deviazioni del corso d’acqua, l’evaporazione e filtrazione nelle falde acquifere.
Politica
La diga di Assuan
L'utilizzo del fiume Nilo è stato materia di discussione nelle politiche Mediorientali e del Corno d'Africa per molti decenni. Vari paesi, tra cui Uganda, Sudan, Etiopia e Kenya hanno spesso lamentato il dominio egiziano riguardo la risorsa idrica Nilo. Il Nile Basin Initiative è stato uno dei più importanti programmi per promuovere la parità di utilizzo e cooperazione pacifica fra i membri del bacino del Nilo. Ma sono in molti a temere che il dominio egiziano delle acque possa essere fonte di ostacoli economici per l’area.
Il Nilo sostiene ancora gran parte della popolazione che vive lungo le sue rive, con gli egiziani che vivono in regioni che altrimenti sarebbero inospitali nel Sahara. Il fiume straripava ogni estate, depositando il fertile limo nelle pianure. Il corso del fiume è ostacolato in diversi punti dalla presenza delle cateratte (sono delle sezioni in cui l’acqua scorre più rapidamente e in cui possono trovarsi molte piccole isole, e rocce affioranti), che di fatto costituiscono un ostacolo alla navigazione delle imbarcazioni.
Anche la regione umida del Sud in Sudan è un formidabile ostacolo alla navigazione e al deflusso delle acque. Il Sudan aveva tentato di scavare un canale (il Canale Jonglei) per tentare di prosciugare questa stagnante massa d'acqua.
Il Nilo è stato ed è tuttora utilizzato per il trasporto di merci lungo il suo percorso.
Mentre la maggior parte degli egiziani vive ancora nella valle del Nilo, la costruzione della Diga di Assuan (terminata nel 1970) per fornire energia idroelettrica ha interrotto le inondazioni estive e il rinnovo del terreno fertile.
Più di recente la siccità durante gli anni ottanta ha portato alla fame diverse popolazioni in Etiopia e in Sudan. L'Egitto è stato parzialmente protetto da questo processo tramite l’accumulo di acqua nel lago Nasser.
Storia
Il Nilo (iteru in Egiziano antico) è strettamente legato allo sviluppo dell'antica civiltà egiziana, con la maggior parte della popolazione e delle città situate nella valle a nord di Assuan. Il Nilo è stato vitale per la cultura egiziana sin dall’età della pietra. Il cambiamento climatico e il progressivo inaridirsi dei pascoli e di quelle terre d'Egitto che hanno dato vita al Sahara, già nel 8000 a.C. presumibilmente hanno spinto gli abitanti a migrare verso il fiume, dove poi hanno sviluppato un’agricoltura sedentaria e una società più centralizzata.
Il Nilo è almeno il quinto fiume che nei milioni di anni è disceso dagli altipiani etiopi attraversando questa immensa regione. Immagini satellitari sono state utilizzate per identificare antichi letti fluviali nel deserto ad ovest dell’odierno corso del Nilo. Un canyon oggi totalmente ricoperto rappresenta il corso di un ancestrale Nilo chiamato Eonilo che scorreva nel tardo corso del Miocene (23-5,3 milioni di anni fa).
Nel tardo Miocene durante la Crisi di salinità del Messiniano, quando il Mar Mediterraneo divenne un bacino chiuso e l’acqua evaporò, il Nilo incise il suo letto fino a trovarsi alcune centinaia di metri sotto il livello degli oceani nella regione di Assuan e 2.400 metri al di sotto dell’attuale Cairo. Questo grande canyon si andò successivamente riempiendo.
Il Lago Tanganica gettò le sue acque nel bacino idrografico del Nilo fino a quando i vulcani del Virunga non ne ostruirono il corso in Ruanda. All’epoca quindi le sorgenti si dovevano spingere fin nel nord dello Zambia.
La formazione del Nilo
Ci sono due teorie in relazione all'età di formazione dell’attuale Nilo.
La prima è che la formazione dell’attuale bacino sia di età relativamente giovane e che il bacino fosse precedentemente suddiviso in una serie di sotto-bacini separati e che solo il più settentrionale di questi (il bacino del Proto Nilo) in seguito formò l'attuale corso del Nilo in Egitto e nel nord del Sudan.
La seconda è che le acque provenienti dall’Etiopia attraverso fiumi equivalenti agli attuali Nilo azzurro, Atbara e Tacazzè scorressero verso il Mediterraneo attraverso la regione egiziana del Nilo ben prima del Terziario.
Salama (1987) suggerisce che durante il Terziario fossero presenti una serie di distinti bacini fluviali tra loro chiusi e indipendenti, ognuno dei quali occupava uno delle principali fenditure del Sudanese Rift System: Mellut Rift, Nilo bianco Rift, Nilo azzurro Rift, Atbara Rift e Sag El Naam Rift.[8]
I sedimenti del bacino del Mellut Rift sono stati stimati ad una profondità di 12 km nella sua parte centrale. Questa frattura è forse ancora attiva come suggerisce l'attività tettonica nei suoi confini nord e sud. Le paludi del Sudd che costituiscono la parte centrale del bacino sono forse ancora in fase di subsidenza. Il sistema del Rift del Nilo bianco è a 9 km di profondità. Prospezioni geofisiche del Nilo Azzurro Rift System stimano la profondità dei sedimenti tra i 5 e i 9 km.
Questi bacini non sono stati collegati tra loro se non da quando è cessata l’opera di subsidenza e il tasso di deposizione dei sedimenti è stato sufficiente a riempire i bacini a un livello che consentisse la connessione dei vari sistemi fluviali. Il riempimento delle depressioni ha portato alla connessione del Nilo egiziano con il Nilo sudanese, che captava le acque nella regione etiope ed equatoriale durante le ultime fasi di attività tettonica del Sudanese Rift Systems.[9] La connessione dei diversi Nilo si verificò durante periodi umidi ciclici. Il fiume Atbara traboccò dal suo bacino chiuso durante il periodo umido (tra i 100.000 e i 120.000 anni fa). Il Nilo Azzurro si collegò al restante corso del (proto)Nilo nel periodo umido verificatosi tra i 70.000 e gli 80.000 anni fa. Il bacino idrico del Nilo bianco rimase un lago chiuso fino a quando non avvenne la connessione con il Nilo Victoria 12.500 anni fa.
Ruolo nella fondazione della civiltà egiziana
Il Nilo giocò un ruolo cruciale nella fondazione della civiltà egiziana. Il Nilo fu (e lo è tuttora) un incessante fonte di sostentamento per le popolazioni lungo le sue sponde. Il Nilo rendeva il terreno circostante estremamente fertile dopo le annuali inondazioni. Gli egiziani furono pertanto in grado di coltivare grano e altre colture, ricavandone cibo per supportare le esigenze alimentari della popolazione. Inoltre l’introduzione ad opera dei Persiani dei bufali nel VII secolo a.C. che ricercavano ambienti umidi e con presenza di acqua, in aggiunta ai cammelli, rappresentò un’eccellente fonte di carne. I bufali vennero inoltre addomesticati e utilizzati per l'aratura, mentre i cammelli come animali da soma. L’acqua fu pertanto di vitale importanza sia per le persone, che per il bestiame. Il Nilo permise inoltre un efficiente sistema di trasporto.
La società egiziana fu una delle più stabili nella sua storia. Questa stabilità fu una conseguenza diretta della fertilità del Nilo. Il Nilo forniva il prezioso limo in seguito alle sue inondazioni. Il grano fu una produzione cruciale nelle colture del Medio Oriente, dove la fame fu molto comune. La produzione agricola divenne strumento nei rapporti diplomatici tra Egitto e gli altri paesi, e spesso contribuì alla stabilità economica. Inoltre il Nilo, fornendo le risorse alimentari e finanziarie, contribuiva ad una rapida ed efficiente crescita di un esercito atto sia nel ruolo difensivo che di offesa.
Il Nilo svolse un ruolo importante nella vita politica, sociale e spirituale. Il Nilo fu così significativo per la vita degli egiziani che essi crearono un dio dedicato al controllo delle inondazioni annuali. Il nome del dio fu Hapi, e sia lui che il faraone sono ritenuti controllare le inondazioni del fiume Nilo. Inoltre, il Nilo veniva considerato come una via tra la vita, la morte e l’oltretomba. L’Est era visto come un luogo di nascita e crescita, l’ovest come il luogo della morte, così come il dio Ra, il dio del sole, che nasceva, moriva, e risorgeva ogni volta che attraversava il cielo. Tutte le tombe vennero situate pertanto ad ovest del Nilo, perché gli Egiziani credevano che, al fine di entrare nell'oltretomba, bisognasse essere sepolti sul lato che simboleggiava la morte.
Lo storico greco Erodoto scrisse che 'l’Egitto fu il dono del Nilo', e in un certo senso può essere vero. Senza le acque del fiume Nilo per l'irrigazione la civiltà egiziana sarebbe stata probabilmente di breve durata. Il fiume fornì gli elementi per rendere vigorosa una civiltà, e ha contribuito molto alla sua durata che si snodò per 3.000 anni.
Fonte: http://www.lucianabenincaso.it/Il%20Nilo.docx
Sito web da visitare: http://www.lucianabenincaso.it
Autore del testo: Roberto Ballabio
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